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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged problemi

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Intervento di Daniele Zanone al convegno AGIAD - 1 views

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    Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare sempre più insistentemente dei disturbi specifici dell' apprendimento (DSA), che includono: la dislessia, la discalculia, la disortografia, la disgrafia...insomma tutte disabiltà che non permettono di imparare in modo normale alcune attività che servono per studiare in modo convenzionale, come: la lettura, la scrittura e il far di conto. Come accorgerci quando un bambino ha dei DSA? L'individuo con DSA ha: problemi a copiare, difficoltà nel linguaggio, problemi di lettura (dislessia), problemi di calcolo (discalculia), problemi di scrittura (disgrafia o disortografia), problemi di lateralità, scarsa memoria di lavoro, difficoltà di coordinazione, difficoltà a mantenere l'attenzione, problemi nei dettati. Daniele Zanone ha scoperto di avere DSA all'età di vent'anni, fino a quel momento si era sempre sentito dire di essere uno "svogliato" o un "ritardato". Ha imparato a mettere una parola dietro l'altra all'età di vent'anni quando è diventato consapevole di ciò che lo rendeva "diverso" dagli altri. Nonostante sia stato bocciato due volte alle scuole superiori si è laureato in Fisica. Adesso Daniele collabora con l'AID (Associazione Italiana Dislessia) per la quale svolge la mansione di delegato provinciale per la provincia di Reggio Emilia.
Giuseppe Del Grosso

Intelligenza emotiva e e-learning - 2 views

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    Intelligenza emotiva e e-learning ShareIl coinvolgimento e la motivazione dei corsisti, anche di quelli più "difficili", interessati solo all'ottenimento del titolo rimane una delle problematiche che il progettista e-learning deve affrontare. (pubblicato originalmente su Idearium) PROGETTAZIONE E-LEARNING PER VALORIZZARE L'INTELLIGENZA EMOTIVA: STRATEGIE PER L'APPRENDIMENTO IN RETE di G. R. Mangione e C. Policaro Dallo schema narrativo … Per rendere conto dell'organizzazione di corsi per l'apprendimento in rete, è utile punto di partenza il confronto con la semiotica (Propp,1996) dal quale ricaviamo la definizione di "racconto" come sequenza di episodi formali interdefiniti, dotati di un senso, di una direzione[1] e ci domandiamo in che misura è possibile che l'articolazione dello schema narrativo caratterizzi anche un corso e-learning? La Morfologia della fiaba indica la ricorrenza di tre grandi prove: una prova qualificante nella quale il soggetto si rende competente, atto a fare, attraverso esami e riti di iniziazione; una prova decisiva nella quale il soggetto si realizza compiendo un certo numero di azioni; una prova glorificante nella quale il soggetto ottiene il riconoscimento di ciò che ha fatto, e di conseguenza di ciò che è. L'eroe vi si deve sottoporre (Floch, 1997), e dalla articolazione delle stesse prende forma una storia completa. Appare evidente una correlazione con un corso di formazione in rete. La prova qualificante ha l'obiettivo di qualificare il corsista, suggerendo un punto di partenza che rispecchi le sue conoscenze pregresse. La prova decisiva rappresenta il cuore della didattica on line che cerca di utilizzare al meglio le potenzialit? delle nuove tecnologie e coinvolgere l'utente mediante la partecipazione attiva all'interno del percorso formativo condiviso con altri utenti, sia attraverso uno storyboarding con intreccio narrativo in prima persona, sia attrave
Barbara Bellot

