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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged natura

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anna colombo

La natura dell'Intelligenza - 42 views

'analisi che Goleman conduce sulla società americana avviene in un periodo storico equiparabile, per molti tratti, alla situazione italiana dal dopo guerra a oggi. L'atmosfera di crisi sociale...

#Intelligence

Romina Mandolini

La Natura dell'Intelligenza - 3 views

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    In linea generale, possiamo definire l'intelligenza umana come quella facoltà che consente di conoscere la realtà in cui siamo immersi e di interagire con essa a diversi gradi e livelli. Sulla natura di questa la scienza non è ancora unanime, poiché sono troppi e complessi gli interrogativi che essa suscita. L'Intelligenza non è il risultato di un'analisi lineare della realtà, ma il prodotto di una pluralità di strategie cognitive che integrano più livelli di analisi, in funzione della complessità di ciò che ci troviamo a dover affrontare. Per riuscire in questo si serve del raziocinio, delle emozioni e di tutti quegli strumenti tipicamente animali, come memoria, impulso, sensazione, istinto, che questa combina per il raggiungimento dei suoi scopi, secondo schemi organizzati così complessi che ancor'oggi sfuggono a una costruzione teorica univoca. Gli studi sull'Intelligenza artificiale e i numerosi successi non hanno fatto altro che evidenziare ancora di più i divari sostanziali che permangono tra i processi cognitivi umani e quelli artificiali. Non è stato ancora possibile catturare l''intelligenza umana all'interno di un algoritmo, per la troppa complessità delle gerarchie di intrecci, dei fattori che vi concorrono. Tuttavia, questa complessità sotto altri aspetti ha aperto nuove possibilità, in quanto ha permesso ad alcuni studiosi di mostrare cosa l'intelligenza di certo "non era". I lavori di Howard Gardner, i suoi studi sull'intelligenza multipla e i contributi di Daniel Goleman con la sua intelligenza emotiva, hanno contrapposto all'idea riduzionista, meccanica e semplicistica dell'intelligenza, una rinnovata concezione che tenesse conto delle complesse interazioni tra mente e uomo, tra mente e mondo.
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    Alcune considerazioni conclusive: Daniel Goleman con i suoi studi sull'intelligenza emotiva: http://www.humantrainer.com/articoli/recensione-libro-intelligenza-emotiva.html Ha avuto il merito di aver portato all'attenzione del dibattito scientifico, la valenza delle emozioni in quanto strumenti di indagine della realtà individuale e sociale, ambito ritenuto esclusivo del raziocinio. Mostrandone il valore, ha fatto si che esse si trasformassero da agenti perturbanti del pensiero razionale, in un potente strumento di conoscenza. Howard Gardner con le sue teorizzazioni sull'intelligenza multipla: http://education.jhu.edu/PD/newhorizons/future/creating_the_future/crfut_gardner.cfm ha restituito una realtà molto più articolata, strutturata e organica, che nella sua concezione ha saputo conciliare unicità individuali, aspetti socio-culturali (contesto) e interazioni dei singoli. A questo proposito risultano molto interessanti le sue intuizioni su quella che lui chiama, Intelligenza distribuita, che ben si riallacciano alle teorizzazioni di De Kerckhove, sull'intelligenza connettiva e Levy sull'intelligenza collettiva: http://zope.unimc.it/elphd/Members/Emifor/Intelligenza%20connettiva.rtf Secondo questa concezione dell'intelligenza, nell'attività cognitiva individuale ogni idea ridefinisce conoscenze acquisite dal passato e nello stesso tempo apre prospettive inedite per il futuro, cui si connettono altri individui che a loro volta, rinnoveranno con i propri contributi, la rappresentazione che ci facciamo del mondo e della realtà. Questo processo di scoperta, di partecipazione collettiva, che non ha nulla a che fare con il collettivismo che come noto fa prevalere il gruppo sul singolo, può essere visto come l'Anima mundi dei filosofi platonici, ciò che in poche parole accomuna l'intera umanità attraverso il valore di ogni singola specificità.
Capasso Fulvio

la natura dell' intelligenza - 3 views

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    L'intelligenza di ognuno costituisce il prodotto finale di una lunga e complessa sequenza di interazioni tra l'ereditarietà e i fattori ambientali, inoltre il legame tra il patrimonio genetico e le caratteristiche del suo comportamento è altamente indiretto e complesso. Morale : la natura dell'intelligenza è un mix non facilmente determinabile, solo in parte influenzato dai fattori ereditari.
valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
Ylenia Biamonte

