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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Contents contributed and discussions participated by Andrea Trombini

Contents contributed and discussions participated by Andrea Trombini

simone favero

Un Tablet per tutti? Partiamo dal basso.. - 9 views

CollaborativeLearning
started by simone favero on 16 Nov 12 no follow-up yet
Andrea Trombini

circa l'Apprendimento Collaborativo - 10 views

#CollaborativeLearning
started by Andrea Trombini on 06 Nov 12 no follow-up yet
Sonia Fiora liked it
  • Andrea Trombini
     
    L'apprendimento collaborativo (Collaborative Learning) è una modalità di apprendimento che si basa sulla valorizzazione della collaborazione all'interno di un gruppo di allievi. Secondo la definizione di Anthony Kaye si ha apprendimento collaborativo quando esiste una reale interdipendenza tra i membri del gruppo nella realizzazione di un compito, un impegno nel mutuo aiuto, un senso di responsabilità verso il gruppo e i suoi obiettivi. É una modalità di apprendimento basata sulla comunicazione, sincrona o asincrona.
    La collaborazione in tempo reale o sincrona permette invece un contatto simultaneo tra docenti e studenti oltre al contemporaneo accesso ai contenuti messi a disposizione.
    La collaborazione sincrona tipicamente è condotta dal docente, per esempio in un ambiente di aula virtuale. Il docente guida gli allievi attraverso uno studio interattivo on-line, che può comprendere condivisione di lavagne, condivisione di applicazioni, "alzata di mano" elettronica, funzioni di chat audio e video in diretta sulla rete.
    Le tecniche di comunicazione asincrona comprendono per esempio lo scambio di e-mail o l'uso di aree on-line per la discussione e il lavoro di gruppo. Con queste ultime gli studenti possono accedere a dei materiali comuni, come file, software e oggetti multimediali e possono collaborare allo svolgimento di compiti assegnati o progetti, con una certa libertà rispetto a quando e dove occuparsene.
    Tipicamente, la collaborazione asincrona è facilitata da un docente. O meglio, il docente non è presente in tempo reale per dare supporto agli studenti, ma interagisce con loro attraverso l'email e i database condivisi. Anche la correzione dei compiti, la valutazione dei progetti e il controllo degli esercizi possono essere effettuati con la stessa modalità.
    Nei contesti collaborativi di fondamentale importanza è il tutor, una figura di mediazione tra il docente e gli studenti. Compito del tutor è quello di organizzare, facilitare e monitorare lo svolgimento delle attività didattiche e il clima di collaborazione. Per le sue valenze numerose istituzioni dell'educazione formale inseriscono fasi di apprendimento collaborativo all'interno del proprio progetto educativo.
    La conoscenza, con l'apprendimento collaborativo, è valorizzata; ne è valorizzata la sua costruzione e non la passiva riproduzione, preferendo compiti autentici in un contesto significativo, invece di un insegnamento astratto e decontestualizzato. Le situazioni basate sul mondo reale o su dei casi reali sono preferite a sequenze d'insegnamento rigidamente predeterminate, stimolano, così, l'abitudine alla riflessione sull'esperienza. La costruzione collaborativa della conoscenza, basata sul contesto e sul contenuto, è ottenuta tramite la negoziazione sociale.