Cos'è il cloud computing? - 8 views

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    Questo è un breve articolo dell'anno scorso che spiega in modo semplice cos'è il cloud computing di cui si parla tanto. Lo ripropongo poichè lo avevo inserito in modo errato.
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    Si tratta di un articolo molto interesante, che spiega in maniera chiara e ricca di esempi cos'è il cloud computing e quali possibili novità potrà portare in futuro alla nostra vita. Tuttavia sono riportati anche un paio di possibili punti critici, quali la tutela della privacy ed i pericoli legati al fatto che poche persone si troverebbero a gestire una mole inimmaginabile di dati, col rischio di concentrazione di potere o censura. Si tratta di rischi da non sottovalutare, ma che tuttavia non devono far ridimensionare i giudizi positivi su questa nuova tecnologia che, tra l'altro, potrebbe aiutare molte aziende a sviluppare nuovi orizzonti per il loro business.
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    Sono fortemente contrario all'uso della nuvola "cloud"! Lo stesso Presidente dell'Autorità Garante il 23 giugno 2011 a Roma si è soffermato sui rischi legati alla nuvola dicendo: «le tecnologie cloud consentono di trattare e conservare i dati su sistemi di server dislocati nelle diverse parti del pianeta e sottoposti, nella loro inevitabile materialità, a molti rischi, da quelli sismici a quelli legati a fenomeni di pirateria, non solo "informatica", o ad atti di terrorismo o a rivoluzioni imprevedibili». In realtà basta pensare all'incendio avvenuto nella società hosting di Aruba e il furto di dati avvenuto in Sony. Forse sarò della vecchia scuola, ma credo ancora nel caro vecchio backup su un H.D. esterno e all'uso di software protetto.
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    altro articolo incui si parla dei possibili rischi e le eventuali soluzioni sono presenti al sito: http://www.pmi.it/tecnologia/infrastrutture-it/articolo/53863/rischi-del-cloud-computing-problemi-e-soluzioni.html La riflessione che viene effettuata riguarda la fruibilità dei servizi, possono verificarsi rallentamente per l'accesso , interruzioni di servizio. Quando si adottano soluzioni cloud è necessario prestare la massima attenzione agli accessi, non solo in termini di sicurezza (e quindi soi stto il profilo autorizzativo) ma anche in termini di affidabilità, sotto il profilo della "reputazione". La reputation di un'azienda, infatti, deve poter essere applicata anche alle sue applicazioni erogate via Cloud (quindi in esterno).
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    Mi piacerebbe, almeno questa volta, che il Cloud Computing, con tutte le sue sfacettature, venisse affrontato in modo oggettivo, senza le frequenti "Guerre di religione" sempre presenti nelle novità informatiche. Certamente il problema della sicurezza è quanto mai "IL PROBLEMA" del Cloud Computing, ma ritengo che il problema "sicurezza" esista anche al di fuori del Cloud. Un altro aspetto è, come ogni qualvolta ci imbattiamo in una novità, è che oggi tutto è Cloud, "se non sei Clud non sei nessuno; questo comportamento lascia molto spazio alla "fantasia" mentre si parla di una cosa che è estremamente reale e tecnica. Mi piace l'articolo postato da Barbara, proprio per la semplicità con cui spiega il Cloud. Un mio "giudizio" sul Cloud? Ebbene si, non mi piace (ancora) per i seguenti motivi: - mi sembra una sorta di "ritorno al passato" mascherato da futuro: chi ricorda i vecchi terminali con monitor a fosfori verdi? era una forma di cloud anche quella, allora? (il software di videoscrittura era concentrato su un mainframe centralizzato e la tastiera ed il monitor erano solo terminali di input/output); - i progressi fatti nel campo del calcolo distribuito diventano obsoleti? (e la poesia del progetto SETI? se funzionava o no non è il centro del discorso, ma il concetto di "calcolo" distribuito e collaborativo si); - sicurezza:asta la parola, sicurezza in rete, ma anche sicurezza intesa come cultura della sicurezza: su tutte una domanda: quante password usate/usiamo? quali password usate/usiamo? La risposta a queste due semplici domande può essere esaustiva. Un piccolo contributo sotto forma di link: http://www.nuvolaitaliana.it/cloud-computing/ n
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    Credo che il vero limite dei servizi cloud (a pagamento) aldilà della privacy della sicurezza, dell'inquinamento e non ultimo dello schiaffo all'open source al momento sia la Larghezza di Banda. I pacchetti vengono scambiati con velocità dettate dal contratto con il nostro operatore. Questo limite strutturale aggiunto al limite di "storage" che i big della tecnologia (Amazon, Google, Apple, Microsoft ecc.) impongono di fatto che i 375 milioni di abbonati cloud siano clienti privilegiati che viaggiano e fanno business utilizzando fibra ottica e non semplice doppino. Alla fine della fiera intendo dire che esiste uno stretto legame tra hardware, sofware e peso dei contenuti. Naturalmente questa è la modesta opinione di un "artigiano"della rete. A rischio di ripetermi, credo che usare il vecchio pacchetto office o meglio ancora open source sul nostro hard disk esterno, risulti, al momento, più sicuro, più veloce e soprattutto più economico.
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    Sicuramente il futuro, è la naturale evoluzione della rete, basta vedere windows8 per capire che palmare, compure e tablet avranno lo stesso desk con gli stessi dati, un ufficio h24 sempre pronto e ovunque, certo legato alla rete, i costi, l'hardware, ecc... ma l'evoluzione informati fa passi talmente veloci che tra qualche anno vedremo i dvd e cd come i vecchi nastri audio.
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    devo essere onesto: io e l'innovazione andiamo sempre poco in accordo, almeno inizialmente, fino a che qualcuno con molta pazienza mi spiega passo dopo passo cosa sto utilizzando e come devo fare affinchè funzioni al meglio. Leggevo nell'articolo postato da Barbara anche degli eventuali contro da tenere in considerazione: per uno come me che conserva sempre le cose (lettere, libri, cd) che rappresentano o mi ricordano momenti della mia vita, l'idea che a causa di problemi al server tutti i dati possano andare persi, mi destabilizza. E' vero che con questa tecnologia abbiamo tutto a portata di mano in qualunque momento, ma è pur sempre vero che è tutto appeso a un filo. Il mio più grande dubbio è l'ARCHIVIAZIONE, che in questo caso non dipende strettamente da me...
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    Ormai a distanza di più di un anno da quando Steve presentò al mondo il cloud computing di Apple tutte le grosse aziende che forniscono servizi hanno la loro versione. Google ha il suo Drive. Microsoft ha Skydrive. Per non parlare di Dropbox. Come sosteneva il Prof De Kerchkove questo è il futuro, avere un sistema che funzioni online senza il bisogno di dover scaricare ed installare App ma avere tutto sulla "nuvola" sarà il futuro...Però... C'è una piccola cosa da tenere bene a mente.... Ed i Digital divide dove lo mettiamo? Nel 2012 in Italia ci sono aree che non sono ancora coperte ne dal ADSL ne tanto meno dal 3G ed in questo caso uno che se ne fa della nuvoletta? Un bel nulla ecco che se ne fa. Il discorso sul Digital divide è molto lungo e non credo che vada trattato qua ma non è solo un problema italiano ma è anche europeo per cui immaginatevi nei paesi del terzo mondo.. Clouding bella cosa ma attenzione perchè rischia di aumentare ancor più il Digital Divide.
astrobaldo

esercizi di psicotecnologie - 2 views

ESERCIZI DI PSICOTECNOLOGIE Psicotecnologie definizione Branca della psicologia generale che s'interessa dell'aspetto cognitivo delle tecnologie come il linguaggio. Le psicotecnologie indaga...

started by astrobaldo on 02 Jul 24 no follow-up yet
EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
Marco Tambara

