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INTERVISTA A Derrick De Kerckhove - 31 views

  • Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie ‘fisiche’, come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di ‘mentalità’: una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i casi, comunque, si tratta di estensioni della mente, estensioni della psicologia ovvero di psico-tecnologie. Non valeva la pena di coniare questo nuovo termine se non ci fosse stata l’enorme diffusione di ‘psicotecnologia’ rappresentata da Internet. Internet è proprio una forma di estensione dell’intelligenza e della memoria privata ma fatta collettiva. Cosa dire, poi, della realtà virtuale? Si tratta di un'altra forma di estensione psico-tecnologica che ci permette di penetrare nello schermo e di accedere ad un mondo che è come un immaginario oggettivo. Oggi stiamo vivendo la rivoluzione della tecnica, stiamo passando dal mondo della TV a quello di Internet; dal mondo del pensiero pubblico, della coscienza, della mente pubblica della TV, alla mente privata del computer. Il nome del vostro programma, MediaMente, vuol dire psico-tecnologia: mediamente è insieme ‘media e mente’: la connessione tra il linguaggio e l'organizzazione mentale.
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    Per De Kerckhove le psicotecnologie sono una scienza che riunisce tecnologia e psicologia, è lo studio dei nuovi linguaggi , è una scienza che attraverso gli strumenti, cioè le tecnologie che utilizziamo nella nostra attività quotidiana, ha effetti sulla mente. Le nuove tecnologie le utilizziamo nella nostra attività quotidiana. Le persone ,attraverso un nuovo strumento che può essere Twitter o Facebook, creano un nuovo linguaggio, un nuovo formato che definisce uno stile di comunicazione, quindi l'effetto è che le persone stesse creano un nuovo linguaggio. In questo contesto, le psicotecnologie studiano il rapporto tra tecnologie e cognizione e studiano l'impatto che l'uso delle nuove tecnologie esercita nella trasformazione dei nostri processi cognitivi ( la comunicazione, la memoria, l'apprendimento, l'attenzione, etc.).
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    Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie "fisiche", come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia, le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano" (De Kerckhove, 1998). Dalla scrittura, alla stampa e poi la radio, il telefono,la televisione e oggi il personal computer ed Internet queste tecnologie hanno modificato profondamente le caratteristiche sia del mondo esterno che delle nostre strutture cognitive interne. Grazie alle psicotecnologie l'uomo ha quindi esteso le capacità e le potenzialità della propria mente, potendo così superare tempo e spazio nella comunicazione: il desiderio di muoversi a proprio piacimento nello spazio e nel tempo, uscendo fuori dal corpo e dalla mente e trascendendoli attraverso le proiezioni tecnologiche, è sempre stato uno delle più forti attrattive per il genere umano.
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    Le tecnologie stanno sviluppando un potenziale che solo pochi anni fa era sconosciuto per l'essere umano. La possibilità di essere connessi 24h al giorno ha dell'incredibile e lo spazio non è un problema. Tutto questo è opera dell'uomo e della sua intelligenza: ma gli strumenti sono quello che hanno permesso tutto ciò.
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    Introduzione: Dopo aver preso visione delle varie definizioni a mio giudizio accurate del termine da parte dei membri di questo gruppo, mi sembra adeguato completare tale quadro concettuale sottolineando alcuni aspetti salienti del termine messi in luce da De Kerckhove. Pertanto di seguito riporto l'intervista della trasmissione televisiva e telematica MediaMente a Derrick De Kerckhove a Bologna, il 20/09/98, alla quale seguirà il mio commento. INTERVISTA: Domanda 1 Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-tecnologie. Che cosa intendeva dire? Risposta Si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. Adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. La televisione è una psico-tecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psico-tecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i
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    Introduzione: Dopo aver preso visione delle varie definizioni a mio giudizio accurate del termine da parte dei membri di questo gruppo, mi sembra adeguato completare tale quadro concettuale sottolineando alcuni aspetti salienti del termine messi in luce da De Kerckhove. Pertanto di seguito riporto l'intervista della trasmissione televisiva e telematica MediaMente a Derrick De Kerckhove a Bologna, il 20/09/98, alla quale seguirà il mio commento. INTERVISTA: Domanda 1 Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-tecnologie. Che cosa intendeva dire? Risposta Si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. Adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. La televisione è una psico-tecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psico-tecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV è una psico-tecnologia, il computer è una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. Lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della TV, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. I contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. In entrambi i
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    INTERVISTA: Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente cos come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV una psico-tecnologia, il computer una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile la tecnologia che estende il piede e la pelle la tecnologia che estende la mano.
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    L'intervista a De Kerckhove mette in risalto che tutte le nuove tecnologie elettroniche (TV, computer, ecc.) finiscono per costituire un'estensione della nostra mente, inoltre, ci consentono di metterci in contatto con il mondo azzerando il tempo e lo spazio e favorendo lo sviluppo della collaborazione e quindi di una intelligenza connettiva (e a questo punto direi anche collettiva). Ultima ma non meno importante considerazione di De Kerckhove è la necessità di far accedere i bambini a questi strumenti sin da piccoli e attraverso la scuola.
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    Per riprendere una definizione di De Kerckhove, i blog costituiscono la rappresentazione della maturità delle Rete. Non sono una mera forma di esibizione dell'io, ma rappresentano il rapporto con gli altri. Attualmente circa il 60% dei blog sono diari personali. Ogni giorno vengono creati circa 15.000 nuovi weblog. I weblog hanno un enorme potenziale destabilizzante del sistema, perché consentono a chiunque di pubblicare qualsiasi tipo di materiale senza bisogno di un editore. Se a livello tecnologico non rappresentano una novità, in quanto sono il modello più semplice di sistema per la gestione dei contenuti (Content Manager System), lo sono a livello di significato e di ripercussioni che comportano.
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    Ecco delle risposte esaustive per capire al meglio le psicotecnologie. Le psicotecnologie sono una scienza, non ancora classificate come una scienza, ma riuniscono la tecnologia e la psicologia. Le psicotecnologie sono delle tecnologie che amplificano il potere della nostra mente e hannp degli effetti sulla mente dato che gestiscono il linguaggio. Si tratta dello studio di come la lingua che è il nostro strumento principale sia per comunicare e anche per pensare viene trasformato dalla tecnologia di supporto e di come diventa una cultura diversa. Il motivo di ciò sta nel fatto che ovviamente la lingua rappresenta una parte molto intima di noi stessi, soprattutto al livello del pensiero, ma anche del discorso. Il sistema di supporto che veicola il linguaggio modifica la modalità di utilizzazione del linguaggio sia in pubblico sia nell'intimità del proprio pensiero. Condiziona le notre idee e la nostra posizione nello spazio e la nostra idea di uso del tempo.
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    Condivido con te, il cambiamento che le psicotecnologie hanno avuto sulla nostra vita quotidiana. L'essere qui e contemporaneamente li, stare soli a casa e contemporaneamente in compagnia di amici che chattano con te, magari dall'altra parte del mondo. Gli spazi sembrano azzerarzi e così il tempo di trasmissione dei contenuti diviene ormai istantaneo. Da ciò ne deriva anche una perdita della privacy. Basta entrare su facebook per capire dalle foto, se hai famiglia o sei single, da quello che scrivi, ti piace o condividi, come sei, e quello che ti piace o quello che vorresti essere.
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    Molto interessante questo articolo. Ritengo le psicotecnologie una rivoluzione, convengo che abbiano avuto un ruolo incisivonell anostra vita. SIcuramente ritengo siano cambiamenti postivi, di miglioramento delle nostre conoscenze. Abbiamo la possibilità di produrre conoscenza , di scambiarla e costruirla tramite le tecnologie che siano web o tv. A mio avviso l'essere sempre connessi è un modo per estendere la nostra mente e il nostro sapere. De Kerckhove ritiene che tali veicoli possano essere utili per l' apprendimento per i bambini. Sono d'accordo in quanto hanno la possibilità di apprendere più velocemente amplificando le loro capacità e potenzialità nello stesso tempo. La condivisione del sapere permette l'apprendimento che può essere in questo caso anche divertimento.
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    DdK "Eccoci nell'era delle psicotecnologie" Articolo molto interessante del prof DeKerckhove su cosa intende per psicotecnologie e sull'estensione delle dimensioni del pensiero offerte da internet. "Internet è proprio una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata ma fatta collettiva." Una riflessione che nel 1998 gia' preconizzava l'utilizzazione delle risorse distribuite in rete, accessibili per mezzo degli strumenti tecnologici condivisi (facebook viene lanciato nel febbraio 2004)