LA COGNIZIONE DISTRIBUITA - 20 views

    • brunella romano
       
      da vedere
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    un breve video realizzato da studenti di scienze della comunicazione rende bene l'idea di questo concetto dalla definizione sfuggente
  • ...12 more comments...
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    Il video è molto chiaro e rende più agevole capire il concetto di cognizione distribuita. Utilizzare come esempio un vigile urbano per chiarire l'argomento è stata una buona idea per semplificare un concetto che altrimenti rischiava di rimanere troppo astratto.
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    La cognizione distribuita è un processo nel quale vengono condivise risorse cognitive socialmente al fine di estendere singole risorse cognitive o per ottenere qualcosa che un agente individuale non potrebbe ottenere da solo. La cognizione distribuita è il tipo di cognizione che esiste nei gruppi di lavoro e si sanno delle cose perchè si è fatto parte di quella squadra quindi non è necessario ripetere tutto, ma le informazioni e l'elaborazione intelligente distribuita tra i membri del team. Le conquiste cognitive dell'umanità si basano su un processo in cui i processi cognitivi di un agente e gli oggetti ed i vincoli del mondo reciprocamente si influenzano a vicenda.Secondo Gabriel Salomon "Le cognizioni sono situate e distribuite, piuttosto che strumenti decontestualizzati e prodotti della mente." La cognizione deve essere vista come un fenomeno distribuito, che va oltre i confini della persona per includere l'ambiente, i manufatti, le interazioni sociali e la cultura. I processi cognitivi possono essere distribuiti tra gli esseri umani e le macchine o tra i membri di un gruppo sociale e possono comportare un coordinamento tra la struttura ambientale e materiale interno ed esterno. I processi cognitivi possono essere distribuiti anche nel tempo, in un modo che i suoi risultati finali, i prodotti o precedenti eventi possano cambiare la natura degli eventi successivi.
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    Si..un video semplice ma a parer mio molto chiaro.
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    spesso le definizioni sono molto difficili da interpretare e difficili da ricordare, con un video rimane molto più impresso ed ho trovato interessante la spiegazione utilizzando l'esempio del vigile urbano.
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    Cosa si intende per cognizione distribuita? Una breve lezione supportata da immagini ed esempi tenta di spiegare il valore e l'importanza di questo concetto per l'apprendimento di nuove conoscenze. La cognizione distribuita si riferisce ad un processo nel quale le risorse cognitive vengono condivise socialmente al fine di estendere singole risorse cognitive o per ottenere qualcosa che un agente individuale non potrebbe ottenere da solo. Siamo in presenza di un approccio in cui si dice che l'attività cognitiva umana non è caratterizzata esclusivamente dall'attività cerebrale ma è distribuita tra il cervello e gli artefatti cognitivi che l'uomo adopera
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    La cognizione umana è distribuita tra le persone e gli artefatti presenti nell'ambiente esterno. Secondo Hutchins per catturare il ruolo e le proprietà di ogni singolo artefatto è necessario prendere in considerazione un'unità di analisi più ampia del compito individuale e cioè l'intero sistema socio-tecnico composto da persone, ruoli, artefatti e regole. Bell e Winn sottolineano che le caratteristiche della "cognizione distribuita" sono la comunicazione e la condivisione di informazioni. Queste, proprio perché comunicate, diventano utili, mentre messe in comune permettono alla persona più preparata di utilizzarle a beneficio di tutti.
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    L'esempio del semaforo e del vigile è assolutamente calzante. Inoltre, secondo voi il semaforo, per astrazione, potrebbe far parte di quella famiglia di simboli che si pone tra l'inequivocabilità distintiva e l'immediatezza interpretativa?
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    la cognizione distribuita ,riguarda la presa in considerazione di tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento , questo approccio enfatizza la natura "distribuita nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione,ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo,,oltre il singolo individuo riconnettendo l'attività di pensare ,con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale.
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    Una breve lezione esplicativa sull'argomento
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    Mi sembra interessante inserire il link ad un breve video, relativo alla Cognizione Distribuita, realizzato per il corso di laurea in Scienze Della Comunicazione dell'Università di Siena. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale.
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    il contenuto del video mi ha richiamato alla mente concetti di semiotica, il binomio significante / significato. Perché un significante (semaforo rosso) sia inteso da tutti come "ALT, FERMATI" è necassaria la conoscenza distribuita, condivisa, del segno.
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    Nella vita quotidiana la memoria e il pensiero non sono separati dal 'fare'. Nel fare noi interagiamo costantemente con vincoli e risorse sociali e materiali. Al riguardo, la teoria della 'cognizione distribuita' assegna una rilevanza peculiare allo studio di come l'ambiente materiale, gli strumenti e le tecnologie sostengono i processi cognitivi e interattivi. La cognizione è distribuita non solo nel gruppo e nelle interazioni del gruppo ma anche nella struttura e nell'infrastruttura materiale e tecnologica dell'ambiente. In particolare, una specifica attenzione viene dedicata a come tale infrastruttura è manipolata e utilizzata nelle interazioni fra gli attori sociali, non solo a livello discorsivo, ma, per esempio, anche a livello corporeo e gestuale. Hutchins (1995) sottolinea come nei processi cognitivi del mondo reale vengano create complesse rappresentazioni formate, per esempio, da molteplici strutture visive e uditive. Gesti strumenti e discorsi si integrano nel creare una complessa rappresentazione pubblica che sostiene la cognizione (intesa come costruzione di eventi) e l'azione.
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    Ecco anche per voi una breve lezione sulla cognizione distribuita....
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    E' un video davvero carino che fa capire come la cognizione distribuita opera nell'interazione tra individuo e ambiente, strutture e infrastrutture...
graziamaria

