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massimomoretti

L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica - 8 views

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    L'articolo, pubblicato nel 2016, evidenzia la rilevanza dell'introduzione delle tecnologie nella scuola italiana, processo che si è sviluppato negli ultimi quarant'anni. Inizialmente molti insegnanti furono influenzati dalle innovazioni modificando atteggiamenti e metodologie; tuttavia, a mano a mano che l'introduzione delle ITC nella scuola si andava affermando, emersero criticità e contraddizioni provocate da problemi tecnici, incompatibilità, mancanza di tempo e carenza di preparazione degli insegnanti. L'esperienza del passato, a fronte delle difficoltà verificate, rischia di passare in second'ordine o - addirittura - di essere dimenticata, unitamente al portato teorico e didattico caratterizzante la fase precedente. S'impone pertanto una riflessione critica attraverso la presentazione di alcuni lineamenti della storia dell'introduzione delle ITC nella scuola, delle concezioni che l'hanno accompagnata e dei rapporti che spesso, anche all'insaputa degli innovatori, si mantengono tra passato e presente. La tecnologia informatica fu introdotta ufficialmente nella scuola italiana nel 1985 (primo Piano Nazionale Informatica - PNI 1), affiancata agli insegnamenti di matematica e fisica del primo biennio della scuola superiore. Il PNI 1 nacque dall'idea che l'alfabetizzazione informatica costituisse l'unica via d'accesso alla società dell'informazione e dalla fiducia nella possibilità per gli strumenti e le tecniche dell'informatica di favorire lo sviluppo cognitivo degli studenti. In seguito, l'introduzione del linguaggio di programmazione, dei videogiochi e degli ambienti di scrittura indussero a ritenere il computer uno strumento di supporto per l'apprendimento, capace di dilatare la conoscenza e il processo per acquisirla, favorendo l'autonomia e la creatività, secondo un approccio cognitivistico-costruttivista. Negli anni Novanta, con l'avvento dell'ipertestualità, la tecnologia venne accolta nella scuola
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    con lo scopo di avvicinarla alla realtà vissuta dagli studenti a casa e in altri ambienti, contraddistinta dall'interazione tra parola orale, testi scritti, suoni e immagini. Le più recenti iniziative ministeriali da un lato spingono verso limiti più avanzati l'idea della partecipazione sociale, dall'altro sembrano riscoprire il valore di pratiche già sperimentate negli anni Ottanta e in parte dimenticate dalla scuola. L'articolo, in particolare, pone l'accento sulla pratica del coding, vale a dire sul processo finale di programmazione, quello della scrittura del codice attraverso l'uso di un determinato linguaggio. In sostanza, questa analisi storico-critica mette in evidenza come nel nostro Paese la normativa che regola l'introduzione del digitale nella scuola insegua l'innovazione tecnologica, tentando di stare al passo con questo processo fluido, rapido e costante.
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    FORM@RE - Open Journal per la formazione in Rete L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica Technological innovation in the Italian school. A critical and historical analysis Camilla Moricca - Università degli Studi di Firenze, camilla.moricca@unifi.it Abstract L'introduzione tecnologica nella scuola è caratterizzata da ondate che si succedono conservando scarsa consapevolezza e ricordo della fase precedente. Il lavoro ripercorre in modo sintetico le principali iniziative istituzionali e le più note teorie di riferimento che le hanno accompagnate nell'ottica di favorire una consapevolezza storico-critica su ciò che l'esperienza ci può aver insegnato. Nell'ultima parte ci si sofferma su riferimenti oggi in voga, quali il coding e la robotica, chiedendoci se siano davvero nuovi e se poggino su criteri pedagogici fondati. Parole chiave: tecnologie dell'educazione; analisi storica; coding; robotica. Abstract Technological introduction into school takes place in the form of innovations that maintaining low awareness and memories of the previous phases. The work recalls briefly the main institutional initiatives and best-known theories of reference in order to foster a historical-critical awareness of what the experience may have informed us. In the last part we focus on references in vogue, such as coding and robotics, wondering if they are really innovations and if they are based on valid educational criteria. Keywords: educational technology; historical analysis; coding; robotics. 1. Introduzione L'introduzione delle tecnologie nella scuola ha rappresentato un avvenimento rilevante negli ultimi quarant'anni e il processo che l'ha accompagnata ha coinvolto direttamente molti insegnanti, influenzando i loro atteggiamenti e le loro concezioni metodologiche. Sembra quindi ragionevolmente importante soffermarsi a riflettere su questo percorso per comprenderne meglio la natura. Tuttavia sono carenti i lavori
geraldavitale

