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hevelinsimonetta

Exploring News Media Literacy and its Dimensions - 1 views

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    L'articolo esamina l'impatto della competenza mediatica sulla partecipazione civica e democratica, concentrandosi sulla motivazione intrinseca, lo scetticismo nei confronti dei media e il locus of control mediatico come componenti chiave. Lo studio è stato condotto con studenti di quarta superiore di una scuola superiore privata filippina utilizzando un questionario in due parti che includeva un test di conoscenza dei media e un test self-report sul livello di alfabetizzazione ai media.
frauni

Digital media, lo spazio di lotta per i diritti delle donne - 0 views

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    L'articolo è una riflessione complessiva su come i social media hanno dato un importante contributo alla lotta contro la violenza di genere dando visibilità agli invisibili e innescando veri e propri movimenti di emancipazione globali. Attraverso un excursus a volo d'aquila sulle singole aree geografiche (America Latina, Asia, USA, Europa, Iran, Gaza), ciascuna afflitta dalle proprie specifiche problematiche culturali di genere, la giornalista porta esempi di come i social media hanno aperto la strada alla denuncia "social" fratturando quelle bolle mediatiche che le istituzioni locali creano per il controllo informativo verso l'interno e l'offuscamento informativo verso l'esterno.
dadrew

Storia dei mass media in Italia - 2 views

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    Il testo, anche se non aggiornato e turbato da qualche refuso ortografico, narra in modo semplice, intuitivo, ma soprattutto trasversale (svariando cioè nella politica, nella storia contemporanea, nell'economia) la storia e l'evoluzione dei mass media nel nostro Paese, ovviamente anche con richiami ad altre realtà occidentali (Usa, UK, Europa occidentale). Una storia esaltante, che ha contribuito a modellare il nostro Paese in maniera capillare, dalle classi sociali più agiate a quelle più popolari, ed a renderlo come è oggi, con tanti, tantissimi momenti salienti. Dagli albori della radio si passa al periodo della dittatura fascista, alla guerra ed alla ripresa post-bellica, alla nascita della televisione, che è a mio avviso l'unica vera rivoluzione vissuta in Italia, alla crisi petrolifera, ai mondiali di calcio, lo sbarco sulla luna, l'avvento delle private, il berlusconismo ed il sistema politico/mediatico della seconda repubblica, fino ad arrivare all'avvento di Internet, delle tv via satellite (al momento della stesura ancora non diffusissime ma già comunque affermate) e di quelle via cavo. Il link non contiene ovviamente una storia completa e dettagliata, perché questa forse non entrerebbe nemmeno in un libro di duecento pagine, ma l'autore si sforza di toccare un po' tutti i punti, cercando di non tralasciare quelli che, con linguaggio aeronautico, definiremmo waypoint dell'argomento. Vengono fornite statistiche sulla composizione dei programmi televisivi nei vari decenni ed in breve si ha un compendio, una sorta di "Bignami" della storia della radiotelevisione italiana, oggi ancora molto celebrata dalla tv stessa ma anche da tanti siti (si pensi ad es. RaiPlay, Mediaset Infinity, Teche RAI, ecc.). Sinceramente mi sarebbe piaciuto molto contribuire alla stesura di questo testo, integrandolo con statistiche e con i numerosi (ahimé) ricordi personali.
jelenaferri

I principali social network utilizzati da Gen Z e Alpha nell' istruzione formale - 1 views

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    Questo articolo scientifico analizza l'uso dei social network sites (SNSs) nell'ambito dell'istruzione, concentrandosi sulle generazioni Z e Alpha, che sono cresciute con i social media. Attraverso una revisione sistematica di otto articoli pubblicati tra il 2019 e il 2023, l'articolo valuta l'impatto di piattaforme come WhatsApp, Twitter, Instagram e TikTok sulla scuola secondaria di secondo grado, esaminando aspetti quali motivazione, collaborazione, creatività e risultati. Si evidenzia la possibilità di integrare l'educazione informale tramite i social network con l'istruzione formale, offrendo una panoramica su come incorporare le comunità virtuali di pratica nei processi di insegnamento e apprendimento. Si sottolinea anche come le tecnologie digitali, incluso l'uso dei social media, stiano influenzando profondamente le abitudini e gli stili di vita delle generazioni Z e Alpha. Si menziona che, nonostante la pandemia da COVID-19 abbia accelerato l'adozione delle tecnologie mobili nella scuola, esiste ancora una certa resistenza nell'integrare i social media nell'ambiente educativo. Tuttavia, si riconosce che questi possono facilitare la formazione di comunità online dinamiche e collaborative, contrastando fenomeni negativi. L'articolo propone di colmare il divario nella ricerca scientifica sui social media come ambienti di apprendimento, esplorando metodologie come Media Education, Social Learning Network, Mobile Learning, e-learning, Microlearning e Distance Learning per identificare pratiche efficaci nell'istituire comunità di apprendimento virtuali tra studenti e docenti delle generazioni Z e Alpha.
isabella63

