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INTERVISTA A Derrick De Kerckhove - 31 views

  • Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie ‘fisiche’, come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di ‘mentalità’: una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i casi, comunque, si tratta di estensioni della mente, estensioni della psicologia ovvero di psico-tecnologie. Non valeva la pena di coniare questo nuovo termine se non ci fosse stata l’enorme diffusione di ‘psicotecnologia’ rappresentata da Internet. Internet è proprio una forma di estensione dell’intelligenza e della memoria privata ma fatta collettiva. Cosa dire, poi, della realtà virtuale? Si tratta di un'altra forma di estensione psico-tecnologica che ci permette di penetrare nello schermo e di accedere ad un mondo che è come un immaginario oggettivo. Oggi stiamo vivendo la rivoluzione della tecnica, stiamo passando dal mondo della TV a quello di Internet; dal mondo del pensiero pubblico, della coscienza, della mente pubblica della TV, alla mente privata del computer. Il nome del vostro programma, MediaMente, vuol dire psico-tecnologia: mediamente è insieme ‘media e mente’: la connessione tra il linguaggio e l'organizzazione mentale.
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    Per De Kerckhove le psicotecnologie sono una scienza che riunisce tecnologia e psicologia, è lo studio dei nuovi linguaggi , è una scienza che attraverso gli strumenti, cioè le tecnologie che utilizziamo nella nostra attività quotidiana, ha effetti sulla mente. Le nuove tecnologie le utilizziamo nella nostra attività quotidiana. Le persone ,attraverso un nuovo strumento che può essere Twitter o Facebook, creano un nuovo linguaggio, un nuovo formato che definisce uno stile di comunicazione, quindi l'effetto è che le persone stesse creano un nuovo linguaggio. In questo contesto, le psicotecnologie studiano il rapporto tra tecnologie e cognizione e studiano l'impatto che l'uso delle nuove tecnologie esercita nella trasformazione dei nostri processi cognitivi ( la comunicazione, la memoria, l'apprendimento, l'attenzione, etc.).
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    Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie "fisiche", come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia, le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano" (De Kerckhove, 1998). Dalla scrittura, alla stampa e poi la radio, il telefono,la televisione e oggi il personal computer ed Internet queste tecnologie hanno modificato profondamente le caratteristiche sia del mondo esterno che delle nostre strutture cognitive interne. Grazie alle psicotecnologie l'uomo ha quindi esteso le capacità e le potenzialità della propria mente, potendo così superare tempo e spazio nella comunicazione: il desiderio di muoversi a proprio piacimento nello spazio e nel tempo, uscendo fuori dal corpo e dalla mente e trascendendoli attraverso le proiezioni tecnologiche, è sempre stato uno delle più forti attrattive per il genere umano.
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    Le tecnologie stanno sviluppando un potenziale che solo pochi anni fa era sconosciuto per l'essere umano. La possibilità di essere connessi 24h al giorno ha dell'incredibile e lo spazio non è un problema. Tutto questo è opera dell'uomo e della sua intelligenza: ma gli strumenti sono quello che hanno permesso tutto ciò.
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    Introduzione: Dopo aver preso visione delle varie definizioni a mio giudizio accurate del termine da parte dei membri di questo gruppo, mi sembra adeguato completare tale quadro concettuale sottolineando alcuni aspetti salienti del termine messi in luce da De Kerckhove. Pertanto di seguito riporto l'intervista della trasmissione televisiva e telematica MediaMente a Derrick De Kerckhove a Bologna, il 20/09/98, alla quale seguirà il mio commento. INTERVISTA: Domanda 1 Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-tecnologie. Che cosa intendeva dire? Risposta Si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. Adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. La televisione è una psico-tecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psico-tecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i
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    Introduzione: Dopo aver preso visione delle varie definizioni a mio giudizio accurate del termine da parte dei membri di questo gruppo, mi sembra adeguato completare tale quadro concettuale sottolineando alcuni aspetti salienti del termine messi in luce da De Kerckhove. Pertanto di seguito riporto l'intervista della trasmissione televisiva e telematica MediaMente a Derrick De Kerckhove a Bologna, il 20/09/98, alla quale seguirà il mio commento. INTERVISTA: Domanda 1 Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-tecnologie. Che cosa intendeva dire? Risposta Si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. Adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. La televisione è una psico-tecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psico-tecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i
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    INTERVISTA: Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente cos come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV una psico-tecnologia, il computer una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile la tecnologia che estende il piede e la pelle la tecnologia che estende la mano.
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    L'intervista a De Kerckhove mette in risalto che tutte le nuove tecnologie elettroniche (TV, computer, ecc.) finiscono per costituire un'estensione della nostra mente, inoltre, ci consentono di metterci in contatto con il mondo azzerando il tempo e lo spazio e favorendo lo sviluppo della collaborazione e quindi di una intelligenza connettiva (e a questo punto direi anche collettiva). Ultima ma non meno importante considerazione di De Kerckhove è la necessità di far accedere i bambini a questi strumenti sin da piccoli e attraverso la scuola.