Sergio Vastarella, "Perché è importante il digitale a scuola?" - Yo... - 7 views

shared by geraldavitale on 16 Feb 20 - No Cached
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    Sergio Vastarella presenta una concreta testimonianza di come non viene utilizzato nell'educazione le Lim nelle scuole, spesso poco capaci di usarle i docenti, spesso il timore di non essere all'altezza del sapere degli studenti, spesso non è sufficiente il server del polo scolastico. Insomma molto frequente un pannello presente nelle classi inutilizzato. Invece con le lezioni con Classroom sono molto utili per strutturare un metodo di studio all'avanguardia nel 2020, gli insegnanti presentano il programma attraverso la Lim, collegandosi ad una classe solo per gli alunni e gli stessi, visualizzare materiale di studio, immagini e mappe concettuali, utilizzando magari lo smarphon o tablet, confrontarsi con i compagni di classe, preparare elaborati da affrontare poi in classe, così il professore può dare una valutazione di impegno costante e interesse dei ragazzi, volendo senza più affrontare interrogazioni frontali. Si avrebbe un'educazione sul reale utilizzo della tecnologia a disposizione, possibilità eccezionali per aiutarsi nello studio, si utilizzerebbero i sensi visivo e uditivo e molto ancora. La sua osservazione è poi realistica nel dire che una volta le scuole incuriosivano gli studenti per materiali, progetti, ambiente… Ora a parte la Lim trovano classi vecchio stampo, professori che non sfruttano al meglio quanto hanno a disposizione, vecchi schemi che non vogliono cambiare, questo crea diffidenza e disinteresse negli studenti. Vastarella in collaborazione Università cattolica, insieme al Professor Rivoltella determina di valutare il formale ed informale del bambino con la scuola, cioè formale: ciò che trova e vive nella scuola; informale: ciò che trova fuori con genitori super tecnologici, amici con game e varie apparecchi super tecnologici, qui il bambino deve essere allineato per non arrivare in classe senza più nulla di ciò, annoiatissimi, dispersivi in pensieri e atteggiamento. Mentre trovando gli stessi mezzi potrebbero dare davvero mol
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    Sergio Vastarella è un insegnante di scuola primaria , ricercatore e docente nel Laboratorio delle Tecnologie dell'Istruzione all'Università Cattolica.Questo video tratta l'importanza dell'introduzione delle tecnologie digitali a scuola, al fine di instaurare una didattica innovativa e divertente, vicina agli interessi digitali dei ragazzi. Si distingue una educazione formale attuata a scuola da una educazione informale relativa alle relazioni e attività extrascolastiche. Esiste una frattura tra le 2 realtà e la scuola è rimasta indietro rispetto alla realtà digitale che i discenti vivono a casa.Le poche Lim presenti a scuola molto spesso non vengono usate dagli insegnanti, poco competenti in campo informatico. La Lim è uno schermo tattile di un computer che modifica oggetti digitali, permette di navigare in Internet, vedere video su Youtube,condividere sapere con i ragazzi. La scuola italiana è ancora poco attrezzata, poco competente nella tecnologia digitale.
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    Mio Comento.
giovanni9

Ma i nativi digitali sono "illetterati digitali": ecco il ruolo della Scuola - 5 views

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    L'articolo apparso il 13 luglio 2018 su Agenda Digitale a firma di Vittorio Midoro, dirigente di ricerca CNR e membro del gruppo di lavoro del MIUR per la valutazione dell'uso dei dispositivi personali in classe, pone l'attenzione sul fatto che crescere all'interno di una società digitale non vuol dire essere "digital literate". Quindi egli continua riflettendo sul possibile ruolo della scuola nell'odierna società. Seppur la maggioranza dei ragazzi mostra padronanza nell'uso dei media digitali, è raro che qualcuno riesca a realizzare app, programmi o siti web per i quali sono richieste competenze specifiche difficili da acquisire informalmente. La scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a sviluppare abilità creative, di astrazione e di problem solving fin dai primi anni scolastici. Attraverso la Media Literacy si possono comprendere e valutare i diversi aspetti dei media e dei loro contenuti, nonché migliorare le abilità comunicative nei diversi contesti e creare prodotti mediali. Infatti, la comprensione della comunicazione implica il sapere analizzare e valutare i messaggi e saperli creare e condividere. Bambini e ragazzi sono sempre stati molto curiosi, ma oggi spesso non sono i genitori a rispondere alle loro domande, ma la rete. Alcuni studi hanno dimostrato però che i ragazzi adottano spesso strategie di ricerca delle informazioni piuttosto improvvisate e caotiche e hanno una scarsa capacità di valutare la qualità dell'informazione trovata. Inoltre essere sempre connessi non è detto che migliori la qualità delle relazioni. In rete vi è la tendenza a presentarsi con un'identità diversa dalla propria ed è difficile creare e sostenere relazioni profonde tra le persone. Per quanto riguarda l'apprendimento, l'autore dell'articolo cita Gardner per ricordarci che esistono diversi tipi di intelligenze. Queste vanno assecondate valorizzando quelle possedute e rafforzando quelle meno sviluppate. La scuola dovrebbe capire i ragazzi, i lo
sarahmaghetta