Educazione e tecnologie digitali al tempo del Covid. un ossimoro o un'opportu... - 1 views

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    Questo articolo affronta una questione cruciale nell'ambito dell'istruzione e dell'educazione, soprattutto in relazione all'uso delle nuove tecnologie durante il periodo del lockdown e oltre. Esso evidenzia come le nuove tecnologie, specialmente attraverso i programmi a distanza, siano diventate fondamentali durante la pandemia, ma siano allo stesso tempo oggetto di critiche e resistenze, con alcuni che le vedono come una minaccia all'esperienza educativa in presenza. suggerisce che un'analisi più approfondita e contestuale potrebbe portare a un modello educativo integrato che combina elementi di istruzione in presenza e a distanza. Questo approccio potrebbe capitalizzare sulle potenzialità delle nuove tecnologie senza rinunciare ai vantaggi dell'interazione faccia a faccia e dell'esperienza diretta. Per quanto riguarda il contributo degli Enti di Terzo Settore, in particolare delle cooperative sociali, essi possono giocare un ruolo significativo nell'implementare questo modello integrato. Le cooperative sociali, con il loro impegno per il bene comune e la solidarietà sociale, possono sviluppare programmi educativi che sfruttano le nuove tecnologie in modo responsabile e creativo, adattandoli alle esigenze specifiche delle comunità cui servono. Nel contesto dei nidi e delle scuole dell'infanzia, l'idea di un'educazione integrata con le nuove tecnologie potrebbe essere vista come un'opportunità piuttosto che un ossimoro. Le nuove tecnologie possono essere utilizzate in modo mirato per arricchire l'esperienza educativa dei bambini piccoli, ad esempio attraverso applicazioni educative interattive o strumenti di comunicazione che coinvolgono le famiglie nel processo educativo.
giovanni59

La Cittadinanza Onlife e il contrasto alla 'povertà educativa digitasle' - 7 views

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    Dal 2021 (CREMIT) l'Università Cattolica ha utilizzato un nuovo costrutto: "povertà educativa digitale" per ampliare il concetto di "digital divide" legato alla privazione di tecnologie di accesso alla Rete, questo concetto si riferisce alla carenza di competenze digitali, ovvero carenza educativa, intese come nuovi alfabeti necessari nella società post-mediale per analizzare e fruire dei diversi contenuti digitali da parte degli "spettautori" del social Web e "cittadini onlife". Gli autori hanno presentato vari testi su questo costrutto (Pasta, Rivoltella, 2022), basandosi su uno strumento di rilevazione di dati su 1.976 studenti di 112 classi in 39 scuole secondarie di I grado di tutta Italia (Marangi, Pasta, Rivoltella, 2022). Né è nato un progetto triennale "Connessioni digitali" (2021-24) realizzato dal Cremit, Save the Children e la Cooperativa Edi Onlus e che coinvolge 100 scuole secondarie di I grado per un totale di 6.000 studenti e 400 insegnanti. Il progetto inserito nella didattica biennale di educazione civica basandosi su quanto teorizzato dagli autori, in merito alla povertà educativa digitale, si è strutturato in quattro newsroom (Scrittura online, Podcast, Digital Storytelling, Marketing sociale). Seguirà alla conclusione del primo anno didattico una valutazione di quanto realizzato dalle classi coinvolte rilevando la creatività e la capacità di produrre narrative e prodotti comunicativi per contrastare la povertà educativa digitale, utilizzando le quattro dimensioni di uso del digitale: l'accesso, l'analisi, la valutazione e la produzione. Infine, si valuterà come l'acquisizione di competenza digitale, sia un processo che consente il passaggio a future competenze per l'ambito lavorativo, che si attiva solo se si è capaci di trasformare le competenze individuali in pratiche sociali e nella costruzione di un vero e proprio design interpretativo e produttivo.
jessicaazzalini

