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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged Concentrazione

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Raffaella Benetti

Concentrazione e/è felicità - 3 views

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    Un blog che dice esattamente quello che è il mio pensiero, per cui sono felice di condividerlo. In tutte queste discussioni su multitasking e reale capacità del cervello di fare più cose contemporaneamente, mi chiedevo: ma cosa comporta il fare tante cose contemporaneamente? Solo un risultato pessimo dal punto di vista intellettivo o anche una inutile fatica mentale? E questa fatica, non porta con sé stanchezza e sofferenza? Questo articolo mette in evidenza come la concentrazione, la meditazione non siano importanti solo in certe pratiche religiose o teorie filosofiche. Riporta alcuni articoli (da Guardian e Science) che spiegano come, scientificamente, sia provato che vivere pienamente il tempo presente porta alla felicità.
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    Le persone che hanno difficoltà di concentrazione, non hanno la loro attenzione sotto controllo perchè sicuramente rapita dallo stress, ecco che la sua attenzione è dispersa. La consapevolezza di ciò che le distoglie dall'essere concentrati li porterebbe già ad un atteggiamento più positivo, maggiore fiducia in se stessi, con calma e rilassamento. La concentrazione non sarà più un problema, nelle circostanze più appropriate, quieterà la mente, dilaterà il tempo, creando uno stato di rilassamento, restaurando l'atteggiamento di fiducia, che non sarà solo egoistico ma soprattutto altruistico. Bisogna abbattere diversi muri per far si che la concentrazione ne venga fuori vincente. Certo questo tema non è così limitato, ma va oltre....... Molte persone sono abituate a fare più cose, perchè provono soddisfazione perchè ci credono perchè ne sono appagate, perchè prendono la carica, sono tante le componenti che interagiscono. E poi la ricchezza della diversità di ogni persona?
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    Considerato il tema trattato in questa discussione, mi piacerebbe condividere questo pensiero di Isabelle Filliozat. Essere felici è una scelta, dice Isabelle Filliozat. Non si tratta di fingere o sorridere nascondendo le difficoltà, ma di affrontare la realtà con passione [...]Liberate le vostre emozioni, lasciate parlare le sofferenze, piangete, vivete la vostra collera... e la gioia rinascerà, perché costituisce la natura profonda dell'essere umano. C'è gioia semplicemente nel sentirsi vivere. La vita non è un lungo fiume tranquillo, ma la gioia non nasce solo dalla tranquillità. ( niente di più vero, a mio avviso!)
Raffaella Benetti

Sally Adee/Una mente in stato di grazia è più creativa? - 1 views

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    Ho letto questo articolo sulla rivista "Internazionale" e, cercando nel web, ho trovato un sito che lo riporta. L'articolo è tradotto dall'inglese (non sono riuscita a trovare l'originale dell'autrice Sally Adee, sul New Scientist). Mi è sembrato molto interessante, in questo dibattito sull'importanza delle tecnologie per l'educazione e l'apprendimento e sul multitasking. La capacità di concentrazione è fondamentale per ottenere grandi prestazioni. Una ricerca effettuata alla fine degli anni settanta dallo psicologo Csìkszentmihalyi lo aveva portato ad individuare quattro caratteristiche fondamentali di questo stato di intensa concentrazione, definito "flusso": la concentrazione totale che fa perdere il senso del tempo, l'autotelicità (la sensazione che l'attività in cui siamo impegnati sia gratificante in sé), la sicurezza nelle proprie capacità e l'automaticità (la sensazione che tutto avvenga in maniera naturale, senza sforzo, come se "il pianoforte suonasse da solo"). L'articolo mi ha fatto riflettere sull'importanza di questo tipo di concentrazione per l'apprendimento e per lo sviluppo anche emotivo della persona. Volevo condividerlo e magari sentire se qualcuno ha qualche riflessione da aggiungere. Non ritenete che far raggiungere agli allievi questo "stato di grazia" sia ciò su cui qualsiasi educatore dovrebbe concentrare la propria creatività e professionalità? Anzichè impazzire con nuove tecnologie o nuove modalità di apprendimento legate alle tecnologie, non è questo che dovremmo curare di più? Non è questo che permetterebbe di far crescere persone sicure, sane, consapevoli e meno stressate mentalmente? Avere tutte le possibilità aperte, non fa correre il rischio di non rendere attuale alcuna potenzialità e di disperdere le energie in mille direzioni? Non si tratta di potenziare le capacità di concentrazione per diventare tutti dei geni in un'arte o una scienza, ma per imparare a raggiungere quello stato di "flusso" in cui l'individuo
Walter Tabbi

