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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged depressione

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alessandra mazzeo

Essere multitasking davanti alla tv puo essere sintomo di depressione - 1 views

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    L'articolo apparso oggi su repubblica.it mette in guardia sui rischi che il multitasking produce in ognuno di noi, come indicato dalla ricerca dello psicologo cognitivo Mark Becker della Michiga State University pubblicata dalla rivista scientifica Cyberpsycology. Secondo tale ricerca vi è un'associazione tra la capacità di multitasking e i sintomi di depressione, che potrebbe portarci a porre maggior attenzione sui comportamenti dei giovani che maggiormente sono esposti all'utilizzo in multitasking dei moderni dispositivi elettronici, smartphone, tablet, ecc.
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    Secondo i ricercatori della Michigan State University usare dispositivi, come smartphone o pc, mentre si è davanti alla televisione può essere correlato a stress psicologico o ansia dalla ricerca di Mark Becker.
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    in questo srticolo si mette in evidena una possibile relazione tra il multitasking e la sindrome depressiva. Non è possibile peril mmomento stabilire una stretta relazione causa effetto ma è stata documentata una relazione tra i due fenomeni. nell'articolo si mette in luce l'effetto potenzialmente nocivo delleccessiva esposizione allo schemo digitale che riduce il tempo trascorso nello stabilire relazioni dirette con gli altri esseri umani
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    A proposito di multitasking e depressione, la mia opinione, già espressa nei miei commenti precedenti, anche molto duri su questo punto, è che la virtualità in sé è fonte di un malessere individuale e collettivo, perché separa gli individui, separa corpo e mente, toglie ciò che ci rende vivi e umani, cioè la nostra fisicità. Come ho già scritto, vale più una carezza di tutta Facebook, che considero promotrice di una degenerazione dei rapporti umani. A tal proposito, vi segnalo un paio di articoli su cui non posso far altro che essere pienamente d'accordo: Facebook & depressione: tra confronto e virtualità L'esporsi continuo ai giudizi altrui e l'ansia di aggiornamento http://www.lancianonews.net/focus/storia/21/facebook--depressione-tra-confronto-e-virtualita Crisi, depressione, malessere e fuga dalla realtà a causa del multitasking! L'infelicità diffusa a causa di una crisi senza fine induce ansia e depressione e, fortunatamente solo in alcuni, rabbia e reazioni violente. Molti cercano la fuga nei mondi paralleli e virtuali accessibili tramite iPad, phablet e smartphone. Nel farlo ci guadagnano maggiore ansia, depressione e infelicità e sonni disturbati! http://www.solotablet.it/blog/tabulario/crisi-depressione-malessere-e-fuga-dalla-realta-a-causa-del-multitasking
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    Francesca Di Maio ,condivido completamente il pensiero di Francesco,oltre ad un isolamento individuale ,porta ad un impoverimento emozionale, non più contatti empatici "di pancia" tutto è contenuto, razionalizzato . non c'è lo sforzo la capacità di tradurre in parole le emozioni ,non tutti riescono ad essere Poeti. Sono un limite alla creatività .Interessanti gli altri due articoli.
valeria de luca

Realtà virtuali e identità soggettiva - Nuovi mondi e psicopatologia del Sé P... - 5 views

Molto interessante questo contributo. Effettivamente si possono riscontrare soprattutto negli adolescenti o in generale nei giovani in questo momento delle modificazioni evidenti nella cognizione ...

Rosario Carnovale

Essere multitasking davanti alla tv "può essere sintomo di depressione" - 4 views

