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chiarafranguelli

Public History, identità professionale e riflessività degli educatori e d... - 1 views

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    L'articolo scritto da Pietro Causarano, docente di storia della pedagogia all'università di Firenze, ripercorre l'evolversi, in Italia, delle figure di docenti e studenti a partire dal secondo dopoguerra fino ad oggi. Tratta del cambiamento di centralità dall'insegnamento verso l'apprendimento, quindi la necessità da parte degli insegnanti di una consapevolezza che la loro identità professionale sia basata sulla conoscenza del processo storico e sulla loro formazione come combinazione di conoscenze/abilità/competenze e addestramento specifico. Le lacune riscontrate, unitamente all'assenza di possibilità di avanzamento di carriera, fatta salva l'anzianità, costituiscono elemento di disagio anche nella considerazione sociale, che il sindacalismo contribuisce ad aumentare. Inoltre viene descritto l'aumento della scolarizzazione femminile da secolarmente minoritaria a nettamente superiore dagli anni '80 e del precedente processo di femminilizzazione del corpo docente, specialmente nelle scuole con alunni di età inferiore ai 10 anni.
anonymous

social media e comportamenti sessuali - 7 views

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    Questo studio ha esaminato come i social network influenzano i comportamenti sessuali degli studenti universitari in Nigeria, paese dove povertà e corruzione rendono la questione ancora più seria. Il comportamento sessuale a rischio tra i giovani è una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica in tutto il mondo. Questo studio è stato condotto adottando il metodo di ricerca dell'indagine e ha utilizzato 7 università distribuite in cinque stati nel sud-est della Nigeria; affonda le sue basi teoriche nel "determinismo tecnologico" che vede nel progresso tecnologico l'unica causa delle trasformazioni della nostra società. La varietà dei contenuti disponibili su Internet oggi è praticamente illimitato e sostituisce, includendoli, quelli che prima erano considerati "mass media" come film, giornali, cinema. Sulla base dei risultati, questo studio si è concluso confermando l'esposizione dei giovani a una notevole quantità di contenuti sessuali sui social media. Questa esposizione influenza i loro pensieri psicologici e atteggiamenti nei confronti del sesso e li predispone a comportamenti sessuali a rischio che hanno gravi conseguenze: doppi appuntamenti, flirt, lesbismo e altri orientamenti sessuali. Si rende quindi necessario un processo educativo tra gli studenti universitari per aiutarli a comprendere vantaggi e svantaggi dell'esposizione costante ai siti di social media e riuscire ad adottare misure normative per monitorare e regolare i contenuti condivisi sulle diverse piattaforme.
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    L'articolo affronta il tema dei comportamenti sessuali a rischio tra i giovani, in particolare nei Paesi del terzo mondo come la Nigeria. Lo studio esamina la letteratura che collega l'uso dei social network ai comportamenti sessuali degli adolescenti e discute i tipi di contenuti che si possono trovare sulle piattaforme dei social media, compresi i comportamenti devianti e le attività antisociali. Nello studio di Kalunta-Crumpton (2017) è stato evidenziato come i giovani nigeriani siano esposti a numerosi contenuti sessuali e comportamenti devianti attraverso vari media, sia tradizionali che digitali. ed esamina gli effetti non voluti di tale esposizione, rivedendo le nuove iniziative mediatiche volte a migliorare la salute degli adolescenti. Vengono discusse anche le teorie degli effetti dei media sui giovani e presentate prove empiriche della relazione tra i media tradizionali e le attitudini e i comportamenti sessuali degli adolescenti. Infine i ricercatori raccomandano alla direzione scolastica, il governo e le organizzazioni non governative di condurre campagne di sensibilizzazione per educare gli studenti sui vantaggi e gli svantaggi di una costante esposizione ai siti di social media e consiglia al governo di adottare misure normative per monitorare e regolare i contenuti condivisi sulle piattaforme di social media.
monicapaba

Impatto psicosociale e comportamentale di COVID-19 nel disturbo dello spettro autistico... - 3 views