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    Come le tecnologie meccaniche sono estensione del corpo, vedi la macchina o la bicicletta estensione del piede, le psicotecnologie rappresentate dalla televisione e dal computer sono estensione della mente .Ma mentre la televisione e' una psicoteconologia di tipo collettivo il computer e' una forma privata di espressione cognitiva che si fa collettiva. Kerckhove all'epoca esprimeva l'opportunita' di dare accesso a questi nuovi strumenti al mondo della scuola ,fin dall'infanzia ,in modo da poter sviluppare una connessione universale e preparare le basi per una nuova economia.L'insegnamento , spiega, deve essere fatto di stimoli e non di spiegazioni.In aula questo si concretizza con la realizzazione di prodotti multimediali e lo sviluppo del lavoro di gruppo . Quello che si e' fatto oggi in Italia sull'argomento e' fermo a discussioni tra politici sull'"agenda elettronica" e sul digital divide . Mi viene spontaneo confrontare l'intervista di Kerckhove fatta nel 1998 con la situazione attuale in Italia su questi temi. Per esempio il tema della "intelligenza collettiva" che secondo il sociologo accelera la capacita' di apprendimento delle persone e dei gruppi. Pensando all'Italia leggevo che ogni singola Istituzione o Ministero ha un proprio centro di elaborazione dei dati ,e molti di questi non sono neanche collegati tra di loro.Credo basterebbe poco mettere a fattor comune le informazioni e contribuire allo sviluppo e la democratizzazione del Paese facendo viaggiare le informazioni invece che le persone.
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    In una intervista del '98 per il programma RAI MediaMente, De Kerckhove definisce le psico-tecnologie come le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. Oggi il mondo esterno passa attraverso lo schermo della televisione o del computer che hanno preso il posto delle pagine dei libri. De Kerckove parla di due tipi di mentalità che scaturiscono dal rapportarsi con lo schermo: una mentalità pubblica legata allo schermo televisivo, dove ciò che appare è dato da una produzione esterna ed una mentalità privata legata a quello del computer dove siamo noi ad esercitare potere sui contenuti. Entrambi i casi producono un estensione della mente, un'estensione della psicologia, da cui deriva il termine coniato dal Professore appunto psico-tecnologie . Riguardo al termine De Kerckhove asserisce che la necessità di crearlo si è manifestata con la grande diffusione di Internet che è appunto un'estensione dell'intelligenza e della memoria introdotte nella collettività.
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    Credo di aver capito che, più che una scienza che agisce sulla mente attraverso la tecnologia, le psicotecnologie siano quelle tecnologie che creano una vera e propria estensione della mente, una sorta di vera e propria estensione fisica come lo è (riportando gli esempi di De Kerckove) il pedale della bicicletta per il piede.
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    intervista 
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    INTERVISTA: Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente cos come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La TV una psico-tecnologia, il computer una psico-tecnologia. Io penso che le psico-tecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile la tecnologia che estende il piede e la pelle la tecnologia che estende la mano.
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    Secondo l'autore Derrick De Kerckhove, una psicotecnologia è una qualsiasi tecnologia che emuli, estenda o amplifichi il potere della nostra mente. Di fatto, in un suo intervento durante il dibattito dal titolo " ECCOCI NELL'ERA DELLE PSICOTECNOLOGIE" (Bologna, 1998) l'autore ha avallato tale definizione così come testualmente riportato nel passo dell'intervista sotto riportato: DOMANDA "Lei ha scritto che il computer è una psicotecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psicotecnologie. che cosa intendeva dire?" RISPOSTA "si tratta delle tecnologie normalmente associate alla lingua e che sono proprio una forma di estensione del pensiero. E' importante capire che il pensiero di cui parlo è scaturito dalla possibilità di leggere. adesso, invece, il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo e sullo schermo prendono vita forme di coscienza, di espressione della coscienza, basate sul linguaggio, che sono una estensione della nostra mente. la televisione è una psicotecnologia di tipo generale, globale, collettiva; il computer è una psicotecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo del computer. Le psicotecnologie sono le tecnologie che estendono la mente così come altre tecnologie 'fisiche', come la macchina o la bicicletta, estendono il corpo. La tv è una psicotecnologia, il computer è una psicotecnologia. Io penso che le psicotecnologie siano le tecnologie che estendono la mente, come l'automobile è la tecnologia che estende il piede e la pelle è la tecnologia che estende la mano. lo schermo, adesso, ci dà due forme di 'mentalità': una, quella della tv, che è pubblica e l'altra, quella del computer, che è privata. i contenuti per l'immagine sullo schermo sono trattati da me attraverso il computer, mentre nel caso dell'immagine televisiva tutto è creato dalla produzione esterna. in entrambi i casi, comunque, si tratta di estensioni della mente, estensioni
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    Il prof. De Kerckhove sintetizza in modo esaustivo il concetto dell'influenza delle nuove tecnologie sulla psiche umana.
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    le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendono la mente: l'automobile o la bicicletta è una estensione del corpo, il computer è una estensione della mente come contenuti. Internet è proprio una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata ma in modo collettivo, data dalla cooperazione di più individui. Oggi stiamo vivendo la rivoluzione della tecnica, stiamo passando dal mondo della TV a quello di Internet; dal mondo del pensiero pubblico, della coscienza, della mente pubblica della TV, alla mente privata del computer. Necessità di perfezionare nuove forme di didattica a distanza per permettere una continua formazione, oggi non disponibile. Necessità di una intelligenza collettiva che permetta di presentare idee creativa nate dalla collaborazione di più individui connessi in ogni luogo, attraverso i sistemi comunicativi ed informativi per giungere alla globalizzazione della cultura. Le nuove tecnologie aiutano a fissare trasmettere e manipolare l linguaggio parlato, c'è una rinnovata diffusione della pratica del leggere e dello scrivere.
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    Le Psicotecnologie sono le tecniche attraverso cui l'intelligenza diventa connettiva (prima era semplicemente cognitiva), estendendosi e permeando la cultura contemporanea. Non possiamo prescindere da esse, sostiene De Kerckhove, se vogliamo progredire tecnologicamente ed evolutivamente. La conoscenza Psicotecnologie sta alla base del loro utilizzo e sempre più dobbiamo impossessarcene per mettere un piede nel futuro e non farci cogliere impreparati. Questo non significa diventare perfetti informatici ma adeguarci al progredire della scienza per sfruttarne i massimi benefici e limitarne al massimo i danni.
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    Il sociologo e giornalista spiega attraverso un'intervista strutturata il concetto di psicotecnologia, l'importanza dell'accesso di questi strumenti nel mondo dei bambini, la funzione di strumenti quali i videogame.
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    La psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, soprattutto quelle associate alla lingua: esse, in breve, producono fondamentali ripercussioni sul nostro modo di pensare e di comunicare, in quanto richiedono che l'intelletto umano utilizzi le sue capacità in maniera differente dal passato; se questi modi di impostare la mente si stabilizzano e si sedimentano nel loro utilizzo, allora cambierà la nostra percezione del mondo, il nostro modo di organizzare il cervello, il nostro modo di agire. La principale scuola ad aver analizzato questo fenomeno sin dagli anni '40 è la Scuola di Toronto, che annovera studiosi del calibro di Marshall McLuhan: Carpenter, Havelock e McLuhan hanno cercato di definire il significato psicologico dell'adozione dell'alfabeto greco nella cultura occidentale. Lo studioso che oggi si dedica maggiormente a questa disciplina è Derrick De Kerckhove, che analizza in che modo l'alfabeto possa influenzare il nostro orientamento visivo. Secondo De Kerckhove una psicotecnologia è qualunque tecnologia emuli, estenda o amplifichi il potere della nostra mente. Così come la scrittura consente all'individuo di depositare le conoscenze acquisite su supporti più stabili della memoria, alterando le modalità di gestione della stessa, allo stesso modo consente di percepire l'uomo stesso da una prospettiva differente: è con la scrittura, in sintesi, che l'individuo esce dalla realtà tribale e collettiva per approdare all'individualizzazione e alla consapevolezza della sua identità. Se il pensiero umano è scaturito dalla possibilità di leggere, l'apporto delle nuove tecnologie estende ulteriormente la mente dell'uomo, modificandola in maniera evidente. La televisione, il telefono, il computer, gli ipertesti, sono psicotecnologie nella misura in cui inducono il cervello ad elaborare nuovi paradigmi cognitivi che modificano la nostra percezione del mondo.
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    Ottimo articolo,chiaro e preciso
Simona Maggioni

