Skip to main content

Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Contents contributed and discussions participated by valeria de luca

Contents contributed and discussions participated by valeria de luca

valeria de luca

Tonino Cantelmi "Esserci, con e per progressione magnifica. La riscoperta del... - 2 views

started by valeria de luca on 12 Mar 12 no follow-up yet
  • valeria de luca
     
    Esserci, esserci-con, esserci-per: questa è la "progressione magnifica" che permette di partire da un Io (l'esserci), per passare ad un Tu (l'esserci-con) e infine giungere ad un Noi (l'esserci-per), dimensione ultima e sola che apre alla generatività, alla creatività ed all'oblatività. Il punto di partenza della "progressione magnifica" è l'esserci, che in ultima analisi richiama all'identità. Nella "cultura del narcisismo", per usare la definizione di Christopher Lash, anche le espressioni più progressiste dell'identità sono contaminate da una straordinaria enfatizzazione dell'ego, dalla elefantiasi dei bisogni di autoaffermazione e da una sorta di emergenza di uomini e donne "senza qualità", come direbbe Robert Musil.

    Ma cosa vuol dire "esserci" nella società liquida di cui parla Baumann? Esserci vuol dire rinunciare ad una identità stabile, per entrare nell'unica dimensione possibile: quella della liquidità, ovverossia dell'identità mutevole, difforme, dissociata e continuamente ambigua di chi è e al tempo stesso non è. In fondo la tecnologia digitalica consente all'uomo e alla donna del terzo millennio di essere senza vincoli, di tecnomediare la relazione senza essere in relazione, di connettersi e di costruire legami liquidi, mutevoli, cangianti e in ogni istante fragili, privi di sostanza e di verifica, pronti ad essere interrotti. Cosicché si è passati dall'uomo-senza-qualità di Musil all'uomo-senza-legami di Baumann in una sorta di continuità-sovrapposizione che viene a definire il nuovo orizzonte del tema identitario. Ed ecco che l'esserci è minato alla sua origine. La crisi dell'identità maschile e femminile, per esempio, ne è l'espressione più evidente.

    L'identità, cioè l'idea che ognuno di noi ha di se stesso e il sentirsi che ognuno di noi sente di se stesso, è dunque in profonda crisi, e il nuovo paradigma è l'ambiguità. La crisi dell'esserci ha una prima conseguenza. Se all'uomo d'oggi è precluso il raggiungimento di una identità stabile, che si articola e si declina nelle varie dimensioni, come in quella psicoaffettiva e sessuale, la conseguenza prima è che l'esserci-con (per esempio la coppia) assume nuove e multiformi manifestazioni. L'esserci-con non è più il reciproco relazionarsi fra identità complementari (maschio-femmina per esempio), sul quale costruire dimensioni progettuali nelle quali si dispiegano legittime attese esistenziali, ma diviene l'occasionale incontro tra bisogni individuali che vanno reciprocamente a soddisfarsi, per un tempo minimo, al di là di impegni reciproci e di progetti che superino l'istante. L'esserci-con è fatalmente legato alla soddisfazione di bisogni individuali che solo occasionalmente e per aspetti parziali corrispondono. In altri termini l'incontro tra due persone è fondamentalmente basato sulla soddisfazione narcisistica, individuale e direi solipsistica di un bisogno che incontra un altro bisogno, altrettanto narcisistico, individuale e solipsistico. Questo incontro si dispiega per un tempo limitato alla soddisfazione dei bisogni e l'emergere di nuovi e contrastanti bisogni determina inevitabilmente la rottura del legame e la ricerca di nuovi incontri.

    La fragilità dell'essere-con dei nostri tempi si evidenzia attraverso la estrema debolezza dei legami affettivi, che manifestano un'ampia instabilità e una straordinaria conflittualità. Se l'identità è liquida, anche il legame interpersonale è liquido, cangiante, mutevole, individualista e fragile. L'uomo del terzo millennio sembra rinunciare alla possibilità di un futuro e concentrasi sull'unica opzione possibile, quella del presente occasionale, del momento, dell'istante.

    Fatalmente, il trionfo dell'ambiguità identitaria, la rinuncia al ruolo ed alla conseguente responsabilità, il ridursi dell'esserci-con all'istante ed al bisogno, fatalmente tutto questo mina l'esserci-per, cioè la dimensione generativa e oblativa dell'uomo e della donna. Per esempio, se decliniamo tutto ciò nell'ambito psicoaffettivo e psicosessuale, la rinuncia all'esserci (identità sessuale e relativi ruoli) non può non trasmettersi in una inevitabile mutazione critica della dimensione coniugale (esserci-con), che a sua volta precipita in una crisi senza speranze la dimensione genitoriale (esserci-per). Ed infatti la transizione al ruolo genitoriale sembra divenire una sorta di utopia: la rinuncia alla genitorialità o il suo semplice rimandarlo nel tempo sono un fenomeno sociale tipico dei nostri tempi. Perciò identità liquide fanno coppie liquide, che a loro volta fanno genitori liquidi, dove per liquido possiamo intendere molte cose, ma una soprattutto, la debolezza del legame.

    La "progressione magnifica", di cui parlavo all'inizio, diviene dunque una progressione "liquida". Ma il punto di partenza è nell'esserci, ovvero nel tema dell'identità. Nell'epoca di Facebook, l'identità si virtualizza, come anche le emozioni, l'amore e l'amicizia. La virtualizzazione è la forma massima di ambiguità, perché consente il superamento di vincoli e di confronti, aprendo a dimensioni narcisistiche imperiose e prepotenti. Eppure qualcosa non funziona. Lo avvertiamo dall'incremento del disagio psichico, dal sempre più pressante senso di smarrimento dell'uomo liquido, dalla ricerca affannosa di vie brevi per la felicità, dall'aumento del consumo di alcol e stupefacenti negli stessi opulenti ragazzi della società di Facebook, dall'affermarsi di una cupa cultura della morte, dall'inquietante incremento dei suicidi, dal malessere diffuso. Qualcosa dunque non funziona: la liquidità dell'identità, con tutte le sue conseguenze, non aumenta il senso di felicità dell'uomo contemporaneo.