La funzione della scuola nella cittadinanza digitale | Agenda Digitale - 7 views

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    "a scuola è arrivata l'ora della cittadinanza digitale" è un articolo di Sandra Troia apparso su "AGENDA DIGITALE" il 31 Marzo di quest'anno. L'autrice afferma che la scuola deve preparare i giovani a diventare cittadini digitali in un mondo caratterizzato dall'interconnessione. Nei programmi scolastici la competenza digitale è sempre stata una sorta di "cenerentola" a causa della carenza di strumenti, ma soprattutto perchè non appartenente alla nostra tradizione culturale e quindi è stata vista con diffidenza. Spesso i progetti scolastici sono stati più orientati al packaging accattivante che alla reale esperienza di information literacy . I media non sono una moda ma "il nastro trasportatore" dell'innovazione del paese. Il piano nazionale digitale stabilisce che attraverso programmi mirati la scuola deve insegnare il valore e il ruolo dei dati immessi in rete e fare in modo che l'utente non sia prigioniero del filter bubble. I programmi devono essere integrati e non solo "aggiunti" a quelli scolastici già esistenti. Il WORLD ECONOMIC FORUM nel 21 st Century Skills individua 16 competenze digitali che devono essere possedute dagli allievi,dai formatori e dai docenti. La scuola deve mettere il cittadino nella condizione di governare autonomamente l'incertezza della fluidità sociale e della grande massa di informazioni accessibili; deve sviluppare la capacità di accedere autonomamente agli ambienti virtuali delle istituzioni italiane e d europee come indicato nella Strategia Europa 2020.
simonepoggi

Il Piano nazionale scuola digitale e il digital divide dell'istruzione italiana - 3 views

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    In questo articolo, scritto da Anna Sabatini, direttore dell'Ufficio scolastico regionale del Molise, ad inizio anno scolastico 2016/17, viene spiegato il "piano nazionale scuola digitale" del programma Buona scuola. I punti chiave che la Dott.sa Sabatini sottolinea sono: la responsabilità della scuola di puntare verso l'innovazione e di formare docenti specializzati nel PNSD. L'articolo continua presentando la nascita di una nuova figura all'interno del complesso scolastico: l'animatore digitale e il team di innovazione. Non ultimo è stato definito un importante obiettivo che è la creazione di laboratori e ambienti didattici e innovativi. La Dott.sa Sabatini sottolinea come questo progetto PNSD ha il fine di colmare quel Gap sottolineato dall'Ocse che ha fissato in 15 anni il "digital divide" che separa l'Italia dagli standard della scuola europea.
filomenatarsi

Giochi di scuola: videogiochi, un' idea di percorso didattico - Scuola e Tecnologia (BLOG) - 3 views

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    L'articolo che è postato da un'insegnante fa parte del blog 'Scuola e Tecnologia' in cui vengono postati consigli, commenti, articoli per delle migliori soluzioni tecnologiche per la scuola. La qualità della fonte è secondaria, perchè non ci sono casi studi che vadano a validare l'idea, ma supposizioni, idee per migliorare. Si parla della possibilità d'inserire i videogiochi come giochi di scuola per intraprendere un percorso didattico per apprendere. I videogiochi andrebbero a produrre i percorsi narrativi e contenutistici e a creare nuove grammatiche e nuove sintassi oltre che sviluppare il "pensiero parallelo", che garantisce l'acquisizione di una pluralità di fonti e di stimoli in grado di implementare la flessibilità intellettuale e l'autonomia. Il videogioco permette di affiancare apprendimento e gioco (apprendimento per ricerca o per problemi). In questo articolo vengono approfondite le modalità di creazione del percorso didattico che verrà sviluppato in classe.
anonymous

La scuola ai tempi del coronavirus / Cultura / Home - Il Cittadino di Genova - 11 views

