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EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
Ianni Luisa

Sarà mai possibile per l'uomo tornare al mono-tasking? Esperimento interessante - 28 views

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    La sindrome multitaskingTutto insieme e tutto male Il cervello di chi cerca di fare tante cose nello stesso momento lavora male. L'esperimento di Jacobs di MARIA LAURA RODOTA' Se avete almeno una volta fatto cadere il cellulare nel water, siete nella fascia alta. Se vi è capitato, è perché siete dei grandi multitasker.
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    lo trovo molto interessante...
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    anche io la trovo molto interessante. lo stesso professore durante le videolezioni dice che ha trovato i suoi figli studiare con la radio accesa...durante le superiori (circa 5 anni fa) studiavo in assoluto silenzio senza il computer e soltanto con i libri... oggi invece mi capita spesso di studiare con la radio e il computer acceso magari connessa tra facebook e youtube perchè devo essere sempre informata su tutto...nella nostra epoca possiamo anche dire che l'informazione è diventata una droga
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    ho trovato l'articolo molto interessante e mi chiedo se oltre una predisposizione personale non sia la società odierna che ci spinge a fare tante cose contemporaneamente per poter emergere, per poter essere "visti", chi non è on line, non è connesso, non è sempre presente, in certi ambienti non esiste. Ormai,come dice il prof Bagnara "è difficile distinguere il piano di lavoro da quello dell'ufficio", e spesso si rimane connessi al lavoro, all'università mentre si è nell'ambiente familiare, vi è un'invasione di campi....
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    Come detto in un altro post è vero che siamo multitasking ma non le nostre capacità si suddividono in funzione del nr di attività svolte in contemporanea, quindi come un computer che puà aprire più programmi nello stesso momento abbassa notevolmente le prorpie prestazioni
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    LA RICERCA La sindrome multitaskingTutto insieme e tutto male Il cervello di chi cerca di fare tante cose nello stesso momento lavora male. L'esperimento di Jacobs di MARIA LAURA RODOTA' Se avete almeno una volta fatto cadere il cellulare nel water, siete nella fascia alta. Se vi è capitato, è perché siete dei grandi multitasker.
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    mi sono sorte due riflessioni apparentemente in contrasto tra loro : non condivido l'idea che chi sia multitasking è più "stupido" o fa le cose in maniera peggiore, anzi a volte credo che il cervello si alleni e anche la memoria. ritengo tuttavia interessante l'esperimento non tanto al fine di rendere le persone meno stupide, ma sicuramente per ridare gusto alla vita, assaporando e non solo assaggiando le cose. proverò personalmente!
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    curiosando sul web in tema di multitasking ho trovato quest'articolo del sole24ore http://salute24.ilsole24ore.com/articles/7944-donne-multitasking-fino-al-70-in-piu-rispetto-agli-uomini?refresh_ce....in definitiva succede per quest'argomento un po' quello che capita con molte ricerche ....che dimostrano tutto ed il contrario di tutto!
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    Il detto meglio fare una cosa alla volta è sempre valido? I ritmi di vita frenetici che ci impone la società non sono di sicuro di questo avviso considerato che siamo portati a compiere diverse azioni simultaneamente, perdendo di vista il valore di ciò che si sta realizzando e il fatto di non essere presenti con se stessi nel momento in cui si compie qualcosa, si sta già eseguendo altro …
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    Credo che il multitasking sia il prossimo passaggio evolutivo del genere umano, nel senso che le nuove generazioni acquisiranno sempre di più la capacità di interagire contemporaneamente con tecnologie diverse e lo faranno sempre meglio. Penso che il cervello umano evolvendosi acquisirà sempre più le competenze necessarie per gestire più attività in contemporanea. Ma noi non facciamo parte della "generazione multitasking" quindi continuiamo a prenderci il nostro tempo e quando ci riusciamo cerchiamo di concentrarsi su un'attività alla volta :)
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    Io penso che al giorno d'oggi ognuno di noi sia multitasking che lo si voglia o no. Non sono discorsi nuovi, il mondo è cambiato e la possibilità di spostarsi più velocemente, di ottenere informazioni in tempo reale, di poter interagire con l'altra parte del mondo in tempo reale, ha portato ad un aumento delle prestazioni e quindi delle richieste. E' tutto velocissimo. Ci sono tantissime persone che per lavoro vanno e vengono da voli internazionali più volte a settimana (solo per fare un esempio banale). Avere un mutuo e una famiglia (situazione diffusissima) ti impone il multitasking! Disponiamo di sole 24 ore al giorno! Sicuramente fare una cosa alla volta sarebbe la cosa migliore....ma chi se lo può permettere oggi?
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    Questo articolo ha colpito subito la mia attenzione in quanto io mi sento personalmente una multitasker. Tante, troppe cose da fare, ed ecco che per colpa della quantità di impegni si perde la qualità e le cose vengono male. E' proprio così, se sono impegnata al telefono posso pure mettermi ai fornelli ma è quasi sicuro che se mi distraggo brucio qualcosa. Quante volte mi è successo! :-)
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    L'esperimento di Jacobs ci fa capire come noi intendiamo il Multitasking ma non siamo in grado di metterlo in paratica. Il nostro cervello è in grado di pensare molte cose contemporaneamente? E' una illusione come è una illusione il fatto che il computer faccia diverse cose contemporaneamente. In realtà sia il computer che il nostro cervello possono fare/pensare a tante attività ma con una frequenza che, se particolarmente alta, ci dà la sensazione della contemporaneità. Men che meno il nostro corpo può eseguire azioni in contemporanea. Ecco perchè quando proviamo a pensare e fare tante cose in pochissimo tempo risultiamo distratti e le azioni intraprese risultano eseguite in modo approssimativo. Tuttavia la società in cui viviamo (parlo della società evoluta e/o "occidentale")ci obbliga, quasi, a muoverci in questa direzione ma, senza ripetere l'esperimento relativo all'articolo, possiamo quantomeno passare ad una vita bitasking o al massimo tritasking
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    Beh, che dire?!? La sindrome multitasking ha colpito anche me, la differenza è che quasi quasi, a questo punto, ne vado orgogliosa! Non mi sento affatto stupida nel (dover) fare tante cose e contemporaneamente, certo l'attenzione va comunque divisa tra le varie controlla la e-mail-prendi in braccio tua figlia che piange-riscalda il latte-rispondi al telefono-cucina per il resto della famiglia ma con un buon allenamento si può fare bene ugualmente. Io proporrei l'esperimento contrario: perchè non far cimentare quei posapiano cronici che criticano chi deve destreggiarsi tra i mille impegni quotidiani, in due attività contemporaneamente? Non so se ne sarebbero capaci.... F.to mamma multitasking. ;-)
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    Giuseppina ha ragione...lo afferma James Flynn, lo psicologo viene citato in un articolo che ho postato poco fa :-) http://en.wikipedia.org/wiki/James_R._Flynn
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    Articolo del "Corriere", provocante e anche abbastanza scientifico
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    Articolo sicuramente corrispondente al modo di vivere del 98% degli occidentali. Il fatto è che troppo spesso, almeno personalmente, mi sento stupida a "perdere tempo", a non riuscire a far entrare tutto nelle sole 24 ore al giorno che abbiamo. Pensare ed agire in multitasking è spesso una necessità e non un'aspirazione, costretti dai mille impegni quotidiani. Certo che a volte ci mettiamo del nostro, tipo assumere incombenze non di nostra competenza o, come nel nostro caso, tornare a studiare mentre già facciamo uno o magari due lavori ed in più abbiamo una casa e dei figli a cui pensare. Ma, anche se è vero che a volte si fanno pasticci, si dimenticano cose elementari o si lascia cadere - come ironizza l'autrice dell'articolo - il cellulare nel water, è pur vero che la maggior parte di noi non riesce più a rallentare, anzi a volte si annoia pure, se non trova più cose da fare contemporaneamente!
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    Sempre sull'inefficacia del multitasking parla un articolo di Forbes. Why Multitasking doesn't work? http://www.forbes.com/sites/douglasmerrill/2012/08/17/why-multitasking-doesnt-work/. Il nostro cervello non è programmato per il multitasking, la nostra memoria a breve termine può immagazzinare dalle 5 alle 9 cose per volta. Quando cerchiamo di compiere di azioni diverse nello stesso momento che richiedano entrambe lo stesso livello di attenzione, il multitasking non funziona perché il cervello non è in grado di processare due flussi di informazioni separati allo stesso tempo e codificarli nella memoria a breve termine per poi trasferirli nella memoria a lungo termine. Questi processi non potranno essere richiamati dalla memoria a lungo termine e quindi non potranno essere usati. L'autore porta l'esempio delle riunioni di Google,(identiche a quelle nostre!) dove tutti avevano il loro lap top per continuare a seguire le diverse attività in cui erano impegnati. Risultato è che nessuno riusciva a ricordare realmente i contenuti della riunione diminuendo di fatto la produttività. Cosi alcuni meeting sono stati dichiarati "no-laptop zones".
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    Penso che sia una pura illusione pensare di organizzare le nostre cose e la nostra vita in multitasking. E' vero, momenti della nostra vita ci portano, purtroppo a dovere fare + cose in contemporanea, ma se ci facciamo caso la nostra attenzione viene catturata da 1 sola cosa x volta, le altre vengono percepite come rumore di fondo, disturbo che tende a farci perdere l'attenzione dell'attività principale. Se mentre parlo al telefono, vengo distolto dalla notizia data al televisore tendo a distrarmi, a non dare + attenzione al mio interlocutore, conseguenza perdo delle informazioni che potrebbero essere o meno importanti. Morale : il mio cervello può lavorare in multitasking, ma con inevitabile perdita di dati, alla stessa stregua di un cervello che lavora in time-sharing, a divisione di tempo, se durante quelle frazioni di tempo non perdo "informazioni" utili tutto va bene, altrimenti è un casino.
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    Io non sono d'accordo Fulvio. Credo infatti che il nostro cervello sia multitasking di default anche senza pc e cellulare! E non fa neanche fatica ad esserlo. QUando ero studentessa di Ingegneria (secoli fa) mentre facevo gli esercizi riuscivo a sentire la musica e a cantare a squarciagola le canzoni dei Cranberries o vedevo i miei passaggi preferiti del film "L'età dell'innocenza" in inglese e li recitavo pure. Sono anche d'accordo con quanto riportato nell'articolo http://filosofia.dafist.unige.it/epi/aisc06/abstract/302_iavarone.pdf in cui si afferma che nel dual task per gestire più stimoli questi non devono essere affini.
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    Federica anch'io secoli fa studiavo e ascoltavo la musica ( o meglio tenevo lo stereo acceso), poi accendevo la televisione, magari mangiavo e sfogliavo il giornale, però queste ritengo che erano tutte azioni di disturbo rispetto all'attività principale, cioè studiare, certo non contribuivano alla mia concentrazione. Così la mia canzone preferita catturava la mia attenzione e allo stesso tempo mi bloccava nello studio o per lo meno lo rallentava. Forse questo modo di studiare non era x me il top visto che mi sono fermato al terzo anno di Ingegneria elettronica con soli 10 esami....però come si dice "sbagliare è umano perseverare diabolico", continuo a studiare con il televisore acceso... In questo momento scrivo, con il televisore acceso, ascolto quello che dicono, ma non seguo l'intero discorso, quando mi concentro sulla televisione, sono costretto a fermarmi nella scrittura, non posso scrivere e allo stesso tempo seguire quello che dicono, devo condidere le mie (non eccezionali) funzioni cognitive
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    Fulvio x me invece questo parallelismo mi aiutava a concentrarmi. L'attenzione si focalizzava meglio sull'attivita' principale se c'erano altre attivita` in parallelo che quindi servivano sia per aumentare l'attenzione quando era necessario e sia da riempimento dei vuoti.
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    a me non è capitato che mi cadesse il cellulare nel water, come recita l'articolo, ma che lo lasciassi sulla cappotta della macchina si... e sono anche ripartito ovviamente, perdendo non solo il cellulare, ma anche circa 10 anni di vita...non potrei fare a meno del bombardamento di informazioni che mi arriva da ogni angolo della casa: tv, cellulare, pc... ho una specie di buco nero quando penso a cosa facevo prima che esistesse facebook...non mi ricordo proprio...
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    ovviamente facendo più cose contemporaneamente, si rischia che la concentrazione venga suddivisa per quante sono le cose che si fanno...ma è anche vero però che col tempo, secondo me, si attivano modalità di apprendimento tali che riusciamo a immagazzinare tutte le info, anche con buoni risultati.
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    Io invidio Fulvio che riesce a studiare con il televisore acceso, per me è impossibile, non riesco a concentrarmi se non ho tutto spento, adoro studiare in silenzio. E' un mio limite, riconosco che riesco a gestire diverse cose insieme, quando non è richiesto un livello di attenzione elevato. Mi rendo conto che se devo studiare, devo fare solo quello. Peccato, perchè sarebbe comodo poter vedere la tv, ascoltare la radio o altro.
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    Barbara se vuoi invidiare qualcuno, ti conviene invidiare Federica che mentre faceva gli esercizi sentiva la musica, cantava e vedeva un film in inglese e li recitava pure. Scherzi a parte non riesco a studiare se non sento la televisione o la musica, forse mi fa paura il silenzio... non quello di mia moglie che se inizia a parlare mi deconcentra. Viene da se che la seguo in modo "disordinato" ( sia la Tv, che mia moglie), ogni tanto mi fermo con lo studio per dare uno sguardo, quello che capisco capisco....parlo della Tv, mia moglie la perdo prima
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    L'esperimento fatto del mono-tasking penso che sia davvero interessante per verificare come reagisce la mente umana e di conseguenza coem impara a gestire le relazioni con gli altri. Credo inoltre che oggi è molto difficile evitare di essere multitasking visto il ritmo frenetico e casi sempre più frequenti di impegni contemporanei, e poi fondamentalmente credo che ci piace!
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    L'esperimento di Jacobs dimostra che fare troppe cose contemporaneamente è certamente a discapito della precisione, della corretteza dell'azione. La nostra mente negli anni si è evoluta ed è abituata a gestire attività fisiche e mentali nello stesso momento come ascoltare musica, navigare su internet e magari telefonare. Questo dovuto anche ai nuovi stili richiesti dalla vita quotidiana. Dobbiamo tuttavia evitare i comportamenti, molto discutibili, di coloro che guidano, mandano SMS, guardano il navigatore e certe volte si dimenticano della cosa più importante: "CHE STANNO GUIDANDO".
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    Non sono completamente d'accordo con quanto si afferma, in quanto se è vero che fare tutto insieme comporta un grado di errore più elevato, è anche vero che in particolare le nuove leve, i nativi digitali, hanno una mente votata al multitasking, con la conseguenza che riescono a gestire più processi in maniera naturale meglio di un adulto. Questo non significa che non sbaglino o che in una condizione di monotasking le attività non vengano svolte meglio, ma certamente le nuove generazioni sono e saranno sempre più precise nel fare "tutto insieme".
Giuseppe Del Grosso

