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marcom1982

Media Education e digitalizzazione dei processi educativi | Edscuola - 7 views

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    In questo articolo si mette in evidenza come la scuola si trovi ad affrontare un processo di aggiornamento accelerato in senso tecnologico che costringe il personale docente a mettere in campo nuove competenze, a prevedere la creazione di nuovi ambienti di apprendimento e processi di insegnamento-apprendimento, sfruttando le tecnologie multimediali e digitali. Racconta un esperienza di apprendimento collaborativo programmato in rete, dove, seppur manchi l'interazione faccia a faccia, si ha comunque la possibilità di mantenere un certo contatto umano e sociale, di dedicarsi tutti insieme, con piacere, ad un'attività comune, in cui gli alunni si sentono protagonisti nelle diverse fasi del lavoro, sviluppando pertanto, anche certe competenze tecniche, e consente ai docenti di non rinunciare ad educare alla cooperazione migliorando anche il benessere psicologico degli alunni, messo a dura prova in questi mesi di emergenza. La scuola resta in vita grazie alle tecnologie seppur tra opportunità e limiti. La scuola si trova ad aggiornare i propri obiettivi nei contenuti e nei modi per rispondere alle sfide di un mondo che cambia rapidamente per formare futuri cittadini.
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    Questo articolo di Erica Della Valle riflette sulla didattica a distanza imposta dalla pandemia e sull'uso di piattaforme informatiche e di svariati sistemi di collegamento e condivisione di immagini, video e documenti, spesso non valutati adeguatamente in termini di tutela della privacy. Il pezzo analizza la Summer School MED, organizzata dall'associazione MED per formazione e ricerca in Media Education, che si è concentrata sui processi educativi mediati dalle tecnologie digitali e sulla questione dei dati acquisiti in formato digitale. Inoltre, l'articolo sottolinea l'importanza della Media Education come prassi educativa e riflessione teorica per produrre cultura e allargare la democrazia, in particolare nel contesto della digitalizzazione della comunicazione.
anonymous

Come l'infosfera sta cambiando il mondo - 6 views

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    Nell'intervista, il prof. Luciano Floridi ci illustra come oggi viviamo tutti un po onlife, siamo in un mondo sempre più digitale, il vecchio mondo analogico mescolato con un mondo sempre più digitale. Quando riusciamo a mescolare bene l'online e l'offline, si fa bene sia: - alla società, perché siamo tutti più vicini; - all'ambiente che ci circonda, pensiamo come consumiamo meno con un led piuttosto che la vecchia candela o le vecchie lampadine ad incandescenza ; - che al mondo della produzione la formazione o il lavoro avviene spesso onlife. La domanda più importante è chi controlla l'onlife? La Società la Politica: "soltanto chi controlla i controllori quando è controllato può fare la differenza"; l'unico modo di controllare l'onlife è attraverso l'onlife.
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    Nell'intervista, il prof. Luciano Floridi ci illustra come oggi viviamo tutti un po onlife, siamo in un mondo sempre più digitale, il vecchio mondo analogico mescolato con un mondo sempre più digitale. Quando riusciamo a mescolare bene l'online e l'offline, si fa bene sia: - alla società, perché siamo tutti più vicini; - all'ambiente che ci circonda, pensiamo come consumiamo meno con un led piuttosto che la vecchia candela o le vecchie lampadine ad incandescenza ; - che al mondo della produzione la formazione o il lavoro avviene spesso onlife. La domanda più importante è chi controlla l'onlife? La Società la Politica: "soltanto chi controlla i controllori quando è controllato può fare la differenza"; l'unico modo di controllare l'onlife è attraverso l'onlife.
lindamalatesta

Data commons: privacy e cybersecurity sono diritti umani fondamentali | Rivista i... - 6 views

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    In questo articolo, l'autore discute l'importanza della privacy nell'era digitale e quante persone ancora non apprezzano la privacy dei propri dati personali nonostante la disponibilità del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR). L'articolo sostiene che i dati sono "l'oro e il petrolio" dell'umanità connessa e la corretta gestione dei dati personali è fondamentale per la libertà quotidiana di scelta. L'autore evidenzia i pericoli del divario digitale, in cui alcuni individui sono in grado di controllare e proteggere i propri dati personali, mentre altri non sono in grado di farlo. L'articolo discute anche di come potenti algoritmi, attraverso l'uso di tecniche come la psicometria, consentano alle piattaforme di raccogliere e trarre profitto dai dati personali, portando a un nuovo feudalesimo digitale. Lo scandalo di Cambridge Analytica è presentato come un esempio di violazione dei dati e di come le piattaforme possono utilizzare i dati personali per indirizzare individui specifici con messaggi che rafforzano le loro convinzioni esistenti.
dmugna