Scuola, il sussidiario in una «app» - Corriere.it - 10 views

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    Giunti, Intel, Microsoft e Paperlit insieme per una piattaforma «touch», pensata per Windows8 ... sarebbe ora. Un ragazzo delle scuole medie porta mediamente 15-20 kg di libri nel suo zaino .. spesso più di metà del suo peso corporeo. Prepariamoci, il futuro è questo .... un tablet per ogni bambino/ragazzo.... uomo .... se alfabetizzato. I libri scompariranno, lentamente ma scompariranno. Il tablet sarà libro, gioco, connessione alla rete ...sarà social....fortemente social. I nativi digitali non potranno farne a meno ... una vera e propria estensione del cervello ...fuori dal corpo .....con tanti saluti alla memoria. Ciao Max
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    interessante sperimentazione. Ma continuo a pensare che questo non faccia altro che ampliare il divario o digital divide cognitivo tra chi si può permettere le nuove tecnologie e chi invece non può.
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    ciao, sono d'accordo con federica, la tecnologia deve aiutare l'apprendimento ma senza diventare indispensabile, una delle svolte dell'umanità è stata la stampa per la sua possibilità di mantenere traccia di tutto, davvero ci dobbiamo fidare dei bit? uno dei vantaggi del digitale è la sua facilità di modifica, ma applicata alla storia questo rappresenta un grande pericolo
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    Ciao, la tecnologia anche se eviterà il peso dei libri negli zaini cancellerà quelle emozioni, odori tipiche dei libri sia nuovi che antichi. Siamo sicuri che il bit si conservi più facilmente di un libro? Siamo sicuri delle tecnologia?
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    La tecnologia, se utilizzata in modo corretto, ci mette a disposizione le informazioni, condivise in modalità informatizzata, che risidedono nelle menti umane di tutto il globo terrestre. Pensiamo alla enciclopedia Wikipedia che viene tenuta aggiornata con le informazioni condivise da milioni di persone.
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    Saluti alla memoria, tecnologia sicura SI-NO, mancanza di investimenti e altro... tutte argomentazioni su cui riflettere. Vorrei però andare oltre: ma i docenti, i professori, i tutor saranno all'altezza? ma soprattutto ci sono? Una indagine dell'IPSOS (azienda specializzata in indagini e sondaggi), " I nativi digitali e la scuola: un confronto tra insegnanti, studenti e genitori digitalizzati", riporta che gli studenti appaiono critici nei confronti delle poltenzialità tecnologiche dei loro insegnanti tendendo a ridimensionarle: se il 93% si autostima "molto o abbastanza abile", la stima degli studenti scende al 57%. Per i genitori solo il 47% degli insegnanti dei loro figli sarebbe competente. Considerando poi che i dati relativi ai "libri misti", che dal 2013 sostituiranno i libri tradizionali, rilevano che alla domanda sull'utilità a stimolare l'attenzione e migliorare l'apprendimento il 58% degli insegnanti esprime " abbastanza" ma solo il 37% rivela di conoscerli e utilizzarli coi ragazzi in classe, mi sembra logico avere dei dubbi. aggiungo il link relativo all'indagine su citata. http://www.semidas.it/news/categorie-specifiche/ipsos-i-nativi-digitali-e-la-scuola-un-confronto-tra-insegnanti-studenti-e
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    Una proposta e un progetto interessante ma con tutti i pro e i contro che le nuove tecnologie impongono nella vita quotidiana. Meno peso per i nostri figli che se la potrebbero cavare con qualche quaderno, meno carta stampata, più possibilità che i nostri figli siano invogliati a studiare da uno strumento tecnologico con cui hanno familiarità, che è interattivo. Altri vantaggio sono la possibilità di fare compiti ed esercitazioni online magari interagendo direttamente con i propri professori, ma gli svantaggi ci sono e sta solo a noi fare in modo che non prendano il sopravvento. Quali? Intanto lo strumento che deve supportare questa piattaforma deve essere scelto in campo ampio nel senso che non occorre un tablet da 1000 euro ma il sistema deve funzionare anche su un hardware da 100, ci sono e funzionano egregiamente. Altro svantaggio che i nostri figli, tecnologicamente avanzatissimi, e già molte ore al giorno su strumenti informatici diventino schiavi di internet e del mezzo tecnologico, vivendo i social network, le chat, i blog in ogni momento della giornata e perdano contatto con la realtà. Toccherà a noi, questa volta, come genitori, insegnati (che si dovranno preparare il più presto possibile) far si che la tecnologia questa volta crei solo benefici
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    Segnalo l'articolo apparso sul sito del corriere della sera il 7 dicembre 2012 (http://www.corriere.it/tecnologia/provati-per-voi/12_dicembre_07/giunti-paperlit-ebook-scuola-antonella-de-gregorio_b05ed45c-405a-11e2-abcd-38132480d58e.shtml), nella sezione "Provati per Voi" relativo alla Tecnologia. Viene analizzato un progetto pilota sulla "Scuola 2.0", basata su una nuova piattaforma digitale sviluppata dalla collaborazione tra Giunti Scuola, Intel e Paperlit, per permettere un modo interattivo e collaborativo per un apprendimento di alcune materie della scuola secondaria (Scienze, Matematica, Storia e Geografia). Mi sembra una iniziativa interessante, sia perché utilizza le tecnologie che maggiormente attraggono l'attenzione dei ragazzi di oggi, sia perché introducono nuovi metodi di apprendimento e collaborazione, anche da remoto, in particolare nei casi in cui vi siano impedimenti temporanei (es. motivi di salute).
giulio barbieri

Il progresso...che ci rende stupidi. - 23 views

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    Interessante articolo sull'impatto che la tecnologia ha avuto sullo sviluppo cerebrale. Come una vita più comoda ci rende meno intelligenti. In sostanza.....più stupidi.
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    "Non siate schiavi del cellulare. Staccate un attimo. Prendetevi il tempo per passeggiare, per leggere un libro, ascoltare musica intensamente, parlare con qualcuno senza controllare il telefonino. Datevi modo di prestare attenzione, di concentrarvi, di riflettere: se smettete di farlo, perderete la capacità di farlo. Se non praticate l'intelligenza, ne avrete nostalgia" Nicholas Carr
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    Penso sia veramente difficile fare dei paragoni. Sono tempi diversi e in modi diversi, otteniamo impressioni contrastanti sul fatto che l'umanità stia diventando più intelligente o meno intelligente di prima. Il problema forse e dato dalla nostra l'esperienza personale che è sempre piu' miope. Vorrei far notare questo esempio per rendere questa idea piu' chiara. Il vocabolario veniva utilizzato come metrica per l'intelligenza. La ricerca ha dimostrato che è fortemente correlata al QI. Tuttavia, secondo uno studio del 2006, il vocabolario americano è stato in rapido declino dal suo apice, negli anni '40. Vi sono tuttavia alcune controversie, poiché è stato dimostrato che i test del vocabolario hanno una predisposizione culturale intrinseca. E' veramente complicato. Io spero di no ;)
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    Sicuramente affascinante come articolo,ma scientificamente di poca rilevanza a mio avviso, partendo dal fatto che ancora non si ancora cosa voglia dire "Intelligenza",quindi calcolarla la vedo ancora più difficile...Poi il paragone tra epoche storiche cosi lontane mi sembra assolutamente fuori luogo, è vero che gli errori si pagavano di più ma è anche vero che il tasso di mortalità era altissimo,assolutamente non paragonabile a quelli attuali...Einstein diceva che se si giudica un pesce da come si arrampica su un albero lui si crederà stupido per tutta la vita, quindi dobbiamo valutarci su come evitiamo la morte?...
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    Non penso che il progresso ci renda stupidi. Penso che le tecnologie, maggiori rappresentanti del progresso, possano fornire strumenti, ed è il loro utilizzo a fare la differenza tra sviluppo e impigrimento mentale. Possiamo disporre di una mole di informazioni incredibile, quello che ci manca, o meglio, quello a cui non prestiamo abbastanza attenzione, è il processo alla base delle cose. è inutile saper fare o saper dire una cosa se poi non se ne conoscono i fondamenti.
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    Io penso che il progresso possa sia rendere più "stupidi" che rendere più intelligenti, la differenza sta nel come viene utilizzato. Se utilizzato correttamente può aiutare ad aprire la propria mente, diversamente si avrà l'effetto contrario.
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    Il fatto di avere tutto a sempre a disposizione sicuramente ha delle conseguenze cognitive (mi viene in mente anche solo il fatto di utilizzare sempre la calcolatrice). Tuttavia, non per forza comodità è sinonimo di stupidità. La tecnologia ha portato a risultati mai ottenuti.
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    Come possiamo notare , chi proviene da ambienti svantaggiati ha quella "fame" di riscossa, forte motivazione e obiettivi chiari a cui protendersi, che spesso riesce a raggiungere la meta prefissata. A volte al contrario, chi proviene da ambienti più agiata tende a non essere così motivato a perseguire scopi.
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    Ho sempre preso "con le molle" questa teoria che sicuramente ha molto appeal giornalistico. La domanda che mi pongo è questa, l'intelligenza, su queste ricerche, viene sempre misurata allo stesso modo? Io vedo mio figlio di 6 anni e l'agilità con cui maneggia le appracchiature elettroniche è impressionante, io alla sua età non sapevo usare il telecomando. (a mia discolpa...quando io avevo la sua età i telecomandi non c'erano ancora) Ma, ad esempio, io alla sua età andavo a scuola da solo, a 6 anni attraversavo la strada ed andavo, ora è inconcepibile (oltre che illegale). Questi studi longitudinali hanno a mio avviso un difetto, quello di non segure l'evoluzione plastica del nostro cerebro.
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    Ho trovato l'articolo interessante. In particolare, ho apprezzato le argomentazioni di Elia Stupka, condirettore del Centro di genomica traslazionale e bioinformatica del San Raffaele di Milano, che ritiene che il progresso abbia apportato dei cambiamenti, ma non è detto che questi siano stati negativi. Dal suo punto di vista, la mancanza di selezione ha favorito la variabilità rendendoci più complessi e completi, ma senza poter stabilire cosa sia bene e cosa male. Probabilmente, dobbiamo attendere ancora qualche anno, per sciogliere il dubbio.
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    Articolo interessante. Ogni essere vivente sviluppa tecniche/strategie di sopravvivenza. Nel caso degli esseri umani probabilmente per quel miliardo di popolazione che vive dignitosamente e usufruisce del "progresso", la necessità di utilizzare risorse cognitive viene forse un po' meno.
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    A mio avviso il progresso non danneggia l'intelligenza; l'uomo ha un enorme spirito di adattamento che va di pari passo con il proprio stile di vita. Seppur "cambiamento" non è mai stato sinonimo di "miglioramento", l'uomo ha imparato ad usare la tecnologia là dove aveva delle limitazioni. L'evoluzione della sua specie, la selezione naturale dei soggetti più astuti ed il conseguente progresso tecnologico, ci preservano infinite possibilità di sopravvivenza. Grazie ad un'evoluzione psicologica e genetica, queste hanno permesso all'uomo di muoversi in una società molto complessa e di trasformarsi ed apprendere dalla propria esperienza.
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    ho letto l'articolo dettagliatamente e per questo mi sento di correggere parte delle considerazioni che sono state fatte nei commenti sopra riportati. Inanzitutto l'articolo riporta dei risultati condotti da studi sulla genetica, indicando come la tecnologia ampliando le possibilità di sopravvivenza dell'essere umano, abbia ostacolato la selezione naturale dei più intelligenti e astuti rispetto ai meno dotati cerebralmente parlando. Questo non vuol quindi che vi sia una connessione causale diretta tra l'uso della tecnologia e la riduzione della capacita intellettiva dell'essere umano, ma bensì questo mostra come l'utilizzo della tecnologia abbia alterato il funzionamento della selezione naturale. Nella parte successiva dell'articolo invece vengono illustrati gli effetti che la tecnologia abbia portato alla specie umana, che grazie al suo impiego ha avuto modo di sfruttare meglio le potenzialità del cervello, permesse dalla notevole plasticità di tale organo, che genera nuove connessioni funzionali grazie all'uso delle tecnologie. In sostanza, l'effetto collaterale che le tecnologie hanno causato alla selezione naturale, è stato colmato dalle nuove capacità cognitive che tali tecnologie hanno permesso di sviluppare.
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    Come la materia ci insegna le Tecnologie apportano dei profondi cambiamenti a livello del tessuto sociale. Questo fa si come riportato nell'articolo che "la selezione naturale non sia più così estrema". Credo che la tecnologia vada utilizzata e le persone vadano educate al suo utilizzo e nel suo utilizzo. Possiamo ricavarne grandi vantaggi. è importante rimarcare come le tecnologie ci permettono di mettere in atto un importate trasmissione delle conoscenze e permettere così che sempre più persone a livello globale possano accedervi e questo vale anche per la cultura, una cultura più aperta e alla portata di tutti. La tecnologia non sempre impigrisce i nostri sistemi di apprendimento ma in realtà ci mette nella condizione di poter leggere e approfondire in qualsiasi momento a portata di mano temi e argomenti che tempo fa avremmo dovuto ricercare ad esempio in biblioteca o nelle enciclopedie. Il progresso rende le società più complesse ma non per questo le peggiora.
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    La sopravvivenza cambia il suo concetto con il passare del tempo. Se prima soppravvivere voleva dire scappare dai predatori e assicurare la vita di sé e del proprio gruppo, ora sopravvivere vuole dire vuole dire essere economicamente stabile. Il minor sforzo cognitivo per accedere alla sicurezza della sopravvivenza ai giorni nostri, puó essere un punto positivo, non andando incontro a fattori di stress e patologie legate ad esso.
vdalmonte