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    Lo studio di Marco Colizzi e collaboratori, pubblicato sulla rivista Brain Science il 03/06/2020, cerca di esplorare quale sia stato l'impatto psicosociale e comportamentale del Covid-19 sulle persone con disturbo dello spettro autistico, attraverso un sondaggio online fatto compilare ai genitori dei bambini e ragazzi con autismo. Lo scopo era quello di individuare se ci fossero delle caratteristiche sociodemografiche e cliniche che, in qualche modo, potessero determinare un esito particolarmente negativo del Covid nelle loro vite. L'ipotesi, infatti, era quella per cui dei problemi psicologici precedenti all'emergenza potessero prevedere un esito sfavorevole. Sono stati raccolti i dati offerti da 527 famiglie del Nord Italia (zona maggiormente colpita dalla pandemia) attraverso un sondaggio composto da 40 domande su aspetti socio-demografici e clinici. I risultati hanno rilevato come il 93% delle famiglie stessero vivendo una maggiore difficoltà nella gestione delle attività quotidiane, sia nel tempo libero sia nelle attività più strutturate. Inoltre, quasi il 40% dei bambini presentava problemi comportamentali più intensi e più frequenti. Si è visto come i problemi comportamentali precedenti al periodo dell'emergenza Covid-19 prevedevano un rischio più elevato, più frequente, più intenso, di manifestazioni di comportamenti dirompenti. In conclusione, è stato possibile affermare che l'epidemia da Covid-19 abbia indubbiamente provocato un aumento delle difficoltà tra le persone con Disturbo dello Spettro Autistico.
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    L'articolo parla di uno studio condotto nel Nord Italia per indagare l'impatto della pandemia COVID-19 sui soggetti con disturbo dello spettro autistico (DSA) e sulle loro famiglie. L'indagine ha raccolto i dati di oltre 500 genitori e tutori di persone neurodivergenti ed ha rilevato che la pandemia ha portato a maggiori difficoltà nella gestione delle attività quotidiane e a problemi di comportamento per la maggior parte delle persone con DSA. I bambini con problemi comportamentali preesistenti sono risultati particolarmente a rischio. Lo studio ha inoltre identificato la necessità di un maggiore supporto sanitario e di interventi per affrontare gli effetti dirompenti della quarantena. Tuttavia, l'indagine presentava alcuni limiti, tra cui la mancanza di una valutazione standardizzata delle caratteristiche cliniche e di informazioni sul sesso dei bambini DSA.
marcom1982