The Surprising Creativity of Digital Evolution: A Collection of Anecdotes from the Evol... - 5 views

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    In questo articolo si parla di come l'evoluzione non si limita al mondo naturale ma si estende anche agli organismi artificiali. Il processo di evoluzione è un processo algoritmico che trascende il substrato in cui avviene, studi di evoluzione digitale hanno fornito esempi di come gli algoritmi digitali abbiano sovvertito bugs non riconosciuti nel loro codice, producendo adattamenti inaspettati o producendo comportamenti simili riscontrati in natura. L'evoluzione digitale trae ispirazione dall'evoluzione biologica. I ricercatori studiano i processi evolutivi che si verificano nei substrati digitali, e l'idea generale alla base di questo studio è che esistano dei principi astratti alla base dell'evoluzione biologica che sono indipendenti dal mezzo fisico, e che possano quindi essere implementati e studiati all'interno dei computer. L'evoluzione digitale può avvenire se vengono soddisfatte le tre condizioni: (1) replicazione (2) variazione (mutazione), (3) fitness differenziale (competizione). In natura la replicazione di molecole genetiche e la variazione avvengono attraverso meccanismi come errori di copia e ricombinazione genetica, la selezione nell'evoluzione biologica deriva dal mondo in cui la sopravvivenza e la riproduzione sono un requisito logico per la sopravvivenza del materia genetico di un organismo. L'idea alla base dell'evoluzione digitale è che i processi che soddisfano questi ruoli di replica, variazione e selezione possano essere implementati in un computer riusando in un algoritmo evolutivo (EA). Si definisce dunque l'evoluzione digitale come processo evolutivo in cui l'algoritmo dell'evoluzione e il materiale genetico evolutivo sono istanziati digitalmente.
lagana

A scoping review of personalized user experiences on social media: The interplay betwee... - 4 views

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    Questo studio di Ragnhild Eg, Özlem Demirkol Tønnesen, Merete Kolberg Tennfjord, rappresenta una revisione attenta della letteratura per comprendere come la personalizzazione dei social media influisca sugli utenti, sulle le loro esperienze, sui fattori umani e i processi decisionali automatici. In particolare, gli autori si sono concentrati sulle modalità con cui gli algoritmi utilizzano i dati dell'utente per poi fornire contenuti personalizzati che di conseguenza influenzano la percezione che gli utenti hanno dei contenuti efficaci e rilevanti. Sono stati, inoltre, esaminati fattori umani come la personalità, l'eta e il sesso degli utenti in relazione alla percezione della suddetta personalizzazione. I risultati della ricerca, evidenziano la necessità di una maggiore comprensione e attenzione all'interazione tra gli algoritmi e i fattori umani nella personalizzazione delle esperienze dell'utente sui social media, relazione ancora oggi poco compresa che necessita quindi di approfondimento al fine di migliorare la comprensione delle possibili implicazioni per la privacy, la sicurezza e il benessere dell'utente. Inoltre, gli autori sottolineano l'importanza di considerare le sfide etiche e di privacy legate alla personalizzazione delle esperienze utente e di promuovere una maggiore consapevolezza e controllo da parte degli utenti stessi sui dati personali.
manuelapivetta

Media Education e formazione docenti: contestualizzare le esperienze videoludiche dei p... - 4 views

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    In questo articolo scritto dal professor Todino e dai ricercatori dott. De Simone e Di Tore dell'Università di Salerno, vengono proposti alcuni spunti di riflessione sul possibile processo di insegnamento-apprendimento tramite i videogames. Nello specifico, oggigiorno non si può negare che i videogiochi siano entrati a far parte integrante della vita quotidiana degli adolescenti. In questo caso la questione che ci si dovrebbe porre è: questo tipo di divertimento può fornire esperienze ben organizzate, sequenziali, progressive e fruttuose? Ricordando il famoso pedagogista John Dewey, il quale sottolineava come tutte le esperienze non siano ugualmente educative, appare necessario calare tale pensiero nell'ambito dell'esperienza videoludica. La soluzione proposta dai professori dell'Università di Salerno è quella di far vivere i videogames come esperienze didattico-educative, capaci di veicolare valori culturali, scegliendo solo quelli che soddisfino determinati parametri. Appare fondamentale in questo percorso la figura del Media Educator, un insegnante che individui strategie d'intervento mirate, valutando non solo l'età del discente ma anche le diverse tipologie di gioco. Non a caso il Media Educator dovrà scegliere videogiochi in base alla trama, alla qualità del problem-solving ed alla collaborazione tra giocatori, evitando quelli che possano contenere elementi di stress, sfavorendo videogiochi "centrifughi" e "destabilizzanti" e proponendone altri che siano in grado di creare nuove conoscenze, abilità, competenze atte a favorire una crescita personale. Crescita che può avvenire tramite "il principio di continuità", visto che i ragazzi tendono naturalmente a rivivere le esperienze di gioco. Alla luce di tutto ciò appare essenziale un'integrazione scuola-educazione-new media mediata da figure specialistiche.
mayasinclair