Psicotecnologie - 0 views

Eccoci nell'era delle psicotecnologie a cura di MEDIAMENTE/RAI EDUCATIONAL Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-t...

#psicotecnologie

started by vdalmonte on 21 Apr 19 no follow-up yet
Marco Tambara

Psicotecnologie per l'autonomia - 5 views

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    Un documento di Danilo Amadei sull'applicazione pratica delle psicotecnologie. L'autore prospetta una tecnologia accessibile che possa essere di ausilio per "tutti". Una tecnologia che vada incontro anche alle persone più svantaggiate e che possa semplificare la vita. Una tecnologia che possa essere veramente utilizzata da tutti e non solo ammirata.
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    Concordo con l'autore che la tecnologia deve corrispondere al concetto di usabilità e portare al progresso sociale e collettivo. La tecnologia vista non come un punto di arrivo, ma di partenza e che venga interpretata come strumento di sviluppo e non come un mero business.
Antonella Cavallaro

Sclerosi multipla, la riabilitazione passa per il tablet - 9 views

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    Sclerosi multipla, la riabilitazione passa per il tablet. Esiste dentro di me una grande spaccatura, essendo una scout mi rendo conto di come i bambini di oggi risentano in negativo dell' uso sbagliato di tanta tecnologia, mediata forse da una più facile genstione delle ansia dei genitori. Ma giorno dopo giorno essendo una "mente scientifica e razionale" non posso fare a meno di pensare a quante facilitazioni la tecnologia permette nella nostra vita e nella vita di chi è un po più svantaggiato. Di come essa permetta almeno in parte dell' abbattimento di alcune barriere che si innalzano come un muro nella vita di chi è stato più sfortunato.
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    https://iq.intel.it/super-uomini-superare-la-disabilita-grazie-alla-tecnologia/ Articolo molto interessante per comprendere ancor di più come la tecnologia faciliti la vita alle persone affette da qualsiasi tipo di disabilità
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    Condivido il tuo pensiero (non sono scout... le figlie si!), di sicuro c'è spazio per tanta spaccattura riguardo questi strumenti (chi pro, chi contro , oppure , anche come anche a me , al mio interno mi chiedo quale sia la strada giusta da percorrere), penso che sia l'utilizzo della tecnologia che ne facciamo a fare la differenza. Grazie mille per il tuo contributo.
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    Sono pienamente d'accordo con la collega la tecnologia, anche se non la condivido pienamente per tutto, nel mio caso permette, in parte, l'abbattimento di molte barriere. On line grazie alle tecnologie sempre più sofisticate posso fare quasi tutto persino studiare!
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    Anch'io condivido in pieno i vostri commenti e anch'io non come scout ma come mamma e ahimè come paziente malata di SM. La tecnologia e il modalità con cui la stiamo utilizzando, vedi lo smartworking, piuttosto che la modalità on-line ha facilitato la vita di chi la disabilità è costretta a subirla. La tecnologia non solo abbatte barriere spaziali e temporali, ma ha contribuito notevolmente al raggiungimento di risultati eccellenti anche in campo medico. Sicuramente la malattia nel XXI secolo è affrontata in maniera diversa!
Barbara Bellot

