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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged ipertestuale

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lorenzarossi

Mente Ipertestuale - 17 views

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    La logica ipertestuale, connettiva, reticolare, multi-sequenziale, si offre come terreno fertile se si intende coltivare quella "testa ben fatta" (e non ben piena), auspicata da Edgar Morin nella sua omonima opera sulla riforma dell'insegnamento e del pensiero. È impossibile, infatti, non cogliere delle evidenti analogie tra la suddetta logica ipertestuale e le modalità connettive di pensiero connaturate nella mente umana.
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    Cosa intendeva Morin con la sua espressione : "Una testa ben fatta (e non una testa ben piena)"? Innanzitutto l'importanza di saper collegare, estrapolare, dedurre dalle informazioni offerte dall'ambiente : in una parola utilizzare in maniera creativa le capacità logiche, come ci viene dimostrato da questo breve saggio
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    Interessante analisi su mente e logica ipertestuale, forme attive di pensiero, interconnessione, ipertesto e sull'importanza di quanto queste nuove tecnologie possano influire positivamente sullo sviluppo cerebrale e sulla capacità della mente di creare interconnessioni logiche.
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    La logica ipertestuale, connettiva, reticolare, multi-sequenziale, si offre come terreno fertile se si intende coltivare quella "testa ben fatta" (e non ben piena), auspicata da Edgar Morin nella sua omonima opera sulla riforma dell'insegnamento e del pensiero. È impossibile, infatti, non cogliere delle evidenti analogie tra la suddetta logica ipertestuale e le modalità connettive di pensiero connaturate nella mente umana.
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    #Multitasking http://www.luca-mercatanti.com/2008/11/14/generazione-multitasking/ Si, siamo diventati una generazione multitasking ormai. Stiamo lavorando al computer, stiamo scrivendo su un foglio di calcolo, all'improvviso ci squilla il cellulare, magari con l'ultima canzone del nostro gruppo musicale preferito che abbiamo scaricato 2 minuti prima mentre stavamo masterizzando un gioco, leggiamo l'SMS che ci è arrivato, il quale ovviamente è da decifrare a causa di tutte le centinaia di abbreviazioni inserite, poichè per risparmiare si cerca sempre di non superare i 160 caratteri. Mentre rispondiamo al nostro SMS ci interrompiamo qualche secondo per scrivere qualcosa al nostro amico su Msn, oppure via e-mail. Riprendiamo in mano il cellulare e riusciamo finalmente a inviare il nostro SMS. Dopo aver ascoltato la suoneria del nostro cellulare ci viene voglia di ascoltare qualche canzone di quel gruppo musicale, quindi entriamo su YouTube e iniziamo a guardarci dei video. Accidenti però… Sulla destra ci sono dei video correlati! Diamoli una occhiatina, anzi no, prima finiamo di ascoltare la nostra canzone preferita mentre cerchiamo di completare il foglio di calcolo. Nel frattempo è arrivato un nuovo SMS e il giro ricomincia, solo che adesso c'è di mezzo anche YouTube. Ci ricordiamo inoltre che dobbiamo caricare delle foto su Flickr e scrive anche un nuovo articolo per il nostro Blog… E qui si va in paranoia. Accendiamo quindi un altro computer, magari il portatile di lavoro e dopo esserci collegati ad Internet iniziamo a uplodare i vari file. Mentre il nostro laptop inserire le foto su Internet ritorniamo all'altro computer per poter finire finalmente il foglio di calcolo. Ancora qualche minuto, altre telefonate, altre conversazioni tenute in chat e finalmente ci siamo riusciti. In 10 minuti siamo riusciti a fare 20 cose contemporaneamente. Siamo diventati una generazione multitasking. Approposito… Mentre scrivevo questo articolo ho tenu
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    L'idea di ipertestualità, in realtà, risale alla prima metà del novecento, anche se le prime implementazioni avvengono nella metà degli anni sessanta. Nel 1945 il fisico Vannevar Bush pubblicò l'articolo "As we may think" nel quale si poneva la questione di come possiamo orientarci in mezzo all'enorme quantità di informazioni e di conoscenze che ci circondano. La mente umana funziona per associazioni, cioè in forma non lineare e non sequenziale, seguendo un modello completamente diverso da quello logico sequenziale della scrittura alfabetica, e perciò non è in grado di "trattenere" tutte le informazioni, c'è necessità di una macchina che possa supportare o addirittura sostituire la nostra mente. Nasce così l'idea del Memex . nel 1960 Nelson segue la visione di un sistema di "idee interconnesse" che fa riferimento a qualsiasi tipo di dato, è la sua idea di literacy: "con un ipertesto possiamo creare nuove forme di scrittura che riflettano la struttura di ciò che noi scriviamo e i lettori possono scegliere percorsi diversi secondo le loro attitudini o del corso dei loro pensieri in un modo finora ritenuto impossibile".