Intelligenza emotiva e e-learning - 2 views

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    Intelligenza emotiva e e-learning ShareIl coinvolgimento e la motivazione dei corsisti, anche di quelli più "difficili", interessati solo all'ottenimento del titolo rimane una delle problematiche che il progettista e-learning deve affrontare. (pubblicato originalmente su Idearium) PROGETTAZIONE E-LEARNING PER VALORIZZARE L'INTELLIGENZA EMOTIVA: STRATEGIE PER L'APPRENDIMENTO IN RETE di G. R. Mangione e C. Policaro Dallo schema narrativo … Per rendere conto dell'organizzazione di corsi per l'apprendimento in rete, è utile punto di partenza il confronto con la semiotica (Propp,1996) dal quale ricaviamo la definizione di "racconto" come sequenza di episodi formali interdefiniti, dotati di un senso, di una direzione[1] e ci domandiamo in che misura è possibile che l'articolazione dello schema narrativo caratterizzi anche un corso e-learning? La Morfologia della fiaba indica la ricorrenza di tre grandi prove: una prova qualificante nella quale il soggetto si rende competente, atto a fare, attraverso esami e riti di iniziazione; una prova decisiva nella quale il soggetto si realizza compiendo un certo numero di azioni; una prova glorificante nella quale il soggetto ottiene il riconoscimento di ciò che ha fatto, e di conseguenza di ciò che è. L'eroe vi si deve sottoporre (Floch, 1997), e dalla articolazione delle stesse prende forma una storia completa. Appare evidente una correlazione con un corso di formazione in rete. La prova qualificante ha l'obiettivo di qualificare il corsista, suggerendo un punto di partenza che rispecchi le sue conoscenze pregresse. La prova decisiva rappresenta il cuore della didattica on line che cerca di utilizzare al meglio le potenzialit? delle nuove tecnologie e coinvolgere l'utente mediante la partecipazione attiva all'interno del percorso formativo condiviso con altri utenti, sia attraverso uno storyboarding con intreccio narrativo in prima persona, sia attrave
Raffaella Benetti