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    Il fenomeno della globalizzazione non conosce confini, interessa molti aspetti in grado di condizionare la vita delle persone. I processi di globalizzazione hanno prodotto conseguenze rilevanti sulla produzione, sull'occupazione, sui mercati finanziari, sulla modalità di comunicazione, sull'acquisizione di conoscenze, oggi scopriamo che la globalizzazione può favorire un processo di pandemia. Questa emergenza ha causato la sospensione di molte attività , limitato la libertà personale delle persone per cercare di contenere la diffusione del virus e ha causato la chiusura della scuola. Questa imprevista chiusura ha costretto le scuole ad attivare una didattica a distanza, al fine di tutelare la comunità didattica degli studenti. L'attività didattica a distanza si sviluppa con modalità e tempistiche diverse che non coincidono col tradizionale svolgimento dell'ora di lezione. Non è prevedibile di fatto quale potrà essere l'interazione con gli studenti. Forse la scuola fino ad oggi ha mostrato difficoltà ad adeguarsi alle trasformazioni della società, dei comportamenti, delle sfere cognitive e metacognitive dei giovani. Stiamo assistendo ad una evoluzione storica delle modalità di accesso alla conoscenza. Ora le ICT giocano un ruolo fondamentale, in poco meno di un mese il modello didattico tradizionale è stato trasformato. Questo aiuterà gli studenti italiani a un utilizzo più consapevole e critico delle tecnologie. Il cambiamento che sta coinvolgendo il sistema scuola ha delle conseguenze dirette anche su tutti gli elementi che lo costituiscono. Non è sufficiente essere nativi digitali per essere anche digitali consapevoli. Per avviare un percorso didattico è necessario famigliarizzare con l'ambiente digitale, l'insegnante deve riuscire a stimolare, far riflettere gli studenti attraverso la tecnologia. L'azione dell'insegnante deve partire dall'esperienza concreta degli adolescenti. E' d'obbligo, dunque, un'attenzione critica sull'argomento, vagliand
marcom1982

La media education a scuola: buone pratiche e strategie didattiche - 13 views

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    I nuovi media occupano gran parte del nostro tempo sociale e sono fortemente presenti, ed utilizzati, anche a scuola da bambini e adolescenti. Spesso e purtroppo, però, li utilizziamo in modo spropositato ed errato e ciò può avere gravi conseguenze per le persone e per la società. Ora più che mai è importante parlare delle nuove tecnologie: solo così sarà possibile conoscerle, comprenderle, per utilizzarle in modo consapevole, critico e cosciente. Ciò deve avvenire sia a scuola che in famiglia, allo stesso modo e nello stesso tempo, per educare i bambini e gli adolescenti alla cosiddetta Media Education. In questo articolo viene approfondita la Media Education tra formazione e scuola, offrendone un primo sguardo, un'introduzione, focalizzando l'attenzione sui suoi aspetti teorici.L'educazione ai media deve essere intesa come insegnamento di tipo trasversale, in quanto non vuole ottenere un posto a sé nel programma scolastico, questo è il punto predominante dell'articolo. La tecnologia deve essere un uso pratico, coinvolgente e diretto . I media possono, e devono, essere pensati come trasversali al programma, come elementi imprescindibili e come dimensione aggiuntiva, valorizzante e ispiratrice. I bambini sono continuamente esposti ed influenzati dalle informazioni che ottengono dalle nuove tecnologie e ciò può portare a conseguenze molto negative, anche al cyberbullismo. Educare bene alla tecnologia non favorendo l'indipendenza della stessa aiuta il bambino ad emergere e saper usare notevolmente i media come risorsa e non come opera distruttiva.
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    Giulia Piazza scrisse l'articolo in questione esaminando alcune possibili strategie didattiche da usare per proporre l'educazione dei media a scuola. Ci spiega perché è importante insegnare la media education a scuola e il ruolo delle influenze sociali nella comprensione del mondo e nella costruzione del senso di identità, così come l'importanza del prestare attenzione all'influenza che i bambini ottengono dalle nuove tecnologie. L'approccio pedagogico della media education valorizza alcuni principi per l'educazione quali l'apprendimento centrato sul bambino, l'apprendimento trasversale ecc. approccio dunque non autoritario, che favorisce la motivazione e aiuta i bambini a indagare e riflettere da soli. Ci spiega quali sono le buone pratiche dell'educazione ai media e l'importanza dell'argomento di analisi del testo e del contenuto, quali sono quindi le tecniche utili per insegnare i media tramite analisi testuale e di contenuto così da sviluppare una conoscenza della grammatica mediale. Vengono presi in esame anche il case study e la simulazione, quindi l'uso del gioco di ruolo e della sfida che agiscono sulla motivazione e sulla conoscenza proprio come l'aiuto dello studio di un caso specifico vada ad incoraggiare gli studenti a condurre ricerche approfondite. L'articolo inoltre sottolinea uno degli aspetti centrali e indispensabili della Media Education: la produzione, che comporta l'uso pratico, coinvolgente e diretto delle tecnologie, avendo un valore educativo importante in quanto va a garantire comprensione e critica del linguaggio mediale.
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    L'articolo discute l'importanza dell'educazione ai media nelle scuole. L'autore sostiene che i mezzi di comunicazione sono una parte fondamentale dell'ambiente culturale di ciascun individuo, compresi i bambini e gli adolescenti. Ciò significa che la media education è importante per aiutare i giovani a decostruire i testi mediali e a comprendere i valori trasmessi. Inoltre, l'articolo sostiene che l'educazione ai media valorizza alcuni principi fondamentali per l'educazione, come l'educazione alla cittadinanza e alla partecipazione attiva, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'articolo sottolinea che la media education promuove un esercizio critico da parte dei bambini, aiuta i bambini ad imparare a imparare e cerca di generare l'atteggiamento interrogativo, accompagnato dal dialogo e dal pensiero critico. L'autore conclude sostenendo che l'educazione ai media dovrebbe essere inclusa come curricolo trasversale a tutte le discipline di insegnamento, per incrementare e migliorare l'insegnamento e l'educazione. L'articolo fornisce alcune "buone pratiche" per la realizzazione dei percorsi di Media Education, come la costituzione di un gruppo docenti e la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori.
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    Il testo parla dell'importanza dell'insegnamento della Media Education per aiutare i bambini e gli adolescenti a comprendere i messaggi mediatici e sviluppare una comprensione critica dei media. L'approccio pedagogico della Media Education si basa su principi come l'educazione alla cittadinanza, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'educazione ai media deve essere sistematica e continua, e il curriculum dovrebbe essere considerato trasversale a tutte le discipline di insegnamento. Le buone pratiche dell'educazione ai media includono la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori, la definizione chiara dei tempi e degli spazi per le attività, la documentazione e la valutazione dell'esperienza, la condivisione con i genitori e la creazione di un prodotto di comunicazione da condividere con la comunità scolastica. L´ autrice infine descrive alcune tecniche utili per l'insegnamento dei media, come l'analisi del testo e del contenuto, il case study, la simulazione e la produzione.
orlandovaleria

