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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged TECHNOLOGY

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Rocco Massimo Palumbo

tpack.org - 0 views

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    Technological Pedagogical Content Knowledge (TPACK) attempts to identify the nature of knowledge required by teachers for technology integration in their teaching, while addressing the complex, multifaceted and situated nature of teacher knowledge. At the heart of the TPACK framework, is the complex interplay of three primary forms of knowledge: Content (CK), Pedagogy (PK), and Technology (TK). See Figure above. As must be clear, the TPACK framework builds on Shulman's idea of Pedagogical Content Knowledge.
elena mitu

Virtual World Television Products and Practices: Comparing Television Production in Sec... - 2 views

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    The virtual world Second Life provides for user-generated content creation as a necessary condition for its construction and sustenance. Through the co-construction of designing the world, in individual and collective acts, Second Life users have become television producers. Their ability to produce content analogous to traditional television indicates how the virtual world is a social medium aligned with the paradigmatic shift from consumption to produsage known as Web 2.0. This project analyzes the television production in this virtual world and uses it to define Virtual World Television (VWTV), which is separate yet related to the production activity of machinima. The analysis presented considers how the products, practices, positions and power dynamics of the VWTV producers in Second Life are comparable to those of traditional television. The comparisons are made to consider the extent to which VWTV producers are embracing the disruptive capabilities of Web 2.0 to transgress traditional television. The analysis of products and practices indicates that there is no widespread transgression of the content formats of television, or in how television productions are deemed to be successful. In addition, there appear to be numerous overlaps in the practices, positions and power dynamics of production. However, the very act of changing their relationship to television-as-text by engaging with a new form of television-as-technology indicates how the producers are able to transgress traditional television due to the capabilities of this Web 2.0 social medium.The emergence of Web 2.0 as an overarching paradigm for the Internet has facilitated video production by amateurs and semi-professionals, allowing them to assume a role traditionally held by television and film institutions. This ability is due in part to Internet-based technologies of distribution reducing production costs. With the rise of virtual worlds as collaborative and user-generated spaces, costs can be furt
Sonia Fiora