    Con la collaborazione e la negoziazione sociale vengono favoriti i processi d'apprendimento; attraverso il dialogo e l'analisi delle diverse prospettive, il discente diventa "ben informato, in grado di pianificare e di prendere decisioni e coinvolto" (Jonassen 1994). La costruzione dei significati è negoziata e condivisa all'interno di una "comunità di discorso", dove gli studenti discutono sulle strategie necessarie per la risoluzione di un problema, esaminano le difficoltà incontrate e le possibili soluzioni alternative, si confrontano con diversi punti di vista, discutono ed esplicitano il proprio pensiero. L'apprendimento collaborativo offre la possibilità di fruire della "zona di funzionamento psicologico, detta zona di sviluppo prossimale" (Vygotskij), "zona cognitiva metaforica entro la quale uno studente riesce a svolgere con il sostegno di un adulto o in collaborazione con un altro studente più capace, attraverso la mediazione degli scambi comunicativi, compiti che non sarebbe in grado di svolgere da solo. È nel momento in cui agisce socialmente con il linguaggio, che egli si appropria di nuovi strumenti cognitivi che gli serviranno ad alimentare quell'"agire linguistico interiore" che gli perrmetterà di risolvere in maniera autonoma problemi analoghi a quelli precedentemente affrontati con altri".
    Per ottenere un apprendimento collaborativo vengono utilizzate diverse strategie.
    La progettazione e la costruzione delle mappe concettuali sono un ottimo metodo. Le mappe sono utilizzate anche per la realizzazione di un ipertesto, oppure nella fase di sistemazione delle informazioni e dei concetti frutto di un'attività di esplorazione in Rete e nel momento della ricerca di informazioni in Internet, in quanto aiutano a individuare, mediante le parole-concetto, chiavi di investigazione più precise.
    Le Tecnologie dell'informazione e della comunicazione, sono un altro strumento che può esser utilizzato con successo per raggiungere lo scopo di un apprendimento collaborativo. La Rete, con la sua straordinaria ricchezza di fonti informative, con la posta elettronica, le mailing-list di discussione a tema, i forum, ecc., è un ambiente d'apprendimento in cui gli studenti possono ricercare, selezionare ed elaborare varie informazioni, interagire e apprendere insieme e collaborare anche con altri superando il problema della dislocazione o della distanza fisica.
    Le risorse di Internet, l'ipermedialità e l'interattività, la compresenza di più canali e il coinvolgimento di diversi codici, stimolano nei vari atteggiamenti cognitivi e potenziano le possibilità comunicative. Tuttavia, l'accesso ai dati non espande automaticamente la conoscenza, quindi è necessario proporre specifiche attività che aiutino ad acquisire senso critico e a raggiungere le mete cognitive. La recensione e la valutazione critica delle risorse visitate può essere compiuta proficuamente in gruppi di lavoro collaborativi. Possono essere analizzati i materiali raccolti sulla base della qualità dei contenuti, dell'organizzazione e dello stile, fino ad esprimere una valutazione dell'efficacia didattica della risorsa ed individuare, così, gli obiettivi che l'oggetto analizzato aiuta a raggiungere, dando prova così, di capacità riflessiva sulla propria azione e insieme metacognitiva.
    Collaborare (dal Latino Cum-Laborare) significa lavorare insieme. Questo implica una condivisione di compiti, con una esplicita intenzione di "aggiungere valore" al fine di creare qualcosa di nuovo o differente attraverso un processo collaborativo deliberato e strutturato, in contrasto con un semplice scambio di informazioni o esecuzione di istruzioni. L'apprendimento collaborativo può essere l'acquisizione da parte degli individui di conoscenze, abilità o atteggiamenti che sono il risultato di un'interazione di gruppo, un apprendimento individuale come risultato di un processo di gruppo.
