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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged cervello

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Walter Tabbi

Il Cervello Multi-Tasking - 16 views

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    Si dice che Napoleone fosse in grado di fare cinque cose contemporaneamente. In particolare, sembra fosse in grado di dettare ai suoi segretari fino a cinque lettere, saltando dall'una all'altra senza perdere il filo del discorso.
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    Non conosco le straordinarie capacità di Napoleone. Sarà stata la sua epoca diversa! La nostra è una condizione ben diversa per alcuni ricercatori che hanno stabilito che un uso eccessivo della tecnologia è pericoloso come una dieta ricca di zuccheri o grassi. Il principale artefice è il multitasking, che sottrae attenzione nei compiti di tutti i giorni e peggiora le prestazioni cerebrali.
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    Ribadisco quello che ho detto più su: non dettava cinque lettere contemporaneamente (neanche gli sciamani siberiani riescono ad emettere più di due suoni contemporaneamente!). Semplicemente passava da un dettato all'altro. Ma davvero ci avrebbe messo di più, dettando una dopo l'altra le cinque lettere? Davvero ci mettiamo di più, se facciamo le cose una dietro l'altra, anziché una incastrata nell'altra? Non voglio dire che io ci riesca, ma mi chiedo se non sarebbe meglio vivere così. Quanto c'è di reale necessità e quanto invece di fuga?
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    Si è tentati di dire che il nostro cervello non va al passo coi tempi. Una ricerca della Carroll School of Management di Boston firmata da Adam Brasel e James Gips sentenzia che il multitasking non può che distrarre. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori - che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking -hanno registrato lo sguardo di un gruppo di volontari che utilizzavano contemporaneamente televisione e computer, senza alcun vincolo. Spiega Brasel: "ci aspettavamo che l'utilizzo simultaneo di questi due mezzi portasse a una riduzione dell'attenzione, ma non credevamo fino a questo punto. In 27 minuti i volontari in media hanno spostato 120 volte gli occhi da uno schermo all'altro, senza peraltro rendersene conto: quando abbiamo chiesto loro quante volte erano passati dalla TV al Pc e viceversa, hanno dichiarato di averlo fatto una averlo fatto una quindicina di volte al massimo. Dieci volte meno rispetto a quanto era accaduto in realtà. E pur togliendo gli sguardi rapidi, di durata inferiore a un secondo e mezzo, restano comunque 70 cambi di attenzione nella mezz'ora di test". Stando a quanto afferma un'altra ricerca, questa volta francese, l'organo che garantisce tutte le nostre attività non riuscirebbe a pensare o a compiere più di due azioni per volta. Quantomeno non riuscirebbe a farlo senza scadere nella mediocrità. A sostenerlo, ricercatori guidati da Sylvain Charron dell'Institute National de Santé et de la Recherche Medicale e da Etienne Koechlin dell'Ecole Normale Supérieure di Parigi, i quali hanno pubblicato i risultati ottenuti sulla prestigiosa rivista Science. Correre dietro a decine di cose - scrivere una mail, rispondere al telefono, ascoltare musica - nello stesso momento crea un deficit di concentrazione e un abbassamento dei livelli di attenzione, con il risultato che molte cose e informazioni ci scivolano addosso senza incidere in profondità. Secondo i ricercato
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    Fare troppe cose insieme non è così produttivo, troppe cose e fatte male. L'eseguire diverse attività contemporaneamente comporta una eccessiva frammentazione delle attività, danni per la produttività e per i rapporti interpersonali. A Alcuni studi hanno messo in evidenza che il cervello sia in grado di eseguire bene solo due attività.
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    Anche a lavoro, adesso, fanno molti corsi sul tema dei danni del multitasking e di quanto sia importante eseguire le attività più o meno in serie, pianificandole, senza "distrazioni laterali" che fanno perdere tempo e deconcentrano... come rispondere al telefono, ascoltare un collega, leggere una @ mentre si scrive una relazione... anche se, in realtà, spesso siamo costretti a tutto ciò e, dunque,.... come si fa? Il compromesso, la soluzione ideale per tutto!
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    L'articolo che propongo è una sintesi degli studi di Koechlin, il quale conclude che il cervello non è fatto per il multi-tasking. Conclusione opposta rispetto agli studi condotti da Gary W. Small, Susan Y. Bookhaiemer e Teena D. Moody e illustrati da De Kerckhove. Secondo questi ultimi, infatti, la struttura del cervello dei giovani sta cambiano in quanto questi, essendo di fatto multitasking, stanno sviluppando maggiormente i neurotrasmettitori. Koechlin, viceversa, ritiene che il multitasking non sia congenitamente possibile se non al prezzo di risultati insoddisfacenti. Cosa ne pensate?
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    La tecnologia e le invenzioni, nei secoli, hanno permesso all'uomo di realizzare le proprie "fantasie". Le tecnologie, infatti, vengono in aiuto e nascono per un determinato scopo, per servire l'uomo, per aiutarlo a superare limiti non solo fisici. La nascita e lo sviluppo della rete, è uno degli usi del computer, una macchina che nasce anche per superare i limiti del nostro cervello. Oggi siamo giunti a quel processo che determina l'esteriorizzazione della mente, spostandosi dal soggetto allo schermo, dalla rappresentazione della mente divisa in 3 spazi : fisico, mentale e virtuale, che trova come luogo d'incontro lo schermo. Sembra però che tutto questo non basti più, l'uomo non vuole restare più in "cabina di regia" vuole appropriarsi delle tecnologie e integrarle nel suo corpo, sperimentare dal vivo queste esperienze. Come fa Stelarc da buon sperimentatore estremo, nel suo caso la tecnologia non è vista come qualcosa di opprimente e castrante, bensì come mezzo per amplificare l'azione corporea ed arrivare alla costruzione di un "organismo nuovo", un cybercorpo..... http://www.edueda.net/index.php?title=Stelarc Il nostro cervello multitasking ? Personalmente, non penso si possa essere in grado di potere dare la giusta attenzione a più problematiche contemporaneamente, quindi svolgere più attività che richiedano la necessità di prendere decisioni . E' vero, ci sono gesti abitudinari che diciamo "scorrono in pieno automatismo", ad es la mattina mi trovo a guidare l'auto e fare in contemporanea altre cose, parlare, ascoltare la radio, tf, lo faccio ormai istintivamente, tanto che a volte mi trovo a percorrere la stessa strada (sbagliando), anche se dovevo andare da un'altra parte!!!. Morale sono tutte cose ripetitive e istintive, ormai memorizzate, che non prevedono "percorsi agionati". Penso che in futuro, le new generation, potranno
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    Oggi siamo tutti multitasking: le donne indaffaratissime a dividersi tra lavoro, casa e famiglia; i giovani studiano con il pc da un lato ed il telefonino dall' altro; al lavoro ci si divide tra telefono fisso, mobile, e_mail etc. Ma l' essere umano ed il suo cervello si abituano a tutto. E' ovvio che se si fanno tante cose contemporaneamente se ne perde in qualità ma, dove davvero occorre raggiungere risultati che siano "validi", basta un pizzico di volontà e concentrazione in più ed il gioco è fatto! Speriamo....
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    Interessante è leggere l'articolo nel sito riportato http://www.mindcheats.net/2012/01/il-multitasking-e-una-droga.html Si parla del fatto che il mulitasking può diventare una vera droga. Il cervello è fatto per concentrarsi.Fare più cose contemporaneamente manda in tilt il cervello. Si molto probabilmente dobbiamo riflettere su questo aspetto, non è forse meglio puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità di cose effettuate male?
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    Riporto la parte finale del commento che nel post precedente viene "troncata" ( forse per limite max di caratteri) Penso che in futuro, le new generation, potranno "studiare" come meglio organizzare i propri cervelli, in modo da potere svolgere, contemporaneamente + azioni complesse, forse anche con l'aiutino dell'innesto di un bel "scheduler" e perché no un bel po' di "memoria" che può sempre servire.
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    Il problema del multitasking è la dipendenza che crea. Chi si abitua a fare più cose contemporaneamente ogni giorno farà fatica a staccarsi dall'abitudine e pertanto anche quando dovrebbe concentrarsi o prendersela con calma, non riesce a focalizzare l'attenzione laddove veramente servirebbe. Il cervello ha una specie di centro di controllo, all'interno del quale vengono smistate le informazioni e viene deciso come e quando processarle ma la nostra mente nella storia della sua evoluzione non si è mai trovata a dover fare i conti con una così grande mole di dati e informazioni, e se non stiamo attenti potrebbe addirittura andare in tilt.
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    Un secondo contributo alla ricerca sul funzionamento del nostro cervello. Nel precedente intervento avevo sostenuto che più ricerche avevano dimostrato che il cervello umano non è strutturato per operare in multitasking. Alcuni individui possono, ma sono una minoranza (circa 3 su 100) poiché la maggioranza registra cali di attenzione e di concentrazione. L'articolo che allegho in questo secondo intervento, spiega al meglio il motivo delle nostre risposte cognitive monotaking.
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    riguardo il discorso multitasking devo raccontare un episodio che vivo quotidianamente da circa 4 giorni... fa un pò ridere ma credo che sia esemplificativo di quanto siamo immersi nel mare delle tecnologie... sto facendo l'aerosol appunto da 4 giorni: il mio apparecchio per farlo però è un pò vecchio: cioè appena lo accendo il tubicino che collega la struttura alla boccetta, si toglie al gettito d'aria. In pratica con una mano devo reggere il tubicino e con l'altra la mascherina che ho alla bocca: immaginate che in tutto questo io non posso nè usare il pc, nè rispondere a un sms, nè guardare la tv perchè fa rumore... posso dire che sono un "carcerato dell'aerosol"?. questo esempio pietoso lo riporto spiegandolo: almeno io, ormai, uso pc, iphone e tv insieme: è diventata routine rispondere a mail contemporaneamente a sms guardando la tv o ascoltando musica...e quando ti ritrovi nell'impossibilità di farlo, soffri... come si fa a dire che il nostro cervello non è strutturato per operare in multitasking? mi chiedo cosa cavolo facesse anni fa, quando facevamo una sola cosa alla volta!!! :)
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    Ho trovato molto interessante questo articolo dello psicologo, psicoterapeuta e giornalista Francesco Albanese, direttore della rivista on line "neuroscienze.net" - http://www.neuroscienze.net, in cui si parla di "cervello multitasking". Si dice che Napoleone fosse in grado di fare cinque cose contemporaneamente. In particolare, sembra fosse in grado di dettare ai suoi segretari fino a cinque lettere, saltando dall'una all'altra senza perdere il filo del discorso. Di testimoni oculari in grado di confermare questa sua capacità oggi non ce ne sono più e pertanto non sappiamo quanto di questa affermazione sia leggenda e quanto verità, anche se in definitiva la questione non appare poi così improbabile. La cosa certa è che l'imperatore francese non sapeva che ai giorni nostri questa sua capacità avrebbe preso il nome di multi-tasking. Parlando di multi-tasking oggi giorno viene automatico associare al termine la parola computer ed inevitabilmente ci troviamo a pensare al cervello umano. Ma il triangolo che abbiamo ottenuto Cervello-Computer-Multitasking è veramente una figura chiusa? oppure no? Certamente il nostro cervello, diversamente dal computer, non ha il tasto reset! Buona lettura
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    Trovo estremamente chiari i contenuti dell'articolo. Il nostro cervello, contrariamente al computer, è in grado di ragionare e di mettere in campo azioni non previste in precedenza.
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    un articolo davvero interessante che ha dato risposte ad alcuni dubbi relativi al nostro cervello. Il computer è chiaro che lavora in sequenza, il multitasking in realtà si realizza grazie alla spaventosa velocità di elaborazione di una CPU che ci fa vedere tanti task che funzionano contemporaneamente quando in realtà il dispatchere presenta alla CPU i task singolarmente uno dopo l'altro per farne eseguire un po'. L'estrema velocità di ogni pezzo di processo da l'impressione che tutto si svolga fluidamente e in modo esclusivo. Basti pensare ad un pc non molto potente che ha un video in esecuzione e opero una pesante copia dati da disco esterno; la CPU non regge il carico e si vede la velocità di trasferimento dei dati calare drasticamente e si noterà soprattutto che il nostro video va a scatti. Interessante capire invece come funziona il nostro cervello, che anche quando facciamo più cose nello stesso tempo, al massimo riusciamo a farne due, perchè appena il numero delle attività cresce si abbassa la soglia di attenzione e facciamo male tutto. Questo non è ancora chiaro se deriva dal fatto di avere due emisferi. a tale proposito interessante l'articolo di Italiasalute.it http://www.italiasalute.it/news.asp?ID=10366
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    Interessante articolo che affronta il tema del multi-tasking anche rispetto alle modalità di funzionamento del cervello umano
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mulltitasking e psicotecnologie - 6 views