An Interview Study of German Teachers' Views on the Implementation of Digital Media Edu... - 4 views

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    L'articolo redatto da Johanna Dittmar e Ingo Eilks dell'Università di Brema, pubblicato nel 2019 nella rivista "International Journal of Education in Mathematics, Science and Technology" tratta l'implementazione dell'insegnamento dei media digitali con un'enfasi sui forum in internet nelle lezioni di scienze. Questi rappresentano una fonte di risorse didattiche per gli insegnanti e un repertorio di informazioni per gli studenti. Internet fornisce diversi forum, da generali a dominio-specifici. L'articolo si interroga su quanto i docenti delle scuole tedesche siano preparati ad usare questi forum di internet nella didattica. Uno studio fatto su 16 insegnanti di scienze indica un'apertura teorica all'uso dei forum da parte dei docenti, ma uno scarso utilizzo concreto nelle lezioni. Tra gli ostacoli vengono menzionati limiti di tempo, concetti mancanti, scarse infrastrutture, mancanza di fiducia e competenza, resistenza al cambiamento. E' stato rilevato che per un uso responsabile dei media, non è rilevante solo il contenuto, ma anche comprensione dei meccanismi e delle persone coinvolte nei forum. Si deve fare attenzione a quale forum selezionare, chi può offrire informazioni nel forum in questione e chi commenta i post del forum. Per quanto riguarda l'uso dei forum a scuola, non deve avere un ruolo solo l'accuratezza dell'informazione, ma anche come un'informazione è generata e fornita. Perciò è importante che gli insegnanti abbiano abilità di alfabetizzazione ai media che possano trasmettere agli studenti in classe. Sono state fatte interviste supportate da questionari per valutare l'atteggiamento degli insegnanti a tal proposito. Le interviste hanno rilevato che la maggior parte degli insegnanti richiede un supporto professionale, sotto forma di esempi pratici e materiale didattico. Tuttavia, è necessaria ulteriore ricerca. Ad esempio, gli insegnanti sono aperti all'innovazione e alla promozione dell'alfabetizzazione mediale, ma hanno problemi a gestire c
andreaconnect

Dalla Media Education alle New Media Education - 2 views

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    L'articolo redatto da Teresa Sosi spiega l'importanza di educare i giovani all'uso della tecnologia mediale e ripercorre la storia della nascita di questa disciplina. La MED deve saper trasmettere alla digital generetion i linguaggi utilizzati per saper interpretare le informazioni che ricevono o ricercano. Successivamente lo sviluppo della tecnologia ha portato ha portato la società ad affrontare nuove sfide nel campo dell'educazione digitale ed a colmare le diversità riscontrate tra le varie istituzioni scolastiche internazionali. La scuola italiana ha cominciato ad integrare la MED agli inizi degli anni novanta e ha fatto fatica ad adeguarsi, a differenza di altri paesi che disponevano di nuovi modelli pedagogici per l'educazione digitale. La New media education pone un particolare sguardo ai nuovi mezzi di comunicazione in grado di diffondere e condividere diversi tipi di media. Questo orientamento formativo risponde al nuovo scenario in cui si è venuta a creare una cultura mediale: una ridefinizione del modello di socializzazione che ha permeato le persone profondamente.
lofabi