Infanzia Digitale - 9 views

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    Questo documento "riassume" il punto di vista di David Buckingham riguardo la media education. Buckingham ci parla della situazione nella scuola inglese e del digital divide che esiste tra scuola e ragazzi. Risulta essere particolarmente interessante soprattutto per quegli studenti che hanno da poco iniziato gli studi di media education
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    L'uso delle tecnologie nella scuola e' attualmente "arretrato" rispetto al modo in cui i ragazzi usano le tecnologie al di fuori della scuola. Un numero sempre piu' alto di studenti trova che l'uso delle tecnologie a scuola sia limitato, noioso e inutile,in particolare se paragonato al modo loro stessi in cui usano la tecnologia nel tempo libero.I media educator devono lanciare una sfida all'uso strumentale della tecnologia, all'idea cioè che la tecnologia sia semplicemente uno strumento per il "trasferimento" di informazioni. Bisogna definire e promuovere nuove forme di "alfabetizzazione digitale", estendendo e forse ripensando il nostro consueto approccio critico ai nuovi media,come i computer e Internet. La scuola è rimasta relativamente inalterata dall'avvento della tecnologia digitale, non si può certo dire lo stesso della vita dei bambini al di fuori del contesto scolastico.L'avvento delle tecnologie digitali ha prodotto alcuni significativi cambiamenti nelle esperienze medianiche dei bambini. Alcuni autori hanno sostenuto che i media moderni stanno realmente distruggendo l'infanzia,stanno confondendo i confini tra infanzia, giovinezza e età adulta, e che i tradizionali valori morali devono essere riaffermati.
sdigiacomo1981

Informatica a scuola: disciplina a sé stante o integrata? Situazione in Itali... - 1 views

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    L'articolo, pubblicato su "Orizzonte Scuola.it", propone una panoramica sul tema delle politiche educative in materia di competenze digitali, soffermandosi sulle differenze in ambito EU; c'è una distinzione tra i paesi che guardano all'insegnamento dell'informatica come materia a sé stante da inserire nei curricula, sia nella scuola primaria che secondaria con alcune eccezioni che la prevedono a partire dalla secondaria. E i paesi che inseriscono quest'insegnamento nell'ambito di curricula già esistenti, approccio integrato; tra questi c'è l'Italia, la Spagna, la Francia e altri. Dal 2020 si è avviato un processo di riforme dell'insegnamento in ottica digitale, che al momento sono ancora in fase di implementazione in 17 paesi. Le riforme prevedono diversi campi di studio specifici, e ogni paese sta inserendo aspetti diversi della materia, con competenze diverse, che vanno dall'IT(tecnologia dell'informazione) alla sicurezza online; ma anche digital art e coding. Questo processo di trasformazione è accompagnato da una costante formazione del corpo insegnanti. La situazione degli altri 11 paesi è in fase di sviluppo, tra questi l'Italia, che a partire dall'anno 2022/23 ha inserito il coding e la didattica digitale. Il mio personale commento è che per arrivare ad un insegnamento della media education, almeno in Italia, la strada è ancora lunga; e soprattutto non è chiaro l'ostacolo che impedisce quest'insegnamento, che ormai è diventato fondamentale, vista la massiccia presenza di media nelle nostre vite.
dianarestina