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    il cervello al giorno d'oggi
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    Al giorno d' oggi con l' accrescersi della societa' della informazione il cervello si abitua a svolgere piu' compiti simultaneamente (multitasking work) senza provocare interferenze. Come nel computer si ha la possibilità di aprire varie finestre ed elaborare in parallelo le informazioni anche il nostro cervello e capace di elaborare piu' compiti contemporaneamente. La formazione cerebrale diviene in tal modo piu' flessibile e capace di suddividere la attenzione in molteplici attivita' di elaborazione delle memorie e breve termine. L' utilizzare le molteplici capacita' di integrazione cerebrale della informazion, come si fa con lo "zapping in TV", va' pero' a discapito della concentrazione attenzionale e percettiva. Pertanto , come si puo osservare dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello ( RMf-Brain -Imagin), la elaborazione della parallela della informazione va ad attivare ben poco le zone centrali del cervello responsabili del confronto con i processi mnemonici a lungo termine ( Talamo ed Ipotalamo). Pertanto il passaggio da una formazione di tipo logico-seriale, ad una piu' propria dell' e.learning mediata dalla utilizzazione del computer, comporta una maggior capacita' di elaborazione immediata e flessibile delle informazione, ma sostanzialmente deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine. In conclusione l' abitudine a saltare da un processo di integrazione cerebrale della informazione ad un altro con una elevata frequenza, certamente cambia la forma di intelligenza poiche' cambiano le modalità di articolare il pensiero, aumentando contemporaneamente lo stress e diminuendo il controllo della percezione cosciente, determinato in precedenza dal confronto costante con ma memoria a lungo termine. Infine e stato notato che i modelli modulari e flessibili della attenzione sono piu' appropriati al cervello femminile che e' mediamente piu' capace di passare da un compito all'
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    il multitasking è l'essenza della nuova era, i giovani sono sempre più mutitasking, anche nella vita quotidiana, è facile vedere persone che anche alla guida, scrivono sms, mentre ascoltano la radio e magari fumano anche una sigaretta, dando uno sguardo di tanto in tanto al percorso sul navigatore..
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    La locuzione Homo Zappiens è stata coniata da Wim Veen e Ben Vrakking, rispettivamente professore e ricercatore all'Università di Delft, per indicare la generazione digitale, cioè quei giovani nati e cresciuti all'ombra delle tecnologie mentali, abili nel gestire il flusso (o il sovraccarico) di informazioni che circola nei nuovi media, nell'intrecciare le comunicazioni faccia a faccia con quelle virtuali e nello sfruttare i loro interlocutori connessi in rete per risolvere in modo cooperativo i loro problemi, a volte capaci di fornire un contributo sia pur minimo alle conoscenze condivise. HZ apprende esplorando e giocando, cioè trasferendo le tecniche dei videogiochi a problemi di varia natura e impadronendosi di conoscenze che non fanno più parte di un canone scolastico semifisso ma sono negoziabili e mutevoli a seconda del contesto e delle circostanze. Queste capacità e caratteristiche di apprendimento saranno utilissime a HZ nella società della conoscenza "liquida" che si profila. Interessante è il rapporto di HZ con la scuola: il tempo di attenzione breve, il comportamento iperattivo, l'indipendenza nell'apprendere fanno dello scolaro HZ un soggetto difficile ma stimolante, che richiede metodi nuovi e originali di insegnamento. E, sostiene Veen, è la scuola che si deve adattare a HZ perché la società che si annuncia avrà bisogno di persone capaci di affrontare la complessità, la mutevolezza, l'adattamento e l'incertezza. Gli insegnanti sono sottoposti a una forte tensione, che deriva dalle diverse abitudini cognitive e attive rispetto a HZ e dalla diversa architettura cerebrale. I giovani digitali sono impazienti, vogliono immediatamente le risposte ai loro quesiti, non si concentrano per risolvere categorie di problemi, ma si gettano sul caso particolare passando subito oltre, non fanno mai una sola cosa alla volta, saltano da Internet alla TV, dal cellulare all'iPod con una divisione di tempo vertiginosa che sfiora la simulta
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    Eppure molte ricerche sul multitasking, ne riporto una in particolare, dimostrano il contrario: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Una sola minoranza di individui (3 su 100) dimostrano di essere a loro agio nell'operare in multitasking il resto invece registra un evidente calo di attenzione e concentrazione. Frank Schirrmacher ha scritto un bel libro "La libertà ritrovata" su questo argomento. Sembra che proprio il multitasking sia responsabile della fatica che i giovani fanno a leggere testi lunghi, del loro distrarsi facilmente, della loro incapacità di astrazione. Però io reputo il tuo contributo corretto e appropriato. La presenza di diverse linee di ricerca anche contradditorie non è altro che il segno dell'importanza e dell'attenzione che riveste questo argomento. Giustamente considerato come sostanziale in quest'epoca digitale.
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    L'articolo è interessante, personalmente vorrei aggiungere che il cervello è per sua natura multitasking. Si pensi alle azioni che esso compie ogni giorno anche senza ausilio del computer. Un esempio? Pensiamo a quando siamo alla guida di un auto, quante cose facciamo contemporaneamente? Guidiamo, per prima cosa, una attività che per chi ha imparato diviene un automatismo, pensiamo (se siamo soli alla guida del mezzo), conversiamo se siamo in compagnia e magari ascoltiamo la radio (eviterei di usare il telefonino, quello è pericoloso). Se riflettiamo su questo il funzionamento del cervello appare più stupefacente dal momento che eseguo più azioni contemporaneamente. Un altro esempio può essere l'azione di attraversamento di una strada trafficata a piedi. Anche in questo caso, a prima vista banale, il nostro cervello esegue una serie di valutazioni rapidissime e complesse. L'osservazione del percorso, la valutazione della velocità delle auto, la distanza da attraversare, il calcolo del tempo necessario a percorrere il tragitto. Tutto ciò implica una serie di valutazioni e calcoli che la nostra mente deve eseguire in pochissimo tempo. Alcuni scienziati hano confermato che far attraversare la strada ad un automa è molto difficoltoso. Il cervello ha quindi delle grandi potenzialità potendo eseguire più operazioni contemporaneamente. Oggi ci troviamo immersi in un flusso informativo di ampia portata, seguire tutto è impossibile ma il cervello opera delle scelte. L'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici determinerà (o già lo stà facendo) una variazione del modo di vivere e di pensare. Il genere umano è molto adattabile come dimostrano le teorie evoluzionistiche.
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    Condivido il fatto che la nostra società ormai ci "obbliga" a fare tante cose in contemporanea e penso che sia discutibile il fatto che queste cose siano fatte bene. E' sicuramente vero che oggi facciamo tante cose che sfuggono al controllo della nostra coscienza e vengono fatte in modo automatico, come guidare l'auto, camminare, respirare, salutare....L'automatismo viene meno quando durante la guida avvertiamo un pericolo, in questo caso sarà normale interrompere le nostre discussioni o l'ascoltare la radio, concentrando la nostra attenzione sulla guida e il "controllo" dell'auto. Lo stesso vale mentre camminiamo, l'automatismo smette quando dobbiamo attraversare la strada in coincidenza di un semaforo. Penso che il cervello multitasking viene messo in crisi, se al posto di automatismi abbiamo la necessità di ragionare e prendere rapidamente delle decisioni, in questo caso non possiamo distogliere "risorse" per essere multitasking
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    Fulvio nel mio post precedente non ho contemplato le situazioni di stress decisionale. Certo il tempo di reazione è fondamentale e anche questa è una carattersitica del nostro cervello. Interrompere un'azione per prendere una rapida decisione è una peculiarità che può essere variabile da individuo a individuo (personalmente sono un pò lento) e dipende dalle proprie potenzialità. Qualcuno ha pensato a come misurarle. Penso che troverai interessante il contributo "Multitasking vs. Continuous Partial Attention".
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    L'articolo riporta correttamente (seppur con la necessaria sintesi della scrittura per il web - giusto una cartella) i pro e i contro che gli studiosi intravedono nel multitasking. Gli argomenti di fondo sono quelli che De Kerckhove affronta nel confronto con le tesi di Nicholas Carr, autore di "Google ci sta rendendo stupidi?", al quale contrappone una visione più favorevole pur senza nascondersi ricadute negative.
Mauro Rossi

Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta - Stili di vita - Salute e B... - 8 views

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    Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta Il multitasking non e' da tutti: solo il 2,5% delle persone riesce a prestare veramente attenzione a piu' attivita' insieme. Il cervello sceglie invece una sola cosa alla volta eliminando tutto il resto e fare piu' mansioni contemporaneamente puo' avere anche conseguenze negative. E' l' 'attenzione selettiva', una abilita' innata che aiuta a ragionare in un mondo fatto fondamentalmente di rumori. I ricercatori della California University di San Francisco hanno usato il frastuono di un party come test per osservare come funziona il multitasking scoprendo che e' la zona della corteccia sensoriale del cervello localizzata dietro le orecchie, dove arrivano e vengono interpretati i suoni, ad accendersi in presenza di un singolo stimolo uditivo e che, con l'aiuto degli occhi, aumenta la percezione cosi' da registrare solo il suono piu' alto ''come se ci fosse solo una persona a parlare'', sottolinea il direttore dell'indagine, Edward Cheng. Il fenomeno e' stato battezzato dagli studiosi col nome di 'cocktail-party effect' e la ricerca e' stata pubblicata di recente su Nature.
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    Dei ricercatori francesi hanno osservato e studiato un campione di 32 volontari, affidando loro prima un compito e successivamente due compiti differenti ma simili. I volontari sono stati osservati nel corso dell'esperimento con la risonanza magnetica e i ricercatori hanno notato che, mentre nello svolgimento di un'unica mansione venivano coinvolte più zone neurali di entrambi gli emisferi cerebrali, nello svolgimento di più funzioni il cervello si divideva a metà, deputando a ciascun emisfero un incarico. In particolare il lobo frontale, che è la parte del cervello deputata alle funzioni esecutive, non può adempiere a più di due compiti. Il tipo di esperimento eseguito, su un campione di individui destri e nessun mancino e con due compiti da portare a termine che erano simili tra loro, dicono i ricercatori sulla rivista "Science", non consente di dire se la divisione dei compiti tra i due emisferi sia casuale o dipenda dal tipo di operazione e dalla dominanza di un emisfero su un altro. Ma i risultati dello studio suggeriscono che il lobo frontale, che ha funzioni esecutive, è limitato a svolgere al massimo due compiti nello stesso momento. "Ecco perché la gente prende spesso decisioni irrazionali quando fa più di due cose insieme", spiega Koechlin: "Possiamo cucinare e stare al telefono, ma non possiamo per natura provare a leggere anche il giornale". Lo studio suggerisce anche che non esagerare nel multitasking è una buona regola non solo per le cose da fare, ma anche per quelle da pensare. Come il nostro cervello non è fatto (se non a un caro prezzo e con dubbi risultati) per fare troppe cose in una volta, così non è predisposto nemmeno per pensare a troppe cose: anche le scelte devono essere prese su due opzioni alla volta.
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    Alcuni ricercatori,guidati dal sociologo-matematico Clifford Nass,hanno condotto vari esperimenti su 100 studenti,tra multi-attivi e più tranquilli;e hanno concluso che il cervello dell'individuo multitasking lavora male.Chi è bombardato da flussi di informazione(da telefono,pc,tv) e cerca di fare tante cose insieme è disattento,non riesce a concentrarsi né a utilizzare bene la memoria.Con risultati peggiori di quelli dei posapiano che fanno una cosa alla volta.Per stabilire se i multitaskers ci sono o ci fanno ovvero se sono nati con una minore capacità di concentrazione,o se facendo tante cose insieme danneggiano le loro abilità cognitive,un giornalista-scrittore americano, A.J. Jacobs,ha preso sul serio la seconda ipotesi. Jacobs, ha provato a vivere facendo una cosa alla volta.All'inizio, Jacobs stava impazzendo.Perché per condurre una vita mono-tasking bisogna rinunciare al nostro consueto modo di vivere. Fin dall'inizio della giornata:niente più colazioni brevi e frenetiche,si fa il caffè mentre si accende il computer e si controllano le e-mail sullo smartphone.Niente cene familiari con la tv accesa.Niente telefonate mentre si legge,si cucina o si lavora.ESPERIMENTO La tecnica, spiega Jacobs,ha seri fondamenti scientifici.Possiamo lasciare i nostri pensieri scorrere lasciando il cervello in default,venendo sopraffatti da rabbia, meschinità, orgoglio ferito, fantasie egoistiche.O possiamo coscientemente scegliere di esercitare un qualche controllo su come e cosa pensiamo» Cercando di finire una relazione-facendo i conti di casa-rispondendo al telefono-controllando legumi che cuociono.Alla fine dell'esperimento,Jacobs è stato meglio.Riusciva a giocare con i suoi bambini senza controllare messaggi e e-mail,parlava con gli amici tenendo gli occhi chiusi per sentire l'altro e approfondire il contatto.Non ha smesso di essere un multitasker, ma:"sono come un fumatore che da tre e' passato a 10 sig al giorno"!
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    Quando io riesco ad essere concentrata in un'unica cosa da fare, sento che è come se avessi fatto della meditazione. Sono in pace con me stessa, col mondo, serena e positiva nei confronti della vita. Non so quale sia la ragione. Ma so che questo mondo sempre di fretta ci sta facendo andare in tilt. Le persone sono più informate, più colte, più aggiornate. Ma sappiamo davvero di più? Quanto di tutto ciò che arriva al nostro cervello è ridondante e non indispensabile? Avete mai provato a leggere un giornale italiano quando siete in vacanza all'estero? Magari ne comprate uno ogni quattro giorni. Ed è assolutamente lo stesso che se l'aveste comprato ogni giorno. La quantità ha superato la qualità e l'approfondimento. Al di là del fatto di poter o meno fare più cose alla volta (e bene), qual è il fine? La nostra serenità aumenta? No, diminuisce. Il nostro impatto sul mondo è maggiore? O non abbiamo tante cognizioni di cui non facciamo nulla? Questo stesso archivio online: quanto è frutto di pensiero profondo e quanto di necessità dettata dal dover fare l'esame? Quanto ogni inserto è meditato, pensato, condiviso? E quabte cose vengono pubblicate e non lette?! Non so, ma sono molto perplessa su tutto ciò...
Ianni Luisa

Sarà mai possibile per l'uomo tornare al mono-tasking? Esperimento interessante - 28 views

