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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged Collettivo

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STELLA CAPASSO

La Noosfera - 3 views

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    Desideravo condividere questo file molto interessante, e nello stesso tempo affascinante, sulla Noosfera. Dopo un'accurata carrellata dei precedenti storici, ci si sofferma in maniera dettagliata sui contributi apportati da Pierre Teilhard de Chardin, che ha dettagliatamente descritto natura e struttura della Noosfera, nonché le condizioni di sviluppo e le conseguenze relative a questo concetto. Ma in quest'articolo sono evidenziati i contributi di numerosi altri autori che hanno chiarito ed arricchito questo costrutto. Il contributo che più reputo interessante, che evidenzia quanto sia concreto e reale questo concetto, è quello di Robert Muller, il quale pensa che "le Nazioni Unite siano un corpo noosferico, più esattamente un cervello collettivo che esprime le preoccupazioni planetarie, una rappresentanza universale che emerge come entità cooperativa. Le decisioni politiche, economiche, sociali, - prese a quel livello, -rappresentano la volontà di un cervello collettivo". Altro passaggio essenziale è la definizione molto precisa e rigoroso che viene data della Noosfera, considerati i contributi dei diversi autori: «La Noosfera è l'insieme delle attività intellettuali e spirituali espresse dall'Umanità. Esse si sono accumulate nel corso del tempo ed entrano di continuo in una memoria collettiva, che occupa oggigiorno anche uno spazio virtuale illimitato. La Noosfera emerge dalla Biosfera, l'avvolge in maniera sempre più consistente e la condiziona totalmente, compreso il genere umano, in senso positivo o negativo. Nei campi informazionali noosferici, che avvolgono il pianeta, interagiscono anche le emozioni collettive vissute dall'Umanità. La Noosfera si avvale di una struttura fisica, costituita da mezzi di comunicazione d'ogni tipo che rendono possibile l'istantaneità delle interazioni umane. Nella Noosfera si rispecchia l'Umanità che prende sempre più coscienza di se stessa, sino alla formazione, in un lontano futuro, di un possibile Centro dec
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    Mi è molto piaciuto questo post, poichè il concetto di Noosfera è un qualcosa di relativamente nuovo e, credo, ancora di inesplorato. Tra i contributi più interessenti su questo argomento, a parte il sempre attuale concetto di "villaggio globale" di McLuhan, mi ha colpito in modo particoalre quello di Peter Russell, che ha paragonato lo sviluppo del cervello nell'embrione umano alla nascita di un cervello globale. Per cui, se così fosse, è facile intuire che questo campo ha ancora molti margini di sviluppo ed è difficle prevedere quali traiettorie andrà a disegnare.
ciccospenk