    L'apprendimento collaborativo (o Apprendimento Cooperativo), abbiamo detto, si basa sull'interazione collaborativa, con il fine di raggiungere un obiettivo comune, attraverso un lavoro di approfondimento e di apprendimento che porterà alla costruzione di nuova conoscenza. L'apprendimento cooperativo è una nuova visione pedagogica e didattica che utilizza il coinvolgimento emotivo e cognitivo del gruppo come strumento di apprendimento ed alternativa alla tradizionale lezione accademica frontale. Gli elementi costitutivi dell'Apprendimento Cooperativo sono: "Interdipendenza positiva" (consapevolezza, da parte dei componenti del gruppo, di essere legati reciprocamente da una dipendenza relazionale che risulta direttamente proporzionale al grado di coinvolgimento; può essere Oggettiva quando la difficoltà del compito comporta obbligatoriamente l'aggregazione in gruppo per poter conseguire l'obiettivo, che risulterebbe altrimenti impossibile per le singole capacità dei componenti, oppure Soggettiva quando si rileva quando i membri del gruppo avvertono il reciproco legame che li unisce e coordina i loro sforzi nel raggiungere lo scopo), "Responsabilità individuale e di gruppo" (la crescita di ogni singolo soggetto rappresenta la crescita del gruppo a cui appartiene. È importante incoraggiare la cooperazione tra i soggetti.), "Interazione simultanea e costruttiva" (partecipazione come componente fondamentale nel processo di apprendimento), "Partecipazione equa" (parte integrante del processo di 'apprendimento, è una componente fondamentale e necessaria), "Abilità sociali" (comportamenti da adottare nelle relazioni interpersonali), "Valutazione" (metodologia qualitativa che considera le possibili diverse variabili formative per la valutazione, ad esempio: riflessioni metacognitive, questionari di autovalutazione individuale e collettiva, valutazione del metodo di studio
    rilevanza dell'incidenza dell'autostima sull'apprendimento, schede di valutazione della motivazione, questionari sulla comunicazione e questionari sul clima e sulla collaborazione di gruppo). Gli elementi che incidono sull'Apprendimento collaborativo sono l'Ambiente, la Comunicazione e la Leadership.
    In conclusione possiamo dare alcune semplici affermazioni che inquadrano l'apprendimento collaborativo:
    Apprendimento collaborativo è:
          - l'apprendimento che si basa sulla valorizzazione della collaborazione all'interno di un gruppo di allievi
              - imparare
               - imparare per mezzo di altri
               - imparare dagli altri
               - imparare con gli altri
              - cooperare
              - è cognitivamente significativo perché permette di
               - imparare a porre domande e a dare risposte
               - partecipare a gruppi di lavoro
               - sviluppare un adeguato senso di identità attraverso il confronto con gli altri
               - intrattenere relazioni interpersonali positive
          - condividere
              - condividere la responsabilità dell'apprendimento
               - per il proprio apprendimento
               - per l'apprendimento altrui
          - comunicare
          - mettere insieme competenze diverse
              - costruire-su (Build-on) le idee altrui
          - perseguire uno scopo comune
          - le tecnologie multimediali consentono di sostituire allo schema classico dell'apprendimento "frontale" tra allievo e insegnante una rete comunicativa in cui confluiscono linguaggi e segni di natura diversa