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    Interessante articolo di approfondimento "Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso"
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    ipertesto è un insieme di testi o pagine, leggibili con l'ausilio di un'interfaccia elettronica; è costituito da tante pagine che a loro volta sono collegate tra loro da collegamenti ipertestuali (hyperlink o rimandi). A differenza di un testo tradizionale, l'ipertesto non è lineare e quindi leggendolo, si può passare liberamente da una pagina all'altra attraverso l'ausilio dei link ma, lungo il percorso, ci si può anche perdere. Se l'ipertesto viene pubblicato "in rete", per non appesantire il caricamento delle pagine, è consigliabile utilizzare i thumbnails (immagini di piccola dimensione). Ciascun thumbnail, successivamente viene "collegato", attraverso un link, all'immagine di dimensioni originali (più grandi). Una delle caratteristiche più interessanti di un ipertesto è quella di poter essere sempre "in costruzione" e quindi sempre aggiornato e innovato (tempo permettendo !!!! ;) inoltre permette di creare essere facilmente costruito a più mani quindi in modocollaborativo . Come abbiamo già detto, i collegamenti possono essere chiamati anche link e sono punti di unione tra più pagine. Quando con il mouse ci si sposta sopra un collegamento, il cursore del mouse si trasforma in una manina. Cliccando su un link ci si può spostare da una pagina all'altra. http://www.hyperfvg.org/fvg/ipert_main.html
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    Un confronto tra le logiche ipertestuali e le modalirà connettive del pensiero (ovvero: come le tecnologie informatiche potenziano gli strumenti cognitivi).
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    Si tratta di un articolo che presenta la tesi di laurea "Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso". (Per chi fosse interessato, è possibile registrarsi, contattare l'autore, scaricare la tesi in pdf, cercarne di simili). Si concentra sull'attribuzione di significato, sulle "forme attive di pensiero" di cui parla Edgar Morin, favorite dal carattere ipertestuale delle informazioni: occorre strutturare propri percorsi per "nessi" non essendo appunto lineari, e tutto questo grazie all'interattività intrinseca alle tecnologie in rete. Questo significa operare delle sintesi, costruire significati, elaborare informazioni, appropriarsi dei contenuti, operare delle scelte.
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    Davvero interessante la tesi di Angelica Vecchiarino. Viene a essere completamente superato il principio della linearità del pensiero. Il pensiero può essere nutrito ma non riempito di contenuti, In tal modo il pensiero diventa la fonte organizzativa della conoscenza che si serve dei contenuti per creare associazioni tra gli stessi. A proposito delle associazioni di idee e di conoscenze: i Surrealisti come Breton, Max Ernst e Dalì avrebbero saccheggiato tutte queste idee e le avrebbero rielaborate. Ma queste nuove idee appartengono a un'epoca molto lontana ormai dalle ricerche sul linguaggio onirico...e, d'altra parte qui non si tratta di attività inconscia, ma cosciente. Tuttavia mi piaceva fare riferimento a queste suggestioni del passato.
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    Dalla tesi di Angelica Vecchiarino; 1) Il principio sistemico ed organizzazionale: ossia la capacità di legare le parti al tutto (tendendo sempre presente che il tutto è più ma anche meno della somma delle parti); 2) il principio ologrammatico: il paradosso della complessità per cui il tutto è inscritto in ogni singola parte (per cui anche la società è presente negli individui); 3) dell'anello retroattivo: contro la logica della causalità lineare, ogni causa è anche effetto e viceversa; 4) dell'anello ricorsivo: gli uomini producono la società mediante le loro interazioni, ma la società in quanto globalità emergente produce l'umanità di questi individui portando loro il linguaggio e la cultura; 5) dell'autonomia/dipendenza, gli esseri umani sviluppano la propria autonomia dipendendo dalla cultura; 6) dialogico: l'unione di principi che a prima vista paiono elidersi a vicenda, o essere in completa antitesi: vita/morte; ordine/disordine ecc.; 7) della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza: ogni conoscenza è una ricostruzione, una traduzione da parte di una mente/cervello in una data cultura e in un dato tempo (Ivi).
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    Articolo molto interessante...
Mauro De Merulis