la natura dell'intelligenza - Studio Virtuale Di Psicologia - 1 views

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    La natura dell'intelligenza molto spesso, viene osservata e misurata dalle quantità di conoscenze acquisite durante le fasi dello sviluppo. Numerosi test hanno evidenziato che negli adulti che svolgono un'occupazione che ha contenuto accademico, tendono a mantenere costante il loro rendimento intellettivo, mentre chi svolge un lavoro più meccanico, tende ad un declino del rendimento intellettivo. L'intelligenza non è un'abilità unitaria ma un insieme di diverse funzioni, per questo dovrebbe essere considerata un concetto descrittivo e non esplicativo, dipendente anche dalla sua ereditabilità, dalle condizioni ambientali e dalle esperienze individuali.
elena mitu

la natura dell'intelligenza - 7 views

  • Un aspetto controverso relativo alla natura dell'intelligenza riguarda la sua ereditabilità. Un indice di ereditabilità è quell'indice che indica in quale proporzione i fattori genetici, o ereditari, contribuiscono alla varianza totale di un dato tratto in una certa popolazione nelle condizioni attuali. Gli indici dell'ereditabilità dell'intelligenza sono stati calcolati in vari modi, ma i dati essenziali per il loro calcolo sono sempre misure della rassomiglianza tra i componenti della famiglia in rapporto al tratto considerato.
    • Luigi Coccia
       