NATIVI DIGITALI - 3 views

#APPRENDIMENTO

started by Sonia Fiora on 09 Nov 12 no follow-up yet
Massimo Apicella

Zero carta e tablet per tutti - 16 views

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    Profumo: «Zero carta e tablet per tutti» A Genova si sperimenta la scuola del futuro. Il ministro al Salone dell'educazione: «Un passaggio epocale». SCUOLA 2.0 - Tra i progetti più innovativi, a Genova è stata presentata la prima piattaforma integrata e completa di tecnologie, formazione e contenuti digitali per la scuola del futuro, realizzata da Giunti Scuola, Intel, Microsoft Italia e Paperlit. Un mix innovativo di device mobili di ultima generazione, software e servizi online, costruito in particolare attorno alla prima applicazione interattiva per la scuola espressamente studiata per Windows 8, la sua interfaccia e le funzionalità touch. Al momento funziona con due applicazioni - «Poster», la versione avanzata del vecchio sussidiario cartaceo, modulare e interattivo, destinato alle classi IV e V della scuola primaria; e «Geoscuola», libro di geografia per le secondarie di primo grado. Prodotti interattivi, che consentono agli studenti di dialogare i maniera rapida ed efficace con i docenti.
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    Ho proprio postato un articolo che parla del software per Ipad per l'apprendimento collaborativo. Certo per evitare un'Italia a due velocità, come ha fatto notare Federica Rossi, ossia chi ha i mezzi per acquistare un Ipad e chi no, almeno a scuola ci vorrebbe un intervento per la fornitura di tali mezzi agli alunni. Difficile, forse, in tempo di crisi.
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    ... molto difficile ... e come faceva notare qualcuno sul sito del Corriere della Sera, si scontra parecchio con il fatto che nelle scuole italiane ci si deve autotassare (i genitori) anche per la carte igienica.
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    La natura dell'intelligenza SCUOLA DIGITALE, LIBRI DIGITALI, LAVAGNE INTERATTIVE MULTIMEDIALI, SOFTWARE PER LEZIONI DIGITALI. Queste sono alcune nuove espressioni che rimodelleranno la scuola del prossimo futuro. Un futuro già molto vicino, il Ministro della Pubblica Istruzione ha già deliberato nuove norme che segneranno, sin dal prossimo anno scolastico, nuovi modelli di organizzazioni didattiche. La scuola diventa digitale, giustamente questa nuova fase che punta "sul processo di trasformazione della scuola grazie alle tecnologie" sarà un "passaggio epocale, come è avvenuto con Gutenberg e l'invenzione della stampa a caratteri mobili". Come sostiene McLuhan, in una delle sue predizioni, il nuovo medium ingloberà il vecchio; in questo caso il digitale tenderà a sostituire proprio la stampa prodotta nelle tipografie. Grazie all'informatica e a nuovi strumenti come i tablet, gli studenti potranno sostituire i libri di carta con libri digitali, tutti racchiusi in un piccolo dispositivo. E questo permetterà non solo di cambiare abitudini e metodologie di studio, ma anche molti degli accessori di corredo di cui oggi lo studente necessita, penso ad esempio agli attuali voluminosi e robusti zaini che devono contenere chili e chili di carta; non sarà più necessario, basterà un cartellina imbottita a salvaguardia dello strumento elettronico. Tutta la biblioteca in un tablet. Ma come sarà studiare sfogliando uno schermo? Secondo me molto più comodo e pratico: si potrà evidenziare, sottolineare, apportare appunti a latere che si potranno cancellare o correggere, mettere un segnalibro, iconizzare un argomento per cercare un approfondimento da un'enciclopedia o dizionario informatico sempre archiviato nello stesso tablet. Si potrà passare da un testo ad un altro senza doversi nemmeno alzare per prendere il libro. Tanti libri a disposizione in un piccolo spazio, e questo è un altro aspetto importante che troverà naturale risoluzione, Oggi ta
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    la scuola del futuro: http://news.supermoney.eu/tecnologia/2012/11/microsoft-presenta-la-scuola-del-futuro-006120.html LA COSA CHE DA' LETTERALMENTE FASTIDIO E' CHE, DEL VENTILATO PROGRESSO, NON PARLA MAI NESSUNO! ASPETTIAMOCI INVECE QUALCHE ALTRO BEL SERVIZIO E QUALCHE FANTASTICO SPECIALE SULLA FINE DEL MONDO... "La sperimentazione di questo progetto coinvolge attualmente sei scuole a livello nazionale: Istituto Comprensivo Statale Baccio da Montelupo di Montelupo F.no (FI), Collegio San Carlo di Milano, Istituto Comprensivo De Andrè e Montalcini di Peschiera Borromeo (MI), Istituto Comprensivo di Paullo (MI), Istituto Tecnico Superiore Oberdan di Treviglio (MI). A ogni classe coinvolta verranno consegnati per gli studenti i Tablet con tecnologia Intel Atom di ultima generazione (identificata dal nome in codice Clover Trail) e Windows 8: dal Windows Store si potrà poi scaricare gratuitamente le applicazioni Poster e Geoscuola per l'attività didattica con libro digitale."
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    La mia domanda è:ma sei i pc si bloccassero tutto si fermerebbe????non voglio fare polemica,sul fatto che la tecnologia sia una grande svolta per l'uomo,non posso dire nulla.Quello che dico è di non eliminare del tutto ciò che ci rende autonomi di poter crescere con la nostra testa con le nostre mani,distinguiamo ciò che è possibile fare al pc e ciò che invece secondo me deve restare alla vecchia maniera classica.
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    Era ora che comincissero a dedicare la tecnologia per queste cose, per renderla più flessibile all'uso, meno sprechi, più interconnettività. Sicuramene anche lo studio dei bambini ne potrebbe guadagnare con strategie sempre più mirate allo sviluppo delle competenze, sia linguistiche , tecniche che matematiche!!
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    A mio avviso questo progetto rappresenta un passo in avanti per l'istruzione globale dell'essere umano. Attraverso l'utilizzo di piattaforme multimediali portatili come i Tablet è possibile rendere "più interessante" l'apprendimento, sviluppando e catturando l'interesse di più individui, e migliorando quindi l'istruzione nel nostro paese. Il formato digitale dei libri o "e-book", sostituirà in poco tempo il libro di testo tradizionale, e permetterà così agli studenti di avere ,tramite un unico sistema multimediale, più libri e documenti da studiare, e ciò che è ancor più importante renderà tutto più "portatile" e semplice da apprendere!!!!!!!
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    http://www.orizzontescuola.it/news/questa-sera-profumo-che-tempo-che-fa-docenti-non-si-fidano-e-si-organizzano Avanguardie e futuro hanno un senso se viaggiano di pari passo con la dignità e l'econimia. Adeguarsi all'Europa va bene, ma su tutta la linea a cominciare dagli stipendi per finire alle ore di lavoro.
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    Forse, almeno in ambito scolastico, l'utilizzo di software liberi farebbe risparmiare parecchi soldi e aiuterebbe la diffusione di supporti elettronici, con relativi benefici. In Francia la Gendarmerie Nationale (la Polizia) ha migrato migliaia di computer da Windows a Ubuntu, risparmiando, pare, un milione di euro, soldi pubblici. Le scuole e gli uffici italiani potrebbero seguire l'esempio, con un'adeguata formazione del personale. http://arstechnica.com/information-technology/2009/03/french-police-saves-millions-of-euros-by-adopting-ubuntu/
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    il futuro è digitale, basta carta, i tablet possono arrivare a costare pochi euro (basta vedere quanto costano in India), i governi occidentali dovrebbero vederla come una grande occasione di sviluppo cercando di staccarsi dagli interessi delle grandi lobby, un tablet da 20$ possono permetterso tutti e la cultura potrebbe essere a disposizione di chiunque, sono migliaia i titoli gratuiti già in circolazione, è dovere di un qualsiasi Stato civile la diffusione della cultura e il digitale legato alla rete sono lo strumento più veloce ed economico per realizzare questo.
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    In merito ai tablet o comunque ai portatili nelle scuole c'è una legge che ne permette l'utilizzo a chi ha comprovati problemi di disgrafia. Certo per quandto riguarda il finanziamento pubblico credo che rimarremo sempre gli ultimi in Europa.
Romina Mandolini