tecnoteca.it - Multimedialità  e Ipertesti - 8 views

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    La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero.
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    Un'altra figura di grande importanza è Theodor Holm Nelson, laureato in filosofia, nato nel 1937 ed è considerato il più visionario, il più inventivo tra i personaggi. Il suo sogno è uno strumento universale attraverso il quale si può accedere alle informazioni. E' lui l'inventore delle parole ipertesto ed ipermedia. Era il momento in cui lavorava in Giappone ad un progetto di nome Xanadu (la città dell'utopia). Nelson ha un punto di partenza, da un lato è molto critico nei confronti dello sviluppo dell'informatica e dall'altro ipotizza la totale accessibilità alle informazioni. Il progetto Xanadu prevede tre parole chiave (immagine 3): connessione, archiviazione, accessibilità. Per connessone si intende la possibilità di connette alla rete una quantità infinita di utenti; per archiviazione si intende la possibilità di registrare le informazioni ed infine la connettività riguarda la facilità di accesso alle informazioni. Il progetto di Nelson non riguarda solo i "testi letterali" propriamente detti ma tutto ciò che è scritto. Nelson non si è preoccupato solo di progettare Xanadu ma anche di risolvere i problemi (immagine 4): per Nelson un problema fondamentale è la scomparsa delle informazioni, quindi occorre una grande capacità di memorizzazione. Inoltre ci deve essere la possibilità di memorizzazione delle opere. Se il progetto prevede una cooperazione generale ciò deve permettere anche la possibilità di modifica delle opere stesse Nelson con Xanadu pensa di aumentare la capacità produttiva e creativa degli utenti. Un testo ipertestuale è un modello che non segue una sequenza lineare come un libro non lineare, ma un insieme di collegamenti all'interno dello stesso testo o tra testi diversi. Ipertestualità vuol dire perdita di un centro, si perde anche il concetto di autorità all'interno del testo e lo stesso lettore può diventare autore del testo. A questo concetto è legato il concetto di interattività, vale
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    La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero.
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    E' un articolo interessante e anche in parte convincente. Quello che io però mi chiedo è: ma davvero funziona un modo di insegnare fatto così? Non è rischioso, soprattutto ad un livello iniziale di apprendimento? Per quanto la "linearità" di un modo tradizionale di insegnare sembri meno efficace (perchè diversa sarebbe stata anche l'antica modalità orale), noi impariamo a leggere gradualmente. Lo stesso nostro modo di approcciare le nuove tecnologie viene da un modo di pensare strutturato dalla "lezione" che segue la modalità lineare. Ad A segue B e poi C. La stessa multitestualità è pensata e strutturata in maniera lineare, a mio avviso. Certo, l'apprendimento non è lineare, ma a balzi ed è vero che la mente umana funziona in maniera non sequenziale. Ma questa non sequenzialità è personale, non data da qualcuno o qualcosa di esterno. Sono io che mi creo i miei collegamenti. Se lo fa qualcuno da fuori, è comunque (a mio avviso) sempre una sequenzialità di informazioni. Solo che questa sequenzialità è data dal mio cercare prima una cosa e poi un'altra. E' una fittizia rete. La vera rete me la creo poi io, nel mio cervello. Io temo che questa "rete" sia pericolosa per l'apprendimento, soprattutto, come dicevo all'inizio, per chi è al livello più elementare dell'apprendimento. Sai cosa mi ha detto un amico medico cinese? Noi occidentali non siamo in grado di vedere l'aura delle persone, perchè nessuno, quando eravamo bambini, ci ha insegnato a coltivare questa capacità. Per la sua generazione (ora ha 55 anni) era normale che, se un bambino vedeva l'aura, questa facoltà venisse coltivata. Come uno che ha un buon orecchio musicale. Niente di eccezionale, ma neppure da non considerare. Ecco quindi che molti adulti vedono l'aura delle persone. Quello che voglio dire è che noi veniamo educati comunque a "leggere" la realtà da quello che i nostri educatori (genitori, parenti, insegnanti, altri bambini) fin da piccoli ci inculcano, perchè così vedon
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    "La mente umana funziona in modo non-sequenziale: gli stessi artifici narrativi che la letteratura ha sviluppato possono essere visti come delle scappatoie dall'appiattimento dell'ordine sequenziale."
Claudio Marzuolo

Descrizione della mente ipertestuale secondo De Kerckhove - 3 views

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    Poche righe, ma che riescono nell'intenzione di De Kerckhove di spiegare il funzionamento di mente ipertestuale e di come arriviamo ad un significato.
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    L'articolo riportato fa immediatamente capire che la mente umana è per sua natura ipertestuale e non lo sia invece diventata con l'ipertesto. Probabilemnte, l'avvento di internet ha dato un nome alla capacità che la nostra mente ha di cogliere diversi significati e/o adattarli a situazioni diverse, ha evidenziato meccanismi prima naturali e poco esplorati.
Walter Tabbi

Il sapere digitale. Pensiero ipertestuale e conoscenza connettiva - 3 views

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    L'articolo è una recensione al libro di Annalisa Buffardi, Derrick de Kerckhove, "Il sapere digitale. Pensiero ipertestuale e conoscenza connettiva" Il sapere digitale origina da due forme il pubblico e il privato, da una parte la comunità con la sua complessità e dall'altra l'individuo con la dimensione soggettiva. Nell'era del tag e del social bookmarking ogni soggetto diviene strumento e motore di ricerca, per se stesso e per gli altri. Attraverso la Rete si assiste ad una socializzazione dei propri processi cognitivi on line e estensione del brain frame digitale.
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    Recensione di "Il sapere digitale. Pensiero ipertestuale e conoscenza connettiva", di Annalisa Buffardi e Derrick de Kerckhove
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    Interessante recensione del linro di Annalisa Buffardi e Derrick de Kerckhove che, attraverso questo volume, delineano il processo e le dinamiche della costruzione delle conoscenze in Rete, a partire dall'impatto cognitivo dei nuovi strumenti che rivoluziona l'approccio alla conoscenza stessa
Marco Valotto

Qualche definizione - 25 views

Vorrei contribuire anch'io alla definizione di Psicotecnologia: La psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, sopratt...

psicotecnologie intelligenza ipertestuale collettiva connettiva congizione distribuita