INTERVISTA A Derrick De Kerckhove - 31 views

  • Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie ‘fisiche’, come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di ‘mentalità’: una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i casi, comunque, si tratta di estensioni della mente, estensioni della psicologia ovvero di psico-tecnologie. Non valeva la pena di coniare questo nuovo termine se non ci fosse stata l’enorme diffusione di ‘psicotecnologia’ rappresentata da Internet. Internet è proprio una forma di estensione dell’intelligenza e della memoria privata ma fatta collettiva. Cosa dire, poi, della realtà virtuale? Si tratta di un'altra forma di estensione psico-tecnologica che ci permette di penetrare nello schermo e di accedere ad un mondo che è come un immaginario oggettivo. Oggi stiamo vivendo la rivoluzione della tecnica, stiamo passando dal mondo della TV a quello di Internet; dal mondo del pensiero pubblico, della coscienza, della mente pubblica della TV, alla mente privata del computer. Il nome del vostro programma, MediaMente, vuol dire psico-tecnologia: mediamente è insieme ‘media e mente’: la connessione tra il linguaggio e l'organizzazione mentale.
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    Per De Kerckhove le psicotecnologie sono una scienza che riunisce tecnologia e psicologia, è lo studio dei nuovi linguaggi , è una scienza che attraverso gli strumenti, cioè le tecnologie che utilizziamo nella nostra attività quotidiana, ha effetti sulla mente. Le nuove tecnologie le utilizziamo nella nostra attività quotidiana. Le persone ,attraverso un nuovo strumento che può essere Twitter o Facebook, creano un nuovo linguaggio, un nuovo formato che definisce uno stile di comunicazione, quindi l'effetto è che le persone stesse creano un nuovo linguaggio. In questo contesto, le psicotecnologie studiano il rapporto tra tecnologie e cognizione e studiano l'impatto che l'uso delle nuove tecnologie esercita nella trasformazione dei nostri processi cognitivi ( la comunicazione, la memoria, l'apprendimento, l'attenzione, etc.).
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    Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie "fisiche", come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia, le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano" (De Kerckhove, 1998). Dalla scrittura, alla stampa e poi la radio, il telefono,la televisione e oggi il personal computer ed Internet queste tecnologie hanno modificato profondamente le caratteristiche sia del mondo esterno che delle nostre strutture cognitive interne. Grazie alle psicotecnologie l'uomo ha quindi esteso le capacità e le potenzialità della propria mente, potendo così superare tempo e spazio nella comunicazione: il desiderio di muoversi a proprio piacimento nello spazio e nel tempo, uscendo fuori dal corpo e dalla mente e trascendendoli attraverso le proiezioni tecnologiche, è sempre stato uno delle più forti attrattive per il genere umano.
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    Le tecnologie stanno sviluppando un potenziale che solo pochi anni fa era sconosciuto per l'essere umano. La possibilità di essere connessi 24h al giorno ha dell'incredibile e lo spazio non è un problema. Tutto questo è opera dell'uomo e della sua intelligenza: ma gli strumenti sono quello che hanno permesso tutto ciò.
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    Introduzione: Dopo aver preso visione delle varie definizioni a mio giudizio accurate del termine da parte dei membri di questo gruppo, mi sembra adeguato completare tale quadro concettuale sottolineando alcuni aspetti salienti del termine messi in luce da De Kerckhove. Pertanto di seguito riporto l'intervista della trasmissione televisiva e telematica MediaMente a Derrick De Kerckhove a Bologna, il 20/09/98, alla quale seguirà il mio commento. INTERVISTA: Domanda 1 Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-tecnologie. Che cosa intendeva dire? Risposta Si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. Adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. La televisione è una psico-tecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psico-tecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i
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    Introduzione: Dopo aver preso visione delle varie definizioni a mio giudizio accurate del termine da parte dei membri di questo gruppo, mi sembra adeguato completare tale quadro concettuale sottolineando alcuni aspetti salienti del termine messi in luce da De Kerckhove. Pertanto di seguito riporto l'intervista della trasmissione televisiva e telematica MediaMente a Derrick De Kerckhove a Bologna, il 20/09/98, alla quale seguirà il mio commento. INTERVISTA: Domanda 1 Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-tecnologie. Che cosa intendeva dire? Risposta Si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. Adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. La televisione è una psico-tecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psico-tecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i
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    INTERVISTA: Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente cos come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV una psico-tecnologia, il computer una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile la tecnologia che estende il piede e la pelle la tecnologia che estende la mano.
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    L'intervista a De Kerckhove mette in risalto che tutte le nuove tecnologie elettroniche (TV, computer, ecc.) finiscono per costituire un'estensione della nostra mente, inoltre, ci consentono di metterci in contatto con il mondo azzerando il tempo e lo spazio e favorendo lo sviluppo della collaborazione e quindi di una intelligenza connettiva (e a questo punto direi anche collettiva). Ultima ma non meno importante considerazione di De Kerckhove è la necessità di far accedere i bambini a questi strumenti sin da piccoli e attraverso la scuola.
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    Per riprendere una definizione di De Kerckhove, i blog costituiscono la rappresentazione della maturità delle Rete. Non sono una mera forma di esibizione dell'io, ma rappresentano il rapporto con gli altri. Attualmente circa il 60% dei blog sono diari personali. Ogni giorno vengono creati circa 15.000 nuovi weblog. I weblog hanno un enorme potenziale destabilizzante del sistema, perché consentono a chiunque di pubblicare qualsiasi tipo di materiale senza bisogno di un editore. Se a livello tecnologico non rappresentano una novità, in quanto sono il modello più semplice di sistema per la gestione dei contenuti (Content Manager System), lo sono a livello di significato e di ripercussioni che comportano.
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    Ecco delle risposte esaustive per capire al meglio le psicotecnologie. Le psicotecnologie sono una scienza, non ancora classificate come una scienza, ma riuniscono la tecnologia e la psicologia. Le psicotecnologie sono delle tecnologie che amplificano il potere della nostra mente e hannp degli effetti sulla mente dato che gestiscono il linguaggio. Si tratta dello studio di come la lingua che è il nostro strumento principale sia per comunicare e anche per pensare viene trasformato dalla tecnologia di supporto e di come diventa una cultura diversa. Il motivo di ciò sta nel fatto che ovviamente la lingua rappresenta una parte molto intima di noi stessi, soprattutto al livello del pensiero, ma anche del discorso. Il sistema di supporto che veicola il linguaggio modifica la modalità di utilizzazione del linguaggio sia in pubblico sia nell'intimità del proprio pensiero. Condiziona le notre idee e la nostra posizione nello spazio e la nostra idea di uso del tempo.
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    Condivido con te, il cambiamento che le psicotecnologie hanno avuto sulla nostra vita quotidiana. L'essere qui e contemporaneamente li, stare soli a casa e contemporaneamente in compagnia di amici che chattano con te, magari dall'altra parte del mondo. Gli spazi sembrano azzerarzi e così il tempo di trasmissione dei contenuti diviene ormai istantaneo. Da ciò ne deriva anche una perdita della privacy. Basta entrare su facebook per capire dalle foto, se hai famiglia o sei single, da quello che scrivi, ti piace o condividi, come sei, e quello che ti piace o quello che vorresti essere.
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    Molto interessante questo articolo. Ritengo le psicotecnologie una rivoluzione, convengo che abbiano avuto un ruolo incisivonell anostra vita. SIcuramente ritengo siano cambiamenti postivi, di miglioramento delle nostre conoscenze. Abbiamo la possibilità di produrre conoscenza , di scambiarla e costruirla tramite le tecnologie che siano web o tv. A mio avviso l'essere sempre connessi è un modo per estendere la nostra mente e il nostro sapere. De Kerckhove ritiene che tali veicoli possano essere utili per l' apprendimento per i bambini. Sono d'accordo in quanto hanno la possibilità di apprendere più velocemente amplificando le loro capacità e potenzialità nello stesso tempo. La condivisione del sapere permette l'apprendimento che può essere in questo caso anche divertimento.
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    DdK "Eccoci nell'era delle psicotecnologie" Articolo molto interessante del prof DeKerckhove su cosa intende per psicotecnologie e sull'estensione delle dimensioni del pensiero offerte da internet. "Internet è proprio una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata ma fatta collettiva." Una riflessione che nel 1998 gia' preconizzava l'utilizzazione delle risorse distribuite in rete, accessibili per mezzo degli strumenti tecnologici condivisi (facebook viene lanciato nel febbraio 2004)
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    Come le tecnologie meccaniche sono estensione del corpo, vedi la macchina o la bicicletta estensione del piede, le psicotecnologie rappresentate dalla televisione e dal computer sono estensione della mente .Ma mentre la televisione e' una psicoteconologia di tipo collettivo il computer e' una forma privata di espressione cognitiva che si fa collettiva. Kerckhove all'epoca esprimeva l'opportunita' di dare accesso a questi nuovi strumenti al mondo della scuola ,fin dall'infanzia ,in modo da poter sviluppare una connessione universale e preparare le basi per una nuova economia.L'insegnamento , spiega, deve essere fatto di stimoli e non di spiegazioni.In aula questo si concretizza con la realizzazione di prodotti multimediali e lo sviluppo del lavoro di gruppo . Quello che si e' fatto oggi in Italia sull'argomento e' fermo a discussioni tra politici sull'"agenda elettronica" e sul digital divide . Mi viene spontaneo confrontare l'intervista di Kerckhove fatta nel 1998 con la situazione attuale in Italia su questi temi. Per esempio il tema della "intelligenza collettiva" che secondo il sociologo accelera la capacita' di apprendimento delle persone e dei gruppi. Pensando all'Italia leggevo che ogni singola Istituzione o Ministero ha un proprio centro di elaborazione dei dati ,e molti di questi non sono neanche collegati tra di loro.Credo basterebbe poco mettere a fattor comune le informazioni e contribuire allo sviluppo e la democratizzazione del Paese facendo viaggiare le informazioni invece che le persone.
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    In una intervista del '98 per il programma RAI MediaMente, De Kerckhove definisce le psico-tecnologie come le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. Oggi il mondo esterno passa attraverso lo schermo della televisione o del computer che hanno preso il posto delle pagine dei libri. De Kerckove parla di due tipi di mentalità che scaturiscono dal rapportarsi con lo schermo: una mentalità pubblica legata allo schermo televisivo, dove ciò che appare è dato da una produzione esterna ed una mentalità privata legata a quello del computer dove siamo noi ad esercitare potere sui contenuti. Entrambi i casi producono un estensione della mente, un'estensione della psicologia, da cui deriva il termine coniato dal Professore appunto psico-tecnologie . Riguardo al termine De Kerckhove asserisce che la necessità di crearlo si è manifestata con la grande diffusione di Internet che è appunto un'estensione dell'intelligenza e della memoria introdotte nella collettività.
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    Credo di aver capito che, più che una scienza che agisce sulla mente attraverso la tecnologia, le psicotecnologie siano quelle tecnologie che creano una vera e propria estensione della mente, una sorta di vera e propria estensione fisica come lo è (riportando gli esempi di De Kerckove) il pedale della bicicletta per il piede.
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    intervista 
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    INTERVISTA: Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente cos come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV una psico-tecnologia, il computer una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile la tecnologia che estende il piede e la pelle la tecnologia che estende la mano.
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    Secondo l'autore Derrick De Kerckhove, una psicotecnologia è una qualsiasi tecnologia che emuli, estenda o amplifichi il potere della nostra mente. Di fatto, in un suo intervento durante il dibattito dal titolo " ECCOCI NELL'ERA DELLE PSICOTECNOLOGIE" (Bologna, 1998) l'autore ha avallato tale definizione così come testualmente riportato nel passo dell'intervista sotto riportato: DOMANDA "Lei ha scritto che il computer è una psicotecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psicotecnologie. che cosa intendeva dire?" RISPOSTA "si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. la televisione è una psicotecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psicotecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psicotecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La tv è una psicotecnologia, il computer è una psicotecnologia. Io penso che le psicotecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della tv, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. i contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. in entrambi i casi, comunque, si tratta di estensioni della mente, estensioni
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    Il prof. De Kerckhove sintetizza in modo esaustivo il concetto dell'influenza delle nuove tecnologie sulla psiche umana.
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    le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente: l'automobile o la bicicletta è una estensione del corpo, il computer è una estensione della mente come contenuti. Internet è proprio una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata ma in modo collettivo, data dalla cooperazione di più individui. Oggi stiamo vivendo la rivoluzione della tecnica, stiamo passando dal mondo della TV a quello di Internet; dal mondo del pensiero pubblico, della coscienza, della mente pubblica della TV, alla mente privata del computer. Necessità di perfezionare nuove forme di didattica a distanza per permettere una continua formazione, oggi non disponibile. Necessità di una intelligenza collettiva che permetta di presentare idee creativa nate dalla collaborazione di più individui connessi in ogni luogo, attraverso i sistemi comunicativi ed informativi per giungere alla globalizzazione della cultura. Le nuove tecnologie aiutano a fissare trasmettere e manipolare l linguaggio parlato, c'è una rinnovata diffusione della pratica del leggere e dello scrivere.
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    Le Psicotecnologie sono le tecniche attraverso cui l'intelligenza diventa connettiva (prima era semplicemente cognitiva), estendendosi e permeando la cultura contemporanea. Non possiamo prescindere da esse, sostiene De Kerckhove, se vogliamo progredire tecnologicamente ed evolutivamente. La conoscenza Psicotecnologie sta alla base del loro utilizzo e sempre più dobbiamo impossessarcene per mettere un piede nel futuro e non farci cogliere impreparati. Questo non significa diventare perfetti informatici ma adeguarci al progredire della scienza per sfruttarne i massimi benefici e limitarne al massimo i danni.
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    Il sociologo e giornalista spiega attraverso un'intervista strutturata il concetto di psicotecnologia, l'importanza dell'accesso di questi strumenti nel mondo dei bambini, la funzione di strumenti quali i videogame.
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    La psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, soprattutto quelle associate alla lingua: esse, in breve, producono fondamentali ripercussioni sul nostro modo di pensare e di comunicare, in quanto richiedono che l'intelletto umano utilizzi le sue capacità in maniera differente dal passato; se questi modi di impostare la mente si stabilizzano e si sedimentano nel loro utilizzo, allora cambierà la nostra percezione del mondo, il nostro modo di organizzare il cervello, il nostro modo di agire. La principale scuola ad aver analizzato questo fenomeno sin dagli anni '40 è la Scuola di Toronto, che annovera studiosi del calibro di Marshall McLuhan: Carpenter, Havelock e McLuhan hanno cercato di definire il significato psicologico dell'adozione dell'alfabeto greco nella cultura occidentale. Lo studioso che oggi si dedica maggiormente a questa disciplina è Derrick De Kerckhove, che analizza in che modo l'alfabeto possa influenzare il nostro orientamento visivo. Secondo De Kerckhove una psicotecnologia è qualunque tecnologia emuli, estenda o amplifichi il potere della nostra mente. Così come la scrittura consente all'individuo di depositare le conoscenze acquisite su supporti più stabili della memoria, alterando le modalità di gestione della stessa, allo stesso modo consente di percepire l'uomo stesso da una prospettiva differente: è con la scrittura, in sintesi, che l'individuo esce dalla realtà tribale e collettiva per approdare all'individualizzazione e alla consapevolezza della sua identità. Se il pensiero umano è scaturito dalla possibilità di leggere, l'apporto delle nuove tecnologie estende ulteriormente la mente dell'uomo, modificandola in maniera evidente. La televisione, il telefono, il computer, gli ipertesti, sono psicotecnologie nella misura in cui inducono il cervello ad elaborare nuovi paradigmi cognitivi che modificano la nostra percezione del mondo.
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    Ottimo articolo,chiaro e preciso
Marco Valotto