    ===============================

    Materiale consultato

    http://it.wikipedia.org/wiki/Apprendimento_collaborativo
    http://www.costruttivismoedidattica.it/articoli/Landi%20-%20Apprendimento%20coll.pdf
    http://www.slideshare.net/dariaeirene/psicologia-dellapprendimento-collaborativo
    http://it.wikipedia.org/wiki/Apprendimento_cooperativo
    http://www.conceptmaps.it/KM-CollabLearning-it.htm
    http://www.tdmagazine.itd.cnr.it/files/pdfarticles/PDF04/Kaye.pdf
    http://dante.bdp.it/polaris/albero/kaye.html
    http://www.feem-project.net/pandora/public/voce/pandora%20in%20classe.pdf
    http://www.edscuola.it/archivio/ped/apprendimento_collaborativo.htm
Andrea Trombini

Psicotecnologie: una definizione - 28 views

#Psicotecnologie
started by Andrea Trombini on 29 Oct 12 no follow-up yet
  • Andrea Trombini
     
    La psicotecnologia è la branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, soprattutto quelle associate alla lingua.
    Queste tecnologie generano evidenti ripercussioni sul nostro modo di pensare e di comunicare, in quanto richiedono che l'intelletto umano utilizzi le sue capacità in maniera differente dal passato.
    La percezione del mondo, il nostro modo di organizzare il cervello, il nostro modo di agire si sviluppano in funzione all'utilizzo delle psicotecnologie.
    Carpenter, Havelock e McLuhan sono i "padri fondatori" di questa scienza, la principale scuola ad aver analizzato questo fenomeno sin dagli anni '40 è la Scuola di Toronto (Marshall McLuhan).
    Attualmente lo studioso che si dedica maggiormente a questa disciplina è Derrick De Kerckhove.
    La parola, orale, è una psicotecnologia. La parola scritta e la parola elettronica ne sono altri importanti esempi. Sono rilevanti forme di sostegno del linguaggio che hanno sempre un impatto sul pensiero in quanto il linguaggio intrattiene una relazione intima con la coscienza, con il sapere, con la cognizione, tanto che le psicotecnologie sono in grado di creare diversi stadi di accelerazione o di decelerazione della cultura. Una prima accelerazione di questi processi è rappresentato dall'invenzione dell'alfabeto. Ancora più travolgente è stata l'nvenzione della stampa.
    Quindi per psicotecnologie possiamo indicare le tecnologie normalmente associate alla lingua. Una psicotecnologia è anche una forma di estensione del pensiero, pensiero scaturito dalla possibilità di leggere.
    Oggi il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio.
    Ad esempio una psicotecnologia è la televisione, una psicotecnologia di tipo generale, globale e collettiva. Un altro esempio di psicotecnologia è il personal computer; il computer è una psicotecnologia su cui possiamo esercitare un potere
    Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente. Come altre tecnologie 'fisiche', (auto o bicicletta) le psicotecnologie estendono il corpo.
    Psicotecnologia è Internet, come psicotecnologia è la realtà virtuale. Internet è proprio una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata verso una forma collettiva. La resaltà virtuale ci permette di penetrare nello schermo e di accedere ad un mondo immaginario e al tempo stesso reale, oggettivo.
roberto de luca

Tagging - 26 views

Tag tagging
started by roberto de luca on 24 Sep 12 no follow-up yet
  • Andrea Trombini
     
    #Tagging

    http://www.infotel.it/it/articoli/tag-e-categorie-due-metodi-complementari.html

    "Una classificazione dei contenuti non idonea può diventare causa di insuccesso di un sito web. I metodi più utilizzati per rendere ben organizzati e facilmente rintracciabili i contenuti sono la categorizzazione e il tagging: vediamo di cosa si tratta e come utilizzarli al meglio."
    A tal fine può esser utile una semplice classificazione tra Categorie e TAG.

    Categorie
    Servono per classificare i contenuti per argomento e sono sostanzialmente "stabili". Rappresentano quindi uno strumento utile per organizzare le informazioni pubblicate sul proprio sito; ogni nuovo contenuto verrà ricondotto alla categoria di appartenenza, eventualmente articolata secondo una modalità gerarchica a più livelli (es: sport -> tennis)."

    Tag
    Sonodelle "parole chiave" o "etichette" da abbinare ai contenuti pubblicati, operazione questa definita con il termine "taggare". Per una classificazione efficace è indispensabile saper scegliere i tag più appropriati, senza sovrapporre questo tipo di classificazione dei contenuti con quello basato sulle categorie.

    Un utilizzo complementare dei due metodi è possibile, e nasce dalle rispettive specificità:

         - le categorie sono classificazioni per argomento a livello macro (generale);
         - i tags sono classificazioni per argomento a livello micro (specifico).
    Entrambi i metodi, essendo classificazioni per argomento, riguardano il singolo contenuto o articolo.
         - Categorizzare significa individuare per il singolo articolo la giusta categoria, tra quelle esistenti;
         - Taggare significa applicare al singolo articolo una o più etichette (tag).
Andrea Trombini

La natura dell'Intelligenza - 42 views

#Intelligence
started by Andrea Trombini on 05 Nov 12 no follow-up yet
  • Andrea Trombini
     