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    Per riprendere una definizione di De Kerckhove, i blog costituiscono la rappresentazione della maturità delle Rete. Non sono una mera forma di esibizione dell'io, ma rappresentano il rapporto con gli altri. Attualmente circa il 60% dei blog sono diari personali. Ogni giorno vengono creati circa 15.000 nuovi weblog. I weblog hanno un enorme potenziale destabilizzante del sistema, perché consentono a chiunque di pubblicare qualsiasi tipo di materiale senza bisogno di un editore. Se a livello tecnologico non rappresentano una novità, in quanto sono il modello più semplice di sistema per la gestione dei contenuti (Content Manager System), lo sono a livello di significato e di ripercussioni che comportano.
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    Ecco delle risposte esaustive per capire al meglio le psicotecnologie. Le psicotecnologie sono una scienza, non ancora classificate come una scienza, ma riuniscono la tecnologia e la psicologia. Le psicotecnologie sono delle tecnologie che amplificano il potere della nostra mente e hannp degli effetti sulla mente dato che gestiscono il linguaggio. Si tratta dello studio di come la lingua che è il nostro strumento principale sia per comunicare e anche per pensare viene trasformato dalla tecnologia di supporto e di come diventa una cultura diversa. Il motivo di ciò sta nel fatto che ovviamente la lingua rappresenta una parte molto intima di noi stessi, soprattutto al livello del pensiero, ma anche del discorso. Il sistema di supporto che veicola il linguaggio modifica la modalità di utilizzazione del linguaggio sia in pubblico sia nell'intimità del proprio pensiero. Condiziona le notre idee e la nostra posizione nello spazio e la nostra idea di uso del tempo.
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    Condivido con te, il cambiamento che le psicotecnologie hanno avuto sulla nostra vita quotidiana. L'essere qui e contemporaneamente li, stare soli a casa e contemporaneamente in compagnia di amici che chattano con te, magari dall'altra parte del mondo. Gli spazi sembrano azzerarzi e così il tempo di trasmissione dei contenuti diviene ormai istantaneo. Da ciò ne deriva anche una perdita della privacy. Basta entrare su facebook per capire dalle foto, se hai famiglia o sei single, da quello che scrivi, ti piace o condividi, come sei, e quello che ti piace o quello che vorresti essere.
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    Molto interessante questo articolo. Ritengo le psicotecnologie una rivoluzione, convengo che abbiano avuto un ruolo incisivonell anostra vita. SIcuramente ritengo siano cambiamenti postivi, di miglioramento delle nostre conoscenze. Abbiamo la possibilità di produrre conoscenza , di scambiarla e costruirla tramite le tecnologie che siano web o tv. A mio avviso l'essere sempre connessi è un modo per estendere la nostra mente e il nostro sapere. De Kerckhove ritiene che tali veicoli possano essere utili per l' apprendimento per i bambini. Sono d'accordo in quanto hanno la possibilità di apprendere più velocemente amplificando le loro capacità e potenzialità nello stesso tempo. La condivisione del sapere permette l'apprendimento che può essere in questo caso anche divertimento.
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    DdK "Eccoci nell'era delle psicotecnologie" Articolo molto interessante del prof DeKerckhove su cosa intende per psicotecnologie e sull'estensione delle dimensioni del pensiero offerte da internet. "Internet è proprio una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata ma fatta collettiva." Una riflessione che nel 1998 gia' preconizzava l'utilizzazione delle risorse distribuite in rete, accessibili per mezzo degli strumenti tecnologici condivisi (facebook viene lanciato nel febbraio 2004)
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    Come le tecnologie meccaniche sono estensione del corpo, vedi la macchina o la bicicletta estensione del piede, le psicotecnologie rappresentate dalla televisione e dal computer sono estensione della mente .Ma mentre la televisione e' una psicoteconologia di tipo collettivo il computer e' una forma privata di espressione cognitiva che si fa collettiva. Kerckhove all'epoca esprimeva l'opportunita' di dare accesso a questi nuovi strumenti al mondo della scuola ,fin dall'infanzia ,in modo da poter sviluppare una connessione universale e preparare le basi per una nuova economia.L'insegnamento , spiega, deve essere fatto di stimoli e non di spiegazioni.In aula questo si concretizza con la realizzazione di prodotti multimediali e lo sviluppo del lavoro di gruppo . Quello che si e' fatto oggi in Italia sull'argomento e' fermo a discussioni tra politici sull'"agenda elettronica" e sul digital divide . Mi viene spontaneo confrontare l'intervista di Kerckhove fatta nel 1998 con la situazione attuale in Italia su questi temi. Per esempio il tema della "intelligenza collettiva" che secondo il sociologo accelera la capacita' di apprendimento delle persone e dei gruppi. Pensando all'Italia leggevo che ogni singola Istituzione o Ministero ha un proprio centro di elaborazione dei dati ,e molti di questi non sono neanche collegati tra di loro.Credo basterebbe poco mettere a fattor comune le informazioni e contribuire allo sviluppo e la democratizzazione del Paese facendo viaggiare le informazioni invece che le persone.
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    In una intervista del '98 per il programma RAI MediaMente, De Kerckhove definisce le psico-tecnologie come le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. Oggi il mondo esterno passa attraverso lo schermo della televisione o del computer che hanno preso il posto delle pagine dei libri. De Kerckove parla di due tipi di mentalità che scaturiscono dal rapportarsi con lo schermo: una mentalità pubblica legata allo schermo televisivo, dove ciò che appare è dato da una produzione esterna ed una mentalità privata legata a quello del computer dove siamo noi ad esercitare potere sui contenuti. Entrambi i casi producono un estensione della mente, un'estensione della psicologia, da cui deriva il termine coniato dal Professore appunto psico-tecnologie . Riguardo al termine De Kerckhove asserisce che la necessità di crearlo si è manifestata con la grande diffusione di Internet che è appunto un'estensione dell'intelligenza e della memoria introdotte nella collettività.