DIDATTICA DIGITALE: LA SCUOLA CAMBIA CON LA SOCIETÀ - 8 views

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    L'articolo descrive l'importanza di una didattica digitale nelle scuole, più adatta ai tempi che stiamo vivendo, rispetto a un'educazione tradizionale. Le Organizzazioni Internazionali, compresa l'Unione Europea, spingono verso un'educazione di questo tipo, mirando all'acquisizione di competenze specifiche attraverso un insegnamento interattivo che permetta agli studenti di sentirsi partecipi e attivi nel processo di apprendimento. Alcuni ricercatori, a tal proposito, individuano tre dimensioni generali di competenze da acquisire: competenze tecniche, etiche e cognitive. La diffusione del digitale ha avuto conseguenze fisiologiche sullo sviluppo del cervello umano: ad esempio nella capacità di prendere decisioni e nell'abilità di filtrare le informazioni. Per gli studenti con speciali bisogni educativi, certi strumenti possono permettere di compensare le problematicità e facilitare quindi anche l'inserimento sociale. Nell'articolo viene sottolineata l'importanza della figura dell'insegnante come mediatore nell'acquisizione di certe competenze, che ha il ruolo, non solo di trasmettere certe conoscenze, ma di fornire linee guida per l'apprendimento, di controllare i processi per la sicurezza degli studenti e rendere i sistemi multimediali funzionali all'apprendimento di tutti. Gli studi in merito all'apprendimento hanno concluso che, a verificare l'effettiva comprensione di certi argomenti c'è una "costruzione di significato", ovvero le informazioni che si ricevono vengono collegate a conoscenze preesistenti e, con l'integrazione di queste, viene ricostruita una nuova conoscenza più ampia e dettagliata. Bruner già nel 1986 parlava di tre caratteristiche fondamentali per l'apprendimento: Costruttiva; Socio culturale (dove c'è attenzione al contesto); Situato (legato a una situazione ottenuta dalla realtà). Nel documento "Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, rel
roberta_ti

Piano scuola 4.0: così la scuola diventa ecosistema di apprendimento grazie a... - 9 views

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    Questo articolo delinea in modo esaustivo il concetto di ecosistema di apprendimento proposto dal PNRR in ambito scolastico, che mira ad una visione sistemica della digitalizzazione in relazione ad una società complessa, volta allo sviluppo dell'individuo secondo un approccio formativo continuo orientato a costruire e potenziare competenze di tipo trasversale. Attraverso una presentazione storica delle principali evoluzioni tecnologiche in campo didattico, l'autore introduce il cuore del piano 4.0 dedito a creare una continuità tra ambienti fisici e digitali nella prospettiva di promuovere una vera e propria cultura digitale illustrando strategie, criticità e possibili soluzioni.
martaf93

La proposta della Media Education per la nuova scuola in Italia - 4 views

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    Questo articolo è stato scritto da Roberto Giannatelli, Professore di Media Education presso l'Università Pontificia Salesiana ed ex Presidente del Med, Associazione Italiana per l'educazione ai media e alla comunicazione. L'autore descrive le tappe fondamentali per lo sviluppo della ME in Italia: i rapporti tra cinema ed educazione audiovisiva dei primi del '900 e i rapporti tra scuola italiana ed educazione ai media negli anni '70. Inoltre si può leggere dei primi approcci con la terminologia tecnica legata alla ME e le considerazione di Gianna Cappello sulle limitazioni dello sviluppo della ME nel panorama della scuola italiana. Vengono descritti i paradigmi fondamentali della ME, in particolare la struttura didattica della Media Education; paradigmi influenzati direttamente dalla scuola anglofona e dai lavori di Len Masterman. Infine viene presentata una ricerca tutta italiana condotta dal professore Giannatelli, in un contesto scolastico romano, in merito all'esperienza degli studenti rispetto alla ME. L'articolo può essere scaricato direttamente dalla pagina ufficiale dell'associazione italiana MED linkata, cliccando sul pulsante "scarica".
gcastelletti

Nuove tecnologie e pensiero computazionale fra passato e presente: un'esperienza didatt... - 5 views

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    Il manifesto europeo delle competenze digitali del 2014, prendendo atto dell'entrata in quella che viene considerata la quarta rivoluzione industriale, sostiene in modo determinante la necessità di acquisizione di competenze digitali. In riferimento infatti, in "Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo" (2012), è possibile evincere che il compito principale della scuola "non sarà quello di inseguire lo sviluppo delle tecnologie ma quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l'incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri". Tale premessa anticipa la descrizione, delineata nel seguente articolo, di un'esperienza didattica realizzata nell'a. s. 2016/2017 in continuità fra studenti di scuola primaria e secondaria di primo grado. Obiettivo dell'esperienza la sperimentazione di un approccio al pensiero computazionale (che a quanto risulta dai progetti proposti dal Ministero o da Centri specializzati è correlato all'introduzione nella scuola dell'uso del computer), mediante l'uso di piccoli robot programmabili attraverso un linguaggio di programmazione intuitivo e visuale o metodi "unplugged". L'importanza dello studio risiede nel fatto che la scuola nel suo complesso, a tutt'oggi, appare resistente alle innovazioni, mentre in commercio sono già disponibili kit robotici educativi che consentono ai bambini di esplorare concetti di programmazione in modo tangibile, a partire dall'età di tre anni. L'esperienza inoltre si avvalora di vari meriti tra cui l'emersione di potenzialità di alcuni studenti che nelle attività proposte hanno trovato effettive opportunità di successo e un'offerta di formazione di qualità, in un clima coinvolgente e collaborativo per i docenti.
emiliogiannoni