Quanto è multitasking il tuo cervello? - 6 views

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    Articolo interessante che spiega come la capacità di portare a termine più azioni contemporaneamente vada in realtà a discapito della qualità delle azioni e dei compiti svolti. In realtà, anche nei computers la multiprocesionalità è apparente, nel senso che se il sistema deve eseguire contemporaneamente due processi A e B, la CPU eseguirà per qualche istante il processo A, poi per qualche istante il processo B, poi tornerà ad eseguire il processo A e così via. Quindi è una contemporaneità apparente. Nell'articolo si fa riferimento al comportamento del cervello che si comporterebbe esattam,ente allo stesso modo: "Grazie alla memoria di lavoro, il nostro cervello mette in attesa un compito iniziato da poco per svolgere un'altra attività più urgente, per poi ritornarci su una volta libero". I ricercatori dell'agenzia di ricerca biomedica Inserm di Parigi, tramite fMRI, hanno scoperto che siamo in grado di svolgere correttamente solo due azioni alla volta. Nell'articolo è spiegato l'esperimento. Ne è risultato che i grandi multitaskers sono "più facili alla distrazione, fanno scarsa distinzione tra le informazioni necessarie e quelle di poca importanza per la riuscita del test". Inoltre si è potuto riscontrare che, con l'avanzare dell'età, diminuisce la memoria di lavoro e quindi la possibilità di svolgere più compiti contemporaneamente. Con l'età, si riduce la nostra capacità di svolgere più azioni contemporaneamente. L'articolo riporta alla fine dei link per effettuare dei test che misurano quanto si è multitasker.
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    divertente il test! scientificamente sono d accordo, ma la vita reale ci "obbliga" oggi a più di due compiti alla volta, si a volte con limitazione della qualità, ma ritengo che tutto sommato sia molto soggettivo.
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    in realtà non tutte le tipologie di multitasking vanno a discapito della qualità. E' stato dimostrato che la musica nei luoghi di lavoro aumenta la produttività. Infatti uno studio guidato dal professor Ravi Mehta dell'Università dell'Illinois in cui si analizzavano le reazioni al rumore di fondo sul cervello, ha dimostrato che "Un moderato livello di rumore non solo migliora la creatività e il problem-solving, ma porta anche a una adozione più ampia di prodotti innovativi in alcune impostazioni".
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    sono d'accordo anch'io che è meglio fare una cosa e finirla, tuttavia nell'articolo è riportato l'esempio di due attività che impiegano un'attenzione specifica, mentre sappiano dagli studi in cognitiva,che possiamo fare più di un'attività, a patto che una sia coinvolgente e l'altra sia meccanica, ad esempio, posso grattarmi una gamba, e ascoltare un sottofondo di musica, mentre scrivo questo post, ma se poi la musica cattura la mia attenzione, perchè magari mi richiama alla mente un episodio, allora l'attenzione a quello che sto scrivendo, è sicuramente meno efficace.. C'è anche da dire un'altra cosa, si racconta la barzelletta che le femmine siano più brave a fare più di un'attività contemporaneamente, io posso dire di riuscire, perché costretta da cattive abitudini a lottare contro l'orologio, ma amiche che conosco non sono affatto capaci... Quindi forse anche il multitasking è una questione di allenamento....
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    L'essere umano possiede un solo cervello, ma ben diverso e più complesso di quello di un computer. Tuttavia, il computer, si sta evolvendo "a misura d'uomo" in termini di complessità. Al suo "cervello" (CPU), sono stati aggiunti i controllers (una specie di garzoni) ad aiuto dell'attività principale. Poi i coprocessori, ognuno specializzato in operazioni di matematica, grafica, etc. In tal modo, si riescono ad effettuare più "attività" contemporaneamente o meglio, apparenti tali. Questo, spiegato grossolanamente, è un po' il senso del multitasking. A tal proposito, a me, capita spesso (o mi organizzo apposta per farlo capitare) di concentrare in un giorno "libero" una serie di attività/necessità domestiche, molto diverse e qualche volta incompatibili tra loro. Con il mio cervello "a strati" (come scherzosamente uso definirlo) cerco di svolgere "contemporaneamente" o meglio in sequenza interlacciata, lavori di falegnameria, elettronica, elettrotecnica, informatica, idraulica, piccola edilizia, etc. Ebbene, incollo/attacco delle parti e in attesa, passo alla riparazione di un piccolo elettrodomestico, un telecomando, per ritornare alla falegnameria o alla muratura per poi disossidare un rubinetto e sempre nell'attesa, riparare o aggiornare il mio computer o attendere l'esito di uno scandisk, che seguo con la coda dell'occhio. Se però devo studiare o approfondire un argomento, non c'è multitasking che tenga. In tal caso, come si dice: la mia attività è rigorosamente "dedicata".
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    Sono sicura che riusciamo a svolgere 2 , ma anche di più, attività contemporanemante e anche a svolgere bene, ma mi rendo conto che veramente questo stile di vita ha delle ripercussioni sulle capacità attentive, io, mi rendo conto che ho difficoltà a svolgere un'attività sola e a prestare attenzione per più di un determinato tempo alla lettura di un libro, ad ascoltare una lezione, a focalizzarsi solo su uno stimolo. Quindi oltre ai suoi vantaggi, questo stile di vita (magari non mi sono allenata a sufficienza) porta con se anche alcuni inconvenienti :)
Giancarlo Erriu

Intervista a Umberto Eco su Internet e le nuove tecnologie applicate alla scuola - Cult... - 1 views

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    Umberto Eco presenta Encyclomedia, enciclopedia di nuova concezione che racconta la storia dell'umanità istituendo relazioni, proprio in virtù delle prerogative di Internet, fra letteratura, scienze, arte, musica, economia, società, religione.
valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
Walter Tabbi