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    Credo di aver capito che, più che una scienza che agisce sulla mente attraverso la tecnologia, le psicotecnologie siano quelle tecnologie che creano una vera e propria estensione della mente, una sorta di vera e propria estensione fisica come lo è (riportando gli esempi di De Kerckove) il pedale della bicicletta per il piede.
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    intervista 
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    INTERVISTA: Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente cos come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV una psico-tecnologia, il computer una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile la tecnologia che estende il piede e la pelle la tecnologia che estende la mano.
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    Secondo l'autore Derrick De Kerckhove, una psicotecnologia è una qualsiasi tecnologia che emuli, estenda o amplifichi il potere della nostra mente. Di fatto, in un suo intervento durante il dibattito dal titolo " ECCOCI NELL'ERA DELLE PSICOTECNOLOGIE" (Bologna, 1998) l'autore ha avallato tale definizione così come testualmente riportato nel passo dell'intervista sotto riportato: DOMANDA "Lei ha scritto che il computer è una psicotecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psicotecnologie. che cosa intendeva dire?" RISPOSTA "si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. la televisione è una psicotecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psicotecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psicotecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La tv è una psicotecnologia, il computer è una psicotecnologia. Io penso che le psicotecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della tv, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. i contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. in entrambi i casi, comunque, si tratta di estensioni della mente, estensioni
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    Il prof. De Kerckhove sintetizza in modo esaustivo il concetto dell'influenza delle nuove tecnologie sulla psiche umana.
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    le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente: l'automobile o la bicicletta è una estensione del corpo, il computer è una estensione della mente come contenuti. Internet è proprio una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata ma in modo collettivo, data dalla cooperazione di più individui. Oggi stiamo vivendo la rivoluzione della tecnica, stiamo passando dal mondo della TV a quello di Internet; dal mondo del pensiero pubblico, della coscienza, della mente pubblica della TV, alla mente privata del computer. Necessità di perfezionare nuove forme di didattica a distanza per permettere una continua formazione, oggi non disponibile. Necessità di una intelligenza collettiva che permetta di presentare idee creativa nate dalla collaborazione di più individui connessi in ogni luogo, attraverso i sistemi comunicativi ed informativi per giungere alla globalizzazione della cultura. Le nuove tecnologie aiutano a fissare trasmettere e manipolare l linguaggio parlato, c'è una rinnovata diffusione della pratica del leggere e dello scrivere.
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    Le Psicotecnologie sono le tecniche attraverso cui l'intelligenza diventa connettiva (prima era semplicemente cognitiva), estendendosi e permeando la cultura contemporanea. Non possiamo prescindere da esse, sostiene De Kerckhove, se vogliamo progredire tecnologicamente ed evolutivamente. La conoscenza Psicotecnologie sta alla base del loro utilizzo e sempre più dobbiamo impossessarcene per mettere un piede nel futuro e non farci cogliere impreparati. Questo non significa diventare perfetti informatici ma adeguarci al progredire della scienza per sfruttarne i massimi benefici e limitarne al massimo i danni.
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    Il sociologo e giornalista spiega attraverso un'intervista strutturata il concetto di psicotecnologia, l'importanza dell'accesso di questi strumenti nel mondo dei bambini, la funzione di strumenti quali i videogame.
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    La psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, soprattutto quelle associate alla lingua: esse, in breve, producono fondamentali ripercussioni sul nostro modo di pensare e di comunicare, in quanto richiedono che l'intelletto umano utilizzi le sue capacità in maniera differente dal passato; se questi modi di impostare la mente si stabilizzano e si sedimentano nel loro utilizzo, allora cambierà la nostra percezione del mondo, il nostro modo di organizzare il cervello, il nostro modo di agire. La principale scuola ad aver analizzato questo fenomeno sin dagli anni '40 è la Scuola di Toronto, che annovera studiosi del calibro di Marshall McLuhan: Carpenter, Havelock e McLuhan hanno cercato di definire il significato psicologico dell'adozione dell'alfabeto greco nella cultura occidentale. Lo studioso che oggi si dedica maggiormente a questa disciplina è Derrick De Kerckhove, che analizza in che modo l'alfabeto possa influenzare il nostro orientamento visivo. Secondo De Kerckhove una psicotecnologia è qualunque tecnologia emuli, estenda o amplifichi il potere della nostra mente. Così come la scrittura consente all'individuo di depositare le conoscenze acquisite su supporti più stabili della memoria, alterando le modalità di gestione della stessa, allo stesso modo consente di percepire l'uomo stesso da una prospettiva differente: è con la scrittura, in sintesi, che l'individuo esce dalla realtà tribale e collettiva per approdare all'individualizzazione e alla consapevolezza della sua identità. Se il pensiero umano è scaturito dalla possibilità di leggere, l'apporto delle nuove tecnologie estende ulteriormente la mente dell'uomo, modificandola in maniera evidente. La televisione, il telefono, il computer, gli ipertesti, sono psicotecnologie nella misura in cui inducono il cervello ad elaborare nuovi paradigmi cognitivi che modificano la nostra percezione del mondo.
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    Ottimo articolo,chiaro e preciso
alfonsina longobardi