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    La sindrome multitaskingTutto insieme e tutto male Il cervello di chi cerca di fare tante cose nello stesso momento lavora male. L'esperimento di Jacobs di MARIA LAURA RODOTA' Se avete almeno una volta fatto cadere il cellulare nel water, siete nella fascia alta. Se vi è capitato, è perché siete dei grandi multitasker.
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    lo trovo molto interessante...
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    anche io la trovo molto interessante. lo stesso professore durante le videolezioni dice che ha trovato i suoi figli studiare con la radio accesa...durante le superiori (circa 5 anni fa) studiavo in assoluto silenzio senza il computer e soltanto con i libri... oggi invece mi capita spesso di studiare con la radio e il computer acceso magari connessa tra facebook e youtube perchè devo essere sempre informata su tutto...nella nostra epoca possiamo anche dire che l'informazione è diventata una droga
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    ho trovato l'articolo molto interessante e mi chiedo se oltre una predisposizione personale non sia la società odierna che ci spinge a fare tante cose contemporaneamente per poter emergere, per poter essere "visti", chi non è on line, non è connesso, non è sempre presente, in certi ambienti non esiste. Ormai,come dice il prof Bagnara "è difficile distinguere il piano di lavoro da quello dell'ufficio", e spesso si rimane connessi al lavoro, all'università mentre si è nell'ambiente familiare, vi è un'invasione di campi....
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    Come detto in un altro post è vero che siamo multitasking ma non le nostre capacità si suddividono in funzione del nr di attività svolte in contemporanea, quindi come un computer che puà aprire più programmi nello stesso momento abbassa notevolmente le prorpie prestazioni
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    LA RICERCA La sindrome multitaskingTutto insieme e tutto male Il cervello di chi cerca di fare tante cose nello stesso momento lavora male. L'esperimento di Jacobs di MARIA LAURA RODOTA' Se avete almeno una volta fatto cadere il cellulare nel water, siete nella fascia alta. Se vi è capitato, è perché siete dei grandi multitasker.
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    mi sono sorte due riflessioni apparentemente in contrasto tra loro : non condivido l'idea che chi sia multitasking è più "stupido" o fa le cose in maniera peggiore, anzi a volte credo che il cervello si alleni e anche la memoria. ritengo tuttavia interessante l'esperimento non tanto al fine di rendere le persone meno stupide, ma sicuramente per ridare gusto alla vita, assaporando e non solo assaggiando le cose. proverò personalmente!
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    curiosando sul web in tema di multitasking ho trovato quest'articolo del sole24ore http://salute24.ilsole24ore.com/articles/7944-donne-multitasking-fino-al-70-in-piu-rispetto-agli-uomini?refresh_ce....in definitiva succede per quest'argomento un po' quello che capita con molte ricerche ....che dimostrano tutto ed il contrario di tutto!
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    Il detto meglio fare una cosa alla volta è sempre valido? I ritmi di vita frenetici che ci impone la società non sono di sicuro di questo avviso considerato che siamo portati a compiere diverse azioni simultaneamente, perdendo di vista il valore di ciò che si sta realizzando e il fatto di non essere presenti con se stessi nel momento in cui si compie qualcosa, si sta già eseguendo altro …
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    Credo che il multitasking sia il prossimo passaggio evolutivo del genere umano, nel senso che le nuove generazioni acquisiranno sempre di più la capacità di interagire contemporaneamente con tecnologie diverse e lo faranno sempre meglio. Penso che il cervello umano evolvendosi acquisirà sempre più le competenze necessarie per gestire più attività in contemporanea. Ma noi non facciamo parte della "generazione multitasking" quindi continuiamo a prenderci il nostro tempo e quando ci riusciamo cerchiamo di concentrarsi su un'attività alla volta :)
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    Io penso che al giorno d'oggi ognuno di noi sia multitasking che lo si voglia o no. Non sono discorsi nuovi, il mondo è cambiato e la possibilità di spostarsi più velocemente, di ottenere informazioni in tempo reale, di poter interagire con l'altra parte del mondo in tempo reale, ha portato ad un aumento delle prestazioni e quindi delle richieste. E' tutto velocissimo. Ci sono tantissime persone che per lavoro vanno e vengono da voli internazionali più volte a settimana (solo per fare un esempio banale). Avere un mutuo e una famiglia (situazione diffusissima) ti impone il multitasking! Disponiamo di sole 24 ore al giorno! Sicuramente fare una cosa alla volta sarebbe la cosa migliore....ma chi se lo può permettere oggi?
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    Questo articolo ha colpito subito la mia attenzione in quanto io mi sento personalmente una multitasker. Tante, troppe cose da fare, ed ecco che per colpa della quantità di impegni si perde la qualità e le cose vengono male. E' proprio così, se sono impegnata al telefono posso pure mettermi ai fornelli ma è quasi sicuro che se mi distraggo brucio qualcosa. Quante volte mi è successo! :-)
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    L'esperimento di Jacobs ci fa capire come noi intendiamo il Multitasking ma non siamo in grado di metterlo in paratica. Il nostro cervello è in grado di pensare molte cose contemporaneamente? E' una illusione come è una illusione il fatto che il computer faccia diverse cose contemporaneamente. In realtà sia il computer che il nostro cervello possono fare/pensare a tante attività ma con una frequenza che, se particolarmente alta, ci dà la sensazione della contemporaneità. Men che meno il nostro corpo può eseguire azioni in contemporanea. Ecco perchè quando proviamo a pensare e fare tante cose in pochissimo tempo risultiamo distratti e le azioni intraprese risultano eseguite in modo approssimativo. Tuttavia la società in cui viviamo (parlo della società evoluta e/o "occidentale")ci obbliga, quasi, a muoverci in questa direzione ma, senza ripetere l'esperimento relativo all'articolo, possiamo quantomeno passare ad una vita bitasking o al massimo tritasking
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    Beh, che dire?!? La sindrome multitasking ha colpito anche me, la differenza è che quasi quasi, a questo punto, ne vado orgogliosa! Non mi sento affatto stupida nel (dover) fare tante cose e contemporaneamente, certo l'attenzione va comunque divisa tra le varie controlla la e-mail-prendi in braccio tua figlia che piange-riscalda il latte-rispondi al telefono-cucina per il resto della famiglia ma con un buon allenamento si può fare bene ugualmente. Io proporrei l'esperimento contrario: perchè non far cimentare quei posapiano cronici che criticano chi deve destreggiarsi tra i mille impegni quotidiani, in due attività contemporaneamente? Non so se ne sarebbero capaci.... F.to mamma multitasking. ;-)
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    Giuseppina ha ragione...lo afferma James Flynn, lo psicologo viene citato in un articolo che ho postato poco fa :-) http://en.wikipedia.org/wiki/James_R._Flynn
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    Articolo del "Corriere", provocante e anche abbastanza scientifico
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    Articolo sicuramente corrispondente al modo di vivere del 98% degli occidentali. Il fatto è che troppo spesso, almeno personalmente, mi sento stupida a "perdere tempo", a non riuscire a far entrare tutto nelle sole 24 ore al giorno che abbiamo. Pensare ed agire in multitasking è spesso una necessità e non un'aspirazione, costretti dai mille impegni quotidiani. Certo che a volte ci mettiamo del nostro, tipo assumere incombenze non di nostra competenza o, come nel nostro caso, tornare a studiare mentre già facciamo uno o magari due lavori ed in più abbiamo una casa e dei figli a cui pensare. Ma, anche se è vero che a volte si fanno pasticci, si dimenticano cose elementari o si lascia cadere - come ironizza l'autrice dell'articolo - il cellulare nel water, è pur vero che la maggior parte di noi non riesce più a rallentare, anzi a volte si annoia pure, se non trova più cose da fare contemporaneamente!
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    Sempre sull'inefficacia del multitasking parla un articolo di Forbes. Why Multitasking doesn't work? http://www.forbes.com/sites/douglasmerrill/2012/08/17/why-multitasking-doesnt-work/. Il nostro cervello non è programmato per il multitasking, la nostra memoria a breve termine può immagazzinare dalle 5 alle 9 cose per volta. Quando cerchiamo di compiere di azioni diverse nello stesso momento che richiedano entrambe lo stesso livello di attenzione, il multitasking non funziona perché il cervello non è in grado di processare due flussi di informazioni separati allo stesso tempo e codificarli nella memoria a breve termine per poi trasferirli nella memoria a lungo termine. Questi processi non potranno essere richiamati dalla memoria a lungo termine e quindi non potranno essere usati. L'autore porta l'esempio delle riunioni di Google,(identiche a quelle nostre!) dove tutti avevano il loro lap top per continuare a seguire le diverse attività in cui erano impegnati. Risultato è che nessuno riusciva a ricordare realmente i contenuti della riunione diminuendo di fatto la produttività. Cosi alcuni meeting sono stati dichiarati "no-laptop zones".
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    Penso che sia una pura illusione pensare di organizzare le nostre cose e la nostra vita in multitasking. E' vero, momenti della nostra vita ci portano, purtroppo a dovere fare + cose in contemporanea, ma se ci facciamo caso la nostra attenzione viene catturata da 1 sola cosa x volta, le altre vengono percepite come rumore di fondo, disturbo che tende a farci perdere l'attenzione dell'attività principale. Se mentre parlo al telefono, vengo distolto dalla notizia data al televisore tendo a distrarmi, a non dare + attenzione al mio interlocutore, conseguenza perdo delle informazioni che potrebbero essere o meno importanti. Morale : il mio cervello può lavorare in multitasking, ma con inevitabile perdita di dati, alla stessa stregua di un cervello che lavora in time-sharing, a divisione di tempo, se durante quelle frazioni di tempo non perdo "informazioni" utili tutto va bene, altrimenti è un casino.
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    Io non sono d'accordo Fulvio. Credo infatti che il nostro cervello sia multitasking di default anche senza pc e cellulare! E non fa neanche fatica ad esserlo. QUando ero studentessa di Ingegneria (secoli fa) mentre facevo gli esercizi riuscivo a sentire la musica e a cantare a squarciagola le canzoni dei Cranberries o vedevo i miei passaggi preferiti del film "L'età dell'innocenza" in inglese e li recitavo pure. Sono anche d'accordo con quanto riportato nell'articolo http://filosofia.dafist.unige.it/epi/aisc06/abstract/302_iavarone.pdf in cui si afferma che nel dual task per gestire più stimoli questi non devono essere affini.
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    Federica anch'io secoli fa studiavo e ascoltavo la musica ( o meglio tenevo lo stereo acceso), poi accendevo la televisione, magari mangiavo e sfogliavo il giornale, però queste ritengo che erano tutte azioni di disturbo rispetto all'attività principale, cioè studiare, certo non contribuivano alla mia concentrazione. Così la mia canzone preferita catturava la mia attenzione e allo stesso tempo mi bloccava nello studio o per lo meno lo rallentava. Forse questo modo di studiare non era x me il top visto che mi sono fermato al terzo anno di Ingegneria elettronica con soli 10 esami....però come si dice "sbagliare è umano perseverare diabolico", continuo a studiare con il televisore acceso... In questo momento scrivo, con il televisore acceso, ascolto quello che dicono, ma non seguo l'intero discorso, quando mi concentro sulla televisione, sono costretto a fermarmi nella scrittura, non posso scrivere e allo stesso tempo seguire quello che dicono, devo condidere le mie (non eccezionali) funzioni cognitive
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    Fulvio x me invece questo parallelismo mi aiutava a concentrarmi. L'attenzione si focalizzava meglio sull'attivita' principale se c'erano altre attivita` in parallelo che quindi servivano sia per aumentare l'attenzione quando era necessario e sia da riempimento dei vuoti.
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    a me non è capitato che mi cadesse il cellulare nel water, come recita l'articolo, ma che lo lasciassi sulla cappotta della macchina si... e sono anche ripartito ovviamente, perdendo non solo il cellulare, ma anche circa 10 anni di vita...non potrei fare a meno del bombardamento di informazioni che mi arriva da ogni angolo della casa: tv, cellulare, pc... ho una specie di buco nero quando penso a cosa facevo prima che esistesse facebook...non mi ricordo proprio...
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    ovviamente facendo più cose contemporaneamente, si rischia che la concentrazione venga suddivisa per quante sono le cose che si fanno...ma è anche vero però che col tempo, secondo me, si attivano modalità di apprendimento tali che riusciamo a immagazzinare tutte le info, anche con buoni risultati.
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    Io invidio Fulvio che riesce a studiare con il televisore acceso, per me è impossibile, non riesco a concentrarmi se non ho tutto spento, adoro studiare in silenzio. E' un mio limite, riconosco che riesco a gestire diverse cose insieme, quando non è richiesto un livello di attenzione elevato. Mi rendo conto che se devo studiare, devo fare solo quello. Peccato, perchè sarebbe comodo poter vedere la tv, ascoltare la radio o altro.
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    Barbara se vuoi invidiare qualcuno, ti conviene invidiare Federica che mentre faceva gli esercizi sentiva la musica, cantava e vedeva un film in inglese e li recitava pure. Scherzi a parte non riesco a studiare se non sento la televisione o la musica, forse mi fa paura il silenzio... non quello di mia moglie che se inizia a parlare mi deconcentra. Viene da se che la seguo in modo "disordinato" ( sia la Tv, che mia moglie), ogni tanto mi fermo con lo studio per dare uno sguardo, quello che capisco capisco....parlo della Tv, mia moglie la perdo prima
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    L'esperimento fatto del mono-tasking penso che sia davvero interessante per verificare come reagisce la mente umana e di conseguenza coem impara a gestire le relazioni con gli altri. Credo inoltre che oggi è molto difficile evitare di essere multitasking visto il ritmo frenetico e casi sempre più frequenti di impegni contemporanei, e poi fondamentalmente credo che ci piace!
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    L'esperimento di Jacobs dimostra che fare troppe cose contemporaneamente è certamente a discapito della precisione, della corretteza dell'azione. La nostra mente negli anni si è evoluta ed è abituata a gestire attività fisiche e mentali nello stesso momento come ascoltare musica, navigare su internet e magari telefonare. Questo dovuto anche ai nuovi stili richiesti dalla vita quotidiana. Dobbiamo tuttavia evitare i comportamenti, molto discutibili, di coloro che guidano, mandano SMS, guardano il navigatore e certe volte si dimenticano della cosa più importante: "CHE STANNO GUIDANDO".
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    Non sono completamente d'accordo con quanto si afferma, in quanto se è vero che fare tutto insieme comporta un grado di errore più elevato, è anche vero che in particolare le nuove leve, i nativi digitali, hanno una mente votata al multitasking, con la conseguenza che riescono a gestire più processi in maniera naturale meglio di un adulto. Questo non significa che non sbaglino o che in una condizione di monotasking le attività non vengano svolte meglio, ma certamente le nuove generazioni sono e saranno sempre più precise nel fare "tutto insieme".
alfonsina longobardi