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    Secondo uno studio americano usare più device contemporaneamente potrebbe essere un segnale di ansia o depressione.
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    Un articolo interessante ma anche inquietante perchè racconta di comportamenti che sicuramente non ci sono sconosciuti; quanti di noi stanno al pc, magari guardando la televisione e usando in qualche momento il cellulare. Certo è che lo studio fatto dai ricercatori inquieta in quanto la maggior parte delle persone sottoposte a test che hanno rivelato un uso compulsivo di più media contemporaneamente, tablet, pc, televisione, risulta più facilmente attaccabile da malattie psicosomatiche, ansia, depressione e la percentuale aumenta nel momento in cui si alza la fascia d'età. Non ancora chiara la connessione tra depressione e uso di più media però ritornando indietro quando queste tecnologie non c'erano, viene da pensare. In effetti si è sempre detto che tante persone con la vita frenetica, fatta di tante cose, attività poi fossero molto sole e cercassero in ogni tipo di interesse, di annegare tutti gli spazi vuoti della vita quotidiana, in una sorta "non voglio aver tempo per pensare". Cambiata, sviluppata la tecnologia, ma i problemi non sono cambiati anzi forse sono peggiorati, sono semplicementi cambiati i metodi per affrontarla anche se non sono certo quelli giusti.
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    C' è da aggiungere che non è il mutitasking o l'uso compulsivo di più media contemporaneamente a favorire la depressione ma piuttosto si tratta di un un indicatore di un malessere già esistente. In altri tempi quando non esistevano queste tecnologie gli stati depressivi si manifestavano in maniera differente ma non è detto che fossero di meno.
Antonella Schiavone