La Macchina della Mente - Il cervello e il calcolatore (1ª parte) - 1 views

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    Una articolo del prof.di fisica R. Nobili dell'Università di Padova sull'intelligenza artificiale. Nel lavoro sono analizzati gli aspetti teorici che riguardano il funzionamento della macchina mentale con particolare attenzione ai processi autoriflessivi che caratterizzano il cervello umano come macchina autoriflessiva. Infino sono introdotti gli argomenti che inducono ad abbandonare i tentativi di risolvere i problemi dell'IA nell'ambito di una teoria dei processi seriali a favore di una nuova teoria dei processi paralleli.
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    Dal punto di vista "ingegneristico", l'intelligenza artificiale è valutata semplicemente per le sue capacità e prestazioni, indipendentemente dai metodi e meccanismi che sono utilizzati per realizzarla. Esistono due correnti di pensiero all'interno dell'Intelligenza Artificiale: la prima ha come idea di base quella di costruire macchine che non riproducano il comportamento del cervello umano, ma che lo "emulino" nel risultato finale di certe operazioni. Quest'impostazione ha portato alla costruzione di programmi che raggiungono un alto livello di competenza nella conoscenza e nella risoluzione di problemi ritenuti complessi. La seconda invece considera la costruzione di sistemi che simulano il cervello umano e la sua struttura.
francesco scarfo

la natura dell'intelligenza - 0 views

#intelligence

started by francesco scarfo on 07 Nov 12 no follow-up yet
Giovanni Quinti

Nuove Tecnologie, psicoterapia e problemi dell'umore e degli stati d'animo - 0 views

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    Questo articolo è in inglese, ma secondo me merita lo sforzo di lettura... in quanto parla di una sperimentazione che è stata effettuata a Gennaio del 2013 su un gruppo di pazienti con problemi di stress patologie legate all'umore. I risultati dell'esperimento chiariscono il ruolo estremamente positivo delle nuove tecnologie durante il trattamento... credo sia un articolo estremamente importante in quanto pubblica i risultati di una ricerca scientifica scrupolosa.
rosa maria tafuri

COSA E' L'INTELLIGENZA? - 6 views

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    L'intelligenza può essere definita come un complesso di condizioni che hanno a che fare con la CONOSCENZA sui MECCANISMI DI ACQUISIZIONE di questa e sulle MODALITÀ DI APPLICAZIONE della stessa alla realtà.
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    Buon articolo da poter utilizzare come base di partenza per il nostro corso
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    In psicologia, il termine intelligenza è riferito alla capacità di acquisire conoscenze da utilizzare in situazioni nuove, adeguando (o modificando, quando necessario) le strategie individuali alle caratteristiche dei problemi, agli obiettivi perseguiti e ai risultati ottenuti. L'intelligenza può essere definita come la capacità di apprendimento e di comprensione, che si differenzia da ciò che viene comunemente chiamato intelletto in quanto comprende anche la capacità di affrontare situazioni concrete in modo efficace e di rielaborare le esperienze e gli stimoli esterni. L'intelligenza viene quindi descritta non come una particolare abilità, ma come una capacità generale dell'individuo di cogliere ed affrontare il mondo; una capacità globale che consente all'individuo di comprendere la realtà e di interagire con essa. L'intelligenza è, quindi, un'entità globale e multisfaccettata non singolarmente definibile. Infatti, una delle prime problematiche incontrate nello studio del concetto è stata proprio quella di formulare una definizione consensuale dell'oggetto di studio.
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    I contributi di Gadner e Sternberg inducono a ritenere che nell'intelligenza siano presenti aspetti personali e sociali. Intelligenza sociale: competenza con cui le persone affrontano i problemi della vita quotidiana. L'intelligenza sociale si riflette nell'abilità delle persone di perseguire i propri obiettivi adattando flessibilmente il proprio comportamento in modo da trarre il maggiore vantaggio dalle circostanze. Intelligenza emotiva: essa coincide con la capacità di comprendere le emozioni e i sentimenti propri e altrui e usare tali informazioni per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni. Salovery ha individuato delle componenti dell'intelligenza emotiva: riconoscimento delle emozioni in se stessi e negli altri, regolazione delle emozioni proprie e degli altri, l'uso strategico delle emozioni per scopi connessi alla motivazione e alla soluzione dei problemi. Goleman ha individuato sette aspetti dell'intelligenza emotiva: autocoscienza, automotivazione, persistenza di fronte alle avversità, controllo degli impulsi, regolazione dell'umore, empatia, ottimismo. Le emozioni svolgono un ruolo dinamico nei processi di autoregolazione. Una difficoltà che si è riscontrata nello studio dell'intelligenza emotiva è relativa alla difficoltà di misurare l'intelligenza emotiva. Saggezza: Baltes sostiene che la saggezza coincide con una competenza cognitiva relativa a questioni riguardanti la pratica e il significato della vita quotidiana. Essa riguarda le conoscenze possedute sulle caratteristiche essenziali della natura umana e del suo sviluppo, le relazioni dell'individuo con il mondo sociale. Un individuo per essere saggio deve possedere sia le conoscenze, sia le strategie per metterle in pratica. le conoscenze si acquisiscono grazie all'esperienza. La saggezza sembra aumentare con l'età.
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    Pensare non è assolutamente un attività solitaria soprattutto con l'affermazione dell'era elettronica in cui INTER-LIGERE significava già collegare contenuti, ciò che oggi in Rete definiamo "Linking", ovvero legare insieme azioni separate. Si può affermare che il computer stimoli capacità già disponibili nella nostra mente, esternalizzando la nostra intelligenza ipertestuale; Rende visibili le nostre idee o progettazioni, le memorizza in documenti, ne permette la rielaborazione nel tempo e la condivisione con gli altri. Cosi dal pensiero individuale, la tecnologia ci ha condotto alla nuova intelligenza collettiva.
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    ...infatti, la nuova intelligenza collettiva, o "connettiva", così come sosteneva Pierre Levy. L'uso di Internet favorirebbe la nascita di questa nuova forma di intelligenza connettiva: la ricerca di informazioni, lo scambio di informazioni e la loro rielaborazione comune producono un risultato molto superiore alla loro semplice somma e danno vita a forme di conoscenza e stili di apprendimento diversi e del tutto nuovi.... I paradigmi dell'apprendimento aperto e dell'apprendimento cooperativo, che tratteremo in seguito, rientrano in questo concetto di intelligenza collettiva e nel modello di rete che è anche simbolo di una diversa organizzazione dell'attività umana, nel senso di una società più flessibile e decentrata.
isabella isabella