    Alcuni studi sul benessere fanno osservare che la felicità non è correlata con l'incremento delle possibilità di scelta. Questi dati fanno saltare una convinzione che sembrava imbattibile. La felicità dunque non è correlata con l'incremento delle possibili scelte dell'uomo (una visione ovviamente molto legata al capitalismo). Gli stessi studi correlano la felicità con il possedere invece un "criterio" per scegliere. Avere un criterio per scegliere rimanda ad altro: avere un progetto, delle idee, una identità. Ed ecco che il cerchio si chiude: il tema della liquidità è sostanzialmente il tema della rinuncia ad avere criteri (cioè dimensioni di senso). Ma questa rinuncia ha un prezzo: l'infelicità. Ecco perché la "magnifica progressione" mantiene anche oggi, e direi soprattutto oggi, un alto valore, proprio per il suo portato anti-liquidità. Costruire dimensioni identitarie stabili e non ambigue, instaurare relazioni solide e che si dispiegano lungo progetti esistenziali che consentono l'apertura alla generatività ed all'oblatività, sono ancora, in ultima analisi, l'unico orizzonte di speranza che si apre per l'uomo del terzo millennio, immerso nel cupo e doloroso
valeria de luca

Realtà virtuali e identità soggettiva - Nuovi mondi e psicopatologia del Sé P... - 5 views

  • valeria de luca
     
    Prof. Moreno Marcucci - Dott. Giuseppe Lavenia
    Prof. Moreno Marcucci
    Dott. Giuseppe Lavenia

    Università degli Studi di Urbino
    Corso di laurea in Psicologia
    Cattedra di Psicologia delle Dipendenze Patologiche
     
     
    La diffusione delle nuove tecnologie sta modificando in breve tempo le nostre abitudini e le modalità d'intendere i processi di comunicazione. I nostri parametri spazio temporali mutano continuamente in relazione al costante aggiornamento delle nuove tecnologie e con esse si modifica sempre più il nostro sistema di comunicazione con gli "altri significativi". In passato scrivere una lettera richiedeva tempi lunghi, talvolta non si era neanche sicuri che il destinatario l'avesse ricevuta.

    Questa estate durante le ferie estive mi sono trovato, per altro con piacere, a scrivere delle cartoline, cercare francobolli o la buca delle lettere. Mi sono sentito un "cavernicolo" ormai ampiamente abituato a comunicare attraverso la posta elettronica e le chat-line.

    La tecnologia modifica le nostre abitudini e la nostra vita, ma a fronte degli innumerevoli vantaggi apportati dall'applicazione di queste nuove tecniche iniziano a manifestarsi "situazioni particolari" definite da alcuni autori come psicotecnologie. L'utilizzo delle nuove apparecchiature interagisce con il nostro apparato psichico e per la prima volta nella storia del genere umano, l'uomo ha ideato un dispositivo che lo costringe a adeguarsi al "suo" modo di " pensare"; l'utilizzo del personal computer richiede un reale adattamento mentale al suo funzionamento e di conseguenza spinge il soggetto a adeguare le proprie funzioni cognitive al funzionamento della macchina.

    Alcuni studiosi statunitensi hanno evidenziato un cambiamento nelle modalità di comunicazione del linguaggio parlato degli adolescenti in relazione all'uso dell'informatica. Sempre più spesso questi adolescenti terminano le frasi in tono crescente e lievemente dubitativo, come per suggerire che tutto quanto dicono sia una domanda più che un'affermazione (fenomeno battezzato come upspeak). La natura condizionale e aperta di questo nuovo modo di parlare sembra suggerire che i pensieri di ciascuno, per avere un senso ed essere convalidati, debbano essere sempre collegati alle relazioni altrui.

    C'è apparso quindi indispensabile analizzare le modificazioni che si verificano nella psiche umana in rapporto con l'ormai totale diffusione della rete e, per quanto riguarda noi operatori delle salute mentale, il possibile approccio per quei fenomeni psicopatologici riuniti nella sigla di IAD (Internet Addiction Disorder) che sempre più frequentemente si manifestano nella pratica clinica.

    Elementi di psicopatologia
    L'utilizzo della rete e delle varie applicazioni è in grado di determinare un ampliamento ed una errata percezione dei confini del Sé. Presi nel vortice dei rapporti sociali, dividiamo disperatamente la nostra limitata attenzione, concedendo frammenti della nostra coscienza a ogni cosa o persona che richieda il nostro tempo. Nel farlo, rischiamo di perderci pian piano nella rete labirintica di connessioni mutevoli e temporanee in cui siamo sempre più integrati. Gergen scrive: "Questa frammentazione della percezione di sé corrisponde a una molteplicità di relazioni incoerenti e fra loro sconnesse. Queste relazioni ci spingono in una miriade di direzioni, invitandoci a interpretare una varietà di ruoli tale da far sfumare il concetto stesso di sé autentico, dotato di caratteristiche conoscibili. Il sé completamente saturato diventa un non sé.

    D'altro canto la mancanza di una reale presenza fisica e l'impossibilità di poter accedere a tutta una serie di messaggi non verbali ai quali siamo abituati nelle relazioni interpersonali diminuisce la possibilità di accesso a tutta una serie d'informazioni fondamentali nell'interazione tra due individui. Questi due fenomeni appena descritti sono alla base di sensazioni d'onnipotenza legate all'uso di Internet e ai vissuti di depersonalizzazione spesso descritti nelle situazioni di grave intossicazione.

    Elemento fondamentale per comprendere le dinamiche legate alla dipendenza da Internet è il fenomeno della "distorsione del tempo" prodotta dalle chat. La comunicazione in chat possiede "l'interattività" che le permette di essere assimilata alle altre forme di comunicazione verbale. Ciò porta istintivamente a confrontarla con esse e a considerare come unità di misura del tempo il volume di informazioni trasmesse e ricevute. Purtroppo nonostante l'interattività, la chat è comunque più lenta di una comunicazione verbale, per cui alla fine di una conversazione in cui ci si sono scambiate "tot" informazioni il tempo trascorso sarà molto maggiore di quanto sarebbe stato se la comunicazione fosse avvenuta a voce.

    Questo però viene percepito solo successivamente quando controllando l'orologio si vede che, come sempre, si è stati in chat molto più tempo di quanto non ci si era prefissati. Non è solo la chat a possedere questa peculiarità ma a nostro avviso tutta la struttura del net, sebbene con forme diverse, amplifica il problema tempo. Fra tutti ricordiamo l'ipertesto, elemento fondamentale della rete, costituito da una serie infinita di collegamenti che ci portano a navigare per ore e ore ricercando e reperendo una quantità così vasta d'informazioni che la mente umana non può "contenere" e rendendo in questo modo il nostro "viaggio" vano.

    Problematica psicopatologica legata alla distorsione del tempo è l'alterazione spazio temporale prodotta nel soggetto che rimane collegato per molte ore, talvolta per giorni, in internet. Alcuni pazienti vanno incontro ad un' inversione del ritmo sonno veglia e a veri e propri stati deliranti in rapporto al costante utilizzo della rete, questi sono i casi di M e di G.

    Esperienze Cliniche
    M., 22 anni, universitario, domiciliato a Latina, nel test (che tratteremo in seguito) ha ottenuto un punteggio di 122/125; dall'anamnesi non sono emersi problemi psicopatologici rilevanti; M. più passava il tempo più aumentava progressivamente le ore passate on-line; diceva di essere ossessionato dai download; per accelerare tale processo, era dovuto ricorrere ad un cambio di abbonamento, passando da una normale linea 56K, ad una velocissima ADSL; tale passaggio comportava dei costi abbastanza proibitivi, che era riuscito a sostenere evitando l'acquisto di libri di testo, fondamentali per proseguire nei suoi studi accademici;causa scatenante i suoi disturbi probabilmente è stata l'annunciata chiusura del suo programma preferito per lo scambio di file multimediali: Napster. Marco è rimasto 36 ore senza mai "staccare", per cercare di sfruttare al meglio il tempo rimasto fino alla chiusura del famigerato sito. Superate le 36 ore, si sono verificati nel soggetto in questione, tremori, sudorazione profusa, tachicardia, prosopoagnosia.