lim | Orizzonte Scuola - 3 views

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    Mia figlia "fa" le elementari! Non in qualità di alunna (purtroppo per i miei anni) ma come insegnante di fresca nomina. Lo scorso anno mi ha raccontato di aver trovato la LIM operativa solo in 2 delle 7 scuole dove ha effettuato supplenze. Il discorso mi è tornato in mente oggi tra i mille dibattiti sulla buona scuola e il bel testo di Buckingham sulla media education. Ho fatto così approfondimenti sull'argomento LIM trovando sia articoli sullo scetticismo da parte di docenti "vecchi", sia critiche su quella che per alcuni è "l'illusione digitale" della scuola italiana (scarsi gli investimenti per le risorse e insegnanti allo stremo) sia articoli entusiastici a favore della LIM stessa sia studi sul rischio salute in caso di cattivo setting dell'aula ecc. Tra i vari articoli, anche vari di chi male interpreta la ME confondendo l'insegnamento dei media con l'insegnamento con i media, ho preferito un articolo abbastanza "tecnico" di una primaria societàindipendente di informazione e divulgazione di contenuti scolastici quale è Orizzonte Scuola, che spiega attraverso brevi video il perché e il come dell'utilizzo della LIM..
fabioconte

La scuola italiana non insegna il pensiero critico - 5 views

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    Significato di crìtica: arte del giudicare. Facoltà intellettuale che rende capaci di esaminare e valutare gli uomini nel loro operato e il risultato o i risultati della loro attività per scegliere, selezionare, distinguere il vero dal falso, il certo dal probabile, il bello dal meno bello o dal brutto, il buono dal cattivo o dal meno buono ecc..(Estratto da www.treccani.it). L'articolo si concentra sul pensiero critico, in cui l'autrice effettuando un paragone tra l'esperienza accademica in UK e le modalità di insegnamento utilizzate in Italia evidenzia la mancanza di applicazione di tale concetto nel nostro paese. Nell'ambito della Media Education si è riscontrato quanto sia importante istruire, ed essere istruiti, a relazionarsi con i contenuti dei media utilizzando il pensiero critico, a patto però che tale modalità cognitiva sia già presente e se ne abbia consapevolezza. A tal proposito l'autrice ritiene che le modalità di studio utilizzate nell'università inglese, che ha frequentato, l'abbiano aiutata al punto da evidenziare l'inadeguatezza delle modalità d'insegnamento della scuola italiana. In modo particolare viene messo in discussione l' apprendimento meccanico che risulta essere la pratica didatticamente eletta nel contesto scolastico italiano e non solo (vedasi critiche di Novak al sistema scolastico USA). Nell'esperienza descritta si evidenzia come la possibilità di simulare ricerche sia risultata utile per prepararsi alle attività post-accademiche e come tutto ciò abbia consentito lo sviluppo di un ragionamento critico e creativo. Questa esperienza così come l'utilizzo e la creazione di mappe concettuali suggeriti da Novak portano a dedurre che per apprendere in maniera ottimale è anche necessario lavorare sui e con i concetti ed il materiale didattico in generale. Tornando al problema dell'educazione scolastica, ci si potrebbe chiedere se questa parola "critico"
mariagraziano

Media Education a scuola: perché è importante insegnare i media a scuola - 7 views