Il valore della simulazione (Videgiochi e realtà aumentata) - 2 views

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    Questo documento è il risultato di un progetto di ricerca patrocinato dalla Commissione europea, T3- Teaching to Teach Technology, che ha avuto inizio nel 2009 e si è concluso nel dicembre 2011 (nell'ambito del programma Lifelong Learning Programme Leonardo da Vinci). Obiettivo del progetto è stato quello di sperimentare l'utilizzo delle nuove tecnologie (videogiochi, robot e realtà aumentata) nell'ambito di contesti formativi di differente livello e tipologia (scuole superiori, università e aziende) in tre nazioni (Italia, Spagna e Regno Unito). Nella ricerca sono stati inclusi ambienti virtuali (per l'insegnamento delle competenze trasversali), simulazioni di processi biologici, fisici e (nella didattica delle scienze), simulazioni di processi inter-sociali (in formazione manageriale), gioco serio (ancora una volta in formazione manageriale), l'uso delle tecnologie Web 2.0 (in apprendimento collaborativo), e l'uso di robot (in didattica delle scienze per i bambini in età scolare). Dunque molto al di là delle normali videolezioni, forum, chat. A me l'idea del videogioco (anche quelli di ruolo) come ambiente cognitivo di apprendimento è risultata molto affascinante. Si possono porre obiettivi da raggiungere entro i limiti di una serie di costrizioni o sistemi di regole, e in funzione del 3D, si possono ricostruire fedelmente aspetti del mondo reale che possono essere studiati in un ambiente sicuro e accessibile. Secondo me la scuola nel futuro sarà qualcosa di completamente diverso dall'oggi. Si scoprirà davvero il piacere di imparare.
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    Molto interessante. Oltre a sottolineare l'importanza della condivisione del sapere , questo studio indica anche una stimolante via di apprendimento
stefania manara marchi

How Psychotechnology Works? - 3 views

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    Human beings have expended a great deal of energy and used up a lot of time trying to understand just why we act the way we do. This effort focuses on trying to determine what we are thinking (sometimes if we are thinking). Psychologists, psychiatrists and many others in different walks of life want to know how our brains work, what our "minds" are and how the mind controls and directs our actions. Even with all of this effort the subject remains as much a mystery as it ever was, except for a few interesting and useful bits of information. Much of what we expound on is based on theory - educated guesses about how the human mind works. Only in the past few years has technology allowed research scientists to get behind the curtain, so to speak, and discover more about this fascinating and frustrating subject. Some of the recent success is due to psychotechnology. But just what is this thing called psychotechnology and how can it shed light on a subject that has remained in the dark for so long? First of all, the non-scientist should understand that this is a very general term. It is not limited to a specific set of rules or psychological tools. There are tests and data involved, just as there are tests and data involved in classic psychoanalysis. Some written histories of psychotechnology begin with the mechanical means employed by Ivan Pavlov a century ago. These means were combined with observation and recorded data. He used this combination of tools to answer some of the questions he had about behavior and response to stimuli. In recent years, psychologists have used standard testing to obtain details about individual intelligence, likes, dislikes, habits and so on. The technology used was basic and simple, though computer programs and the Internet have added considerably to psychotechnology. With this new computer help scientists have been able to analyze and theorize more accurately and in more detail.
Gianluigi Cosi

RFID Tags: Securing the Internet of Things - 0 views

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    Along with a growing recognition of the benefits this technology can provide in terms of increased accuracy and greater efficiency, an RFID tag provides detailed audit trails of exactly where the mobile items are and when they're due back. RFID tags mitigate the risks inherent to maintaining the authenticity of these documents such as falsifying original text, fraudulently editing signatures, or misattribution through old-fashioned sign-off procedures. As tracking requirements have become ever more stringent and time-pressured, there has been a tangible shift towards RFID tags, as the technology of choice for monitoring mobile assets as they move throughout the supply chain. As the Internet of Things becomes more of a reality, secure NFC services combined with RFID tags will become increasingly popular and be applied more often to fulfill a wide range of requirements.
Marco Valotto

Alone together - 0 views

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    Why We Expect More From Technology and Less From Each Other? That is the focus about this video.Sherry Turkle is a professor, author, consultant, researcher, and licensed clinical psychologist who has spent the last 30 years researching the psychology of people's relationships with technology.
Luciano Di Mele