La media education a scuola: buone pratiche e strategie didattiche - 13 views

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    I nuovi media occupano gran parte del nostro tempo sociale e sono fortemente presenti, ed utilizzati, anche a scuola da bambini e adolescenti. Spesso e purtroppo, però, li utilizziamo in modo spropositato ed errato e ciò può avere gravi conseguenze per le persone e per la società. Ora più che mai è importante parlare delle nuove tecnologie: solo così sarà possibile conoscerle, comprenderle, per utilizzarle in modo consapevole, critico e cosciente. Ciò deve avvenire sia a scuola che in famiglia, allo stesso modo e nello stesso tempo, per educare i bambini e gli adolescenti alla cosiddetta Media Education. In questo articolo viene approfondita la Media Education tra formazione e scuola, offrendone un primo sguardo, un'introduzione, focalizzando l'attenzione sui suoi aspetti teorici.L'educazione ai media deve essere intesa come insegnamento di tipo trasversale, in quanto non vuole ottenere un posto a sé nel programma scolastico, questo è il punto predominante dell'articolo. La tecnologia deve essere un uso pratico, coinvolgente e diretto . I media possono, e devono, essere pensati come trasversali al programma, come elementi imprescindibili e come dimensione aggiuntiva, valorizzante e ispiratrice. I bambini sono continuamente esposti ed influenzati dalle informazioni che ottengono dalle nuove tecnologie e ciò può portare a conseguenze molto negative, anche al cyberbullismo. Educare bene alla tecnologia non favorendo l'indipendenza della stessa aiuta il bambino ad emergere e saper usare notevolmente i media come risorsa e non come opera distruttiva.
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    Giulia Piazza scrisse l'articolo in questione esaminando alcune possibili strategie didattiche da usare per proporre l'educazione dei media a scuola. Ci spiega perché è importante insegnare la media education a scuola e il ruolo delle influenze sociali nella comprensione del mondo e nella costruzione del senso di identità, così come l'importanza del prestare attenzione all'influenza che i bambini ottengono dalle nuove tecnologie. L'approccio pedagogico della media education valorizza alcuni principi per l'educazione quali l'apprendimento centrato sul bambino, l'apprendimento trasversale ecc. approccio dunque non autoritario, che favorisce la motivazione e aiuta i bambini a indagare e riflettere da soli. Ci spiega quali sono le buone pratiche dell'educazione ai media e l'importanza dell'argomento di analisi del testo e del contenuto, quali sono quindi le tecniche utili per insegnare i media tramite analisi testuale e di contenuto così da sviluppare una conoscenza della grammatica mediale. Vengono presi in esame anche il case study e la simulazione, quindi l'uso del gioco di ruolo e della sfida che agiscono sulla motivazione e sulla conoscenza proprio come l'aiuto dello studio di un caso specifico vada ad incoraggiare gli studenti a condurre ricerche approfondite. L'articolo inoltre sottolinea uno degli aspetti centrali e indispensabili della Media Education: la produzione, che comporta l'uso pratico, coinvolgente e diretto delle tecnologie, avendo un valore educativo importante in quanto va a garantire comprensione e critica del linguaggio mediale.
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    L'articolo discute l'importanza dell'educazione ai media nelle scuole. L'autore sostiene che i mezzi di comunicazione sono una parte fondamentale dell'ambiente culturale di ciascun individuo, compresi i bambini e gli adolescenti. Ciò significa che la media education è importante per aiutare i giovani a decostruire i testi mediali e a comprendere i valori trasmessi. Inoltre, l'articolo sostiene che l'educazione ai media valorizza alcuni principi fondamentali per l'educazione, come l'educazione alla cittadinanza e alla partecipazione attiva, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'articolo sottolinea che la media education promuove un esercizio critico da parte dei bambini, aiuta i bambini ad imparare a imparare e cerca di generare l'atteggiamento interrogativo, accompagnato dal dialogo e dal pensiero critico. L'autore conclude sostenendo che l'educazione ai media dovrebbe essere inclusa come curricolo trasversale a tutte le discipline di insegnamento, per incrementare e migliorare l'insegnamento e l'educazione. L'articolo fornisce alcune "buone pratiche" per la realizzazione dei percorsi di Media Education, come la costituzione di un gruppo docenti e la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori.
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    Il testo parla dell'importanza dell'insegnamento della Media Education per aiutare i bambini e gli adolescenti a comprendere i messaggi mediatici e sviluppare una comprensione critica dei media. L'approccio pedagogico della Media Education si basa su principi come l'educazione alla cittadinanza, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'educazione ai media deve essere sistematica e continua, e il curriculum dovrebbe essere considerato trasversale a tutte le discipline di insegnamento. Le buone pratiche dell'educazione ai media includono la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori, la definizione chiara dei tempi e degli spazi per le attività, la documentazione e la valutazione dell'esperienza, la condivisione con i genitori e la creazione di un prodotto di comunicazione da condividere con la comunità scolastica. L´ autrice infine descrive alcune tecniche utili per l'insegnamento dei media, come l'analisi del testo e del contenuto, il case study, la simulazione e la produzione.
fferri5

Inclusività culturale nella Media Education - 7 views

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    L'articolo "Rethinking the Concept of Mediatization: A Framework for Future Research" di Çiğdem Bozdağ, pubblicato il 28/12/22 su "Inclusive Media Literacy Education for Diverse Societies", discute l'importanza dell'educazione alla media literacy in contesti scolastici culturalmente diversi. L´autrice propone un approccio pedagogico centrato sullo studente, volto a sviluppare l'autonomia critica nell' interazione con i media, evitando una visione sovra-culturale o cieca alla cultura. Il progetto di ricerca partecipativa è stato condotto in una scuola secondaria in Germania, in cui gli alunni sono stati coinvolti nella preparazione di una presentazione sul loro influencer preferito, che ha dimostrato come le diverse origini culturali abbiano plasmato i contenuti che venivano consumati sui social media. L'articolo discute i benefici e le sfide di progettare un approccio più inclusivo e partecipativo all'educazione ai media nel contesto di scuole culturalmente diverse e sostiene l'importanza di adottare metodi di insegnamento basati sui progetti che consentano agli studenti di portare le proprie prospettive ed esempi. L´autrice sottolinea l'importanza di un approccio bottom-up all'educazione alla media literacy, in cui si possa portare i propri esempi e diventare protagonisti del proprio apprendimento, creando nuovi spazi di riflessione e trasformando le prospettive degli insegnanti e degli studenti stessi.
bertolova