Il Cervello Multi-Tasking - 16 views

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    Si dice che Napoleone fosse in grado di fare cinque cose contemporaneamente. In particolare, sembra fosse in grado di dettare ai suoi segretari fino a cinque lettere, saltando dall'una all'altra senza perdere il filo del discorso.
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    Non conosco le straordinarie capacità di Napoleone. Sarà stata la sua epoca diversa! La nostra è una condizione ben diversa per alcuni ricercatori che hanno stabilito che un uso eccessivo della tecnologia è pericoloso come una dieta ricca di zuccheri o grassi. Il principale artefice è il multitasking, che sottrae attenzione nei compiti di tutti i giorni e peggiora le prestazioni cerebrali.
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    Ribadisco quello che ho detto più su: non dettava cinque lettere contemporaneamente (neanche gli sciamani siberiani riescono ad emettere più di due suoni contemporaneamente!). Semplicemente passava da un dettato all'altro. Ma davvero ci avrebbe messo di più, dettando una dopo l'altra le cinque lettere? Davvero ci mettiamo di più, se facciamo le cose una dietro l'altra, anziché una incastrata nell'altra? Non voglio dire che io ci riesca, ma mi chiedo se non sarebbe meglio vivere così. Quanto c'è di reale necessità e quanto invece di fuga?
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    Si è tentati di dire che il nostro cervello non va al passo coi tempi. Una ricerca della Carroll School of Management di Boston firmata da Adam Brasel e James Gips sentenzia che il multitasking non può che distrarre. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori - che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking -hanno registrato lo sguardo di un gruppo di volontari che utilizzavano contemporaneamente televisione e computer, senza alcun vincolo. Spiega Brasel: "ci aspettavamo che l'utilizzo simultaneo di questi due mezzi portasse a una riduzione dell'attenzione, ma non credevamo fino a questo punto. In 27 minuti i volontari in media hanno spostato 120 volte gli occhi da uno schermo all'altro, senza peraltro rendersene conto: quando abbiamo chiesto loro quante volte erano passati dalla TV al Pc e viceversa, hanno dichiarato di averlo fatto una averlo fatto una quindicina di volte al massimo. Dieci volte meno rispetto a quanto era accaduto in realtà. E pur togliendo gli sguardi rapidi, di durata inferiore a un secondo e mezzo, restano comunque 70 cambi di attenzione nella mezz'ora di test". Stando a quanto afferma un'altra ricerca, questa volta francese, l'organo che garantisce tutte le nostre attività non riuscirebbe a pensare o a compiere più di due azioni per volta. Quantomeno non riuscirebbe a farlo senza scadere nella mediocrità. A sostenerlo, ricercatori guidati da Sylvain Charron dell'Institute National de Santé et de la Recherche Medicale e da Etienne Koechlin dell'Ecole Normale Supérieure di Parigi, i quali hanno pubblicato i risultati ottenuti sulla prestigiosa rivista Science. Correre dietro a decine di cose - scrivere una mail, rispondere al telefono, ascoltare musica - nello stesso momento crea un deficit di concentrazione e un abbassamento dei livelli di attenzione, con il risultato che molte cose e informazioni ci scivolano addosso senza incidere in profondità. Secondo i ricercato
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    Fare troppe cose insieme non è così produttivo, troppe cose e fatte male. L'eseguire diverse attività contemporaneamente comporta una eccessiva frammentazione delle attività, danni per la produttività e per i rapporti interpersonali. A Alcuni studi hanno messo in evidenza che il cervello sia in grado di eseguire bene solo due attività.
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    Anche a lavoro, adesso, fanno molti corsi sul tema dei danni del multitasking e di quanto sia importante eseguire le attività più o meno in serie, pianificandole, senza "distrazioni laterali" che fanno perdere tempo e deconcentrano... come rispondere al telefono, ascoltare un collega, leggere una @ mentre si scrive una relazione... anche se, in realtà, spesso siamo costretti a tutto ciò e, dunque,.... come si fa? Il compromesso, la soluzione ideale per tutto!
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    L'articolo che propongo è una sintesi degli studi di Koechlin, il quale conclude che il cervello non è fatto per il multi-tasking. Conclusione opposta rispetto agli studi condotti da Gary W. Small, Susan Y. Bookhaiemer e Teena D. Moody e illustrati da De Kerckhove. Secondo questi ultimi, infatti, la struttura del cervello dei giovani sta cambiano in quanto questi, essendo di fatto multitasking, stanno sviluppando maggiormente i neurotrasmettitori. Koechlin, viceversa, ritiene che il multitasking non sia congenitamente possibile se non al prezzo di risultati insoddisfacenti. Cosa ne pensate?
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    La tecnologia e le invenzioni, nei secoli, hanno permesso all'uomo di realizzare le proprie "fantasie". Le tecnologie, infatti, vengono in aiuto e nascono per un determinato scopo, per servire l'uomo, per aiutarlo a superare limiti non solo fisici. La nascita e lo sviluppo della rete, è uno degli usi del computer, una macchina che nasce anche per superare i limiti del nostro cervello. Oggi siamo giunti a quel processo che determina l'esteriorizzazione della mente, spostandosi dal soggetto allo schermo, dalla rappresentazione della mente divisa in 3 spazi : fisico, mentale e virtuale, che trova come luogo d'incontro lo schermo. Sembra però che tutto questo non basti più, l'uomo non vuole restare più in "cabina di regia" vuole appropriarsi delle tecnologie e integrarle nel suo corpo, sperimentare dal vivo queste esperienze. Come fa Stelarc da buon sperimentatore estremo, nel suo caso la tecnologia non è vista come qualcosa di opprimente e castrante, bensì come mezzo per amplificare l'azione corporea ed arrivare alla costruzione di un "organismo nuovo", un cybercorpo..... http://www.edueda.net/index.php?title=Stelarc Il nostro cervello multitasking ? Personalmente, non penso si possa essere in grado di potere dare la giusta attenzione a più problematiche contemporaneamente, quindi svolgere più attività che richiedano la necessità di prendere decisioni . E' vero, ci sono gesti abitudinari che diciamo "scorrono in pieno automatismo", ad es la mattina mi trovo a guidare l'auto e fare in contemporanea altre cose, parlare, ascoltare la radio, tf, lo faccio ormai istintivamente, tanto che a volte mi trovo a percorrere la stessa strada (sbagliando), anche se dovevo andare da un'altra parte!!!. Morale sono tutte cose ripetitive e istintive, ormai memorizzate, che non prevedono "percorsi agionati". Penso che in futuro, le new generation, potranno
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    Oggi siamo tutti multitasking: le donne indaffaratissime a dividersi tra lavoro, casa e famiglia; i giovani studiano con il pc da un lato ed il telefonino dall' altro; al lavoro ci si divide tra telefono fisso, mobile, e_mail etc. Ma l' essere umano ed il suo cervello si abituano a tutto. E' ovvio che se si fanno tante cose contemporaneamente se ne perde in qualità ma, dove davvero occorre raggiungere risultati che siano "validi", basta un pizzico di volontà e concentrazione in più ed il gioco è fatto! Speriamo....
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    Interessante è leggere l'articolo nel sito riportato http://www.mindcheats.net/2012/01/il-multitasking-e-una-droga.html Si parla del fatto che il mulitasking può diventare una vera droga. Il cervello è fatto per concentrarsi.Fare più cose contemporaneamente manda in tilt il cervello. Si molto probabilmente dobbiamo riflettere su questo aspetto, non è forse meglio puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità di cose effettuate male?
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    Riporto la parte finale del commento che nel post precedente viene "troncata" ( forse per limite max di caratteri) Penso che in futuro, le new generation, potranno "studiare" come meglio organizzare i propri cervelli, in modo da potere svolgere, contemporaneamente + azioni complesse, forse anche con l'aiutino dell'innesto di un bel "scheduler" e perché no un bel po' di "memoria" che può sempre servire.
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    Il problema del multitasking è la dipendenza che crea. Chi si abitua a fare più cose contemporaneamente ogni giorno farà fatica a staccarsi dall'abitudine e pertanto anche quando dovrebbe concentrarsi o prendersela con calma, non riesce a focalizzare l'attenzione laddove veramente servirebbe. Il cervello ha una specie di centro di controllo, all'interno del quale vengono smistate le informazioni e viene deciso come e quando processarle ma la nostra mente nella storia della sua evoluzione non si è mai trovata a dover fare i conti con una così grande mole di dati e informazioni, e se non stiamo attenti potrebbe addirittura andare in tilt.
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    Un secondo contributo alla ricerca sul funzionamento del nostro cervello. Nel precedente intervento avevo sostenuto che più ricerche avevano dimostrato che il cervello umano non è strutturato per operare in multitasking. Alcuni individui possono, ma sono una minoranza (circa 3 su 100) poiché la maggioranza registra cali di attenzione e di concentrazione. L'articolo che allegho in questo secondo intervento, spiega al meglio il motivo delle nostre risposte cognitive monotaking.
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    riguardo il discorso multitasking devo raccontare un episodio che vivo quotidianamente da circa 4 giorni... fa un pò ridere ma credo che sia esemplificativo di quanto siamo immersi nel mare delle tecnologie... sto facendo l'aerosol appunto da 4 giorni: il mio apparecchio per farlo però è un pò vecchio: cioè appena lo accendo il tubicino che collega la struttura alla boccetta, si toglie al gettito d'aria. In pratica con una mano devo reggere il tubicino e con l'altra la mascherina che ho alla bocca: immaginate che in tutto questo io non posso nè usare il pc, nè rispondere a un sms, nè guardare la tv perchè fa rumore... posso dire che sono un "carcerato dell'aerosol"?. questo esempio pietoso lo riporto spiegandolo: almeno io, ormai, uso pc, iphone e tv insieme: è diventata routine rispondere a mail contemporaneamente a sms guardando la tv o ascoltando musica...e quando ti ritrovi nell'impossibilità di farlo, soffri... come si fa a dire che il nostro cervello non è strutturato per operare in multitasking? mi chiedo cosa cavolo facesse anni fa, quando facevamo una sola cosa alla volta!!! :)
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    Ho trovato molto interessante questo articolo dello psicologo, psicoterapeuta e giornalista Francesco Albanese, direttore della rivista on line "neuroscienze.net" - http://www.neuroscienze.net, in cui si parla di "cervello multitasking". Si dice che Napoleone fosse in grado di fare cinque cose contemporaneamente. In particolare, sembra fosse in grado di dettare ai suoi segretari fino a cinque lettere, saltando dall'una all'altra senza perdere il filo del discorso. Di testimoni oculari in grado di confermare questa sua capacità oggi non ce ne sono più e pertanto non sappiamo quanto di questa affermazione sia leggenda e quanto verità, anche se in definitiva la questione non appare poi così improbabile. La cosa certa è che l'imperatore francese non sapeva che ai giorni nostri questa sua capacità avrebbe preso il nome di multi-tasking. Parlando di multi-tasking oggi giorno viene automatico associare al termine la parola computer ed inevitabilmente ci troviamo a pensare al cervello umano. Ma il triangolo che abbiamo ottenuto Cervello-Computer-Multitasking è veramente una figura chiusa? oppure no? Certamente il nostro cervello, diversamente dal computer, non ha il tasto reset! Buona lettura
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    Trovo estremamente chiari i contenuti dell'articolo. Il nostro cervello, contrariamente al computer, è in grado di ragionare e di mettere in campo azioni non previste in precedenza.
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    un articolo davvero interessante che ha dato risposte ad alcuni dubbi relativi al nostro cervello. Il computer è chiaro che lavora in sequenza, il multitasking in realtà si realizza grazie alla spaventosa velocità di elaborazione di una CPU che ci fa vedere tanti task che funzionano contemporaneamente quando in realtà il dispatchere presenta alla CPU i task singolarmente uno dopo l'altro per farne eseguire un po'. L'estrema velocità di ogni pezzo di processo da l'impressione che tutto si svolga fluidamente e in modo esclusivo. Basti pensare ad un pc non molto potente che ha un video in esecuzione e opero una pesante copia dati da disco esterno; la CPU non regge il carico e si vede la velocità di trasferimento dei dati calare drasticamente e si noterà soprattutto che il nostro video va a scatti. Interessante capire invece come funziona il nostro cervello, che anche quando facciamo più cose nello stesso tempo, al massimo riusciamo a farne due, perchè appena il numero delle attività cresce si abbassa la soglia di attenzione e facciamo male tutto. Questo non è ancora chiaro se deriva dal fatto di avere due emisferi. a tale proposito interessante l'articolo di Italiasalute.it http://www.italiasalute.it/news.asp?ID=10366
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    Interessante articolo che affronta il tema del multi-tasking anche rispetto alle modalità di funzionamento del cervello umano
Antonella Cavallaro