Cos'è il cloud computing? - 8 views

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    Questo è un breve articolo dell'anno scorso che spiega in modo semplice cos'è il cloud computing di cui si parla tanto. Lo ripropongo poichè lo avevo inserito in modo errato.
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    Si tratta di un articolo molto interesante, che spiega in maniera chiara e ricca di esempi cos'è il cloud computing e quali possibili novità potrà portare in futuro alla nostra vita. Tuttavia sono riportati anche un paio di possibili punti critici, quali la tutela della privacy ed i pericoli legati al fatto che poche persone si troverebbero a gestire una mole inimmaginabile di dati, col rischio di concentrazione di potere o censura. Si tratta di rischi da non sottovalutare, ma che tuttavia non devono far ridimensionare i giudizi positivi su questa nuova tecnologia che, tra l'altro, potrebbe aiutare molte aziende a sviluppare nuovi orizzonti per il loro business.
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    Sono fortemente contrario all'uso della nuvola "cloud"! Lo stesso Presidente dell'Autorità Garante il 23 giugno 2011 a Roma si è soffermato sui rischi legati alla nuvola dicendo: «le tecnologie cloud consentono di trattare e conservare i dati su sistemi di server dislocati nelle diverse parti del pianeta e sottoposti, nella loro inevitabile materialità, a molti rischi, da quelli sismici a quelli legati a fenomeni di pirateria, non solo "informatica", o ad atti di terrorismo o a rivoluzioni imprevedibili». In realtà basta pensare all'incendio avvenuto nella società hosting di Aruba e il furto di dati avvenuto in Sony. Forse sarò della vecchia scuola, ma credo ancora nel caro vecchio backup su un H.D. esterno e all'uso di software protetto.
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    altro articolo incui si parla dei possibili rischi e le eventuali soluzioni sono presenti al sito: http://www.pmi.it/tecnologia/infrastrutture-it/articolo/53863/rischi-del-cloud-computing-problemi-e-soluzioni.html La riflessione che viene effettuata riguarda la fruibilità dei servizi, possono verificarsi rallentamente per l'accesso , interruzioni di servizio. Quando si adottano soluzioni cloud è necessario prestare la massima attenzione agli accessi, non solo in termini di sicurezza (e quindi soi stto il profilo autorizzativo) ma anche in termini di affidabilità, sotto il profilo della "reputazione". La reputation di un'azienda, infatti, deve poter essere applicata anche alle sue applicazioni erogate via Cloud (quindi in esterno).
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    Mi piacerebbe, almeno questa volta, che il Cloud Computing, con tutte le sue sfacettature, venisse affrontato in modo oggettivo, senza le frequenti "Guerre di religione" sempre presenti nelle novità informatiche. Certamente il problema della sicurezza è quanto mai "IL PROBLEMA" del Cloud Computing, ma ritengo che il problema "sicurezza" esista anche al di fuori del Cloud. Un altro aspetto è, come ogni qualvolta ci imbattiamo in una novità, è che oggi tutto è Cloud, "se non sei Clud non sei nessuno; questo comportamento lascia molto spazio alla "fantasia" mentre si parla di una cosa che è estremamente reale e tecnica. Mi piace l'articolo postato da Barbara, proprio per la semplicità con cui spiega il Cloud. Un mio "giudizio" sul Cloud? Ebbene si, non mi piace (ancora) per i seguenti motivi: - mi sembra una sorta di "ritorno al passato" mascherato da futuro: chi ricorda i vecchi terminali con monitor a fosfori verdi? era una forma di cloud anche quella, allora? (il software di videoscrittura era concentrato su un mainframe centralizzato e la tastiera ed il monitor erano solo terminali di input/output); - i progressi fatti nel campo del calcolo distribuito diventano obsoleti? (e la poesia del progetto SETI? se funzionava o no non è il centro del discorso, ma il concetto di "calcolo" distribuito e collaborativo si); - sicurezza:asta la parola, sicurezza in rete, ma anche sicurezza intesa come cultura della sicurezza: su tutte una domanda: quante password usate/usiamo? quali password usate/usiamo? La risposta a queste due semplici domande può essere esaustiva. Un piccolo contributo sotto forma di link: http://www.nuvolaitaliana.it/cloud-computing/ n
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    Credo che il vero limite dei servizi cloud (a pagamento) aldilà della privacy della sicurezza, dell'inquinamento e non ultimo dello schiaffo all'open source al momento sia la Larghezza di Banda. I pacchetti vengono scambiati con velocità dettate dal contratto con il nostro operatore. Questo limite strutturale aggiunto al limite di "storage" che i big della tecnologia (Amazon, Google, Apple, Microsoft ecc.) impongono di fatto che i 375 milioni di abbonati cloud siano clienti privilegiati che viaggiano e fanno business utilizzando fibra ottica e non semplice doppino. Alla fine della fiera intendo dire che esiste uno stretto legame tra hardware, sofware e peso dei contenuti. Naturalmente questa è la modesta opinione di un "artigiano"della rete. A rischio di ripetermi, credo che usare il vecchio pacchetto office o meglio ancora open source sul nostro hard disk esterno, risulti, al momento, più sicuro, più veloce e soprattutto più economico.
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    Sicuramente il futuro, è la naturale evoluzione della rete, basta vedere windows8 per capire che palmare, compure e tablet avranno lo stesso desk con gli stessi dati, un ufficio h24 sempre pronto e ovunque, certo legato alla rete, i costi, l'hardware, ecc... ma l'evoluzione informati fa passi talmente veloci che tra qualche anno vedremo i dvd e cd come i vecchi nastri audio.
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    devo essere onesto: io e l'innovazione andiamo sempre poco in accordo, almeno inizialmente, fino a che qualcuno con molta pazienza mi spiega passo dopo passo cosa sto utilizzando e come devo fare affinchè funzioni al meglio. Leggevo nell'articolo postato da Barbara anche degli eventuali contro da tenere in considerazione: per uno come me che conserva sempre le cose (lettere, libri, cd) che rappresentano o mi ricordano momenti della mia vita, l'idea che a causa di problemi al server tutti i dati possano andare persi, mi destabilizza. E' vero che con questa tecnologia abbiamo tutto a portata di mano in qualunque momento, ma è pur sempre vero che è tutto appeso a un filo. Il mio più grande dubbio è l'ARCHIVIAZIONE, che in questo caso non dipende strettamente da me...
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    Ormai a distanza di più di un anno da quando Steve presentò al mondo il cloud computing di Apple tutte le grosse aziende che forniscono servizi hanno la loro versione. Google ha il suo Drive. Microsoft ha Skydrive. Per non parlare di Dropbox. Come sosteneva il Prof De Kerchkove questo è il futuro, avere un sistema che funzioni online senza il bisogno di dover scaricare ed installare App ma avere tutto sulla "nuvola" sarà il futuro...Però... C'è una piccola cosa da tenere bene a mente.... Ed i Digital divide dove lo mettiamo? Nel 2012 in Italia ci sono aree che non sono ancora coperte ne dal ADSL ne tanto meno dal 3G ed in questo caso uno che se ne fa della nuvoletta? Un bel nulla ecco che se ne fa. Il discorso sul Digital divide è molto lungo e non credo che vada trattato qua ma non è solo un problema italiano ma è anche europeo per cui immaginatevi nei paesi del terzo mondo.. Clouding bella cosa ma attenzione perchè rischia di aumentare ancor più il Digital Divide.
ANNALISA PASCUCCI

Apprendimento linguistico, computer ed internet - 1997 - 0 views

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Educazione Scuola Lingua Apprendimento Nuove Tecnologie

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
Capasso Fulvio

Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo s... - 1 views

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    "Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti". E' una frase detta da Albert Einstein. Certo è triste vedere come in certi luoghi dove la nostra attenzione dovrebbe essere catturata da altro, sembriamo come ipnotizzati dal nostro dispositivo mobile. Penso che queste immagini facciano riflettere e indubbiamente confermare quanto detto da Eistein. A proposito della "saggezza" di Einstein, anche se "rivista poco scientifica", vi segnalo questo blog di donna moderna http://community.donnamoderna.com/blog/blog-di-anemoneblu24/uno-dei-pochi-veri-geni
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    C'è chi annuncia la comparsa di «una nuova versione 2.0 dell'homo sapiens», battezzandola homo digitalis, o homo zappiens. Nativi digitali, appunto: una razza in via d'apparizione, incarnata da tutti coloro che sono nati a rivoluzione di Internet avviata. A questo nuovo stadio dell'umanità, i supporti multimediali sono considerati alla stregua di protesi cognitive e ludiche. Questo è quello che dice Paolo Ferri docente di Teoria e tecniche dei nuovi media all' università Bicocca di Milano: «L'estensione digitale del proprio sé», è «un comportamento culturale che i nativi praticano diffusamente fin dalla prima infanzia». Si giunge così a ibridare indissolubilmente tecnologia e soggettività. I nativi digitali sono immersi già da sempre «nel flusso mediale che essi stessi plasmano e reinventano». Di modo che l'apparire di una nuova razza umana svela anche una nuova forma di «intelligenza collettiva», il cui esempio più eclatante è Wikipedia. Da qui la radicale «differenza antropologica» con l'obsoleto homo sapiens: lo stato di simbiosi totale con la tecnologia. Se è vero infatti che «l'homo sapiens è sempre stato un homo tecnologicus», è solo con il nativo che si arriva alla fusione totale dei due termini. Gli uomini del Terzo Millennio sono «simbionti strutturali» della tecnologia, sono animati da un «sistema nervoso digitale» e questo rende i nostri cervelli semplici unità di elaborazione di segnali, ma con un costo cognitivo salatissimo.
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    e' vero che la tecnologia a volte supera ed uccide la nostra umanità, ma vediamo quanta umanità viene salvata dalla tecnologia: non si parla solo di scoperte che insistono nel campo della medicina, come macchinari sempre più evoluti che consentono di scoprire in tempo malattie altrimenti inguaribili, ma - visto che il tema principale di questa materia è la comunicazione attraverso il web e l'ipertesto - penso a quante persone sono riuscite a comunicare i loro disagi, lo stato di repressione in cui vivevano proprio attraverso un computer ed una connessione ad internet. Parlo di molti Paesi arabi, ma non solo. Certo l'iperdipendenza è sicuramente negativa, ma a volte lo schermo - di un cellulare o di un computer - ci rimanda un'emozione che altrimenti non avremmo potuto provare, senza contare che abbatte quelle frontiere spaziali e temporali che per secoli hanno tenuto lontane le persone.
ester mangone

Schiavi e civiltà di macchine umane - 1 views

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    La tecnologia è molto importante, ma è davvero indispensabile alla vita? Ci stiamo veramente avviando ad una civiltà di macchine umane , schiavi della tecnologia? "Nessuna avversione nei confronti della tecnologia, anzi, ma questa deve essere uno strumento nelle mani dell'uomo, non viceversa."...
Massimo Apicella

A Cambridge apre il "Terminator Centre" contro la rivolta delle macchine - 10 views