Qualche definizione - 25 views

Vorrei contribuire anch'io alla definizione di Psicotecnologia: La psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, sopratt...

psicotecnologie intelligenza ipertestuale collettiva connettiva congizione distribuita

Maurizio Aucone

definizione di Psicotecnologie - 1 views

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    Trovo interessante la "riduzione" di Mirco Franceschi del saggio di Pierre Lévy: "L'intelligenza collettiva, per una antropologia del cyberspazio". Si parla di "psicotecnologie" per indicare un nuovo modo di accedere alle informazioni, le quali agiscono a livello cognitivo-celebrale nel singolo, mentre in ambito collettivo Levy lintroduce il concetto di "Intelligenza collettiva" di fatto superiore a quella dei singoli e che, prima dell'avvento di internet, non poteva nemmeno essere concepita. Levy asserisce: "Bisogna, innanzitutto, riconoscere che l'intelligenza è distribuita ovunque ci sia umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo attraverso le nuove tecniche, e mettendola soprattutto in sinergia. Oggi, se due persone distanti sono a conoscenza di due dati complementari, per il tramite delle nuove tecnologie possono entrare in comunicazione l'una con l'altra e scambiare il loro sapere, in una parola sola: cooperare. È questa, detto in modo molto generale, l'intelligenza collettiva. Il concetto viene ampliato con De Kerckhove e le teorie delle "intelligenze connettive" che, come suggerisce il termine stesso, sottolinea l'importanza della connessione, del collegamento, della messa in relazione delle intelligenze, ne sottolinea il "rapporto" che esse intrattengono. L'intelligenza connettiva fa maggior riferimento alla "moltiplicazione" delle intelligenze (favorita appunto dalla connessione) piuttosto che alla loro somma.
Anna Maria Pasquali

Il tagging come produzione collettiva di senso- Alice annotata 21b - Le Aziende InVisibili - 0 views

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    Nell'articolo si fanno, in un certo, paragoni tra l'oralità di una volta quando non esisteva la scrittura e la società era di tipo collettivo, e quella di oggi che si basa sulla collettività sociale del network, rafforzata dalla nascita del "tag" che permette veamente di condividere e memorizzare fuori della nostra testa, in quella che è diventata la memoria di massa di una volta, in rete i contenuti e i contributi di tutti.
Massimo Apicella