Smartphone e tablet nell'autismo - 19 views

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    Un' altro esempio di quanto detto precedentemente... NUOVI DEVICE MOBILI E AUTISMO La strategia visiva nel trattamento dell'autismo si basa tradizionalmente su tavole ricche di immagini, raccolte in quaderni spesso ingombranti, che mal si prestano ad un uso di comunicazione rapida con il bambino, utile soprattutto nei momenti di crisi.
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    Bell' articolo! Lavoro con bambini disabili e in molti casi con bambini autistici. Alcuni bambini mostrano i segni di ASD all'età di due anni, ma a volte una diagnosi potrebbe non essere possibile fino a tre o più anni. C'è una quantità significative di ricerche che indicano che con un intervento precoce si puo' massimizza i risultati e migliorare lo spettro autistico. Questo link se mostrato a molte famiglie potrebbe migliorare le condizioni di vita del figlio.Complimenti Antonella
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    L'utilizzo di strumenti tecnologici come tablet e smartphone usati come mezzi per la comunicazione alternativa o, in alcuni casi, aumentativa nell'autismo è stata un'importante innovazione. Ha concesso e concede a molti bambini e ragazzi con disturbi del linguaggio di esprimersi e di farsi capire da tutti, anche da chi non fa parte della propria cerchia familiare, obiettivo che invece è scarsamente raggiunto da altri mezzi di comunicazione come la lingua dei segni (che non tutti comprendono)
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    Articolo interessante. Altro aspetto da sottolineare, a mio avviso, è la maggiore motivazione scaturita dall'oggetto elettronico rispetto al quaderno con le immagini da staccare o indicare. L'apprendimento dell'abilità comunicativa richiede un esercizio costante, ripetuto e duraturo nel tempo; di conseguenza, se l'utilizzo dello strumento elettronico risulta in sé maggiormente motivante per il bambino, ne consegue una maggiore motivazione all'esercizio, agevolando l'acquisizione dell'abilità comunicativa.
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    Trovo il link appropriato rispetto ai contenuti del corso, infatti spiega l'utilizzo di una psicotecnologia, in questo caso lo smartphone, al fine riabilitativo. E' interessante notare come le psicotecnologie sono ormai applicabili ad ogni ambito della società tra i quali c'è sicuramente quello sanitario, anche se (almeno in Italia) secondo me andrebbe decisamente implementato. Infatti ho potuto notare attraverso i tirocini professionalizzanti che tendenzialmente vengono ancora utilizzati libri e figure sia per la valutazione che per la riabilitazione, nelle maggior parte delle strutture sanitarie italiane. Per raggiungere l'obiettivo dell'innovazione tecnologica in Italia, sia nella scuola che nella sanità, c'è ancora una lunga strada da percorrere.
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    Articolo molto interessante che sottolinea l'utilità' delle nuove tecnologie, nello specifico smartphone e Tablet, per tutte le persone autistiche e le loro famiglie. Un mio amico da qualche mese sta utilizzando questo tipo di device con il figlio di 8 anni. La possibilità' di interagire con simboli ed immagini lo aiutano a calmarsi visto i suoi tanti momenti di agitazione ed aggressività e la non possibilità' di comunicare verbalmente.' In un periodo dove le nuove tecnologie vengono etichettate come pericolose e dannose ( per esempio videogiochi), in questo caso possono diventare uno strumento di aiuto.
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    Trovo il link appropriato, è interessante quanto le tecnologie possano essere sia di utilizzo quotidiano che specifico, insomma la loro versatilità - o meglio quella dell'essere umano nel sfruttarle interamente.
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    Il tema dell'articolo è molto interessante perché mostra come le tecnologie possono essere utili nella relazione con bambini e ragazzi in difficoltà. Tutto diventa immediato e di facile accesso e si riducono i tempi per la creazione di nuovo materiale da lavoro.
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    le tecnologie possono essere utili nella relazione con bambini e ragazzi in difficoltà.I bambini con bisogni speciali richiedono particolare attenzione per lo sviluppo di competenze sociali. Mettere a disposizione elementi visivi che possono veicolare contenuti e istruzioni utili ai bambini, con la possibilità aggiuntiva di integrare testi (in qualunque lingua) e registrare la propria voce.
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    Per rimanere nel tema dell'autismo: L'articolo che segue presenta l'attività svolta di Media Education con un ragazzo che presenta disturbi dello spetro autistico che ha prodotto nei suoi esiti finali un corto metraggio d'animazione. Oggetto di una tesi magistrale in Scienze dell'Educazione, che ha vinto il Premio Giannatelli nel 2018. L'articolo evidenzia come attraverso l'uso dei media si può lavorare sui deficit relazionali e comunicativi che caratterizzano alcune patologie come l'autismo. Si tratta di un percorso attraverso l'uso delle arti terapie: un laboratorio video e cinematografico che avrà esiti formativi e riabilitativi. L'articolo descrive un'esperienza che utilizza linguaggi multimodali (scrittura, musica, fotografie, montaggio) e mette in evidenza come questa varietà di codici e tecnologie ha permesso un'estensione di un Sè corporeo e psicologico, permettendo di uscire dall'isolamento. https://oaj.fupress.net/index.php/med/article/view/8838/8412
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    Lo strumento visivo con immagini si rileva molto importante per un apprendimento con sviluppo atipico. In particolare nei pazienti con diagnosi di "spettro dell'autismo", la tecnologia digitale è di vitale importanza, poichè permette di impiantare le basi di una vita dignitosa e di interazione con l'altro; con lo strumento digitale il bambino impara a chiedere ciò di cui ha bisogno e viene gratificato immediatamente per fargli apprendere quel determinato comportamento. Inoltre con lo strumento digitale si ha una disponibilità immediata di più immagini rispetto le tesserine cartacee, anche se in determinati casi i neurologi infantili danno disposizione delle peacs per poi passare al LIAR. Il tablet e lo smartphone sono utili per installare programmi appositi per l'utilizzo della CAA (comunicazione aumentativa ed alternativa) per incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà nel linguaggio e sono strumenti funzionali utilizzati per la costruzione della frase minima.
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    L'articolo evidenzia come attraverso l'uso dei media si può lavorare sui deficit di relazione e comunicativi. Le immagini sono importanti nell'apprendimento umano, in particolare in presenza di disturbi come quello dello spettro autistico la tecnologia digitale è importantissima poiché permette al bambino di esprimersi meglio, gratificarsi immediatamente e dunque apprendere più rapidamente. L'articolo descrive un'esperienza che utilizza linguaggi multimodali (scrittura, musica, fotografie, montaggio) e mette in evidenza come questa varietà di codici e tecnologie ha permesso un'estensione di un Sè corporeo e psicologico, consentendo la comunicazione e permettendo di uscire dall'isolamento.
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    La strategia visiva è un'importante metodologia di trattamento per l'autismo, come evidenziato nell'articolo, l'utilizzo di strumenti digitali come smartphone e tablet possono rappresentare una soluzione pratica ed accessibile, offrendo una vasta gamma di funzionalità personalizzabili oltre che ad applicazioni specifiche per un apprendimento di tipo atipico. Penso che possa rappresentare un'importante opportunità per migliorare la comunicazione e l'interazione.
Davide Dellai

Musica Collaborativa - Apprendimento Collaborativo Youtube Symphony Orchesta - 1 views

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    La YouTube Symphony Orchestra (YTSO) è un'orchestra formata da musicisti selezionati mediante audizioni libere filmate e caricate dai candidati su YouTube. L'orchestra, che ha la partnership della London Symphony Orchestra e altre orchestre nel mondo, è stata fondata il 1º dicembre 2008[1], ed è la prima orchestra formata mediante sistemi di collaborazione multimediali. fonte: Wikipedia ( http://it.wikipedia.org/wiki/YouTube_Symphony_Orchestra) Questa forma di selezione utilizza la tecnologia on line per fare i provini. Musicisti di tutto il mondo si sono impegnati ad apprendere "The Internet Symphony No. 1, 'Eroica'" e ad ad inviare un video della loro performance. (non c'erano e non ci sono preclusione per alcun strumento musicale) Dopo la selezione, l'orchestra sinfonica ha eseguito il concerto in alcuni dei più grandi teatri al mondo
michelacafarotti

MULTITASKING - 3 views

il multitasking è riferito allo svolgimento di varie attività in contemporanea quindi, in una volta sola come per esempio leggere un articolo sul pc e nel frattempo ascoltare musica,aprire un' altr...

started by michelacafarotti on 23 Nov 12 no follow-up yet
Anna Sposato

Aspetti cognitivi dei videogiochi - Www.aesvi.it - 6 views

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    Un videogioco non è solo un passatempo ma è anche un linguaggio e quindi un approccio cognitivo. Qui emerge l'approccio cognitivista, dal momento che molti teorici del settore già in tempi non sospetti affermavano che determinati linguaggi non sono semplicemente strumenti da applicare o usare bensì mondi «immersivi», nei quali l'utente si trova ad agire come se si trovasse in un «ambiente fluido», un pò come noi utilizziamo Second Life...
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    Si i videogiochi da tempo sono usciti dalla categoria di mero "passatempo". In molti casi le persone trovano in questa dimensione ludico-virtuale modi di esistere. E' un processo di reificazione dove, attraverso modelli matematici molto complessi (computer graphics), la realtà viene ridefinita e reinventata. Recentemente in una pubblicità di videogiochi mi sono accorto che nello spot era utilizzato il termine "realtà aumentata". La pervasività dei videogiochi è in continuo aumento, ormai ogni telefonino ne ha diversi nel suo interno, questa facilità di accesso favorisce sempre più la dissolvenza del confine tra dimensione ludica e dimensione reale.
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    Facendo qualche ricerca sul web, ho scoperto che un gioco di brain training verrà testato negli Usa per capire se è possibile paragonarlo a una terapia medica. Lo scopo è quello di certificarlo per aiutare chi soffre di schizofrenia. Ma, ovviamente, alcuni scienziati sono perplessi. Presto verranno avviati i primi test di controllo per verificare se è davvero possibile equiparare gli effetti di un videogioco a quelli di una terapia farmacologica. Brain Plasticity vuole infatti arruolare 150 persone affette da disturbi cognitivi in 15 diversi stati e invitarli a giocare con il suo software per un'ora al giorno al di fuori dei fine settimana. Dopo sei mesi di prove, nel caso i partecipanti riscontrassero dei miglioramenti nella qualità della vita, il centro di ricerca farà quindi domanda alla Fda per ottenere la commercializzazione come prodotto terapeutico. La caratteristica chiave dei software terapeutici, sarebbe quella di aiutare chi soffre di schizofrenia a superare le difficoltà di apprendimento e sviluppo della memoria comportate dal disturbo. L'obiettivo di Brain Plasticity è quello di capire se qualche ora di attività di fronte allo schermo di gioco possa fare meglio delle terapie a base di farmaci. Un tentativo affatto facile, visto che non tutta la comunità scientifica ritiene che i videogame possano essere utili in questi casi.
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    Come risulta da questa rassegna bibliografica, un videogioco non solo un passatempo ma anche un linguaggio e dunque, in definitiva, un approccio cognitivo.
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    Trovo molto interessanti le ricerche che si stanno facendo in direzione dell'utilizzo terapeutico dei video giochi. Come esposto nell'articolo postato da Silvia ci sono ancora molti pregiudizi nei confronti dei video giochi. Greenfield sostiene che chi critica i videogiochi lo fa perché non è capace a giocarci, insomma un po' la storia della volpe con l'uva. Esiste una certa ideologia che l'articolo definisce "anacronistica" da parte di chi è cresciuto e si è formato attraverso una cultura alfabetica che rende molti accademici restii ad accettare i videogiochi. Le ricerche, al contrario, provano che i videogiochi promuovo la capacità di pensiero parallelo rispetto a quello lineare che a sua volta aiuta a sviluppare empowerment nei suoi fruitori ovvero capacità di flessibilità e autonomia nel raggiungere i risultati, inoltre, a contraddire chi sostiene che i videogiochi limitano le capacità senso motorie, è stato dimostrato che il videogioco allena la capacità coordinativa occhio-mano. I bambini sono più attratti dalle immagini in movimento che da quelle statiche di conseguenza il videogioco è preferito ad altre modalità ludiche. La caratteristica del videogioco è la sua interattività e permette a chi ne fruisce di sentirsi al contempo spettatore e protagonista. È indubbio che il videogioco induce ad uno stato di trance che porta facilmente ad alienarsi dalla realtà circostante lasciandosi immergere dal mondo virtuale, si tratta però, a detta degli autori, di uno "psicofarmaco democratico" in quanto chi lo utilizza lo fa volontariamente ed è protagonista attivo. La televisione, a detta degli autori dell'articolo, sarebbe un mezzo molto più pervasivo ed ipnotico del videogioco. Personalmente concordo con questa visione in quanto la televisione può essere altamente manipolatoria e tende a presentarti una realtà già costruita e interpretata alla base.
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    Ciao, ho due figli, maschi, ormai grandi, che ho seguito in ogni forma di gioco, dai classici con le macchinine, con le Lego, con gli animali, i cosiddetti "giochi intelligenti" e via dicendo, siamo approdati ai giochi su tv quando il grande aveva 8 anni, e ho notato come fosse estremamente più bravo di noi adulti a trovare le soluzioni, provava, sbagliava, si ricordava l'errore, riprovava, con una pazienza meticolosa, cosa che forse gli adulti non hanno. Il piccolo ha iniziato a 3 anni a giocare con la tastiera del pc, intanto il fratello ne aveva 10, e ho potuto notare la velocità di acquisizione del piccolo, rispetto al grande...Che dire, non bisogna demonizzarli, secondo gli studi, anzi, permettono di aumentare le capacità in zone che non vengono sollecitate. I giochi moderni poi hanno storie avvincenti, in cui provarsi, finito una volta, si può ricominciare, per sondare altre strade. Alcuni film si basano sui videogiochi, e posso dire che perfino l'ultima serie televisiva "Da Vinci's Daemons" ricalca nella musica, costumi e storia un episodio di Assassin's cread", gioco che io stessa ho provato e assicuro che è bello. Inoltre posso ricordare che gli stessi piloti utilizzano questi mezzi per l'esperienza a terra...
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    In effetti fino ad oggi sono emersi due filoni di studio concentrati sull'aspetto cognitivo relativo ai videogiochi o su quello emozionale ma relativo più che altro alla demonizzazione legata ai giochi violenti o all'aspetto della separazione sociale del bambino/ragazzo che si immerge per ore nel mondo virtuale. La catarsis theory citata nell'articolo mette in luce l'azione liberatoria sul mondo emotivo del bambino, che rivive i sentimenti nel mondo virtuale. C'è da notare che una nuova area di studio si focalizza sul fatto che i ragazzi che sviluppano una certa dipendenza dai videogiochi (sembra secondo le stime più del 50% dei giovani fruitori) vivono un'importante alienazione dalle proprie emozioni, proiettate solo all'esterno ma non vissute in prima persona; nonché un'alienazione dal mondo reale, spesso deludente sia in termini di presenza affettiva familiare, sia in termini di prospettive sociali in grado di accogliere i ragazzi e aiutarli a sviluppare un'adeguata percezione del sé nel futuro.
michelacafarotti