In che modo le relazioni sentimentali influiscono sul nostro uso dei Social Media? - St... - 1 views

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    L'articolo descrive una ricerca condotta da L. Fejes Vékássy, A. Ujhelyi, e L. Faragó nell'università dell'Ungheria, con l'obiettivo di valutare in che modo lo stato della relazione sentimentale influisca nell'uso quotidiano dei Social Media, in particolare di Instagram. Oggi è molto frequente, sia negli influencer più affermati sia nei comuni users osservare e condividere su Instagram, mediante post o storie le relazioni sentimentali. Lo studio descritto nell'articolo spiega in che modo le persone, raggruppate in base alla scala di gelosia e di soddisfazione del rapporto utilizzano gli spazi online. Si è dimostrato che spesso le persone per attirare l'attenzione di una persona in particolare tra i follower, sono molto attivi, pubblicando molte foto di loro stessi aspettando di ricevere like o messaggi. Nella maggior parte delle relazioni in fase iniziale non si sente l'esigenza di condividere l'altro sui Social Media poiché ci si concentra sull'attenzione all'altro e sulla fase di innamoramento. Dopo alcuni mesi, quando la relazione è in una "fase di stabilità" le coppie si comportano diversamente in base alla personalità ed al carattere degli interessati: generalmente coloro che sono più insicuri ed insoddisfatti del rapporto tendono a pubblicare di più perché necessitano approvazione sociale e attenzioni dall'esterno. Più frequente è l'uso dei social dopo la rottura: dal campione di soggetti studiati si evince che le persone coinvolte pubblicano più selfie e immagini di loro stessi oppure immortalano più attività che svolgono per comunicare indirettamente con l'ex. L'articolo qui citato descrive quindi i comportamenti generalizzati dei soggetti nelle loro relazioni sentimentali, mettendo in luce che il nostro Sé Reale, ovvero come ci sentiamo all'interno della relazione influenza ilSé Sociale, promuovendone o riducendone l'attività su uno tra i Social Media più utilizzati oggi, Instagram.
silviachi1

L'insostenibile pesantezza dell'apparire: influenze socioculturali e immagine corporea ... - 6 views

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    L'articolo, pubblicato nel luglio 2023, parla di quanto l'immagine corporea abbia assunto un ruolo molto importante, soprattutto nelle culture occidentali e per le giovani donne. Nel contesto socioculturale attuale le donne sono sottoposte ad una forte pressione a raggiungere degli standard ideali di perfezione fisica e attraenza. Questo porta ad alti livelli di insoddisfazione corporea che possono avere impatti negativi sulla loro salute. Tutto ciò porta anche a considerare la chirurgia per motivazioni estetiche e, qualsiasi intervento chirurgico non è immune da rischi. Le variabili socioculturali sono coinvolte nello sviluppo dell'insoddisfazione per il proprio corpo e le tre principali fonti di influenza sono i pari, la famiglia e i nuovi media. Queste fonti agiscono sull'immagine corporea attraverso due processi di mediazione: l'interiorizzazione degli ideali socioculturali di bellezza e la tendenza ripetuta al confronto sociale del proprio corpo. Il ruolo dei social networks (SNs) è rilevante. Nei SNs il desiderio di apparire più attraenti ha portato all'aumento dell'utilizzo di strumenti per l'editing digitale che portano a modificare la propria immagine corporea per renderla più aderente agli standard proposti, falsando la realtà. È importante intervenire per attenuare gli effetti deleteri che questo utilizzo dei SNs ha sulla percezione dell'immagine corporea. Sono particolarmente utili interventi di social media literacy, body compassion e functionality appreciation. Attraverso la media literacy si può incrementare lo scetticismo degli utenti dei SNs rispetto al realismo dei contenuti proposti, sollecitando quindi un pensiero critico sugli stimoli a cui sono sottoposti e con cui interagiscono. La body compassion riguarda l'atteggiamento di gentilezza e accettazione delle inadeguatezze percepite rispetto al proprio corpo e la funcionality appreciation è la modalità di rapportarsi al proprio corpo avendo riguardo a ciò che esso
maspao