Romina Mandolini

Multitasking, Switching e Mente Ipertestuale - 1 views

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    Prima di comprendere cosa è il multitasking, dobbiamo capire cosa è un ipertesto, fondamento del pensiero reticolare. Si tratta di una modalità di produrre "significato", utilizzando non solo testi scritti ma video, brani musicali, immagini e svariate altre risorse, collegandoli l'uno all'altro attraverso parole chiavi o tag. Quando parliamo di mente ipertestuale dunque, ci riferiamo alla capacità di collegare queste diverse parti, ciascuna dotata di un proprio senso, all'interno di un'unica visione e di saper trarre da tutto ciò conoscenza. Il multitasking non è altro che questa capacità che la mente ha, di funzionare su più livelli contemporaneamente ed effettuare le necessarie connessioni tra questi livelli. La capacità di rispondere in maniera efficace ed efficiente a più stimoli sensori, quando questi si manifestano contemporaneamente. E' la base dell'intelligenza connettiva, nella quale l'interazione implica diverse sollecitazioni. La mente umana non sembra essere strutturata per operare su più di due attività contemporaneamente, se non al prezzo di un deficit di attenzione e di concentrazione. Eppure nella ricerca di due studiosi americani: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Un 2,5% del campione ha dimostrato, straordinarie capacità di adattamento. Ciò ha provocato un grande interesse scientifico sui meccanismi che hanno caratterizzato questi supertaskers. L'articolo iniziale, scelto per introdurre l'argomento invece, ci illustra come questa facoltà venga utilizzata per migliorare la formazione e l'apprendimento.
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    Molto interessante il passaggio sull'utilizzo del multitasking in ambito metacognitivo. La piattaforma DIIGO che utilizziamo sembra proprio la realizzazione pratica, proprio in ambito didattico come si parla nell'articolo, di un ambiente cognitivo in cui le capacità di scelta, di valutazione, di decisione e di controllo nella selezione degli input di noi studenti possano essere potenziate. Proprio come si dice nell'articolo, infatti, gli studenti sono portati a sviluppare le capacità di scelta, di selezione, di decisione e controllo degli argomenti di interesse e del corso e, man mano che si entra nella logica del sistema, si riesce a capire meglio cosa fare e come usare gli strumenti a disposizione per aumentare l'efficacia nell'apprendimento. Inoltre, penso sia importante ciò che viene affermato e cioè che "non è tanto importante effettuare "scelte corrette" quanto, piuttosto, attribuire un significato alle singole decisioni e trarre da esse conseguenze interpretative ed operative (Cunti, Lo Presti, & Sabatano, 2005)".
Luigi Coccia

la Repubblica/cultura_scienze: 'Con l'ipertesto il lettore puo' diventare narratore...' - 9 views

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    Michael Joyce autore di letteratura elettronica spiega il significato del racconto ipertestuale . Si passa da un sistema di lettura sequenziale a percorsi di lettura diversi . La storia cambia in funzione del percorso seguito dal lettore ,che diventa anche coautore. Si modifica il concetto di apprendimento , da istruttivo si passa ad un apprendimento costruttivo.
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    Certamente il lavoro di Joyce Afternoon's: a story (1987) è stato tra i primi ipertesti letterari a presentarsi come opera letteraria "seria". È stato creato con l'allora appena sviluppato software Storyspace della Eastgate Systems, e la storia può cambiare radicalmente in dipendenza del percorso seguito dal lettore all'interno dell'ipertesto. Ma di sicuro interesse è anche il primo romanzo ipertestuale ad essere stato pubblicato sul Web nel 1994 che è: "Delirium", di Douglas Cooper, che permetteva di navigare all'interno di quattro storie.
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    Può essere utile capire come realizzare un ipertesto in Power Point Un "ipertesto" può essere definito come un insieme di diapositive che devono poter essere consultate in maniera non sequenziale o anche parzialmente. Per realizzare un ipertesto con PowerPoint possiamo idealmente suddividere il lavoro nelle seguenti fasi: progettazione della struttura, realizzazione delle slide, creazione dei collegamenti ipertestuali, assegnazione di effetti e salvataggio del file. [...] http://www.corradodelbuono.it/editoriale/creare_un_ipertesto_con_powerpoint.htm
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    l'ipertesto fa diventare ogni individuo un autore e non più un semplice lettore. Uno spunto di riflessione in merito al web collaborativo, allo switching e alla mente ipertestuale
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    Adoro l' ipertesto perche permette approfondimenti, permette di conoscere e comprendere meglio il significato con cui si sta utilizzando una parole, permette di visualizzare esmpi di quello di cui si sta parlando , o altrimenti permette di scegliere una lettura veloce del testo in corso.
s-marcandalli

Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso - 1 views

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    Nella tesi esposta sulla pagina web a cui il link rimanda, viene illustrata un'interessante analogia tra la mente umana e il computer. Tale paragone non poggia sul voler vedere la mente umana come il software che gira su un hardware, ossia il cervello, come il paradigma della psicologia cognitivista proponeva ai sui albori, ma bensì l'analogia fatta vuole mostrare la somiglianza tra mente e pc da una prospettiva innovativa, ossia la complessità del pensiero umano costitutivo di parti di sapere interconnesse appartenenti una totalità di sapere aperta ed espandibile, che trova similitudine con l'ipertesto, un sistema di interazione multimediale permesso dal pc e dalla rete, che offre l'opportunità di ricerca autonoma del sapere all'individuo, rendendo quest'ultimo costruttore del suo sapere. La complessità del pensiero viene vista come la reticolarità di cui un sistema ipertestuale si avvale e l'utilizzo dell'ipertesto può facilitare l'apprendimento, in quanto permetti di creare connessioni circolari tra i vari saperi riguardo ad un tema di interesse, andado a stimolare le parti intuitive della mente e la sua elasticità
Romina Mandolini

Organizzare senza aver organizzato - 2 views

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    Un secondo contributo all'argomento dei Tag. In evidenza una parte significiativa dell'articolo di Clay Shirky in cui ben si comprende il valore del tag e la sua funzione. Anche in riferimento a ciò che riportavo nel primo contributo, a proposito della definizione che ne ha dato De Kerckhove. Senza i Tag, la rete non potrebbe essere veramente reticolare. Senza Tag non ci sarebbe intelligenza collettiva, non ci sarebbe il concetto di mente ipertestuale, il multitasking e tutto quello di cui stiamo discutendo in questo corso.
ROBERTA BADARACCO

Ipertesto e apprendimento - 6 views

Materiale trovato da internet da cui ho estrapolato il contenuto di nostro interesse. Presentazione realizzata da: Giovanna Faedda Corso di laurea in Scienze delle professioni educative di base Fa...