mulltitasking e psicotecnologie - 6 views

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    il cervello al giorno d'oggi
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    Al giorno d' oggi con l' accrescersi della societa' della informazione il cervello si abitua a svolgere piu' compiti simultaneamente (multitasking work) senza provocare interferenze. Come nel computer si ha la possibilità di aprire varie finestre ed elaborare in parallelo le informazioni anche il nostro cervello e capace di elaborare piu' compiti contemporaneamente. La formazione cerebrale diviene in tal modo piu' flessibile e capace di suddividere la attenzione in molteplici attivita' di elaborazione delle memorie e breve termine. L' utilizzare le molteplici capacita' di integrazione cerebrale della informazion, come si fa con lo "zapping in TV", va' pero' a discapito della concentrazione attenzionale e percettiva. Pertanto , come si puo osservare dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello ( RMf-Brain -Imagin), la elaborazione della parallela della informazione va ad attivare ben poco le zone centrali del cervello responsabili del confronto con i processi mnemonici a lungo termine ( Talamo ed Ipotalamo). Pertanto il passaggio da una formazione di tipo logico-seriale, ad una piu' propria dell' e.learning mediata dalla utilizzazione del computer, comporta una maggior capacita' di elaborazione immediata e flessibile delle informazione, ma sostanzialmente deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine. In conclusione l' abitudine a saltare da un processo di integrazione cerebrale della informazione ad un altro con una elevata frequenza, certamente cambia la forma di intelligenza poiche' cambiano le modalità di articolare il pensiero, aumentando contemporaneamente lo stress e diminuendo il controllo della percezione cosciente, determinato in precedenza dal confronto costante con ma memoria a lungo termine. Infine e stato notato che i modelli modulari e flessibili della attenzione sono piu' appropriati al cervello femminile che e' mediamente piu' capace di passare da un compito all'
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    il multitasking è l'essenza della nuova era, i giovani sono sempre più mutitasking, anche nella vita quotidiana, è facile vedere persone che anche alla guida, scrivono sms, mentre ascoltano la radio e magari fumano anche una sigaretta, dando uno sguardo di tanto in tanto al percorso sul navigatore..
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    La locuzione Homo Zappiens è stata coniata da Wim Veen e Ben Vrakking, rispettivamente professore e ricercatore all'Università di Delft, per indicare la generazione digitale, cioè quei giovani nati e cresciuti all'ombra delle tecnologie mentali, abili nel gestire il flusso (o il sovraccarico) di informazioni che circola nei nuovi media, nell'intrecciare le comunicazioni faccia a faccia con quelle virtuali e nello sfruttare i loro interlocutori connessi in rete per risolvere in modo cooperativo i loro problemi, a volte capaci di fornire un contributo sia pur minimo alle conoscenze condivise. HZ apprende esplorando e giocando, cioè trasferendo le tecniche dei videogiochi a problemi di varia natura e impadronendosi di conoscenze che non fanno più parte di un canone scolastico semifisso ma sono negoziabili e mutevoli a seconda del contesto e delle circostanze. Queste capacità e caratteristiche di apprendimento saranno utilissime a HZ nella società della conoscenza "liquida" che si profila. Interessante è il rapporto di HZ con la scuola: il tempo di attenzione breve, il comportamento iperattivo, l'indipendenza nell'apprendere fanno dello scolaro HZ un soggetto difficile ma stimolante, che richiede metodi nuovi e originali di insegnamento. E, sostiene Veen, è la scuola che si deve adattare a HZ perché la società che si annuncia avrà bisogno di persone capaci di affrontare la complessità, la mutevolezza, l'adattamento e l'incertezza. Gli insegnanti sono sottoposti a una forte tensione, che deriva dalle diverse abitudini cognitive e attive rispetto a HZ e dalla diversa architettura cerebrale. I giovani digitali sono impazienti, vogliono immediatamente le risposte ai loro quesiti, non si concentrano per risolvere categorie di problemi, ma si gettano sul caso particolare passando subito oltre, non fanno mai una sola cosa alla volta, saltano da Internet alla TV, dal cellulare all'iPod con una divisione di tempo vertiginosa che sfiora la simulta
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    Eppure molte ricerche sul multitasking, ne riporto una in particolare, dimostrano il contrario: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Una sola minoranza di individui (3 su 100) dimostrano di essere a loro agio nell'operare in multitasking il resto invece registra un evidente calo di attenzione e concentrazione. Frank Schirrmacher ha scritto un bel libro "La libertà ritrovata" su questo argomento. Sembra che proprio il multitasking sia responsabile della fatica che i giovani fanno a leggere testi lunghi, del loro distrarsi facilmente, della loro incapacità di astrazione. Però io reputo il tuo contributo corretto e appropriato. La presenza di diverse linee di ricerca anche contradditorie non è altro che il segno dell'importanza e dell'attenzione che riveste questo argomento. Giustamente considerato come sostanziale in quest'epoca digitale.
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    L'articolo è interessante, personalmente vorrei aggiungere che il cervello è per sua natura multitasking. Si pensi alle azioni che esso compie ogni giorno anche senza ausilio del computer. Un esempio? Pensiamo a quando siamo alla guida di un auto, quante cose facciamo contemporaneamente? Guidiamo, per prima cosa, una attività che per chi ha imparato diviene un automatismo, pensiamo (se siamo soli alla guida del mezzo), conversiamo se siamo in compagnia e magari ascoltiamo la radio (eviterei di usare il telefonino, quello è pericoloso). Se riflettiamo su questo il funzionamento del cervello appare più stupefacente dal momento che eseguo più azioni contemporaneamente. Un altro esempio può essere l'azione di attraversamento di una strada trafficata a piedi. Anche in questo caso, a prima vista banale, il nostro cervello esegue una serie di valutazioni rapidissime e complesse. L'osservazione del percorso, la valutazione della velocità delle auto, la distanza da attraversare, il calcolo del tempo necessario a percorrere il tragitto. Tutto ciò implica una serie di valutazioni e calcoli che la nostra mente deve eseguire in pochissimo tempo. Alcuni scienziati hano confermato che far attraversare la strada ad un automa è molto difficoltoso. Il cervello ha quindi delle grandi potenzialità potendo eseguire più operazioni contemporaneamente. Oggi ci troviamo immersi in un flusso informativo di ampia portata, seguire tutto è impossibile ma il cervello opera delle scelte. L'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici determinerà (o già lo stà facendo) una variazione del modo di vivere e di pensare. Il genere umano è molto adattabile come dimostrano le teorie evoluzionistiche.
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    Condivido il fatto che la nostra società ormai ci "obbliga" a fare tante cose in contemporanea e penso che sia discutibile il fatto che queste cose siano fatte bene. E' sicuramente vero che oggi facciamo tante cose che sfuggono al controllo della nostra coscienza e vengono fatte in modo automatico, come guidare l'auto, camminare, respirare, salutare....L'automatismo viene meno quando durante la guida avvertiamo un pericolo, in questo caso sarà normale interrompere le nostre discussioni o l'ascoltare la radio, concentrando la nostra attenzione sulla guida e il "controllo" dell'auto. Lo stesso vale mentre camminiamo, l'automatismo smette quando dobbiamo attraversare la strada in coincidenza di un semaforo. Penso che il cervello multitasking viene messo in crisi, se al posto di automatismi abbiamo la necessità di ragionare e prendere rapidamente delle decisioni, in questo caso non possiamo distogliere "risorse" per essere multitasking
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    Fulvio nel mio post precedente non ho contemplato le situazioni di stress decisionale. Certo il tempo di reazione è fondamentale e anche questa è una carattersitica del nostro cervello. Interrompere un'azione per prendere una rapida decisione è una peculiarità che può essere variabile da individuo a individuo (personalmente sono un pò lento) e dipende dalle proprie potenzialità. Qualcuno ha pensato a come misurarle. Penso che troverai interessante il contributo "Multitasking vs. Continuous Partial Attention".
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    L'articolo riporta correttamente (seppur con la necessaria sintesi della scrittura per il web - giusto una cartella) i pro e i contro che gli studiosi intravedono nel multitasking. Gli argomenti di fondo sono quelli che De Kerckhove affronta nel confronto con le tesi di Nicholas Carr, autore di "Google ci sta rendendo stupidi?", al quale contrappone una visione più favorevole pur senza nascondersi ricadute negative.
valeria de luca