Strategie di autopresentazione di giovani studentesse sui social media - 3 views

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    In questo articolo, pubblicato il 27 giugno del 2022, vengono presentati i risultati tramite interviste semistrutturate di 10 trampoliniste universitarie di età compresa tra i 19 e i 24 anni. Il presente studio ha esplorato il modo in cui le giovani donne che competono negli sport estetici adottano strategie di auto-presentazione sui social media. I dati sono stati analizzati attraverso un'analisi tematica riflessiva e sono stati generati sei temi: 1. Autoanalisi: Le partecipanti hanno dimostrato un forte bisogno di presentare il loro "meglio di sé". L'incapacità di farlo si traduce nella paura del giudizio, nell'estrema autocritica e successivamente, nella post-prevenzione. 2. Il meglio di te: Le giovani donne cercano di presentarsi in modo favorevole, spesso selezionando gli aspetti più positivi di sé stesse. 3. Conseguenze emotive: L'auto-presentazione influisce sul benessere emotivo. La mancanza di conformità all'ideale desiderato può portare a sentimenti negativi. 4. Giudizio: La paura del giudizio sociale è un fattore significativo nell'auto-presentazione online. 5. Percezioni sui social media: Le partecipanti utilizzano i social media per presentarsi, ma spesso si confrontano con gli altri. 6. Accettazione: La necessità di alterare l'auto-presentazione per adattarsi agli standard sociali e di bellezza. Questo studio contribuisce alla letteratura sull'immagine corporea dimostrando una comprensione più dettagliata di come i social media influenzano la percezione di sé e la necessità di adattare la propria auto-presentazione
friccio1

Advancing meaningful learning in the age of AI - Oregon State Ecampus News - 0 views

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    L'intelligenza artificiale generativa sta entrando sempre di più nella nostra quotidianità, attraverso un gran numero di applicativi accessibili ad un numero sempre più vasto di utenti. Nel campo dell'educazione, numerosi software integrano ormai diverse funzioni dell'intelligenza artificiale fornendo a studentesse e studenti a diversi livelli di effettuare ricerche, generare testi e immagini attraverso semplici richieste inserite in un prompt. Le preoccupazioni dell'impatto di questa tecnologia sulle capacità e sulla qualità dell'apprendimento sono molte, oltre alla validità delle risposte generate dall'intelligenza artificiale. Una prima prospettiva, prevalentemente pessimistica, vede l'AI come uno strumento di cui possa essere facile abusare, in grado di trovare le soluzioni al posto dei discenti, impattando così negativamente l'apprendimento. Ma esistono anche altri punti di vista. L'AI non è uno strumento che sancisce fine dell'apprendimento significativo, ma è un'ulteriore occasione per riflettere sui processi e ambienti di apprendimento. Un team dell'Oregon State University Ecampus ha recentemente revisionato la tassonomia di Bloom inserendo le funzioni che gli strumenti di intelligenza artificiale stanno o potrebbero svolgere, considerando anche i modi in cui i discenti già utilizzano l'AI nei processi di apprendimento. L'obiettivo della piramide di Bloom aggiornata è mettere a disposizione degli insegnanti uno strumento, una bussola per valutare le facoltà umane distintive, per enfatizzarle, così come riconoscere i compiti che possono essere assolti dalla tecnologia, di modo da guidare una revisione ponderata delle attività e delle valutazioni di ogni processo di apprendimento.
alessiaromagna

From the Cradle to the Web: The Growth of "Sharenting"-A Scientometric Perspective - 3 views

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    L'articolo si concentra sul fenomeno dello "sharenting" - neologismo che deriva dalla fusione dei termini "sharing" e "parenting" ovvero la pratica di condividere online informazioni e contenuti dei propri figli da parte dei genitori - e sulle possibili implicazioni nella media education. L'obiettivo dello studio descritto è quello di analizzare i rischi e i benefici associati a questa pratica. La metodologia di indagine utilizzata si avvale di un approccio "scientometrico" che raggruppa le pubblicazioni in base a domini di ricerca comuni, rivela le aree coperte dalla letteratura e le lacune ancora presenti e identifica gli articoli che hanno contribuito in modo significativo alla letteratura. Se la letteratura attuale si concentra quasi esclusivamente sulle questioni di tipo etico, legate principalmente alla violazione della privacy dei minori coinvolti, l'articolo, attraverso l'analisi dei dati raccolti sottolinea l'importanza di una comprensione delle implicazioni psicologiche del fenomeno come ad esempio le motivazioni che spingono i genitori a pubblicare e le possibili conseguenze emotive negative per i figli esposti. Nonostante il fenomeno sia già noto dal 2013, sono ancora poche le indagini che hanno approfondito le conseguenze dello sharenting nelle relazioni offline all'interno dell'ambiente familiare. Lo studio può rivelarsi utile per definire linee guida educative per interventi informativi, fornendo strumenti utili ai genitori, con la finalità di sviluppare consapevolezza delle cause e delle conseguenze della condivisione pubblica di contenuti mediali che riguardano i propri figli.
saretta78