PERFORMANCE DI IDENTITA' CULTURALE SUI SOCIAL MEDIA: UNO STUDIO SUGLI STUDENTI BOLIVIANI - 4 views

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    In questo recente articolo tratto dalla pagina del MDPI Open Access Journals, viene presentato uno studio eseguito attraverso 17 focus group, con 105 studenti universitari boliviani, con l'intento di esplorare qualitativamente le interazioni con i social media nella rappresentazione dell'identità culturale degli studenti dei Paesi del sud del mondo. Performance e polimedia sono le lenti concettuali utilizzate a tale scopo, con particolare attenzione al ruolo dei social media rispetto al contesto specifico di utilizzo. Gli argomenti chiave si sono concentrati attorno al nesso globale-locale nella cultura di massa e su come i media possano rivitalizzare e riarticolare le tradizioni e le identità culturali. Nel contesto boliviano, questi studenti rappresentano una parte molto consistente e diversificata della popolazione con background regionali, culturali, sociali ed economici diversificati. Inoltre le loro aspirazioni educative e di status hanno reso questo gruppo di studenti un piccolo microcosmo utile ad analizzare i meccanismi alla base della nascita di idee sulla cultura locale, cittadinanza globale, mondanità, cosmopolitismo ecc. I risultati dello studio contribuiscono a comprendere maggiormente gli intrecci tra identità culturale e social media tra i giovani al di là dei contesti del Nord globale e dimostrano che la varietà delle identità culturali boliviane (che variano da regionale e indigeno a nazionale e cosmopolita) non sono attivamente associate o eseguite su tutti i social media utilizzati, ma si modulano in base alle diverse percezioni che gli studenti hanno dei media stessi (visibilità, intimità, normatività) che modellano le diverse performance d'identità culturale.
duccio2023

Scuola - Dalla Media Education alle New Media Education - 6 views

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    Questo articolo, scritto dalla Dott.ssa Doni, parte da alcune affermazioni di Len Masterman per definire la Media Education e dopo una panoramica storica della ME a livello internazionale e italiano, analizza alcuni punti fondamentali che la New Media Education deve affrontare, in ambito soprattutto italiano. La Dott.ssa Doni, in particolare, fa riferimento ad alcune considerazioni di Pier Cesare Rivoltella (Presidente e Direttore scientifico del Cremit) secondo il quale la New Media Education ha importanti sfide che l'attendono. Prima di tutto, partire dalla constatazione che le nuove tecnologie (smartphone, tablet etc) non permettono un controllo capillare e continuo di ciò che fanno i giovani con questi dispositivi. In secondo luogo, essi vanno educati non solo ad una lettura critica e responsabile dei media, maanche ad una scrittura degli stessi. Un terzo aspetto da tenere in considerazione è che i media non fanno parte del vissuto del giovane, ma è permeano completamente il tessuto sociale dei ragazzi di oggi. Infine, un aspetto che riguarda più specificatamente la scuola, ossia la necessità che la media education penetri in modo trasversale e olistico tutte le dimensioni dell'educazione.
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    Dott.ssa Teresa Doni, docente presso la Facoltà di Scienze della comunicazione sociale e la Facoltà di Teologia dell'Università Pontificia Salesiana, nonché presso la Facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università San Tommaso (Angelicum) di Roma, analizza la nascita e la storia della media education nel panorama scolastico italiano ed internazionale, riflettendo in merito ai cambiamenti che la stessa ha offerto in campo educativo e comunicativo, volgendo altresì lo sguardo alle future sfide che il sistema scolastico dovrà affrontare al fine di adeguarsi all'evoluzione di tale rinnovato sistema culturale.
andrevero