Bush Nelson Engelbart Xanadu nls ipertesto apprendimento insegnamento costruttivismo conoscenza-attiva scuola

started by ROBERTA BADARACCO on 27 Jun 13 no follow-up yet
De Rose Mario

Scrittura ipertestuale - 2 views

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    Interessante articolo su come l'era dell'informatica abbia modificato la didattica con un focus particolare al tema scrittura ipertestuale e apprendimento. L'articolo in particolare affronta la logica dell'ipertesto alla luce delle prospettive di Bruner e di Gardner.
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    Contenuto trasversale sugli argomenti del corso sulle psicotecnologie. Si parla dell'utilizzo nell'apprendimento e di come deve essere sviluppato un ipertesto a tale scopo.
EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

V ARGOMENTO:MULTITASKING - 5 views

EMANUEL D'AGOSTINO

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
Tucconi Tiziana

Wiki e dintorni... - 0 views

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    Guglielmo Trentin uno dei pionieri dell'e-learning mette a fuoco strategie di collaborative learning con l'obiettivo di riconquistare e rivalutare tale dimensione creando le condizioni di una crescita conoscitiva individuale come risultato dell'interazione di gruppo. Tali strategie sono spesso messe in atto assegnando a un gruppo di studenti il compito di individuare collaborativamente la soluzione a un problema dato (collaborative problem-solving) o di sviluppare un elaborato (co- writing) su un determinato argomento di studio. Si tratta di attività online che oggi, più che in passato, possono sfruttare le ampie possibilità messe a disposizione dai social software, ossia quegli specifici applicativi di rete che consentono di interloquire e di collaborare in gruppo a distanza. Fra questi, per la versatilità nel favorire la scrittura collaborativa, il wiki è senza dubbio uno degli strumenti più efficaci, così come lo sono stati nel passato, per analoghi obiettivi educativi, altri ambienti di sviluppo ipertestuale. Con la differenza che il wiki introduce due elementi chiave: la possibilità della scrittura distribuita e, l'uso di alcune sue specifiche funzionalità, non nate per scopi didattici ma che molto aiutano nel monitoraggio delle attività degli studenti e del livello del loro contributo al lavoro collaborativo.
michelacafarotti

LA COGNIZIONE DISTRIBUITA - 0 views

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    LA categorizzazione e il tagging ,sono i metodi per organizzare al meglio uno o più siti web e i suoi contenuti,che sono anche più rintracciabili :le categorie servono per classificare i contenuti per argomento e sono stabili,rappresentano uno strumento per organizzare i contenuti sul proprio sito ,,ogni contenuto verrà ricondotto alla categoria di appartenenza ,eventualmente articolato secondo una modalità gerarchica a più livelli esempio(sport-tennis).I TAG ,sono invece delle parole chiave o etichette da abbinare ai contenuti pubblicati (questa operazione viene definita taggare). le categorie sono classificazioni per argomento al livello macro (generale) invece i tags sono classificazioni per argomento al livello micro (specifico ) .
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    IL multitasking,è riferito allo svolgimento di varie attività in contemporanea, quindi in una volta sola,come per esempio leggere un articolo sul pc e nel frattempo ascoltare musica,oppure aprire un'altra scheda del browser ,controllare la posta elettronica e sempre nello stesso momento aprire un gioco per computer. LA MENTE IPERTESTUALE, ,Riguarda l'innescare un pensiero non gerarchico ,ma anche di cose mai create,quindi qui c'è un collegamento tra saperi e conoscenze che tra loro hanno un senso.
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    LA cognizione distribuita,riguarda la presa in considerazione di tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento,questo approccio enfatizza la natura "distribuita" nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo ,oltre il singolo individuo riconnettendo l'attività di pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale.
mario prearsi

