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Andrea Trombini

La natura dell'Intelligenza - 42 views

#Intelligence

started by Andrea Trombini on 05 Nov 12
  • Andrea Trombini
     
    La natura dell'intelligenza è stata indagata da Gardner e Sternberg. Le loro ricerche affermano che quando parliamo di intelligenza ci troviamo di fronte alla compresenza di più intelligenze, in contrasto con le definizioni del passato per le quali l'intelligenza è un qualcosa di unico, di statico, di monolitico, che si manifesta attraverso le abilità linguistiche e matematiche (privilegiate dalla scuola), e misurabile con strumenti psicometrici definiti.
    Gardner ha introdotto il concetto molto più flessibile di "intelligenze multiple". Con le "intelligenze multiple" si riferisce ad una pluralità di formae mentis, che rendono ragione della sfaccettata complessità dell'essere umano, in cui possono prevalere o dominare caratteri diversi legati anche, per esempio, alla percezione dello spazio, o del movimento. Per Gardner esistono le intelligenze "personali"; interpersonali e intrapersonali, legate alla percezione del sé: l'una centrata sull'autoanalisi e l'autovalutazione; l'altra sulla socializzazione e la conoscenza dell'altro.
    La concezione triarchica dell'intelligenza, suddivisa nei tre suoi modi di essere: analitica, creativa, pratica fa capo alla teoria di Sternberg.
    É Daniel Goleman, insegnante di Psicologia a Harvard e collaboratore scientifico d,el "New York Times" a rivoluzionare le teorie sull'intelligenza, quando, nel 1995, pubblica la sua opera letteraria più famosa, "Emotional Intelligence", dove descrive il nostro modo di concepire l'intelligenza.
    Goleman rileva come il tipo di indagine gardneriana abbia il difetto di essere costruito solo sulla dimensione cognitiva e di trascurare il ruolo del sentimento. Il modello cognitivo "fornisce una visione impoverita della mente, una concezione che non può spiegare lo Sturm und Drang dei sentimenti che dà sapore all'intelletto". La teoria delle intelligenze multiple si è poi evoluta concentrandosi di più sulla metacognizione, sulla consapevolezza dei propri processi mentali.
    Il modello dell'intelligenza emotiva porta l'intelligenza nella sfera delle emozioni. L'intelligenza viene ridescritta e re-interpretata come il complesso di fattori necessari per avere successo nella vita.
    L'Intelligenza Emotiva si basa su tre concetti cardine: l'autoconsapevolezza, l'autocontrollo e l'empatia.
    Autoconsapevolezza: capacità di riconoscere e differenziare le proprie emozioni e le loro manifestazioni. Si sviluppa prestando attenzione ai propri stati interiori. É necessario interrogarsi sulle proprie emozioni, scomponendole in tante parti, al fine di comprenderne la natura e l'origine. Spesso utilizziamo termini vaghi per definire un'emozione o lo stesso termine per definire emozioni diverse (ad esempio potremmo definirci "nervosi" sia quando siamo in ansia per qualcosa sia quando proviamo rabbia o frustrazione); oppure capita di non essere capaci di capire da dove nasce l'emozione che stiamo provando, a quali eventi è legata, se emerge per un evento presente o se invece è stata richiamata al presente un'emozione del passato. Essere autoconsapevoli significa essere in grado di comprendere quale emozione stiamo provando, di comunicarla a chi ci sta vicino, di usarla per guidare le nostre azioni e il nostro pensiero.
    Autocontrollo: capacità di dominare l'emozione senza reprimerla. E' diretta conseguenza dell'autoconsapevolezza e consente di recuperare velocemente il benessere psichico turbato dall'insorgere dell'emozione. É necessario accettare le emozioni e accoglierle come parti di noi necessarie e inevitabili. Spesso le forti emozioni sono accompagnate da pensieri illogici automatici che prendono il sopravvento facendoci perdere lucidità (ad esempio: "certe cose capitano a me perché sono uno stupido", "questo momentaccio durerà per sempre", "mi ha lasciata perché non valgo niente", "nessuno mi ama e mi amerà mai" ecc…). Imparare a riconoscere e bloccare questi pensieri è molto importante per limitare l'effetto dirompente delle emozioni. Riuscire a individuare gli eventi che ci capitano come momentanei e dipendenti da cause specifiche permette di individuare e accedere alle risorse interiori che ci consentiranno di superare la difficoltà e di sentirci padroni di noi stessi e, quindi, delle nostre emozioni.
    Empatia: capacità di percepire lo stato d'animo ed i sentimenti di un'altra persona, realizzando una sintonia emotiva nei suoi confronti che permette di condividerne i vissuti interiori e le emozioni, senza esserne sopraffatti. É legata all'autoconsapevolezza, in quanto la conoscenza profonda delle proprie emozioni è alla base della capacità di riconoscere e comprendere le emozioni negli altri. Si sviluppa imparando innanzitutto ad ascoltare, che non è semplicemente udire. L'ascolto attivo ci pone nella posizione di comprendere quello che l'altro ci dice senza giudicarlo e senza interpretarlo alla luce delle nostre conoscenze/esperienze/convinzioni; di prestare reale attenzione a ciò che gli altri ci comunicano sforzandoci di capire non solo il contenuto ma anche i motivi per cui stanno comunicando. Nell'ascolto attivo si presta attenzione anche al linguaggio del corpo, perché non si comunica solo con le parole. Sviluppiamo la nostra empatia imparando a riconoscere i segnali non verbali che comunicano le emozioni e che, poiché difficilmente controllabili, sono in grado di rivelare molto più di quanto non venga espresso esplicitamente.