      interessante
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    La maggior parte delle nostre conoscenze sull'intelligenza deriva dai test creati per osservarla e misurarla. Tali test, però, non sono privi di limiti. Essi si concentrano soprattutto sulla definizione della struttura dell'intelligenza così come risulta dalla quantità di conoscenze acquisite durante le fasi dello sviluppo, e in particolar modo quelle conoscenze organizzate sotto forma di programmi scolastici e universitari. Ma man mano che l'uomo invecchia, e le sue esperienze scolastiche si allontanano nel tempo, può darsi che tale fondo comune di conoscenze diventi sempre più indadeguato a dare una misura del suo funzionamento intellettivo. Poichè le occupazioni degli adulti sono più diversificate delle attività scolastiche, può accadere che le esperienze cumulative dell'età adulta stimolino uno sviluppo differenziale delle abilità nei diversi individui. I test di intelligenza si rifanno in gran parte alle abilità di tipo accademico, non sorprende quindi scoprire che con l'età i maggiori incrementi di punteggio si hanno nelle persone che hanno continuato gli studi più a lungo. Allo stesso modo, le persone la cui occupazione ha un contenuto più accademico, che richiede quindi abilità prevalentemente di tipo verbale e numerico, tendono a mantenere costante nel tempo il loro rendimento ai test d'intelligenza, o addirittura a migliorarlo, mentre quelle che svolgono attività di tipo più meccanico o a livello intepersonale, tendono a volte a presentare un declino del rendimento. Il luogo e l'epoca in cui si nasce e si cresce tendono sempre a incoraggiare lo sviluppo di abilità adatte a soddisfare le esigenze che sono loro proprie. Nell'intero ciclo di vita, tali esigenze saranno diverse in base alla fase di sviluppo che si attraversa, dalla prima infanzia alla vecchiaia. Le ricerche dimostrano che, nell'età adulta, l'incremento o il declino dei punteggi ai test d'intelligenza con l'aumentare dell'età dipendono in gran parte dalle esperienze che l'i
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    vi suggerisco questo link dove viene affrontato il tema relativamente alla natura della nostra intelligenza, ho estrapolato parte del testo e l'ho riportato qui per evidenziare una parte con cui non sono perfettamente daccordo ovvero quando parla del fatto che l'intelligenza si misura in base alle conoscenze accademiche. Secondo il mio modesto parere l'intelligenza è altro, si può sicuramente allenare ed esercitare, ma non può essere ridotta ad una raccolta di nozioni.
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    La maggior parte delle nostre conoscenze sull'intelligenza deriva dai test creati per osservarla e misurarla. Tali test, però, non sono privi di limiti. Essi si concentrano soprattutto sulla definizione della struttura dell'intelligenza così come risulta dalla quantità di conoscenze acquisite durante le fasi dello sviluppo, e in particolar modo quelle conoscenze organizzate sotto forma di programmi scolastici e universitari.
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    INTERESSANTE ARTICOLO CHE EVIDENZIA LIMITI E VANTAGGI DEI TEST PER VALUTARE L'INTELLIGENZA....INDICA CHE CI SONO POSSIBILI EREDITABILITA' DELL'INTELLIGENZA DOVE INCIDONO ANCHE FATTORI GENETICI.
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    L'intelligenza è un insieme di diverse funzioni. Una combinazione di abilità necessarie per la sopravvivenza e per il progresso in una determinata cultura. Sia le specifiche abilità che il loro peso relativo dipendono dal contesto sociale e dall'epoca
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    Da milioni di anni si cerca di definire cos'è l'intelligenza. Per Platone l'intelligenza è ciò che distingue le diverse classi sociali ed è distribuita da Dio in maniera diseguale. Aristotele, invece, sosteneva che tutte le persone, tranne gli schiavi, esprimono facoltà intellettive più o meno uguali e la differenze è dovuta all'insegnamento e all'esempio. Oggi esistono diverse definizioni dell'intelligenza e diversi test che cercano di stabilire scientificamente il quoziente intellettivo di una persona. Come numerosi psicologi che negli ultimi anni hanno rifiutato l'uso dei test di intelligenza, dimostrandone incongruenza, penso che non sia facile è che non basti un test per misurarla. Non credo che ci siano persone più o meno intelligenti mi affianco al pensiero di Aristotele (tranne per la parte degli schiavi) credendo che l'insegnamento e l'esempio siano fondamentali.
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    Il concetto di "intelligenza" dovrebbe essere considerato come un concetto descrittivo anziché esplicativo.
astrobaldo

esercizi di psicotecnologie - 2 views

ESERCIZI DI PSICOTECNOLOGIE Psicotecnologie definizione Branca della psicologia generale che s'interessa dell'aspetto cognitivo delle tecnologie come il linguaggio. Le psicotecnologie indaga...

started by astrobaldo on 02 Jul 24 no follow-up yet
Marco Tambara

Clay Shirky: come i social media fanno la storia - 0 views

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    Clay Shirky è un docente alla New York University ed è citato nella lezione 6 di psicotecnologie. I suoi corsi e i suoi scritti trattano, tra le altre cose, degli effetti interdipendenti delle topologia dei social network e delle reti tecnologiche, e dei modi in cui le nuove forme di comunicazione influenzano la cultura e viceversa. Mentre le notizie fluiscono dall'Iran verso il mondo, Clay Shirky dimostra come Facebook, Twitter e cellulari stiano aiutando i cittadini di regimi oppressivi a pubblicare notizie vere, scavalcando i censori (anche se per poco). La fine del controllo dall'alto delle notizie sta trasformando la natura della politica. Shirky suddivide l'evoluzione della comunicazione in quattro fasi, saltando quella dell'oralità, descrivendo un panorama mediatico collaborativo e partecipativo reso possibile dalle innovazioni tecnologiche.
elisabetta scattolin

cognizione distribuita - 1 views

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    Ripensando agli studi che ho fatto precedentemente ho pensato al lavoro di Vygotskij gia nei primi anni del '900 e come sia attuale il suo pensiero riguardo agli artefatti culturali e l'importanza delle relazioni sociali nello sviluppo. Ho trovato questo materiale che ritengo interessante riguardo appunto la cognizione distribuita e la condivisione delle conoscenze. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli str
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    scusate mi sono accorta che l'articolo non è arrivato completo, provo a ripostarlo. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli strumenti e negli artefatti appartenenti all'ambiente. Difatti la conoscenza che una persona è in grado di utilizzare per affrontare le situazioni reali e risolvere problemi non è solo quella della sua struttura cognitiva (mente/memoria), ma anche in altre menti/memorie e prodotti
francesco scarfo