SCUOLA/ Il cervello "modificato" dei nativi digitali - 9 views

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    Collegato al tema dei nativi digitali e, in particolare, alla loro formazione segnalo l'interessante libro di George Veletsianos "Emerging technologies in distance education". George Veletsianos è un assistente professore di tecnologia didattica presso l'Università del Texas. La sua ricerca e gli interessi di insegnamento comprendono la progettazione, lo sviluppo e la valutazione di ambienti di apprendimento digitale, con particolare attenzione alla formazione per mezzo di personaggi virtuali, tecnologie emergenti, e all'esperienza dello studente. Questo libro, disponibile in Creative Commons Licence su www.aupress.ca, mette in mostra il lavoro internazionale di studiosi di ricerca e professionisti della formazione a distanza, che utilizzano emergenti tecnologie interattive per l'insegnamento e l'apprendimento a distanza. Esso raccoglie le conoscenze disperse di esperti internazionali che mettono in evidenza fattori pedagogici, organizzativi, culturali, sociali, ed economici che influenzano l'adozione e l'integrazione di tecnologie emergenti nella formazione a distanza. Emerging technologies in distance education fornisce una consulenza di esperti su come sia possibile lanciare efficaci e coinvolgenti iniziative di formazione a distanza, in risposta alle innovazioni tecnologiche, cambiando mentalità e le pressioni economiche e organizzative. Il volume va oltre l'hype che circonda le tecnologie Web 2.0 e mette in evidenza le questioni importanti che i ricercatori e gli educatori devono prendere in considerazione per migliorare la pratica educativa.
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    se è vero che parlare oggi di libri di testo, nell'epoca della cognizione distribuita e di internet inteso come stanza intelligente, appare anacronistico, dobbiamo dire che altrettanto anacronistica appare la figura del docente che si limiti a trasmettere informazioni invece che esercitare il più consono ai tempi attuali ruolo di "facilitatore" dei processi di apprendimento nei confronti di un discente che deve perciò diventare sempre più responasabile della costruzione attiva e critica della propria conoscenza.
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    Vi segnalo un interessante articolo "Lo tsunami dei nativi digitali". http://www.educationduepuntozero.it/politiche-educative/tsunami-nativi-digitali-4023818866.shtml le classificazioni più recenti danno i "nativi digitali puri" con un'età tra i 0 e i 12 anni. Gli attuali dodicenni sono i ragazzi della seconda media inferiore o secondaria di primo grado. Insomma, i ragazzi che stanno completando il primo ciclo e che l'anno successivo si iscriveranno alla prima delle secondaria superiore o di secondo grado. Il fronte d'onda di questo tsunami di nativi è arrivato alle superiori! Mentre questo accade, l'adulto si sta ancora chiedendo come innovare la didattica, come insegnare o fare coaching e insegna a una "specie" con mezzi e linguaggi incomprensibili, perché i nativi sono semplicemente "diversi".
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    Correlazione tra nativi digitali ed economia. http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-04-21/popolo-rete-184826.shtml?uuid=AbHX4fRF Il Presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò ha affermato che "la scarsa alfabetizzazione [informatica] degli italiani costituisce indubbiamente una remora per la diffusione dell'utilizzo della larga banda" ma che "il livello di scolarizzazione è destinato a salire, per l'aggiornamento della scuola e per la richiesta dei ragazzi nelle famiglie". Una bassa alfabetizzazione informatica determina per l'appunto un ridotto livello di interesse verso la banda larga, cosa che a sua volta rende, per questi utenti, il filo telefonico che entra nelle nostre case sostanzialmente fungibile con il telefono cellulare. Il risultato netto è che se in precedenza, a quegli utenti, il sistema delle telecomunicazioni vendeva due prodotti, a tendere ne venderà solamente uno. Ma i costi di una rete fissa di telecomunicazioni sono in larga misura indipendenti dal numero di utilizzatori. Il termine ormai diffusamente utilizzato per identificare le nuove generazioni utilizzatrici spontanee di strumenti informatici è quello di "Digital Natives", ovvero "Nativi Digitali", giovani che si destreggiano fin da tenera età con strumenti informatici. Tra gli addetti ai lavori è comune sentire dei trentenni autodefinirsi "nativi digitali".
ale_p

TELeurope: Grand Challenges - 2 views

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    The scientific work of STELLAR is conceptualised within a 'Grand Challenge' Framework, organised around the three themes, Connecting Learners, Orchestrating Learning and Contextualising Learning. This framework provides structure for our thinking towards developing 'Grand Challenge Problems'. These are problems that foster scientific and technological innovation to solve key problems in technology enhanced learning.
Mauro Rossi

Creative brains imagine a smarter tomorrow - 2 views

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    The graduate students at New York's Interactive Telecommunications Program - also known as the "centre for the recently possible" - barely think about the present. They are on a mission to explore the use of today's communications technologies - and how they might augment, improve and bring art into people's lives tomorrow. Often defined as "an art school for engineers or a tech school for artists", ITP is a two-year graduate programme at the Tisch School of the Arts, and is the birthplace of successful applications like FourSquare. It is a place where almost a decade ago, students were already working on how to connect social media and mobile devices. Every semester, the school opens its doors to showcase its students' most innovative ideas. This year many projects focus on the interaction between body and virtual world, using the body as the controller.
Ivan Romano