Il Cervello Multi-Tasking - 16 views

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    Si dice che Napoleone fosse in grado di fare cinque cose contemporaneamente. In particolare, sembra fosse in grado di dettare ai suoi segretari fino a cinque lettere, saltando dall'una all'altra senza perdere il filo del discorso.
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    Non conosco le straordinarie capacità di Napoleone. Sarà stata la sua epoca diversa! La nostra è una condizione ben diversa per alcuni ricercatori che hanno stabilito che un uso eccessivo della tecnologia è pericoloso come una dieta ricca di zuccheri o grassi. Il principale artefice è il multitasking, che sottrae attenzione nei compiti di tutti i giorni e peggiora le prestazioni cerebrali.
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    Ribadisco quello che ho detto più su: non dettava cinque lettere contemporaneamente (neanche gli sciamani siberiani riescono ad emettere più di due suoni contemporaneamente!). Semplicemente passava da un dettato all'altro. Ma davvero ci avrebbe messo di più, dettando una dopo l'altra le cinque lettere? Davvero ci mettiamo di più, se facciamo le cose una dietro l'altra, anziché una incastrata nell'altra? Non voglio dire che io ci riesca, ma mi chiedo se non sarebbe meglio vivere così. Quanto c'è di reale necessità e quanto invece di fuga?
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    Si è tentati di dire che il nostro cervello non va al passo coi tempi. Una ricerca della Carroll School of Management di Boston firmata da Adam Brasel e James Gips sentenzia che il multitasking non può che distrarre. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori - che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking -hanno registrato lo sguardo di un gruppo di volontari che utilizzavano contemporaneamente televisione e computer, senza alcun vincolo. Spiega Brasel: "ci aspettavamo che l'utilizzo simultaneo di questi due mezzi portasse a una riduzione dell'attenzione, ma non credevamo fino a questo punto. In 27 minuti i volontari in media hanno spostato 120 volte gli occhi da uno schermo all'altro, senza peraltro rendersene conto: quando abbiamo chiesto loro quante volte erano passati dalla TV al Pc e viceversa, hanno dichiarato di averlo fatto una averlo fatto una quindicina di volte al massimo. Dieci volte meno rispetto a quanto era accaduto in realtà. E pur togliendo gli sguardi rapidi, di durata inferiore a un secondo e mezzo, restano comunque 70 cambi di attenzione nella mezz'ora di test". Stando a quanto afferma un'altra ricerca, questa volta francese, l'organo che garantisce tutte le nostre attività non riuscirebbe a pensare o a compiere più di due azioni per volta. Quantomeno non riuscirebbe a farlo senza scadere nella mediocrità. A sostenerlo, ricercatori guidati da Sylvain Charron dell'Institute National de Santé et de la Recherche Medicale e da Etienne Koechlin dell'Ecole Normale Supérieure di Parigi, i quali hanno pubblicato i risultati ottenuti sulla prestigiosa rivista Science. Correre dietro a decine di cose - scrivere una mail, rispondere al telefono, ascoltare musica - nello stesso momento crea un deficit di concentrazione e un abbassamento dei livelli di attenzione, con il risultato che molte cose e informazioni ci scivolano addosso senza incidere in profondità. Secondo i ricercato
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    Fare troppe cose insieme non è così produttivo, troppe cose e fatte male. L'eseguire diverse attività contemporaneamente comporta una eccessiva frammentazione delle attività, danni per la produttività e per i rapporti interpersonali. A Alcuni studi hanno messo in evidenza che il cervello sia in grado di eseguire bene solo due attività.
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    Anche a lavoro, adesso, fanno molti corsi sul tema dei danni del multitasking e di quanto sia importante eseguire le attività più o meno in serie, pianificandole, senza "distrazioni laterali" che fanno perdere tempo e deconcentrano... come rispondere al telefono, ascoltare un collega, leggere una @ mentre si scrive una relazione... anche se, in realtà, spesso siamo costretti a tutto ciò e, dunque,.... come si fa? Il compromesso, la soluzione ideale per tutto!
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    L'articolo che propongo è una sintesi degli studi di Koechlin, il quale conclude che il cervello non è fatto per il multi-tasking. Conclusione opposta rispetto agli studi condotti da Gary W. Small, Susan Y. Bookhaiemer e Teena D. Moody e illustrati da De Kerckhove. Secondo questi ultimi, infatti, la struttura del cervello dei giovani sta cambiano in quanto questi, essendo di fatto multitasking, stanno sviluppando maggiormente i neurotrasmettitori. Koechlin, viceversa, ritiene che il multitasking non sia congenitamente possibile se non al prezzo di risultati insoddisfacenti. Cosa ne pensate?
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    La tecnologia e le invenzioni, nei secoli, hanno permesso all'uomo di realizzare le proprie "fantasie". Le tecnologie, infatti, vengono in aiuto e nascono per un determinato scopo, per servire l'uomo, per aiutarlo a superare limiti non solo fisici. La nascita e lo sviluppo della rete, è uno degli usi del computer, una macchina che nasce anche per superare i limiti del nostro cervello. Oggi siamo giunti a quel processo che determina l'esteriorizzazione della mente, spostandosi dal soggetto allo schermo, dalla rappresentazione della mente divisa in 3 spazi : fisico, mentale e virtuale, che trova come luogo d'incontro lo schermo. Sembra però che tutto questo non basti più, l'uomo non vuole restare più in "cabina di regia" vuole appropriarsi delle tecnologie e integrarle nel suo corpo, sperimentare dal vivo queste esperienze. Come fa Stelarc da buon sperimentatore estremo, nel suo caso la tecnologia non è vista come qualcosa di opprimente e castrante, bensì come mezzo per amplificare l'azione corporea ed arrivare alla costruzione di un "organismo nuovo", un cybercorpo..... http://www.edueda.net/index.php?title=Stelarc Il nostro cervello multitasking ? Personalmente, non penso si possa essere in grado di potere dare la giusta attenzione a più problematiche contemporaneamente, quindi svolgere più attività che richiedano la necessità di prendere decisioni . E' vero, ci sono gesti abitudinari che diciamo "scorrono in pieno automatismo", ad es la mattina mi trovo a guidare l'auto e fare in contemporanea altre cose, parlare, ascoltare la radio, tf, lo faccio ormai istintivamente, tanto che a volte mi trovo a percorrere la stessa strada (sbagliando), anche se dovevo andare da un'altra parte!!!. Morale sono tutte cose ripetitive e istintive, ormai memorizzate, che non prevedono "percorsi agionati". Penso che in futuro, le new generation, potranno
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    Oggi siamo tutti multitasking: le donne indaffaratissime a dividersi tra lavoro, casa e famiglia; i giovani studiano con il pc da un lato ed il telefonino dall' altro; al lavoro ci si divide tra telefono fisso, mobile, e_mail etc. Ma l' essere umano ed il suo cervello si abituano a tutto. E' ovvio che se si fanno tante cose contemporaneamente se ne perde in qualità ma, dove davvero occorre raggiungere risultati che siano "validi", basta un pizzico di volontà e concentrazione in più ed il gioco è fatto! Speriamo....
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    Interessante è leggere l'articolo nel sito riportato http://www.mindcheats.net/2012/01/il-multitasking-e-una-droga.html Si parla del fatto che il mulitasking può diventare una vera droga. Il cervello è fatto per concentrarsi.Fare più cose contemporaneamente manda in tilt il cervello. Si molto probabilmente dobbiamo riflettere su questo aspetto, non è forse meglio puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità di cose effettuate male?
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    Riporto la parte finale del commento che nel post precedente viene "troncata" ( forse per limite max di caratteri) Penso che in futuro, le new generation, potranno "studiare" come meglio organizzare i propri cervelli, in modo da potere svolgere, contemporaneamente + azioni complesse, forse anche con l'aiutino dell'innesto di un bel "scheduler" e perché no un bel po' di "memoria" che può sempre servire.
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    Il problema del multitasking è la dipendenza che crea. Chi si abitua a fare più cose contemporaneamente ogni giorno farà fatica a staccarsi dall'abitudine e pertanto anche quando dovrebbe concentrarsi o prendersela con calma, non riesce a focalizzare l'attenzione laddove veramente servirebbe. Il cervello ha una specie di centro di controllo, all'interno del quale vengono smistate le informazioni e viene deciso come e quando processarle ma la nostra mente nella storia della sua evoluzione non si è mai trovata a dover fare i conti con una così grande mole di dati e informazioni, e se non stiamo attenti potrebbe addirittura andare in tilt.
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    Un secondo contributo alla ricerca sul funzionamento del nostro cervello. Nel precedente intervento avevo sostenuto che più ricerche avevano dimostrato che il cervello umano non è strutturato per operare in multitasking. Alcuni individui possono, ma sono una minoranza (circa 3 su 100) poiché la maggioranza registra cali di attenzione e di concentrazione. L'articolo che allegho in questo secondo intervento, spiega al meglio il motivo delle nostre risposte cognitive monotaking.
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    riguardo il discorso multitasking devo raccontare un episodio che vivo quotidianamente da circa 4 giorni... fa un pò ridere ma credo che sia esemplificativo di quanto siamo immersi nel mare delle tecnologie... sto facendo l'aerosol appunto da 4 giorni: il mio apparecchio per farlo però è un pò vecchio: cioè appena lo accendo il tubicino che collega la struttura alla boccetta, si toglie al gettito d'aria. In pratica con una mano devo reggere il tubicino e con l'altra la mascherina che ho alla bocca: immaginate che in tutto questo io non posso nè usare il pc, nè rispondere a un sms, nè guardare la tv perchè fa rumore... posso dire che sono un "carcerato dell'aerosol"?. questo esempio pietoso lo riporto spiegandolo: almeno io, ormai, uso pc, iphone e tv insieme: è diventata routine rispondere a mail contemporaneamente a sms guardando la tv o ascoltando musica...e quando ti ritrovi nell'impossibilità di farlo, soffri... come si fa a dire che il nostro cervello non è strutturato per operare in multitasking? mi chiedo cosa cavolo facesse anni fa, quando facevamo una sola cosa alla volta!!! :)
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    Ho trovato molto interessante questo articolo dello psicologo, psicoterapeuta e giornalista Francesco Albanese, direttore della rivista on line "neuroscienze.net" - http://www.neuroscienze.net, in cui si parla di "cervello multitasking". Si dice che Napoleone fosse in grado di fare cinque cose contemporaneamente. In particolare, sembra fosse in grado di dettare ai suoi segretari fino a cinque lettere, saltando dall'una all'altra senza perdere il filo del discorso. Di testimoni oculari in grado di confermare questa sua capacità oggi non ce ne sono più e pertanto non sappiamo quanto di questa affermazione sia leggenda e quanto verità, anche se in definitiva la questione non appare poi così improbabile. La cosa certa è che l'imperatore francese non sapeva che ai giorni nostri questa sua capacità avrebbe preso il nome di multi-tasking. Parlando di multi-tasking oggi giorno viene automatico associare al termine la parola computer ed inevitabilmente ci troviamo a pensare al cervello umano. Ma il triangolo che abbiamo ottenuto Cervello-Computer-Multitasking è veramente una figura chiusa? oppure no? Certamente il nostro cervello, diversamente dal computer, non ha il tasto reset! Buona lettura
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    Trovo estremamente chiari i contenuti dell'articolo. Il nostro cervello, contrariamente al computer, è in grado di ragionare e di mettere in campo azioni non previste in precedenza.
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    un articolo davvero interessante che ha dato risposte ad alcuni dubbi relativi al nostro cervello. Il computer è chiaro che lavora in sequenza, il multitasking in realtà si realizza grazie alla spaventosa velocità di elaborazione di una CPU che ci fa vedere tanti task che funzionano contemporaneamente quando in realtà il dispatchere presenta alla CPU i task singolarmente uno dopo l'altro per farne eseguire un po'. L'estrema velocità di ogni pezzo di processo da l'impressione che tutto si svolga fluidamente e in modo esclusivo. Basti pensare ad un pc non molto potente che ha un video in esecuzione e opero una pesante copia dati da disco esterno; la CPU non regge il carico e si vede la velocità di trasferimento dei dati calare drasticamente e si noterà soprattutto che il nostro video va a scatti. Interessante capire invece come funziona il nostro cervello, che anche quando facciamo più cose nello stesso tempo, al massimo riusciamo a farne due, perchè appena il numero delle attività cresce si abbassa la soglia di attenzione e facciamo male tutto. Questo non è ancora chiaro se deriva dal fatto di avere due emisferi. a tale proposito interessante l'articolo di Italiasalute.it http://www.italiasalute.it/news.asp?ID=10366
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    Interessante articolo che affronta il tema del multi-tasking anche rispetto alle modalità di funzionamento del cervello umano
Romina Mandolini

Multitasking, Switching e Mente Ipertestuale - 1 views

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    Prima di comprendere cosa è il multitasking, dobbiamo capire cosa è un ipertesto, fondamento del pensiero reticolare. Si tratta di una modalità di produrre "significato", utilizzando non solo testi scritti ma video, brani musicali, immagini e svariate altre risorse, collegandoli l'uno all'altro attraverso parole chiavi o tag. Quando parliamo di mente ipertestuale dunque, ci riferiamo alla capacità di collegare queste diverse parti, ciascuna dotata di un proprio senso, all'interno di un'unica visione e di saper trarre da tutto ciò conoscenza. Il multitasking non è altro che questa capacità che la mente ha, di funzionare su più livelli contemporaneamente ed effettuare le necessarie connessioni tra questi livelli. La capacità di rispondere in maniera efficace ed efficiente a più stimoli sensori, quando questi si manifestano contemporaneamente. E' la base dell'intelligenza connettiva, nella quale l'interazione implica diverse sollecitazioni. La mente umana non sembra essere strutturata per operare su più di due attività contemporaneamente, se non al prezzo di un deficit di attenzione e di concentrazione. Eppure nella ricerca di due studiosi americani: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Un 2,5% del campione ha dimostrato, straordinarie capacità di adattamento. Ciò ha provocato un grande interesse scientifico sui meccanismi che hanno caratterizzato questi supertaskers. L'articolo iniziale, scelto per introdurre l'argomento invece, ci illustra come questa facoltà venga utilizzata per migliorare la formazione e l'apprendimento.
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    Molto interessante il passaggio sull'utilizzo del multitasking in ambito metacognitivo. La piattaforma DIIGO che utilizziamo sembra proprio la realizzazione pratica, proprio in ambito didattico come si parla nell'articolo, di un ambiente cognitivo in cui le capacità di scelta, di valutazione, di decisione e di controllo nella selezione degli input di noi studenti possano essere potenziate. Proprio come si dice nell'articolo, infatti, gli studenti sono portati a sviluppare le capacità di scelta, di selezione, di decisione e controllo degli argomenti di interesse e del corso e, man mano che si entra nella logica del sistema, si riesce a capire meglio cosa fare e come usare gli strumenti a disposizione per aumentare l'efficacia nell'apprendimento. Inoltre, penso sia importante ciò che viene affermato e cioè che "non è tanto importante effettuare "scelte corrette" quanto, piuttosto, attribuire un significato alle singole decisioni e trarre da esse conseguenze interpretative ed operative (Cunti, Lo Presti, & Sabatano, 2005)".
elisabetta scattolin

Il multitasking - 7 views

ho trovato questa indagine svedese che rovescerebbe il concetto che la donna è favorita nel multitasking: Il vero re del multitasking è l'uomo Sovvertiti gli studi degli ultimi anni: il campion...