la natura dell'intelligenza - 0 views

#intelligence

started by francesco scarfo on 07 Nov 12 no follow-up yet
Giuseppe Del Grosso

MediaMente: "L'apprendimento online" - 0 views

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    "L'apprendimento online" SOMMARIO: La formazione on line è un processo di apprendimento mediato dal calcolatore dove i corsi vengono distribuiti attraverso un Cd-Rom o Internet (1). I vantaggi dell'apprendimento online sono numerosi. (2). L'apprendimento on line offre il vantaggio di poter continuare la propria crescita personale anche oltre la tradizionale età scolare. (3). Un portale didattico è un punto di ingresso su Internet dove l'utente può raggiungere dei corsi di formazione on line su qualunque materia. (4) L'intervistato spiega cos'è un portale didattico. (5). Il futuro dell'apprendimento on line è legato molto all'infrastruttura di base che supporta oggi Internet. (6). L'intervistato spiega qual è l'architettura di un corso on line. (7). Oggi si tende a eliminare la figura del programmatore e di permettere all'esperto del contenuto di creare lui stesso il materiale. (8). L'Iintervistato spiega che cosa sta succedendo oggi in Italia nella formazione on line. (9) L'insegnamento on line non può completamente sostituire quello tradizionale. (10) L'intervistato da una spiegazione di cos'è la tecnica Smile. (11) La presenza italiana all'estero, nel campo della information and communication tecnology, si è incrementata negli ultimi anni. (12) In America Le aspettative da parte della società per cui si lavora sono molto elevate. (13) -------------------------------------------------------------------------------- INTERVISTA: Domanda 1 Cos'è la formazione on line e quali possono essere i vantaggi dell'apprendimento on line? Risposta La formazione on line è un processo di apprendimento mediato dal calcolatore dove i corsi vengono distribuiti attraverso un Cd-Rom o Internet. Ora la definizione si è evoluta ormai solamente per definire la distribuzione di corsi attraverso Internet in quanto i Cd-Rom stanno ormai perdendo la loro importanza in questo settore. Domanda 2 Quali p
isabella isabella