Lo zucchero ci rende stupidi? - 5 views

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    Uno studio condotto in laboratorio dimostra che una dieta ad alto tasso di fruttosio danneggia la memoria e la capacità di apprendimento!!!!In un esperimento condotto su ratti di laboratorio è emerso che le bevande zuccherate pregiudicano la memoria e rallentano l'apprendimento: un risultato che mette in allarme sui possibili effetti che una dieta ad alto contenuto di zucchero può avere sulle persone, dice il neuroscienziato Fernando Gomez-Pinilla. Ai fini della ricerca, il team di Gomez-Pinilla per prima cosa ha allenato alcuni ratti a trovare l'uscita da un labirinto, dando loro per cinque giorni solo acqua e mangime normale. Poi, durante le successive sei settimane, l'acqua dei ratti è stata rimpiazzata da uno sciroppo che conteneva il 15 per cento di fruttosio. "La maggior parte delle bibite gassate che la gente consuma contengono il 12 per cento di zucchero", ricorda Gomez-Pinilla della University of California a Los Angeles. Durante le sei settimane, a metà dei roditori sono stati anche somministrati olio di semi di lino e olio di pesce, entrambi ricchi di acidi grassi omega-3. Questi antiossidanti, come hanno rivelato ricerche precedenti, hanno una funzione protettiva nei confronti delle sinapsi - i collegamenti chimici - cerebrali. Dopo sei settimane di acqua al fruttosio, tutti i ratti percorrevano il labirinto in un tempo più lungo. Tuttavia, quelli a cui erano stati somministrati omega-3 erano leggermente più veloci degli altri. In seguito, studiando il cervello dei ratti utilizzati per l'esperimento, i ricercatori hanno scoperto che la dieta zuccherata aveva bloccato la capacità delle sinapsi di cambiare, un fattore chiave dell'apprendimento. L'acqua zuccherata aveva anche compromesso la produzione di insulina, la proteina che regola lo zucchero, nell'area del cervello chiamata ippocampo, la quale gioca un ruolo importante nella formazione della memoria sia nei ratti che negli esseri umani.
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    Hai mai letto "Sugarblues, il mal di zucchero"? E' un libro scritto da William Dufty nel 1975. A me è sembrato molto interessante. Mio marito (che mangia una quantità incredibile di dolci) dopo averlo letto ha provato a ridurre notevolmente lo zucchero bianco. Ormai usiamo quasi solo zucchero di canna grezzo (quello scuro, del mercato equo e solidale) o miele. Soffriva di terribili mal di testa, che sono notevolmente diminuiti da quando ha ridotto lo zucchero mentre, sistematicamente, quando mangia dolci in giro (quindi pieni di zucchero bianco) il giorno dopo ha immediatamente l'emicrania. Dufty fa delle precise ricostruzioni storiche di come lo zucchero abbia danneggiato anche la società, oltre che gli individui. La tesi principale dell'opera è che l'introduzione dello zucchero nella dieta, anche attraverso gli alcolici (Rum, distillato dello zucchero), il tabacco (che contiene dal 2 al 20% di zucchero, a seconda del trattamento delle foglie) e i cereali raffinati (riso e grano) abbia causato la diffusione o l'aggravarsi di malattie, tra cui, oltre alle più note e riconosciute, cioè obesità, diabete e carie, l'ipertensione, lo scorbuto, il beriberi e la peste bubbonica! A livello mentale, lo zucchero svilupperebbe maggiori livelli di aggressività e di iperattività, specie nei bambini. La sua accusa principale al saccarosio è di causare dipendenza, oltre che gravi danni al fisico umano. Proprio come l'oppio, la morfina e l'eroina, lo zucchero è una droga distruttiva, che dà assuefazione, dal momento che ne consumiamo ogni giorno in ogni tipo di alimento - dal pane alle sigarette - tanto che in base agli studi medici tutta la società è prediabetica: "Il diabete è senza dubbio la malattia più diffusa in Italia, avendo raggiunto una prevalenza superiore al 3% con una netta tendenza verso un progressivo incremento nel tempo". Ma la cosa interessante è la sua spiegazione di come l'introduzione dello zucchero causi fortissimi stress neurologici che ma
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    un noto psichiatra e ricercatore britannico, Malcolm Peet, ha condotto uno studio per analizzare il rapporto fra la dieta e le malattie mentali. Già una prima parte dello studio ha dato un esito sorprendere: pare vi sia un forte legame tra il consumo di zucchero e il rischio sia di depressione che di schizofrenia . In effetti, ci sono due potenziali meccanismi attraverso i quali l'assunzione di zucchero raffinato sia in grado di esercitare un effetto tossico sulla salute mentale. In primo luogo, lo zucchero sopprime di fatto l'attività di un ormone della crescita chiave nel cervello denominata BDNF (attivo nell'ippocampo e nella corteccia cerebrale, regioni chiave nei processi di apprendimento, memoria e pensiero; il BDNF promuove la differenziazione di nuovi neuroni e delle loro parti costituenti, cioè assoni, dendriti e sinapsi - ndt), . Questo ormone promuove la salute ed il buon funzionamento dei neuroni nel cervello e gioca un ruolo vitale nella funzione della memoria innescando la crescita di nuove connessioni tra i neuroni. I livelli di BDNF sono criticamente bassi sia in caso di depressione che di schizofrenia, il che spiega perché entrambe le sindromi spesso portano ad un danno nelle regioni cerebrali (in effetti la depressione cronica determina un danno cerebrale). Ci sono anche prove svolte su animali in cui una bassa quantità di BDNF può innescare la depressione . In secondo luogo, il consumo di zucchero innesca una cascata di reazioni chimiche nel corpo che promuovono l'infiammazione cronica. In determinate circostanze, come quando il corpo umano ha bisogno di guarire da una ferita, una minima quantità di infiammazione può essere una buona cosa, dato che può aumentare l'attività immunitaria e il flusso di sangue alla ferita. Ma nel lungo periodo, l'infiammazione è un grosso problema. Si interrompe il normale funzionamento del sistema immunitario e va in collisione con il cervello. L'infiammazione è associata ad un aumentato rischio d
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    Grazie a tutte per gli approfondimenti sull'argomento, estremamente interessante! L'articolo non è più visibile sul sito, e l'aver scritto in maniera approfondita mi ha aiutata nella comprensione. Mi permetto di ricordare alle nuove generazioni, che chi è nato, come me, negli anni '70 è cresciuto con la pubblicità "Lo Zucchero fa bene al Cervello" "Lo Zucchero è pieno di Vita", per cui è assolutamente necessaria una condivisione di informazioni aggiornate. Lascio qui di seguito il link di un articolo divulgativo https://magazine.igeacps.it/i-benefici-e-gli-svantaggi-dello-zucchero-cosa-dicono-le-ricerche-scientifiche/#:~:text=I%20vantaggi%20del%20consumo%20di,un%20rapido%20aumento%20di%20energia. L'argomento, proposto da Antonella e sviluppato da Raffaella e Aleksandra, trovo che potrebbe essere ottimo da proporre in una #CollaborativeLearning per ragazzi!
EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
Paolo Pietrantonio