Realtà virtuali e identità soggettiva - Nuovi mondi e psicopatologia del Sé P... - 5 views

Molto interessante questo contributo. Effettivamente si possono riscontrare soprattutto negli adolescenti o in generale nei giovani in questo momento delle modificazioni evidenti nella cognizione ...

ANNALISA PASCUCCI

NUOVI STRUMENTI FORMATIVI PER BAMBINI CON DISABILITA' - 2 views

METODOLOGIE E TECNOLOGIE TECNOLOGIE DIDATTICHE PER L'INTEGRAZIONE: UN PORTALE PER LA SCUOLA di Lia Daniela Sasanelli (1) L'integrazione dei disabili si configura come un tema di grande attual...

BAMBINI STRUMENTI TECNOLOGIE DISABILITA'

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
Graziella Fiorini

L'intelligenza - 4 views

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    Una definizione unica e oggettiva di intelligenza non è certo facile. Non a caso i test per la misurazione del Q.I. (Quoziente Intellettivo) sono stati fortemente ridimensionati dalla semplice considerazione che è possibile definire diversi tipi di intelligenza.
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    Per quanto l'intelligenza sia stata a lungo studiata da una moltitudine di ricercatori, si è ancora lontani dall'aver raggiunto un consenso unanime su una definizione capace di fissarne le caratteristiche di maggior rilievo. Senza pretendere di dire l'ultima parola in merito, si può comunque affermare che l'intelligenza, in un'ottica evoluzionistica, intesa come strumento che migliora l'adattamento all'ambiente, è in primo luogo la capacità di risolvere nuovi problemi, oppure di risolvere vecchi problemi in maniera innovativa. L'intelligenza è anche implicata nello stabilire nuovi nessi o rapporti tra due o più elementi, come pure nel rilevare contrasti o relazioni problematiche tra essi. Tali operazioni non sono strettamente limitate al momento presente o a un passato più o meno lontano, ma possono riguardare anche situazioni che non si sono ancora realizzate e perfino situazioni ipotetiche che potrebbero non verificarsi mai. L'elemento novità sembra essere comunque un requisito comune affinché si possa parlare di un effettivo utilizzo di facoltà intelligenti. Infatti, la semplice applicazione di regole o algoritmi per portare meccanicamente a termine compiti o per risolvere problemi già affrontati con successo in passato non si considera, in genere, un'attività intelligente. Questo aspetto costituisce una distinzione fondamentale da far valere nei confronti di coloro che ritengono le doti intellettive umane interamente riducibili a operazioni computazionali. La cosiddetta Intelligenza Artificiale si propone di emulare le capacità del nostro cervello (quindi anche l'intelligenza) mediante la semplice esecuzione di operazioni sulla base di procedure e regole per la manipolazione di simboli. Essendo esse predefinite, ossia fornite prima che l'elaboratore elettronico svolga il compito assegnato, non possono avere nulla di realmente innovativo. Forse l'aspetto distintivo dell'intelligenza umana rispetto alle capacità di calcolo dei computer st
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    Questo contributo mi sembra che rispetto ai contenuti del corso non sia adeguato nel senso che non parla del concetto di mente-elaboratore, il nuovo connubio che porta la nostra mente all'esterno del nostro corpo e connettendola con il computer la amplia di tutte quelle potenzialità da esso derivanti: c'è una nuova forma di intelligenza, interattiva e potenzialmente illimitata. Inoltre è corretto nei contenuti proposti a proposito delle considerazioni iniziali sulle variee definizioni di intelligenza del passato. Il testo si interrompe, lasciando intendere la riflessione finale che sottolinea la diversità tra mente e CPU del computer, ma a mio avviso non si deve parlare tanto di differenza ma piuttosto di intelligenza potenzialmente illimitata, derivante dall'interazione tra uomo e computer.
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    Il tema del Q.I. è ormai superato da tempo. Almeno da quando lo psicologo statunitense Howard Gardner ha distinto ben 9 tipi di intelligenza. Voglio citarne solo una che ci riguarda più da vicino, l'intelligenza interpersonale che relativa alla capacità di comprendere gli altri, le loro esigenze, le paure, i desideri nascosti, di creare situazioni sociali favorevoli e di promuovere modelli sociali e personali vantaggiosi. Questo tipo di intelligenza a mio parere riguarda non solo i singoli ma anche le collettività. Con i sistemi complessi basati sulla fiducia e il rischio, sempre più fondamentale diventa questo tipo di intelligenza inviestigata da Pierre Levy in questa bella conferenza sul dibattito intelligenza collettiva e intelligenza connettiva nell'impresa e nell'insegnamento. http://www.youtube.com/watch?v=0yl9Fjf1_OE
Pamela Rogiani