I "nativi digitali" figli di una nuova intelligenza, quella digitale. - 11 views

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    C'è chi come Carr ritiene che l'eccessivo multitasking dell'era digitale ci stia rendendo stupidi, c'è poi chi come il prof. De Kerckhove o il prof. Paolo Ferri (univ. Milano-Bicocca) ritiene invece che si possa parlare di una nuova forma di intelligenza. Nell'articolo che posto tratto dal Corriere viene presentato il libro del prof. Ferri "Nativi digitali". Questa definizione, coniata nel 2001 dallo studioso Marc Prensky, sottolinea la peculiarità di chi oggi ha meno di 15-16 anni ed è nato e cresciuto tra le tecnologie elettroniche; in contrapposizione all'"immigrante digitale", che invece ha incontrato tali tecnologie in una fase successiva della sua vita. Secondo il prof. Ferri, non è vero, che il digitale rende stupidi e favorisce la solitudine; ma può accadere che la modalità di conoscenza veloce e condivisa dei più giovani li esponga a rischi nuovi, come la superficialità, l'incapacità di tollerare le attese o di gestire la privacy. Limiti di fronte a cui il ruolo educativo degli adulti (genitori, insegnanti, istituzioni) diventa fondamentale. C'è quindi la necessità che gli "immigranti digitali" dialoghino dall'alto della loro esperienza con i "nativi digitali"; azzerando i pregiudizi e instaurando un rapporto costruttivo per entrambi.
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    Molto interessante. Per approfondire la cosa si vedano anche i seguenti video su youtube dove l'autore parla dettagliatamente dell'argomento. Video 1 Introduzione http://www.youtube.com/watch?v=8mwFtYfWXQo&feature=relmfu Video 2 Chi sono i Nativi digitali? http://www.youtube.com/watch?v=hYSxvwtdKso Video 3 Intelligenza digitale: http://www.youtube.com/watch?v=EacYvdoeCLg&feature=relmfu Video 4 Immigranti digitali: http://www.youtube.com/watch?v=u7c7Ubk-2S4&feature=relmfu Video 5 Nativi Digitali crescono: http://www.youtube.com/watch?v=5jUJD-WWAIw&feature=relmfu
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    #Intelligence #Multitasking http://www.tecalibri.info/F/FERRI-P_nativi.htm Autore: Paolo Ferri - Titolo: Nativi digitali - Edizioni: Bruno Mondadori "Secondo un fortunato apologo attribuito a Seymour Papert (1996), se un alieno dalla vita millenaria fosse ritornato sulla Terra nel 2000 dopo cinquecento anni di assenza, avrebbe trovato irriconoscibili i laboratori scientifici - per esempio quelli di fisica, non potendo mettere a confronto gli studi di Newton e Galileo con i Bell Labs o il CERN -, ma avrebbe riconosciuto facilmente un luogo deputato alle assemblee politiche, una chiesa o un'aula scolastica: non molto è cambiato da allora." Trovo interessante il titolo ed il contenuto del primo capitolo: "1 - Una razza in via di apparizione" Un ulteriore contributo può esser chiarificatore: Da 0 a 12 anni, l'identikit dei veri nativi digitali http://daily.wired.it/news/internet/ecco-chi-sono-i-nativi-digitali.html Chi sono i nativi digitali? Il loro modo di usare le tecnologie è legato alla loro età età? Una ricerca a cura del Gruppo NumediaBios e dell'università Milano Bicocca dà una risposta. Ciò che emerge è chiaro: la coppia oppositiva nativi/immigranti digitali è efficace ed esplicativa, a patto che non si considerino i nativi come una categoria unitaria e non si enfatizzi troppo la faglia tra nativi e immigrati. I nativi sono, infatti, una specie in via di apparizione, all'interno della quale possono essere individuate differenti popolazioni e stili di fruizione delle tecnologie, differenti a seconda dell'età e quindi dell'esposizione più o meno precoce alle tecnologie della comunicazione digitale. Emergono tre tipologie diffe
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    La classe politica italiana, citata dalla Rastelli nella recensione del libro di Ferri, risponde con il decreto legge del 18 ottobre 2012, n. 179 " Ulteriori misure per la Crescita del Paese" dove, nell'ottica di favorire la crescita e lo sviluppo dell'economia e della cultura digitali, affronta temi che vanno dall'agenda e dall'identità digitale, al domicilio digitale del cittadino, alla posta certificata, passando per la sanità digitale, libri e centri scolastici digitali, innovazioni nei sistemi di trasporto pubblico, moneta elettronica, ricerca e innovazione e comunità intelligenti. Per chi vuole approfondire ecco il link alla Gazzetta Ufficiale: http://www.gazzettaufficiale.it/moduli/DL_181012_179.pdf
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    c'e un interessante articolo di sole 24 ore sull'argomento nativi digitali che vi invio per una riflessione sulle nuove generazioni che vivono e crescono con le nuove tecnologie : ddio al vecchio sapere lineare fondato sulla parola scritta e sulla trasmissione di conoscenza maestro-alunno: imparare oggi ha la forma di un suk arabo nell'ora di punta. Tra social network, video-racconti su YouTube, la musica di MySpace, il linguaggio sincopato delle chat e le bufale online, gli studenti di nuova generazione hanno bisogno di una bussola per orientarsi. Ma la scuola non c'è. O meglio, non ce la fa: a studenti 2.0 corrispondono spesso istituti scolastici da secolo scorso. Chi sono questi famigerati «nativi digitali», nati e cresciuti a rivoluzione internet compiuta? Come ha scritto l'ex direttore del programma Comparative media studies del Mit di Boston, Henry Jenkins, la loro cultura è «partecipativa» e si fonda su «produzione e condivisione di creazioni digitali» e su una «partnership informale» tra insegnanti e alunni, che porta il bambino a sentirsi responsabile del progetto educativo. Il maestro non è più un trasmettitore di conoscenza ma un «facilitatore», che fa da filtro tra il caos della rete e il cervello del piccolo studente. «Frequentano gli schermi interattivi fin dalla nascita», spiega Paolo Ferri, docente di Tecnologie didattiche e teoria e tecnica dei nuovi media all'Università Bicocca di Milano, «e considerano internet il principale strumento di reperimento, condivisione e gestione dell'informazione». È la prima generazione (che oggi ha tra gli 0 e i 12 anni) veramente hitech, che pensa, apprende e conosce in maniera differente dai suoi fratelli maggiori. «Se per noi imparare significava leggere-studiare-ripetere, per i bambini cresciuti con i videogames vuol dire innanzitutto risolvere i problemi in maniera attiva», prosegue Ferri, che studia e promuove da anni il «digital learning». I bambini cresciuti con consolle e cellular