    Al fine di sviluppare tali abilità e quindi la capacità di usare le emozioni in maniera intelligente dobbiamo:
    porre attenzione ai nostri stati interiori e interrogarci sulla loro natura e origine;
    accettare le emozioni come parte fondamentale di noi;
    imparare a riconoscere e bloccare i pensieri illogici e automatici che spesso accompagnano le emozioni;
    connotare gli eventi come temporanei e dipendenti da cause specifiche;
    ascoltare gli altri sospendendo il giudizio e l'interpretazione dei messaggi cercando di capire cosa l'altro vuole realmente comunicare;
    imparare a prestare attenzione al linguaggio non verbale.
    L'intelligenza emotiva può esser indicata come un costrutto psicologico che a prima vista sembra quasi paradossale nel suo voler abbinare l'emotività e la razionalità. Un insieme di Cuore e Cervello. In realtà non è così in quanto intelligenza ed emotività non sono in contrapposizione fra loro, sono invece complementari. Un uso intelligente delle emozioni non solo è possibile, ma è anche auspicabile per vivere meglio il rapporto con sé stessi e con gli altri.
    L'intelligenza emotiva pertanto si basa su due grosse competenze:
    - una competenza personale data dalla consapevolezza e dalla padronanza di sé nonché dalla motivazione;
    - una competenza sociale che è determinata dal modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri; la base di questa competenza è costituita dell'empatia e dalle abilità sociali, intese come la capacità di saper guidare ad arte le emozioni di un'altra persona e trarre vantaggio dal fatto che gli stati d'animo s'influenzano reciprocamente.
    Al di là degli aspetti puramente teorici, come possiamo utilizzare il concetto di intelligenza emotiva nella vita di tutti i giorni? E' una dote innata o si può migliorare?
    Secondo Goleman: la competenza emotiva aiuta ad affrontare positivamente la complessità del mondo in cui abitiamo. Essere "emotivamente intelligenti" significa saper distinguere e gestire le nostre risorse interiori e allo stesso tempo intuire, comprendere, rispondere correttamente alle emozioni degli altri. Così siamo in grado di comunicare, motivare, reagire nel modo giusto alle frustrazioni, coniugare le aspirazioni personali con le possibilità effettive di realizzare i nostri sogni.
    L'empatia nei confronti degli altri ci consente una migliore vita relazionale, comprendere i bisogni degli altri, regolare i nostri comportamenti per non calpestare i bisogni e diritti altrui, specialmente quando siamo intenti a soddisfare i nostri bisogni, o a perseguire i nostri obiettivi. Mantenere un rapporto equilibrato tra il mondo intrapersonale ed il mondo interpersonale, significa essere intelligenti emotivamente, significa riconoscersi nella proprie qualità ed accettarsi nei propri limiti, ottimizzare le proprie risorse al fine di giungere ad un risultato voluto ed atteso. Questo genere di competenze risulta fondamentale nel favorire il raggiungimento degli obiettivi e la realizzazione di sé, nel comunicare efficacemente con gli altri (il capo, i colleghi, il partner, i propri genitori o figli ecc…) e gestire meglio i conflitti, nel reagire alle situazioni problematiche o ai fallimenti, nel rivestire ruoli di leadership o di coordinamento, ecc. , sinteticamente: nell'affrontare meglio la vita reagendo in maniera funzionale e adattiva agli stimoli che provengono dall'ambiente che ci circonda.
    Sfruttare al massimo le potenzialità della nostra intelligenza emotiva ci consente di ottenere degli effetti molto concreti in vari ambiti legati alla sfera emozionale che hanno ripercussioni dirette sul modo in cui gestiamo la nostra quotidianità:
    AUTOCONSAPEVOLEZZA EMOZIONALE, ovvero migliore capacità di riconoscere e denominare le nostre emozioni; migliore capacità di comprendere le cause dei sentimenti; capacità di riconoscere la differenza tra sentimenti, stati fisici e azioni.
    CONTROLLO DELLE EMOZIONI: migliore sopportazione della frustrazione e controllo della collera; condotta meno aggressiva o autodistruttiva; migliore capacità di affrontare lo stress; minor solitudine e ansia nei rapporti sociali.
    INDIRIZZARE LE EMOZIONI IN SENSO PRODUTTIVO: maggior senso di responsabilità; maggiore capacità di concentrarsi sul compito che si ha di fronte e di fare attenzione; minore impulsività, maggiore autocontrollo; migliori risultati
    EMPATIA: migliore capacità di assumere il punto di vista altrui; maggiore sensibilità verso i sentimenti altrui; migliore capacità di ascoltare gli altri.
    GESTIRE I RAPPORTI: migliore capacità di analizzare e comprendere i rapporti; migliore capacità di risolvere i conflitti e di negoziazione; migliore capacità di risolvere i problemi nei rapporti; maggior sicurezza di sé e capacità di comunicare; maggior simpatia e socievolezza; maggior interesse e premura verso gli altri; minor individualismo e maggiore disposizione alla collaborazione in gruppo.
    L'intelligenza emotiva è presente in ognuno di noi ed ha un suo potenziale intrinseco che dev'essere sviluppato. Si impara fin da piccoli a fare i conti con le proprie emozioni ed è molto importante che i genitori e gli educatori guidino i bambini nel percorso di "alfabetizzazione emozionale", cioè nell'imparare a riconoscere, esprimere e gestire le loro emozioni. Tuttavia, non è mai troppo tardi per migliorare le proprie competenze emozionali, e di conseguenza migliorare la qualità della propria vita e delle proprie relazioni, anche una volta adulti.