'Education matters': Proposed bill raises controversy - The Record - 2 views

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    Commento Nello stato dell'Indiana, Stati Uniti è stata proposta una riforma dell'istruzione chiamata "Education Matters". Questa riforma proibirà agli insegnanti dell'Indiana di tenere lezioni che suggeriscano che qualsiasi "sesso, razza, etnia, religione, colore o affiliazione politica sia considerato superiore o inferiore ad un altro. un modo per dissuadere gli insegnanti dall'avere dialoghi autentici in classe sulla natura sistematica del razzismo, del sessismo e della discriminazione che permangono in tutta l'America. I professori pensano che questo possa incidere sulla capacità di pensiero critica dei ragazzi. Tutto questo porterà alla sfiducia tra alunni e professori, in quanto gli insegnanti credono anche che i legislatori mettano in dubbio, in questo modo, la loro professionalità ed è per questo che molti di loro vogliono cambiare Stato anche se questa situazione sta iniziando a diffondersi ovunque.
psicochiedu

Competenze digitali e Media Education: potenzialità e limiti del Piano Nazion... - 5 views

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    L'articolo del 2019 è stato scritto dalla professoressa Elena Gremigni dell'Università di Pisa, ed è stato pubblicato sulla rivista trimestrale della medesima università. Esso parla delle potenzialità e dei limiti del PNSD, dopo un generale inquadramento della letteratura della media education, dei fenomeni del digital divide, dell'information overload, del cyberbullismo e delle fake news. Tutti fenomeni che hanno bisogno per essere superati di crescenti capacità nell'utilizzo consapevole delle ICTs. Il PNSD si orienta in base a quelle che sono le direttive Europee. Prima di tutto si pone l'obiettivo di favorire le precondizioni necessarie all'utilizzo delle ICTs, poi promuove una forma didattica spendibile sul mercato, attraverso certificazioni comparabili in Europa. Parla inoltre di una formazione specifica sull'insegnamento delle competenze digitali per docenti che vengono definiti con il termine di "animatori digitali" un'espressione, che però rimanda poco alla media education e sembra invece essere orientata verso attività ludiche. Non propone interventi mirati per i soggetti più svantaggiati e non mette nemmeno in discussione il primato delle ICTs nel rafforzare le competenze trasversali. Sicuramente ci si sta muovendo per cercare di incrementare nuove capacità, ma lo si sta facendo in un mare così vasto che molte cose ci sfuggono. Si è così immersi all'interno di questo nuovo mondo che è difficile analizzarlo dall'esterno e in modo critico, ma questo è il passo necessario al fine di riuscire ad educare le nuove generazioni alla consapevolezza della potenza degli strumenti che hanno tra le mani ogni giorno. Strumenti in grado di apportare una crescita senza confini, ma che possono facilmente recare danni mai visti.
tizianocausin

AI writing takes away meaningful learning - The Record - 1 views

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    Suzanne Ehst condivide la propria opinione riguardo all'uso dell'intelligenza artificiale per gli studenti universitari. In particolare si focalizza sul chatbot più potente al momento: chatgpt. Essendo avanzatissimo, risulta molto difficile distinguere i suoi output dai comportamenti di un essere umano. L'autrice si pone il problema dell'approccio da utilizzare in campo accademico. Inevitabilmente, dobbiamo prediligere una posizione critica. In particolare, viene preso in considerazione uno dei momenti più importanti dell'apprendimento: la produzione. L'obiettivo pedagogico di produrre un testo su un determinato argomento sta proprio il processo produttivo in sè: saper recuperare, ricostruire, esporre, argomentare... tutto questo è alla base di un apprendimento significativo della materia. Invece, inserendo la consegna nel chatbot, si può tranquillamente bypassare la fatica del carico cognitivo e comunque produrre l'output richiesto. Compiere un task ad intelligenza zero. Si capisce dunque che tutto ciò va assolutamente contro le finalità apprenditive dell'assegnazione di un compito. Tuttavia, se lasciarsi sostituire dall'AI di turno sarebbe una catastrofe, bandirla risulterebbe altrettanto grave. Significherebbe ignorare la sua esistenza, ignorare che possa essere usata da studenti "pigri" ed ignorare le sue potenzialità. La speranza di Suzanne Ehst è che la risposta collettiva a questo nuovo strumento sia saggia. Lei, ad esempio, propone di usarlo in fase di pre-produzione, per superare il blocco dello scrittore. La domanda che pongo a questo gruppo è: quali sono le best practices per un uso critico della strong AI? Ovvero: come possiamo utilizzare delle macchine squisitamente computazionali per promuovere l'apprendimento significativo?
miriam24