Adolescenti a rischio depressione: colpa dei social network - Psicotecnologie.it - 5 views

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    "Se chiedi a un ragazzo chi veramente potrà essere lì con lui nei momenti difficili della vita, farà fatica a dirti il nome di qualcuno che possa davvero chiamare in quelle circostanza". Questa è la vera causa della depressione e della solitudine dei giovanissimi che fanno uso dei social network.
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    I social network sono dei potenti mezzi di comunicazione che possono rivelarsi utili e produttivi, ma possono trasformarsi in un'arma pericolosa. La maggiorparte dei ragazzi sostituiscono del tutto la loro vita reale con il mondo fittizio dei social network. Ci sono sempre più individui soli, e sempre più passivi al mondo reale. Se da una parte il social network facilità e permette all'individuo di stare a contatto con persone, di manifestarsi e farsi conoscere più facilmente, dall'altra affievolisce sempre di più le sue emozioni trasformandolo in un macchina umana.
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    sono d'accordo con Ester, ma bisogna anche aggiungere che i social network e la rete più in generale, da cui sempre "persone" e non solo ragazzi dipendono, produce anche gli effetti di bullismo e di violenza che ritroviamo sempre più diffusi ed in età precoce (anche nell'articolo se ne parla); ed inoltre ben venga tutto ciò che può aiutarci a condividere, ad imparare e ad allargare i nostri orizzonti, ma quello che secondo me dovrebbe preoccuparci di più, è la "dipendenza" che si ha dalla tecnologia.
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    Non penso ai social-network come a un problema. Ritengo siano semplicemente una nuova forma di comunicazione. Se il 90% del campione esaminato usa e si connette a facebook vuol dire che impiega una parte del suo tempo libero in attività sociali. Quindi è possibile che sottragga questo tempo da altri svaghi più solitari e meno attivi, come ad esempio guardare la TV. Credo sia naturale la presenza nel campione esaminato di personalità più sensibili o individui che esagerano, ma sono una minoranza. La media dei ragazzi estende semplicemente la propria catena di contatti. Tra questi contatti naturalmente saranno presenti amicizie più intense e semplici conoscenze. Per tornare all'articolo, mi sembra di ricordare decine di articoli simili pubblicati negli anni ottanta, dove si lamentava il disagio dei giovani di fronte a un periodo anche breve senza TV. Nell'insieme mi pare un passo avanti. Ragazzi che soffrivano per l'assenza di Tv oggi soffrono per l'impossibilità di comunicare. Sembra meglio oggi.
Eva Franchi

Videogiochi "a fin di bene" cercasi - 0 views

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    Roma - Sfruttare la passione per i videogiochi "a fin di bene". È l'intento di un gruppo di ricerca americano che ha unito progettisti di videogame e neuroscienziati per studiare videogiochi capaci di suscitare comportamenti positivi, come ridurre ansia, aumentare attenzione e le interazioni sociali positive.
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    Questo articolo l'ho postato tempo fa anche sul forum. Non l'ho cercato deliberatamente per il nostro gruppo di diigo, l'ho trovato "causalmente" mentre leggevo IL SECOLO XIX, il quotidiano on line di Genova, la mia città. Parla della possibilità di utilizzare i video giochi a fine terapeutico per curare la depressione nei giovani malati di cancro. Un lavoro pioneristico che vede la collaborazione di neuroscienziati e progettisti di video game.
Giovanni Acunzo

La Mente Dei Bambini Nell'era Di Internet: Come Cambia Il Modo Di Ragionare - 4 views