    La natura dell'intelligenza è stata indagata da Gardner e Sternberg. Le loro ricerche affermano che quando parliamo di intelligenza ci troviamo di fronte alla compresenza di più intelligenze, in contrasto con le definizioni del passato per le quali l'intelligenza è un qualcosa di unico, di statico, di monolitico, che si manifesta attraverso le abilità linguistiche e matematiche (privilegiate dalla scuola), e misurabile con strumenti psicometrici definiti.
    Gardner ha introdotto il concetto molto più flessibile di "intelligenze multiple". Con le "intelligenze multiple" si riferisce ad una pluralità di formae mentis, che rendono ragione della sfaccettata complessità dell'essere umano, in cui possono prevalere o dominare caratteri diversi legati anche, per esempio, alla percezione dello spazio, o del movimento. Per Gardner esistono le intelligenze "personali"; interpersonali e intrapersonali, legate alla percezione del sé: l'una centrata sull'autoanalisi e l'autovalutazione; l'altra sulla socializzazione e la conoscenza dell'altro.
    La concezione triarchica dell'intelligenza, suddivisa nei tre suoi modi di essere: analitica, creativa, pratica fa capo alla teoria di Sternberg.
    É Daniel Goleman, insegnante di Psicologia a Harvard e collaboratore scientifico d,el "New York Times" a rivoluzionare le teorie sull'intelligenza, quando, nel 1995, pubblica la sua opera letteraria più famosa, "Emotional Intelligence", dove descrive il nostro modo di concepire l'intelligenza.
    Goleman rileva come il tipo di indagine gardneriana abbia il difetto di essere costruito solo sulla dimensione cognitiva e di trascurare il ruolo del sentimento. Il modello cognitivo "fornisce una visione impoverita della mente, una concezione che non può spiegare lo Sturm und Drang dei sentimenti che dà sapore all'intelletto". La teoria delle intelligenze multiple si è poi evoluta concentrandosi di più sulla metacognizione, sulla consapevolezza dei propri processi mentali.
    Il modello dell'intelligenza emotiva porta l'intelligenza nella sfera delle emozioni. L'intelligenza viene ridescritta e re-interpretata come il complesso di fattori necessari per avere successo nella vita.
    L'Intelligenza Emotiva si basa su tre concetti cardine: l'autoconsapevolezza, l'autocontrollo e l'empatia.
    Autoconsapevolezza: capacità di riconoscere e differenziare le proprie emozioni e le loro manifestazioni. Si sviluppa prestando attenzione ai propri stati interiori. É necessario interrogarsi sulle proprie emozioni, scomponendole in tante parti, al fine di comprenderne la natura e l'origine. Spesso utilizziamo termini vaghi per definire un'emozione o lo stesso termine per definire emozioni diverse (ad esempio potremmo definirci "nervosi" sia quando siamo in ansia per qualcosa sia quando proviamo rabbia o frustrazione); oppure capita di non essere capaci di capire da dove nasce l'emozione che stiamo provando, a quali eventi è legata, se emerge per un evento presente o se invece è stata richiamata al presente un'emozione del passato. Essere autoconsapevoli significa essere in grado di comprendere quale emozione stiamo provando, di comunicarla a chi ci sta vicino, di usarla per guidare le nostre azioni e il nostro pensiero.
    Autocontrollo: capacità di dominare l'emozione senza reprimerla. E' diretta conseguenza dell'autoconsapevolezza e consente di recuperare velocemente il benessere psichico turbato dall'insorgere dell'emozione. É necessario accettare le emozioni e accoglierle come parti di noi necessarie e inevitabili. Spesso le forti emozioni sono accompagnate da pensieri illogici automatici che prendono il sopravvento facendoci perdere lucidità (ad esempio: "certe cose capitano a me perché sono uno stupido", "questo momentaccio durerà per sempre", "mi ha lasciata perché non valgo niente", "nessuno mi ama e mi amerà mai" ecc…). Imparare a riconoscere e bloccare questi pensieri è molto importante per limitare l'effetto dirompente delle emozioni. Riuscire a individuare gli eventi che ci capitano come momentanei e dipendenti da cause specifiche permette di individuare e accedere alle risorse interiori che ci consentiranno di superare la difficoltà e di sentirci padroni di noi stessi e, quindi, delle nostre emozioni.