#Multitasking

Sara Bertola

Il multitasking ci rende più stupidi e meno concentrati? - 4 views

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    oggi è possibile eseguire più cose contemporaneamente? quali sono i suoi effetti?
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    La nostra mente è già una mente multitasking . L'attenzione è un processo cognitivo, cioè un insieme di elementi che portano alla conoscenza, che seleziona un'informazione e focalizza su essa tutti i meccanismi di elaborazione. In questo caso si parla di attenzione selettiva, dove un sistema di filtri dà priorità a informazioni (stimoli esterni) rilevanti. La nostra mente è però cognitivamente predisposta a eseguire simultaneamente compiti diversi. Hist e Kalmar definiscono questa peculiarietà in termini di attenzione divisa. Dagli studi condotti si è osservato che l'attenzione simultanea su due attività diverse porta a un minor numero di errori nelle prove sul setting, rispetto a due compiti con le stesse caratteristiche.
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    Miller fa pensare al Multitasking con il suo 7 + o - 2, ma in realtà se 2 stimoli vengono presentati in tempi ravvicinati si ha l'effetto di Attentional Blinking, come quando si guida e si risponde al cellulare, nel momento della risposta la guida è come quella di un ubriaco, per cui è vero che siamo Multitasking ma è anche vero che quando applichiamo questo effetto la somma delle 3 azione non è uguale a 3 , ma ognuno cede qualcosa a livello di attenzione
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    Il multi-tasking è la prestazione di un individuo che "in apparenza" riesce a gestire più di un compito contemporaneamente. Richiede rapidità, reattività e intuizione, tre forme di intelligenza "turbo". Sempre più spesso ci si divide tra diverse attività simultanee: mail, sms, telefono, computer. Il multitasking ha i suoi pro e contro. Spesso permette di essere più rapidi, ma meno concentrati. A scapito della qualità. potrebbe essere dannoso per la concentrazione e condurre ad un netto peggioramento della qualità con cui portiamo a termine i nostri compiti. Il multitasking è soprattutto incentivato dagli apparecchi tecnologici e all'abitudine di lavorare allo stesso tempo su vari fronti, sempre tenendo aperte diverse finestre ed elaborando in parallelo varie informazioni (proprio come accade con le finestre del computer). Sviluppare la capacità di avere un'attenzione ampia e divisa su più fronti, in sostanza, limita la capacità di affinare l'attenzione di tipo selettivo. Un recente studio del British Institute of Psychiatry ha dimostrato come leggere le mail mentre si è nel mezzo di un'altra attività riduce in quel momento il quoziente intellettivo di circa 10 punti. "Come se non avessi dormito per 36 ore, un impatto doppio rispetto al fumare marijuana". Il Multitasking può farti impazzire, rendendo tutto più caotico di quanto in realtà effettivamente sia. Ma credo comunque che con un adeguato "apprendimento" al multi-tasking si possa allenare la mente ad essere veloce reattiva e scattante al punto da poter garantire anche qualità oltre che velocità.
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    attualemente sapiamo tutto di tutto, ma senz'alcuna eperienza, è stato approvato che siammo alla conoscenza del miglior dentifricio, sappiamo che tempo fa a Nebrasca ma siamo privi di esperienze, sembra che tutto diventa più superficiale. C'è un libro: ''Internet ci rende stupidi? Come la rete sta cambiando il nostro cervello, esso ci invita a riflettere su come l'uso distratto di innumerevoli frammenti di informazione finisca per farci perdere la capacità di concentrazione e ragionamento.
Ianni Luisa

Sarà mai possibile per l'uomo tornare al mono-tasking? Esperimento interessante - 28 views