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    Breve descrizione panoramica fatta dalla dott.ssa Elisa Gabbi (psicologa di Bologna) e dal dott. Michele Facci su come l'avvento di internet ha modificato il nostro modo di pensare. Riferendosi, in particolare modo, agli effetti prodotti sul modo di ragionare nei bambini.
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    Interessante. Ci riflettevo pochi giorni fa. Ho due figli piccoli e spesso mi ritrovo a fare fatica nel comunicare con loro. Fanno e dicono cose che io alla loro età non avrei mai immaginato. Si sente spesso dire che è il mondo di oggi, che sono bombardati di immagini. Vero, me c'è dell'altro. Approcciandomi a studiare questo esame mi sono proprio chiesta quale effetto può avere questa ipertecnologia su una mente che si sta formando. Se è vero che la tecnologia cambia la nostra intelligenza cosa può comportare nei nostri figli? Come si può fare per cercare di relazionarci a loro in modo più efficace? Forse è questa la chiave di un problema generazionale su cui molti psicologi e sociologi hanno scritto libri ed proposto interventi.
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    Ho letto l'articolo e l'ho trovato interessante. Forse perchè si avvicina al mio modo di pensare. Credo che sia indispensabile capire che il computer e internet sono dei mezzi. Mezzi, non fini. E' fondamentale avere chiari i fini dell'educazione, in modo da capire quali mezzi siano i più appropriati per raggiungere quei fini. Sto facendo una serie di laboratori con bambini della scuola primaria: li porto nel bosco, racconto una fiaba e faccio loro conoscere le piante. Ci sono bambini che rimangono meravigliati e incantati. Altri non riescono a stare fermi più di due secondi: hanno continuamente bisogno di novità, che le cose cambino velocemente. Essere abituati alla velocità delle immagini sullo schermo o alla velocità di reazione di un computer porta a non accettare i tempi "giusti" che la vita richiede. E' come se fossero in giostra e la giostra gira velocemente e loro non sono in grado di andare più lentamente. E non godono di nulla! Altra cosa che noto in questi bambini è l'incapacità di stare ad ascoltare. Devono sempre dire qualcosa. E' proprio quello che ci capita con internet, no? E con i vari social network: abbiamo sempre la nostra da dire. Manca la capacità di stare in silenzio e di "lasciarsi riempire" di conoscenza. So che sto andando controcorrente e che sto facendo delle affermazioni che in qualche modo contraddicono quanto nel corso viene detto. Ma credo che un vero studio approfondito sull'influenza che la velocità e le nuove tecnologie hanno sul modo di lavorare della nostra mente dovrebbe essere affrontato. Per non trovarci ben presto con una massa di adulti occidentali "schizzati".
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    Raffaella, condivido la tua riflessione. Sono dell'idea che sia bellissimo poter sfruttare le possibilità che queste nuove tecnologie ci offrono e penso che chi non si tiene al passo e non si aggiorna rischia di restare tagliato fuori da questo nuovo mondo che è quello che viviamo tutti i giorni, volente o nolente. La cosa che mi dispiace però è che ho la sensazione che si stia perdendo la dimensione umana e relazionale. Certo è possibile aumentare il proprio ventaglio di conoscenze e recuperare persone che in altro modo sarebbe stato impossibile ritrovare (io sono in contatto con amici di vecchia data di cui conosco abitudini quatidiane solo grazie a facebook). Però a volte ho la sensazione di sapere molto ma interagire poco. E' il discorso, fatto a lezione, della differenza tra il materiale trovato in rete e il libro e del fatto che per leggere un libro devi fermarti, immergerti e lasciarti coinvolgere, in una dimensione che è molto più umana (infondo siamo degli animali con dei ritmi biologici fondamentali), mentre ora abbiamo esteso la nostra intelligenza, possiamo attingere in qualsiasi momento a informazioni di ogni tipo, ma manca la profondità. Mi spaventa un po' l'idea di come cresceranno i bimbi di oggi in questa nuova modalità. Poi penso che sia solo il timore che si può provare nei confronti di qualcosa che ancora non conosciamo bene e che, proprio per questo sia necessario approfondire per sfruttarne le potenzialità e saperne riconoscere i rischi.
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    Braner, esperto di adolescenti e soprattutto convinto che la vera causa della depressione e della solitudine dei giovanissimi abbia un nome preciso: i social network. L'esperto sostiene che: "Se chiedi a un ragazzo chi veramente potrà essere lì con lui nei momenti difficili della vita, farà fatica a dirti il nome di qualcuno che possa davvero chiamare in quelle circostanza". Facebook, Twitter e tutti i siti che si propongono di tenerci in contatto, uniti, secondo Braner hanno esattamente l'effetto opposto. Una tesi che ora è contenuta nel nuovo libro di Braner, Alone (letteralmente "da solo"), frutto di esperienze sul campo. Anzi, nei campi e nei campeggi, a contatto con migliaia di giovani. Lui, infatti, da quando ha iniziato la sua avventura con Camp Kivu in Colorado, nel 2001, ha incontrato circa 20 mila ragazzi. Ciò che lo ha sconvolto maggiormente è l'aver notato come il problema principale dei bambini e dei giovani nelle prime due settimane di programma estivo fosse l'impossibilità di connettersi a internet e ai social network. La prima cosa che veniva fatta era, infatti, quella di chiudere i cellulari, gli iPhone o gli iPad di tutti in un armadietto. In questo modo tutti gli ospiti della struttura erano costretti a passare il tempo in attività che li allenavano a creare legami affettivi e a "parlare a cuore aperto", come ha spiegato lo stesso Braner. Uno studio condotto dalla "American Academy of Pediatrics", evidenzia come i teenagers che hanno poca autostima possono cadere in depressione, se si convincono di non avere un numero adeguato di amici. Quella che però potrebbe essere una fisiologica competizione tra i giovani, verrebbe accentuata dai social network, aumentando il senso di debolezza di molti ragazzi. La possibilità, sul web, di postare commenti ironici o discriminatori, inoltre, favorirebbe la diffusione del cyberbullismo. Per questo i ragazzi più fragili tenderebbero a passare più tempo collegati ad internet, nel tentativo di t
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    Una delle cose che l'avvento di internet ha cambiato radicalmente è il linguaggio , in particolare quello dei giovani, che è espressione immediata di nuova cultura.. allego un articolo che ne offre un esempio. http://www.jobonline.it/magazine/index.php?id=4633
Maurizio Aucone