Il multitasking - 4 views

Il multitasking è un modo di processare l'informazione, dedicando le risorse di sistema per eseguire contemporaneamente diversi lavori passando da un contesto all'altro. Questa possibilità operativ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
lorenzarossi

Mente Ipertestuale - 17 views

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    La logica ipertestuale, connettiva, reticolare, multi-sequenziale, si offre come terreno fertile se si intende coltivare quella "testa ben fatta" (e non ben piena), auspicata da Edgar Morin nella sua omonima opera sulla riforma dell'insegnamento e del pensiero. È impossibile, infatti, non cogliere delle evidenti analogie tra la suddetta logica ipertestuale e le modalità connettive di pensiero connaturate nella mente umana.
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    Cosa intendeva Morin con la sua espressione : "Una testa ben fatta (e non una testa ben piena)"? Innanzitutto l'importanza di saper collegare, estrapolare, dedurre dalle informazioni offerte dall'ambiente : in una parola utilizzare in maniera creativa le capacità logiche, come ci viene dimostrato da questo breve saggio
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    Interessante analisi su mente e logica ipertestuale, forme attive di pensiero, interconnessione, ipertesto e sull'importanza di quanto queste nuove tecnologie possano influire positivamente sullo sviluppo cerebrale e sulla capacità della mente di creare interconnessioni logiche.
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    La logica ipertestuale, connettiva, reticolare, multi-sequenziale, si offre come terreno fertile se si intende coltivare quella "testa ben fatta" (e non ben piena), auspicata da Edgar Morin nella sua omonima opera sulla riforma dell'insegnamento e del pensiero. È impossibile, infatti, non cogliere delle evidenti analogie tra la suddetta logica ipertestuale e le modalità connettive di pensiero connaturate nella mente umana.
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    #Multitasking http://www.luca-mercatanti.com/2008/11/14/generazione-multitasking/ Si, siamo diventati una generazione multitasking ormai. Stiamo lavorando al computer, stiamo scrivendo su un foglio di calcolo, all'improvviso ci squilla il cellulare, magari con l'ultima canzone del nostro gruppo musicale preferito che abbiamo scaricato 2 minuti prima mentre stavamo masterizzando un gioco, leggiamo l'SMS che ci è arrivato, il quale ovviamente è da decifrare a causa di tutte le centinaia di abbreviazioni inserite, poichè per risparmiare si cerca sempre di non superare i 160 caratteri. Mentre rispondiamo al nostro SMS ci interrompiamo qualche secondo per scrivere qualcosa al nostro amico su Msn, oppure via e-mail. Riprendiamo in mano il cellulare e riusciamo finalmente a inviare il nostro SMS. Dopo aver ascoltato la suoneria del nostro cellulare ci viene voglia di ascoltare qualche canzone di quel gruppo musicale, quindi entriamo su YouTube e iniziamo a guardarci dei video. Accidenti però… Sulla destra ci sono dei video correlati! Diamoli una occhiatina, anzi no, prima finiamo di ascoltare la nostra canzone preferita mentre cerchiamo di completare il foglio di calcolo. Nel frattempo è arrivato un nuovo SMS e il giro ricomincia, solo che adesso c'è di mezzo anche YouTube. Ci ricordiamo inoltre che dobbiamo caricare delle foto su Flickr e scrive anche un nuovo articolo per il nostro Blog… E qui si va in paranoia. Accendiamo quindi un altro computer, magari il portatile di lavoro e dopo esserci collegati ad Internet iniziamo a uplodare i vari file. Mentre il nostro laptop inserire le foto su Internet ritorniamo all'altro computer per poter finire finalmente il foglio di calcolo. Ancora qualche minuto, altre telefonate, altre conversazioni tenute in chat e finalmente ci siamo riusciti. In 10 minuti siamo riusciti a fare 20 cose contemporaneamente. Siamo diventati una generazione multitasking. Approposito… Mentre scrivevo questo articolo ho tenu
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    L'idea di ipertestualità, in realtà, risale alla prima metà del novecento, anche se le prime implementazioni avvengono nella metà degli anni sessanta. Nel 1945 il fisico Vannevar Bush pubblicò l'articolo "As we may think" nel quale si poneva la questione di come possiamo orientarci in mezzo all'enorme quantità di informazioni e di conoscenze che ci circondano. La mente umana funziona per associazioni, cioè in forma non lineare e non sequenziale, seguendo un modello completamente diverso da quello logico sequenziale della scrittura alfabetica, e perciò non è in grado di "trattenere" tutte le informazioni, c'è necessità di una macchina che possa supportare o addirittura sostituire la nostra mente. Nasce così l'idea del Memex . nel 1960 Nelson segue la visione di un sistema di "idee interconnesse" che fa riferimento a qualsiasi tipo di dato, è la sua idea di literacy: "con un ipertesto possiamo creare nuove forme di scrittura che riflettano la struttura di ciò che noi scriviamo e i lettori possono scegliere percorsi diversi secondo le loro attitudini o del corso dei loro pensieri in un modo finora ritenuto impossibile".
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    Interessante articolo di approfondimento "Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso"
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    ipertesto è un insieme di testi o pagine, leggibili con l'ausilio di un'interfaccia elettronica; è costituito da tante pagine che a loro volta sono collegate tra loro da collegamenti ipertestuali (hyperlink o rimandi). A differenza di un testo tradizionale, l'ipertesto non è lineare e quindi leggendolo, si può passare liberamente da una pagina all'altra attraverso l'ausilio dei link ma, lungo il percorso, ci si può anche perdere. Se l'ipertesto viene pubblicato "in rete", per non appesantire il caricamento delle pagine, è consigliabile utilizzare i thumbnails (immagini di piccola dimensione). Ciascun thumbnail, successivamente viene "collegato", attraverso un link, all'immagine di dimensioni originali (più grandi). Una delle caratteristiche più interessanti di un ipertesto è quella di poter essere sempre "in costruzione" e quindi sempre aggiornato e innovato (tempo permettendo !!!! ;) inoltre permette di creare essere facilmente costruito a più mani quindi in modocollaborativo . Come abbiamo già detto, i collegamenti possono essere chiamati anche link e sono punti di unione tra più pagine. Quando con il mouse ci si sposta sopra un collegamento, il cursore del mouse si trasforma in una manina. Cliccando su un link ci si può spostare da una pagina all'altra. http://www.hyperfvg.org/fvg/ipert_main.html
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    Un confronto tra le logiche ipertestuali e le modalirà connettive del pensiero (ovvero: come le tecnologie informatiche potenziano gli strumenti cognitivi).
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    Si tratta di un articolo che presenta la tesi di laurea "Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso". (Per chi fosse interessato, è possibile registrarsi, contattare l'autore, scaricare la tesi in pdf, cercarne di simili). Si concentra sull'attribuzione di significato, sulle "forme attive di pensiero" di cui parla Edgar Morin, favorite dal carattere ipertestuale delle informazioni: occorre strutturare propri percorsi per "nessi" non essendo appunto lineari, e tutto questo grazie all'interattività intrinseca alle tecnologie in rete. Questo significa operare delle sintesi, costruire significati, elaborare informazioni, appropriarsi dei contenuti, operare delle scelte.
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    Davvero interessante la tesi di Angelica Vecchiarino. Viene a essere completamente superato il principio della linearità del pensiero. Il pensiero può essere nutrito ma non riempito di contenuti, In tal modo il pensiero diventa la fonte organizzativa della conoscenza che si serve dei contenuti per creare associazioni tra gli stessi. A proposito delle associazioni di idee e di conoscenze: i Surrealisti come Breton, Max Ernst e Dalì avrebbero saccheggiato tutte queste idee e le avrebbero rielaborate. Ma queste nuove idee appartengono a un'epoca molto lontana ormai dalle ricerche sul linguaggio onirico...e, d'altra parte qui non si tratta di attività inconscia, ma cosciente. Tuttavia mi piaceva fare riferimento a queste suggestioni del passato.
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    Dalla tesi di Angelica Vecchiarino; 1) Il principio sistemico ed organizzazionale: ossia la capacità di legare le parti al tutto (tendendo sempre presente che il tutto è più ma anche meno della somma delle parti); 2) il principio ologrammatico: il paradosso della complessità per cui il tutto è inscritto in ogni singola parte (per cui anche la società è presente negli individui); 3) dell'anello retroattivo: contro la logica della causalità lineare, ogni causa è anche effetto e viceversa; 4) dell'anello ricorsivo: gli uomini producono la società mediante le loro interazioni, ma la società in quanto globalità emergente produce l'umanità di questi individui portando loro il linguaggio e la cultura; 5) dell'autonomia/dipendenza, gli esseri umani sviluppano la propria autonomia dipendendo dalla cultura; 6) dialogico: l'unione di principi che a prima vista paiono elidersi a vicenda, o essere in completa antitesi: vita/morte; ordine/disordine ecc.; 7) della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza: ogni conoscenza è una ricostruzione, una traduzione da parte di una mente/cervello in una data cultura e in un dato tempo (Ivi).
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    Articolo molto interessante...
brunella romano