    Tali disturbi sono regrediti spontaneamente in un periodo di 48 ore. Oltre a questa sintomatologia eclatante, Marco riferiva alcuni deficit relazionali che erano sempre facilmente riconducibili all'uso del computer (era stato lasciato dalla ragazza, si sentiva ignorato da gran parte dei suoi amici e non comprendeva il perché).

    G. ha attualmente 23 anni, da sei ha abbandonato gli studi in conseguenza di un episodio psicotico che lo ha costretto ad un ricovero obbligatorio durato più di due settimane in rapporto ad alterazioni del corso del pensiero a carattere delirante e grave alterazione del proprio vissuto corporeo: sente di essere diventato fisicamente come sua madre alla quale ha sempre assomigliato di carattere.

    Dopo il ricovero M. viene da me seguito con terapia farmacologica nl e colloqui di psicoterapia individuale associati a incontri di psicoterapia famigliare. Segue un nuovo peggioramento della sintomatologia clinica che lo porta a rimanere sempre più chiuso in casa; isolato anche dagli ultimi amici, inizia a collegarsi ad Internet. M. inizia a modificare tutti i suoi orari di vita, rimane alzato tutta la notte per rimanere connesso e va a dormire alle 6/7 del mattino quando gli altri famigliari si alzano.

    Psicotecnologie Deliranti
    M. Rossi Monti nel suo saggio "Tecnologia del delirio" ci fa notare come sia cosa nota in psicopatologia la presenza di macchine e di automatismi meccanici influenzanti il corso del pensiero. Da sempre esiste un sottile collegamento fra il pensiero dell' uomo e la macchina e continuamente attraverso lo strumento-macchina l'uomo cerca di controllare e ordinare la natura.

    Si può ipotizzare che più elevata sarà l'insicurezza del soggetto maggiormente aumenterà la necessità di controllare i propri pensieri e quindi più grande sarà la necessità di trovare nel mondo esterno degli elementi e dei comportamenti che possano permettere il contenimento dei sentimenti angoscianti impedendo lo scinvolamento verso l'angoscia psicotica di frammentazione. Ecco forse spiegato il boom delle nuove tecnologie comunicative (sms e chat fra tutti) che permettono il "facile e indolore" ingresso in altri mondi all'interno dei quali non c'è bisogno di definirsi o di strutturare relazioni stabili come nel mondo reale. All'apertura di "nuove terre" corrisponde però la chiusura in un mondo personale alienato, nel quale le relazioni affettive e la realizzazione personale diventano sempre più periferiche (fenomeno questo comune nei soggetti dipendenti da sostanze).

    Stiamo cercando di orientare la vostra attenzione non solo sulla psicopatologia prodotta dalla rete ma sui comportamenti che sono alla base di tutte le nuove forme di dipendenza. Quale relazione esiste fra i nostri atteggiamenti quotidiani, mossi dall'iniziativa individuale e la realizzazione personale e il rischio di sviluppare processi di dipendenza da quegli stessi comportamenti? Esiste una correlazione fra la continua ricerca della realizzazione personale attraverso il benessere economico e il notevole aumento di disturbi psicopatologici che analizziamo quotidianamente?. Basti pensare ai disturbi dell' umore che sono diventati una presenza costante per buona parte della popolazione che oramai non ci si meraviglia neanche più di essere depressi. Il sociologo francese Ehrenberg in " La fatica di essere se stessi" diceva "la depressione nell'età moderna minaccia l'individuo come il senso di colpa insidia l'uomo lacero dal conflitto o, ancora prima, il peccato incalza l'anima rivolta a Dio.

    La depressione può essere vista quindi come la mancanza di un oggetto perduto ma che nella nostra società non è mai possibile raggiungere e conoscere in quanto non si sa mai quando si è realizzato qualcosa di importante o quando ci si può sentire contenti di ciò che si è prodotto. Se la depressione è legata al desiderio e alla ricerca di un oggetto perduto e non ritrovato la dipendenza ne è la sua controparte. In essa il soggetto cerca di rimanere strettamente legato a ciò che percepisce come fondamentale per la sua vita: "La dipendenza stà alla liberazione psichica come la follia stava un tempo alla legge della ragione: un sé che non è mai abbastanza sé stesso". Quindi se l'aspirazione ad essere sé stessi conduce alla depressione, la depressione conduce alla dipendenza, quale nostalgia dell'oggetto perduto.

    Crediamo che tutti queste ipotesi, in parte descritte, siano fondamentali nell'approccio ai disturbi della dipendenza da Internet e forniscono maggior importanza al contesto nello sviluppo della psicopatologia.
    APPROCCIO PSICOTERAPEUTICO NELLA DIPENDENZA DA INTERNET

    L'approccio da noi utilizzato prende origine da una visione teorica legata al costruttivismo sistemico; la sintomatologia del soggetto si definisce in rapporto ai fenomeni intrapsichici definiti nel contesto in cui si producono. Internet rappresenta uno strumento che conduce il soggetto in un mondo virtuale nel quale i contatti con la realtà diventano sempre più evanescenti e periferici. La nostra identità si sviluppa su un piano fenomenologico nell'interazione sociale in cui siamo protagonisti strutturando costantemente il nostro sé. Trasportati nel mondo virtuale il nostro sé deve mantenere la sua coesione integrando nel contempo le informazioni che provengono dalla Rete.

    A questo proposito ci è apparso opportuno e attinente richiamare il pensiero di G. Bateson in cui si ipotizza che l'alcolista è sano nelle fasi "bagnate"; difatti nelle fasi asciutte è così pieno di problematiche ed incapace di riuscire ad affrontarle che costantemente evade dal proprio mondo utilizzando la sostanza. L'utilizzo della sostanza serve sia a contenere i gravi stati d'ansia prodotti dalla vita quotidiana sia come risposta inadeguata ad un mondo vissuto come "aggressivo" e "indifferente alle loro problematiche. Riadattando l'ipotesi batesoniana al nostro lavoro sarebbe opportuno chiedersi se l'utilizzo sempre più sfrenato della Rete non abbia una qualche "connessione" con i modelli di vita sviluppati nei paesi occidentali.

    Metodologia d'intervento
    Il nostro intervento parte da una valutazione clinica del livello di coinvolgimento raggiunto con la rete (tramite l'ausilio dell'ITT), da una attenta analisi della qualità della vita affettiva del soggetto e dalla sua integrazione sociale precedente lo sviluppo del quadro psicopatologico. Alcuni casi della nostra esperienza hanno evidenziato come l'aumento del tempo trascorso in rete sia aumentato in maniera eccessiva tale da produrre un danno nella qualità di vita del soggetto in rapporto ad un precedente evento traumatico che l'individuo ha vissuto e che non è stato in grado di "rielaborare" per la sua importanza.