THE CONCEPT OF MEDIA COMPETENCE OF THE FUTURE INFORMATICS TEACHER AND THE METHODOLOGICA... - 2 views

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    Il XXI secolo è stato caratterizzato dalla crescente influenza dei mezzi di comunicazione di massa sulla comunità mondiale, aprendo la strada all'era dell'informazione globale. La formazione di una società dell'informazione globale è stata alimentata dalle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, con Internet come elemento fondamentale per le relazioni sociali delle giovani generazioni. L'educazione ai media è stata definita come il processo attraverso il quale le persone sviluppano competenze attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Secondo i documenti dell'Unione Europea, l'educazione ai media promuove un atteggiamento critico e riflessivo verso i mezzi di comunicazione al fine di formare cittadini responsabili capaci di esprimere opinioni informate. Questo tipo di educazione si focalizza su vari tipi di media (stampa, grafica, elettronica, ecc.) e diverse tecnologie, incoraggiando l'analisi critica, la comprensione e la creazione di testi mediatici. L'educazione ai media offre agli individui la capacità di interpretare e creare messaggi mediatici, scegliendo i mezzi di comunicazione più appropriati. Essa permette alle persone di esercitare il loro diritto all'informazione, contribuendo alla crescita personale e aumentando la partecipazione e l'interattività sociale. Inoltre, prepara le persone per una cittadinanza democratica e una comprensione politica più profonda. L'obiettivo finale dell'educazione ai media è aumentare il livello di competenza e alfabetizzazione mediatica. La competenza mediatica è multidimensionale e richiede una vasta gamma di conoscenze. Essa incoraggia un approccio critico e analitico all'interpretazione dei media, consentendo agli individui di sviluppare una distanza critica rispetto alla cultura di massa e di resistere alla manipolazione mediatica.
sarinaarmati

Child protection online | Educating 21st Century Children: Emotional Well-being in the ... - 1 views

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    La OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) è un'organizzazione internazionale che da 60 anni lavora con Governi, legislativo e cittadini per trovare soluzioni a sfide sociali, economiche e ambientali. Il capitolo 10 "Child protection online" tratto dalla pubblicazione "Educating 21st Century Children: Emotional Well-being in the Digital Age" del 01.10.2019, si focalizza sui rischi che i bambini incontrano online (bullismo, razzismo, predatori sessuali, ecc.) e sulla necessità che sviluppino skill adatte a riconoscerli. Nel 2017 la OECD ha condotto un sondaggio tra 34 paesi per verificare se le raccomandazioni riguardo la sicurezza online per i bambini del 2012 fossero ancora attuali. Questo capitolo analizza le seguenti tipologie di rischio: rischi legati alle tecnologie di Internet (pornografia, sexting, cyber-grooming e cyber bullismo), rischi legati al consumatore (frode e marketing online) e rischi riguardo le informazioni, la privacy e sicurezza (diverse tipologie di condivisione dei dati personali consapevole e/o inconsapevole). Per ognuno di questi rischi sono presentati esempi legislativi di diversi paesi (anche in risposta al sondaggio del 2017) che spesso si limitano al loro approccio nella vita reale e non alla estensione online e pertanto i Governi negli ultimi anni si sono mossi in tal senso. Di fatto tutti questi rischi, in cui incorrono i bambini in particolare, sono costantemente in evoluzione e sono la trasposizione online di quelli già esistenti nella vita reale, ma che in Internet trovano un ambiente in cui agire, vasto, iperconnesso e spesso indisturbato da sguardi indiscreti.
teachersabri

Cittadinanza onlife; uno studio per progettare l'Educazione Civica Digitale | R... - 4 views