De Kerckhove - La Mente Accresciuta - Derrick - 9 views

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    Ho trovato online questo libro di Derrik de Kerckhove, intitolato "La Mente accresciuta". Inizialmente, come abbiamo studiato dalle video lezioni espone le tre ere del linguaggio attraverso una immagine molto curiosa. Raffigura le tre fasi distintive dell'evoluzione dell'uomo, linguaggio - orale,scritta ed elettronica. Il grafico ci mostra 1.700 generazioni che si sono servite del solo linguaggio, più in basso abbiamo 300 generazioni che hanno sviluppato una forma di scrittura e che evidenziano un cambiamento sociale. Ma guardando le ultime 35 generazioni, dall'introduzione della stampa in poi, innesca un mutamento evolutivo che ha portato anche all'uso dell'elettricità. Lettura e scrittura instradano il linguaggio nella mente in modo controllato, e consentono all'identità del lettore individuale di astrarsi in un'immagine di sé distaccata, destinata a riapparire proiettato su uno schermo ina ambienti simulati a tre dimensioni, per esempio Second Life. Inoltre, parla di una mente accresciuta, dello sviluppo tecnologico e delle implicazioni cognitive dell'uso di schermi e software, la rete dei tag, strategie cognitive individuali, il logos secondario, del problema leggere o non leggere. Colleghi Vi invito caldamente a leggere questo libro che allego.
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    Debbo dire che hai ragione sul libro, l'ho letto ed è davvero molto interessante. Tratta tutti i temi del corso. Veramente utile a focalizzarne il senso.
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    Grazie per la condivisione: il libro non solo riprende gli argomenti trattati da De Kerckhove nelle videolezioni, ma li approfondisce e fornisce nuovi spunti di riflessione. Leggendolo, mi è capitato di pensare alle tante azioni quotidiane che diamo per scontate: accendere un computer e connettersi è sicuramente molto più di un un clck fatto per passare il tempo, significa entrare nella vita di altre persone, consentendo loro di entrare nella nostra, conservando però un distacco grazie allo schermo, che fa barriera tra noi e gli altri. Credo che l'accrescimento della mente sia dovuto anche a questo: il fatto di avere questa barriera ci consente di essere contemporaneamente noi e qualcuno di diverso da noi, fornendoci magari un'audacia che in altre occasioni non avremmo avuto il coraggio di mostrare.
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    é vero il libro aiuta molto alla comprensione di questo tema, infatti penso che la mente cosiddetta accresciuta, è il risultato delle informazioni che derivano da internet, questo "bombardamento" modifica la mente rendendola più malleabile e più sensibile.-
naccigiuseppe

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started by emanuele battista on 14 Nov 12 no follow-up yet
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Multitasking, Switching e Mente Ipertestuale - 1 views

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    Prima di comprendere cosa è il multitasking, dobbiamo capire cosa è un ipertesto, fondamento del pensiero reticolare. Si tratta di una modalità di produrre "significato", utilizzando non solo testi scritti ma video, brani musicali, immagini e svariate altre risorse, collegandoli l'uno all'altro attraverso parole chiavi o tag. Quando parliamo di mente ipertestuale dunque, ci riferiamo alla capacità di collegare queste diverse parti, ciascuna dotata di un proprio senso, all'interno di un'unica visione e di saper trarre da tutto ciò conoscenza. Il multitasking non è altro che questa capacità che la mente ha, di funzionare su più livelli contemporaneamente ed effettuare le necessarie connessioni tra questi livelli. La capacità di rispondere in maniera efficace ed efficiente a più stimoli sensori, quando questi si manifestano contemporaneamente. E' la base dell'intelligenza connettiva, nella quale l'interazione implica diverse sollecitazioni. La mente umana non sembra essere strutturata per operare su più di due attività contemporaneamente, se non al prezzo di un deficit di attenzione e di concentrazione. Eppure nella ricerca di due studiosi americani: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Un 2,5% del campione ha dimostrato, straordinarie capacità di adattamento. Ciò ha provocato un grande interesse scientifico sui meccanismi che hanno caratterizzato questi supertaskers. L'articolo iniziale, scelto per introdurre l'argomento invece, ci illustra come questa facoltà venga utilizzata per migliorare la formazione e l'apprendimento.
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    Molto interessante il passaggio sull'utilizzo del multitasking in ambito metacognitivo. La piattaforma DIIGO che utilizziamo sembra proprio la realizzazione pratica, proprio in ambito didattico come si parla nell'articolo, di un ambiente cognitivo in cui le capacità di scelta, di valutazione, di decisione e di controllo nella selezione degli input di noi studenti possano essere potenziate. Proprio come si dice nell'articolo, infatti, gli studenti sono portati a sviluppare le capacità di scelta, di selezione, di decisione e controllo degli argomenti di interesse e del corso e, man mano che si entra nella logica del sistema, si riesce a capire meglio cosa fare e come usare gli strumenti a disposizione per aumentare l'efficacia nell'apprendimento. Inoltre, penso sia importante ciò che viene affermato e cioè che "non è tanto importante effettuare "scelte corrette" quanto, piuttosto, attribuire un significato alle singole decisioni e trarre da esse conseguenze interpretative ed operative (Cunti, Lo Presti, & Sabatano, 2005)".
vdalmonte

Psicotecnologie - 0 views

Eccoci nell'era delle psicotecnologie a cura di MEDIAMENTE/RAI EDUCATIONAL Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-t...