    L'intervento psicoterapeutico è strutturato su degli incontri individuali orientati all'analisi relazionale-sistemica della propria vita associati ad incontri di psicoterapia famigliare o di coppia a seconda delle situazioni. L'obbiettivo degli incontri individuali è primariamente orientato a far conoscer al soggetto i propri meccanismi di funzionamento mentale in relazione alle modalità di legame affettivo vissute durante l'infanzia e attualmente riprodotte nelle relazioni. In alcuni casi è stato somministriamo l'Adult Attachment Interview al fine di riuscire ad accedere ai ricordi più lontani del soggetto. L'utilizzo della A.A.I. è risultato un ottimo strumento per aiutare i soggetti ad accedere a ricordi passati e alle esperienze emotive ad essi collegati, fornendoci inoltre utili informazioni sullo stile di attaccamento dell'individuo.

    Anche se, uno studio dettagliato sugli stili di attaccamento che caratterizzano i soggetti dipendenti dalla rete non è stato ancora svolto dalle nostre esperienze cliniche è emersa una prevalenza di stili evitanti che tendono a soffrire molto nelle relazioni interpersonali e che preferiscono mediare le relazioni esterne attraverso attività pratiche o strumenti che gli permettono di sentirsi protetti. Questa ipotesi è in accordo con la possibile presenza di tratti schizoidi come struttura di personalità predisponente la IAD vera e propria.

    Il secondo passo, o meglio il secondo obbiettivo del nostro intervento terapeutico è cercare di giungere prima possibile al coinvolgimento di altri famigliari significativi attraverso i quali il soggetto elaborerà le problematiche irrisolte. Purtroppo, coinvolgere altre figure significative non sempre risulta cosa facile; il dipendente da internet è piuttosto reticente nel chiedere aiuto per le proprie difficoltà poiché difficilmente vive come problematici i propri comportamenti (o meglio, difficilmente riuscirà ad ammettere che un mezzo tecnologico che tutti ammirano per le grandi potenzialità possa far male!). Per di più l'utilizzo della rete "chiude" maggiormente il soggetto in un mondo personale nel quale la presenza dell'altro come "persona completa" è sempre più periferica.
    IL CASO DI D

    D. si presenta in consultazione a 23 anni ,evidenzia aspetti depressivi legati a suo dire ad un precedente contatto con una ragazza conosciuta in chat con la quale si è poi incontrato ed ha avuto un rapporto sessuale. Successivamente D. ha cercato di ricontattare la giovane senza però riuscirci. D. è figlio unico, universitario ma con scarsi risultati.

    Nei colloqui successivi D. inizia a raccontare la precedente relazione sentimentale con una ragazza con la quale sperava di poter andare a convivere. Il rapporto successivamente si è interrotto e D. ha iniziato a trascorrere sempre più tempo in chat cercando chiaramente di trovare una figura femminile sostitutiva. Si può ben osservare la presenza di un trauma affettivo che ha compromesso i progetti di svincolo di D. dalla famiglia di origine (tossicodipendenza di tipo A di Cancrini).

    Elaborando con D. la depressione attribuita alla relazione in chat riusciamo a dare la giusta importanza al precedente trauma affettivo e ad interpretare, sia pur con molte difficoltà, come la fugace storia sessuale abbia rappresentato il parafulmine di un problema non elaborato. Durante i colloqui emerge una difficile situazione relazionale con i genitori; la famiglia è costituita dal padre, la madre e il nonno materno che abita nella loro casa. La nonna paterna abita nell'appartamento di fronte ed entrambi i genitori sono figli unici come lui. Convocati a colloquio entrambi i genitori risultano "ipercoinvolti" con i propri genitori d'origine, i nonni di D., ed entrambi hanno rinunciato al proprio processo di svincolo per rimanere legati alle rispettive figure genitoriali.

    Madre e padre sono "terrorizzati" dall'idea che D. possa allontanarsi da casa; D., ha un buon rapporto con entrambi i nonni e nei periodi di assenza dei genitori si prende cura di loro. Dopo alcuni incontri con i genitori alternati a degli incontri individuali D. inizia a comprendere le difficoltà di svincolo dalla famiglia di origine e l'impossibilità di essere aiutato dai propri genitori che non hanno mai elaborato la loro autonomia. Alcuni mesi dopo D. ha ripreso la frequenza universitaria in una città diversa dalla residenza della famiglia di origine ed ha iniziato ad elaborare in maniera diversa le relazioni con le figure femminile. Durante l'estate ha cominciato un'attività lavorativa saltuaria ed ha ripreso l'attività sportiva; l'utilizzo della rete è divenuto periferico e oramai trascorrono giorni senza che D. accenda il computer.
    LA RICERCA EPIDEMIOLOGICA
    Abbiamo ritenuto opportuno, come primo passo per la buona riuscita dello studio, realizzare un test, l'Internet Trap Test (I.T.T.) , che ci permettesse di verificare il grado d'intossicazione raggiunto dai soggetti nei confronti della nuova tecnologia Internet. Nella costruzione degli item del test e del "colloquio pilota"sono state considerate tre dimensioni teoriche ed alcuni elementi specifici per ognuna di esse:
    Dipendenza: tolleranza, abuso, astinenza, impatto sulla vita reale (relazioni, salute, lavoro, abitudini).
    Tratto impulsivo: abbiamo preferito indagare questo punto poiché, dai numerosi colloqui effettuati, è emerso che il net-dipendente, e in generale buona parte degli utenti da noi valutati, tendono a scaricare su internet malumori, frustrazioni e depressioni. L'azione impulsiva appare loro gratificante ma malauguratamente tale appagamento è patologicamente distorto poiché denuncia l'incapacità del soggetto a sopportare tensioni e frustrazioni.
    Tratto schizoide: interessi e passatempi, qualità delle relazioni personali, espressività, emotività, rapporto con il sesso. Grande importanza è stata data alla valutazione dei loro divertimenti che di solito tendono ad aumentare lo stato di isolamento dalle altre persone. I soggetti con questo tratto mostrano, infatti, un particolare interessate alle cose, agli oggetti e alle macchine.
    Ne sono derivate tre scale, la prima consente al terapeuta di evidenziare il grado di dipendenza raggiunto, mentre le restanti due evidenziano la possibile predisposizione psicologica che è alla base della net-dipendenza.

    1. SCALA della DIPENDENZA (SD): evidenzia i sintomi ed i comportamenti della dipendenza, tra cui tolleranza (aumento progressivo del tempo di connessione), astinenza, ipercoinvolgimento, impatto sulla vita reale.
    2. SCALA dell'IMPULSIVITA'(SI): rileva frustrazioni, aggressività, rimorsi e pentimenti, relazioni sociali.
    3. SCALA SCHIZOIDE (SH): . mette in evidenza la difficoltà da parte dei soggetti di formare relazioni sociali stabili, la loro tendenza ad essere individui "solitari" e la loro inclinazione ad integrarsi in gruppi.