Il multitasking - 4 views

Il multitasking è un modo di processare l'informazione, dedicando le risorse di sistema per eseguire contemporaneamente diversi lavori passando da un contesto all'altro. Questa possibilità operativ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
Raffaella Benetti

Quanto è multitasking il tuo cervello? - 6 views

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    Articolo interessante che spiega come la capacità di portare a termine più azioni contemporaneamente vada in realtà a discapito della qualità delle azioni e dei compiti svolti. In realtà, anche nei computers la multiprocesionalità è apparente, nel senso che se il sistema deve eseguire contemporaneamente due processi A e B, la CPU eseguirà per qualche istante il processo A, poi per qualche istante il processo B, poi tornerà ad eseguire il processo A e così via. Quindi è una contemporaneità apparente. Nell'articolo si fa riferimento al comportamento del cervello che si comporterebbe esattam,ente allo stesso modo: "Grazie alla memoria di lavoro, il nostro cervello mette in attesa un compito iniziato da poco per svolgere un'altra attività più urgente, per poi ritornarci su una volta libero". I ricercatori dell'agenzia di ricerca biomedica Inserm di Parigi, tramite fMRI, hanno scoperto che siamo in grado di svolgere correttamente solo due azioni alla volta. Nell'articolo è spiegato l'esperimento. Ne è risultato che i grandi multitaskers sono "più facili alla distrazione, fanno scarsa distinzione tra le informazioni necessarie e quelle di poca importanza per la riuscita del test". Inoltre si è potuto riscontrare che, con l'avanzare dell'età, diminuisce la memoria di lavoro e quindi la possibilità di svolgere più compiti contemporaneamente. Con l'età, si riduce la nostra capacità di svolgere più azioni contemporaneamente. L'articolo riporta alla fine dei link per effettuare dei test che misurano quanto si è multitasker.
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    divertente il test! scientificamente sono d accordo, ma la vita reale ci "obbliga" oggi a più di due compiti alla volta, si a volte con limitazione della qualità, ma ritengo che tutto sommato sia molto soggettivo.
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    in realtà non tutte le tipologie di multitasking vanno a discapito della qualità. E' stato dimostrato che la musica nei luoghi di lavoro aumenta la produttività. Infatti uno studio guidato dal professor Ravi Mehta dell'Università dell'Illinois in cui si analizzavano le reazioni al rumore di fondo sul cervello, ha dimostrato che "Un moderato livello di rumore non solo migliora la creatività e il problem-solving, ma porta anche a una adozione più ampia di prodotti innovativi in alcune impostazioni".
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    sono d'accordo anch'io che è meglio fare una cosa e finirla, tuttavia nell'articolo è riportato l'esempio di due attività che impiegano un'attenzione specifica, mentre sappiano dagli studi in cognitiva,che possiamo fare più di un'attività, a patto che una sia coinvolgente e l'altra sia meccanica, ad esempio, posso grattarmi una gamba, e ascoltare un sottofondo di musica, mentre scrivo questo post, ma se poi la musica cattura la mia attenzione, perchè magari mi richiama alla mente un episodio, allora l'attenzione a quello che sto scrivendo, è sicuramente meno efficace.. C'è anche da dire un'altra cosa, si racconta la barzelletta che le femmine siano più brave a fare più di un'attività contemporaneamente, io posso dire di riuscire, perché costretta da cattive abitudini a lottare contro l'orologio, ma amiche che conosco non sono affatto capaci... Quindi forse anche il multitasking è una questione di allenamento....
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    L'essere umano possiede un solo cervello, ma ben diverso e più complesso di quello di un computer. Tuttavia, il computer, si sta evolvendo "a misura d'uomo" in termini di complessità. Al suo "cervello" (CPU), sono stati aggiunti i controllers (una specie di garzoni) ad aiuto dell'attività principale. Poi i coprocessori, ognuno specializzato in operazioni di matematica, grafica, etc. In tal modo, si riescono ad effettuare più "attività" contemporaneamente o meglio, apparenti tali. Questo, spiegato grossolanamente, è un po' il senso del multitasking. A tal proposito, a me, capita spesso (o mi organizzo apposta per farlo capitare) di concentrare in un giorno "libero" una serie di attività/necessità domestiche, molto diverse e qualche volta incompatibili tra loro. Con il mio cervello "a strati" (come scherzosamente uso definirlo) cerco di svolgere "contemporaneamente" o meglio in sequenza interlacciata, lavori di falegnameria, elettronica, elettrotecnica, informatica, idraulica, piccola edilizia, etc. Ebbene, incollo/attacco delle parti e in attesa, passo alla riparazione di un piccolo elettrodomestico, un telecomando, per ritornare alla falegnameria o alla muratura per poi disossidare un rubinetto e sempre nell'attesa, riparare o aggiornare il mio computer o attendere l'esito di uno scandisk, che seguo con la coda dell'occhio. Se però devo studiare o approfondire un argomento, non c'è multitasking che tenga. In tal caso, come si dice: la mia attività è rigorosamente "dedicata".
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    Sono sicura che riusciamo a svolgere 2 , ma anche di più, attività contemporanemante e anche a svolgere bene, ma mi rendo conto che veramente questo stile di vita ha delle ripercussioni sulle capacità attentive, io, mi rendo conto che ho difficoltà a svolgere un'attività sola e a prestare attenzione per più di un determinato tempo alla lettura di un libro, ad ascoltare una lezione, a focalizzarsi solo su uno stimolo. Quindi oltre ai suoi vantaggi, questo stile di vita (magari non mi sono allenata a sufficienza) porta con se anche alcuni inconvenienti :)
monica olivari

a proposito di multitasking - 5 views

Perché il multitasking fa male? Secondo un esperimento del New York Times, chi pratica multitasking ogni giorno ad alto livello (il che significa anche 10 cose diverse contemporaneamente) è meno ...