    Empatia: capacità di percepire lo stato d'animo ed i sentimenti di un'altra persona, realizzando una sintonia emotiva nei suoi confronti che permette di condividerne i vissuti interiori e le emozioni, senza esserne sopraffatti. É legata all'autoconsapevolezza, in quanto la conoscenza profonda delle proprie emozioni è alla base della capacità di riconoscere e comprendere le emozioni negli altri. Si sviluppa imparando innanzitutto ad ascoltare, che non è semplicemente udire. L'ascolto attivo ci pone nella posizione di comprendere quello che l'altro ci dice senza giudicarlo e senza interpretarlo alla luce delle nostre conoscenze/esperienze/convinzioni; di prestare reale attenzione a ciò che gli altri ci comunicano sforzandoci di capire non solo il contenuto ma anche i motivi per cui stanno comunicando. Nell'ascolto attivo si presta attenzione anche al linguaggio del corpo, perché non si comunica solo con le parole. Sviluppiamo la nostra empatia imparando a riconoscere i segnali non verbali che comunicano le emozioni e che, poiché difficilmente controllabili, sono in grado di rivelare molto più di quanto non venga espresso esplicitamente.
    Al fine di sviluppare tali abilità e quindi la capacità di usare le emozioni in maniera intelligente dobbiamo:
    porre attenzione ai nostri stati interiori e interrogarci sulla loro natura e origine;
    accettare le emozioni come parte fondamentale di noi;
    imparare a riconoscere e bloccare i pensieri illogici e automatici che spesso accompagnano le emozioni;
    connotare gli eventi come temporanei e dipendenti da cause specifiche;
    ascoltare gli altri sospendendo il giudizio e l'interpretazione dei messaggi cercando di capire cosa l'altro vuole realmente comunicare;
    imparare a prestare attenzione al linguaggio non verbale.
    L'intelligenza emotiva può esser indicata come un costrutto psicologico che a prima vista sembra quasi paradossale nel suo voler abbinare l'emotività e la razionalità. Un insieme di Cuore e Cervello. In realtà non è così in quanto intelligenza ed emotività non sono in contrapposizione fra loro, sono invece complementari. Un uso intelligente delle emozioni non solo è possibile, ma è anche auspicabile per vivere meglio il rapporto con sé stessi e con gli altri.
    L'intelligenza emotiva pertanto si basa su due grosse competenze:
    - una competenza personale data dalla consapevolezza e dalla padronanza di sé nonché dalla motivazione;
    - una competenza sociale che è determinata dal modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri; la base di questa competenza è costituita dell'empatia e dalle abilità sociali, intese come la capacità di saper guidare ad arte le emozioni di un'altra persona e trarre vantaggio dal fatto che gli stati d'animo s'influenzano reciprocamente.
    Al di là degli aspetti puramente teorici, come possiamo utilizzare il concetto di intelligenza emotiva nella vita di tutti i giorni? E' una dote innata o si può migliorare?
    Secondo Goleman: la competenza emotiva aiuta ad affrontare positivamente la complessità del mondo in cui abitiamo. Essere "emotivamente intelligenti" significa saper distinguere e gestire le nostre risorse interiori e allo stesso tempo intuire, comprendere, rispondere correttamente alle emozioni degli altri. Così siamo in grado di comunicare, motivare, reagire nel modo giusto alle frustrazioni, coniugare le aspirazioni personali con le possibilità effettive di realizzare i nostri sogni.