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    L'articolo è stato pubblicato sulla rivista "RicercAzione del giugno 2003 ed è stato redatto da Stefano Pasta, docente e ricercatore scientifico, membro del Cremit (Centro di Ricerca sull'educazione ai media, all'Innovazione e alla tecnologia: http://www.cremit.it) in cui si occupa in di tematiche legate alla Media Education, è membro del Tavolo tecnico dell'URS per la formazione di dirigenti e docenti. Coautrici sono state M. Cristina Garbui e Federica Pelizzari, anch'esse ricercatrici e membri del Cremit. Il progetto sperimentale "Educazione Civica Digitale" è stato pensato per la Scuola Primaria. Il focus dell'articolo riguarda la necessità di una formazione docente in grado di soddisfare gli obiettivi educativi dell'odierno tempo onlife. L'articolo critica l'approccio rigido e statico del DigComp inerente la formazione e la valutazione delle competenze digitali sostenedo che tali tali competenze necessitino di essere misurate in contesti real life. Il progetto descritto si concentra sugli usi concreti delle competenze all'interno dei singoli contesti didattici, sull'accompagnamento alle progettazioni didattiche e sulla cittadinanza onlife come ripensamento del digitale a scuola. L'articolo esplicita le fasi del progetto e descrive i risultati con una serie di grafici. I risultati dimostrano che il ruolo della formazione e della progettazione sono fondamentali per portare le nuove generazioni a essere cittadini capaci di stare on life esercitando attivismo civico. I risultati positivi hanno confermato l'importanza di creare un corso che passi attraverso esempi e buone pratiche di progettazione didattica.
aless93

Parent empowerment can change media education - 2 views

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    Questo è un articolo del 2023 scritto da Mateja Rek, in cui cita diverse volte Buckingham. L'articolo raccoglie i dati di una serie di questionari rivolti ai genitori di bambini di età prescolare compresa tra 1 e 6 anni nel 2022. La ricerca è stata confrontata con i dati di una precedente ricerca del 2015: i risultati sottolineano un incremento delle capacità e conoscenze delle linee guide nella media education da parte dei genitori. Dall'indagine emerge che l'empowerment dei genitori su tutto ciò che concerne i media ha effetto positivo sulla media education e l'esposizione dei piccoli allo schermo. Sono i genitori ad influenzare in modo significativo la conoscenza e l'esperienza dei media da parte del bambino. I genitori sono modelli che i bambini imitano, per questo negli ultimi decenni sono state fornite raccomandazioni e linee guida per supportare il genitore.
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Pensiero Creativo e Pensiero Laterale, Il metodo "Sei cappelli per pensare" di E. de Bono - 4 views

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    Il termine pensiero laterale è coniato dallo psicologo Edward De Bono, considerato uno dei più grandi esperti del pensiero e, in particolar modo, del pensiero creativo. Nel suo libro "The Use of Lateral Thinking", De Bono parte dall'analisi del pensiero verticale e dai suoi limiti, per giungere alla conclusione che un pensiero alternativo, laterale appunto, possa aiutare a trovare nuove soluzioni a un problema, stimolando la ricerca di nuove interpretazioni della realtà. Secondo l'autore, uno degli esercizi per sviluppare il pensiero laterale più conosciuti è la metodologia dei sei cappelli, molto utilizzata sia in ambito educativo, sia nelle attività orientate al benessere organizzativo delle aziende. Per affrontare un problema in modo alternativo non basta dirsi "pensa fuori dagli schemi", ma bisogna mettere in pratica questa abilità con l'utilizzo di tecniche di pensiero laterale specifiche come quella che Del Bono spiega nel libro "Sei cappelli per pensare". Un'altra tecnica simile è il brainstorming, dove la mente è libera di proporre idee anche totalmente diverse l'una dall'altra. Condivido con voi due video dove si può osservare come funziona il metodo dei "Sei capelli per pensare", uno in ambito scolastico, e uno in ambito aziendale. https://www.youtube.com/watch?v=MO4T_pQBVQc https://www.youtube.com/watch?v=rZ3bqcjivVI&t=45s
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Exploring Situated Empathy through a Metaverse Campus | Proceedings of the 26th Interna... - 0 views