http:__www.mindcheats.net_2012_01_il-multitasking-e-una-droga.html

started by monica olivari on 04 Dec 12 no follow-up yet
Antonella Schiavone

Lo zucchero ci rende stupidi? - 5 views

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    Uno studio condotto in laboratorio dimostra che una dieta ad alto tasso di fruttosio danneggia la memoria e la capacità di apprendimento!!!!In un esperimento condotto su ratti di laboratorio è emerso che le bevande zuccherate pregiudicano la memoria e rallentano l'apprendimento: un risultato che mette in allarme sui possibili effetti che una dieta ad alto contenuto di zucchero può avere sulle persone, dice il neuroscienziato Fernando Gomez-Pinilla. Ai fini della ricerca, il team di Gomez-Pinilla per prima cosa ha allenato alcuni ratti a trovare l'uscita da un labirinto, dando loro per cinque giorni solo acqua e mangime normale. Poi, durante le successive sei settimane, l'acqua dei ratti è stata rimpiazzata da uno sciroppo che conteneva il 15 per cento di fruttosio. "La maggior parte delle bibite gassate che la gente consuma contengono il 12 per cento di zucchero", ricorda Gomez-Pinilla della University of California a Los Angeles. Durante le sei settimane, a metà dei roditori sono stati anche somministrati olio di semi di lino e olio di pesce, entrambi ricchi di acidi grassi omega-3. Questi antiossidanti, come hanno rivelato ricerche precedenti, hanno una funzione protettiva nei confronti delle sinapsi - i collegamenti chimici - cerebrali. Dopo sei settimane di acqua al fruttosio, tutti i ratti percorrevano il labirinto in un tempo più lungo. Tuttavia, quelli a cui erano stati somministrati omega-3 erano leggermente più veloci degli altri. In seguito, studiando il cervello dei ratti utilizzati per l'esperimento, i ricercatori hanno scoperto che la dieta zuccherata aveva bloccato la capacità delle sinapsi di cambiare, un fattore chiave dell'apprendimento. L'acqua zuccherata aveva anche compromesso la produzione di insulina, la proteina che regola lo zucchero, nell'area del cervello chiamata ippocampo, la quale gioca un ruolo importante nella formazione della memoria sia nei ratti che negli esseri umani.
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    Hai mai letto "Sugarblues, il mal di zucchero"? E' un libro scritto da William Dufty nel 1975. A me è sembrato molto interessante. Mio marito (che mangia una quantità incredibile di dolci) dopo averlo letto ha provato a ridurre notevolmente lo zucchero bianco. Ormai usiamo quasi solo zucchero di canna grezzo (quello scuro, del mercato equo e solidale) o miele. Soffriva di terribili mal di testa, che sono notevolmente diminuiti da quando ha ridotto lo zucchero mentre, sistematicamente, quando mangia dolci in giro (quindi pieni di zucchero bianco) il giorno dopo ha immediatamente l'emicrania. Dufty fa delle precise ricostruzioni storiche di come lo zucchero abbia danneggiato anche la società, oltre che gli individui. La tesi principale dell'opera è che l'introduzione dello zucchero nella dieta, anche attraverso gli alcolici (Rum, distillato dello zucchero), il tabacco (che contiene dal 2 al 20% di zucchero, a seconda del trattamento delle foglie) e i cereali raffinati (riso e grano) abbia causato la diffusione o l'aggravarsi di malattie, tra cui, oltre alle più note e riconosciute, cioè obesità, diabete e carie, l'ipertensione, lo scorbuto, il beriberi e la peste bubbonica! A livello mentale, lo zucchero svilupperebbe maggiori livelli di aggressività e di iperattività, specie nei bambini. La sua accusa principale al saccarosio è di causare dipendenza, oltre che gravi danni al fisico umano. Proprio come l'oppio, la morfina e l'eroina, lo zucchero è una droga distruttiva, che dà assuefazione, dal momento che ne consumiamo ogni giorno in ogni tipo di alimento - dal pane alle sigarette - tanto che in base agli studi medici tutta la società è prediabetica: "Il diabete è senza dubbio la malattia più diffusa in Italia, avendo raggiunto una prevalenza superiore al 3% con una netta tendenza verso un progressivo incremento nel tempo". Ma la cosa interessante è la sua spiegazione di come l'introduzione dello zucchero causi fortissimi stress neurologici che ma
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    un noto psichiatra e ricercatore britannico, Malcolm Peet, ha condotto uno studio per analizzare il rapporto fra la dieta e le malattie mentali. Già una prima parte dello studio ha dato un esito sorprendere: pare vi sia un forte legame tra il consumo di zucchero e il rischio sia di depressione che di schizofrenia . In effetti, ci sono due potenziali meccanismi attraverso i quali l'assunzione di zucchero raffinato sia in grado di esercitare un effetto tossico sulla salute mentale. In primo luogo, lo zucchero sopprime di fatto l'attività di un ormone della crescita chiave nel cervello denominata BDNF (attivo nell'ippocampo e nella corteccia cerebrale, regioni chiave nei processi di apprendimento, memoria e pensiero; il BDNF promuove la differenziazione di nuovi neuroni e delle loro parti costituenti, cioè assoni, dendriti e sinapsi - ndt), . Questo ormone promuove la salute ed il buon funzionamento dei neuroni nel cervello e gioca un ruolo vitale nella funzione della memoria innescando la crescita di nuove connessioni tra i neuroni. I livelli di BDNF sono criticamente bassi sia in caso di depressione che di schizofrenia, il che spiega perché entrambe le sindromi spesso portano ad un danno nelle regioni cerebrali (in effetti la depressione cronica determina un danno cerebrale). Ci sono anche prove svolte su animali in cui una bassa quantità di BDNF può innescare la depressione . In secondo luogo, il consumo di zucchero innesca una cascata di reazioni chimiche nel corpo che promuovono l'infiammazione cronica. In determinate circostanze, come quando il corpo umano ha bisogno di guarire da una ferita, una minima quantità di infiammazione può essere una buona cosa, dato che può aumentare l'attività immunitaria e il flusso di sangue alla ferita. Ma nel lungo periodo, l'infiammazione è un grosso problema. Si interrompe il normale funzionamento del sistema immunitario e va in collisione con il cervello. L'infiammazione è associata ad un aumentato rischio d
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    Grazie a tutte per gli approfondimenti sull'argomento, estremamente interessante! L'articolo non è più visibile sul sito, e l'aver scritto in maniera approfondita mi ha aiutata nella comprensione. Mi permetto di ricordare alle nuove generazioni, che chi è nato, come me, negli anni '70 è cresciuto con la pubblicità "Lo Zucchero fa bene al Cervello" "Lo Zucchero è pieno di Vita", per cui è assolutamente necessaria una condivisione di informazioni aggiornate. Lascio qui di seguito il link di un articolo divulgativo https://magazine.igeacps.it/i-benefici-e-gli-svantaggi-dello-zucchero-cosa-dicono-le-ricerche-scientifiche/#:~:text=I%20vantaggi%20del%20consumo%20di,un%20rapido%20aumento%20di%20energia. L'argomento, proposto da Antonella e sviluppato da Raffaella e Aleksandra, trovo che potrebbe essere ottimo da proporre in una #CollaborativeLearning per ragazzi!
Giovanni Finizio

Effetti dell'alfabeto greco sulle attività cerebrali - 10 views

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    Ho pensato di fare cosa gradita a tutti proponendo questo articolo, redatto da un nostro collega studente, che spiega l'argomento della scrittura verso destra o verso sinistra e la lateralizzazione del cervello, trattate nella prima lezione del nostro corso. Purtroppo la traduzione dall'inglese ha reso un pò complicata la spiegazione del Prof. De Kerckhove, ed ho trovato per questo molto utile rileggere l'argomento da questo sito, che sembra molto chiaro. Inoltre sono estremamente efficaci le immagini del chiasma ottico e delle differenti funzioni degli emisferi cerebrali, che permettono di fissare in maniera ancor più immediata i concetti spiegati.
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    Se spiegasse anche perchè influisce su spazio e tempo sarei a cavallo :)
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    La spiegazione neurofisiologica che viene data per spiegare le diversità culturali a partire dalla scrittura è uno degli argomenti che ho trovato più stimolanti del corso di psicotecnologie. Interessante l'articolo
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    Grazie Giovanni, ci voleva un'articolo del genere che avevamo già trattato nel corso ma non era stato spiegato molto bene. Mauro, la scrittura influisce sul modo in cui percepiamo lo spazio. Per es.se tu devi prendere la misura di una cosa (un armadietto per es) lo misuri da sinistra a destra, che è anche la direzione della nostra lettura, mentre un arabo misura da sinistra a destra perché legge in quella direzione! la cosa più strana è che questa cosa l'ho vista di persona l'anno scorso in un cantiere a Riyadh (lavoro per un architetto come interprete e a volte viaggio con lui) dove c'era questo carpentiere arabo che prendeva delle misure ed il suo modo di farlo mi era sembrato strano, ma ho pensato "paesi diversi-usanze diverse". Solo ora capisco che la direzione della lettura in un certo senso ordina il nostro spazio. Il tempo invece viene visto di solito in modo periodico/puntiforme nelle culture orali (primavera, raccolta...etc) mentre la scrittura dà un senso di continuità anche al tempo (puoi scrivere nel tuo diario tutti i giorni il che ti da un senso che la vita è una cosa continua non puntiforme anche se può avere una forma puntiforme: compleanno, battesimo, anniversario). Con l'alfabeto le persone possono anche pianificare il futuro. E con l'arrivo dell'internet il tempo e lo spazio come se non esistessero più, perché uno può rivedere/rivivere in un certo senso cose vecchie o nuove, puoi leggere cose scritte 100 anni fa oppure (pezzi di ) cose che verranno pubblicate in futuro. Spero di esserti stata utile!
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    E' davvero molto interessante! e soprattutto utile :-) quindi tutto dipende dalla nostra conformazione cerebrale... Leggendo quest'articolo mi viene un dubbio cosa succede in quei soggetti che ad esempio hanno l'emisfero sinistro dominante per la decodificazione delle sequenze e quindi per i processi di lettura? (che ricerche hanno dimostrato esistere)???
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    Mauro, il post di Biljana è utilissimo a chiarire il dubbio che ti era sorto (ma credo che fosse sorto a tutti) sull'influenza della scrittura sulla percezione di spazio e tempo. Ho anche trovato un articolo molto interessante, che approfondisce e chiarisce meglio questa tematica, e che ho pubblicato qui su Diigo: "Linguaggio e pensiero: spazio, tempo e lingue".
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    Forse per capire ancora meglio, mi permetto di parlare del brainframe di de Kerchove, una teoria che presenta un'analisi del rapporto fra le tecnologie e le esperienze percettive a iniziare dai cambiamenti avvenuti con il passaggio dall'oralità alla scrittura. Eì possibile affermare che l'alfabeto è sicuramente il brainframe più importante perché è quello che ha pervaso e formato nel modo più massiccio e duraturo la mente. Quando impariamo a leggere, proprio l'alfabeto influenza i rapporti che abbiamo con lo spazio e il tempo, cioè definisce l'essere stesso dell'uomo e il suo rapporto con il mondo. Il brainframe indotto dall'alfabetizzazione influenza il modo in cui organizziamo i pensieri, la lettura porta il nostro cervello a classificare e combinare l'informazione esattamente come facciamo con l'alfabeto. Pertanto, il brainframe alfabetico diciamo che funge da cornice a qualsiasi attività relativa al mentale e al pensiero, cioè condiziona il nostro modo di vedere e pensare il mondo. L'adozione della scrittura ad andamento destrorso del mondo occidentale, ha portato ad una struttura mentale analitica, impostata secondo criteri di temporalità e di successione lineare, cronologicamente determinabile. Diversamente, la scrittura sinistrorsa, invece, quella dei paesi di cultura araba, richiede una visione sintetica, orientata alla categoria spaziale, con conseguenze sull'approccio all'informazione, sia in fase di codifica che di decodifica. L'alfabeto influenza i nostri rapporti con lo spazio e il tempo dal momento in cui impariamo a leggere. Nella psicologia occidentale, il passato sta a sinistra, il futuro a destra, dove procede la nostra scrittura. La scelta della direzione dipenda dal fatto che il cervello umano comprende più rapidamente le configurazioni nel campo visivo sinistra, e le sequenze nel campo visivo destra. Il fatto che il nostro alfabeto abbia mutato direzione dopo l'introduzione delle vocali suffraga l'ipotesi.
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    Al proposito sono andata a rileggiermi la lezione magistrale di Derrick de Kerckhove, all'Università di Urbino il 29 novembre 2004, in occasione del conferimento della Laurea ad honorem in Sociologia. Ve ne ripropongo uno stralcio che riguarda "L'alfabeto e il cervello" sulle conseguenze dell'alfabetismo che si può riassumere nelle seguenti ipotesi: 1. E' la struttura intrinseca di una lingua a determinare la direzione della scrittura. Modelli come il greco, il latino o l'etiopico, formati inizialmente su sistemi consonantici che andavano da destra a sinistra, hanno finito per cambiare direzione della scrittura, ma soltando dopo che le vocali vennero aggiunte al modello originale. 2.La scelta della direzione dipende dal processo di lettura: se le lettere sono combinate dal contesto, la scrittura va da destra a sinistra, mentre se le lettere si susseguono in sequenza, la scrittura va da sinistra verso destra. Questo avviene perchè il cervello umano riconosce le configurazioni più velocemente nel campo visivo sinistro, mentre individua le sequenze più rapidamente nel campo visivo destro. Il cambiamento di direzione nella scrittura greca avvenne poco dopo che una serie completa di vocali fu aggiunta alla lingua fenicia, che era esclusivamente consonantica. la presenza delle vocali rendeva continua la sequenza delle lettere, mentre il sistema originario era una linea discontinua di simboli, che si basava su una lettura per contesto più che per sequenza. Il fatto che il nostro alfabeto abbia cambiato direzione una volta che ha acquisito le vocali va a sostegno dell'ipotesi di de Kerckhove e cioè che la scrittura del nostro linguaggio ha esercitato una pressione sul nostro cervello per mettere in risalto le sue capacità di elaborazione sequenziali e temporali. Ne consegue che l'alfabeto influenza anche l'organizzazione del pensiero e che il linguaggio è il software che guida la psicologia umana.
Capasso Fulvio