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    La sindrome multitaskingTutto insieme e tutto male Il cervello di chi cerca di fare tante cose nello stesso momento lavora male. L'esperimento di Jacobs di MARIA LAURA RODOTA' Se avete almeno una volta fatto cadere il cellulare nel water, siete nella fascia alta. Se vi è capitato, è perché siete dei grandi multitasker.
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    lo trovo molto interessante...
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    anche io la trovo molto interessante. lo stesso professore durante le videolezioni dice che ha trovato i suoi figli studiare con la radio accesa...durante le superiori (circa 5 anni fa) studiavo in assoluto silenzio senza il computer e soltanto con i libri... oggi invece mi capita spesso di studiare con la radio e il computer acceso magari connessa tra facebook e youtube perchè devo essere sempre informata su tutto...nella nostra epoca possiamo anche dire che l'informazione è diventata una droga
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    ho trovato l'articolo molto interessante e mi chiedo se oltre una predisposizione personale non sia la società odierna che ci spinge a fare tante cose contemporaneamente per poter emergere, per poter essere "visti", chi non è on line, non è connesso, non è sempre presente, in certi ambienti non esiste. Ormai,come dice il prof Bagnara "è difficile distinguere il piano di lavoro da quello dell'ufficio", e spesso si rimane connessi al lavoro, all'università mentre si è nell'ambiente familiare, vi è un'invasione di campi....
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    Come detto in un altro post è vero che siamo multitasking ma non le nostre capacità si suddividono in funzione del nr di attività svolte in contemporanea, quindi come un computer che puà aprire più programmi nello stesso momento abbassa notevolmente le prorpie prestazioni
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    LA RICERCA La sindrome multitaskingTutto insieme e tutto male Il cervello di chi cerca di fare tante cose nello stesso momento lavora male. L'esperimento di Jacobs di MARIA LAURA RODOTA' Se avete almeno una volta fatto cadere il cellulare nel water, siete nella fascia alta. Se vi è capitato, è perché siete dei grandi multitasker.
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    mi sono sorte due riflessioni apparentemente in contrasto tra loro : non condivido l'idea che chi sia multitasking è più "stupido" o fa le cose in maniera peggiore, anzi a volte credo che il cervello si alleni e anche la memoria. ritengo tuttavia interessante l'esperimento non tanto al fine di rendere le persone meno stupide, ma sicuramente per ridare gusto alla vita, assaporando e non solo assaggiando le cose. proverò personalmente!
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    curiosando sul web in tema di multitasking ho trovato quest'articolo del sole24ore http://salute24.ilsole24ore.com/articles/7944-donne-multitasking-fino-al-70-in-piu-rispetto-agli-uomini?refresh_ce....in definitiva succede per quest'argomento un po' quello che capita con molte ricerche ....che dimostrano tutto ed il contrario di tutto!
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    Il detto meglio fare una cosa alla volta è sempre valido? I ritmi di vita frenetici che ci impone la società non sono di sicuro di questo avviso considerato che siamo portati a compiere diverse azioni simultaneamente, perdendo di vista il valore di ciò che si sta realizzando e il fatto di non essere presenti con se stessi nel momento in cui si compie qualcosa, si sta già eseguendo altro …
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    Credo che il multitasking sia il prossimo passaggio evolutivo del genere umano, nel senso che le nuove generazioni acquisiranno sempre di più la capacità di interagire contemporaneamente con tecnologie diverse e lo faranno sempre meglio. Penso che il cervello umano evolvendosi acquisirà sempre più le competenze necessarie per gestire più attività in contemporanea. Ma noi non facciamo parte della "generazione multitasking" quindi continuiamo a prenderci il nostro tempo e quando ci riusciamo cerchiamo di concentrarsi su un'attività alla volta :)
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    Io penso che al giorno d'oggi ognuno di noi sia multitasking che lo si voglia o no. Non sono discorsi nuovi, il mondo è cambiato e la possibilità di spostarsi più velocemente, di ottenere informazioni in tempo reale, di poter interagire con l'altra parte del mondo in tempo reale, ha portato ad un aumento delle prestazioni e quindi delle richieste. E' tutto velocissimo. Ci sono tantissime persone che per lavoro vanno e vengono da voli internazionali più volte a settimana (solo per fare un esempio banale). Avere un mutuo e una famiglia (situazione diffusissima) ti impone il multitasking! Disponiamo di sole 24 ore al giorno! Sicuramente fare una cosa alla volta sarebbe la cosa migliore....ma chi se lo può permettere oggi?
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    Questo articolo ha colpito subito la mia attenzione in quanto io mi sento personalmente una multitasker. Tante, troppe cose da fare, ed ecco che per colpa della quantità di impegni si perde la qualità e le cose vengono male. E' proprio così, se sono impegnata al telefono posso pure mettermi ai fornelli ma è quasi sicuro che se mi distraggo brucio qualcosa. Quante volte mi è successo! :-)
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    L'esperimento di Jacobs ci fa capire come noi intendiamo il Multitasking ma non siamo in grado di metterlo in paratica. Il nostro cervello è in grado di pensare molte cose contemporaneamente? E' una illusione come è una illusione il fatto che il computer faccia diverse cose contemporaneamente. In realtà sia il computer che il nostro cervello possono fare/pensare a tante attività ma con una frequenza che, se particolarmente alta, ci dà la sensazione della contemporaneità. Men che meno il nostro corpo può eseguire azioni in contemporanea. Ecco perchè quando proviamo a pensare e fare tante cose in pochissimo tempo risultiamo distratti e le azioni intraprese risultano eseguite in modo approssimativo. Tuttavia la società in cui viviamo (parlo della società evoluta e/o "occidentale")ci obbliga, quasi, a muoverci in questa direzione ma, senza ripetere l'esperimento relativo all'articolo, possiamo quantomeno passare ad una vita bitasking o al massimo tritasking
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    Beh, che dire?!? La sindrome multitasking ha colpito anche me, la differenza è che quasi quasi, a questo punto, ne vado orgogliosa! Non mi sento affatto stupida nel (dover) fare tante cose e contemporaneamente, certo l'attenzione va comunque divisa tra le varie controlla la e-mail-prendi in braccio tua figlia che piange-riscalda il latte-rispondi al telefono-cucina per il resto della famiglia ma con un buon allenamento si può fare bene ugualmente. Io proporrei l'esperimento contrario: perchè non far cimentare quei posapiano cronici che criticano chi deve destreggiarsi tra i mille impegni quotidiani, in due attività contemporaneamente? Non so se ne sarebbero capaci.... F.to mamma multitasking. ;-)
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    Giuseppina ha ragione...lo afferma James Flynn, lo psicologo viene citato in un articolo che ho postato poco fa :-) http://en.wikipedia.org/wiki/James_R._Flynn
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    Articolo del "Corriere", provocante e anche abbastanza scientifico
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    Articolo sicuramente corrispondente al modo di vivere del 98% degli occidentali. Il fatto è che troppo spesso, almeno personalmente, mi sento stupida a "perdere tempo", a non riuscire a far entrare tutto nelle sole 24 ore al giorno che abbiamo. Pensare ed agire in multitasking è spesso una necessità e non un'aspirazione, costretti dai mille impegni quotidiani. Certo che a volte ci mettiamo del nostro, tipo assumere incombenze non di nostra competenza o, come nel nostro caso, tornare a studiare mentre già facciamo uno o magari due lavori ed in più abbiamo una casa e dei figli a cui pensare. Ma, anche se è vero che a volte si fanno pasticci, si dimenticano cose elementari o si lascia cadere - come ironizza l'autrice dell'articolo - il cellulare nel water, è pur vero che la maggior parte di noi non riesce più a rallentare, anzi a volte si annoia pure, se non trova più cose da fare contemporaneamente!
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    Sempre sull'inefficacia del multitasking parla un articolo di Forbes. Why Multitasking doesn't work? http://www.forbes.com/sites/douglasmerrill/2012/08/17/why-multitasking-doesnt-work/. Il nostro cervello non è programmato per il multitasking, la nostra memoria a breve termine può immagazzinare dalle 5 alle 9 cose per volta. Quando cerchiamo di compiere di azioni diverse nello stesso momento che richiedano entrambe lo stesso livello di attenzione, il multitasking non funziona perché il cervello non è in grado di processare due flussi di informazioni separati allo stesso tempo e codificarli nella memoria a breve termine per poi trasferirli nella memoria a lungo termine. Questi processi non potranno essere richiamati dalla memoria a lungo termine e quindi non potranno essere usati. L'autore porta l'esempio delle riunioni di Google,(identiche a quelle nostre!) dove tutti avevano il loro lap top per continuare a seguire le diverse attività in cui erano impegnati. Risultato è che nessuno riusciva a ricordare realmente i contenuti della riunione diminuendo di fatto la produttività. Cosi alcuni meeting sono stati dichiarati "no-laptop zones".
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    Penso che sia una pura illusione pensare di organizzare le nostre cose e la nostra vita in multitasking. E' vero, momenti della nostra vita ci portano, purtroppo a dovere fare + cose in contemporanea, ma se ci facciamo caso la nostra attenzione viene catturata da 1 sola cosa x volta, le altre vengono percepite come rumore di fondo, disturbo che tende a farci perdere l'attenzione dell'attività principale. Se mentre parlo al telefono, vengo distolto dalla notizia data al televisore tendo a distrarmi, a non dare + attenzione al mio interlocutore, conseguenza perdo delle informazioni che potrebbero essere o meno importanti. Morale : il mio cervello può lavorare in multitasking, ma con inevitabile perdita di dati, alla stessa stregua di un cervello che lavora in time-sharing, a divisione di tempo, se durante quelle frazioni di tempo non perdo "informazioni" utili tutto va bene, altrimenti è un casino.
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    Io non sono d'accordo Fulvio. Credo infatti che il nostro cervello sia multitasking di default anche senza pc e cellulare! E non fa neanche fatica ad esserlo. QUando ero studentessa di Ingegneria (secoli fa) mentre facevo gli esercizi riuscivo a sentire la musica e a cantare a squarciagola le canzoni dei Cranberries o vedevo i miei passaggi preferiti del film "L'età dell'innocenza" in inglese e li recitavo pure. Sono anche d'accordo con quanto riportato nell'articolo http://filosofia.dafist.unige.it/epi/aisc06/abstract/302_iavarone.pdf in cui si afferma che nel dual task per gestire più stimoli questi non devono essere affini.
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    Federica anch'io secoli fa studiavo e ascoltavo la musica ( o meglio tenevo lo stereo acceso), poi accendevo la televisione, magari mangiavo e sfogliavo il giornale, però queste ritengo che erano tutte azioni di disturbo rispetto all'attività principale, cioè studiare, certo non contribuivano alla mia concentrazione. Così la mia canzone preferita catturava la mia attenzione e allo stesso tempo mi bloccava nello studio o per lo meno lo rallentava. Forse questo modo di studiare non era x me il top visto che mi sono fermato al terzo anno di Ingegneria elettronica con soli 10 esami....però come si dice "sbagliare è umano perseverare diabolico", continuo a studiare con il televisore acceso... In questo momento scrivo, con il televisore acceso, ascolto quello che dicono, ma non seguo l'intero discorso, quando mi concentro sulla televisione, sono costretto a fermarmi nella scrittura, non posso scrivere e allo stesso tempo seguire quello che dicono, devo condidere le mie (non eccezionali) funzioni cognitive
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    Fulvio x me invece questo parallelismo mi aiutava a concentrarmi. L'attenzione si focalizzava meglio sull'attivita' principale se c'erano altre attivita` in parallelo che quindi servivano sia per aumentare l'attenzione quando era necessario e sia da riempimento dei vuoti.
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    a me non è capitato che mi cadesse il cellulare nel water, come recita l'articolo, ma che lo lasciassi sulla cappotta della macchina si... e sono anche ripartito ovviamente, perdendo non solo il cellulare, ma anche circa 10 anni di vita...non potrei fare a meno del bombardamento di informazioni che mi arriva da ogni angolo della casa: tv, cellulare, pc... ho una specie di buco nero quando penso a cosa facevo prima che esistesse facebook...non mi ricordo proprio...
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    ovviamente facendo più cose contemporaneamente, si rischia che la concentrazione venga suddivisa per quante sono le cose che si fanno...ma è anche vero però che col tempo, secondo me, si attivano modalità di apprendimento tali che riusciamo a immagazzinare tutte le info, anche con buoni risultati.
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    Io invidio Fulvio che riesce a studiare con il televisore acceso, per me è impossibile, non riesco a concentrarmi se non ho tutto spento, adoro studiare in silenzio. E' un mio limite, riconosco che riesco a gestire diverse cose insieme, quando non è richiesto un livello di attenzione elevato. Mi rendo conto che se devo studiare, devo fare solo quello. Peccato, perchè sarebbe comodo poter vedere la tv, ascoltare la radio o altro.
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    Barbara se vuoi invidiare qualcuno, ti conviene invidiare Federica che mentre faceva gli esercizi sentiva la musica, cantava e vedeva un film in inglese e li recitava pure. Scherzi a parte non riesco a studiare se non sento la televisione o la musica, forse mi fa paura il silenzio... non quello di mia moglie che se inizia a parlare mi deconcentra. Viene da se che la seguo in modo "disordinato" ( sia la Tv, che mia moglie), ogni tanto mi fermo con lo studio per dare uno sguardo, quello che capisco capisco....parlo della Tv, mia moglie la perdo prima
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    L'esperimento fatto del mono-tasking penso che sia davvero interessante per verificare come reagisce la mente umana e di conseguenza coem impara a gestire le relazioni con gli altri. Credo inoltre che oggi è molto difficile evitare di essere multitasking visto il ritmo frenetico e casi sempre più frequenti di impegni contemporanei, e poi fondamentalmente credo che ci piace!
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    L'esperimento di Jacobs dimostra che fare troppe cose contemporaneamente è certamente a discapito della precisione, della corretteza dell'azione. La nostra mente negli anni si è evoluta ed è abituata a gestire attività fisiche e mentali nello stesso momento come ascoltare musica, navigare su internet e magari telefonare. Questo dovuto anche ai nuovi stili richiesti dalla vita quotidiana. Dobbiamo tuttavia evitare i comportamenti, molto discutibili, di coloro che guidano, mandano SMS, guardano il navigatore e certe volte si dimenticano della cosa più importante: "CHE STANNO GUIDANDO".
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    Non sono completamente d'accordo con quanto si afferma, in quanto se è vero che fare tutto insieme comporta un grado di errore più elevato, è anche vero che in particolare le nuove leve, i nativi digitali, hanno una mente votata al multitasking, con la conseguenza che riescono a gestire più processi in maniera naturale meglio di un adulto. Questo non significa che non sbaglino o che in una condizione di monotasking le attività non vengano svolte meglio, ma certamente le nuove generazioni sono e saranno sempre più precise nel fare "tutto insieme".
isabella isabella