LA COGNIZIONE DISTRIBUITA - 0 views

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    LA categorizzazione e il tagging ,sono i metodi per organizzare al meglio uno o più siti web e i suoi contenuti,che sono anche più rintracciabili :le categorie servono per classificare i contenuti per argomento e sono stabili,rappresentano uno strumento per organizzare i contenuti sul proprio sito ,,ogni contenuto verrà ricondotto alla categoria di appartenenza ,eventualmente articolato secondo una modalità gerarchica a più livelli esempio(sport-tennis).I TAG ,sono invece delle parole chiave o etichette da abbinare ai contenuti pubblicati (questa operazione viene definita taggare). le categorie sono classificazioni per argomento al livello macro (generale) invece i tags sono classificazioni per argomento al livello micro (specifico ) .
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    IL multitasking,è riferito allo svolgimento di varie attività in contemporanea, quindi in una volta sola,come per esempio leggere un articolo sul pc e nel frattempo ascoltare musica,oppure aprire un'altra scheda del browser ,controllare la posta elettronica e sempre nello stesso momento aprire un gioco per computer. LA MENTE IPERTESTUALE, ,Riguarda l'innescare un pensiero non gerarchico ,ma anche di cose mai create,quindi qui c'è un collegamento tra saperi e conoscenze che tra loro hanno un senso.
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    LA cognizione distribuita,riguarda la presa in considerazione di tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento,questo approccio enfatizza la natura "distribuita" nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo ,oltre il singolo individuo riconnettendo l'attività di pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale.
Gianluigi Cosi

Web e tecnologie 2.0 a scuola: strategie di apprendimento formali ed informali - 3 views

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    Ricerca effettuata su alunni che utilizzano le tecnologie e Web 2.0
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    Oggi giorno i nostri ragazzi comunicano tra loro con Messenger, guardano i video su Youtube, aprono uno spazio su Myspace e aggiornano il proprio profilo su Facebook, cominciano fin da bambini a scrivere nei blog, a elaborare immagini e scaricare musica, giocano con la Wii o la Playstation e lo fanno simultaneamente, tanto che si parla di generazione multitasking. I giovani parlano questi linguaggi, che noi lo vogliamo o no. Da qualche anno anche Internet è cambiato: non è più soltanto una grande banca dati con materiali generati da webmaster, ma uno spazio in cui ogni utente può essere protagonista, alimentandolo con contenuti propri da condividere con il resto del mondo: è il web 2.0. Siamo così di fronte a una rivoluzione epocale, che non può essere semplicisticamente demonizzata. La scuola e la Chiesa hanno già iniziato a coglierla come un'opportunità da valorizzare. E la sfida è ora lanciata soprattutto al mondo degli adulti, agli insegnanti e agli operatori pastorali che hanno più che mai bisogno di essere introdotti a questi nuovi percorsi per veicolare contenuti.
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    Questo articolo presenta uno studio che focalizza le strategie di apprendimento degli alunni della scuola secondaria di primo grado che utilizzano frequentemente le tecnologie e il web 2.0. La ricerca è stata strutturata su tre questioni fondamentali: l'utilizzo del web 2.0 e dei social network supporta negli alunni la motivazione allo studio, la pianificazione e l'autoregolazione dei propri processi di apprendimento e, infine, l'utilizzo di strategie funzionali allo studio? Lo studio sottolinea che alcune potenzialità delle applicazioni 2.0 sono utili per allenare gli alunni ad usare strategie cognitive efficaci, se sostenute da una progettazione e da modelli didattici aperti al problem-solving e alla ricerca-azione.
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    Nel leggere articoli sull'utilizzo delle nuove Tecnologie della comunicazione e informazione volte a - facilitare l'apprendimento e la comunicazione; - rielaborare conoscenze e contenuti appresi in classe; - documentare esperienze didattiche significative anche attraverso la progettazione e realizzazione di percorsi ipermediali da diffondere sul Web., mi sono domandata se le stesse saranno usate per educare, nel senso letterale "tirare fuori", i ragazzi alla consapevolezza delle loro emozioni ed al contenimento delle stesse, al riconoscimento delle stesse negli altri per lo sviluppo di relazioni caratterizzate da spessore e non semplicemente light.
stefania manara marchi

Intelligenza secondo Howard Gardner - 1 views

Howard Gardner definisce che le attività umane sono riconducibili a diverse forme di intelligenza come: ...

Intelligenza

started by stefania manara marchi on 25 Feb 13 no follow-up yet
isabella isabella