I media possono educare alla creatività positiva? - 3 views

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    Gli autori Izabela Lebuda e Simon Majed Ceh presentano questo saggio che tratta i potenziali benefici dell'uso passivo e attivo dei media per migliorare pensiero e comportamento creativo, inoltre sottolinea la possibilità di guardare ai media come un'opportunità contrariamente al pensiero generale,il quale vengono definiti una perdita di tempo passiva per gli adolescenti. Attraverso la teoria socio- cognitiva presentano come i contenuti dei media potrebbero aumentare attraverso il modellamento e il rinforzo vicario la convinzione creativa su se stessi e possibilmente aumentare la probabilità di produrre attività creative, favoriti anche da un accesso immediato al feedback che restituiscono i media e alla possibilità che forniscono non solo in termini di utilizzo dei contenuti ma anche nella co-creazione di essi. Le autrici definiscono il consumo dei media solo un aspetto del rapporto tra creatività e media, anche la realtà virtuale e il gioco sono possibili ponti per favorire lo sviluppo di idee, generando abilità della vita reale, producendo così un valore educativo.
saragabrielli

TikTok and Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder: A Cross-Sectional Study of Social ... - 8 views

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    Questo articolo del 2022 tratta lo studio della qualità e comprensibilità delle informazioni riguardanti la salute mentale, in particolare il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD, attualmente il settimo hashtag relativo alla salute mentale più visualizzato), contenute su TikTok. I ricercatori, Anthony Yeung, Enoch Ng e Elia Abi-Jaoude, hanno classificato, secondo criteri e strumenti di riferimento, i 100 video (dei milioni presenti) più popolari sulla prevenzione, sui sintomi, sulla diagnosi e sul trattamento dell'ADHD (escludendo video senza audio o testo, non in inglese, duplicati): il 52% è stato classificato come fuorviante (contengono informazioni prive di prove scientifiche o non specifici dell'ADHD), il 27% come esperienza personale dell'utente (sono quelli con più "mi piace" e visualizzazioni, quindi più coinvolgenti), il 21% come utile (contenenti informazioni corrette, probabilmente video caricati da operatori sanitari). Questo comporta che, data la popolarità della piattaforma e l'elevata comprensibilità, c'è il rischio concreto di auto-diagnosi o di errata percezione del problema, sulla base di informazioni fuorvianti che l'algoritmo di TikTok tende a riproporre agli utenti attraverso video simili nel tempo. Con questo si vuole enfatizzare la preoccupazione per l'ampia visualizzazione e diffusione di disinformazione sanitaria sulle piattaforme dei Social Network e il potenziale impatto sull'assistenza clinica come conseguenza della "cyberchondria". I nuovi media, tuttavia, riducono lo stigma della salute mentale e migliorano l'alfabetizzazione sanitaria. Infatti, i ricercatori di questo studio riconoscono che probabilmente modificando i target di ricerca riguardo chi pubblica e il fine dei video (umoristici o divulgativi) potrebbero esserci risultati diversi.
angelasarri

A framework on media-educational initiatives to contrast online hate speech - 8 views

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    Questo studio di Barbara Bruschi, Professoressa di Didattica e Pedagogia Speciale, con Repetto e Tallarino, della Università di Torino, mira a definire un quadro teorico che possa ispirare iniziative di educazione ai media per fornire agli studenti un senso di responsabilità civica e di cittadinanza attiva. L'argomento dello studio riguarda il fenomeno in rapida crescita definito "hate speech on line". Partendo da un'analisi della letteratura internazionale sulle iniziative intraprese per educare i giovani ad un corretto modo di confrontarsi sui socialnetwork, le autrici definiscono le possibili azioni da intraprendere per prevenire e contrastare questo fenomeno con strategie integrate ed interdisciplinari.
giadamangani

L'influenza dei mass media sull'opinione pubblica - 3 views

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    Nell articolo della Dtt ssa Sabrina Santaniello viene affrontato il tema dello sviluppo del digitale e di come questo abbia rivoluzionato il modo di trasmettere le notizie e di fare cronaca, soprattutto in occidente. Spesso i contenuti di queste notizie alimentano la curiosità, come le notizie con titoli fasulli che spesso troviamo su Internet e che ci inducono ad aprire il link per poi rivelarsi non veritiere. Si parla di processo mediatico, esaltazione ed esasperazione delle notizie con conseguenti distorsioni informative. Basti pensare al covid e alle fake news correlate ad esso come: Fare gargarismi con la candeggina aiuta a combatterlo, assumere acido acetico o steroidi, utilizzare oli essenziali e acqua salata e bevande calde protegge dall'infezione da coronavirus, la vitamina C previene ecc... Il processo mediatico porta a trovare dei colpevoli in un breve lasso di tempo per fare audience. Una società democratica non dovrebbe permettere che il processo mediatico vada a sostituirsi a quello giudiziario nei mezzi di informazione di massa poichè inevitabilmente influenza l'opinione pubblica e porta ad esiti negativi come la diffusione rapida di messaggi distorti senza verifiche nelle sedi opportune, che a sua volta danneggiano l'immagine di una categoria professionale e compromettono la fiducia del cittadino verso chi è deputato a tutelarne la salute.
giuliartt