mulltitasking e psicotecnologie - 6 views

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    il cervello al giorno d'oggi
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    Al giorno d' oggi con l' accrescersi della societa' della informazione il cervello si abitua a svolgere piu' compiti simultaneamente (multitasking work) senza provocare interferenze. Come nel computer si ha la possibilità di aprire varie finestre ed elaborare in parallelo le informazioni anche il nostro cervello e capace di elaborare piu' compiti contemporaneamente. La formazione cerebrale diviene in tal modo piu' flessibile e capace di suddividere la attenzione in molteplici attivita' di elaborazione delle memorie e breve termine. L' utilizzare le molteplici capacita' di integrazione cerebrale della informazion, come si fa con lo "zapping in TV", va' pero' a discapito della concentrazione attenzionale e percettiva. Pertanto , come si puo osservare dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello ( RMf-Brain -Imagin), la elaborazione della parallela della informazione va ad attivare ben poco le zone centrali del cervello responsabili del confronto con i processi mnemonici a lungo termine ( Talamo ed Ipotalamo). Pertanto il passaggio da una formazione di tipo logico-seriale, ad una piu' propria dell' e.learning mediata dalla utilizzazione del computer, comporta una maggior capacita' di elaborazione immediata e flessibile delle informazione, ma sostanzialmente deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine. In conclusione l' abitudine a saltare da un processo di integrazione cerebrale della informazione ad un altro con una elevata frequenza, certamente cambia la forma di intelligenza poiche' cambiano le modalità di articolare il pensiero, aumentando contemporaneamente lo stress e diminuendo il controllo della percezione cosciente, determinato in precedenza dal confronto costante con ma memoria a lungo termine. Infine e stato notato che i modelli modulari e flessibili della attenzione sono piu' appropriati al cervello femminile che e' mediamente piu' capace di passare da un compito all'
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    il multitasking è l'essenza della nuova era, i giovani sono sempre più mutitasking, anche nella vita quotidiana, è facile vedere persone che anche alla guida, scrivono sms, mentre ascoltano la radio e magari fumano anche una sigaretta, dando uno sguardo di tanto in tanto al percorso sul navigatore..
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    La locuzione Homo Zappiens è stata coniata da Wim Veen e Ben Vrakking, rispettivamente professore e ricercatore all'Università di Delft, per indicare la generazione digitale, cioè quei giovani nati e cresciuti all'ombra delle tecnologie mentali, abili nel gestire il flusso (o il sovraccarico) di informazioni che circola nei nuovi media, nell'intrecciare le comunicazioni faccia a faccia con quelle virtuali e nello sfruttare i loro interlocutori connessi in rete per risolvere in modo cooperativo i loro problemi, a volte capaci di fornire un contributo sia pur minimo alle conoscenze condivise. HZ apprende esplorando e giocando, cioè trasferendo le tecniche dei videogiochi a problemi di varia natura e impadronendosi di conoscenze che non fanno più parte di un canone scolastico semifisso ma sono negoziabili e mutevoli a seconda del contesto e delle circostanze. Queste capacità e caratteristiche di apprendimento saranno utilissime a HZ nella società della conoscenza "liquida" che si profila. Interessante è il rapporto di HZ con la scuola: il tempo di attenzione breve, il comportamento iperattivo, l'indipendenza nell'apprendere fanno dello scolaro HZ un soggetto difficile ma stimolante, che richiede metodi nuovi e originali di insegnamento. E, sostiene Veen, è la scuola che si deve adattare a HZ perché la società che si annuncia avrà bisogno di persone capaci di affrontare la complessità, la mutevolezza, l'adattamento e l'incertezza. Gli insegnanti sono sottoposti a una forte tensione, che deriva dalle diverse abitudini cognitive e attive rispetto a HZ e dalla diversa architettura cerebrale. I giovani digitali sono impazienti, vogliono immediatamente le risposte ai loro quesiti, non si concentrano per risolvere categorie di problemi, ma si gettano sul caso particolare passando subito oltre, non fanno mai una sola cosa alla volta, saltano da Internet alla TV, dal cellulare all'iPod con una divisione di tempo vertiginosa che sfiora la simulta
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    Eppure molte ricerche sul multitasking, ne riporto una in particolare, dimostrano il contrario: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Una sola minoranza di individui (3 su 100) dimostrano di essere a loro agio nell'operare in multitasking il resto invece registra un evidente calo di attenzione e concentrazione. Frank Schirrmacher ha scritto un bel libro "La libertà ritrovata" su questo argomento. Sembra che proprio il multitasking sia responsabile della fatica che i giovani fanno a leggere testi lunghi, del loro distrarsi facilmente, della loro incapacità di astrazione. Però io reputo il tuo contributo corretto e appropriato. La presenza di diverse linee di ricerca anche contradditorie non è altro che il segno dell'importanza e dell'attenzione che riveste questo argomento. Giustamente considerato come sostanziale in quest'epoca digitale.
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    L'articolo è interessante, personalmente vorrei aggiungere che il cervello è per sua natura multitasking. Si pensi alle azioni che esso compie ogni giorno anche senza ausilio del computer. Un esempio? Pensiamo a quando siamo alla guida di un auto, quante cose facciamo contemporaneamente? Guidiamo, per prima cosa, una attività che per chi ha imparato diviene un automatismo, pensiamo (se siamo soli alla guida del mezzo), conversiamo se siamo in compagnia e magari ascoltiamo la radio (eviterei di usare il telefonino, quello è pericoloso). Se riflettiamo su questo il funzionamento del cervello appare più stupefacente dal momento che eseguo più azioni contemporaneamente. Un altro esempio può essere l'azione di attraversamento di una strada trafficata a piedi. Anche in questo caso, a prima vista banale, il nostro cervello esegue una serie di valutazioni rapidissime e complesse. L'osservazione del percorso, la valutazione della velocità delle auto, la distanza da attraversare, il calcolo del tempo necessario a percorrere il tragitto. Tutto ciò implica una serie di valutazioni e calcoli che la nostra mente deve eseguire in pochissimo tempo. Alcuni scienziati hano confermato che far attraversare la strada ad un automa è molto difficoltoso. Il cervello ha quindi delle grandi potenzialità potendo eseguire più operazioni contemporaneamente. Oggi ci troviamo immersi in un flusso informativo di ampia portata, seguire tutto è impossibile ma il cervello opera delle scelte. L'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici determinerà (o già lo stà facendo) una variazione del modo di vivere e di pensare. Il genere umano è molto adattabile come dimostrano le teorie evoluzionistiche.
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    Condivido il fatto che la nostra società ormai ci "obbliga" a fare tante cose in contemporanea e penso che sia discutibile il fatto che queste cose siano fatte bene. E' sicuramente vero che oggi facciamo tante cose che sfuggono al controllo della nostra coscienza e vengono fatte in modo automatico, come guidare l'auto, camminare, respirare, salutare....L'automatismo viene meno quando durante la guida avvertiamo un pericolo, in questo caso sarà normale interrompere le nostre discussioni o l'ascoltare la radio, concentrando la nostra attenzione sulla guida e il "controllo" dell'auto. Lo stesso vale mentre camminiamo, l'automatismo smette quando dobbiamo attraversare la strada in coincidenza di un semaforo. Penso che il cervello multitasking viene messo in crisi, se al posto di automatismi abbiamo la necessità di ragionare e prendere rapidamente delle decisioni, in questo caso non possiamo distogliere "risorse" per essere multitasking
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    Fulvio nel mio post precedente non ho contemplato le situazioni di stress decisionale. Certo il tempo di reazione è fondamentale e anche questa è una carattersitica del nostro cervello. Interrompere un'azione per prendere una rapida decisione è una peculiarità che può essere variabile da individuo a individuo (personalmente sono un pò lento) e dipende dalle proprie potenzialità. Qualcuno ha pensato a come misurarle. Penso che troverai interessante il contributo "Multitasking vs. Continuous Partial Attention".
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    L'articolo riporta correttamente (seppur con la necessaria sintesi della scrittura per il web - giusto una cartella) i pro e i contro che gli studiosi intravedono nel multitasking. Gli argomenti di fondo sono quelli che De Kerckhove affronta nel confronto con le tesi di Nicholas Carr, autore di "Google ci sta rendendo stupidi?", al quale contrappone una visione più favorevole pur senza nascondersi ricadute negative.
scurci

Più multitasking, meno attenzione: ecco come internet modifica il cervello - ... - 0 views

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    La definizione di multitasking è: svolgimento di piu' funzioni contemporaneamente. In un mondo moderno dove tutto viaggia velocemente dove bisogna fare sempre piu' cose in un tempo sempre piu' ristretto, questa capacità può sicuramente essere positiva, tuttavia alcuni studi hanno dimostrato che la capacità di concentrazione è nettamente cambiata non ci si riesce piu' a concentrarsi o a mantenere la concentrazione su di un compito.
Luigi Coccia