    L'empatia nei confronti degli altri ci consente una migliore vita relazionale, comprendere i bisogni degli altri, regolare i nostri comportamenti per non calpestare i bisogni e diritti altrui, specialmente quando siamo intenti a soddisfare i nostri bisogni, o a perseguire i nostri obiettivi. Mantenere un rapporto equilibrato tra il mondo intrapersonale ed il mondo interpersonale, significa essere intelligenti emotivamente, significa riconoscersi nella proprie qualità ed accettarsi nei propri limiti, ottimizzare le proprie risorse al fine di giungere ad un risultato voluto ed atteso. Questo genere di competenze risulta fondamentale nel favorire il raggiungimento degli obiettivi e la realizzazione di sé, nel comunicare efficacemente con gli altri (il capo, i colleghi, il partner, i propri genitori o figli ecc…) e gestire meglio i conflitti, nel reagire alle situazioni problematiche o ai fallimenti, nel rivestire ruoli di leadership o di coordinamento, ecc. , sinteticamente: nell'affrontare meglio la vita reagendo in maniera funzionale e adattiva agli stimoli che provengono dall'ambiente che ci circonda.
    Sfruttare al massimo le potenzialità della nostra intelligenza emotiva ci consente di ottenere degli effetti molto concreti in vari ambiti legati alla sfera emozionale che hanno ripercussioni dirette sul modo in cui gestiamo la nostra quotidianità:
    AUTOCONSAPEVOLEZZA EMOZIONALE, ovvero migliore capacità di riconoscere e denominare le nostre emozioni; migliore capacità di comprendere le cause dei sentimenti; capacità di riconoscere la differenza tra sentimenti, stati fisici e azioni.
    CONTROLLO DELLE EMOZIONI: migliore sopportazione della frustrazione e controllo della collera; condotta meno aggressiva o autodistruttiva; migliore capacità di affrontare lo stress; minor solitudine e ansia nei rapporti sociali.
    INDIRIZZARE LE EMOZIONI IN SENSO PRODUTTIVO: maggior senso di responsabilità; maggiore capacità di concentrarsi sul compito che si ha di fronte e di fare attenzione; minore impulsività, maggiore autocontrollo; migliori risultati
    EMPATIA: migliore capacità di assumere il punto di vista altrui; maggiore sensibilità verso i sentimenti altrui; migliore capacità di ascoltare gli altri.
    GESTIRE I RAPPORTI: migliore capacità di analizzare e comprendere i rapporti; migliore capacità di risolvere i conflitti e di negoziazione; migliore capacità di risolvere i problemi nei rapporti; maggior sicurezza di sé e capacità di comunicare; maggior simpatia e socievolezza; maggior interesse e premura verso gli altri; minor individualismo e maggiore disposizione alla collaborazione in gruppo.
    L'intelligenza emotiva è presente in ognuno di noi ed ha un suo potenziale intrinseco che dev'essere sviluppato. Si impara fin da piccoli a fare i conti con le proprie emozioni ed è molto importante che i genitori e gli educatori guidino i bambini nel percorso di "alfabetizzazione emozionale", cioè nell'imparare a riconoscere, esprimere e gestire le loro emozioni. Tuttavia, non è mai troppo tardi per migliorare le proprie competenze emozionali, e di conseguenza migliorare la qualità della propria vita e delle proprie relazioni, anche una volta adulti.

    (Aggiungo un po' di sitografia:

    http://www.psicologiaok.com/60/intelligenza-emotiva-la-chiave-per-il-successo/
    http://www.humantrainer.com/articoli/recensione-libro-intelligenza-emotiva.html
    http://www.trainingmeta.it/viewdoc.asp?co_id=180
    http://doc.studenti.it/appunti-su/la-natura-dell'intelligenza/
    http://www.univirtual.it/red/files/file/CAZZADOR-intelligenza%20emotiva.pdf
    http://www.ecofondamentalista.it/docs/intelligenza.pdf
    http://books.google.it/books?id=yZhwPgAACAAJ&dq=natura+dell'intelligenza+emotiva&hl=it&sa=X&ei=sOaTUMyzBPLb4QSo6IFA&ved=0CDEQ6AEwAA )
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