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    Collegato al tema dei nativi digitali e, in particolare, alla loro formazione segnalo l'interessante libro di George Veletsianos "Emerging technologies in distance education". George Veletsianos è un assistente professore di tecnologia didattica presso l'Università del Texas. La sua ricerca e gli interessi di insegnamento comprendono la progettazione, lo sviluppo e la valutazione di ambienti di apprendimento digitale, con particolare attenzione alla formazione per mezzo di personaggi virtuali, tecnologie emergenti, e all'esperienza dello studente. Questo libro, disponibile in Creative Commons Licence su www.aupress.ca, mette in mostra il lavoro internazionale di studiosi di ricerca e professionisti della formazione a distanza, che utilizzano emergenti tecnologie interattive per l'insegnamento e l'apprendimento a distanza. Esso raccoglie le conoscenze disperse di esperti internazionali che mettono in evidenza fattori pedagogici, organizzativi, culturali, sociali, ed economici che influenzano l'adozione e l'integrazione di tecnologie emergenti nella formazione a distanza. Emerging technologies in distance education fornisce una consulenza di esperti su come sia possibile lanciare efficaci e coinvolgenti iniziative di formazione a distanza, in risposta alle innovazioni tecnologiche, cambiando mentalità e le pressioni economiche e organizzative. Il volume va oltre l'hype che circonda le tecnologie Web 2.0 e mette in evidenza le questioni importanti che i ricercatori e gli educatori devono prendere in considerazione per migliorare la pratica educativa.
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    Beh che dire questo articolo è attinente al programma di Psicotecnologie e si riallaccia a quanto detto dal Prof. De Kerckhove nella sua lezione "is Google making us stupid?". Le conclusioni a cui arrivano i due Prof sono simili. Il Multitasking non ci rende più stupidi come invece sembrerebbe emergere da uno studio della Stanford University condotto su di un campione di 100 studenti. Nel mio piccolo devo ammettere che condivido le posizioni di Jacobs emerse in questo articolo (già condiviso per altro da un altro collega) :http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_23/multitasking-rodota_b6937564-6685-11df-b272-00144f02aabe.shtml Jacobs riprende un po' quanto detto da Carr e cioè che il multitasking non ci rende migliori ma semplicemente ci fa fare più cose assieme e tutte, in un certo qual modo,"male". Il termine "male" va spiegato un po' meglio, con il multitasking facciamo più cose assieme e le facciamo peggio di come le faremo se ne facessimo una alla volta, in questo senso ho usato il termine "male". Secondo me il punto centrale, parlando di multitasking, è che la nostra società oggi ci obbliga a far più cose simultaneamente e se per certi studiosi questo ci porta a fare più cose in modo peggiore è anche vero, come dice il Prof.De Kerckhove, che quest'abilità è prerogativa delle nuove generazioni. In ultima analisi, oggi dobbiamo saper fare un po' tutto (mandare email, usare la chat, navigare in internet ecc...) e se questo ci rende un po' meno capaci "nello specifico" è un sacrificio da poter fare in nome dell'evoluzione tecnologica.
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    Su BBC news del 20 Novembre, nell'articolo "What makes us intelligent?" si parla di un argomento simile anche se lo studio non parla solo delle nuove generazioni, quelle cosiddette 2.0 . Lo strumento digitale ci rende più stupidi? Anche qui viene rilevato che non memorizziamo più le cose come un tempo, non tanto per ridotta capacità quanto per una naturale efficienza mentale: perché usare tempo e spazio per attingere a cose facilmente reperibili con altri strumenti? Il filosofo Andy Clark ha definito gli uomini "natural born cyborg" dato che riescono ad integrarsi e incorporare i nuovi strumenti che la tecnologia ci può offrire per sfruttarli e magari nel frattempo allargare le nostre competenze, occuparci di più tasks, e non è detto che sia in maniera più superficiale.
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    Allora io sono un "immigrato digitale" ! Come molti ho assistito ai primi pc (da bambino giocavo con il commodore 64 e a scuola ci facevano fare dei test con un programma grafico chiamato "tartaruga" , una sorta di triangolo verde che segnava linee sullo schermo), ricordo le prime piattaforme per videogiochi, il modem a 56k, i primi video presenti in rete, etc Assecondare le tecnologie non è sempre stato facile perchè occorre sempre un fuoriuscire da ciò che si conosce (ammetto l'estraneità -ma anche il divertimento- che ho provato la prima volta che a casa d'amici ho usato una Wii), un testare cose nuove che magari ritenevi per se inutili (quando è merso il cloud inizialmente mi sono chiesto "ma perchè questa cosa?, ci vogliono controllare meglio?"...a pensarci oggi viene quasi da sorridere) Ritengo utile quindi creare un ponte tra "nativi digitali" e "immigrati digitali", non tanto perchè ci spieghino come funzionano le tecnologie (magari le usiamo megli di loro) ma per cogliere le differenze di visione, d'umanità e di prospettive che ci possono essere tra generazioni diverse
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    Sarei curioso di vedere l'effetti di questa nuova digitalita' fra 30-40 anni, sentendo parlare esperti del rorschach la nostra intelligenta, di Italiani, e' peggiorata tantissimo, abbiamo perso l'intelligenza operativa di fare le cose, l'accuratezza di ricercarle e avere pazienza di farlo! Spero che sia solo un catastrofismo personale di chi ha detto questa cosa, ma ogni cambiamento non puo' per forza di cose portare solo vantaggi... magari...
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    Personalmente non ritengo che l'intelligenza digitale, e quindi google e tutti i social network, ci rendano stupidi. E' solo un modo diverso di fare comunità, condivisibile o meno a seconda dell'età e contesto sociale. Certo dalla nostra generazione(40enni) a quella dei nostro figli 12-16enni, molto è cambiato. Io facevo le ricerche sulle enciclopedie che disponevo in casa, per poi trascrivere il tutto a penna sul quaderno, ora base dati il network, e con un rapido ctrl c, ctrl v, si ha subito ed in maniera eficiente una qualsiasi ricerca. Certo un pò di abilità di come muoversi nel web ci vuole. Però ci dobbiamo adeguare ai nuovi sistemi che ormai sono parte integrante del nostro vivere, conoscere e relazionarsi.
Sergio Migliorati