Nel mondo il multitasking è donna - 17 views

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    Da donna sono d'accordo con questa teoria, ma ovviamente non si può generalizzare. Io personalmente vivo facendo tante cose contemporaneamente: mamma, moglie, studentessa, lavoratrice... Fin da ragazza ascoltavo la musica, studiavo, conversavo con le mie compagne... fa parte del mio essere e l'avvento di internet e degli smartphone non ha fatto altro che aumentare questa capacità.
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    Noi donne diciamo siamo predisposte al multitasking che ci viene proposto con le nuove teconologie. Anzi , posso dire che con le nuove tecnologie anche gli uomini stanno imparando ad essere multitasking .Per noi donne l'essere multitasking è qualcosa di innato e l'avvento delle tecnologie ci aiuta a praticarlo sempre di piu'
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    Personalmente credo che il fatto di essere multitasking o meno sia più legato a caratteristiche personali che di genere, ritengo piuttosto che la narrativa che vede la donna come più multitasking dell'uomo sia maggiormente legata al ruolo sociale che viene imposto alla donna: lavoratrice, madre, moglie...
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    Il multitasking crea un circolo vizioso di dipendenza dalla dopamina, premiando effettivamente il cervello a perdere la concentrazione e a cercare stimoli esterni. A peggiorare le cose, la corteccia prefrontale ha una "distorsione da gadget", il che significa che la sua attenzione può essere facilmente distratta da qualcosa di nuovo - gli oggetti ...
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    Sicuramente ci sono persone più o meno predisposte alla capacità di svolgere più compiti contemporaneamente, ma mi piace molto questa definizione di Multitasking è donna. Ironicamente viene spesso detto che la donna ha maggiori capacità dell'uomo, che invece nel tentativo di fare due cose allo stesso tempo perde la concentrazione in uno dei due compiti dopo un breve tempo. Sappiamo anche che la quotidianità di una donna, lavoratrice, madre e che si occupa della casa ha la reale necessità di essere Multitasking, altrimenti le 24 ore di una giornata non sarebbero minimamente sufficienti , anche se spesso continuano comunque a non esserlo. Simpatica e realista il pensiero riportato nell'articolo in cui si dice: Menomale, siamo predisposte al multitasking.
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    Sono d'accordo con questo sondaggio, poichè la donna all'interno della nostra Società svolge più mansioni e più ruoli nello stesso tempo, anche a causa di scarso tempo libero; quindi oltre ad essere portata al multitasking, si trova ad affrontare una situazione di adattamento relativo al proprio contesto socio-culturale; è supportata da determinate caratteristiche biologiche che la predispongono verso più approcci nello stesso momento. Di solito succede questo ma ciò non costituisce una regola generale.
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    Anche io da donna mi ritrovo nel mettere in atto varie azioni in multitasking, molto spesso peró mi rendo anche conto che, a costo di voler fare tutto, mi ritrovo a non fare bene niente soprattutto se si tratta di parlare al telefono mentre si fa qualcosa, generalmente presto meno attenzione alla conversazione e rispondo monosillabica. Sicuramente si tratta di un comportamento maggiormente visibile nelle donne perchè fin da piccole osserviamo le nostre madri fare da mamme, cuicinare, pulire e molto altro contemporaneamente.
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    Non sono d'accordo con ciò che l'articolo afferma, credo che il multitasking sia caratteristica dell'essere umano indipendentemente dal sesso. Credo che venga affibbiata per luogo comune di più alle donne. Ma è una capacità che l'essere umano continua a sviluppare indipendentemente se uomo o donna. Alcuni studi sostengono che le nuove tecnologie, per le loro caratteristiche interattive e per il loro modo di essere progettati ci permettono di fare più cose contemporaneamente e quindi di allenare questa nostra capacità. Come ad esempio tenere a mente i diversi impegni della giornata, camminare mentre siamo al telefono che parliamo di lavoro e stiamo nel frattempo sistemando la nostra scrivania. Credo che il focus dell'attenzione cadrà sempre su uno di questi compiti principalmente, è tendenzialmente sarà il compito che richiede di più la nostra presenza ed energia.
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    Il multitasking è una caratteristica dell'essere umano che le attuali esigenze stanno amplificando. La donna per cultura e caratteristiche ne rappresenta la forma più valida, ma a quale costo? Mi chiedo se oltre al dovere vi sia anche il piacere e questo perchè uno studio che ho letto individua nell'uomo la componente "piacere" in queste azioni, cosa non rilevata nelle donne.
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    Io credo che il multitasking vero e proprio non esista e non sia un attributo umano in quanto l´attenzione e´ selettiva; molto probabilmente l´articolo, decisamente non scientifico e poco esaustivo, si riferisce alla ormai ben nota e provata differenza tra il cervello maschile e quello femminile, che per motivi evoluzionistici e caratteristiche fisiche e di genere si sono sviluppati in maniera differente. Penso che in questo caso la parola multitasking sia stata fraintesa nel senso che la donna e´ biologicamente predisposta a fare piu´ cose e ad occuparsi della prole e ad avere una visuale generale della realta´, pertanto magari e´ maggiormente in grado di passare da un compito all´altro molto velocemente, mantenendo un elevato grado di attenzione, essendo anche piu´ sensibile, mentre l´uomo e´ maggiormente portato per altre task piu´ specifiche come la caccia, l´orientamento spaziale e altre che non approfondisco qui; (le conoscenze al riguardo le ho acquisite tramite la lettura del libro " il cervello delle donne").
Maurizio Aucone

Più multitasking Meno ricordi... - 4 views

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    Per James Flynn emerito Professor of Political Studies all' Università of Otaga in Nuova Zelanda, il fatto di essere multitasking, ha permesso alla donna di esprimersi al meglio e di avere più intelligenza dell'uomo. Indubbiamente, le donne sanno organizzarsi meglio, gestire un maggiore carico di lavoro e impegni. Lo studio condotto da Flynn, esperto in materia, ha calcolato il Q. I. secondo il genere, giungendo alla seguente conclusione: nei casi di parità dei sessi, le donne sono più intelligenti degli uomini. Nonostante i numerosi impegni, affrontano grintose ogni imprevisto e riescono a portare avanti le proprie prerogative, non si arrendono e non mollano facilmente. Si dividono tra casa, lavoro, hobby e amicizie senza trascurare la famiglia e le responsabilità che essa impone. La donna divenuta multitasking per necessità o virtù ha superato le barriere sociali ed è divenuta "competitiva" in campi solitamente maschili. Cambia il modo di comunicare, cambiano i ruoli e le strategie, salgono le soglie di stress e di depressione del genere maschile (dati CENSIS) normalmente geneticamente meno incline a questa patologia. Il fenomeno "multitasking" nell'era dell' moltiplicazione dei flussi di informazione, inteso come tendenza a utilizzare nello stesso istante più supporti tecnologici, per fruire di un numero sempre maggiore di informazioni, andrebbe analizzato nella sua interezza e con il giusto distacco. Elias Aboujaoude, direttore della Impulse Control Disorders dell'università di Stanford ed autore del libro Virtually you: Internet and the fracturing of the self, sostiene che la possibilità di archiviare contenuti online in maniera pressocchè illimitata porta a conservare praticamente tutto, ogni foto, ogni video ed a dimenticare però quelli che sono i momenti che andrebbero veramente ricordati. Ciò porterebbe quindi il cervello ad una fase di stallo limitando le reali possibilità di concentrazione. A complicare ulteriormente le cose
EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
Francesco Galgani

"Troppi stimoli per il cervello" non ci concentriamo più - 0 views

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    Viviamo nell'era dell'"attenzione parziale continua". Quella in cui una quantità crescente di sms, email e stimoli di ogni genere distrae la nostra attenzione dall'attività cui ci stiamo dedicando. Sempre più attività svolte simultaneamente con a ciascuna una quota ristretta di concentrazione. Ma il multitasking, di cui i giovani sono maestri, presenta anche effetti collaterali. E negli Usa si studia la sindrome da interruzione continua prodotta dai gadget elettronici.
alfonsina longobardi

Il multitasking - 4 views

Il multitasking è un modo di processare l'informazione, dedicando le risorse di sistema per eseguire contemporaneamente diversi lavori passando da un contesto all'altro. Questa possibilità operativ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
ROBERTA BADARACCO

I Google Glass usati in sala operatoria - 1 views

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    Per la prima volta in assoluto, i Google Glass sono entrati anche in sala operatoria: il chirurgo statunitense Rafael Grossmann li ha infatti indossati per un intervento di chirurgia allo stomaco, documentando il tutto in tempo reale, sul proprio blog ufficiale e attraverso un Google Hangout (non disponibile però al pubblico).
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    Molto interessante, un aspetto è che questo strumento può aumentare il senso di responsabilità, la concentrazione, l'attenzione di chi esegue un intervento, consapevole che tutto sarà registrato. Il campo di utilizzo è certamente vastissimo. Credo che in questo mondo dove il virtuale incrocia dati come in un'immensa rete di cui si conosce l'origine ma se ne ignorano gli sviluppi, il discorso della privacy andrà presto ridisegnato su altri presupposti.
Bruno Matti