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    A Cambridge apre il "Terminator Centre" contro la rivolta delle macchine L'istituto si occuperà di studiare le minacce che potrebbero nascondersi dietro l'evoluzione dell'intelligenza artificiale L'"occhio" di Hal 9000 MILANO - Negli anni futuri l'uomo si affiderà sempre più alle tecnologie e alla scienza.
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    Leggendo l'articolo non ho potuto fare a meno di notare i chiari ammiccamenti a importanti films di fantascienza (alcuni dei veri cult). Il centro apre con lo scopo di studiare le ipotetiche minacce che l'evoluzione dell'intelligenza artificiale potrebbe portare al genere umano. Certamente l'immaginario collettivo è influenzato dalle opere di grandi cineasti come Stanley Kubrick (2001 Odissea nello spazio), James Cameron (Terminator), Andy e Lana Wachowski (Matrix), quindi perennemente combattuto dalla voglia di spingersi oltre (nel campo della scienza) e dalla paura di perdere il controllo. Per rimanere nel campo del "Mondo della cellulosa" (che decisanente ha ormai indossato l'abito del digitale) vorrei però dare uno spunto di riflessione riportando uno stralcio dell'ultimo dialogo del film di Steven Spielberg, "A.I. Artificial Intelligence". La frase è rivolta a David, "il primo bambino robotico programmato per amare", ma l'ultimo rimasto sulla terra: "David, you are the enduring memory... of the human race. The most lasting proof of their genius."
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    Certo un punto di non ritorno potrebbe esserci, ma il cervello umano si evolve e si adegua. E bisogna per questo prevenire e cercare di studiare attraverso iniziative come questa tutti i possibili scenari.
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    Mi è piaciuto molto leggere l'articolo e sapere che ci sono persone che danno corpo a quelli che sono i dubbi e a volte i terrori che certe persone hanno nei confronti delle tecnologie. Credo come Maria Cristina Marino che molti siano influenzati dalla cinematografia, ma quanto è sottile il confine tra realtà e fantasia? le tecnologie ci hanno talmente cambiato la vita, che adesso ruota per buona parte intorno a loro, che mi chiedo se non sia possibile che certi scenari si possano avverare...
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    Sono daccordo che speso la tecnologia nasconde dietro l'so di un prodotto, usi che non sono stati preventivati precedentemente e che potrebbero essere potenzialmente pericolosi, ma da qui a creare un istituto di ricerca per scoprire i potenziali danni della tecnologia, mi sembra davvero eccessivo, soprattutto quando oggi ancora la medicina ha bisogno di risorse e di istituti di ricerca per salvare vite e migliorarle. A mio avviso inoltre il focus del problema non è quello che un computer super intelligente, una AI potrebbe fare sviluppandosi sempre di più, ma il fatto che oggi la tecnologia è più avanti di ciò che la nostra mente riesce a supportare. Il vero pericolo non è che le macchine un giorno possoano ribellarsi e dominare l'uomo, ma il fatto che l'uomo non è ancora mentalmente pronto per la tecnologia che oggi cavalca spavaldamente
lucacivitelli

Psicotecnologie e psicotecniche - 1 views

Navigando sul web ha cercato qualche definizione di psicotecnologie e mi sono accorto che spesso vengono confuse con le psicotecniche. Prima di presentarvi alcuni esempi mi pare utile ricordare la ...

#Psicotecnologie

started by lucacivitelli on 10 Jan 18 no follow-up yet
Romina Mandolini

Psicotecnologie e Neuromedia - 1 views

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    "Dopo tremila anni di espansione, per mezzo di tecnologie frammentarie e meccaniche, il mondo occidentale sta implodendo. Nel corso dell'età meccanica, abbiamo esteso i nostri corpi attraverso lo spazio. Oggi, dopo più di un secolo di tecnologia elettrica, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale lungo tutto il pianeta, abolendo sia lo spazio e il tempo. Rapidamente, ci avviciniamo alla fase finale delle estensioni dell'uomo la simulazione tecnologica della coscienza, quando il processo creativo di conoscenza sarà collettivamente e corporalmente esteso all'intera società umana, proprio come abbiamo già esteso i nostri sensi e i nostri nervi grazie ai diversi mezzi di comunicazione" McLuhan, da "Understanding media: the extensions of man", 1964 Questo mio secondo contributo, si apre con una intuizione di McLuhan che ben si riallaccia con quanto presente in questo contributo portato dalla nostra università alla conferenza mondiale Galaxi, lo scorso anno a Barcellona. Il futuro che il campo di ricerca delle psicotecnologie sta determinando, grazie anche a conoscenze attinte dalle neuroscienze. Interazione diretta tra nuovi media e cervello, sistema nervoso e tecnologia senza filtraggi. Ecco la meta verso la quale stiamo camminando.
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    McLuhan è stato più volte riconosciuto come il principale teorico sulla società dei nuovi media e gli atti di questa conferenza lo dimostrano. Mi riaggancio al tuo contributo con questa citazione: "Le uniche funzioni oggi richieste dalla mente umana sono la pura speculazione o la produzione di cervelli meccanici sempre più grandi. Coloro che non sono idonei ad assolvere nessuno dei due compiti - cioè la maggior parte delle persone - sprofondano nella schiavitù cui sono stati perfettamente condizionati. (M. McLuhan)
Massimo Apicella

Zero carta e tablet per tutti - 16 views

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    Profumo: «Zero carta e tablet per tutti» A Genova si sperimenta la scuola del futuro. Il ministro al Salone dell'educazione: «Un passaggio epocale». SCUOLA 2.0 - Tra i progetti più innovativi, a Genova è stata presentata la prima piattaforma integrata e completa di tecnologie, formazione e contenuti digitali per la scuola del futuro, realizzata da Giunti Scuola, Intel, Microsoft Italia e Paperlit. Un mix innovativo di device mobili di ultima generazione, software e servizi online, costruito in particolare attorno alla prima applicazione interattiva per la scuola espressamente studiata per Windows 8, la sua interfaccia e le funzionalità touch. Al momento funziona con due applicazioni - «Poster», la versione avanzata del vecchio sussidiario cartaceo, modulare e interattivo, destinato alle classi IV e V della scuola primaria; e «Geoscuola», libro di geografia per le secondarie di primo grado. Prodotti interattivi, che consentono agli studenti di dialogare i maniera rapida ed efficace con i docenti.
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    Ho proprio postato un articolo che parla del software per Ipad per l'apprendimento collaborativo. Certo per evitare un'Italia a due velocità, come ha fatto notare Federica Rossi, ossia chi ha i mezzi per acquistare un Ipad e chi no, almeno a scuola ci vorrebbe un intervento per la fornitura di tali mezzi agli alunni. Difficile, forse, in tempo di crisi.
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    ... molto difficile ... e come faceva notare qualcuno sul sito del Corriere della Sera, si scontra parecchio con il fatto che nelle scuole italiane ci si deve autotassare (i genitori) anche per la carte igienica.
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    La natura dell'intelligenza SCUOLA DIGITALE, LIBRI DIGITALI, LAVAGNE INTERATTIVE MULTIMEDIALI, SOFTWARE PER LEZIONI DIGITALI. Queste sono alcune nuove espressioni che rimodelleranno la scuola del prossimo futuro. Un futuro già molto vicino, il Ministro della Pubblica Istruzione ha già deliberato nuove norme che segneranno, sin dal prossimo anno scolastico, nuovi modelli di organizzazioni didattiche. La scuola diventa digitale, giustamente questa nuova fase che punta "sul processo di trasformazione della scuola grazie alle tecnologie" sarà un "passaggio epocale, come è avvenuto con Gutenberg e l'invenzione della stampa a caratteri mobili". Come sostiene McLuhan, in una delle sue predizioni, il nuovo medium ingloberà il vecchio; in questo caso il digitale tenderà a sostituire proprio la stampa prodotta nelle tipografie. Grazie all'informatica e a nuovi strumenti come i tablet, gli studenti potranno sostituire i libri di carta con libri digitali, tutti racchiusi in un piccolo dispositivo. E questo permetterà non solo di cambiare abitudini e metodologie di studio, ma anche molti degli accessori di corredo di cui oggi lo studente necessita, penso ad esempio agli attuali voluminosi e robusti zaini che devono contenere chili e chili di carta; non sarà più necessario, basterà un cartellina imbottita a salvaguardia dello strumento elettronico. Tutta la biblioteca in un tablet. Ma come sarà studiare sfogliando uno schermo? Secondo me molto più comodo e pratico: si potrà evidenziare, sottolineare, apportare appunti a latere che si potranno cancellare o correggere, mettere un segnalibro, iconizzare un argomento per cercare un approfondimento da un'enciclopedia o dizionario informatico sempre archiviato nello stesso tablet. Si potrà passare da un testo ad un altro senza doversi nemmeno alzare per prendere il libro. Tanti libri a disposizione in un piccolo spazio, e questo è un altro aspetto importante che troverà naturale risoluzione, Oggi ta
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    la scuola del futuro: http://news.supermoney.eu/tecnologia/2012/11/microsoft-presenta-la-scuola-del-futuro-006120.html LA COSA CHE DA' LETTERALMENTE FASTIDIO E' CHE, DEL VENTILATO PROGRESSO, NON PARLA MAI NESSUNO! ASPETTIAMOCI INVECE QUALCHE ALTRO BEL SERVIZIO E QUALCHE FANTASTICO SPECIALE SULLA FINE DEL MONDO... "La sperimentazione di questo progetto coinvolge attualmente sei scuole a livello nazionale: Istituto Comprensivo Statale Baccio da Montelupo di Montelupo F.no (FI), Collegio San Carlo di Milano, Istituto Comprensivo De Andrè e Montalcini di Peschiera Borromeo (MI), Istituto Comprensivo di Paullo (MI), Istituto Tecnico Superiore Oberdan di Treviglio (MI). A ogni classe coinvolta verranno consegnati per gli studenti i Tablet con tecnologia Intel Atom di ultima generazione (identificata dal nome in codice Clover Trail) e Windows 8: dal Windows Store si potrà poi scaricare gratuitamente le applicazioni Poster e Geoscuola per l'attività didattica con libro digitale."
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    La mia domanda è:ma sei i pc si bloccassero tutto si fermerebbe????non voglio fare polemica,sul fatto che la tecnologia sia una grande svolta per l'uomo,non posso dire nulla.Quello che dico è di non eliminare del tutto ciò che ci rende autonomi di poter crescere con la nostra testa con le nostre mani,distinguiamo ciò che è possibile fare al pc e ciò che invece secondo me deve restare alla vecchia maniera classica.
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    Era ora che comincissero a dedicare la tecnologia per queste cose, per renderla più flessibile all'uso, meno sprechi, più interconnettività. Sicuramene anche lo studio dei bambini ne potrebbe guadagnare con strategie sempre più mirate allo sviluppo delle competenze, sia linguistiche , tecniche che matematiche!!
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    A mio avviso questo progetto rappresenta un passo in avanti per l'istruzione globale dell'essere umano. Attraverso l'utilizzo di piattaforme multimediali portatili come i Tablet è possibile rendere "più interessante" l'apprendimento, sviluppando e catturando l'interesse di più individui, e migliorando quindi l'istruzione nel nostro paese. Il formato digitale dei libri o "e-book", sostituirà in poco tempo il libro di testo tradizionale, e permetterà così agli studenti di avere ,tramite un unico sistema multimediale, più libri e documenti da studiare, e ciò che è ancor più importante renderà tutto più "portatile" e semplice da apprendere!!!!!!!
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    http://www.orizzontescuola.it/news/questa-sera-profumo-che-tempo-che-fa-docenti-non-si-fidano-e-si-organizzano Avanguardie e futuro hanno un senso se viaggiano di pari passo con la dignità e l'econimia. Adeguarsi all'Europa va bene, ma su tutta la linea a cominciare dagli stipendi per finire alle ore di lavoro.
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    Forse, almeno in ambito scolastico, l'utilizzo di software liberi farebbe risparmiare parecchi soldi e aiuterebbe la diffusione di supporti elettronici, con relativi benefici. In Francia la Gendarmerie Nationale (la Polizia) ha migrato migliaia di computer da Windows a Ubuntu, risparmiando, pare, un milione di euro, soldi pubblici. Le scuole e gli uffici italiani potrebbero seguire l'esempio, con un'adeguata formazione del personale. http://arstechnica.com/information-technology/2009/03/french-police-saves-millions-of-euros-by-adopting-ubuntu/
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    il futuro è digitale, basta carta, i tablet possono arrivare a costare pochi euro (basta vedere quanto costano in India), i governi occidentali dovrebbero vederla come una grande occasione di sviluppo cercando di staccarsi dagli interessi delle grandi lobby, un tablet da 20$ possono permetterso tutti e la cultura potrebbe essere a disposizione di chiunque, sono migliaia i titoli gratuiti già in circolazione, è dovere di un qualsiasi Stato civile la diffusione della cultura e il digitale legato alla rete sono lo strumento più veloce ed economico per realizzare questo.
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    In merito ai tablet o comunque ai portatili nelle scuole c'è una legge che ne permette l'utilizzo a chi ha comprovati problemi di disgrafia. Certo per quandto riguarda il finanziamento pubblico credo che rimarremo sempre gli ultimi in Europa.
Barbara Bellot