    Il passaggio successivo è stato caratterizzato dalla costruzione di un "colloquio pilota" costruito sulla base delle nostre dimensioni teoriche. Il colloquio ci permette di ottenere informazioni dettagliate in merito alle caratteristiche socio-culturali, alla personalità, alla presenza attuale o passata di patologie medico-psichiatriche nel soggetto. Tramite il colloquio si indagano accuratamente le risposte relative alla SI e alla SH cercando un confronto tra il responso fornitoci dal test e le risposte ottenute durante l'incontro.
    Adottando tale metodologia sono stati valutati 500 soggetti italiani, 350 uomini e 150 donne, d'età compresa tra i 15 e i 44 anni sparsi in tutto il territorio nazionale e reperiti grazie alla collaborazione d'Internet Point e Biblioteche Multimediali. L'analisi qualitativa dei risultati grezzi evidenzia differenze significative nei processi psicologici messi in atto dai tre gruppi problematici:
    Il gruppo degli utenti a rischio (22%) presenta un vissuto di curiosità nei confronti delle opportunità offerte dalla rete. Questo stadio, simile alla fase di luna di miele dell'eroinomane, porta a vedere solo gli aspetti positivi del mezzo tecnologico incoraggiandone l'utilizzo. Tendono ad osservare ed apprendere come muoversi in questo nuovo mondo, custodiscono gelosamente ogni nuova conquista e si costruiscono una nuova identità. I soggetti appartenenti a questo gruppo evidenziano gravi sentimenti di frustrazione e inutilità in ambito lavorativo e/o familiare tendendo ad utilizzare il mezzo internet per "scaricare" la propria insoddisfazione. La "scarica" nella maggior parte dei casi la si ottiene sottoforma di appagamento a carattere sessuale. L'utente in questa fase sostituisce il mondo reale con un oggetto artificioso, quasi una sorta di "feticismo tecnologico", con il quale riesce a costruire un proprio mondo dove finalmente è accettato e compreso. Gli "utenti a rischio" presentano un punteggio elevato nella valutazione del tratto impulsivo mentre è "contenuto" il tratto schizoide.
    Il gruppo degli utenti abusatori (29%) manifesta delle caratteristiche analoghe ai soggetti assidui utilizzatori di oppiacei: gravi problemi nelle relazioni affettive, importanti problematiche lavorative legate all'utilizzo della rete, problematiche psicofisiche ( problemi visivi, alterazione del ritmo circadiano, disturbi nelle condotte alimentari, ecc). Il tratto schizoide in questo gruppo raggiunge il livello massimo conseguibile attraverso l'internet Trap Test. Questa peculiarità nell'abusatore "amplifica" il senso d'isolamento nella vita reale ma permette ai soggetti, "trincerandosi" dietro lo schermo del computer, di controllare nel "loro nuovo mondo virtuale" le relazioni sociali che tanto gli preoccupavano in passato. Una sorta di meccanismo di difesa che, come spesso accade, porta ad un peggioramento e ad una cronicizzazione dei sintomi trascinando in breve tempo questi soggetti a far parte della categoria "addicted".Per cercare di comprendere meglio le motivazioni del net-abusatore, abbiamo riadattato e traslato nella nostra ricerca il concetto di automedicazione del prof. Cancrini. Secondo l'illustre studioso le risposte che il dipendente riceve dal proprio ambiente sono vissute come insufficienti e, proprio per questo motivo, il soggetto cerca di curare se stesso ricorrendo alla droga. I risultai ottenuti e le numerose esperienze cliniche sembrano concordare con l'ipotesi di Cancrini. Potremmo, dunque, affermare che la dipendenza da Internet ha come scopo latente quello di automedicare un vissuto di relazioni sociali viste come insufficienti e o inadatte? Risposte definitive non se ne possono certamente dare ma è senza dubbio una peculiarità della Rete quella di possedere caratteristiche allettanti in particolare per quei soggetti con bassa autostima o con difficoltà relazionali: la dimensione dell'anonimato, che favorisce la disinibizione, la possibilità di trovare supporto sociale on-line e di creare identità parallele a quella reale, possono facilmente rappresentare fattori di rischio per lo sviluppo di una vera e propria dipendenza dalla rete.
    Il gruppo degli utenti dipendenti (11%) presenta aspetti psicopatologici più gravi; in alcuni casi disturbi dissociativi, allucinazioni semplici visive, prosopoagnosia, ipertermie, tremori. Elemento caratterizzante il dipendente è la presenza di precedente diagnosi psichiatrica caratterizzata spesso da disturbi della sfera sessuale e dell'umore. I soggetti valutati come dipendenti tendono a prolungare i tempi di collegamento prefissati, spendono grandi quantità di tempo nella ricerca del materiale da utilizzare in rete, utilizzano incessantemente la rete per ottenere appagamento sessuale, interrompono o riducono importanti attività sociali, lavorative o ricreative a causa dell'utilizzo d'internet; utilizzano in maniera continua il "net" nonostante la consapevolezza di avere un problema sociale, psichico o fisica collegato ad esso. Presentano inoltre tratti schizoidi che, a nostro avviso, "amplificano" e "cronicizzano" il senso d'isolamento che pervade i soggetti "addicted" nella vita di tutti i giorni.
    Prof. Moreno Marcucci
     