l'intelligenza in rapporto con le nuove tecnologie - 3 views

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    ho trovato interessante questo articolo che richiama il pensiero di De Kerckhove e confronta le impressioni di Carr . Nel 1962 Mc Luhan fece una predizione :"il computer quale strumento di comunicazione e ricerca ci aiutera' a recuperare le informazioni". Il sociologo De Kerckhove ha posto a confronto questa affermazione con quella dello studioso Nicholas Carr ,il quale sostiene che il motore di ricerca ci sta rendendo meno intelligenti. De Kerckhove prima di arrivare ad una conclusione ,fa una analisi di come internet influisca sulla memoria. La gente afferma, sta avendo un approccio diverso con la lettura e la scrittura. Con internet si scrive e si legge di piu' ma lo si fa in modo diverso da quello tradizionale . Stanno emergendo nella societa' nuovi soggetti che De Kerckhove chiama wreaders .Sono individui che sono contemporaneamente scrittori e lettori. La pagina di internet oltre a leggerla la posso scrivere e manipolare contemporaneamente o metterla in relazione ad altre informazioni. Prima della nascita di Google , la pratica della lettura fatta essenzialmente sui libri, era piu' profonda. Si cercava di analizzare compiutamente i concetti espressi dall'autore. Oggi con Google ,normalmente ,trovato e letto l'argomento cercato si passa ad altro. Questo non significa pero' perdita di intelligenza. Un nuovo medium fa sviluppare una nuova forma di apprendimento. Mentre impariamo ad usare contemporaneamente piu' sistemi tecnologici , organizziamo la mente , mettendo in campo nuove strategie di memorizzazione . Si creano nell'area pre-frontale della nostra testa nuove connessioni sinaptiche. In questa area si integrano le immagini con il pensiero e le sensazioni. In essa avviene la sintesi psiconsensoriale. De Kerckhove ,afferma che si sta sviluppando una forma di intelligenza di tipo ipertestuale. Questo tipo di intelligenza e' sempre esistita, specialmente nella cultura cinese, ma si sta sviluppando con l'uso del computer .
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    #multitasking siamo nell'era multitasking, non solo tecnologicamente parlando, visto che questo è l'approccio ormai d'uso tra i più giovani. Personalmente, pur avvicinandomia i 50, sono sempre stato "multitasking" e , per questo, concordo pienamente con quanto hai scritto. La mente viene sollecitata continuamente, lo stand-by che una volta era riposare la mente "fermandosi" ora la vedo invece con cambio di attivtà e, per questo, si aumenta di rendimento nell'attività- Mi spiego: spesso lavorando in ufficio per "staccare", anche per pochi secondi, navigo nel web alla ricerca di notizie, curiosità, info, Fb, tweeter, ecc, pochi secondi che liberano la mente e questo "stacare" k dura molto meno di una pausa caffè o (per ki fuma, io no :-) ) una pausa sigaretta lo trovo rigenerante ed estremamente produttivo. E' un modo di lavorare multitasking k cozza con k nn ci riesce che, magari, non approva. La stessa cosa la trovo nei miei figli che, in modo naturale, studiano con pc acceso collegato con il mondo e gli amici e "staccano" discutando su fb e/o chat quando vogliono riposarsi: anche in questo caso ho combattuto con moglie e altri genitori dicendo che la cosa non è sbagliata e,anzi, è il futuro e che, il loro arrabiarsi, è legato solo al fatto che non sono in grado di fare altrettanto . L'ipertesto e/o multitasking sono ormai parte integrante della nuova generazione (e, magari, in qualcuno un pò più...vintage come me :-) ) e può fare solo bene!
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    ma sull'era del multitasking pur condividendo che la tecnologia ha portato innovazioni importantissime ritengo che la stessa limiti a volte il nostro modo di sforzarci nel ragionare sulle cose, gli argomenti e quindi anche a limitare la nostra condivisione con gli altri
Sonia Grazzini

Multi-tasking e velocissimi. Così è mutato il cervello dei bambini nativi dig... - 4 views

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    L'evoluzione tecnologica non è riferita solo alla parte meccanica ma sembra che oggi sia abbinata anche a quella umana dove assistiamo come nei film di fantascienza più spinti ad una mutazione genetica che va di pari passo con quella tecnologica. Infatti per la prima volta sentiamo parlare di bambini multitasking o adolescenti touch screan che pensano ed agiscono su più dispositivi contemporaneamente a differenza delle generazioni della fiine degli anni 90 che invece agiscono in monotasking.
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    L'articolo è divertente vero i bambini sono più aperti alle nuove tecnologie e hanno Affordances nuove es utilizzare il cursore tondo dell'ipod non è faticoso o difficile. Ma secondo me c'e' un prezzo molto alto ovvero non solo non si accetta la fatica ma il voglio tutto e subito porta i bimbi ad essere troppo strutturati e nel non saper inventare i giochi (per quanto ne so per la generazione anni '70 ) bastavano due pentole e un pò di posate di legno per giocare o delle mollette per fare astronavi, Il problema si hanno la possibilità di concentrarsi su più dispositivi senza fatica ma mi domando i tempi attentivi ? Quanto in realtà si concentrano su un tema. Vero il pensiero ipertestuale e veloce supera il pensiero lineare ma non c'e' il rischio di perdersi ? non credo che le mutazioni siano biologiche quanto sociali ed educative. da un lato le nuove tecnologie aprono nuovi sviluppi e possibilità ma dall'altro credo tocca sempre tenere presente che ogni scelta a mio dire comporta una rinuncia e il non esserne consapevoli può portare in futuro non solo al divario di gente con un gap generazionale ma anche il rischio di avere una generazione che va tanto veloce che, personalmente, credo che rschino di perdersi qualcosa per strada.
campiotti

Multitasking, Switching e Mente Ipertestuale - 1 views

Il multitasking umano rappresenta il vangelo in un mondo che punta all'ottimizzazione dei processi e delle attività: portare a termine un numero maggiore di mansioni e farlo nella maniera più veloc...