A Cambridge apre il "Terminator Centre" contro la rivolta delle macchine - 10 views

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    A Cambridge apre il "Terminator Centre" contro la rivolta delle macchine L'istituto si occuperà di studiare le minacce che potrebbero nascondersi dietro l'evoluzione dell'intelligenza artificiale L'"occhio" di Hal 9000 MILANO - Negli anni futuri l'uomo si affiderà sempre più alle tecnologie e alla scienza.
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    Leggendo l'articolo non ho potuto fare a meno di notare i chiari ammiccamenti a importanti films di fantascienza (alcuni dei veri cult). Il centro apre con lo scopo di studiare le ipotetiche minacce che l'evoluzione dell'intelligenza artificiale potrebbe portare al genere umano. Certamente l'immaginario collettivo è influenzato dalle opere di grandi cineasti come Stanley Kubrick (2001 Odissea nello spazio), James Cameron (Terminator), Andy e Lana Wachowski (Matrix), quindi perennemente combattuto dalla voglia di spingersi oltre (nel campo della scienza) e dalla paura di perdere il controllo. Per rimanere nel campo del "Mondo della cellulosa" (che decisanente ha ormai indossato l'abito del digitale) vorrei però dare uno spunto di riflessione riportando uno stralcio dell'ultimo dialogo del film di Steven Spielberg, "A.I. Artificial Intelligence". La frase è rivolta a David, "il primo bambino robotico programmato per amare", ma l'ultimo rimasto sulla terra: "David, you are the enduring memory... of the human race. The most lasting proof of their genius."
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    Certo un punto di non ritorno potrebbe esserci, ma il cervello umano si evolve e si adegua. E bisogna per questo prevenire e cercare di studiare attraverso iniziative come questa tutti i possibili scenari.
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    Mi è piaciuto molto leggere l'articolo e sapere che ci sono persone che danno corpo a quelli che sono i dubbi e a volte i terrori che certe persone hanno nei confronti delle tecnologie. Credo come Maria Cristina Marino che molti siano influenzati dalla cinematografia, ma quanto è sottile il confine tra realtà e fantasia? le tecnologie ci hanno talmente cambiato la vita, che adesso ruota per buona parte intorno a loro, che mi chiedo se non sia possibile che certi scenari si possano avverare...
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    Sono daccordo che speso la tecnologia nasconde dietro l'so di un prodotto, usi che non sono stati preventivati precedentemente e che potrebbero essere potenzialmente pericolosi, ma da qui a creare un istituto di ricerca per scoprire i potenziali danni della tecnologia, mi sembra davvero eccessivo, soprattutto quando oggi ancora la medicina ha bisogno di risorse e di istituti di ricerca per salvare vite e migliorarle. A mio avviso inoltre il focus del problema non è quello che un computer super intelligente, una AI potrebbe fare sviluppandosi sempre di più, ma il fatto che oggi la tecnologia è più avanti di ciò che la nostra mente riesce a supportare. Il vero pericolo non è che le macchine un giorno possoano ribellarsi e dominare l'uomo, ma il fatto che l'uomo non è ancora mentalmente pronto per la tecnologia che oggi cavalca spavaldamente
francesco scarfo

Psicotecnologia - 1 views

psicotecnologia studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, soprattutto quelle associate alla lingua, che sta influendo sul nostro modo di pensare e di comunicare a tal punto ch...

#psicotecnologia

started by francesco scarfo on 06 Nov 12 no follow-up yet
alberto vitale

Tecnologia e distrazioni - 0 views

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    interessante articolo su come la tecnologia sia utile nella vita ma possa essere "pericolosa" al lavoro perchè può causare troppe distrazioni. L'articolo si conclude con la conferma della diffusione e necessità dell'intelligenza collettiva "Il mondo non è più per i singoli, mettiamo in comune le nostre velocità nella speranza di produrre un lento, condiviso, utile e collettivo ragionamento"
Daniela Cerbone