    (Aggiungo un po' di sitografia:

    http://www.psicologiaok.com/60/intelligenza-emotiva-la-chiave-per-il-successo/
    http://www.humantrainer.com/articoli/recensione-libro-intelligenza-emotiva.html
    http://www.trainingmeta.it/viewdoc.asp?co_id=180
    http://doc.studenti.it/appunti-su/la-natura-dell'intelligenza/
    http://www.univirtual.it/red/files/file/CAZZADOR-intelligenza%20emotiva.pdf
    http://www.ecofondamentalista.it/docs/intelligenza.pdf
    http://books.google.it/books?id=yZhwPgAACAAJ&dq=natura+dell'intelligenza+emotiva&hl=it&sa=X&ei=sOaTUMyzBPLb4QSo6IFA&ved=0CDEQ6AEwAA )
  • anna colombo
     
    'analisi che Goleman conduce sulla società americana avviene in un periodo storico equiparabile, per molti tratti, alla situazione italiana dal dopo guerra a oggi.

    L'atmosfera di crisi sociale che respiriamo nella nostra odierna società rispecchia il segno distintivo di una crisi emozionale che Goleman individuò già nella società americana degli anni Cinquanta e che, in Italia, ha provocato un aumento della violenza, un dilagante e pericoloso isolamento, insieme a un aumento di problemi di tipo depressivo, uso di droghe e alcool a partire dall'infanzia.
    Concetti come stress post-traumatico e violenza psicologica sono diventati "familiari" e noi Psicologi, sempre più spesso, ci troviamo a dover fronteggiare tali disturbi o forme di violenza.

    Goleman osserva che coloro che mancano di autocontrollo sono affetti da una «carenza morale» e necessitano di riappropriarsi di una dimensione di altruismo, di empatia, imparando a leggere le emozioni e le necessità dell'altro.

    Una società senza autocontrollo e senza compassione - sostiene l'Autore - è una società povera di emotività e pericolosa per il benessere e la salute.

    Il Pioniere dell'intelligenza emotiva comprende che in una società come quella occidentale, moderna e frenetica, l'intelligenza razionale - quella misurata dal QI (Quoziente Intellettivo) - non può bastare per il raggiungimento di un benessere personale e collettivo.

    Le emozioni fanno parte della nostra vita e se non impariamo a controllarle o a esprimerle nel modo corretto rischiano di prendere il sopravvento. Un equilibrio tra la mente razionale e quella emozionale è lo scopo principe a cui tendere per evitare che l'una sovrasti l'altra.
    Il segreto risiede nell'uso intelligente dell'emozione.

    L'atteggiamento che la ricerca psicologica ha assunto negli ultimi ottant'anni rispetto all'intelligenza, come sottolinea Goleman, non ha messo in luce l'importanza dell'aspetto emotivo, ossia della sfera dei sentimenti nel pensiero, nonostante i tentativi compiuti da Howard Gardner e di Edward Lee Thorndike di introdurre rispettivamente concetti come intelligenza interpersonale e intelligenza sociale.

    La Psicologia Cognitiva si concentrò più sulla meta cognizione, cioè sulla consapevolezza dei propri processi mentali, e non sulla gamma delle capacità emozionali che descriveremo nel dettaglio successivamente e di cui Goleman fu studioso attento.

    La Psicologia attualmente riconosce l'importanza delle emozioni e di un'intelligenza strettamente collegata a essa e sottolinea la necessità di non sottovalutare, come scrive Goleman:

    «Le emozioni che covano sotto la cenere, al di sotto della soglia della consapevolezza e che possono avere un impatto potente sul nostro modo di percepire e reagire, anche se non ce ne rendiamo conto».
    (D. Goleman, "Intelligenza emotiva"

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