intelligenza e tecnologie - 10 views

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    Questo documento ripercorre molte delle tematiche del nostro corso, dalle psicotecnologie, all'intelligenza nelle sue nuove forme, alla cognizione distribuita e i nuovi modelli di apprendimento. Parte da considerazioni di Norman.
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    Ho letto con attenzione il documento e l'ho trovato interessante e pieno di spunti. Riprende, sintetizza e in qualche modo rende persino più comprensibile molto del nostro percorso di studio. Le tecnologie come estensione della nostra mente, il poter lavorare senza stare insieme. Interessantissimo il passaggio di Norman che richiama la necessità di comprendere le modalità di interazione tra tecnologia, utenti e cognizione umana e che permette un richiamo a quanto sostenuto da Vygotskiy (che credo si possa paragonare a Mcluhan per la sua capacità di anticipare i tempi) Piaget e Bruner riguardo l' importanza per lo sviluppo cognitivo dell'interazione con gli aspetti socio culturali dell'ambiente e la continua creazione da parte dell'uomo di artefatti. Prima sotto forma di strumenti utili per migliorare la qualità della vita, oggi attraverso le tecnologie utili per soddisfare le esigenze cognitive dell'uomo. Altro punto fondamentale la "patente per la televisione" di Popper, c'è davvero qualcosa da imparare prima di iniziare a vedere la Tv. Il punto che più ha attirato la mia attenzione è stato quello che tratta delle due forme di apprendimento quello percettivo-motorio e quello simbolico ricostruttivo. Ho trovato un articolo che credo traduca nella pratica questa differenza e cerco di inserirlo per poterlo condividere.
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    Condivido pienamente il pensiero di Norman e Popper, che parlano delle potenzialità e dei rischi della rete. Io personalmente credo che l'utilizzo delle tecnologie al giorno d'oggi sia fondamentale. La tecnologia facilita la comunicazione e ci permette quindi di interagire meglio con gli altri senza il bisogno di trovarsi nello stesso luogo nello stesso momento. Queste novità sicuramente ci rendono più intelligenti, ma allo stesso tempo anche più stupidi quando ci facciamo "rapire" da queste tecnologie. I social network ad esempio hanno un potere seduttivo nei confronti dei giovani d'oggi che passano giornate intere a chattare e non riescono a farne a meno, addirittura i cellulari sul mercato di adesso sono, tutti o quasi, super tecnologici con programmi e applicazioni all'avanguardia, progettati appositamente per rispondere ad una richiesta, ad un bisogno attuale.
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    Si tratta di un articolo molto interessante che merita di essere letto attentamente. Volendo riassumere il pensiero di Normann, nel suo libro le cose che ci fanno intelligenti l'autore affronta il tema dell'uso intelligente delle tecnologie moderne nella vita di tutti i giorni: il modo di organizzare il tempo, la differenza tra leggere un libro e guardare la televisione, l'uso umano dell'informatica. Esplora la complessa interazione tra il pensiero umano e la tecnologia che tale pensiero crea. Mentre la critica popperiana alla televisione si incentra soprattutto sulla violenza presente nei vari programmi, che induce i più giovani e i più deboli ad adottare atteggiamenti antisociali. La televisione, infatti, fa parte dell'ambiente che tutti i giorni i bambini vivono, e proprio per questo è in grado di influenzarli. Una scena di violenza vista in televisione ha la stessa portata condizionante della violenza effettiva che può essere vissuta realmente all'interno delle mura domestiche.
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    La tecnologia inventata per caso mi trova un pò scettico nell'accetare tale affermazione. In realtà fin dai tempi più remoti l'uomo si è trovato davanti a ingegnarsi per trovare nuove tecnologie che gli consentissero di agevolare o rendere migliore la propria vita. Dall'invenzione della ruota alla manipolazione genetica del dna umano la risposta che si è sempre cercata è stata quella di come è possibile migliorare la condizione in essere in un dato momento. Certo, molti hanno subito le innovazioni tecnologiche ma quasi sempre è bastato un cambio generazionale per assimilarle. Ciò che invece ci ha trovati spiazzati è stato l'impatto che le nuove (vecchie) tecnologie hanno avuto sul comportamento della socità e in parcolar modo sull'individuo. Ancor più le psicotecnologie che hanno riguardato un passaggio tecnologico improntato in un arco di tempo brevissimo e che hanno seguito una curva ascensionale moltro erta.
Elio Cimmaruta

libro di De Kerckhove "Brainframes, Mente, Tecnologia, Mercato" - 3 views

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    Ho trovato utile questo sunto del libro di De Kerckhove "Brainframes, Mente, Tecnologia, Mercato" in cui il ricercatore canadese espone le sue tesi sulle psicotecnologie.
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    Le ricerche di De Kerckhove puntano ad individuare con questa disciplina (psicotecnologie) le conseguenze delle diverse tecnologie sul nostro modo di pensare. Sempre secondo De Kerckhove una psicotecnologia è una qualunque tecnologia che emuli, estenda o amplifichi il potere della nostra mente
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    ERA ELETTRICA: caratterizzata ad un ritorno allo spirito ed alle dinamiche sociali di tipo tribale, seppur su scala planetaria, tale era sintetizza l'estensione di tutti i sensi, in una sinestesia totale individuabile nel senso del tatto. La tecnologia elettrica non specialistica ri-tribalizza. L'uomo elettrico si ritrova a vivere in un unico spazio che risuona di tamburi tribali: il villaggio globale ( come indicato da Mc.Luhan).Con l'introduzione di questa ultima fase, legata allo sviluppo dei computer quantici e, più in generale, alle recenti scoperte di fisica quantistica, si identifica l'ultima e più recente frontiera dell'era elettrica.De Kerckhove presenta così questi passaggi. le tre fasi dell'era elettrica:l 'analogico Il digitale Il quantico.La fase quantica sia amplifica sia inverte alcune delle tendenze proprie della fase digitale che stiamo vivendo. Il passaggio da una fase all'altra non è mai una netta cesura, ma sempre un percorso graduale che vede per lunghi periodi convivere le diverse fasi.Il cuore dell'intuizione è in quella che de Kerckhove chiama I-Theory. Con questo termine si indica il passaggio dalla materia all'informazione come unità di riferimento per la fisica e per le scienze cognitive. Il passaggio dallo studio delle molecole, allo studio degli atomi e da questo a quello dei quanti ha determinato per la fisica un crescere esponenziale del numero di elementi da studiare e controllare. La fisica ha dovuto, quindi, introdurre nelle proprie aree di interesse uno strumento (la meccanica quantistica) che consentisse di lavorare con sistemi complessi e non totalmente prevedibili.
De Rose Mario