#Multitasking

started by campiotti on 26 Jan 17 no follow-up yet
rosa maria tafuri

COSA E' L'INTELLIGENZA? - 6 views

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    L'intelligenza può essere definita come un complesso di condizioni che hanno a che fare con la CONOSCENZA sui MECCANISMI DI ACQUISIZIONE di questa e sulle MODALITÀ DI APPLICAZIONE della stessa alla realtà.
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    Buon articolo da poter utilizzare come base di partenza per il nostro corso
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    In psicologia, il termine intelligenza è riferito alla capacità di acquisire conoscenze da utilizzare in situazioni nuove, adeguando (o modificando, quando necessario) le strategie individuali alle caratteristiche dei problemi, agli obiettivi perseguiti e ai risultati ottenuti. L'intelligenza può essere definita come la capacità di apprendimento e di comprensione, che si differenzia da ciò che viene comunemente chiamato intelletto in quanto comprende anche la capacità di affrontare situazioni concrete in modo efficace e di rielaborare le esperienze e gli stimoli esterni. L'intelligenza viene quindi descritta non come una particolare abilità, ma come una capacità generale dell'individuo di cogliere ed affrontare il mondo; una capacità globale che consente all'individuo di comprendere la realtà e di interagire con essa. L'intelligenza è, quindi, un'entità globale e multisfaccettata non singolarmente definibile. Infatti, una delle prime problematiche incontrate nello studio del concetto è stata proprio quella di formulare una definizione consensuale dell'oggetto di studio.
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    I contributi di Gadner e Sternberg inducono a ritenere che nell'intelligenza siano presenti aspetti personali e sociali. Intelligenza sociale: competenza con cui le persone affrontano i problemi della vita quotidiana. L'intelligenza sociale si riflette nell'abilità delle persone di perseguire i propri obiettivi adattando flessibilmente il proprio comportamento in modo da trarre il maggiore vantaggio dalle circostanze. Intelligenza emotiva: essa coincide con la capacità di comprendere le emozioni e i sentimenti propri e altrui e usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni. Salovery ha individuato delle componenti dell'intelligenza emotiva: riconoscimento delle emozioni in se stessi e negli altri, regolazione delle emozioni proprie e degli altri, l'uso strategico delle emozioni per scopi connessi alla motivazione e alla soluzione dei problemi. Goleman ha individuato sette aspetti dell'intelligenza emotiva: autocoscienza, automotivazione, persistenza di fronte alle avversità, controllo degli impulsi, regolazione dell'umore, empatia, ottimismo. Le emozioni svolgono un ruolo dinamico nei processi di autoregolazione. Una difficoltà che si è riscontrata nello studio dell'intelligenza emotiva è relativa alla difficoltà di misurare l'intelligenza emotiva. Saggezza: Baltes sostiene che la saggezza coincide con una competenza cognitiva relativa a questioni riguardanti la pratica e il significato della vita quotidiana. Essa riguarda le conoscenze possedute sulle caratteristiche essenziali della natura umana e del suo sviluppo, le relazioni dell'individuo con il mondo sociale. Un individuo per essere saggio deve possedere sia le conoscenze, sia le strategie per metterle in pratica. le conoscenze si acquisiscono grazie all'esperienza. La saggezza sembra aumentare con l'età.
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    Pensare non è assolutamente un attività solitaria soprattutto con l'affermazione dell'era elettronica in cui INTER-LIGERE significava già collegare contenuti, ciò che oggi in Rete definiamo "Linking", ovvero legare insieme azioni separate. Si può affermare che il computer stimoli capacità già disponibili nella nostra mente, esternalizzando la nostra intelligenza ipertestuale; Rende visibili le nostre idee o progettazioni, le memorizza in documenti, ne permette la rielaborazione nel tempo e la condivisione con gli altri. Cosi dal pensiero individuale, la tecnologia ci ha condotto alla nuova intelligenza collettiva.
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    ...infatti, la nuova intelligenza collettiva, o "connettiva", così come sosteneva Pierre Levy. L'uso di Internet favorirebbe la nascita di questa nuova forma di intelligenza connettiva: la ricerca di informazioni, lo scambio di informazioni e la loro rielaborazione comune producono un risultato molto superiore alla loro semplice somma e danno vita a forme di conoscenza e stili di apprendimento diversi e del tutto nuovi.... I paradigmi dell'apprendimento aperto e dell'apprendimento cooperativo, che tratteremo in seguito, rientrano in questo concetto di intelligenza collettiva e nel modello di rete che è anche simbolo di una diversa organizzazione dell'attività umana, nel senso di una società più flessibile e decentrata.
Mario Amendola