La scuola e la mente | Doppiozero - 6 views

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    Come la tecnologia cambia la nostra attività mentale. Ha senso l'utilizzo del cervello per immagazzinare dati se fosse possibile, con l'ausilio di un'intelligenza artificiale, reperirle con lo stesso tempo ?? Aggiungo un link sulle 101 straordinarie verità sul cervello http://www.mindcheats.net/2012/03/101-verita-cervello.html
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    Si apprende anche in età adulta! Cito da "Apprendimento e educazione in età adulta" (http://www.psycologia.it/apprendimento-e-educazione-in-eta-adulta/): "Queste riflessioni partono da due precedenti affermazioni, la prima insiste sulla necessità di una formazione polivalente basata sul concetto di imparare ad apprendere nell'arco di tutta la vita; la seconda pone nella funzione principale della formazione l'inserimento sociale lo sviluppo personale dell'adulto. Da questo si deduce che il rapporto pedagogico non può essere limitato a rapporti specificamente scolastici, ma lo scopo dell'educazione scolastica deve essere quello di assicurare la continuità dell'educazione."
EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
Marco Tambara

La Macchina della Mente - Il cervello e il calcolatore (1ª parte) - 1 views

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    Una articolo del prof.di fisica R. Nobili dell'Università di Padova sull'intelligenza artificiale. Nel lavoro sono analizzati gli aspetti teorici che riguardano il funzionamento della macchina mentale con particolare attenzione ai processi autoriflessivi che caratterizzano il cervello umano come macchina autoriflessiva. Infino sono introdotti gli argomenti che inducono ad abbandonare i tentativi di risolvere i problemi dell'IA nell'ambito di una teoria dei processi seriali a favore di una nuova teoria dei processi paralleli.
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    Dal punto di vista "ingegneristico", l'intelligenza artificiale è valutata semplicemente per le sue capacità e prestazioni, indipendentemente dai metodi e meccanismi che sono utilizzati per realizzarla. Esistono due correnti di pensiero all'interno dell'Intelligenza Artificiale: la prima ha come idea di base quella di costruire macchine che non riproducano il comportamento del cervello umano, ma che lo "emulino" nel risultato finale di certe operazioni. Quest'impostazione ha portato alla costruzione di programmi che raggiungono un alto livello di competenza nella conoscenza e nella risoluzione di problemi ritenuti complessi. La seconda invece considera la costruzione di sistemi che simulano il cervello umano e la sua struttura.
andrea cristofalo

come il multitasking cambia il cervello - 15 views

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    Prendo spunto da questo breve articolo che illustra molto rapidamente come le nuove tecnologie possano cambiare il cervello per fare un parallelo con uno degli argomenti che abbiamo discusso oggi con alcuni colleghi: cioè come cambia il "ruolo" del pc nel corso del tempo, da "pc cognitivista" a "pc costruttivista"
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    Interessante riflessione sulle modificazioni che si hanno con l'uso del PC, delle conoscenze condivise, ecc. Peccato sia molto breve, sarebbe stato utile avere qualche approfondimento.
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    Si tratta di una intervista molto interessante che suggerisce come la configurazione dell'ambiente innovata dalle tecnologie dell'informazione incide sullo sviluppo cognitivo delle persone; in particolare viene affrontato il tema dell'attenzione e di come i processi di attenzione vengano influenzati dal multitasking. Si tratta ancora di un campo molto interessante ma per parlare di risultati consolidati bisognerà aspettare un po' di tempo.
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    Gli studi e le ricerche sul multitasking ci lasciano aperti a diverse interpretazioni di questo fenomeno, nella cui valutazione non possiamo trascurare un'adeguata considerazione anche dei fattori socio-culturali. Nonostante sia largamente dimostrato dalla ricerca scientifica che l'essere umano possiede risorse attentive limitate e che occuparsi di due o più compiti simultaneamente può compromettere la qualità della prestazione, il multitasking viene oggigiorno considerato un modo efficace di approcciarsi ai molteplici compiti a cui l'individuo viene sottoposto quotidianamente.Non è ancora possibile stabilire con certezza se l'efficacia del multitasking sia un mito da sfatare o meno. È presumibile che questa modalità di lavoro abbia effetti altamente dannosi quando tutti i compiti richiedono la stessa quantità di attenzione e che invece la prestazione non risenta di alcun effetto negativo se i compiti secondari sono meno impegnativi rispetto al compito principale. Sarà dunque opportuno proseguire con la ricerca al fine di stabilire gli effetti del multitasking e come essi varino a seconda delle condizioni prese in esame.
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    Il multitasking è un argomento che mi ha sempre interessato e questo articolo ne sottolinea un aspetto che resta sempre un po' fuori dalla narrativa comune: ciò che facciamo ogni giorno plasma le nostre capacità e con il tempo (indubbiamente molto!) anche la nostra struttura cerebrale! Bello spunto!
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    Questo articolo sostiene che l'esercizio ha la capacità di cambiare il volume e il modo in qui funziona il nostro cervello. Mi ha fatto pensare alla demenza dell'Alzheimer, nella quale si osserva che la corteccia cerebrale si accartoccia e si osserva una diminuzione grave dell'ippocampo. Sorge allora uno spunto di riflessione: La tecnologia, potrebbe assistere nel mantenimento della salute cognitiva grazie all'apprendimento di cose nuove e connessioni sociali che potrebbero rallentare lo sviluppo della malattia?
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    Questo articolo fa riflettere su quanto sia vera questa routine ormai normale di fare più cose contemporaneamente. Interessante il confronto tra giovani nati con la tecnologia a portata di mano e anziani che hanno da poco conosciuto questo nuovo mondo. Ritengo che da un lato sia sicuramente positivo e costruttivo l'essere sempre più multitasking, anche se dall'altro lato la tecnologia no stop allontana l'uomo dal concentrarsi profondamente su un singolo compito da svolgere, e da quella che era l'autenticità che ha caratterizzato la vita quotidiana di coloro che sono nati e cresciuti in un modo privo di tecnologia.
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    Sono stati fatti numerosi studi su tale argomento, visto che ormai ci riguarda molto da vicino. Molti ricercatori hanno espresso pareri discordanti circa gli effetti positivi e negativi di questo attualissimo fenomeno. Alcuni studi hano evidenziato come il multitasking contribuisca ad alzare i livelli di cortisolo; ormone responsabile dello stress, mentre studi diversi hanno indagato le conseguenze del multitasking sugli adolescenti. I nativi digitali avrebbero un rendimento scolastico migliore proprio perchè, abituati all'attenzione frammentata, utilizzerebbero maggiormente la memoria di lavoro.
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    Una riflessione in merito al multitasking la farei puntando l'attenzione sul sovraccarico cognitivo dovuto alle numerose sollecitazioni che avvengono in poco tempo che il cervello deve rielaborare. Io me ne accorgo banalmente quando decido di essere off line per una o due giornate (di solito nel weekend). Ho una sensazione di benessere maggiore. Comunque non sono addicted per cui non sento lo stress e l'ansia di non essere connessa. Un altro spunto di riflessione è il contenuto di profondità. Sempre tramite l'auto- osservazione, il multitasking non ti consente di approfondire (temi, contenuti e anche relazioni) l'attenzione è distribuita e addirittura frammentata. Ciò che è molto esteso orizzontalmente (sulla superficie) non riesce ad essere esteso anche verticalmente (in profondità). Non è un giudizio è una osservazione della diversa modalità di gestire contenuti, agire, interagire.
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    Decantare il multitasking come giusto o sbagliato é fuorviante, come si dice nell´articolo, le conseguenze le vedremo tra migliaia di anni. Io personalmente penso che una delle conseguenze negative, siano la frammentarietá dell´attenzione, che si riversa inevitabilmente anche nella nostra vita sociale e non solo nella nostra educazione.
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    Articolo breve e conciso sul multitasking, trovo che seppure alquanto sintetico, esplica in modo adeguato come i cambiamenti apportati dall'uso delle nuove tecnologie non necessariamente sono negative, e che se da un lato alleggerisce dal peso di eseguire alcune operaizoni mentali al tempo stesso stimola ad esercitare parti del cervello diverse. Se da un lato la distribuzione dell'attenzione puó rendere difficoltoso concentrarsi su un unico compito in maniera adeguata, permette d'altro canto il multitasking, una capacitá sempre piú sviluppata tra i giovani che fanno uso delle nuove tecnologie quotidianamente. Trovo che l'articolo sia pertinente ai contenuti della materia, spunto di riflessione interessante che completa il materiale didattico di psicotecnologie.
Claudia Sbuelz