    Dott. Giuseppe Lavenia


    Maggiori informazioni

    BIBLIOGRAFIA
    * Antonio Roversi: "Chat line", il Mulino, Bologna, 2001;
    * American Psychiatric Association, "Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali" (DSM4 TR), Masson, Milano, 2003;
    * A. Sims, "Introduzione alla psicopatologia descrittiva", Raffaello Cortina Editore, Milano, 1998;
    * T. Maldonato "Critica della ragione informatica", Feltrinelli, Milano, 1997;
    * E. Di Frenna , "Net Dipendenza", Dedizioni, Napoli, 2001;
    * M. Marcucci, M. Boscaro "Dispensa di psicologia delle dipendenze Patologiche", Asterisco, Urbino, 2003;
    * J. Rifkin, " L'era dell'accesso", Oscar Mondatori, Milano, 2001;
    * V. Andreoli, L. Cancrini, W. Fratta, G.L. Gessa "Tossicodipendenze" seconda ed., Masson, Milano, 1993;
    * A. P. Ercolani, A. Areni, "Statistica per la ricerca in psicologia", il Mulino, Bologna, 1995;
    * K.Young, "Presi nella rete", Calderini edagricole, Bologna, 2000;
    * P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, "Pragmatica della comunicazione umana", Astrolabio, Roma, 1997;
    * P. T. Sudo, "Computer Zen", Xenia Edizioni, Milano, 2000;
    * Internet Addiction Disorder: valutazione del fenomeno in Italia, M. Marucci G. Lavenia, pubblicato su PSICOINFORMA.NET Rivista telematica semestrale di PSICOLOGIA e PSICOTERAPIA, Editore CENTRO ITALIANO SVILUPPO PSICOLOGIA numero I (2° semestre 2003);
    * Alain Ehrenberg, "La fatica di essere se stessi", Biblioteca Einaudi, Torino 1999.
    * Gioacchino Lavanco, "Psicologia del gioco d'azzardo - Prospettive psicodinamiche e sociali", McGraw-Hyll Psicologia, Milano 2001;
    * Williams, "Gioco d'azzardo un affare di famiglia", Edizioni Riuniti, Roma 2000;
    * Galimberti U."Enciclopedia di Psicologia", le Garzatine - Garzanti editore, Milano 2001;
    * Nardone G., Cagnoni F.: "Perversioni in Rete: le psicopatologie da Internet e il loro trattamento", Ponte alle Grazie, Milano 2002;
    * Ravenna M."Psicologia delle tossicodipendenze", Il Mulino, Bologna 1997;
    * Wallace P."La Psicologia di Internet", Raffaello Cortina editore, Milano 2001;
    * R. Ciofi, D. Graziano, "Giochi pericolosi? Perché i giovani passano ore tra videogiochi online e Comunità virtuali", Franco Angeli Editore, Milano, 2002:
    * M.Marcucci, G. Lavenia "Realtà virtuali e identità soggettiva. Nuovi mondi e psicopatologia del Sé", L'Asterisco, Urbino, 2004 (in uscita)
  • valeria de luca
     
    Molto interessante questo contributo.
    Effettivamente si possono riscontrare soprattutto negli adolescenti o in generale nei giovani in questo momento delle modificazioni evidenti nella cognizione spazio temporale date dall'utilizzo della rete e di tutte quelle tecnologie come sms, chat o simili che creano una interazione dove e' "tutto presente contemporaneamente", "tranne la presenza vera e propria", si potrebbe dire paradossalmente. Quello che accade nel contatto via internet e' molto spesso una enorme vicinanza con persone sconosciute (le chat sono molte volte veicolo di confidenze molto private, oltre che di incontri); che accade pero' di pericoloso in questa operazione, dove nell' entrare in contatto con qualcuno non ho bisogno di "affrontare" faccia a faccia un essere umano, confrontandomi con le mie fragilita' e imparando a gestirle e superarle? accade che questo contatto virtuale possa divenire l'amplificatore naturale della fragilita' fino ad arrivare alla patologia, fino a rendermi del tutto inadeguato ad affrontare un confronto nella vita reale. Va da se' che soggetti con precedenti episodi psicotici e con diagnosi psichiatriche siano il terreno piu' fertile per tutto questo.
valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
  • valeria de luca
     
    DNA E Pensiero

    Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il nostro corpo può essere programmato dal linguaggio, dalle parole (dal Logos) e dunque dal pensiero. I due ricercatori russi Grazyna Gosar e Franz Bludorf, autori del libro "Vernetz Intelligence", sostengono di poterlo provare scientificamente. Sostengono che si potrebbe affermare una scienza completamente nuova, capace di riprogrammare il DNA con le sole parole, senza dover prelevare, modificare e reintrodurre singoli geni.

    Per arrivare a questa strabiliante conclusione, i due si sono messi ad esplorare proprio il "junk DNA", assieme a linguisti e genetisti, partendo dall'idea che tutto il DNA umano, oltre ad essere responsabile della struttura del nostro corpo, servirebbe anche come elemento di comunicazione. Per dimostrare questa teoria, hanno applicato le regole sintattiche (il modo di mettere insieme le parole per formare le frasi), semantiche (lo studio del significato delle parole) e le regole base della
    grammatica allo studio del DNA, che secondo loro agirebbe proprio come un linguaggio. Questo, secondo i ricercatori, spiegherebbe il misterioso insorgere del Logos e della coscienza nell'essere umano.

    Il biofisico e biologo molecolare Pjotr Garjajev e i suoi colleghi hanno invece analizzato le qualità vibrazionali del DNA, ovvero le sue frequenze. E sostengono che la sostanza del DNA (solo se considerata nel tessuto vivo) reagisce alle onde elettromagnetiche, sia luminose che radio, se vengono utilizzate le frequenze giuste. Questo spiegherebbe perché per il nostro DNA reagire alle frequenze (onde sonore) del linguaggio sarebbe perfettamente naturale.

    I ricercatori russi sostengono inoltre di aver creato delle tecniche per influenzare il metabolismo delle cellule attraverso frequenze di luce e onde radio per riparare i difetti genetici senza interventi invasivi. Arrivando perfino a riprogrammare le cellule e trasformare, per esempio, embrioni di rana in embrioni di salamandra. Altro che musicoterapia, qui siamo in un territorio di confine tra magia, scienza e tecnologia. E non finisce qui.

    I ricercatori russi dicono anche di aver scoperto che il nostro DNA può creare delle interferenze nel vuoto, arrivando a produrre dei "tunnel spaziali", equivalenti nel mondo del micro ai cosiddetti "ponti Einstein-Rosen" nel mondo del macro. Nel racconto "L'ultimo Ponte di Einstein-Rosen" di Rudy Rucker, un bambino trova in un campo di asparagi una sfera brillante, delle dimensioni di una pallina da albero di Natale; osservandola vede in essa un'immagine che inizialmente interpreta come il suo riflesso, guardandola meglio vede una figura aliena, un essere di un altro mondo, e dietro essa altre figure, un cielo, un campo, tutto all'interno della piccola sfera. La sfera è un "ponte di Einstein-Rosen": per il bambino è come se un intero universo dalle dimensioni infinite fosse contenuto in quella pallina di dimensioni finite. Questa idea di mondi paralleli in comunicazione, della presenza di un mondo infinito in uno spazio finito, è stata trasposta visivamente in numerose opere di M.C. Escher: curiosa è la somiglianza tra la situazione riportata nel racconto di Rucker e l'illustrazione Mano con sfera riflettente, in cui è rappresentata la mano dell'artista che sorregge una sfera a specchio.

    L'evocazione di mondi simultanei è descritta dallo stesso Escher: In questo specchio egli [il disegnatore] vede un'immagine molto più completa dell'ambiente circostante, di quella che avrebbe attraverso una visione diretta. Lo spazio totale che lo circonda - le quattro pareti, il pavimento e il soffitto della sua camera - viene infatti rappresentato, anche se distorto e compresso, in questo piccolo cerchio. Sono contemporaneamente presenti due mondi: quello che l'artista percepisce e
    quello a cui le sue percezioni non possono arrivare, nello stesso posto e nello stesso momento. La rappresentazione di mondi simultanei è stato il tema fondamentale dell'opera di Escher e si è avvalso di studi grafici e di rigorose modellizzazioni matematiche, frutto di lunghe ricerche.