#psicotecnologie

started by vdalmonte on 21 Apr 19 no follow-up yet
alfonsina longobardi

INTERFACCIA DEL LINGUAGGIO, DEI MEDIA E DELLA MENTE - 4 views

Vi è una forte relazione tra le tecnologie e la psicologia associata alle tecnologie stesse. Le persone vengono cambiante mediante l'utilizzo dei media ai quali sono esposti quotidianamente. Ad ese...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
Claudio Marzuolo

Descrizione della mente ipertestuale secondo De Kerckhove - 3 views

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    Poche righe, ma che riescono nell'intenzione di De Kerckhove di spiegare il funzionamento di mente ipertestuale e di come arriviamo ad un significato.
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    L'articolo riportato fa immediatamente capire che la mente umana è per sua natura ipertestuale e non lo sia invece diventata con l'ipertesto. Probabilemnte, l'avvento di internet ha dato un nome alla capacità che la nostra mente ha di cogliere diversi significati e/o adattarli a situazioni diverse, ha evidenziato meccanismi prima naturali e poco esplorati.
elisabetta scattolin

cognizione distribuita - 1 views

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    Ripensando agli studi che ho fatto precedentemente ho pensato al lavoro di Vygotskij gia nei primi anni del '900 e come sia attuale il suo pensiero riguardo agli artefatti culturali e l'importanza delle relazioni sociali nello sviluppo. Ho trovato questo materiale che ritengo interessante riguardo appunto la cognizione distribuita e la condivisione delle conoscenze. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli str
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    scusate mi sono accorta che l'articolo non è arrivato completo, provo a ripostarlo. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli strumenti e negli artefatti appartenenti all'ambiente. Difatti la conoscenza che una persona è in grado di utilizzare per affrontare le situazioni reali e risolvere problemi non è solo quella della sua struttura cognitiva (mente/memoria), ma anche in altre menti/memorie e prodotti
Mauro De Merulis

tecnoteca.it - Multimedialità  e Ipertesti - 8 views

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    La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero.
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    Un'altra figura di grande importanza è Theodor Holm Nelson, laureato in filosofia, nato nel 1937 ed è considerato il più visionario, il più inventivo tra i personaggi. Il suo sogno è uno strumento universale attraverso il quale si può accedere alle informazioni. E' lui l'inventore delle parole ipertesto ed ipermedia. Era il momento in cui lavorava in Giappone ad un progetto di nome Xanadu (la città dell'utopia). Nelson ha un punto di partenza, da un lato è molto critico nei confronti dello sviluppo dell'informatica e dall'altro ipotizza la totale accessibilità alle informazioni. Il progetto Xanadu prevede tre parole chiave (immagine 3): connessione, archiviazione, accessibilità. Per connessone si intende la possibilità di connette alla rete una quantità infinita di utenti; per archiviazione si intende la possibilità di registrare le informazioni ed infine la connettività riguarda la facilità di accesso alle informazioni. Il progetto di Nelson non riguarda solo i "testi letterali" propriamente detti ma tutto ciò che è scritto. Nelson non si è preoccupato solo di progettare Xanadu ma anche di risolvere i problemi (immagine 4): per Nelson un problema fondamentale è la scomparsa delle informazioni, quindi occorre una grande capacità di memorizzazione. Inoltre ci deve essere la possibilità di memorizzazione delle opere. Se il progetto prevede una cooperazione generale ciò deve permettere anche la possibilità di modifica delle opere stesse Nelson con Xanadu pensa di aumentare la capacità produttiva e creativa degli utenti. Un testo ipertestuale è un modello che non segue una sequenza lineare come un libro non lineare, ma un insieme di collegamenti all'interno dello stesso testo o tra testi diversi. Ipertestualità vuol dire perdita di un centro, si perde anche il concetto di autorità all'interno del testo e lo stesso lettore può diventare autore del testo. A questo concetto è legato il concetto di interattività, vale
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    La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero.
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    E' un articolo interessante e anche in parte convincente. Quello che io però mi chiedo è: ma davvero funziona un modo di insegnare fatto così? Non è rischioso, soprattutto ad un livello iniziale di apprendimento? Per quanto la "linearità" di un modo tradizionale di insegnare sembri meno efficace (perchè diversa sarebbe stata anche l'antica modalità orale), noi impariamo a leggere gradualmente. Lo stesso nostro modo di approcciare le nuove tecnologie viene da un modo di pensare strutturato dalla "lezione" che segue la modalità lineare. Ad A segue B e poi C. La stessa multitestualità è pensata e strutturata in maniera lineare, a mio avviso. Certo, l'apprendimento non è lineare, ma a balzi ed è vero che la mente umana funziona in maniera non sequenziale. Ma questa non sequenzialità è personale, non data da qualcuno o qualcosa di esterno. Sono io che mi creo i miei collegamenti. Se lo fa qualcuno da fuori, è comunque (a mio avviso) sempre una sequenzialità di informazioni. Solo che questa sequenzialità è data dal mio cercare prima una cosa e poi un'altra. E' una fittizia rete. La vera rete me la creo poi io, nel mio cervello. Io temo che questa "rete" sia pericolosa per l'apprendimento, soprattutto, come dicevo all'inizio, per chi è al livello più elementare dell'apprendimento. Sai cosa mi ha detto un amico medico cinese? Noi occidentali non siamo in grado di vedere l'aura delle persone, perchè nessuno, quando eravamo bambini, ci ha insegnato a coltivare questa capacità. Per la sua generazione (ora ha 55 anni) era normale che, se un bambino vedeva l'aura, questa facoltà venisse coltivata. Come uno che ha un buon orecchio musicale. Niente di eccezionale, ma neppure da non considerare. Ecco quindi che molti adulti vedono l'aura delle persone. Quello che voglio dire è che noi veniamo educati comunque a "leggere" la realtà da quello che i nostri educatori (genitori, parenti, insegnanti, altri bambini) fin da piccoli ci inculcano, perchè così vedon
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    "La mente umana funziona in modo non-sequenziale: gli stessi artifici narrativi che la letteratura ha sviluppato possono essere visti come delle scappatoie dall'appiattimento dell'ordine sequenziale."
Luigi Coccia