Nell'era di Facebooksiamo siamo tutti Pinocchio - 6 views

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    Presi nel vortice di computer e social network, noi siamo dei Pinocchio 2.0
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    L'articolo che riporta stralci dell'intervista con De Kerckhove è molto interessante perchè cita moltissimi dei temi che affronta nelle videolezioni del corso, tuttavia mi è rimasta particolarmente impressa la rilettura della favola collodiana che rappresentava già all'epoca la metafora dell'uomo che a quei tempi abbandonava le campagne toscane per disumanizzarsi e diventare burattino. A quei tempi l'uomo abbandonava l'autorità dell'eterno ieri fondato sulla famiglia tradizionale per entrare nel mondo industrializzato, lo ha fatto pagando un prezzo molto "salato" che è stato aver perso la bussola della tradizione ed essersi dovuto ricostruire un modo per orientarsi che faceva perno su se stesso, un nuovo pensiero "positivo" insomma. E' quindi estremamente interessante pensare al fatto che anche oggi stiamo vivendo una rivoluzione di quella portata, anche oggi nel passaggio dall'era industriale all'era digitale 2.0 stiamo affrontando un cambiamento paradigmatico che ci porterà a rivoluzionare completamente il nostro pensiero. Credo che i recenti avvenimenti politici italiani, così come la primavera araba, ne rappresentino importanti prodromi. La stessa "resistenza al cambiamento" che da più parti si solleva è un'altra "spia" significativa del fatto che è in atto un cambiamento imponente che trasformerà completamente la nostra società.
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    Chiara, il modo con cui ti sei espressa mi ha ricordato il prof. Ferrarotti: hai seguito il corso di Sociologia? :) Ho letto l'articolo, ci sono due punti specifici che toccano questioni che ho particolarmente a cuore. La prima questione è l'importanza della fisicità, del contatto reale: «Anche se presto avremo doppi digitali, i rapporti umani in carne e ossa non diventeranno obsoleti. Non stanchiamoci di coltivarli». Saggio consiglio questo di De Kerckhove. Mi viene tanta tristezza quando leggo che: «Circa un terzo delle attività commerciali che si svolgono in Second Life sono di natura sessuale e spaziano dall'acquisto di 'skin' di genitali a servizi paragonabili alla prostituzione (Fulco, 2006)» (tratto da "Prima, Seconda, Terza Vita di Matteo Bittanti, pubblicato dal tutor in libri e articoli). La mia mente non riesce neanche a concepire quello che ho citato, mi sembra una malattia, per non dire una follia derivata dall'esasperazione della virtualizzazione. Spegnere il computer e incontrare le persone reali nel mondo reale mi sembra molto più sano. Far l'amore via Internet? No, grazie, preferisco un'esperienza vera sotto la Luna con il cielo stellato. Seconda considerazione: «C'è il rischio di impigrirci, delegando le nostre decisioni a strumenti sempre più complessi, che usiamo senza sapere come siano fatti. Oggetti come l'iPad a molti appaiono magici». Parole vere, purtroppo. Questi oggetti "magici", iper-tecnologici, oggi sono per molti qualcosa di sconosciuto, potente e quindi degno di venerazione. A tal proposito, tempo addietro avevo scritto alcune riflessioni, che qui ricopio: [copio nel commento successivo perché ho scoperto che c'è una lunghezza massima per i messaggi, che vengono tagliati]
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    «Quand'ero bambino, non esistevano né Internet né i cellulari (forse c'erano i primi Tacs) e i computer in casa erano una rarità. Ho avuto il primo computer a 14 anni e il primo accesso a Internet diversi anni dopo, non ricordo quando il primo cellulare... quindi, diversamente da chi è nato già con Internet in casa e il cellulare in mano, posso fare un confronto e distinguere bene ciò che reale e ciò che è virtuale, senza confondermi e senza che il secondo prevalga sul primo. Adesso ho 30 anni, quel che vedo è che Internet da una parte ha allargato enormemente le possibilità di "conoscenza" e di "informazione" (ricordo ancora i lunghi pomeriggi che da bambino passavo in biblioteca per cercare informazioni nelle enciclopedie e nei libri, adesso invece basta una ricerca di pochi secondi su Google o su Wikipedia), dall'altra però sta fisicamente separando le persone con strumenti tipo Facebook, che in quest'epoca è diventato il nuovo totem, il nuovo dio, l'oggetto di venerazione di quella massa di popolazione che è in gran parte all'oscuro dei meccanismi interni di funzionamento di quella stessa tecnologia che usa con disinvoltura e senza cautela. La comunicazione mediata (telefonate, sms, social, chat e quant'altro) snaturalizza le relazioni umane, tenendo separati gli individui. Ma l'essere umano ha bisogno di stare fisicamente vicino ai suoi simili, ha bisogno del contatto fisico, l'essere umano non è una mente separata da un corpo, né un individuo separato dal suo ambiente. Corpo e mente, individuo e ambiente sono insieme e devono rimanere insieme, altrimenti si genera e si accresce un malessere individuale e collettivo senza neanche averne la consapevolezza. Di cosa ha bisogno l'essere umano per vivere? Nutrimento, sia di cibo sia affettivo. Se un infante non riceve il latte, muore. Se un infante non riceve neanche una carezza dalla mamma, muore (ricordo che una ricerca l'ha dimostrato, anche se non ricordo quale ricerca fosse). Anche gli adulti ha
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    [continua dal commento precedente, perché me l'ha tagliato, non sapevo che ci fosse un limite per la lunghezza] Anche gli adulti hanno bisogno di nutrimento sia di cibo sia affettivo. Ma che tipo di nutrimento possono dare Facebook, Second Life e affini? Cibo sicuramente no, ma neanche sorrisi, abbracci o coccole. Da questo punto di vista, secondo me vale più una carezza di tutta Facebook, che considero promotrice di una degenerazione dei rapporti umani».
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    OT @Francesco: si Francesco ho seguito il corso di sociologia del prof. Ferrarotti, è stato l'ultimo esame dato nella scorsa sessione, le lezioni del professore mi hanno affascinato, la sociologia è davvero una regina fra le scienze....leggere i problemi della vita quotidiana alla luce del contesto sociologico aiuta davvero tantissimo, forse di più di quanto non riesca a fare l'approccio psicologico. Scusate la digressione Off Topic!!!!
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    Dissento da quanto scrive Francesco sul legame causale tra virtualità e malessere. Non escludo che il legame talvolta possa esserci (e ciò credo vada indagato in modo sperimentale per capire quali sono le possibili variabili intervenienti che determinano la correlazione), in linea generale però sarei molto cauto nel generalizzare. Il punto fondamentale, a mio avviso, sta nel fatto che i rapporti virtuali non vanno considerati e vissuti come surrogato dei rapporti reali, ma come complemento. La virtualità non è sostitutiva della fisicità, ma ne è un completamento che può essere fortemente arricchente. E quando De Kerckhove dice "i rapporti umani in carne e ossa non diventeranno obsoleti. Non stanchiamoci di coltivarli" non fa che confermare questo: non si tratta di liberarsi dei rapporti fisici a vantaggio dei rapporti virtuali, ma di trovare un modo per far coesistere gli uni e gli altri. Sono dunque convinto, soprattutto per esperienza personale, che i rapporti virtuali possano essere preziosissimi, perché privati di tutto ciò che è la comunicazione non verbale possono eliminare il vincolo dell'imbarazzo, della titubanza nel volersi mostrare per quello che si è, per via di un timore di matrice più o meno convenzionale. Un rapporto fisico non può che partire dall'apparenza, con cui dobbiamo fare necessariamente i conti, invece un rapporto virtuale può partire da tutto ciò che apparenza non è. Personalmente coltivo rapporti virtuali, ovvero con persone che contatto nei social network ma che vedo raramente o quasi mai, traendone un grandissimo beneficio. Non voglio dire che sia necessariamente così, né minimizzare i rischi che possono venire dalla virtualità, la mia conclusione è semplicemente che la generalizzazione del legame causale tra virtualità e infelicità a mio avviso è un errore: non è la virtualità in sé a costituire una fonte di problema, ma semmai l'interazione tra la virtualità e determinate predisposizioni.
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    come spesso succede parliamo di cose che vanno calate nella realtà e spesso partire da preconcetti e definizioni accademiche è sbagliato. Il malessere può nascere in base a determinate situazioni, che possono essere presenti e quindi enfatizzate dal virtuale o anche essere scatenati ex novo. Ogni cosa deve essere calibrata sulla personalità di ognuno, sono d'accordo con il commento precedente di gianluigi, il virtuale è un complemento del fisico, forse un'estensione del fisico. A mio parere il virtuale deve essere un supporto della vita vera, mai sconfinare in una sostituzione, seppure ridotta di questa.
Daniela Cerbone