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    In questo recentissimo paper si esplora il contributo che la realtà virtuale può apportare nell'aiutare le persone ad immedesimarsi nelle difficoltà altrui, sviluppando empatia. In particolare, si analizzano ostacoli e disagi incontrati da una comunità di immigrati in una micro-società all'interno di un campus universitario finlandese. L'esperimento è stato condotto su 18 soggetti per vivere le situazioni che hanno creato difficoltà attraverso interazioni con avatar in una versione di realtà virtuale, entro il campus dove si trova la comunità. I risultati preliminari tratti dai questionari suggeriscono che la conoscenza dei partecipanti e la tendenza alla volontà di discutere delle difficoltà sono migliorate grazie alla partecipazione all'esperienza. Inoltre, le interviste semi-strutturate riflettono positivamente sulla 'memorabilità' dell'esperienza fatta nella realtà virtuale, sulla plausibilità delle storie e sull'aumento dell'empatia situata e della consapevolezza dei partecipanti riguardo alle difficoltà della comunità internazionale locale. L' empatia è descritta come un fenomeno multidimensionale che include componenti cognitive ed emotive, con implicazioni per la salute mentale, le relazioni interpersonali e il benessere sociale. Vengono condivisi i risultati delle misurazioni e le osservazioni sul fatto che molto rimane da fare sia in termini di perfezionamento tecnologico che di riflessioni su aspetti etici e di privacy. Il tema è di particolare rilievo in società sempre più multiculturali, dove l'utilizzo dei media e new media può essere strumento critico di educazione e socializzazione
esandrelli

"Beyond Accessibility: How Media Literacy Education Addresses Issues of" by Yonty Friesem - 2 views

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    In questa pubblicazione del 2017, Yonty Friesem parla di un tema molto particolare: la pedagogia speciale per le persone con disabilitá nell'ambito della Media Education. La pubblicazione e' interamente in inglese ma spero comunque che sia fruibile a piu' persone possibile all'interno di questo gruppo. Sviluppare una buona Media Literacy è importante per chiunque voglia vivere in societá e il tema dell'inclusivitá, soprattutto per le persone con disabilitá, è di fondamentale importanza.
decaranto

"Non avevo le parole": i giovani imparano a sfidare la violenza di genere attraverso l'... - 3 views

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    In questo articolo, pubblicato ad agosto 2022, vengono presentati i risultati di nove focus group a cui hanno partecipato 32 giovani di età compresa fra i 15 e i 25 anni che hanno che hanno utilizzato i social media per sviluppare le loro idee sulla prevenzione della violenza di genere. Lo studio, realizzato in Australia, vuole esplorare come la violenza di genere viene percepita, ma non elaborata come tale, fin da bambini soprattutto nell'ambiente domestico, ma anche a scuola e fra pari e come i contesti educativi e i cambiamenti sociali, in rapida evoluzione, strutturino le pratiche di genere nelle relazioni adolescenziali. Durante lo studio i ragazzi hanno avuto l'opportunità di riconsiderare alcune convinzioni sulla discriminazione, sui ruoli domestici, sulla minimizzazione della violenza, che avevano vissuto da bambini e l'esperienza della condivisione li ha portati a dire che "non c'era una parola per descriverla", per descrivere cioè la disuguaglianza di genere avvertita a casa e nella comunità. Mentre alcuni partecipanti hanno acquisito consapevolezza grazie alla loro istruzione, la maggior parte si sono rivolti ai social media, da soli, senza alcuna guida, alla ricerca di queste parole. Molti di loro sono stati ispirati e incoraggiati al cambiamento dal lavoro di influencer femministe popolari su internet o attrici famose che promuovevano l'attivismo, alcuni hanno addirittura messo in discussione miti come la Rowling per le sue dichiarazioni e tutti hanno scoperto che sui social si potevano trovare persone con cui essere d'accordo o anche opinioni contrastanti o differenti esperienze, ma che fosse utile condividere con sui social network idee sulla prevenzione della violenza. I risultati dello studio indicano come i giovani utilizzino i media digitali per dare risposte ai loro dubbi e questo ci fa comprendere come sia importante stimolare la ricerca attiva e il pensiero critico attraverso la media education.
daniacappa

Sviluppare le abilità di pensiero critico attraverso l'uso creativo dei meme - 3 views

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    In questo articolo di luglio 2023 vengono illustrati i risultati di di uno studio relativo all'utilizzo dei meme come strumento didattico su un campione di studenti universitari. La ricerca analizza come i meme, che spesso vengono utilizzati online per diffondere disinformazione e fake news, possano favorire lo sviluppo del pensiero critico se si viene "educati" a costruire e decostruire il loro significato. Attraverso apposite rubriche per l'analisi dei meme, questionari somministrati ai partecipanti allo studio, laboratori sull'utilizzo dei meme, gli studenti hanno evidenziato come, lo studio di questa particolare forma di comunicazione li stimolasse ad interessarsi agli argomenti trattati anche grazie all'umorismo e al clima rilassato che si creava in aula.
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