Il pensiero laterale: sei cappelli per pensare [E. de Bono] | Pensiero, Per, Che, Con |... - 4 views

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    Secondo De Bono affrontare i problemi con gli abituali metodi razionali produce risultati limitati dalla rigidità dei modelli logici. Per trovare soluzioni davvero innovative bisogna uscire dagli schemi prefissati, mettere in dubbio le presunte certezze e affidarsi ad associazioni di idee inedite.
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    Certamente pensare è la massima risorsa dell'uomo, una delle conquiste più recenti, una facoltà ancora giovane da mettere a punto. La difficoltà maggiore nel pensare ritengo sia la confusione. Spesso si tenta di fare troppe cose alla volta: informazioni, emozioni, logica, aspettative ecc. Si affollano in noi e confondano la mente. Credo che avere un metodo per pensare da applicare alla risoluzione dei problemi sia molto importante soprattutto nei gruppi di lavoro. Quello che mi lascia perplesso è l'applicazione del pensiero laterale alla vita di tutti i giorni, non sarebbe difficile applicare il pensiero creativo in "sé"ma trascinati dalla routine e dai nostri schemi strutturati ce ne dimentichiamo. Preconcetti e abitudini credo siano la resistenza maggiore al "buon pensare".
Massimo Apicella

Zero carta e tablet per tutti - 16 views

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    Profumo: «Zero carta e tablet per tutti» A Genova si sperimenta la scuola del futuro. Il ministro al Salone dell'educazione: «Un passaggio epocale». SCUOLA 2.0 - Tra i progetti più innovativi, a Genova è stata presentata la prima piattaforma integrata e completa di tecnologie, formazione e contenuti digitali per la scuola del futuro, realizzata da Giunti Scuola, Intel, Microsoft Italia e Paperlit. Un mix innovativo di device mobili di ultima generazione, software e servizi online, costruito in particolare attorno alla prima applicazione interattiva per la scuola espressamente studiata per Windows 8, la sua interfaccia e le funzionalità touch. Al momento funziona con due applicazioni - «Poster», la versione avanzata del vecchio sussidiario cartaceo, modulare e interattivo, destinato alle classi IV e V della scuola primaria; e «Geoscuola», libro di geografia per le secondarie di primo grado. Prodotti interattivi, che consentono agli studenti di dialogare i maniera rapida ed efficace con i docenti.
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    Ho proprio postato un articolo che parla del software per Ipad per l'apprendimento collaborativo. Certo per evitare un'Italia a due velocità, come ha fatto notare Federica Rossi, ossia chi ha i mezzi per acquistare un Ipad e chi no, almeno a scuola ci vorrebbe un intervento per la fornitura di tali mezzi agli alunni. Difficile, forse, in tempo di crisi.
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    ... molto difficile ... e come faceva notare qualcuno sul sito del Corriere della Sera, si scontra parecchio con il fatto che nelle scuole italiane ci si deve autotassare (i genitori) anche per la carte igienica.
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    La natura dell'intelligenza SCUOLA DIGITALE, LIBRI DIGITALI, LAVAGNE INTERATTIVE MULTIMEDIALI, SOFTWARE PER LEZIONI DIGITALI. Queste sono alcune nuove espressioni che rimodelleranno la scuola del prossimo futuro. Un futuro già molto vicino, il Ministro della Pubblica Istruzione ha già deliberato nuove norme che segneranno, sin dal prossimo anno scolastico, nuovi modelli di organizzazioni didattiche. La scuola diventa digitale, giustamente questa nuova fase che punta "sul processo di trasformazione della scuola grazie alle tecnologie" sarà un "passaggio epocale, come è avvenuto con Gutenberg e l'invenzione della stampa a caratteri mobili". Come sostiene McLuhan, in una delle sue predizioni, il nuovo medium ingloberà il vecchio; in questo caso il digitale tenderà a sostituire proprio la stampa prodotta nelle tipografie. Grazie all'informatica e a nuovi strumenti come i tablet, gli studenti potranno sostituire i libri di carta con libri digitali, tutti racchiusi in un piccolo dispositivo. E questo permetterà non solo di cambiare abitudini e metodologie di studio, ma anche molti degli accessori di corredo di cui oggi lo studente necessita, penso ad esempio agli attuali voluminosi e robusti zaini che devono contenere chili e chili di carta; non sarà più necessario, basterà un cartellina imbottita a salvaguardia dello strumento elettronico. Tutta la biblioteca in un tablet. Ma come sarà studiare sfogliando uno schermo? Secondo me molto più comodo e pratico: si potrà evidenziare, sottolineare, apportare appunti a latere che si potranno cancellare o correggere, mettere un segnalibro, iconizzare un argomento per cercare un approfondimento da un'enciclopedia o dizionario informatico sempre archiviato nello stesso tablet. Si potrà passare da un testo ad un altro senza doversi nemmeno alzare per prendere il libro. Tanti libri a disposizione in un piccolo spazio, e questo è un altro aspetto importante che troverà naturale risoluzione, Oggi ta