Internet ci cambia il cervello? - 2 views

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    In questo articolo ci si chiede quanto internet cambi fisicamente il nostro cervello. In realtà tutte le nostre esperienze hanno cambiato il nostro cervello; così come la tv, o la scrittura, la stampa, o i telefoni e i cellulari. Viene fatto il paragone dell'utilizzo del cervello da parte dei tassisti che sviluppano maggiormente la parte dell'ippocampo per l'orientamento; internet ci "allena" sempre più a gestire le informazioni astratte. Nella maggior parte dei casi, escludendone l'uso compulsivo ed esclusivo, internet è un complemento di altre maniere di comunicare: in realtà ci fa diventare più "bravi" a gestire la comunicazione, soprattutto se siamo attivi e non soltanto passivi in internet. Non si può pensare che internet costituisca l'unico esercizio mentale ma nemmeno pensare di evitarlo, si eviterebbero anche tutte le opportunità che ci offre.
Francesco Galgani

"Troppi stimoli per il cervello" non ci concentriamo più - 0 views

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    Viviamo nell'era dell'"attenzione parziale continua". Quella in cui una quantità crescente di sms, email e stimoli di ogni genere distrae la nostra attenzione dall'attività cui ci stiamo dedicando. Sempre più attività svolte simultaneamente con a ciascuna una quota ristretta di concentrazione. Ma il multitasking, di cui i giovani sono maestri, presenta anche effetti collaterali. E negli Usa si studia la sindrome da interruzione continua prodotta dai gadget elettronici.
STELLA CAPASSO

La Noosfera - 3 views

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    Desideravo condividere questo file molto interessante, e nello stesso tempo affascinante, sulla Noosfera. Dopo un'accurata carrellata dei precedenti storici, ci si sofferma in maniera dettagliata sui contributi apportati da Pierre Teilhard de Chardin, che ha dettagliatamente descritto natura e struttura della Noosfera, nonché le condizioni di sviluppo e le conseguenze relative a questo concetto. Ma in quest'articolo sono evidenziati i contributi di numerosi altri autori che hanno chiarito ed arricchito questo costrutto. Il contributo che più reputo interessante, che evidenzia quanto sia concreto e reale questo concetto, è quello di Robert Muller, il quale pensa che "le Nazioni Unite siano un corpo noosferico, più esattamente un cervello collettivo che esprime le preoccupazioni planetarie, una rappresentanza universale che emerge come entità cooperativa. Le decisioni politiche, economiche, sociali, - prese a quel livello, -rappresentano la volontà di un cervello collettivo". Altro passaggio essenziale è la definizione molto precisa e rigoroso che viene data della Noosfera, considerati i contributi dei diversi autori: «La Noosfera è l'insieme delle attività intellettuali e spirituali espresse dall'Umanità. Esse si sono accumulate nel corso del tempo ed entrano di continuo in una memoria collettiva, che occupa oggigiorno anche uno spazio virtuale illimitato. La Noosfera emerge dalla Biosfera, l'avvolge in maniera sempre più consistente e la condiziona totalmente, compreso il genere umano, in senso positivo o negativo. Nei campi informazionali noosferici, che avvolgono il pianeta, interagiscono anche le emozioni collettive vissute dall'Umanità. La Noosfera si avvale di una struttura fisica, costituita da mezzi di comunicazione d'ogni tipo che rendono possibile l'istantaneità delle interazioni umane. Nella Noosfera si rispecchia l'Umanità che prende sempre più coscienza di se stessa, sino alla formazione, in un lontano futuro, di un possibile Centro dec
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    Mi è molto piaciuto questo post, poichè il concetto di Noosfera è un qualcosa di relativamente nuovo e, credo, ancora di inesplorato. Tra i contributi più interessenti su questo argomento, a parte il sempre attuale concetto di "villaggio globale" di McLuhan, mi ha colpito in modo particoalre quello di Peter Russell, che ha paragonato lo sviluppo del cervello nell'embrione umano alla nascita di un cervello globale. Per cui, se così fosse, è facile intuire che questo campo ha ancora molti margini di sviluppo ed è difficle prevedere quali traiettorie andrà a disegnare.
marco landolfi

MULTITASKING - 4 views

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    Un simpatico video che spiega il Multitasking che possiamo tradurlo con compiti multipli. Il termine viene utilizzato per riferirsi alla caratteristica di un processore di elaborare diversi programmi e gestirli in maniera indipendente l'uno dall'altro, nello stesso momento. Ad esempio, se durante il multitasking si blocca uno dei programmi, non deve accadere che si blocchino anche gli altri in esecuzione, nè tantomeno il sistema operativo, che deve continuare a funzionare regolarmente.
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    Questo video è molto intuitivo ed efficace nel far capire il principio alla base del multitasking. A sua integrazione, vorrei aggiungere un esempio tratto da una lezione d'informatica, che mi sembra particolarmente adatto a chiarire ancora meglio il meccanismo che regola questo processo. Qual è il principio alla base del multitasking? Supponiamo di avere tre utenti, ad ognuno dei quali corrisponde un programma. Sono i programmi A, B e C. Ognuno parte in un certo istante e impiegherà un certo tempo per concludersi. Con il sistema monotask il programma B comincia solo quando l'A è terminato, mentre il C quando sono terminati sia A che B. Questo può essere particolarmente penalizzante in termini di attesa, soprattutto se A e B sono processi che necessitano di un lasso di tempo molto più ampio di C. Con il multitask ogni processo A, B e C viene spezzato in tante piccole porzioni e lo schedulatore comincia ad eseguire le piccole porzioni di ognuno, passando continuamente da A a B a C e portando avanti contemporaneamente i 3 processi, e ciò permette un'efficienza grandissima!
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    il multitasking è forse uno dei principi più importanti su cui si basa il funzionamento dei personal computer e cioè quello di poter svolgere un gran numero di operazione contemporaneamente. E' ovvio che questa possibilità di svolgere più calcoli da parte del processore è limitata dalla potenza del processore stesso. La stessa cosa, secondo uno studio da Etienne Koechlin della Ecole Normale Supérieure di Parigi, non è possibile per il nostro cervello che per colpa del bombardamento continuo a livello mediatico è portato a subire una deconcentrazione intermittente. Gli studiosi francesi hanno osservato un gruppo di 32 volontari ai quali era stata affidata prima una sola mansione e poi due mansioni simili ma in contemporanea. Nel momento in cui i volontari svolgevano una sola mansione le aree del cervello coinvolte erano maggiori, mentre svolgendo due mansioni nello stesso tempo il cervello si divideva a metà assegnado una mansione a ciascun emisfero. Gli studiosi francesi affermano che lo studio è valido non solo per le cose da fare ma anche per quelle da pensare. http://www.corriere.it/salute/10_aprile_16/cervello-non-multitasking_eabbf244-494d-11df-af35-00144f02aabe.shtml
ROBERTA BADARACCO

Il Dna nel cervello cambia 'abito' durante la crescita - 1 views

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    Il Dna nel cervello cambia 'abito' durante la crescita, Si modifica dalla nascita all'età adulta, Mentre il cervello cresce e si sviluppa, il Dna delle sue cellule cambia 'abito': dalla nascita all'età adulta, infatti, si ha un continuo rimaneggiamento delle modificazioni chimiche che determinano l'accensione o lo spegnimento dei geni , Biotech, Ansa
anonymous

QUANDO SI SVILUPPA IL CERVELLO?LO RIVELANO GLI SBADIGLI DEL FETO - 5 views

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    E' stato pubblicato un interessante articolo dalla rivista Plos One sullo sviluppo del cervello, il feto, nel corso della gestazione sbadiglierebbe e questo sarebbe da attribuire alla maturazione del cervello e non al sonno o alla noia, come si potrebbe pensare...
Rocco Massimo Palumbo

Un neurone o un miliardo di neuroni: dove sta l'intelligenza? - 2 views

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    L'interconnessione in rete di una moltitudine di entità elementari è in grado di far emergere un comportamento globale organizzato, apparentemente intelligente. Esempi classici sono l'alveare o il formicaio. Questo fenomeno tuttavia accade anche nel nostro cervello, dove centinaia di miliardi di sinapsi creano un meraviglioso centro di controllo capace di farci adattare a situazioni imprevedibili e di rispondere (nella maggior parte dei casi) in modo "intelligente". Oggi, stiamo iniziando ad applicare questi principi (auto-adattamento, auto-organizzazione) anche nelle reti, sempre più complesse, di comunicazione, nei computer, in grado di rendere i robot sempre più capaci di comportamenti autonomi, e negli ecosistemi del mondo economico. Questo ciclo di incontri esplorerà quanto conosciuto e le più recenti ipotesi nella scienza dell'intelligenza naturale ed artificiale. L'intelligenza si basa su pochi semplici principi matematici o su un'enorme diversità di processi? Lo sviluppo di un cervello artificiale globale ci aiuterà a risolvere i grossi problemi del pianeta?
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