https://www.scuolasalgari.edu.it/images/Parole_ostili_esercizi.pdf - 2 views

L'articolo "Il cercatore di fake news!" Pone al centro il concetto che il condividere è una responsabilità e bisogna leggere attentamente, valutare e comprendere ciò che abbiamo davanti. È un arti...

media education media literacy nuovi media Social Network "fake news" scuola media tecnologia etica

started by miriam24 on 14 Mar 23 no follow-up yet
frasil

Using Comics as a Media Literacy Tool for Marginalised Groups: The Case of Athens Comic... - 4 views

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    I gruppi marginalizzati, in particolare immigrati e rifugiati, sono maggiormente vulnerabili al problema della disinformazione e delle fake news, a causa delle barriere linguistiche e del loro limitato accesso alle tecnologie digitali. Grazie all'utilizzo delle immagini e alla multimodalità, i fumetti rappresentano uno strumento utile a superare le barriere culturali e a sostenere lo sviluppo di pensiero critico, creatività ed empatia. In questo articolo viene presentato il lavoro della Athens Comics Library, che ha utilizzato i fumetti per migliorare le abilità di media literacy di bambini appartenenti a famiglie di immigrati e rifugiati.
sabrinagargiuli

Bambini e computer: come cambia il modo di giocare e di imparare - 2 views

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    Interessante articolo delle dottoresse Silvia Dini e Lucia Ferlino, dell'istituto di tecnologia didattica di Genova del 2001 attraverso un'analisi attenta dei cambiamenti generazionali che sono avvenuti dagli anni '70, soprattutto per quanto riguarda il gioco dei bambini che si vede passare in modo veloce dalle bambole ai peluches interattivi,dai dischi ai DVD fino ad arrivare ai video giochi sempre più sofisticati- Mentre il modo di giocare del bambino si trasformava velocemente e definitivamente, la scuola dei piccoli che sottolineava con fervore l'importanza dell'apprendimento attraverso il gioco si arenava alle bambole. Ecco che l'interessante articolo ci mostra come e quali mezzi tecnologici hanno preziose finalità educative e didattiche. Dividendo in tre gruppi i software, Programmi di sviluppo e consolidamento delle abilità di base, Programmi caratterizzati dalla possibilità di manipolare la realtà di inventare di creare, Programmi di introduzione a contenuti di attività della scuola elementare. Un articolo ormai datato, nel frattempo i giochi proposti in quest'articolo sono superati. Interessante riflettere che ciò che poteva apparire facile e naturale nei primi anni del 2000 non viene ancora fatto nelle scuole dell'infanzia o almeno nel comune di Roma.
alicedesantis

Educare alla cittadinanza digitale a scuola - 6 views

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    Viviamo in un mondo immerso in un ambiente tecnologico e iperconnesso, siamo cittadini digitali a pieno titolo. Bisogna massimizzare le potenzialità della tecnologia e minimizzare i suoi rischi per essere consumatori critici e produttori responsabili di contenuti digitali. L'articolo enfatizza l'importanza dell'insegnamento sin dai primi ordini e gradi di scuola dell'educazione digitale. In Italia la media education non si è ancora affermata come disciplina autonoma e obbligatoria nei programmi scolastici ma possiamo trovare alcuni dei suoi aspetti all'interno dell'insegnamento dell'educazione civica nella sua declinazione di cittadinanza digitale. Gli insegnanti sono chiamati a giocare un ruolo centrale sia nella loro continua formazione, che nell'insegnamento per accompagnare gli allievi in questa fase di cambiamento rendendoli membri attivi e partecipi.
tizianocausin