Tecnologia apple - 0 views

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    Di sicuro la tecnologia apple ha rivoluzionato il mondo lasciandosi alle spalle una tecnologia ormai passata che non dava più nessuno stimolo all'intelligenza i fatti con apple è cambiato anche il modo di approcciarsi con tali tecnologie innovative.
De Rose Mario

Insegnare con la tecnologia - 0 views

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    Beh ormai non dovrebbe essere più una novità inserire nelle scuole la tecnologia per insegnare visto che ormai tutto ruota intorno ad essa, quindi potrebbe essere un nuovo metodo educativo per insegnare.
andrea cristofalo

come il multitasking cambia il cervello - 15 views

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    Prendo spunto da questo breve articolo che illustra molto rapidamente come le nuove tecnologie possano cambiare il cervello per fare un parallelo con uno degli argomenti che abbiamo discusso oggi con alcuni colleghi: cioè come cambia il "ruolo" del pc nel corso del tempo, da "pc cognitivista" a "pc costruttivista"
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    Interessante riflessione sulle modificazioni che si hanno con l'uso del PC, delle conoscenze condivise, ecc. Peccato sia molto breve, sarebbe stato utile avere qualche approfondimento.
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    Si tratta di una intervista molto interessante che suggerisce come la configurazione dell'ambiente innovata dalle tecnologie dell'informazione incide sullo sviluppo cognitivo delle persone; in particolare viene affrontato il tema dell'attenzione e di come i processi di attenzione vengano influenzati dal multitasking. Si tratta ancora di un campo molto interessante ma per parlare di risultati consolidati bisognerà aspettare un po' di tempo.
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    Gli studi e le ricerche sul multitasking ci lasciano aperti a diverse interpretazioni di questo fenomeno, nella cui valutazione non possiamo trascurare un'adeguata considerazione anche dei fattori socio-culturali. Nonostante sia largamente dimostrato dalla ricerca scientifica che l'essere umano possiede risorse attentive limitate e che occuparsi di due o più compiti simultaneamente può compromettere la qualità della prestazione, il multitasking viene oggigiorno considerato un modo efficace di approcciarsi ai molteplici compiti a cui l'individuo viene sottoposto quotidianamente.Non è ancora possibile stabilire con certezza se l'efficacia del multitasking sia un mito da sfatare o meno. È presumibile che questa modalità di lavoro abbia effetti altamente dannosi quando tutti i compiti richiedono la stessa quantità di attenzione e che invece la prestazione non risenta di alcun effetto negativo se i compiti secondari sono meno impegnativi rispetto al compito principale. Sarà dunque opportuno proseguire con la ricerca al fine di stabilire gli effetti del multitasking e come essi varino a seconda delle condizioni prese in esame.
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    Il multitasking è un argomento che mi ha sempre interessato e questo articolo ne sottolinea un aspetto che resta sempre un po' fuori dalla narrativa comune: ciò che facciamo ogni giorno plasma le nostre capacità e con il tempo (indubbiamente molto!) anche la nostra struttura cerebrale! Bello spunto!
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    Questo articolo sostiene che l'esercizio ha la capacità di cambiare il volume e il modo in qui funziona il nostro cervello. Mi ha fatto pensare alla demenza dell'Alzheimer, nella quale si osserva che la corteccia cerebrale si accartoccia e si osserva una diminuzione grave dell'ippocampo. Sorge allora uno spunto di riflessione: La tecnologia, potrebbe assistere nel mantenimento della salute cognitiva grazie all'apprendimento di cose nuove e connessioni sociali che potrebbero rallentare lo sviluppo della malattia?
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    Questo articolo fa riflettere su quanto sia vera questa routine ormai normale di fare più cose contemporaneamente. Interessante il confronto tra giovani nati con la tecnologia a portata di mano e anziani che hanno da poco conosciuto questo nuovo mondo. Ritengo che da un lato sia sicuramente positivo e costruttivo l'essere sempre più multitasking, anche se dall'altro lato la tecnologia no stop allontana l'uomo dal concentrarsi profondamente su un singolo compito da svolgere, e da quella che era l'autenticità che ha caratterizzato la vita quotidiana di coloro che sono nati e cresciuti in un modo privo di tecnologia.
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    Sono stati fatti numerosi studi su tale argomento, visto che ormai ci riguarda molto da vicino. Molti ricercatori hanno espresso pareri discordanti circa gli effetti positivi e negativi di questo attualissimo fenomeno. Alcuni studi hano evidenziato come il multitasking contribuisca ad alzare i livelli di cortisolo; ormone responsabile dello stress, mentre studi diversi hanno indagato le conseguenze del multitasking sugli adolescenti. I nativi digitali avrebbero un rendimento scolastico migliore proprio perchè, abituati all'attenzione frammentata, utilizzerebbero maggiormente la memoria di lavoro.
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    Una riflessione in merito al multitasking la farei puntando l'attenzione sul sovraccarico cognitivo dovuto alle numerose sollecitazioni che avvengono in poco tempo che il cervello deve rielaborare. Io me ne accorgo banalmente quando decido di essere off line per una o due giornate (di solito nel weekend). Ho una sensazione di benessere maggiore. Comunque non sono addicted per cui non sento lo stress e l'ansia di non essere connessa. Un altro spunto di riflessione è il contenuto di profondità. Sempre tramite l'auto- osservazione, il multitasking non ti consente di approfondire (temi, contenuti e anche relazioni) l'attenzione è distribuita e addirittura frammentata. Ciò che è molto esteso orizzontalmente (sulla superficie) non riesce ad essere esteso anche verticalmente (in profondità). Non è un giudizio è una osservazione della diversa modalità di gestire contenuti, agire, interagire.
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    Decantare il multitasking come giusto o sbagliato é fuorviante, come si dice nell´articolo, le conseguenze le vedremo tra migliaia di anni. Io personalmente penso che una delle conseguenze negative, siano la frammentarietá dell´attenzione, che si riversa inevitabilmente anche nella nostra vita sociale e non solo nella nostra educazione.
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    Articolo breve e conciso sul multitasking, trovo che seppure alquanto sintetico, esplica in modo adeguato come i cambiamenti apportati dall'uso delle nuove tecnologie non necessariamente sono negative, e che se da un lato alleggerisce dal peso di eseguire alcune operaizoni mentali al tempo stesso stimola ad esercitare parti del cervello diverse. Se da un lato la distribuzione dell'attenzione puó rendere difficoltoso concentrarsi su un unico compito in maniera adeguata, permette d'altro canto il multitasking, una capacitá sempre piú sviluppata tra i giovani che fanno uso delle nuove tecnologie quotidianamente. Trovo che l'articolo sia pertinente ai contenuti della materia, spunto di riflessione interessante che completa il materiale didattico di psicotecnologie.
s-marcandalli

La tecnologia e il nostro cervello: alleati o nemici? - 1 views

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    L'articolo sopra riportato illustra come la tecnologia abbiamo cambiato la società e il cervello dell'essere umano. Per quanto riguarda la società, l'informazione è divenuta l'elemento centrale attorno cui ruota tutto, da ciò deriva la coniazione del termine Infosfera da parte dal filosofo Luciano Floridi, per indicare il mondo odierno dove la realtà e il digitale si sono fusi. In merito a quanto appena detto viene fatto riferimento a come la realtà aumentata offra nuove possibilità all'individuo, che può avvalersi di strumentazioni tecnologici per reperire informazioni dall'ambiente circostante mediante l'ausilio di smartphone, tablet e nuove tecnologie come i Google Glass. Tutto ciò rientra nel costrutto di Distributed Cognition e questa fusione tra realtà e digitale potrà essere sfruttata anche per l'apprendimento di nuovi saperi. Per quanto concerne i cambiamenti che la tecnologia abbia innescato nel cervello umano, viene citato lo studio condotto da Nicholas Carr, il quale evidenzia come il costante impiego di device tecnologici modifiche le connessioni neuronali. Interessante appare lo studio condotto da 2 università, il College di London e quella del Sussex, che hanno riscontrato una maggior impulsività negli abituali utilizzatori di devices tecnologici del gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo composto da individui che facevano uso sporadico di un solo dispositivo, è ciò è stato ricondotto ad un minor quantitativo di sostanza grigia nella corteccia cingolata anteriore dei primi, struttura responsabile del controllo emotivo.
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