Al politico piace il web usa e getta - 4 views

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    Ho letto l'articolo, mi pare però che questo, più che problema di "psicotecnologie", sia al 100% un problema di politica, o meglio, di un certo modo di fare politica, per capirci quel tipo di politica che cerca il cittadino solo quando gli conviene per raccattare voti... MA il discorso si può allargare, prendendo invece in considerazione quei fenomeni nati nel web e portati avanti da persone che usano il web come principale mezzo di comunicazione con i propri interlocutori. Mi pare che il Movimento Cinque Stelle sia un esempio di come un nuovo modo di vivere e pensare la comunicazione sia intrinsecamente unito e parte integrante di una psicotecnologia - il web - che va a modificare il modo di pensare creando qualcosa di nuovo. Questo esempio era per rimanere nel tema della politica citato nell'articolo, ma ovviamente una miriade di altri esempi mostrano come nuove comunità umane nascano nel web e vivano secondo le regole del web. Un esempio a noi vicino: la nostra rappresentanza studentesca :)
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    La mia riflessione, a valle della lettura dell'articolo, è stato quella di pensare al fatto che oggi tutti noi abbiamo a disposizione non una strada ma una autostrada digitale, il web, attraverso la quale è possibile capire il mondo, ma per capirlo bisogna esserci. Ignorarla, o nel caso specifico dell'articolo fare finta di, vuol dire essere fuori dal cambiamento che tocca tutti i livelli della società. Ciò dimostra anche come il nostro paese è abbastanza indietro nello sviluppo digitale. Come lo stesso de Kerckhove afferma: la rete da la voce all'individuo. Ovviamente ognuno ha la propria chiave di lettura.
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    Credo che l'articolista affronti la questione facendo riferimento solo ai dati dell'abbandono dello strumento digitale da parte del politico, ignorando del tutto i dati da parte del pubblico. Chi si prende la briga di aggiornare quotidianamente un twitter seguito da 10 persone, o un blog da tre? Nessuno, per quanto meritevoli gentili e simpatiche possano essere quelle persone. Dal punto di vista della comunicazione, specialmente per un politico, il gioco non vale semplicemente la candela. In certi casi è meglio andare in piazza e raccogliere un capannello di persone, o in un ufficio o in una fabbrica. Esiste anche il mondo reale, non solo quello virtuale, per dare voce all'individuo. Quindi, senza conoscere i "dati di ascolto" dei siti, dei twitter o di facebook, non mi sembra si possano trarre conclusioni sul disimpegno dei politici dal multimediale, e ogni considerazione in questo senso credo sia piuttosto demagogica. Non sono fuori dal cambiamento se non scrivo i twit che nessuno legge, magari sono fuori dal cambiamento perché nessuno legge i miei twit, che è un altro modo di vedere la questione. Se poi si vuole fare della comunicazione una bandiera della trasparenza, allora bene vengano post dai vari ministeri, comuni, regioni e altri organi istituzionali, dove i dati che compaiono hanno oltre al carattere informativo, anche una validità ufficiale. Ma anche questi hanno lo stesso valore del twit del politico, se nessuno si prende la briga di consultarli.
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    Quest'articolo fa scaturire una riflessione: il problema sono le psicotecnologie o l'uso che se ne fa? Il senso comune porterebbe a optare per la seconda ipotesi: se i politici, nello specifico, imparassero a fare del web un uso meno funzionale al proprio risultato elettorale ciò potrebbe portare a benefici in termini di partecipazione dal basso. In effetti una posizione abbastanza critica sulla "democrazia globale" che può nascere dalle psicotecnologie e, nello specifico, dal web è quella del politologo bielorusso Evgeny Morozov, ricercatore all'Università di Stanford. Nel libro "The Net Delusion "di un paio di anni fa egli criticava l'idea della sostituzione delle pratiche associativo-comunitarie tradizionali in nome della distribuzione orizzontale dei mezzi di partecipazione che viene consentita dal web. Morozov compie un'analisi degli interessi economici (in particolare in Europa dell'Est, ma non solo). La "retorica digitale" nasce dall'uso che viene fatto del mezzo e non dal mezzo in sé, che Morozov ritiene avere potenzialità "eccezionali" ma che bisogna saper usare. Ad esempio questa retorica sta portando negli Stati Uniti (e non solo) alla politica-marketing, ovvero messaggi su misura per gli elettori, a scapito del messaggio calibrato sull'interesse collettivo. In generale il rischio è che messaggi banali o inesatti, che in una discussione verrebbero facilmente smontati, diventano "seri" perché sono ammantati da una retorica emancipatoria: dal vuoto politico si rischia di passare così al managerialismo.
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    Parlamento 2.0, Strategie di comunicazione politica in internet, è un libro di Sara Bentivegna, consultabile, almeno in parte, al link seguente: http://books.google.it/books?id=DHtrFTgp9N4C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Nel retro di copertina è scritto che: «In numerose democrazie occidentali, tra cui anche l'Italia, lo stato dei rapporti tra politica e cittadini è spesso descritto tramite il ricorso a termini come distanza, disaffezione, disinteresse e disincanto. Riguardo al rapporto tra eletti ed elettori, vi è la sensazione diffusa che si sia di fronte a mondi diversi, con individui che parlano linguaggi mutualmente incomprensibili, incapaci di attivare canali diretti di comunicazione. L'ambiente comunicativo proprio dei media tradizionali, con le ben note tendenze alla personalizzazione e spettacolarizzazione, non contribuisce certo a far recuperare terreno sul fronte del rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Le caratteristiche dell'ambiente digitale possono consentire, invece, ammesso che lo si voglia, dinamiche comunicative di tutt'altra natura. Infatti, nelle varie declinazioni dell'ambiente web, sia esso 1.0 o 2.0, scompaiono le tradizionali mediazioni dei media mainstream e può realizzarsi la piena autonomia del soggetto. Così, i parlamentari interessati a farlo possono mettere in atto strategie comunicative e relazionali tese a narrare la politica tramite l'adozione di punti di vista più vicini ai cittadini nonché a recuperare occasioni di ascolto e interazione. I dati presentati nel volume, tuttavia, ci restituiscono una descrizione della presenza dei parlamentari nel web ispirata, principalmente, all'obiettivo della self promotion piuttosto che all'ascolto e all'interazione con i cittadini. Quale che sia la piattaforma utilizzata - sito, blog, Facebook, YouTube o Twitter - l'uso prevalente che si riscontra è quello del marketing personale. Questa interpretazione riduttiva rappresenta l'ennesima conferma della problemati
Elio Cimmaruta

Alla ricerca dell'intelligenza connettiva - 5 views

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    …Il poeta è il primo scienziato, colui che si occupa del software che utilizza l'uomo: il linguaggio. Nell'epoca dell'elettronica il poeta è colui che scrive il software il nuovo linguaggio. La nuova poesia è quella del software; Linus Thorvald è il grande poeta dell'oggi; Linux è una forma d'arte, è una poesia moderna. Accanto a questa nuova idea di poesia sopravvive tutto un mondo di nomi e di "modi di dire". Diventa valore un semplice nome, ho visto nomi di domini quotati ben due milioni di dollari…
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    propongo la lettura della trascrizione di questo interessante e chiarificatore intervento di De Kerckhove al Convegno internazionale "Professione giornalista: nuovi media, nuove informazioni". Si tratta di una relazione sulle sue ricerche sull'intelligenza connettiva.
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    Per De Kerckhove se l'intelligenza collettiva è il quadro di riferimento del pensiero umano, del pensare dell'umanità, l'intelligenza connettiva ne è la parte "in movimento", il lato che si attiva per la risoluzione pratica, "sperimentale", di un problema specifico. Essa si affida alla "moltiplicazione" delle intelligenze, favorita dalla connessione, piuttosto che alla loro somma, situata nel "collettivo". De Kerckhove insiste cioè sul carattere aperto del concetto di intelligenza connettiva rispetto all'immagine di "contenitore chiuso" a cui rimanderebbe l'intelligenza collettiva Il suo tentativo non è tuttavia quello di "staccare" la propria ricerca dal campo dell'intelligenza collettiva, ma quello di delimitare al suo interno un settore di indagine e di sperimentazione per così dire "applicativo".
olga gabriela hetrea