Più multitasking Meno ricordi... - 4 views

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    Per James Flynn emerito Professor of Political Studies all' Università of Otaga in Nuova Zelanda, il fatto di essere multitasking, ha permesso alla donna di esprimersi al meglio e di avere più intelligenza dell'uomo. Indubbiamente, le donne sanno organizzarsi meglio, gestire un maggiore carico di lavoro e impegni. Lo studio condotto da Flynn, esperto in materia, ha calcolato il Q. I. secondo il genere, giungendo alla seguente conclusione: nei casi di parità dei sessi, le donne sono più intelligenti degli uomini. Nonostante i numerosi impegni, affrontano grintose ogni imprevisto e riescono a portare avanti le proprie prerogative, non si arrendono e non mollano facilmente. Si dividono tra casa, lavoro, hobby e amicizie senza trascurare la famiglia e le responsabilità che essa impone. La donna divenuta multitasking per necessità o virtù ha superato le barriere sociali ed è divenuta "competitiva" in campi solitamente maschili. Cambia il modo di comunicare, cambiano i ruoli e le strategie, salgono le soglie di stress e di depressione del genere maschile (dati CENSIS) normalmente geneticamente meno incline a questa patologia. Il fenomeno "multitasking" nell'era dell' moltiplicazione dei flussi di informazione, inteso come tendenza a utilizzare nello stesso istante più supporti tecnologici, per fruire di un numero sempre maggiore di informazioni, andrebbe analizzato nella sua interezza e con il giusto distacco. Elias Aboujaoude, direttore della Impulse Control Disorders dell'università di Stanford ed autore del libro Virtually you: Internet and the fracturing of the self, sostiene che la possibilità di archiviare contenuti online in maniera pressocchè illimitata porta a conservare praticamente tutto, ogni foto, ogni video ed a dimenticare però quelli che sono i momenti che andrebbero veramente ricordati. Ciò porterebbe quindi il cervello ad una fase di stallo limitando le reali possibilità di concentrazione. A complicare ulteriormente le cose
Luca Fossi