Prove di futuro in Danimarca - 4 views

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    Assieme all'intelligenza connettiva (De Kerckhove, 1997) anche la memoria diviene connettiva: «Come nel passato i contenuti essenziali della cultura sono stati raccolti in libri, biblioteche, musei e monumenti di ogni tipo, così oggi essi stanno passando alle reti, prima di tutto con i media. […] Il Web offre l'accesso al contenuto di una specie di memoria comune, alla quale ogni internauta, a suo modo, partecipa. […] In questa memoria bisogna sapersi muovere. All'occorrenza, dovremo attenderci dal Web lo stesso grado di pertinenza, per non dire di istantaneità, che ci attendiamo dal nostro pensiero» (De Kerckhove, 2008). Una tale visione stride con le consuetudini e le regole in cui la scuola si è a lungo involontariamente arroccata e che considerano le fonti e gli archivi di informazioni (la rete, i libri) e gli strumenti in grado di accedervi (i dispositivi tecnologici) come un elemento marginale rispetto all'apprendere quotidiano e ai momenti delle prove di verifica di tali apprendimenti. I metodi e gli strumenti di verifica degli apprendimenti ricalcano in molti Paesi ancora forme e modalità del tutto obsolete rispetto a quanto richiesto e diffuso nelle comunità in cui viviamo (Anderson e altri, 2000). Spesso sono le stesse aziende che operano nel settore dell'Information Technology (IT) a promuovere iniziative volte a sollecitare interventi e riforme in grado di introdurre sistemi di valutazione in linea con le esigenze e le modalità di valutazione che si verificano nella vita quotidiana, sociale e professionale. In questo quadro la Danimarca rappresenta un interessante caso di sistema che ha sviluppato iniziative diversificate ma complementari a supporto dell'innovazione, in particolare rispetto agli ambienti e alle modalità di verifica degli apprendimenti.
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    Veramente molto interessantela parte relativa alla scuola danese in cui si spetimenta un nuovo modo di fare didattica a 360 gradi. Se la prima parte dell' articolo parlava di cose abbastanza note e senza esempi pratici, infatti, in questa seconda parte si parla di esperimenti reali, di nuovi modi di fare scuola che vanno al di la' dell'uso della tecnologia (internet , portali scuola- famiglia, lim) e che riguardano , oltre ai metodi didattici, la struttura stessa dell'edificio scolatico e del suo utilizzo. Qui in italia stiamo ancora pensando a come formare gli insegnanti all'uso delle lim senza pensare che la tecnologia e' utile o no in base a come viene usata dagli uomini e non solo per il semplice fatto di esserci. Credo infatti che sia necessario prima di tutto progettare un nuovo modo di fare didattica come stanno gia' sperimentando in Danimarca.
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    La didattica nell'epoca di Internet; Già dal 1995 la Danimarca sperimenta nuovi approcci alla didattica asssistita da sistemi telematici, rimettendo in discussione dalle fondamenta la scuola ed i metodi (frequenza, lavoro, le tematiche ospitate all'interno dell'edificio scolastico, ecc). Un iteressante articolo che offre spunti di riflessione sul contributo offerto dalle nuoive tecnologie ai processi formativi.
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    Trovo anch'io la parte relativa alla scuola danese molto interessante. Dovremmo suggerire qualcosa del genere anche alla scuola italiana!
Davide Bassignana