intelligenza connettiva e apprendimento emotivo - 6 views

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    De Kerckhove, filosofo, sociologo e futurologo, discepolo di Mc Luhan, attento alle problematiche legate alla comunicazione, ai condizionamenti che la tecnologia ha sul linguaggio, sostiene che "il computer è una psico-tecnologia, ossia un'estensione del nostro pensiero che si esterna attraverso il linguaggio, estensione della nostra mente"1. La mente, sia per alleggerirsi dal carico cognitivo sia per aprire nuovi spazi della mente, si appoggia continuamente a tools (strumenti) esterni che hanno il compito di immagazzinare, amplificare, velocizzare, sostenere le informazioni. Internet, in quanto scaffolding (impalcatura che favorisce l'accesso alla conoscenza) ricco di risorse distribuite, rappresenta "una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata ma fatta collettiva"2, collettiva in quanto la gente lavora con le stesse modalità del lavoro di gruppo, insieme, ma senza perdere la propria identità. Ormai l'informazione non risiede più solo nella testa ma anche nello schermo che, attraverso l'interconnessione mondiale, moltiplica le conoscenze; il sapere di milioni di intelligenze umane è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le linee telefoniche. Ognuno può connettersi con questa memoria collettiva, mondiale come fosse la propria. La rete Internet è simile ad un cervello che continuamente apprende e si ristruttura, è la coscienza del mondo, è lo spazio pubblico comune che abbatte confini e limiti geografici. Ciascuno può connettersi e disconnettersi a questa "intelligenza condivisa" a questa "mente sempre in funzione" con il vantaggio di lasciare invariata l'integrità della struttura. Dall'intelligenza collettiva muove la riflessione di De Kerckhove3 che compie un passo successivo in direzione delle applicazioni concrete dell'idea di Lévy. L'intelligenza connettiva, come suggeri
elena mitu

apprendimento collaborativo - 1 views

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    Parlare di apprendimento significa innanzitutto parlare di cambiamento: cambiamento delle conoscenze (che possono aumentare, essere ristrutturate e/o modificate), dei modi di apprendere, dei comportamenti. Tale cambiamento avviene attraverso un processo che può coinvolgere i discenti sia singolarmente (es. lezione frontale) che in gruppo. Numerose sono inoltre le modalità di apprendimento che possono essere proposte ai gruppi in formazione, scegliendole in base alle caratteristiche dei discenti e/o dei contenuti, agli obiettivi del percorso, etc. Nello specifico, i tavoli interattivi di Practix supportano la formazione in piccolo gruppo offrendo un setting favorevole al cosiddetto "apprendimento collaborativo", declinabile a seconda degli obiettivi del cliente attraverso i vari modelli e le varie sfumature di tale modalità formativa. Nell'apprendimento collaborativo un gruppo di discenti collabora per raggiungere un obiettivo comune e condiviso, attraverso un processo di approfondimento e di riflessione critica sui contenuti proposti dal formatore (o da chi conduce l'evento formativo). La modalità dell'apprendimento collaborativo si può descrivere attraverso alcune caratteristiche generali: Risorse comuni: i materiali, la documentazione, gli eventuali strumenti che possono/devono essere utilizzati sono divisi tra i discenti in modo da favorire la partecipazione di tutti e la presa di responsabilità di ciascuno rispetto alla propria parte di attività; Obiettivi dell'intero processo devono essere chiari e condivisi, strutturati in modo da rendere necessaria l'interdipendenza tra i discenti per il loro raggiungimento; L'intero processo di apprendimento richiede l'esercizio di abilità sociali quali la capacità di contrattazione, la coordinazione di competenze e attitudini differenti, la gestione della leadership, etc.; La valutazione delle varie fasi ha carattere sia collettivo che individuale e si focalizza sui contenuti, sul metodo e
rosa maria tafuri

L'apprendimento collasorativo. - 10 views

Le nuove tecnologie enfatizzano la dimensione di condivisione del sapere; le informazioni telematiche si focalizzano sull'esperienza soggettiva, processi mediante i quali si costruisce l'apprendime...