mulltitasking e psicotecnologie - 6 views

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    il cervello al giorno d'oggi
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    Al giorno d' oggi con l' accrescersi della societa' della informazione il cervello si abitua a svolgere piu' compiti simultaneamente (multitasking work) senza provocare interferenze. Come nel computer si ha la possibilità di aprire varie finestre ed elaborare in parallelo le informazioni anche il nostro cervello e capace di elaborare piu' compiti contemporaneamente. La formazione cerebrale diviene in tal modo piu' flessibile e capace di suddividere la attenzione in molteplici attivita' di elaborazione delle memorie e breve termine. L' utilizzare le molteplici capacita' di integrazione cerebrale della informazion, come si fa con lo "zapping in TV", va' pero' a discapito della concentrazione attenzionale e percettiva. Pertanto , come si puo osservare dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello ( RMf-Brain -Imagin), la elaborazione della parallela della informazione va ad attivare ben poco le zone centrali del cervello responsabili del confronto con i processi mnemonici a lungo termine ( Talamo ed Ipotalamo). Pertanto il passaggio da una formazione di tipo logico-seriale, ad una piu' propria dell' e.learning mediata dalla utilizzazione del computer, comporta una maggior capacita' di elaborazione immediata e flessibile delle informazione, ma sostanzialmente deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine. In conclusione l' abitudine a saltare da un processo di integrazione cerebrale della informazione ad un altro con una elevata frequenza, certamente cambia la forma di intelligenza poiche' cambiano le modalità di articolare il pensiero, aumentando contemporaneamente lo stress e diminuendo il controllo della percezione cosciente, determinato in precedenza dal confronto costante con ma memoria a lungo termine. Infine e stato notato che i modelli modulari e flessibili della attenzione sono piu' appropriati al cervello femminile che e' mediamente piu' capace di passare da un compito all'
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    il multitasking è l'essenza della nuova era, i giovani sono sempre più mutitasking, anche nella vita quotidiana, è facile vedere persone che anche alla guida, scrivono sms, mentre ascoltano la radio e magari fumano anche una sigaretta, dando uno sguardo di tanto in tanto al percorso sul navigatore..
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    La locuzione Homo Zappiens è stata coniata da Wim Veen e Ben Vrakking, rispettivamente professore e ricercatore all'Università di Delft, per indicare la generazione digitale, cioè quei giovani nati e cresciuti all'ombra delle tecnologie mentali, abili nel gestire il flusso (o il sovraccarico) di informazioni che circola nei nuovi media, nell'intrecciare le comunicazioni faccia a faccia con quelle virtuali e nello sfruttare i loro interlocutori connessi in rete per risolvere in modo cooperativo i loro problemi, a volte capaci di fornire un contributo sia pur minimo alle conoscenze condivise. HZ apprende esplorando e giocando, cioè trasferendo le tecniche dei videogiochi a problemi di varia natura e impadronendosi di conoscenze che non fanno più parte di un canone scolastico semifisso ma sono negoziabili e mutevoli a seconda del contesto e delle circostanze. Queste capacità e caratteristiche di apprendimento saranno utilissime a HZ nella società della conoscenza "liquida" che si profila. Interessante è il rapporto di HZ con la scuola: il tempo di attenzione breve, il comportamento iperattivo, l'indipendenza nell'apprendere fanno dello scolaro HZ un soggetto difficile ma stimolante, che richiede metodi nuovi e originali di insegnamento. E, sostiene Veen, è la scuola che si deve adattare a HZ perché la società che si annuncia avrà bisogno di persone capaci di affrontare la complessità, la mutevolezza, l'adattamento e l'incertezza. Gli insegnanti sono sottoposti a una forte tensione, che deriva dalle diverse abitudini cognitive e attive rispetto a HZ e dalla diversa architettura cerebrale. I giovani digitali sono impazienti, vogliono immediatamente le risposte ai loro quesiti, non si concentrano per risolvere categorie di problemi, ma si gettano sul caso particolare passando subito oltre, non fanno mai una sola cosa alla volta, saltano da Internet alla TV, dal cellulare all'iPod con una divisione di tempo vertiginosa che sfiora la simulta