Dipendenza tecnologica - 2 views

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    Articolo con uno studio condotto sull'uso eccessivo di tablets, smartphones e quant'altro
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    analogamente, osservo che c'è una dipendenza, forse maggiore, per tutti quegli applicativi quali facebook, twitter, etc. In questo caso, la necessità di essere sempre connessi, di dire sempre la cosa su tutto, di fornire costantemente una prova della propria esistenza tramite post anche spesso di scarso valore in termini di contenuti, sembra essere diventata una dipendenza.
Simone Bacherini

I-disorder, tecno-patologie che creano dipendenza - 3 views

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    Si chiamano 'I-Disorder', dal titolo dell'ultimo manuale (IDisorder - Understanding Our Obsession With Technology and Overcoming Its Hold on Us, ed. Palgrave MacMillan) dello psicologo californiano Larry Rosen, che è diventato un bestseller e indicano le tecno-patologie, un mix di disagi a cui si va incontro stando inchiodati tutto il giorno alla scrivania, ventiquattr'ore su ventiquattro tra pc, smartphone e tablet, spesso usati in contemporanea.
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    Parecchie sono le perplessità degli esperti in merito al pericolo di incremento delle patologie tecnologiche dei minori; in Italia si annoverano dipendenza da cyber-relazioni e l'epilessia da videogames.
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    Anche in Italia La "Dipendenza patologica da Internet" è di fatto entrata nel manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali. La patologia viene quindi assimilata alle tossicodipendenze. L'Internet Addiction Desorder come tutte le patologie presenta dei sintomi: 1. trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione; 2. marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano Internet; 3. ansia e depressione; 4. necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per periodi più prolungati rispetto all'intenzione iniziale; 5. controllo compulsivo nell'uso di Internet; 6. dispendio del proprio tempo in attività correlate alla rete; 7. ignorare i problemi fisici e psicologici creati dal mezzo pur essendone consci Quello che preoccupa i psichiatri è che la patologia colpisce, ormai, troppi giovani adolescenti.
ROBERTA BADARACCO

Il Dna nel cervello cambia 'abito' durante la crescita - 1 views

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    Il Dna nel cervello cambia 'abito' durante la crescita, Si modifica dalla nascita all'età adulta, Mentre il cervello cresce e si sviluppa, il Dna delle sue cellule cambia 'abito': dalla nascita all'età adulta, infatti, si ha un continuo rimaneggiamento delle modificazioni chimiche che determinano l'accensione o lo spegnimento dei geni , Biotech, Ansa
vdalmonte

QUELLO CHE INTERNET CI NASCONDE - 0 views

Quello che internet ci nasconde Eli Pariser, The Observer, Regno Unito Poche persone hanno notato il post apparso sul blog ufficiale di Google il 4 dicembre 2009. Non cercava di attirare l'attenzi...

#intelligence

started by vdalmonte on 21 Apr 19 no follow-up yet
vincenzodinocera

Il tarlo dell'attenzione - 2 views

Il multitasking umano è l'apparente abilità di un essere umano ad eseguire più di un compito o attività in contemporanea in un dato periodo di tempo. Un esempio di multitasking è quello di parlare ...

#Multitasking

started by vincenzodinocera on 15 Nov 19 no follow-up yet
carmencarone

Multitasking: caratteristiche ed effetti positivi e negativi del fenomeno - 1 views

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    Il contenuto di questo articolo inquadra in maniera specifica il multitasking come un comportamento di attività plurima simultanea e allo stesso tempo come una conseguenza dell'attuale contesto sociale e culturale. Generalmente siamo abituati a considerare il multitasking nell'ambito lavorativo in maniera positiva e redditizia, ma qui viene preso in considerazione un altro aspetto fondamentale, quello psicologico con effetti negativi (stress, ansia, depressione, problemi di concentrazione) e positivi (rendimento, maggiore prestazione, aumento cognitivo). Fino ad oggi non si è arrivati a stabilire una definizione completa del multitasking che metta tutti gli studiosi d'accordo, e sarà quindi necessario proseguire con la ricerca al fine di stabilirne gli effetti presi in esame.
gbartolomei1

Multitasking - 0 views

Nell'articolo, si definisce il multitasking e il media multitasking, ovvero lo svolgimento di due o più compiti, uno dei quali implica l'uso di un mezzo tecnologico. Ci si sofferma sulle ripercussi...