Davvero Google Rende Stupidi? » MenteCritica - 4 views

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    Vero, la modalità di lettura sul web è veloce, spesso si tratta addirittura di pochi secondi. Se un utente capita su un sito, un ipertesto, un link, un blog che non risponde alle attese cambia pagina e lo fa in 5 secondi. La lettura el web è poi molto piu' rapida e spesso superficiale. La mente dell'uomo è aperta, elastica... io oserei definirla elastica... ovvero va esercitata, allenata e certamente il fatto di aver acquisito una modalità di lettura differente dal passato ci rende "meno predisposti" alla lettura orizzontale ("tradizionale") . Il gap diveventa recuperabile se riuscissimo a dedicarci alla lettura tradizionale quanto in passato.... ma ormai tutto, praticamente tutto è il sul web, che se da un lato, come diceva una collega in un commento, ha abolito le barriere spazio temporali, da un lato rischia di "rinchiuderci" nel suo mondo senza che si sia piu' in grado di guardare al di fuori.
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    @alessandro, non posso che concordare, la mente va allenata e pur restando la tecnologia fondamentale per gli scenari che si delineeranno in futuro quella che dovrà prelevare, o quanto meno possimo auspicarci prevalga, è proprio la politica "del giusto mezzo"... Le modalità di lelettura come quello di ricercare informazioni sono radicalmente cambiati e cio' che sembra possibile ipotizzare anche se la previsione è verrà mente spostata nel tempo è che la prossima evoluzione premierà menti che progressivamente saranno "multitasking"... sarebbe un bene aquisire pienamente la capacità di dedicarsi a piu0 cose contemporaneamente ma soltanto se questo non adrà a scapito completo della concentrazione.... Staremo a vedere :-)
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    "Leggere allarga la mente, senza dubbio, ma l'ampliamento avviene dentro la testa. Lavorare al computer implica che quasi tutta l'elaborazione mentale, che riguardi testi, immagini o suoni, si sposta fuori dalla propria testa. L'interattività è una condizione, non un'opzione. (…) Il nostro rapporto con lo schermo è molto complesso, è un rapporto in cui a tutti gli effetti una grande quota delle nostre funzioni cognitive viene data in delega."
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    Per Carr Il "Web non ci incoraggia mai a fermarci, ci tiene in uno stato continuo di movimento". Il cervello si adatta a queste ripetute distrazioni trasformandoci in pensatori superficiali, sempre più incapaci di concentrarci, di leggere un testo lungo o di connettere le informazioni che riceviamo. Carr cita Seneca, ricordando che essere dovunque - come ci consente di fare Internet - equivale a non essere in nessun luogo. L'autore però non riesce a fornire una spiegazione davvero convincente del perché i "pensieri diversi" del Web siano oggettivamente peggiori di quelli prodotti dalla cultura della stampa o perché la tecnologia cartografica, per esempio, "diede all'uomo una mente nuova e più aperta, in grado di comprendere meglio le invisibili forze che danno forma al suo territorio e alla sua esistenza".
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    Nonostante il pessimismo di Socrate la razza umana a continuato a prosperare e crescere nonostante la scrittura, o forse proprio grazie ad essa. Internet in generale, e i motori di ricerca nello specifico, sono solo strumenti, molto comodi da utilizzare, perché mettono a disposizione praticamente tutto in tempo reale. In quanto strumenti, come tali non ci possono rendere più o meno stupidi di quanto possa fare un libro, che è uno strumento per la conservazione e la trasmissione del pensiero. D'altra parte, un libro aperto mi può rendere più intelligente, di un libro chiuso. Nella Cina di Qin Shi Huang nell'anno 212 a.C si bruciavano libri, come in "fahrenheit 451", e alcuni stati impongono restrizioni alla rete. Questa preoccupazione la dice lunga sul fatto se la rete ci rende più o meno stupidi.
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    interessantissimo articolo. Vorrei sottolineare, secondo il mio modestissimo parere, generalizzando il discorso alla tematica generale, come la "tecnologia" intesa nella dizione puramente tecnica del termine svolge nella moderna società un compito di supporto al quotidiano. sotto numerosi aspetti si dimostra addirittura indispensabile (vedasi ad esempio le terapie quotidiane di ipo "salva-vita" indispensabili ed attuate solo esclusivamente attraverso sofisticatissime apparecchiature), sotto altri è sicuramente superflua. Secondo me, essendo un acerrimo sostenitore dei libri cartacei, nè è dimostrazione di inutilità la recente introduzione nel mercato multimediale dei cosiddetti libri informatici. Attenzione, non dico che il mondo del web sia sbagliato, ma solo che andrebbe approfondito con moderazione nei suoi aspetti più basilari (letteratura di tipo elementare)
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    A parer mio penso che la scoperta delle nuove tecnologie ci permette di essere informati e collegati con il resto del mondo in qualsiasi momento e questo è un vantaggio ma nello stesso tempo ci mette in una condizione di passività e di pigrizia se non stiamo attenti. Ad esempio Internet pone l'efficienza e l'immediatezza al di sopra di qualsiasi altra cosa, indebolendo di conseguenza la nostra capacità di leggere profondamente, come facevamo invece quando la carta stampata aveva fatto delle opere letterarie prodotti di largo consumo tra i lettori di tutti gli strati sociali. "Siamo diventati meri decodificatori di informazioni" possiamo dire. E c'e' caso che in breve finiremo tutti col pensare come Google, conversare come le e-mail e parlare come Twitter.
Mauro Rossi

Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta - Stili di vita - Salute e B... - 8 views

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    Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta Il multitasking non e' da tutti: solo il 2,5% delle persone riesce a prestare veramente attenzione a piu' attivita' insieme. Il cervello sceglie invece una sola cosa alla volta eliminando tutto il resto e fare piu' mansioni contemporaneamente puo' avere anche conseguenze negative. E' l' 'attenzione selettiva', una abilita' innata che aiuta a ragionare in un mondo fatto fondamentalmente di rumori. I ricercatori della California University di San Francisco hanno usato il frastuono di un party come test per osservare come funziona il multitasking scoprendo che e' la zona della corteccia sensoriale del cervello localizzata dietro le orecchie, dove arrivano e vengono interpretati i suoni, ad accendersi in presenza di un singolo stimolo uditivo e che, con l'aiuto degli occhi, aumenta la percezione cosi' da registrare solo il suono piu' alto ''come se ci fosse solo una persona a parlare'', sottolinea il direttore dell'indagine, Edward Cheng. Il fenomeno e' stato battezzato dagli studiosi col nome di 'cocktail-party effect' e la ricerca e' stata pubblicata di recente su Nature.
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    Dei ricercatori francesi hanno osservato e studiato un campione di 32 volontari, affidando loro prima un compito e successivamente due compiti differenti ma simili. I volontari sono stati osservati nel corso dell'esperimento con la risonanza magnetica e i ricercatori hanno notato che, mentre nello svolgimento di un'unica mansione venivano coinvolte più zone neurali di entrambi gli emisferi cerebrali, nello svolgimento di più funzioni il cervello si divideva a metà, deputando a ciascun emisfero un incarico. In particolare il lobo frontale, che è la parte del cervello deputata alle funzioni esecutive, non può adempiere a più di due compiti. Il tipo di esperimento eseguito, su un campione di individui destri e nessun mancino e con due compiti da portare a termine che erano simili tra loro, dicono i ricercatori sulla rivista "Science", non consente di dire se la divisione dei compiti tra i due emisferi sia casuale o dipenda dal tipo di operazione e dalla dominanza di un emisfero su un altro. Ma i risultati dello studio suggeriscono che il lobo frontale, che ha funzioni esecutive, è limitato a svolgere al massimo due compiti nello stesso momento. "Ecco perché la gente prende spesso decisioni irrazionali quando fa più di due cose insieme", spiega Koechlin: "Possiamo cucinare e stare al telefono, ma non possiamo per natura provare a leggere anche il giornale". Lo studio suggerisce anche che non esagerare nel multitasking è una buona regola non solo per le cose da fare, ma anche per quelle da pensare. Come il nostro cervello non è fatto (se non a un caro prezzo e con dubbi risultati) per fare troppe cose in una volta, così non è predisposto nemmeno per pensare a troppe cose: anche le scelte devono essere prese su due opzioni alla volta.
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    Alcuni ricercatori,guidati dal sociologo-matematico Clifford Nass,hanno condotto vari esperimenti su 100 studenti,tra multi-attivi e più tranquilli;e hanno concluso che il cervello dell'individuo multitasking lavora male.Chi è bombardato da flussi di informazione(da telefono,pc,tv) e cerca di fare tante cose insieme è disattento,non riesce a concentrarsi né a utilizzare bene la memoria.Con risultati peggiori di quelli dei posapiano che fanno una cosa alla volta.Per stabilire se i multitaskers ci sono o ci fanno ovvero se sono nati con una minore capacità di concentrazione,o se facendo tante cose insieme danneggiano le loro abilità cognitive,un giornalista-scrittore americano, A.J. Jacobs,ha preso sul serio la seconda ipotesi. Jacobs, ha provato a vivere facendo una cosa alla volta.All'inizio, Jacobs stava impazzendo.Perché per condurre una vita mono-tasking bisogna rinunciare al nostro consueto modo di vivere. Fin dall'inizio della giornata:niente più colazioni brevi e frenetiche,si fa il caffè mentre si accende il computer e si controllano le e-mail sullo smartphone.Niente cene familiari con la tv accesa.Niente telefonate mentre si legge,si cucina o si lavora.ESPERIMENTO La tecnica, spiega Jacobs,ha seri fondamenti scientifici.Possiamo lasciare i nostri pensieri scorrere lasciando il cervello in default,venendo sopraffatti da rabbia, meschinità, orgoglio ferito, fantasie egoistiche.O possiamo coscientemente scegliere di esercitare un qualche controllo su come e cosa pensiamo» Cercando di finire una relazione-facendo i conti di casa-rispondendo al telefono-controllando legumi che cuociono.Alla fine dell'esperimento,Jacobs è stato meglio.Riusciva a giocare con i suoi bambini senza controllare messaggi e e-mail,parlava con gli amici tenendo gli occhi chiusi per sentire l'altro e approfondire il contatto.Non ha smesso di essere un multitasker, ma:"sono come un fumatore che da tre e' passato a 10 sig al giorno"!
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    Quando io riesco ad essere concentrata in un'unica cosa da fare, sento che è come se avessi fatto della meditazione. Sono in pace con me stessa, col mondo, serena e positiva nei confronti della vita. Non so quale sia la ragione. Ma so che questo mondo sempre di fretta ci sta facendo andare in tilt. Le persone sono più informate, più colte, più aggiornate. Ma sappiamo davvero di più? Quanto di tutto ciò che arriva al nostro cervello è ridondante e non indispensabile? Avete mai provato a leggere un giornale italiano quando siete in vacanza all'estero? Magari ne comprate uno ogni quattro giorni. Ed è assolutamente lo stesso che se l'aveste comprato ogni giorno. La quantità ha superato la qualità e l'approfondimento. Al di là del fatto di poter o meno fare più cose alla volta (e bene), qual è il fine? La nostra serenità aumenta? No, diminuisce. Il nostro impatto sul mondo è maggiore? O non abbiamo tante cognizioni di cui non facciamo nulla? Questo stesso archivio online: quanto è frutto di pensiero profondo e quanto di necessità dettata dal dover fare l'esame? Quanto ogni inserto è meditato, pensato, condiviso? E quabte cose vengono pubblicate e non lette?! Non so, ma sono molto perplessa su tutto ciò...
rosa maria tafuri

"Dal giornale al Pixel e ritorno". Seminario Fieg-OTM. Leggere: esperienza diversa su o... - 5 views