    Tornando ai ponti di Einstein-Rosen, si chiamano così perché furono teorizzati da Einstein quando lavorava a Princeton con Nathan Rosen negli anni '30. I due scoprirono che le equazioni della relatività proposte dal fisico tedesco Karl Schwarzschild rappresentavano i buchi neri come un
    ponte tra due regioni dello spazio-tempo, ovvero un collegamento tra aree distanti nell'universo, attraverso i quali si può trasmettere, in teoria, al di fuori del continuum spazio-temporale, perfino da un Universo ad un altro.

    Ma che c'entra con il DNA?

    Sempre secondo i ricercatori russi, Il DNA è la chiave del processo chiamato di "ipercomunicazione", come la telepatia o il channeling, che investe la coscienza. Un esempio di ipercomunicazione lo troviamo, per esempio, nel mondo degli insetti. Quando la regina di un formicaio viene separata dalla sua colonia, le formiche lavoratrici continuano il loro lavoro secondo un piano preciso. Ma se la regina rimane uccisa, tutte finiscono di lavorare; nessuna formica sa più cosa fare. Sembra quindi che la regina trasmetta i suoi "piani di costruzione" anche a distanza attraverso la coscienza di gruppo dei suoi sudditi. L'importante è che sia viva.

    Negli umani, spesso si ha un fenomeno di ipercomunicazione quando improvvisamente si ha accesso a informazioni al di fuori della propria conoscenza personale. Questa ipercomunicazione transpersonale viene descritta come ispirazione, intuizione o trance. Lo psicologo Carl Jung definiva queste esperienze come "sincronicità" e per spiegarle faceva ricorso alla sua teoria dell' "inconscio collettivo". Il compositore Giuseppe Tartini una notte sognò il diavolo seduto accanto al suo letto che suonava il violino. La mattina successiva Tartini fu in grado di ricordarsi esattamente lo spartito e scriverlo: ne risultò la sonata "Il Trillo del Diavolo". Un infermiere 42enne per molti anni sognò una situazione nella quale era collegato a una specie di enciclopedia sotto forma di CD-Rom. Nel sogno gli venivano trasmesse delle conoscenze di ogni genere, e la mattina seguente era in grado di ricordare tutto l'enorme flusso di informazioni, fatto anche di molti dettagli tecnici estranei alla sua conoscenza.

    Tutti questi casi di ipercomunicazione, secondo i ricercatori russi si possono spiegare attraverso l'esistenza di ponti energetici, che si formano a livello del DNA, dei veri e propri buchi neri genetici, che trasmettono e ricevono mediante le onde elettromagnetiche prodotte dalla coscienza in forma di sia di pensieri che di parole. D'altronde, l'idea che la coscienza e il pensiero influiscano sulla materia non è poi così pazzesca. Che i nostri corpi producano delle aure elettromagnetiche è risaputo, sono state anche misurate. L'armonia del corpo su un piano strettamente fisico è armonia elettro-chimico-magnetica.

    Il taoismo, antica filosofia cinese, fonda i suoi principi sull'esistenza di un'energia chiamata Ch'i, la quale è formata da due componenti: Yang (energia, +) e Yin (materia, -): l'una non può esistere senza l'altra. Tutto l'esistente è dato dalle interazioni di yin e yang. In fisica vige la definizione di energia data da Einstein: E= m c2 (Energia = massa per velocità della luce al quadrato). La formula indica chiaramente come materia e energia siano strettamente legate, se non perfino due aspetti
    della stessa realtà. Tutto ciò che esiste è formato da materia (massa) ed energia. Anche l'uomo. Ogni cosa differisce da un'altra perché il suo insieme particolare è diverso; ogni cosa è diversa perché particolari e differenti sono le masse e le energie che la compongono.

    Nessuno però fino ad oggi si era azzardato a formulare una teoria scientifica dell'elettromagnetismo, la cui validità è ancora tutta da dimostrare, che chiamasse in causa linguaggio, coscienza e DNA. Anche se molti antropologi hanno spesso rimarcato come l'evoluzione culturale della nostra specie si deve soprattutto al simbolismo che utilizziamo, ovvero al linguaggio, e che il linguaggio può essere paragonato ad una azione, che parlare, sotto il profilo motorio, equivale a scheggiare una selce. Il ruolo fondamentale che azioni e movimenti hanno nella costruzione dei processi di rappresentazione mentale risulta evidente fin dalle prime fasi di sviluppo dell'embrione: il movimento produce delle modificazioni nell'ambiente circostante, le conseguenze di queste modificazioni vengono percepite e tale percezione modifica i movimenti successivi.

    È così che il movimento si fà linguaggio.

    Le prime sillabe o parole pronunciate dall'essere umano sono state sicuramente di tipo onomatopeico, ovvero riproducevano un suono della natura (il vento, il mare, la pioggia) e il linguaggio ha cominciato ad assumere gradualmente una certa forma e ritmo quando gli esseri umani hanno riconosciuto le proprie emozioni e sentito il bisogno di esprimerle. L'AUM, nella tradizione sacra orientale, ha una funzione simile: rievocare il ritmo iniziale della creazione e creare armonia in se stessi. Il Mantra, il cui uso è largamente diffuso nella tradizione indiana, è uno strumento potente per mezzo del quale si intende ottenere il controllo della mente o indurre nella stessa contenuti diversi dagli usuali.

    La parola sanscrita Mantra, che originariamente indicava un inno vedico, dal punto di vista etimologico risulta dalla fusione del suffisso "tra", abitualmente usato per formare nomi di strumenti musicali, e dalla radice verbale "man" che può riferirsi all'atto del pensare. Si potrebbe dunque interpretare come: "strumento per pensare" o "strumento per la mente". Una diversa interpretazione, ricollegabile al tantrismo, sostiene che la parola deriverebbe da altri due termini ossia "manana" (sempre riferito al mentale) e "trana" (liberazione). Il Mantra è per la cultura indiana è dunque uno strumento verbale a cui si attribuiscono straordinari poteri. "Una parola o una formula (che) rappresenta una presenza o una energia mentale; per suo tramite si produce qualcosa nella mente, in forma cristallizzata" (Zimmer - Myhts).

    Esistono, pare, circa settanta milioni di formule: quelle utili per superare un disagio, per avere successo, per assicurarsi una lunga vita, per proteggere dai pericoli e dalle difficoltà, per infondere amore negli amanti poco sensibili ecc. Alcuni Mantra dell' Atharva Veda avevano la
    funzione di espellere dal corpo i demoni della febbre o di altre malattie. Tra le parole di molti autorevoli testi si legge fra le righe che con l'utilizzo di un Mantra appropriato tutto sembra divenire possibile e nessun indiano mostra dubbi nel collegare il Mantra allo "Shabda Brahman"
    o "suono divino".