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    La Media Education (o educazione ai media) è il processo d'insegnamento e apprendimento centrato sui media. La Media Literacy è saper leggere e scrivere i media. Questo articolo tratta di quanto sia importante l'insegnamento della Media Education nelle scuole in quanto come sosteneva D. Buckingham la M.E dovrebbe configurarsi come un metodo per esplorare la conoscenza, critico e creativo. Molte scuole creano un giornalino scolastico su cui poi verrà effettuata un'analisi fatta in classe e questo rappresenta un ottimo esempio di attività per costruire un progetto di media education. Anche se alcune scuole ancora non organizzano laboratori con editori ed esperti del settore che invece aiuterebbero moltissimo per una maggiore comprensione. L'insegnamento che viene fatto è di tipo trasversale in quanto può essere applicato sia alla letteratura quanto alla storia e alla scienza è importante inoltre insegnare ai bambini il ciclo delle notizie. Questo argomento riguarda tutte le età non solo i bambini ma anche adulti in quanto attraverso delle bufale presenti su diversi siti sono stati imbrogliati per questo è bene che questo insegnamento sia aperto a tutti, quindi non c'è miglior modo di insegnare già dall'infanzia ai bambini questo tipo di informazioni cosicché raggiungano anche i loro genitori. Quindi per concludere possiamo dire che quel pensiero critico-creativo obiettivo della media education deve essere insegnato con abilità ed ingegno.
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    Nell'era della generazione 3.0 diventa sempre più indispensabile inserire la media education in ambito scolastico. Puntare attraverso la scuola all'acquisizione di competenze mediali consente di avere già in età scolare maggiore consapevolezza e responsabilità nell'uso dei media sviluppando il senso critico verso tutte le informazioni con cui vengono in contatto.I messaggi mediali hanno sempre più capacità di influenzare il nostro pensiero e il nostro comportamento, basti vedere l' impatto e gli effetti psicologici delle cosidette bufale o fake news che assumono valenza sulla base del mezzo di comunicazione usato. Attraverso la media education i bambini possono essere educati a verificare le fonti, e la qualità dei contenuti per una corretta elaborazione dei messaggi. Apprendere lo stile comunicativo dei media consente non solo la giusta lettura ma consente di possedere adeguate competenze per crearne di nuovi in corrispondenza agli scopi.
eleonoracascone

Tecnologia, "lingua morta" della scuola italiana: da dove ripartire | Agenda Digitale - 3 views

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    In questo articolo del 4 settembre 2020 Lorenza Saettone, filosofa specializzata in Epistemologia e Cognitivismo, affronta alcune importanti questioni sulla DAD utilizzata durante l'emergenza Covid-19. Gli entusiasmi iniziali dovuti alla DAD hanno lasciato il posto ai dati registrati in questi mesi, dai quali è emerso come un elevato numero di studenti italiani non abbia preso parte alle lezioni .Ciò ha posto l'attenzione sul divario socio economico esistente tra gli alunni . Il Word Wild Web , nato per essere gratuito ed accessibile a tutti, purtroppo ancor oggi non è precluso ai ragazzi meno abbienti. Un altro spunto di riflessione nasce dalla mancata preparazione degli insegnanti a svolgere DAD e, quindi la necessità di formare docenti e studenti. Ad oggi la tecnologia appare come "inapplicabile " nella scuola italiana.
graziamaria

Da "nativi digitali" a "consapevoli digitali", il ruolo della Scuol... - 4 views

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    Essere "nativi digitali" non vuol dire possedere le competenze connesse al digitale. E' la scuola che deve occuparsi del loro sviluppo. Ma può farlo cambiando ritmi e pratiche didattiche, rimaste ancorate a modelli che precedono la mutazione innescata dalle nuove tecnologie in cui i ragazzi sono immersi. I primi Digital natives hanno ormai raggiunto i quaranta! C''è ormai una generazione che possiamo chiamare "nativi digitali 2.0" che - parafrasando il Prensky del 2001 - hanno passato l'intera vita muovendo le dita su un touchscreen per guardare e scambiare testi, immagini e video. Oggi i nostri studenti sono tutti 'madrelingua' del linguaggio digitale di condivisione nel cloud. Nella scuola un consistente numero di nativi (di prima generazione) è ormai andato in cattedra, ma questo non sembra aver contribuito né a migliorare la competenza digitale degli studenti, né a ridurre quello che Prensky denunciava: "il problema più grande affrontato dall'educazione oggi è che i nostri insegnanti, Immigranti Digitali, che parlano un linguaggio obsoleto (quello dell'era pre-digitale), incontrano difficoltà ad insegnare a una popolazione che parla una lingua completamente nuova".Prensky aveva scritto nel 2001: "'Diversi tipi di esperienze portano a diverse strutture cerebrali', afferma il Dr. Bruce D. Berry … è molto probabile che il cervello dei nostri studenti sia cambiato fisicamente - e sia diverso dal nostro - come risultato di come sono cresciuti. Ma che questo sia o meno letteralmente vero, possiamo dire con certezza che i loro modelli di pensiero sono cambiati".
silvia71

Competenze digitali e Media Education nel Piano Nazionale Scuola Digitale - 5 views

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    Già da tempo è stata evidenziata la necessità di adottare, sin nei primi cicli di istruzione, pratiche educative volte all'uso consapevole delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICTs). Nell'articolo si descrive come i nuovi fruitori non possiedono le risorse necessarie per acquisire autonomamente una Digital Media Literacy adeguata alle esigenze del XXI secolo e superare le nuove forme di digital divide che si vanno diffondendo. La diversa posizione sociale degli utenti pare correlata alle differenti forme di digital divide che per molti diventa impedimento o limitazione nell'accedere alle risorse disponibili o, comunque, difficoltà ad affrontare situazioni particolari. Vengono quindi presentate le principali indicazioni provenienti dall'Unione Europea in materia di educazione digitale e la loro ricezione nel contesto italiano, in particolare nella scuola, attraverso il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD).
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