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    Differenziazioni delle diverse letture
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    Nicholas Carr nel suo famoso articolo "Is Google making us stupid?" asserisce che nel momento in cui l'individuo legge in sequenza un testo non acquisisce soltanto il messaggio dell'autore ma produce nella sua mente un insieme di inferenze e analogie, costruisce le proprie idee. La Rete è ormai il medium che universalmente fornisce le informazioni, ma ci forniscono temi su cui riflettere e modellano i nostri pensieri. Carr ammette che il Web sta modificando la sua capacità di concentrazione e come accade a lui accade anche a coloro i quali usano Internet come fonte di informazione.
Mario Amendola

MenteCritica » Davvero Google Rende Stupidi? - 4 views

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    Interessanti considerazioni sull'articolo di Nicolas Carr "Davvero Google Rende Stupidi?" su ipertesto, interconnessione attraverso la rete, logica multitasking e conseguenze sullo sviluppo del pensiero.
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    Vorrei completare questo contributo tentando di riassumere le argomentazioni di De Kerckhove contenute nella lezione n. 5 in risposta alle considerazioni di Carr. De Kerckhove definisce molto duramente quest'articolo come "Un manifesto per il dilettantismo perpetuo" pur riconoscendo la validità di molte osservazioni di Carr, ma reinterpretandone portata e conseguenze. In particolare De Kerckhove: * Contesta l'osservazione per la quale la gente non legge più e si limita a guardare solo le immagini in televisione o su Internet. In realtà, dice De Kerckhove, la gente legge e scrive più che mai. Il rapporto che abbiamo con la lingua scritta, che si tratti di leggerla o scriverla, è più forte e più diffusa che mai e questo deriva anche dal proliferare di innumerevoli supporti che ci consentono questa attività nel continuo (cellulari, smart phone, ipad, etc) * Osserva come, grazie ad internet, sia cambiato il modo di fruizione dei testi: il lettore è diventato attivo trasformandosi in lettore/scrittore (wreaders). Non è possibile leggere qualcosa su internet senza partecipare con uno scritto, cliccando, collegando, con la ricerca di varie cose, e, in conseguenza, le nostre pratiche di lettura e scrittura sono cambiate * Carr denuncia il venir meno di un necessario rapporto di profondità con il testo scritto: un tempo "amavo immergermi in un libro, esplorando le varie profondità del significato ... ora salto da una pagina ad un'altra, vado fino alla fine del libro, semplicemente non ho la tranquillità mentale che è necessaria per penetrare davvero il libro". Questo è un comportamento generalizzato, soprattutto tra i giovani che utilizzano i motori di ricerca per fare i compiti, svolgendoli di fatto in maniera superficiale e quasi "gratuita". (continua)
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    Di qui la considerazione che Google ci rende stupidi. In realtà, controbatte De Kerckhove, Google è uno strumento utile e non è distruttivo: quando un nuovo media arriva, modifica certe facoltà, alcune priorità, ne porta di nuove e poi ci dota di una nuova forma. * A tale proposito De Kerckhove sintetizza i risultati degli studi di Gary Small in relazione alle attitudini che i bambini sviluppano attraverso l'uso del computer: 1) aumenta il loro bisogno di connettività; 2) assumono una maggiore consapevolezza di loro stessi, la sensazione di diventare persone migliore grazie all'apprendimento che il computer assicura loro; 3) aumentano in conseguenza la loro autostima; 4) il maggior coinvolgimento dell'ippocampo, che è la zona che mette insieme tutte le immagini, dà loro una sensazione di maggior controllo sulla realtà; 5) effetto secondario è l'attenzione frammentata. Questo significa che in realtà raccogliamo informazioni in modo estremamente rapido, passiamo sulle cose molto velocemente, ma il problema che Gary Small scopre è che i ragazzi non tengono in mente nulla, la loro attenzione è divisa. diversi esperimenti hanno dimostrato che i giovani di oggi ad età comparabili di bambini di dieci, quindici anni fa, hanno perso qualcosa della loro capacità di leggere fisionomie, di leggere i volti, di capire ciò che le espressioni delle persone effettivamente significano, anche di riconoscere alcune persone. Questo ha a che fare con il nostro rapporto con gli schermi: passiamo più tempo con gli schermi che con le persone, e lo schermo, per quanto sia di qualità, è comunque una rappresentazione ridotta del volto e della fisionomia. In sintesi De Kerckhove riconosce il cambiamento, ma non lo bolla come effetto necessariamente negativo. (continua)
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    * Introduce il concetto di intelligenza ipertestuale: navigare tra i documenti collegati implica una ginnastica mentale ed è comunque necessario un qualche tipo di profondità al fine di valutare i collegamenti ipertestuali * Secondo Carr la concentrazione sul testo è necessaria perché si avvii il processo di archiviazione dalla memoria di breve periodo alla memoria di lungo periodo. Questo oggi non è più possibile: "On line siamo di fronte ad una molteplicità di rubinetti di informazioni alla massima apertura. La nostra elaborazione mentale salta da un rubinetto all'altro perdendosi nel processo". In realtà, controbatte De Kerckhove, Endel Tulving, uno dei massimi esperti mondiali sulla memoria, ha scoperto è che la memoria a breve termine e la memoria a lungo termine non sono gli unici tipi di memoria nell'elaborazione dell'informazione. Egli ha ne individuato almeno altri due tipi: ciò che egli chiama memoria episodica e semantica. La memoria episodica è la memoria dell'esperienza sensoriale delle cose, è stimolata dai sensi ed è in grado di contenere e sostenere molte più cose e di tipo diverso dalla memoria a breve termine. E' anche utilizzata per trasferire le informazioni nella memoria a lungo termine e quindi il ragionamento di Nicholas Carr non è completamente corretto. La memoria semantica è una memoria che registra le cose che sappiamo, in combinazione con la verifica di esperienza diretta che la memoria episodica ci dà. (continua)
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    La conclusione è che internet ci sta indubbiamente cambiando, ma non è detto che lo faccia in peggio. L'iperscrittore-lettore è colui che legge e scrive al tempo stesso, in costante dialogo con l'ipertesto. Egli ha perso la sua mente che è stata incapace di dare un senso se non in frammenti, ha perso la profondità così che la memoria - e l'identità - dell'utente è ora fuori e non dentro il suo corpo. Non potremmo vivere abbastanza esperienza sensoriale al fine di avere una frazione della quantità di informazioni che Google ci offre come strumento di recupero. Di fatto è l'estremizzazione di un fenomeno che si era già stato introdotto con la tecnologia della scrittura e al quale Eric Havelock aveva saggiamente risposto "Mettere la memoria di fuori della mente dà spazio per l'invenzione e la pratica dell'intelligenza".
Luciano Di Mele

Sherry Turkle on Digital Technology and Today's Students - 8 views

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    Sherry Turkle, professoressa al MIT di Boston, analizza i modi in cui le tecnologie hanno modellato la mente degli studenti
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    La prof. Turkle lancia un ulteriore appello affinché la scienza dell'educazione, sia in sede teorica sia in sede pratica (didattica dell'apprendimento-insegnamento), faccia proprie le nuove tecnologie digitali grazie alle quali l'istituzione rispetterebbe lo sviluppo cognitivo (di tipo sociocostruttivistico) delle giovani generazioni. L'intelligenza delle giovani generazioni cresciute sui più recenti media tecnologici è vista in modo dinamico, flessibile, capace di immersione nell'ambiente virtuale (screen tecnologico) con conseguente miglioramento dell'intelligenza visuospaziale. La breve conferenza inizia dalla constatazione dell'importanza degli strumenti tecnologici (come si è detto in una chat): il non funzionamento dello smart phone provoca il senso di smarrimento, la perdita della testa (cervello) o dell'intelligenza (mind, nel testo). Punto centrale dell'intervento della prof. Turkle è la simulazione, il mondo reale trasfigurato e vissuto come continuo gioco di simulazione (credo intesa anche nel senso di virtuale) che, oltre al concetto di immersività, consente pure di togliere al linguaggio ogni possibilità di opacità rendendolo trasparente, dialogante, interattivo, associativo e creativo.
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    le psicotecnologie formano il nostro modo di pensare, lo ristrutturano. La prof. Turkle usa il verbo "to shape": la cultura del multitasking rimodella il modo nel quale le cose vengono pensate, programmate, vissute e comunicate; allo stesso modo in cui i cellulari, i computer, sono una sorta di "estensione" dlla nostra mente, il modo in cui la nostra mente oltrepassa i confini del nostro cervello e del nostro corpo tout court.
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    Ogni generazione ha sempre criticato le mode ed i modi delle generazioni successive; la cultura del multitasking non è necessariamente un male ed ha i suoi lati positivi: l'abitudine a fare più cose contemporaneamente sviluppa il collegamento tra le varie aree cerebrali e stimola l'attenzione, rendendo più elastico il nostro cervello. La cosa più importante, probabilmente, è mantenere l'elasticità di gestire più stimoli e la concentrazione per immergerci in una sola attività lasciando fuori tutte le altre, quando è il caso.
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    E' interessante come la professoressa in conclusione, pur magnificando i vantaggi della simulazione , affermi che sia altrettanto importante che gli studenti si riappropino comunque degli strumenti della cara vecchia scuola, perchè la realtà, per quanto simulata alla perfezione avrà sempre particolari non replicabili, che sono apprendibili solo sul campo, e mai o non ancora in una realtà virtuale.
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    Un interessante contributo della prof. Turkle. Un ottimo spunto per approfondire i suoi lavori e le sue riflessioni. Il suo libro "La vita sullo schermo" è riconosciuto come uno dei libri più importanti in campo sociologico in rapporto all'avvento del cyberspazio dove riflette sul concetto di frammentazione del sè e sull'impossibilità di distinguere il reale dal virtuale.
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