Epistemic responsibilities in the COVID-19 pandemic: Is a digital infosphere a friend o... - 3 views

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    Nel paper da me riportato (datato marzo 2021), gli autori si interrogano sulle responsabilità degli intermediari digitali ai tempi del COVID-19. Per arginare la pandemia, molti governi hanno adottato delle misure restrittive volte a limitare i contatti interpersonali. Anche per questo motivo i media hanno ricoperto un ruolo, se possibile, ancor più rilevante nell'acquisizione, analisi e produzione delle informazioni su larga scala. Da un lato ci sono state la preziose collaborazioni internazionali tra moltissimi ricercatori scientifici di tutto il mondo nel tentativo di "addomesticare" il virus; dall'altro, questa dipendenza strutturale dalle informazioni online ha prestato il fianco ad un'enorme ondata di misinformazione e disinformazione. Accanto alla pandemia, è quindi proliferata l'infodemia. Vista l'imponente mole di dati prodotti dal sistema, per il cittadino comune è divenuto molto difficile decidere a quale fonte affidarsi. Siccome gli intermediari digitali intervengono proprio in questo processo di scelta (semplificando la complessità per renderla comprensibile e modificando la presentazione delle informazioni in modo personalizzato), gli autori ritengono che sia necessario istituire delle politiche di regolamentazione etica in tema. Propongono, ad esempio, un sistema di valutazione dell'affidabilità delle fonti. Questo genere di interventi a supporto del consumatore, sarebbe determinante per la buona riuscita dei provvedimenti statali volti a contrastare il COVID-19 (tra questi, la campagna vaccinale).
roberta_ti

Piano scuola 4.0: così la scuola diventa ecosistema di apprendimento grazie a... - 10 views

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    Questo articolo delinea in modo esaustivo il concetto di ecosistema di apprendimento proposto dal PNRR in ambito scolastico, che mira ad una visione sistemica della digitalizzazione in relazione ad una società complessa, volta allo sviluppo dell'individuo secondo un approccio formativo continuo orientato a costruire e potenziare competenze di tipo trasversale. Attraverso una presentazione storica delle principali evoluzioni tecnologiche in campo didattico, l'autore introduce il cuore del piano 4.0 dedito a creare una continuità tra ambienti fisici e digitali nella prospettiva di promuovere una vera e propria cultura digitale illustrando strategie, criticità e possibili soluzioni.
glendauni

La Media Education tra cultura partecipativa e intenzionalità civica - 10 views

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    Un articolo della Dott.ssa Gianna Cappello e la dott.ssa Marianna Siino, entrambe dell'università di Palermo, che pone il focus sulla differenza tra la nozione di "cultura partecipativa", espresso da Jenkins (1992), e la nozione di "intenzionalità civica" di Mihailidis (2019). Partendo dal concetto di "civic gap" di Harry Boyte (2014), cioè il divario tra consapevolezza di un problema e capacità di affrontarlo, Mihailidis sostiene l'idea che il riconoscimento di questo gap pone le basi per un'osservazione critica della media education tradizionale, maggiormente centrata sull'empowerment individuale, offrendo la possibilità di una sua ridefinizione a intenzionalità civica. Per quanto lo sviluppo del pensiero critico e creativo rimanga di primaria importanza, il solo concetto, senza una capacità di azione nel quotidiano, può portare alla formazione di un senso di impotenza e cinismo verso la possibilità di agire nel concreto, che contribuisce ad allargare il civic gap (divario civico) individuato da Boyte. In questo articolo sono illustrati ed analizzati due progetti europei, OLTRE e COMMIT, che mostrano come, la dimensione di cultura partecipativa e la dimensione di intenzionalità civica, siano strettamente collegate per poter sviluppare le competenze necessarie al fine di ricoprire attivamente un ruolo nello sviluppo di una società democratica, pluralistica e rispettosa delle diversità.
manu00

Quoziente intellettivo in calo: cosa sta accadendo alla nostra intelligenza - 7 views