media multitasking effetti risorse cognitive

started by gbartolomei1 on 18 Nov 21 no follow-up yet
Valentina Sebastiani

Multitasking: caratteristiche ed effetti positivi e negativi del fenomeno - 0 views

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    Ricercatori dell'Università di Sussex, hanno studiato gli effetti del multitasking in particolare in relazione all'utilizzo delle nuove tecnologie, causa oggi della maggior parte delle attività che svolgiamo in multitasking. Lo studio, pubblicato sulla rivista PLoS ONE, è il primo a trovare un collegamento tra multitasking e mutazioni nella struttura del cervello. Nello specifico, i ricercatori hanno scoperto che le persone che usano spesso varie forme di media contemporaneamente avevano in effetti una minore densità di materia grigia nell'area cerebrale della corteccia cingolata anteriore (ACC), coinvolta nell'elaborazione del pensiero e nel controllo emotivo, rispetto a coloro che invece utilizzavano un solo dispositivo per volta. Tale scoperta ha collegato il multitasking ad una ridotta capacità di attenzione, ad un maggior rischio di depressione ed ansia, ed a risultati inferiori a scuola.
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    L'articolo da una definizione generale di Multitasking ed analizza l'esperienza del multitasking dal punto di vista differente tra madri e padri. Prende poi in esame ciò che sono gli effetti positivi e gli effetti negativi del Multitasking sul nostro funzionamento mentale e cerebrale.
marisaccomani

Multitasking: un'abitudine utile o di cui sarebbe meglio preoccuparsi? - 0 views

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    Il Multitasking è un fenomeno molto più complesso di quello che vuole apparire. Le numerose e contemporanee attività che siamo costretti a svolgere sembrerebbero avere conseguneze negative, mentre alcuni studiosi ne esaltano le qualità. Alcuni studiosi affermano che le molteplici attività sviluppino un significativo aumento di cortisolo, ormone dello stress, mentre altri studi hanno evidenziato una minore densità di materia grigia nella corteccia cingolata, coinvolta nell'elaborazione del pensiero e nel controllo emotivo, con conseguente rischio di depressione e ansia. Di diverso avviso, uno studio recente sui nativi digitali, dove il fatto di utilizzare un gran numero di media aumeterebbe il rendimento scolastico. Questo perchè l'abitudine ad una attenzione frammentata aumenterebbe le prestazioni della memoria di lavoro.
gbartolomei1

facebook ci rende infelici? - 21 views

Vi suggerisco un articolo pubblicato da "Repubblica" nel 2018 relativo ad uno studio condotto dall'Università della Pennsylvania sulla relazione tra tempo passato sui social network e l'insorgere ...

psicotecnologie

sfamurril

Tutti i modi con cui il multitasking ci rovina (davvero) il cervello - 1 views

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    Fare tutto e contemporaneamente, dal punto di vista del neuroscienziato Daniel J. Levitin, non è sinonimo di efficienza perché ci sono effetti di sovraccarico di stimoli e di richieste della nostra mente. Earl Miller ritiene che, anche se pensiamo di fare diverse cose contemporaneamente, questo non è così perché il nostro cervello non è cablato bene per fare il multitasking , si passa da un processo ad un altro con un costo cognitivo. Secondo Levitin il multitasking aumenta la produzione di cortisolo e di adrenalina causando annebbiamento o pensieri disturbati, con una perdita di concentrazione e a cercare stimoli esterni (es. rispondere al telefono, cercare qualcosa su internet, controllare la posta, inviare un Sms). Levitin sostiene che nel momento in cui si sta cercando di concentrarsi su un compito e si ha una e-mail non letta nella posta in arrivo, può ridurre il QI effettivo di 10 punti. Uno studio del 2013 condotto dalla Michigan State University aveva già associato il multitasking digitale ad ansia e depressione, senza però chiarire se sia il disagio psicologico a portarci a cercare distrazione nel sovraccarico digitale o siano tablet e cellulari a provocare il malessere. Si dovrebbe sviluppare questo aspetto visto la nostra sempre più dipendenza neurale verso facebook, twitter, mail.
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