mulltitasking e psicotecnologie - 6 views

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    il cervello al giorno d'oggi
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    Al giorno d' oggi con l' accrescersi della societa' della informazione il cervello si abitua a svolgere piu' compiti simultaneamente (multitasking work) senza provocare interferenze. Come nel computer si ha la possibilità di aprire varie finestre ed elaborare in parallelo le informazioni anche il nostro cervello e capace di elaborare piu' compiti contemporaneamente. La formazione cerebrale diviene in tal modo piu' flessibile e capace di suddividere la attenzione in molteplici attivita' di elaborazione delle memorie e breve termine. L' utilizzare le molteplici capacita' di integrazione cerebrale della informazion, come si fa con lo "zapping in TV", va' pero' a discapito della concentrazione attenzionale e percettiva. Pertanto , come si puo osservare dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello ( RMf-Brain -Imagin), la elaborazione della parallela della informazione va ad attivare ben poco le zone centrali del cervello responsabili del confronto con i processi mnemonici a lungo termine ( Talamo ed Ipotalamo). Pertanto il passaggio da una formazione di tipo logico-seriale, ad una piu' propria dell' e.learning mediata dalla utilizzazione del computer, comporta una maggior capacita' di elaborazione immediata e flessibile delle informazione, ma sostanzialmente deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine. In conclusione l' abitudine a saltare da un processo di integrazione cerebrale della informazione ad un altro con una elevata frequenza, certamente cambia la forma di intelligenza poiche' cambiano le modalità di articolare il pensiero, aumentando contemporaneamente lo stress e diminuendo il controllo della percezione cosciente, determinato in precedenza dal confronto costante con ma memoria a lungo termine. Infine e stato notato che i modelli modulari e flessibili della attenzione sono piu' appropriati al cervello femminile che e' mediamente piu' capace di passare da un compito all'
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    il multitasking è l'essenza della nuova era, i giovani sono sempre più mutitasking, anche nella vita quotidiana, è facile vedere persone che anche alla guida, scrivono sms, mentre ascoltano la radio e magari fumano anche una sigaretta, dando uno sguardo di tanto in tanto al percorso sul navigatore..
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    La locuzione Homo Zappiens è stata coniata da Wim Veen e Ben Vrakking, rispettivamente professore e ricercatore all'Università di Delft, per indicare la generazione digitale, cioè quei giovani nati e cresciuti all'ombra delle tecnologie mentali, abili nel gestire il flusso (o il sovraccarico) di informazioni che circola nei nuovi media, nell'intrecciare le comunicazioni faccia a faccia con quelle virtuali e nello sfruttare i loro interlocutori connessi in rete per risolvere in modo cooperativo i loro problemi, a volte capaci di fornire un contributo sia pur minimo alle conoscenze condivise. HZ apprende esplorando e giocando, cioè trasferendo le tecniche dei videogiochi a problemi di varia natura e impadronendosi di conoscenze che non fanno più parte di un canone scolastico semifisso ma sono negoziabili e mutevoli a seconda del contesto e delle circostanze. Queste capacità e caratteristiche di apprendimento saranno utilissime a HZ nella società della conoscenza "liquida" che si profila. Interessante è il rapporto di HZ con la scuola: il tempo di attenzione breve, il comportamento iperattivo, l'indipendenza nell'apprendere fanno dello scolaro HZ un soggetto difficile ma stimolante, che richiede metodi nuovi e originali di insegnamento. E, sostiene Veen, è la scuola che si deve adattare a HZ perché la società che si annuncia avrà bisogno di persone capaci di affrontare la complessità, la mutevolezza, l'adattamento e l'incertezza. Gli insegnanti sono sottoposti a una forte tensione, che deriva dalle diverse abitudini cognitive e attive rispetto a HZ e dalla diversa architettura cerebrale. I giovani digitali sono impazienti, vogliono immediatamente le risposte ai loro quesiti, non si concentrano per risolvere categorie di problemi, ma si gettano sul caso particolare passando subito oltre, non fanno mai una sola cosa alla volta, saltano da Internet alla TV, dal cellulare all'iPod con una divisione di tempo vertiginosa che sfiora la simulta
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    Eppure molte ricerche sul multitasking, ne riporto una in particolare, dimostrano il contrario: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Una sola minoranza di individui (3 su 100) dimostrano di essere a loro agio nell'operare in multitasking il resto invece registra un evidente calo di attenzione e concentrazione. Frank Schirrmacher ha scritto un bel libro "La libertà ritrovata" su questo argomento. Sembra che proprio il multitasking sia responsabile della fatica che i giovani fanno a leggere testi lunghi, del loro distrarsi facilmente, della loro incapacità di astrazione. Però io reputo il tuo contributo corretto e appropriato. La presenza di diverse linee di ricerca anche contradditorie non è altro che il segno dell'importanza e dell'attenzione che riveste questo argomento. Giustamente considerato come sostanziale in quest'epoca digitale.
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    L'articolo è interessante, personalmente vorrei aggiungere che il cervello è per sua natura multitasking. Si pensi alle azioni che esso compie ogni giorno anche senza ausilio del computer. Un esempio? Pensiamo a quando siamo alla guida di un auto, quante cose facciamo contemporaneamente? Guidiamo, per prima cosa, una attività che per chi ha imparato diviene un automatismo, pensiamo (se siamo soli alla guida del mezzo), conversiamo se siamo in compagnia e magari ascoltiamo la radio (eviterei di usare il telefonino, quello è pericoloso). Se riflettiamo su questo il funzionamento del cervello appare più stupefacente dal momento che eseguo più azioni contemporaneamente. Un altro esempio può essere l'azione di attraversamento di una strada trafficata a piedi. Anche in questo caso, a prima vista banale, il nostro cervello esegue una serie di valutazioni rapidissime e complesse. L'osservazione del percorso, la valutazione della velocità delle auto, la distanza da attraversare, il calcolo del tempo necessario a percorrere il tragitto. Tutto ciò implica una serie di valutazioni e calcoli che la nostra mente deve eseguire in pochissimo tempo. Alcuni scienziati hano confermato che far attraversare la strada ad un automa è molto difficoltoso. Il cervello ha quindi delle grandi potenzialità potendo eseguire più operazioni contemporaneamente. Oggi ci troviamo immersi in un flusso informativo di ampia portata, seguire tutto è impossibile ma il cervello opera delle scelte. L'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici determinerà (o già lo stà facendo) una variazione del modo di vivere e di pensare. Il genere umano è molto adattabile come dimostrano le teorie evoluzionistiche.
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    Condivido il fatto che la nostra società ormai ci "obbliga" a fare tante cose in contemporanea e penso che sia discutibile il fatto che queste cose siano fatte bene. E' sicuramente vero che oggi facciamo tante cose che sfuggono al controllo della nostra coscienza e vengono fatte in modo automatico, come guidare l'auto, camminare, respirare, salutare....L'automatismo viene meno quando durante la guida avvertiamo un pericolo, in questo caso sarà normale interrompere le nostre discussioni o l'ascoltare la radio, concentrando la nostra attenzione sulla guida e il "controllo" dell'auto. Lo stesso vale mentre camminiamo, l'automatismo smette quando dobbiamo attraversare la strada in coincidenza di un semaforo. Penso che il cervello multitasking viene messo in crisi, se al posto di automatismi abbiamo la necessità di ragionare e prendere rapidamente delle decisioni, in questo caso non possiamo distogliere "risorse" per essere multitasking
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    Fulvio nel mio post precedente non ho contemplato le situazioni di stress decisionale. Certo il tempo di reazione è fondamentale e anche questa è una carattersitica del nostro cervello. Interrompere un'azione per prendere una rapida decisione è una peculiarità che può essere variabile da individuo a individuo (personalmente sono un pò lento) e dipende dalle proprie potenzialità. Qualcuno ha pensato a come misurarle. Penso che troverai interessante il contributo "Multitasking vs. Continuous Partial Attention".
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    L'articolo riporta correttamente (seppur con la necessaria sintesi della scrittura per il web - giusto una cartella) i pro e i contro che gli studiosi intravedono nel multitasking. Gli argomenti di fondo sono quelli che De Kerckhove affronta nel confronto con le tesi di Nicholas Carr, autore di "Google ci sta rendendo stupidi?", al quale contrappone una visione più favorevole pur senza nascondersi ricadute negative.
rosa maria tafuri

Psicopedagogika - Psicologia e formazione - - Intelligenza - 6 views

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    Per Platone l'intelligenza è ciò che distingue le diverse classi sociali ed è distribuita da Dio in maniera diseguale. Aristotele sosteneva che tutte le persone, tranne gli schiavi, esprimessero facoltà intellettive più o meno uguali, e che le differenze fossero dovute all'insegnamento e all'esempio. Al giorno d'oggi esistono diverse concettualizzazioni di intelligenza.
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    L'intelligenza è la somma di variabili fattori, che come le note del pentagramma concorrono con diversi e variabili accenti a produrre e sviluppare la musica del nostro pensiero.
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    Io credo che, relativamente all'intelligenza, il problema stia nel giudizio di valore che viene dato alle diverse forme di intelligenza. Se una persona ha un'altissima intelligenza emotiva, per cui riesce ad interpretare e capire i segnali che un'altra persona manda, riesce a "capire" profondamente gli altri, non sarà mai valutata intelligente tanto quanto un'altra persona che risolve un difficile problema matematico, ma non sa capire nulla dei bisogni o delle emozioni degli altri. Perché? Perché ci hanno insegnato che l'intelligenza logico-matematica è "intelligenza", quella verbale è "capacità di parlare", quella emotiva è "bontà" o "comprensione". Non so quanto tempo ci vorrà perché le diverse intelligenze (motoria, sensoriale, musicale, insieme a quella spaziale, logico-matematica ecc) siano valutate alla pari. Non so se mai avverrà. Un'intelligenza musicale è altamente valutata se chi ce l'ha diventa un grande musicista. Altrimenti non è presa granché in considerazione. E la capacità di "essere felici"? E' idiozia o intelligenza all'ennesima potenza?!
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    I contributi sull'intelligenza sono stati molteplici, una definizione generale che ho trovato la definisce come: "quel processo mentale che permette di acquisire nuove idee e capacità che consentono di elaborare concetti e i dati dell'esperienza per risolvere in modo efficace diversi tipi di problemi". Spearman definisce l'intelligenza come un fattore di base comune a tutte le attività intellettuali, che chiamò fattore G. Thurstone e Guilford criticarono però la posizione di Spearman sostenendo invece che l'intelligenza fosse costituita da molteplici fattori di abilità mentale tra loro indipendenti. Sternberg ha cercato di sintetizzare queste diverse posizioni sostenendo che il numero dei fattori cambia con il crescere dell'età: si passa così da un'abilità intellettuale generale a vari gruppi di abilità. Gardner ha elaborato la teoria delle intelligenze multiple, secondo la quale non esisterebbe un'unica forma generale di intelligenza, ma distinti tipi di competenze (linguistica, musicale, spaziale, logico-matematica) ciascuna competente per l'elaborazione di uno specifico ambito di informazioni. Oggi si parla di intelligenza distribuita, si è ormai sviluppata la consapevolezza che molte parti dell'intelligenza sono distribuite, non si trovano nella nostra testa, ma risiedono anche nel contesto in cui viviamo. Ogni giorno utilizziamo strumenti e materiali per svolgere le nostre attività, libri, agende, sempre di più computer e strumenti informatici, ma soprattutto parte della nostra intelligenza distribuita sono anche gli altri individui. E prendendo spunto dalle parole di De Kerckhove arrivo ad un'altra forma di intelligenza, quella connettiva. Grazie alle nuove tecnologie gli schermi dei computer divengono "luoghi in cui il pensiero viene scritto, ma simultaneamente, anche luoghi il cui il pensiero viene condiviso e elaborato da diverse persone che possono incontrarsi da qualunque posto si trovino, quando vogliono per dare il proprio contri
STELLA CAPASSO