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    la scuola del futuro: http://news.supermoney.eu/tecnologia/2012/11/microsoft-presenta-la-scuola-del-futuro-006120.html LA COSA CHE DA' LETTERALMENTE FASTIDIO E' CHE, DEL VENTILATO PROGRESSO, NON PARLA MAI NESSUNO! ASPETTIAMOCI INVECE QUALCHE ALTRO BEL SERVIZIO E QUALCHE FANTASTICO SPECIALE SULLA FINE DEL MONDO... "La sperimentazione di questo progetto coinvolge attualmente sei scuole a livello nazionale: Istituto Comprensivo Statale Baccio da Montelupo di Montelupo F.no (FI), Collegio San Carlo di Milano, Istituto Comprensivo De Andrè e Montalcini di Peschiera Borromeo (MI), Istituto Comprensivo di Paullo (MI), Istituto Tecnico Superiore Oberdan di Treviglio (MI). A ogni classe coinvolta verranno consegnati per gli studenti i Tablet con tecnologia Intel Atom di ultima generazione (identificata dal nome in codice Clover Trail) e Windows 8: dal Windows Store si potrà poi scaricare gratuitamente le applicazioni Poster e Geoscuola per l'attività didattica con libro digitale."
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    La mia domanda è:ma sei i pc si bloccassero tutto si fermerebbe????non voglio fare polemica,sul fatto che la tecnologia sia una grande svolta per l'uomo,non posso dire nulla.Quello che dico è di non eliminare del tutto ciò che ci rende autonomi di poter crescere con la nostra testa con le nostre mani,distinguiamo ciò che è possibile fare al pc e ciò che invece secondo me deve restare alla vecchia maniera classica.
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    Era ora che comincissero a dedicare la tecnologia per queste cose, per renderla più flessibile all'uso, meno sprechi, più interconnettività. Sicuramene anche lo studio dei bambini ne potrebbe guadagnare con strategie sempre più mirate allo sviluppo delle competenze, sia linguistiche , tecniche che matematiche!!
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    A mio avviso questo progetto rappresenta un passo in avanti per l'istruzione globale dell'essere umano. Attraverso l'utilizzo di piattaforme multimediali portatili come i Tablet è possibile rendere "più interessante" l'apprendimento, sviluppando e catturando l'interesse di più individui, e migliorando quindi l'istruzione nel nostro paese. Il formato digitale dei libri o "e-book", sostituirà in poco tempo il libro di testo tradizionale, e permetterà così agli studenti di avere ,tramite un unico sistema multimediale, più libri e documenti da studiare, e ciò che è ancor più importante renderà tutto più "portatile" e semplice da apprendere!!!!!!!
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    http://www.orizzontescuola.it/news/questa-sera-profumo-che-tempo-che-fa-docenti-non-si-fidano-e-si-organizzano Avanguardie e futuro hanno un senso se viaggiano di pari passo con la dignità e l'econimia. Adeguarsi all'Europa va bene, ma su tutta la linea a cominciare dagli stipendi per finire alle ore di lavoro.
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    Forse, almeno in ambito scolastico, l'utilizzo di software liberi farebbe risparmiare parecchi soldi e aiuterebbe la diffusione di supporti elettronici, con relativi benefici. In Francia la Gendarmerie Nationale (la Polizia) ha migrato migliaia di computer da Windows a Ubuntu, risparmiando, pare, un milione di euro, soldi pubblici. Le scuole e gli uffici italiani potrebbero seguire l'esempio, con un'adeguata formazione del personale. http://arstechnica.com/information-technology/2009/03/french-police-saves-millions-of-euros-by-adopting-ubuntu/
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    il futuro è digitale, basta carta, i tablet possono arrivare a costare pochi euro (basta vedere quanto costano in India), i governi occidentali dovrebbero vederla come una grande occasione di sviluppo cercando di staccarsi dagli interessi delle grandi lobby, un tablet da 20$ possono permetterso tutti e la cultura potrebbe essere a disposizione di chiunque, sono migliaia i titoli gratuiti già in circolazione, è dovere di un qualsiasi Stato civile la diffusione della cultura e il digitale legato alla rete sono lo strumento più veloce ed economico per realizzare questo.
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    In merito ai tablet o comunque ai portatili nelle scuole c'è una legge che ne permette l'utilizzo a chi ha comprovati problemi di disgrafia. Certo per quandto riguarda il finanziamento pubblico credo che rimarremo sempre gli ultimi in Europa.
alfonsina longobardi

intelligenza - 0 views

PENSIERO E INTELLIGENZA Definzione e teorie implicite L'intelligenza è, probabilmente, il concetto psicologico più difficile da definire. L'intelligenza sembra essere un fattore che coinvolge più ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
elisabetta scattolin

cognizione distribuita - 1 views

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    Ripensando agli studi che ho fatto precedentemente ho pensato al lavoro di Vygotskij gia nei primi anni del '900 e come sia attuale il suo pensiero riguardo agli artefatti culturali e l'importanza delle relazioni sociali nello sviluppo. Ho trovato questo materiale che ritengo interessante riguardo appunto la cognizione distribuita e la condivisione delle conoscenze. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli str
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    scusate mi sono accorta che l'articolo non è arrivato completo, provo a ripostarlo. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli strumenti e negli artefatti appartenenti all'ambiente. Difatti la conoscenza che una persona è in grado di utilizzare per affrontare le situazioni reali e risolvere problemi non è solo quella della sua struttura cognitiva (mente/memoria), ma anche in altre menti/memorie e prodotti
Mauro De Merulis