    Correttamente recitati e intonati divennero nell'antichità parte integrante della liturgia, ponendosi addirittura come strumento di comunicazione con la divinità prescelta. Rivolgendosi invece al misticismo ebraico, troviamo la Cabala o Qabbalah ("tradizione", "ricezione", ma anche "parallellismo" o "corrispondenza") parola che indica in generale la mistica ebraica in tutte le sue forme. La Cabala è un insieme di corrispondenze che unificano i vari livelli della creazione, sia fisici che spirituali. Essa considera tutto il creato in uno "stato di corrispondenza" che permette di risalire alle cause spirituali dei fenomeni terreni, e viceversa.

    Il più antico libro della Cabala, il Sefer Yetzirà, mette in corrispondenza le lettere dell' Alef-Beit con tutta una serie di entità spazio-temporali. Ogni lettera è alla radice di un mese, di un giorno
    della settimana, di un pianeta o di una costellazione, di parti e organi del corpo umano e dei loro corrispettivi spirituali. Tutto questo rientra nella concezione, tipica delle filosofie orientali, che per il nostro benessere e la nostra crescita spirituale è necessario nutrirci di suoni che riequilibrino le nostre cellule riproducendo al loro interno particolari suoni armonici. "Il suono originale, o la Parola, mette in vibrazione la materia di cui tutte le forme sono fatte e inizia quell'attività che caratterizza anche l'atomo della sostanza" (dal "Trattato di Magia Bianca" di A. Bailey).

    La mente crea e dà forma a idee, pensieri e concetti, emozioni e sentimenti infondono forza, la Parola mette in moto queste entità dotate di vita propria, rendendole capaci di interagire con l'ambiente così che, attirando e respingendo magneticamente l'energia circostante, producono risultati materiali e tangibili. Tale è il potere della parola e l'importanza che riveste la comunicazione. I rapporti umani, nelle loro molteplici forme, sono il campo d'azione della comunicazione. E nella comunicazione è insito un magnifico potere creativo, chi può negarlo. Scrive Giovanni: "In principio era il Verbo (...) e il Verbo era Dio. (...) E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre, pieno di grazia e di Verità". Gesù il Cristo disse: "Quello che entrerà nella vostra bocca non vi può contaminare, ciò che esce dalla vostra bocca vi contamina".

    Eraclito usa il termine logos per indicare la verità, la legge generale del cosmo, l'armonia alla quale obbediscono sia il mondo naturale che l'uomo. È legge divina, legge universale e principio naturale interno alla physis, secondo il quale tutte le cose nascono e muoiono. È l'unità sottostante all'apparente molteplicità del mondo naturale: "Ascoltando non me, ma il logos, è saggio convenire che tutto è uno". La seconda accezione di logos, che ha l'equivalente latino in ratio, è la ragione umana, l'intelletto a tutti comune che spiega e comprende la legge universale. L'ultimo significato, il più comune, è "discorso, parola". Il logos si esprime attraverso il noùs, l'intelletto, senza il quale non avrebbe significato. Parola, ragione e realtà sono perciò strettamente collegati fra di loro, e per questo Eraclito usa lo stesso termine: il logos (parola) descrive attraverso il logos (la ragione umana) il logos (l'armonia dell'universo).

    Per Platone l'essenza è "eidos" (idea), «l'essere che veramente è», l'intima natura delle cose fisiche. Il Logos, che per Platone corrisponde alla psiche (all'anima), deve portare a cogliere questa essenza del reale (che può essere colta solo nella dialettica). Secondo il suo maestro Socrate, la mente divina ci ha dato il logos per fissarne i rapporti e arrivare a conoscere. Nella visione mate-mistica di Pitagora, nel profondo legame fra musica, matematica e natura, il logos diventa equivalente di
    "harmonia mundi", una sintesi di linguaggio, razionalità e misticismo. Per Pitagora l'Universo "canta", e l'uomo è una nota dell'immensa sinfonia cosmica; colui che pensa in musica può accedere alle più alte vette di coscienza spirituale. In questa concezione è insita anche l'idea del grande potere magico-terapeutico del Logos inteso come "discorso musicale", poi fatta propria dagli Orfici, capace di trascendere il piano terreno e mettere in comunicazione le singole anime con il Nous.

    Giordano Bruno, che si è occupato di manipolazione psicologica, sosteneva che qualsiasi essere, anche senza consapevolezza, appartiene a una rete intersoggettiva che fà capo ad un processo di "magia naturale". Lo psicanalista è il prototipo moderno del manipolatore bruniano e rappresenta nella società contemporanea una figura chiave, agendo a livello dei rapporti intersoggettivi nel campo della sociologia o della psicologia. Il semiotico francese Michel Focault ha dimostrato come coloro che controllano le macchine del pensiero (ovverosia i mass media) controllano anche le menti del popolo. Focault e Mcluhan hanno dimostrato come la libertà dipenda strettamente dalle psico-tecnologie.

    La scrittura diede il potere totale alle persone che sapevano controllarla. I letterati hanno usato l'alfabetismo per controllare l'analfabetismo. Una tipica organizzazione feudale come la Chiesa
    cattolica, limitava ad una specialissima classe di "hackers", i monaci, la possibilità di manipolare il codice scritto, per tutti gli altri la parola "discendeva dall'alto". Ai maghi e agli gnostici, capaci di accedere alla coscienza transpersonale, era riservato il rogo con la scusa dell'eresia. Quando Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili improvvisamente tolse alla Chiesa questo potere, dando la possibilità al sapere di cominciare a uscire fuori dai castelli dei duchi o dei cardinali. "Il mago si occupa oggi delle relazioni pubbliche, di propaganda, di indagini sociologiche e di mercato, di pubblicità, di informazione, contro-informazione, disinformazione" (Petru Culianu, "Eros si Magie in Renastere").

    In Ioan Petru Culianu, discepolo di Mircea Eliade, caduto vittima dell'intollerante e sanguinaria polizia segreta rumena, la "Securitate", troviamo la concezione demiurgica delle idee gettate nel mondo quali germi virtuali in cui si articola il divenire: l'illusione guida l'uomo verso traguardi fittizi, le presunte acquisizioni del pensiero. Le spiegazioni della "realtà" in definitiva dipendono da un "cambio di paradigma" scaturito da una creazione continua della mente: è l'esperienza dell' "uni-totalità", in cui alla modificazione della parte corrisponde una trasmutazione del tutto. Così, la magia non è scomparsa in quanto le sue promesse (ottenere la luce, spostamento rapido da un posto all'altro, comunicazione a distanza, il volo, la grande capacità di memorizzazione) sono state messe in pratica dalla tecnica (l'elettricità, i trasporti, il telefono, la radio e la TV, l'astronautica e l'informatica). Molti testi letterari testimoniano il fatto che tutte queste scoperte furono percepite
    inizialmente dalla gente semplice come "prodigi", spesso associati a forze diaboliche, e accettate con paura, con una certa ostilità. Lo attesta anche la legge di Clarke secondo cui, "ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia".

    Fonte: Ecplanet.com

    25- sett. 2001 Mistic.it
1 - 3 of 3
Showing 20 items per page