Google ci rende stupidi? - 13 views

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    E' un articolo forse non recentissimo (2008), ma che riprende una lezione del nostro corso di Psicotecnologie del Prof. De Kerckhove, per cui è un argomento certamente utile ed attuale per i nostri studi. Partendo dal famoso articolo di Carr, in cui il giornalista americano analizza il cambiamento che Internet sta portando nel nostro modo di ragionare, ma anche di concentrarci, l'autrice ci mostra le differenze della lettura sul web da quella di un libro, le enormi potenzialità portate dal web (intelligenza condivisa, capacità multitasking...), sottolineando aspetti di grande attualità, come l'ipertestualità, il sapere globale, la comunicazione immediata, lo spirito di condivisione.
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    E' interessante. Mi piace quello che dice l'autrice nella parte finale: "Allora, educhiamo i giovani a distinguere tra i due sistemi. Educhiamoli a focalizzare l'attenzione". Mi piace perchè è esattamente quello che penso anch'io (!). Il problema non sta tanto in internet. E' vero che internet ci spinge a non concentrarci, perchè ci offre continuamente mille opportunità: come Pinocchio e Lucignolo, nel Paese dei balocchi! Ma possiamo staccarcene e concentrarci a leggere un libro, se vogliamo. Il problema più grave, per me, è quello educativo. I bambini non visitano tanto internet. Ma vivono in un mondo che lo visita di continuo, circondati da adulti incapaci di concentrars, di dedicarsi ad una cosa per volta: parlano al figlio, ma nello stesso momento scrivono e telefonano a qualcuno. Non credi che l'esempio sia la migliore modalità di educare? E i bambini imparano, bevono tutto dagli adulti di riferimento. Faccio molti laboratori di educazione musicale e teatrale nelle scuole. Ci sono situazioni in cui i bambini non hanno capacità di attenzione per più di tre secondi: hanno bisogno di continui stimoli, di novità, altrimenti non seguono perchè "si annoiano"! Ho inserito in Diigo un articolo da New Scientist di Sally Adee (Una mente in stato di grazia è più creativa?) in cui si parla proprio di concentrazione e di come questa capacità sia alla base della possibilità di eccellere in qualche arte o sport. Non si può ottenere nulla, in musica, se non con l'esercizio costante, come nella danza, nel teatro e anche nello sport. Il multitasking, in questo settore, è pericolosissimo! Ma come fare, con i bambini abituati a passare di corsa da un argomento all'altro? Continuo a ripetere che la maniera migliore per creare è quella di annoiarsi: quando i bambini si annoiano, inventano. Quando sono riempiti di nozioni, di informazioni, di novità, l'unica possibilità di salvezza è la fuga dal proprio cervello. Non credo che Google ci renda stupidi. Cred
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    stupidi non so, ma sicuramente più dipendenti : ora come ora vivere senza la rete ora ci appare impossibile , in quanto ha pervaso ogni aspetto della nostra vita personale e professionale . Forse essendo noi una una comunità virtuale alle prese con un corso di laurea telematica rappresentiamo proprio il contesto ideale per dimostrare le contraddizioni , ma anche le possibilità insite nel "nuovo medium"
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    Non credo ci faccia diventare più stupidi. Anzi, la rete grazie anche a siti come Google ci danno la possibilità di conoscere facilmente nuove cose e dunque abbiamo l'opportunità di formare al meglio la nostra coscienza su determinati argomenti.. l'informazione ce la cerchiamo, diversamente dai classici media dove questa ci viene fornita.. e credo sia una bella differenza.. o per lo meno, per me è sempre stata questa la grande differenza, il salto di qualità, tra la televisione/radio ed internet. ovviamente cercare informazioni non è facile, non è sufficiente scrivere l'argomento di interesse su 'Cerca' e prendere per buono il primo link che trovo. ma è lo stesso discorso dell'enciclopedia cartacea: io cercavo sempre più articoli e notizie sulla ricerca che andavo a fare ed ero brava a mettere insieme le cose..
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    in realtà è la nostra sete di conoscenza che è cambiata. Abbiamo un numero infinito di informazioni a portata di mouse e non ci accontentiamo più del primo risultato ottenenuto. Uno dei grandi vantaggi apportati da Google è stato quello di fare ordine e di renderci la navigazione più facile, ma gli altri media non scompaiono...ci accontentiamo dei 5 secondi per capire se una info sul web è interessanbte o meno, ma possiamo ancora goderci un bel libro e avere il piacere di sfogliare un quotidiano. Sono cambiate le nostre esigenze, ma soprattutto si sono amplificate le nostre potenzialità.
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    L'articolo di Carr si preoccupa sulla psiche, cioè tutto questo input di informazioni (Internet) che effetto hanno sui nostri figli e gli educatori sono preoccupati??. Invece il professor De Kerckhove analizza il lato buono di Intenet, di Google in generale, infatti al contrario di cui l'articolo dica che la gente non scriva e legga più, in realtà la gente legge e scrive più che mai, forse proprio perchè invogliata dal poter reperire notizie in Internet. Il mio pensiero è che sia Google che Internet in generale servano per sviluppare la mente verso nuovi orizzonti. Ormai senza l'udo della tecnologia non si va da nessuna parte
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    Un importante articolo di De Kerckhowe ed una delle ultime lezioni del programma di Psicotecnologie che trovo molto interessante perchè illustra le nuove disponibilità del nostro sapere, evoluzioni del nostro comporamento individuale e sociale, delle nostre capacità intellettive.Esternalizzare la mente, essere sempre connessi alla rete può spaventare. Maggiori resistenze giungono dai mentalità conservatrici, o dalle grande organizzazioni che temeno di perdere il controllo, o dal singolo 'utente che teme, oltre alle nuove tecnologie, forse anche se stesso. Così Google, i social network diventano strumenti diabolici, minacciosi, diseducaativi. Occore però valutare che come la scrittura ha lasciato libera la mente dalla pesante incombenza della memorizzazione, così Google, ci condurrà verso nuove attitudini che non riusciamo ancora a prevedere.
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    io credo che google non ci renda stupidi, ma al contrario ci da la possibilità di rispondere ad ogni nostra curiosità e attraverso queste conoscenze ampliare la propria cultura, verso temi che altrimenti non avremmo affrontato, per lo meno con la semplicità di accedere a determinati contenuti. Rimane, però, l'accortezza di verificare le informazioni se provengono da siti attendibili, perchè spesso su internet si trova di tutto. Anche questa selezione del materialie da prendere in considerazione, ci porta a sviluppare un intuito ed una conoscenza non indifferente.
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    Anche questo articolo lo trovo interessantissimo. Mi rendo conto di ciò che Carr vuole trasmettere perché molto spesso mi sono chiesta quale potesse essere il lato negativo di dell'avvento così decisivo del web di google e simili. Io capisco quando dice che trova difficoltà a concentrarsi di più su un libro in quanto quando sono sul web ciò che leggo non è più sequenziale. E' vero ma io trovo geniale questa possibilità di collegarsi ad un altro link ed imparare durante la lettura. L'ipertesto permette questo, permette una lettura dinamica. E' vero anche che non abbiamo a volte la percezione dell'attendibilità dell'informazione come dice Giuseppina.
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    Bisogna dire che nei primi anni di Internet quando i navigatori provenienti dall'ambiente scientifico-universitario la qualità dell'informazione era altissima, con la massificazione di Internet è giocoforza che nel mucchio la qualità sia scesa di parecchio ma le valide fonti non mancano di certo, basta trovarle ed in questo Google è una mano santa.. Oggi tra Google, YouTube, Wikipedia, etc. viene reso disponibile quasi tutto lo scibile umano che va in ogni caso selezionato e scremato ma l'accesso alla conoscenza che esiste oggi non è mai stato possibile prima se non per poche persone e con molta difficoltà.
De Rose Mario

La tecnologia fortifica i neuroni? - 1 views

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    Da una ricerca é emerso che in effetti la tecnologia aiuta a migliorare l'attività cerebrale aumentando l'attività dei neuroni in particolare modo il lobo frontale è quello che più beneficia di questi miglioramenti perché sede del ragionamento e delle decisioni.
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    L'articolo inserito risulta appropriato ai contenuti del corso di studi poiché pone l'accento sulla relazione tra l'uso della tecnologia e lo sviluppo delle connessioni neuronali. La fonte di ricerca è affidabile e, pertanto, anche il contenuto dell'articolo ha un alto livello di correttezza. Il testo è accurato ed esaustivo ma, trattandosi di un argomento molto vasto, si può approfondire l'argomento sviluppando ricerche correlate relative nell'ambito della neuropsicologia cognitiva poiché, come afferma la dottoressa Pina Scarpa nell'articolo in questione, "è cambiato il nostro modo di apprendere, non è più la sola vista e la sola decodifica testuale a permetterlo, ma è l'insieme di vista testuale, di immagini, di suoni, musica, rumore, o addirittura tatto nella realtà virtuale".
lucacivitelli

Multitasking: Levitin e Jenkins a confronto - 0 views

Una delle mie passioni è la musica e, anche se mi posso reputare a malapena mediocre, mi piace cercare sempre nuovi modi per migliorarmi e soprattutto mi piace ispirarmi ai grandi musicisti per pro...

#Multitasking

started by lucacivitelli on 10 Jan 18 no follow-up yet
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