Sviluppare la propria identità nell'era dell'ONLINE - 4 views

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    Nell'articolo proposto e scritto da Francesco Minelli, psicologo e psicoterapeuta , si affronta il tema dello sviluppo del proprio sé e della propria identità nell'era del digitale; Oggigiorno gli adolescenti costruiscono il proprio sé "Online" grazie al quale possono sperimentare diverse identità. La costruzione del sé con Internet diventa un concetto, un laboratorio di identità, che fornisce supporto concreto all'immaginazione, dà il vantaggio di espressione delle parti inesplorate del sé e concede il permesso di fingersi qualcun altro in rete o nel mondo virtuale ma anche di attuare strategie di presentazione. L'osservarsi in rete offre maggiori possibilità di provare più identità in quanto caratterizzata da riduzione uditiva e visiva che incoraggia a cambiare e nascondere caratteristiche fisiche di se stessi, ma anche da anonima e ciò spinge la persona ad essere meno inibita e dare informazioni più facilmente. L'identità virtuale rappresenta quindi gli aspetti più salienti del sé, che possono variare in base al contesto e all'ambiente in cui ci troviamo. Questa nuova identità aiuta sicuramente a migliorare il concetto di autostima; la note negativa è che i ragazzi coì facendo sono sovraesposti a più relazioni e ciò potrebbe aumentare dubbi sul loro vero Sé.
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
Sara Tietto

Come i social hanno cambiato la nostra idea di bellezza (e il modo in cui ci vediamo al... - 6 views

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    L'articolo è stato scritto da Valentina Nuzzi su Elle.it, edizione italiana della rivista francese. La giornalista, in contrasto con l'environment della rivista, rivolta soprattutto alle donne amanti della moda e della bellezza, vuole mettere in allarme le utenti sulla costante e preoccupante crescita delle persone che soffrono di BDD (Body Dysmorphic Disorder). Riportando i dati delle ricerche del prof. Marcos Sforza, docente e ricercatore nel campo della chirurgia estetica e leader della ricerca sul dismorfismo corporeo, sostiene che la percezione di noi stessi è cambiata con l'avvento e l'aumento dei social network, soprattutto con quelli che utilizzano le immagini come Instagram. I selfie sono diventati dei parametri di valutazione estetica e le foto perfette delle modelle o delle principali influencer sono diventati degli ideali estetici utopici, in quanto irreali. L'uomo di natura vuole presentarsi sempre al meglio, ma la giornalista sostiene le idee del prof. Sforza sottolineando che i social media stanno promuovendo aspettative estetiche non realistiche. Spiega il dott. Sforza che "Il rischio è quello di perdere il contatto con la realtà, e di interiorizzare l'idea che dobbiamo sempre apparire nella versione perfetta".
roby64

CYBERBULLISMO E PROGRAMMA OPERATIVO NAZIONALE: UN'OPPORTUNITÀ PER LE SCUOLE ... - 4 views

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    L'articolo è stato pubblicato da Ersilia Menesini, Elisa Corbo, Annalaura Nocentini dell'Università di Firenze e dopo una breve descrizione del fenomeno, identificato come una forma di aggressività interpersonale, conduce una ricerca tesa ad individuare le strategie più efficaci per contrastarlo. I risultati del contributo scientifico, rilevano un andamento parallelo tra il cyber e le forma generiche di bullismo il cui comun denominatore è costituito dall'individualismo e dalla prevaricazione. Si sottolinea la necessità di interventi integrati e multilivello, dalla promozione della salute alla prevenzione dei comportamenti a rischio e alla riabilitazione. Emerge un dato incoraggiante che riguarda le strategie di prevenzione, focalizzate sulla prevenzione, comun denominatore ad entrambe le forme. La prevenzione si configura come strategia da attuarsi già nella scuola mediante teams di esperti che diffondono informazione ed educazione per un uso consapevole dei media.
elimich