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    Eppure molte ricerche sul multitasking, ne riporto una in particolare, dimostrano il contrario: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Una sola minoranza di individui (3 su 100) dimostrano di essere a loro agio nell'operare in multitasking il resto invece registra un evidente calo di attenzione e concentrazione. Frank Schirrmacher ha scritto un bel libro "La libertà ritrovata" su questo argomento. Sembra che proprio il multitasking sia responsabile della fatica che i giovani fanno a leggere testi lunghi, del loro distrarsi facilmente, della loro incapacità di astrazione. Però io reputo il tuo contributo corretto e appropriato. La presenza di diverse linee di ricerca anche contradditorie non è altro che il segno dell'importanza e dell'attenzione che riveste questo argomento. Giustamente considerato come sostanziale in quest'epoca digitale.
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    L'articolo è interessante, personalmente vorrei aggiungere che il cervello è per sua natura multitasking. Si pensi alle azioni che esso compie ogni giorno anche senza ausilio del computer. Un esempio? Pensiamo a quando siamo alla guida di un auto, quante cose facciamo contemporaneamente? Guidiamo, per prima cosa, una attività che per chi ha imparato diviene un automatismo, pensiamo (se siamo soli alla guida del mezzo), conversiamo se siamo in compagnia e magari ascoltiamo la radio (eviterei di usare il telefonino, quello è pericoloso). Se riflettiamo su questo il funzionamento del cervello appare più stupefacente dal momento che eseguo più azioni contemporaneamente. Un altro esempio può essere l'azione di attraversamento di una strada trafficata a piedi. Anche in questo caso, a prima vista banale, il nostro cervello esegue una serie di valutazioni rapidissime e complesse. L'osservazione del percorso, la valutazione della velocità delle auto, la distanza da attraversare, il calcolo del tempo necessario a percorrere il tragitto. Tutto ciò implica una serie di valutazioni e calcoli che la nostra mente deve eseguire in pochissimo tempo. Alcuni scienziati hano confermato che far attraversare la strada ad un automa è molto difficoltoso. Il cervello ha quindi delle grandi potenzialità potendo eseguire più operazioni contemporaneamente. Oggi ci troviamo immersi in un flusso informativo di ampia portata, seguire tutto è impossibile ma il cervello opera delle scelte. L'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici determinerà (o già lo stà facendo) una variazione del modo di vivere e di pensare. Il genere umano è molto adattabile come dimostrano le teorie evoluzionistiche.
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    Condivido il fatto che la nostra società ormai ci "obbliga" a fare tante cose in contemporanea e penso che sia discutibile il fatto che queste cose siano fatte bene. E' sicuramente vero che oggi facciamo tante cose che sfuggono al controllo della nostra coscienza e vengono fatte in modo automatico, come guidare l'auto, camminare, respirare, salutare....L'automatismo viene meno quando durante la guida avvertiamo un pericolo, in questo caso sarà normale interrompere le nostre discussioni o l'ascoltare la radio, concentrando la nostra attenzione sulla guida e il "controllo" dell'auto. Lo stesso vale mentre camminiamo, l'automatismo smette quando dobbiamo attraversare la strada in coincidenza di un semaforo. Penso che il cervello multitasking viene messo in crisi, se al posto di automatismi abbiamo la necessità di ragionare e prendere rapidamente delle decisioni, in questo caso non possiamo distogliere "risorse" per essere multitasking
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    Fulvio nel mio post precedente non ho contemplato le situazioni di stress decisionale. Certo il tempo di reazione è fondamentale e anche questa è una carattersitica del nostro cervello. Interrompere un'azione per prendere una rapida decisione è una peculiarità che può essere variabile da individuo a individuo (personalmente sono un pò lento) e dipende dalle proprie potenzialità. Qualcuno ha pensato a come misurarle. Penso che troverai interessante il contributo "Multitasking vs. Continuous Partial Attention".
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    L'articolo riporta correttamente (seppur con la necessaria sintesi della scrittura per il web - giusto una cartella) i pro e i contro che gli studiosi intravedono nel multitasking. Gli argomenti di fondo sono quelli che De Kerckhove affronta nel confronto con le tesi di Nicholas Carr, autore di "Google ci sta rendendo stupidi?", al quale contrappone una visione più favorevole pur senza nascondersi ricadute negative.
valeria de luca