comunicazione intelligenza condivisione cooperazione

Elena Elena1

psicologia dell'apprendimento collaborativo - 11 views

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    Un testo che spiega l'apprendimento collaborativo in modo esemplare passando da varie fasi quali l'Interazione di gruppo, la Comunicazione mediata dal computer definendo gli strumenti della collaborazione fino alle reti creative. Tutti i cambiamenti dell'apprendimento da ieri ad oggi: dall'accumulazione di informazioni alla valorizzazione delle proprie connessioni.
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    Con la multimedialità abbiamo entità diverse coinvolte ovvero l'ambiente esterno, il contesto sociale e noi stessi. Vi è un apprendimento collettivo ovvero si apprende per mezzo egli altri, dagli altri con gli altri Vi è una collaborazione fra i membri del gruppo pertanto anche una soluzione cooperativa anche se a mio avviso risulta più difficile la decisione. Lavorare in gruppo si sa è molto più complesso. E' vero che c'è un'aggiunta di valore ma è anche vero che se non vi è una comunicazione efficace l'obiettivo è difficile da raggiungere. Vi è pertanto un buil-on sulle idee altrui che non è semplice. Possiamo dire però che la conoscenza è sociale non più individuale è condivisa in una enorme rete. Vi è sicuramente un cambio di modalità di apprendimento che è diventato sociale
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    mi piace molto la frase che diceva McLuhan: "se tutte le nostre tecnologie sono estensione del nostro corpo, l'elettricità è l'estensione del nostro sistema nervoso"
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    Caratteristiche dell'apprendimento collaborativo Un esercizio di apprendimento in gruppo si qualifica come apprendimento cooperativo se sono presenti i seguenti elementi: 1 - Positiva interdipendenza: i membri del gruppo fanno affidamento gli uni sugli altri per raggiungere lo scopo. Se qualcuno nel gruppo non fa la propria parte, anche gli altri ne subiscono le conseguenze. Gli studenti si devono sentire responsabili del loro personale apprendimento e dell'apprendimento degli altri membri del gruppo. . 2 - Interazione: benché parte del lavoro di gruppo possa essere spartita e svolta individualmente, è necessario che i componenti il gruppo lavorino in modo interattivo, verificandosi a vicenda la catena del ragionamento, le conclusioni, le difficoltà e fornendosi il feedback. In questo modo si ottiene anche un altro vantaggio: gli studenti si insegnano a vicenda. 3 - Attività diretta: tutti gli studenti in un gruppo devono rendere conto per la propria parte del lavoro e di quanto hanno appreso. Ogni studente, nelle prove di esame, dovrà rendere conto personalmente di quanto ha appreso 4 - Uso appropriato delle abilità nella collaborazione: gli studenti nel gruppo vengono incoraggiati e aiutati a sviluppare la fiducia nelle proprie capacità, la leadership, la comunicazione, il prendere delle decisioni e difenderle, la gestione dei conflitti nei rapporti interpersonali. 5 - Valutazione del lavoro: i membri, periodicamente valutano l'efficacia del loro lavoro e il funzionamento del gruppo, ed identificano i cambiamenti necessari per migliorarne l'efficienza. In particolare l'interdipendenza positiva è un elemento essenziale del Cooperative Learning e nasce quando una persona percepisce di essere vincolata ad altre per il perseguimento di un proprio obiettivo. L'interdipendenza può essere oggettiva o soggettiva: è oggettiva quando l'attività prevede necessariamente la collaborazione dei membri di un gruppo (es. in una squadra di calcio è oggettivame
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    Interessante testo dove si evidenzia l'apprendimento come un cerchio dove ognuno dà il proprio contributo, l'app collaborativo è basilare per lo sviluppo delle tecnologie telematiche, le informazioni sono condivise e valutate, questo porta a contestualizzare e verificare i contributi di ogni soggetto in un unico sistema di apprendimento online, nel senso che dalla moltitudine delle info si sfocia ad una informazione individuale generalizzata.
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    Le slide, incentrate sull'apprendimento didattico, schematizzano efficacemente il percorso da ambienti di apprendimento "tradizionali" (imparare "per mezzo di altri" e "dagli altri") ad un ambiente collaborativo (imparare "con" gli altri). Distinguendo ulteriormente, in quest'ultimo caso, le situazioni che prevedono una più semplice "sincronizzazione" degli interventi dei singoli, da quelle in cui si richiede una reale cooperazione finalizzata alla produzione di risultati condivisi. Cioè l'aggiunta di valore apportata dal singolo all'interno del gruppo che da luogo all'apprendimento collaborativo. Alla tecnologia è implicitamente riconosciuto un ruolo "connettivo" nella costruzione dell'intelligenza, oltre a quello più scontato di ampliamento delle comunità. Forse meno, però, l'importante ruolo di agente attivo nella modificazione dei processi cognitivi.
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    Una presentazione efficace e schematica. Vengono richiamati alcuni assiomi base dell'apprendimento collaborativo e del problem solving in gruppo. Interessante il diagramma dei livelli dell'interazione.
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    L'apprendimento collaborativo fa riferimento a comunicazione mediata dal computer, si basa sulla valorizzazione, dall'imparare dagli altri, imparare con gli altri, condividere, mettere insieme competenze. Ho trovato interessante e soprattutto un modo facile e originale per trattare di apprendimento e comunicazione.
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    Purtroppo non riesco a ritrovare un articolo letto su Focus qualche tempo fa, che confermava il miglioramento dello stile, delle conoscenze grammaticali e lessicali degli adolescenti (e non) che abitualmente fanno uso di tecnologie per interagire con il mondo. L'articolo spiegava che il fatto di "pubblicare" commenti/pensieri/informazioni, incrementa la motivazione nello scrivere meglio.
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    penso che anche i nuovi giochi "ruzzle" e "4 immagini e una parola" siano una specie di apprendimento collaborativo: in assenza della risposta si può chiedere e accettare suggerimenti in rete...
valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
Elena Giannini

Wu Ming - Prefazione a Cultura convergente di Henry Jenkins - 2 views

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    Henry Jenkins, docente al Massachusetts Institute of Technology e autore di alcuni dei più importanti saggi degli ultimi dieci-quindici anni sull'odierna cultura pop, soprattutto nei suoi aspetti di partecipazione e creazione di comunità. E' un testo molto interessante che vi consiglio di leggere integralmente.
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    Henry Jenkins nel suo libro "Cultura Convergente" descrive molto bene il panorama mediatico contemporaneo e la convergenza dei media. Parla anche dell'intelligenza collettiva di Pierre Levy. Egli sostiene che il fine più elevato di Internet è l'intelligenza collettiva, un concetto già introdotto da filosofi del passato e così definito in un'intervista: « Che cos'è l'intelligenza collettiva?. In primo luogo bisogna riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'una con l'altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza collettiva"
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    Henry Jenkins nel suo libro "CUltura Convergente"descrive molto bene il panorama mediatico attuale. Parla anche dell'intelligenza collettiva definita da Pierre Levy come il fine più elevato di Internet . "In primo luogo bisogna riconoscere che l'intelligenza è distribuita dovunque c'è umanità, e che questa intelligenza, distribuita dappertutto, può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'una con l'altra, scambiare il loro sapere, cooperare. Detto in modo assai generale, per grandi linee, è questa in fondo l'intelligenza collettiva » (Pierre Levy)
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    Jenkins cerca di far capire in cultura convergente come il nostro mondo oggi si basa soprattutto nell'era in cui tutti i mezzi di comunicazione e "tecnologici" convergono tutti nel mondo in modo da instruire oggi il consumatore\ utente alla società contemporanea. nel testo infatti si da libero sfogo alla cultura partecipatica che avviene oggi attraverso Blog, Forum etc sviluppando anche una forma di intelligenza collettiva poichè attraverso questi nuovi mezzi siamo portati a ragionare in modo "collettivo" per sciogliere i Rebus che ci vengono proposti dalla nostra "società"
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    Concordo con Elena Giannini: il libro va letto integralmente, per avere una panoramica completa sul web 2.0. La recensione di seguito in inglese: Addresses, among other things, the promise and perils of Web 2.0 and the rise of YouTube. This book provides an introduction to the world where every story gets told and every brand gets sold across multiple media platforms.
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    Accanto all'intelligenza collettiva, l'altro grande tema di Jenkins è la convergenza, ovvero come le grandi major, ma anche i gruppi autogestiti di fan, riescono a sfruttare le specificità dei diversi mezzi comunicativi ed espressivi fino a creare un mondo completo, variegato ed immersivo, in cui ciascuno può trovare qualcosa, esplorarlo di più o di meno a seconda dei propri gusti, accedervi dal mezzo che preferisce.
Elio Cimmaruta

Apprendimento Collaborativo - 5 views

Concordo sostanzialmente con l'analisi fatta da Gino sull'apprendimento collaborativo. Esso è espressione dell'intelligenza collaborativa e al contempo la esprime. Una facoltà che include sia l'int...

#CollaborativeLearning

aleksandra ewa uninettuno

La macchina siamo noi - 6 views

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    le psicotecnologie sono intese come un'estensione della mente, una capacità di intervenire a livello della mente, di modificare la struttura psichica di un individuo sia a livello motorio che cognitivo, sono estensioni, protesi della mente che estendono le potenzialità umane superando i limiti del tempo e dello spazio nella comunicazione.
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    La Ricerca è un potente strumento di Comunicazione attraverso il quale si accede alla memoria del mondo. Ciò richiede l'uso di tecnologie avanzate rese disponibili dalla Rete. Il nuovo sistema di interazione cognitiva dal basso verso l'alto (bottom - up), ha permesso la creazione di una nuova architettura gerarchica del sapere, accessibile a tutti e personalizzabile e di un nuovo approccio collettivo di coscienza sociale e culturale
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