MenteCritica » Davvero Google Rende Stupidi? - 4 views

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    Interessanti considerazioni sull'articolo di Nicolas Carr "Davvero Google Rende Stupidi?" su ipertesto, interconnessione attraverso la rete, logica multitasking e conseguenze sullo sviluppo del pensiero.
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    Vorrei completare questo contributo tentando di riassumere le argomentazioni di De Kerckhove contenute nella lezione n. 5 in risposta alle considerazioni di Carr. De Kerckhove definisce molto duramente quest'articolo come "Un manifesto per il dilettantismo perpetuo" pur riconoscendo la validità di molte osservazioni di Carr, ma reinterpretandone portata e conseguenze. In particolare De Kerckhove: * Contesta l'osservazione per la quale la gente non legge più e si limita a guardare solo le immagini in televisione o su Internet. In realtà, dice De Kerckhove, la gente legge e scrive più che mai. Il rapporto che abbiamo con la lingua scritta, che si tratti di leggerla o scriverla, è più forte e più diffusa che mai e questo deriva anche dal proliferare di innumerevoli supporti che ci consentono questa attività nel continuo (cellulari, smart phone, ipad, etc) * Osserva come, grazie ad internet, sia cambiato il modo di fruizione dei testi: il lettore è diventato attivo trasformandosi in lettore/scrittore (wreaders). Non è possibile leggere qualcosa su internet senza partecipare con uno scritto, cliccando, collegando, con la ricerca di varie cose, e, in conseguenza, le nostre pratiche di lettura e scrittura sono cambiate * Carr denuncia il venir meno di un necessario rapporto di profondità con il testo scritto: un tempo "amavo immergermi in un libro, esplorando le varie profondità del significato ... ora salto da una pagina ad un'altra, vado fino alla fine del libro, semplicemente non ho la tranquillità mentale che è necessaria per penetrare davvero il libro". Questo è un comportamento generalizzato, soprattutto tra i giovani che utilizzano i motori di ricerca per fare i compiti, svolgendoli di fatto in maniera superficiale e quasi "gratuita". (continua)
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    Di qui la considerazione che Google ci rende stupidi. In realtà, controbatte De Kerckhove, Google è uno strumento utile e non è distruttivo: quando un nuovo media arriva, modifica certe facoltà, alcune priorità, ne porta di nuove e poi ci dota di una nuova forma. * A tale proposito De Kerckhove sintetizza i risultati degli studi di Gary Small in relazione alle attitudini che i bambini sviluppano attraverso l'uso del computer: 1) aumenta il loro bisogno di connettività; 2) assumono una maggiore consapevolezza di loro stessi, la sensazione di diventare persone migliore grazie all'apprendimento che il computer assicura loro; 3) aumentano in conseguenza la loro autostima; 4) il maggior coinvolgimento dell'ippocampo, che è la zona che mette insieme tutte le immagini, dà loro una sensazione di maggior controllo sulla realtà; 5) effetto secondario è l'attenzione frammentata. Questo significa che in realtà raccogliamo informazioni in modo estremamente rapido, passiamo sulle cose molto velocemente, ma il problema che Gary Small scopre è che i ragazzi non tengono in mente nulla, la loro attenzione è divisa. diversi esperimenti hanno dimostrato che i giovani di oggi ad età comparabili di bambini di dieci, quindici anni fa, hanno perso qualcosa della loro capacità di leggere fisionomie, di leggere i volti, di capire ciò che le espressioni delle persone effettivamente significano, anche di riconoscere alcune persone. Questo ha a che fare con il nostro rapporto con gli schermi: passiamo più tempo con gli schermi che con le persone, e lo schermo, per quanto sia di qualità, è comunque una rappresentazione ridotta del volto e della fisionomia. In sintesi De Kerckhove riconosce il cambiamento, ma non lo bolla come effetto necessariamente negativo. (continua)
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    * Introduce il concetto di intelligenza ipertestuale: navigare tra i documenti collegati implica una ginnastica mentale ed è comunque necessario un qualche tipo di profondità al fine di valutare i collegamenti ipertestuali * Secondo Carr la concentrazione sul testo è necessaria perché si avvii il processo di archiviazione dalla memoria di breve periodo alla memoria di lungo periodo. Questo oggi non è più possibile: "On line siamo di fronte ad una molteplicità di rubinetti di informazioni alla massima apertura. La nostra elaborazione mentale salta da un rubinetto all'altro perdendosi nel processo". In realtà, controbatte De Kerckhove, Endel Tulving, uno dei massimi esperti mondiali sulla memoria, ha scoperto è che la memoria a breve termine e la memoria a lungo termine non sono gli unici tipi di memoria nell'elaborazione dell'informazione. Egli ha ne individuato almeno altri due tipi: ciò che egli chiama memoria episodica e semantica. La memoria episodica è la memoria dell'esperienza sensoriale delle cose, è stimolata dai sensi ed è in grado di contenere e sostenere molte più cose e di tipo diverso dalla memoria a breve termine. E' anche utilizzata per trasferire le informazioni nella memoria a lungo termine e quindi il ragionamento di Nicholas Carr non è completamente corretto. La memoria semantica è una memoria che registra le cose che sappiamo, in combinazione con la verifica di esperienza diretta che la memoria episodica ci dà. (continua)
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    La conclusione è che internet ci sta indubbiamente cambiando, ma non è detto che lo faccia in peggio. L'iperscrittore-lettore è colui che legge e scrive al tempo stesso, in costante dialogo con l'ipertesto. Egli ha perso la sua mente che è stata incapace di dare un senso se non in frammenti, ha perso la profondità così che la memoria - e l'identità - dell'utente è ora fuori e non dentro il suo corpo. Non potremmo vivere abbastanza esperienza sensoriale al fine di avere una frazione della quantità di informazioni che Google ci offre come strumento di recupero. Di fatto è l'estremizzazione di un fenomeno che si era già stato introdotto con la tecnologia della scrittura e al quale Eric Havelock aveva saggiamente risposto "Mettere la memoria di fuori della mente dà spazio per l'invenzione e la pratica dell'intelligenza".
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