Come si impara a smontare le bufale - 6 views

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    L'articolo è stato scritto dalla copywriter, instagram specialist e consulente della comunicazione nell'ambito web e social, Anna Cortelazzo. Pubblicato su IlBoLive, testata ufficiale dell'Università di Padova, tratta l'importanza di saper sfatare le bufale. Un grosso incremento nella presa di coscienza da parte di persone ed enti del diffondersi delle fake news, è avvenuto in concomitanza con la pandemia, durante la quale moltissime credenze o notizie false sono state messe in rete. Possono essere trovati quattro tipi diversi di informazioni false: scherzi, truffe, distorsioni di notizie e false notizie con secondi fini. Debunker e fact checker negli ultimi anni stanno facendo un buon lavoro nella lotta al contrasto delle fake news. Nonostante ciò, c'è ancora molto lavoro da fare. I social, infatti, non sono i primi da incolpare per la diffusione della disinformazione e nemmeno il web. Certo è che ora il fenomeno è molto più esteso, ma le false notizie giravano anche nell'era "preweb". La soluzione, più efficace e duratura, è quella di educare più popolazione possibile al riconoscimento delle bufale, andando alla fonte. Nell'articolo vengono proposti vari corsi sul tema, alcuni dei quali organizzati da Massimo Polidoro, segretario del CICAP con una lunga gavetta nello sfatare i misteri e fenomeni paranormali. Di ulteriore importanza è insegnare ai giovani grazie alla digital literacy, maggiori utilizzatori del web e soprattutto dei social, le modalità per non cadere nelle trappole delle false notizie per poter valutare la veridicità delle informazioni con la propria testa e le proprie conoscenze.
unibeatrices

La Rappresentazione sociale della malattia mentale: Uno sguardo al ruolo dei mass media - 2 views

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    Attraverso le rappresentazioni sociali condividiamo una serie di contenuti e saperi con gli altri individui.I Mass Media hanno un ruolo importante nella loro costruzione, e con il loro "bombardamento" di informazioni alimentano miti e credenze influenzando l'opinione pubblica. Il Focus dell'articolo si concentra sulla Malattia Mentale e su come le informazioni veicolate dai Mass Media su di essa, vista frequentemente in termini di accezione negativa e dispregiativa portano alla formazione di stereotipi. L'articolo riporta studi effettuati su persone adulte, tramite Focus Group ed interviste, ed i risultati confermano un ruolo significativo dei Mass Media nella diffusione delle rappresentazioni sociali della malattia mentale. Gli studi sono poi stati rivolti ai bambini. I programmi, i diversi Media quali cinema, fumetti videogames utilizzano un linguaggio ad effetto che attira facilmente la loro attenzione. I contenuti spesso riportano storie di personaggi che hanno a che fare con la "Pazzia", stereotipandone i comportamenti in negativo e inducendo la formazione di rappresentazioni sociali errate. Sopratutto per il fatto che i bambini difficilmente hanno a che fare con "Malati Mentali" e quindi le rappresentazioni mentali che essi si formano saranno su un'idea di come dovrebbe il Pazzo ma non sul "Vero" disturbo che porta la malattia mentale. L'articolo ci indica che negli ultimi anni si stia assistendo ad un'inversione di marcia circa l'impiego degli strumenti di comunicazione riguardo ad una maggiore sensibilizzazione e modifica del linguaggio riferito alla malattia mentale. In conclusione trasmettere ai bambini informazioni corrette è importante per mettere le fondamenta per la costruzione di una rappresentazione sociale della malattia mentale più congruente con la realtà.
mantovania

DGPR e digital safety. Un'indagine nazionale sulla consapevolezza digitale degli adoles... - 2 views

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    In questo articolo di Ida Cortoni, docente dell'università Sapienza di Roma, pubblicato da Firenze University Press, si riporta un'analisi legata al regolamento Europeo generale sulla protezione dei dati (GDPR). Lo studio si basa su questionari sottoposti ad un campione di poco meno di 3.000 studenti compresi tra i 14 e i 19 anni, frequentanti licei, scuole tecniche e professionali. Le macro aree analizzate si identificano in: Esperienza mediale, Protezione device, Protezione dati, Protezione della salute, Protezione dell'ambiente. La somministrazione dei test sia agli studenti che alle famiglie consente inoltre di porre le basi per una correlazione dei rispettivi risultati. La discussione finale evidenzia un utilizzo largamente diffuso dei social network, addirittura vicino al 100% per Whatsapp, mentre si nota anche un netto calo della popolarità di piattaforme un tempo in voga come Facebook. Di particolare interesse anche l'evidenza che individua una maggiore consapevolezza maggiore e un comportamento più responsabile nella fetta più giovane del campione, frutto probabilmente della legge 92/2019 che inserisce in modo incisivo la Media Education all'interno del programma di educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado.
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