tecnoteca.it - Multimedialità  e Ipertesti - 8 views

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    La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero.
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    Un'altra figura di grande importanza è Theodor Holm Nelson, laureato in filosofia, nato nel 1937 ed è considerato il più visionario, il più inventivo tra i personaggi. Il suo sogno è uno strumento universale attraverso il quale si può accedere alle informazioni. E' lui l'inventore delle parole ipertesto ed ipermedia. Era il momento in cui lavorava in Giappone ad un progetto di nome Xanadu (la città dell'utopia). Nelson ha un punto di partenza, da un lato è molto critico nei confronti dello sviluppo dell'informatica e dall'altro ipotizza la totale accessibilità alle informazioni. Il progetto Xanadu prevede tre parole chiave (immagine 3): connessione, archiviazione, accessibilità. Per connessone si intende la possibilità di connette alla rete una quantità infinita di utenti; per archiviazione si intende la possibilità di registrare le informazioni ed infine la connettività riguarda la facilità di accesso alle informazioni. Il progetto di Nelson non riguarda solo i "testi letterali" propriamente detti ma tutto ciò che è scritto. Nelson non si è preoccupato solo di progettare Xanadu ma anche di risolvere i problemi (immagine 4): per Nelson un problema fondamentale è la scomparsa delle informazioni, quindi occorre una grande capacità di memorizzazione. Inoltre ci deve essere la possibilità di memorizzazione delle opere. Se il progetto prevede una cooperazione generale ciò deve permettere anche la possibilità di modifica delle opere stesse Nelson con Xanadu pensa di aumentare la capacità produttiva e creativa degli utenti. Un testo ipertestuale è un modello che non segue una sequenza lineare come un libro non lineare, ma un insieme di collegamenti all'interno dello stesso testo o tra testi diversi. Ipertestualità vuol dire perdita di un centro, si perde anche il concetto di autorità all'interno del testo e lo stesso lettore può diventare autore del testo. A questo concetto è legato il concetto di interattività, vale
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    La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero.
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    E' un articolo interessante e anche in parte convincente. Quello che io però mi chiedo è: ma davvero funziona un modo di insegnare fatto così? Non è rischioso, soprattutto ad un livello iniziale di apprendimento? Per quanto la "linearità" di un modo tradizionale di insegnare sembri meno efficace (perchè diversa sarebbe stata anche l'antica modalità orale), noi impariamo a leggere gradualmente. Lo stesso nostro modo di approcciare le nuove tecnologie viene da un modo di pensare strutturato dalla "lezione" che segue la modalità lineare. Ad A segue B e poi C. La stessa multitestualità è pensata e strutturata in maniera lineare, a mio avviso. Certo, l'apprendimento non è lineare, ma a balzi ed è vero che la mente umana funziona in maniera non sequenziale. Ma questa non sequenzialità è personale, non data da qualcuno o qualcosa di esterno. Sono io che mi creo i miei collegamenti. Se lo fa qualcuno da fuori, è comunque (a mio avviso) sempre una sequenzialità di informazioni. Solo che questa sequenzialità è data dal mio cercare prima una cosa e poi un'altra. E' una fittizia rete. La vera rete me la creo poi io, nel mio cervello. Io temo che questa "rete" sia pericolosa per l'apprendimento, soprattutto, come dicevo all'inizio, per chi è al livello più elementare dell'apprendimento. Sai cosa mi ha detto un amico medico cinese? Noi occidentali non siamo in grado di vedere l'aura delle persone, perchè nessuno, quando eravamo bambini, ci ha insegnato a coltivare questa capacità. Per la sua generazione (ora ha 55 anni) era normale che, se un bambino vedeva l'aura, questa facoltà venisse coltivata. Come uno che ha un buon orecchio musicale. Niente di eccezionale, ma neppure da non considerare. Ecco quindi che molti adulti vedono l'aura delle persone. Quello che voglio dire è che noi veniamo educati comunque a "leggere" la realtà da quello che i nostri educatori (genitori, parenti, insegnanti, altri bambini) fin da piccoli ci inculcano, perchè così vedon
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    "La mente umana funziona in modo non-sequenziale: gli stessi artifici narrativi che la letteratura ha sviluppato possono essere visti come delle scappatoie dall'appiattimento dell'ordine sequenziale."
Rocco Massimo Palumbo

Un neurone o un miliardo di neuroni: dove sta l'intelligenza? - 2 views

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    L'interconnessione in rete di una moltitudine di entità elementari è in grado di far emergere un comportamento globale organizzato, apparentemente intelligente. Esempi classici sono l'alveare o il formicaio. Questo fenomeno tuttavia accade anche nel nostro cervello, dove centinaia di miliardi di sinapsi creano un meraviglioso centro di controllo capace di farci adattare a situazioni imprevedibili e di rispondere (nella maggior parte dei casi) in modo "intelligente". Oggi, stiamo iniziando ad applicare questi principi (auto-adattamento, auto-organizzazione) anche nelle reti, sempre più complesse, di comunicazione, nei computer, in grado di rendere i robot sempre più capaci di comportamenti autonomi, e negli ecosistemi del mondo economico. Questo ciclo di incontri esplorerà quanto conosciuto e le più recenti ipotesi nella scienza dell'intelligenza naturale ed artificiale. L'intelligenza si basa su pochi semplici principi matematici o su un'enorme diversità di processi? Lo sviluppo di un cervello artificiale globale ci aiuterà a risolvere i grossi problemi del pianeta?
anna colombo

La natura dell'Intelligenza - 42 views

'analisi che Goleman conduce sulla società americana avviene in un periodo storico equiparabile, per molti tratti, alla situazione italiana dal dopo guerra a oggi. L'atmosfera di crisi sociale...

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