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    Nell'articolo riportato, il tema che viene trattato è relativo al quoziente intellettivo, nello specifico si cerca di comprendere le ragioni per le quali negli ultimi anni è stato registrato un calo del quoziente intellettivo da parte della popolazione mondiale. Già negli anni '80 J. R. Flynn, psicologo e accademico statunitense, studiò come il quoziente intellettivo delle persone sia mutato nel corso di alcuni decenni, in questo caso però venne registrato un aumento del quoziente intellettivo, da questo risultato, definito in suo onore "effetto Flynn", si è giunti alla conclusione che il QI possa essere ritenuto indipendente dalla cultura di appartenenza. Successive analisi hanno poi dimostrato un'inversione di tendenza: il QI ha cominciato, anche se lentamente, a calare; non si è arrivati ancora ad una spiegazione largamente condivisa e convincente sulle cause scatenanti di questo effetto. La comparsa e diffusione su larga scala delle nuove tecnologie digitali e l'uso di sostanze stupefacenti sono tra le ipotesi più accreditate del calo del QI. Questa ipotesi però non regge, poiché per quanto possa essere vero che le nuove tecnologie hanno affievolito alcune nostre capacità, è anche vero che ci hanno permesso di affinare altre capacità. Anche la seconda causa alla base della diminuzione del QI, ovvero l'utilizzo di droghe può essere facilmente messa in discussione: per quanto il loro utilizzo possa avere degli effetti negativi sul funzionamento cerebrale, e indurre a lungo termine un calo del QI, questo comunque non riesce a spiegare la ragione per quale si sta verificando un cambiamento su larga scala e in modo transculturale. Stefano Cappa, professore di neurologia, ritiene che il problema sia l'utilizzo di test per la misurazione del QI troppo datati, questi misurano solo alcune capacità, che nella nuova società contemporanea vengono utilizzate meno, e non tengono conto di altre capacità che si sono sviluppate nella popolazione mondiale in line
lchiari

How Might ChatGPT Impact Journalism and Media Education? - 1 views

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    John v. Pavlik è professore di giornalismo e studi sui media alla Rutgers, l'Università Statale del New Jersey, USA. Ha svolto ricerche riguardanti l'impatto delle nuove tecnologie sul giornalismo, sui Media e sulla società. Recentemente ha effettuato un'analisi sulla Chatbot Chatgtp occupandosi degli aspetti positivi e negativi del suo utilizzo. La Chatgtp è stata lanciata per la prima volta a fine novembre 2022 come strumento di linguaggio, in grado di rispondere in modo efficace ed autorevole a vari quesiti e argomenti per cui la si utilizza. La ricerca si è occupata dei modi in cui ChatGPT potrebbe contribuire al miglioramento del giornalismo e l'educazione ai media ma anche dei pericoli in cui si potrebbe incorrere con il suo utilizzo. Da un lato si evidenziano i pregi, come ad esempio essere uno strumento di riferimento e ricerca e dall'altro i pericoli riguardanti il plagio, l'etica, i pregiudizi e l'integrità intellettuale. Gli studenti che usano ChatGPT potrebbero modificare le parole all'interno degli elaborati pensando in questo modo di non commesso plagio usando la chat. Può essere inoltre difficoltoso garantire un lavoro non compromesso da ChatGPT e che quindi intacchi l'integrità intellettuale. Un altro pericolo potrebbe derivare da governi, classe dirigente, società che possono creare dei contenuti, delle fakes news, per manipolare la opinioni e comprensione delle stesse da parte del pubblico. Altro fatto che con ChatGPT non c'è un meccanismo che costruisca un marcatore nel testo e che possa essere essere eventualmente rimosso. In ogni caso anche se ci fosse il marcatore gli studenti potrebbero riscrivere quanto ricavato dalla chat ma non si risolverebbe comunque il problema legato a plagio, pregiudizi ed etica. Un altro problema riguarda le fonti perché in questo momento ChatGPT non è in grado di fornire fonti per le sue informazioni e opinioni. Al momento sembrano che ci siamo più pericoli di quanto non siano i pregi.
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