COGNIZIONE DISTRIBUITA - 7 views

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    L'articolo si propone di dare all'utente una chiara definizione di cognizione distribuita intesa come la risultante dell'attività cerebrale di ogni individuo coaudiuvata da strumenti che ne sostengono il pensiero.
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    credo sia una definizione chiara ed esaustiva, anche perchè gli esempi riportati, calati nella realtà di tutti i giorni, fanno capire effettivamente quanto l'interazione con il mondo esterno modifichi il nostro modo di agire e di pensare: "la mente non solo è flessibile, ma che è anche condizionata dalle opportunità e dalle condizioni nelle quali opera"
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    la nostra mente non solo è flessibile, ma è anche condizionata dalle opportunità e dalle condizioni nelle quali opera!
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    mi piace il parallelismo tra meteorologia e cognizione distribuita. In effetti quando sentiamo che un qualcosa è "distribuito" spesso tendiamo a considerarlo come "suddiviso tra", se invece gli attribuiamo il significato di "disteso su" spostiamo subito il nostro focus su alcune caratteristiche fondamentali dei nostri processi mentali, quali interazione e interdipendenza.
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    De K. riprende il concetto dell'intelligenza connettiva, vista come condivisione della comunicazione e delle informazioni e la sua influenza con le tecnopsicologie. Le tecnologie odierne aumentano l'interattività tra gli utenti e dunque l'aspetto della connettività, il pensiero viene condiviso e elaborato tra persone che possono trovarsi in qualunque posto, e ritrovarsi "in rete" per dare il loro contributo ad un processo di pensiero comune. E' questo uno dei cambiamenti determinati dalle tecnologie sulla organizzazione della mente e della società. L'era della elettricità, le nuove tecnologie, portano a un nuovo tipo di comunicazione, che possiamo definire esteriorizzazione della mente. La rappresentazione delle mente divisa in 3 spazi : fisico, mentale e virtuale, trova come luogo d'incontro lo schermo. Tutto questo ha permesso una più rapida interazione di gruppo e un conseguente cambiamento del modo di comunicare, una nuova forma di intelligenza interattiva con notevoli innovazioni e implicazioni in tutti i campi. Un cambiamento di prospettiva che sposta l'attenzione dall'individualismo alla globalità, verso quella definizione di cognizione distribuita
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    Provo ad integrare i contributi con la definizione fornita la De Kerckhove nella lezione 7. La cognizione distribuita si riferisce ad un processo nel quale vengono condivise socialmente risorse cognitive al fine di estendere singole risorse o per ottenere qualcosa che un agente individuale non potrebbero ottenere da solo. La cognizione distribuita è il tipo di cognizione, a volte non esplicitata, che esiste nei gruppi di lavoro, di squadra. In primo luogo le conquiste cognitive dell'umanità si basano su un processo in cui i processi cognitivi di un agente e gli oggetti ed i vincoli del mondo reciprocamente si influenzano a vicenda. In altre parole, il contesto influisce sul modo di pensare e il modo di pensare influenza il contesto. In secondo luogo, i processi cognitivi possono essere distribuiti tra gli esseri umani e le macchine. Secondo Gabriel Salomon: "Le cognizioni sono situate e distribuite, piuttosto che strumenti decontestualizzati e prodotti della mente ". E "Piuttosto che pensare alla cognizione come ad un evento isolato che si svolge dentro la testa, la cognizione deve essere vista come un fenomeno distribuito, che va oltre i confini della persona per includere l'ambiente, i manufatti, le interazioni sociali e la cultura". Questo concetto è fondamentale per capire cosa sta succedendo alla cognizione oggi. E' chiaramente l'espansione del concetto di intelligenza e il coinvolgimento del soggetto in un gruppo molto più grande. Secondo Hutchins: * la cognizione è mediata dagli strumenti cioè da tutte le tecnologie * di conseguenza è radicata nell'artificiale * è una questione sociale che comporta variazioni delicate e sfumature di comunicazione, di apprendimento e interazioni interpersonali. E' una visione che si espande al di là della cognizione individuale ed è obbligata a prendere in considerazione le interazioni interpersonali. (continua)
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    Secondo Hutchins e Hollan i processi cognitivi possono essere distribuiti tra i membri di un gruppo sociale e possono comportare un coordinamento tra la struttura ambientale e/o materiale interna ed esterna. Essi inoltre possono essere distribuiti nel tempo in modo tale da cambiare addirittura la natura degli eventi successivi. La mediazione culturale ha infatti un effetto ricorsivo, e bi-direzionale: l'attività mediata modifica contemporaneamente sia l'ambiente che il soggetto in modo permanente. Di fatto modifichiamo continuamente l'ambiente e l'interazione tra i soggetti, l'elaborazione della cognizione e delle informazioni. Gli artefatti culturali sono sia materiali sia simbolici e regolano le interazioni tra l'ambiente e l'individuo. A questo proposito, sono "strumenti" intesi in senso lato e lo strumento principale è il linguaggio. Il linguaggio è il più grande, il più forte, il più articolato, il più complesso, il più ricco, di tutti i mass media, condiviso e anche se praticato individualmente. L'ambiente culturale in cui nascono i bambini contiene le conoscenze accumulate delle generazioni precedenti. Nel mediare il loro comportamento attraverso questi strumenti, gli esseri umani non beneficiano solo della propria esperienza, ma di quella dei loro antenati. Questa è l'eredità culturale, l'eredità sociale dell'informazione che si accumula nel corso degli anni (così come generazioni di persone costruivano cattedrali nel Medioevo, oggi costruiscono Internet). Un'unità di analisi per lo studio del comportamento umano sono i sistemi di attività, sistemi storicamente condizionati di relazioni tra individui e i loro ambienti prossimi e culturalmente organizzati, in altre parole le istituzioni. La storia dell'educazione, la storia dell'arte, la storia etc forniscono un quadro e contengono informazioni che vengono trasmesse nella cognizione distribuita culturale.
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    Le caratteristiche della "cognizione distribuita" sono la comunicazione e la condivisione di informazioni. Queste, proprio perché comunicate, diventano utili, mentre messe in comune permettono alla persona più preparata di utilizzarle a beneficio di tutti. Esemplificazioni intuitive del concetto.
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    dalla piattaforma Indire: Molti trovano alquanto strano parlare di cognizione distribuita perché sono abituati a ritenere l'atto intellettivo e cognitivo un fatto personale, individuale, interno
valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
s-marcandalli

Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso - 1 views

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    Nella tesi esposta sulla pagina web a cui il link rimanda, viene illustrata un'interessante analogia tra la mente umana e il computer. Tale paragone non poggia sul voler vedere la mente umana come il software che gira su un hardware, ossia il cervello, come il paradigma della psicologia cognitivista proponeva ai sui albori, ma bensì l'analogia fatta vuole mostrare la somiglianza tra mente e pc da una prospettiva innovativa, ossia la complessità del pensiero umano costitutivo di parti di sapere interconnesse appartenenti una totalità di sapere aperta ed espandibile, che trova similitudine con l'ipertesto, un sistema di interazione multimediale permesso dal pc e dalla rete, che offre l'opportunità di ricerca autonoma del sapere all'individuo, rendendo quest'ultimo costruttore del suo sapere. La complessità del pensiero viene vista come la reticolarità di cui un sistema ipertestuale si avvale e l'utilizzo dell'ipertesto può facilitare l'apprendimento, in quanto permetti di creare connessioni circolari tra i vari saperi riguardo ad un tema di interesse, andado a stimolare le parti intuitive della mente e la sua elasticità
Marco Valotto