Realtà virtuali e identità soggettiva - Nuovi mondi e psicopatologia del Sé P... - 5 views

Molto interessante questo contributo. Effettivamente si possono riscontrare soprattutto negli adolescenti o in generale nei giovani in questo momento delle modificazioni evidenti nella cognizione ...

alberto vitale

la natura dell'intelligenza - 9 views

Sono d'accordo sulle conclusioni anche se darei più importanza al fattore di eredità genetica. In generale l'intelligenza consiste infatti nel classificare gli oggetti della realtà in base alle car...

#Intelligence

nunzianazzano

7 tipi di intelligenza secondo Gardner - 15 views

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    Partendo dalle sette forme di intelligenza individuate da Howard Gardener, possedute da ciascuno in modo qualitativamente diverso, mi sembra adeguato distinguere ulteriormente, all'interno di queste categortie, l'intelligenza di tipo culture free e culture fair: è la nostra natura individuale a renderci intelligenti o la cultura, che abbiamo appreso durante la nostra interazione con l'ambiente sociale e virtuale, in cui viviamo? Vari test di intelligenza misurano sia le varie sfacettature dell'intelligenza, spaziale, logico-matematica..., sia le influenze o meno del fattore culturale, formulando infine un punteggio globale, che renda conto delle varie performance. L'intelligenza è pertanto una combinazione di abilità naturali e apprese per la sopravvivenza, la riproduzione e il progresso. Al giorno d'oggi stabilire se si è più o meno intelligenti, sembrerebbe valutabile in base al conto in banca, in realtà a mio parere l'intelligenza di una persona sta nella libertà di poter gestire il proprio tempo: essere liberi di, avere il tempo per, è ciò che ci consente di pensare e riflettere non solo fra noi stessi ma estendendo il nostro pensiero al computer, strumento estremamente potenziante dell'intelligenza umana. In conclusione grazie a Internet dovremmo rivedere il concetto di natura dell'intelligemza. in quanto oltre alle caratteristiche individuate da Gardner ad esempio e dai fattori naturali e culturali, si è aggiunta quella interattiva con il computer e gli altri utenti, abbiamo unito la nostra mente alla CPU e a quelle degli altri utenti.
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    Howard Gardner è un professore di pedagogia e psicologia all' Università di Harvard noto a livello mondiale per la sua "teoria sulle intelligenze multiple". Assunto fondamentale dei suoi studi è l'esistenza, infatti, di sette intelligenze diverse e relativamente indipendenti tra di loro intese dall'autore come moduli mentali distinti ed interagenti. Queste intelligenze sono raggruppate nell'elenco sottostante nel quale sono specificate anche le relative attività umane specifiche per ogni tipologia: 1) INTELLIGENZA LINGUISTICA usata nel leggere libri, scrivere testi, comprendere parole parlate; 2) INTELLIGENZA LOGICO-MATEMATICA usata nella soluzione di problemi matematici e nel ragionamento logico; 3) INTELLIGENZA SPAZIALE usata nello spostarsi da un posto all'altro, nel leggere le cartine, nel disporre le valige nel portabagagli di una macchina in modo che occupino meno spazio possibile; 4) INTELLIGENZA MUSICALE usata nel cantare una canzone, nel comporre una sonata, nel suonare la tromba o semplicemente nell'apprezzare la struttura di un brano musicale; 5) INTELLIGENZA CORPOREO-CINESTESICA usata nel ballare, nel giocare a pallacanestro, nel correre i 100 metri o nel lancio del giavellotto; 6) INTELLIGENZA INTERPERSONALE usata nel relazionarsi ad altre persone, nel comprenderne il comportamento, le motivazioni o le emozioni; 7) INTELLIGENZA INTRAPERSONALE usata nel capire se stessi, chi siamo, che cosa ci fa essere come siamo, come cambiamo nel tempo.
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    interessante teorizzazione di Gardner sulle intelligenze multiple con le quali sostituiva la concezione classica di intelligenza come unica e misurabile attraverso test standardizzati.
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    In un mondo in cui sempre di più il "diverso" è bello e arricchisce credo che sarebbe importante, soprattutto nelle scuole, rendere questa diversificazione delle intelligenze patrimonio culturale condiviso cosicché ciascuno di noi possa rispecchiarsi nell'intelligenza che meglio lo rappresenta e riconoscere il proprio valore
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    Oltre a Gardner, parlando del tema dell'intelligenza, credo sia giusto citare anche Daniel Goleman che parla di intelligenza emotiva. Derrick de Kerckhove usa invece un nuovo termine e parla di intelligenza connettiva. Come suggerisce il termine stesso,mira alla connessione, alla messa in relazione delle intelligenze, e sottolinea il "rapporto" che esse intrattengono. Credo fortemente che questa intelligenza connettiva possa favorire l'apprendimento emotivo.
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    Sicuramente interessante e poco presente nell'istruzione scolastica del nuovo millennio il concetto di intelligenza multipla. Perché studenti adolescenti che si trovano quindi in una tappa evolutiva importante e molto delicata, dopo tanto impegno ma scarsi risultati , viene permesso di arrivare a pensare di non avere le capacità necessarie e "normali" per quella età, facendo paragoni con i compagni di classe e andando ad indebolire la propria autostima e autoefficacia percepita.. magari soltanto perché non eccellenti in compiti di matematica e logica. Leggendo anche gli altri commenti dei colleghi, ho ricordato un ragazzo di 12 anni che ho conosciuto tempo fa e che ricordo sempre sminuire e dare poca importanza ai buoni voti ottenuti ai compiti di scienze e arte, materie che lo appassionavano, poiché per quanto riguardava matematica non riusciva ad ottenere una sufficienza, nonostante i tanti sforzi e lezioni di ripetizione privata. Certamente ogni studente avrà le proprie preferenze in ambito di studio scolastico, e materie in cui riscontrano più difficoltà, ma credo che questo non debba portare ad una diminuzione dell'autostima e della percezione e consapevolezza delle proprie capacità. A tal proposito ritengo che sia molto importante divulgare a scuola insegnamenti come quello di Gardner, proprio perché come ha precedentemente scritto una collega, in questo modo ogni ragazzo potrebbe rispecchiarsi nell'intelligenza che meglio lo rappresenta, riconoscere le proprie capacità, aumentare la propria autostima e di riflesso crescerebbe anche la motivazione e la voglia di riuscita in quelli che sono ambiti dove presentano maggiori lacune.
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    Purtroppo solo chi intraprende un certo tipo di studi viene a conoscenza di questa teoria. In questo modo molte persone non vengono valorizzate e vengono scartate dal mondo socioculturale in cui viviamo. Ogni sistema educativo e diverso nel suo modo, e quasi tutti hanno aspetti negativi a riguardo. Ad esempio negli Stati Uniti d´America l´intelligenza cinestetica o sportiva é altamente valorizzata ma sempre in base al sistema capitalistico in cui viviamo.
Marco Valotto

Qualche definizione - 25 views

Vorrei contribuire anch'io alla definizione di Psicotecnologia: La psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, sopratt...

psicotecnologie intelligenza ipertestuale collettiva connettiva congizione distribuita

Roberta Pinelli

http://www.studiovirtualedipsicologia.com/naturaintelligenza.html - 1 views

La natura dell' intelligenza nella psicologia generale

#intelligence

started by Roberta Pinelli on 06 Nov 12 no follow-up yet
EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
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