The Sociability of Computer-Supported Collaborative Learning Environments - 1 views

http://www.academia.edu/324026/The_Sociability_of_Computer-Supported_Collaborative_Learning_Environments

#CollaborativeLearning

Marco Tambara

Sull'uso sociale della rete - 0 views

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    Alexis Madrigal è un editorialista responsabile del canale tecnologia per la rivista americana "The Atlantic". Nata nel 1857, la rivista d'opinione si occupa di cultura e letteratura. Nell'articolo l'autore ripercorre le tappe della sua adolescenza "in rete", analizzando i meccanismi che permettono l'aumento della visibilità di un sito. Attualmente l'esistenza di un sito viene veicolata tramite facebook o altri social network che favoriscono questa visibilità.Il meccanismo definito "direct social" si oppone a quello del "dark social" che prende in considerazione quei link che sono raggiunti direttamente. Queste due modalità sono state misurate da una famosa azienda di analisi dei dati in tempo reale: Chartbeat. I risultati hanno evidenziato queste percentuali: 43,5% per il "direct social" e il 56,5% per il "dark social". Attraverso i social network rendiamo pubblici i dati che vogliamo condividere con gli amici.Questa pratica era già in essere prima dell'avvento di facebook & co.ma senza cedere i dati a organizzazioni private.
Michele Zarro

Is Google Making Us Stupid or Smart? - 3 views

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    Abstract This article examines the controversial issue of whether the intensive use of the Internet affects the human mind. Researchers, such as Nicholas Carr, argue that excessive Internet use harms thinking and reading skills due to shifts in reading strategies and that the overload of information on the Web may not be valued properly.
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    Google and social network in general are no not making us stupid, The Hardware and Software are only instrument like a pensil, They don't destroy our culture and literature, and the Internet represent a layout of our brains, expanding our collectif awarness possibility. The problem is: Our culture relationship is growing between of information technology availability? Davide Bassignana
Gianluigi Cosi

The Tagging of Pacific Predators (TOPP) research program - 3 views

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    The Tagging of Pacific Predators (TOPP) research program was a collaboration among scientists from the U.S., Australia, Canada, Mexico, Japan, France and the UK, that applied new technologies to understanding the environmental basis for movements and behaviors of large pelagic animals in the North Pacific. The goals of the TOPP program, to obtain both biological and oceanographic information for an array of species, required the development of new tools. Additional tags were designed that will expand the range of oceanographic parameters that can be measured.
alfonsina longobardi

Il multitasking - 4 views

Il multitasking è un modo di processare l'informazione, dedicando le risorse di sistema per eseguire contemporaneamente diversi lavori passando da un contesto all'altro. Questa possibilità operativ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
Simone Bacherini

I-disorder, tecno-patologie che creano dipendenza - 3 views

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    Si chiamano 'I-Disorder', dal titolo dell'ultimo manuale (IDisorder - Understanding Our Obsession With Technology and Overcoming Its Hold on Us, ed. Palgrave MacMillan) dello psicologo californiano Larry Rosen, che è diventato un bestseller e indicano le tecno-patologie, un mix di disagi a cui si va incontro stando inchiodati tutto il giorno alla scrivania, ventiquattr'ore su ventiquattro tra pc, smartphone e tablet, spesso usati in contemporanea.
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    Parecchie sono le perplessità degli esperti in merito al pericolo di incremento delle patologie tecnologiche dei minori; in Italia si annoverano dipendenza da cyber-relazioni e l'epilessia da videogames.
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    Anche in Italia La "Dipendenza patologica da Internet" è di fatto entrata nel manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali. La patologia viene quindi assimilata alle tossicodipendenze. L'Internet Addiction Desorder come tutte le patologie presenta dei sintomi: 1. trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione; 2. marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano Internet; 3. ansia e depressione; 4. necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente o per periodi più prolungati rispetto all'intenzione iniziale; 5. controllo compulsivo nell'uso di Internet; 6. dispendio del proprio tempo in attività correlate alla rete; 7. ignorare i problemi fisici e psicologici creati dal mezzo pur essendone consci Quello che preoccupa i psichiatri è che la patologia colpisce, ormai, troppi giovani adolescenti.
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