Qualche definizione - 25 views

Vorrei contribuire anch'io alla definizione di Psicotecnologia: La psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, sopratt...

psicotecnologie intelligenza ipertestuale collettiva connettiva congizione distribuita

alfonsina longobardi

intelligenza - 0 views

PENSIERO E INTELLIGENZA Definzione e teorie implicite L'intelligenza è, probabilmente, il concetto psicologico più difficile da definire. L'intelligenza sembra essere un fattore che coinvolge più ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
Bruno Matti

Davvero Google Rende Stupidi? » MenteCritica - 4 views

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    Vero, la modalità di lettura sul web è veloce, spesso si tratta addirittura di pochi secondi. Se un utente capita su un sito, un ipertesto, un link, un blog che non risponde alle attese cambia pagina e lo fa in 5 secondi. La lettura el web è poi molto piu' rapida e spesso superficiale. La mente dell'uomo è aperta, elastica... io oserei definirla elastica... ovvero va esercitata, allenata e certamente il fatto di aver acquisito una modalità di lettura differente dal passato ci rende "meno predisposti" alla lettura orizzontale ("tradizionale") . Il gap diveventa recuperabile se riuscissimo a dedicarci alla lettura tradizionale quanto in passato.... ma ormai tutto, praticamente tutto è il sul web, che se da un lato, come diceva una collega in un commento, ha abolito le barriere spazio temporali, da un lato rischia di "rinchiuderci" nel suo mondo senza che si sia piu' in grado di guardare al di fuori.
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    @alessandro, non posso che concordare, la mente va allenata e pur restando la tecnologia fondamentale per gli scenari che si delineeranno in futuro quella che dovrà prelevare, o quanto meno possimo auspicarci prevalga, è proprio la politica "del giusto mezzo"... Le modalità di lelettura come quello di ricercare informazioni sono radicalmente cambiati e cio' che sembra possibile ipotizzare anche se la previsione è verrà mente spostata nel tempo è che la prossima evoluzione premierà menti che progressivamente saranno "multitasking"... sarebbe un bene aquisire pienamente la capacità di dedicarsi a piu0 cose contemporaneamente ma soltanto se questo non adrà a scapito completo della concentrazione.... Staremo a vedere :-)
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    "Leggere allarga la mente, senza dubbio, ma l'ampliamento avviene dentro la testa. Lavorare al computer implica che quasi tutta l'elaborazione mentale, che riguardi testi, immagini o suoni, si sposta fuori dalla propria testa. L'interattività è una condizione, non un'opzione. (…) Il nostro rapporto con lo schermo è molto complesso, è un rapporto in cui a tutti gli effetti una grande quota delle nostre funzioni cognitive viene data in delega."
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    Per Carr Il "Web non ci incoraggia mai a fermarci, ci tiene in uno stato continuo di movimento". Il cervello si adatta a queste ripetute distrazioni trasformandoci in pensatori superficiali, sempre più incapaci di concentrarci, di leggere un testo lungo o di connettere le informazioni che riceviamo. Carr cita Seneca, ricordando che essere dovunque - come ci consente di fare Internet - equivale a non essere in nessun luogo. L'autore però non riesce a fornire una spiegazione davvero convincente del perché i "pensieri diversi" del Web siano oggettivamente peggiori di quelli prodotti dalla cultura della stampa o perché la tecnologia cartografica, per esempio, "diede all'uomo una mente nuova e più aperta, in grado di comprendere meglio le invisibili forze che danno forma al suo territorio e alla sua esistenza".
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    Nonostante il pessimismo di Socrate la razza umana a continuato a prosperare e crescere nonostante la scrittura, o forse proprio grazie ad essa. Internet in generale, e i motori di ricerca nello specifico, sono solo strumenti, molto comodi da utilizzare, perché mettono a disposizione praticamente tutto in tempo reale. In quanto strumenti, come tali non ci possono rendere più o meno stupidi di quanto possa fare un libro, che è uno strumento per la conservazione e la trasmissione del pensiero. D'altra parte, un libro aperto mi può rendere più intelligente, di un libro chiuso. Nella Cina di Qin Shi Huang nell'anno 212 a.C si bruciavano libri, come in "fahrenheit 451", e alcuni stati impongono restrizioni alla rete. Questa preoccupazione la dice lunga sul fatto se la rete ci rende più o meno stupidi.
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    interessantissimo articolo. Vorrei sottolineare, secondo il mio modestissimo parere, generalizzando il discorso alla tematica generale, come la "tecnologia" intesa nella dizione puramente tecnica del termine svolge nella moderna società un compito di supporto al quotidiano. sotto numerosi aspetti si dimostra addirittura indispensabile (vedasi ad esempio le terapie quotidiane di ipo "salva-vita" indispensabili ed attuate solo esclusivamente attraverso sofisticatissime apparecchiature), sotto altri è sicuramente superflua. Secondo me, essendo un acerrimo sostenitore dei libri cartacei, nè è dimostrazione di inutilità la recente introduzione nel mercato multimediale dei cosiddetti libri informatici. Attenzione, non dico che il mondo del web sia sbagliato, ma solo che andrebbe approfondito con moderazione nei suoi aspetti più basilari (letteratura di tipo elementare)
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    A parer mio penso che la scoperta delle nuove tecnologie ci permette di essere informati e collegati con il resto del mondo in qualsiasi momento e questo è un vantaggio ma nello stesso tempo ci mette in una condizione di passività e di pigrizia se non stiamo attenti. Ad esempio Internet pone l'efficienza e l'immediatezza al di sopra di qualsiasi altra cosa, indebolendo di conseguenza la nostra capacità di leggere profondamente, come facevamo invece quando la carta stampata aveva fatto delle opere letterarie prodotti di largo consumo tra i lettori di tutti gli strati sociali. "Siamo diventati meri decodificatori di informazioni" possiamo dire. E c'e' caso che in breve finiremo tutti col pensare come Google, conversare come le e-mail e parlare come Twitter.
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