Skip to main content

Home/ Media Education/ Group items tagged intelligenza

Rss Feed Group items tagged

patrizia1

Pierre Levy e Derrick De Kerckhowe a confronto - 4 views

  •  
    Questo interessante confronto tra Pierre Levy e la sua intelligenza collettiva e Derrick De Kerckhowe che ci parla invece di intelligenza connettiva ci rende partecipi dell'importante evoluzione che la cultura sta attraversando e consentendoci di essere compartecipi della costruzione e della diffusione della conoscenza
manu00

Quoziente intellettivo in calo: cosa sta accadendo alla nostra intelligenza - 7 views

  •  
    Nell'articolo riportato, il tema che viene trattato è relativo al quoziente intellettivo, nello specifico si cerca di comprendere le ragioni per le quali negli ultimi anni è stato registrato un calo del quoziente intellettivo da parte della popolazione mondiale. Già negli anni '80 J. R. Flynn, psicologo e accademico statunitense, studiò come il quoziente intellettivo delle persone sia mutato nel corso di alcuni decenni, in questo caso però venne registrato un aumento del quoziente intellettivo, da questo risultato, definito in suo onore "effetto Flynn", si è giunti alla conclusione che il QI possa essere ritenuto indipendente dalla cultura di appartenenza. Successive analisi hanno poi dimostrato un'inversione di tendenza: il QI ha cominciato, anche se lentamente, a calare; non si è arrivati ancora ad una spiegazione largamente condivisa e convincente sulle cause scatenanti di questo effetto. La comparsa e diffusione su larga scala delle nuove tecnologie digitali e l'uso di sostanze stupefacenti sono tra le ipotesi più accreditate del calo del QI. Questa ipotesi però non regge, poiché per quanto possa essere vero che le nuove tecnologie hanno affievolito alcune nostre capacità, è anche vero che ci hanno permesso di affinare altre capacità. Anche la seconda causa alla base della diminuzione del QI, ovvero l'utilizzo di droghe può essere facilmente messa in discussione: per quanto il loro utilizzo possa avere degli effetti negativi sul funzionamento cerebrale, e indurre a lungo termine un calo del QI, questo comunque non riesce a spiegare la ragione per quale si sta verificando un cambiamento su larga scala e in modo transculturale. Stefano Cappa, professore di neurologia, ritiene che il problema sia l'utilizzo di test per la misurazione del QI troppo datati, questi misurano solo alcune capacità, che nella nuova società contemporanea vengono utilizzate meno, e non tengono conto di altre capacità che si sono sviluppate nella popolazione mondiale in line
gm1977net

Intelligenza Artificiale e Processi Educativi secondo ChatGPT - 2 views

  •  
    L'articolo scientifico, pubblicato sulla rivista "Journal of Inclusive Methodology and Technology in Learning and Teaching" nel 2023, redatto a cura del Dott. Pio Alfredo Di Tore, ricercatore in "Didattica e Pedagogia Speciale" presso l'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, e distribuito sotto licenza "Creative commons", ha come scopo quello di voler descrivere un esperimento condotto al fine di mostrare l'utilizzo di un modello di Intelligenza Artificiale Generativa (nello specifico ChatGPT) per poter definire lo stato dell'arte sull'Intelligenza Artificiale in ambito educativo. In pratica è stato chiesto a ChatGPT di generare un articolo scientifico sull'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale nei processi educativi. La gran parte dell'articolo, così come riferito dall'autore, ad eccezione dei paragrafi "Introduzione, Metodologia e Conclusioni", sono stati interamente generati da ChatGPT. È interessante notare, così come riportato nelle conclusioni, che il testo generato, attraverso un procedimento ricorsivo di "domanda / risposta", sia di fatto risultato un prodotto originale nel senso di non meccanicamente riproducibile. Lo scopo dell'articolo è proprio quello di innescare una riflessione sull'utilizzo di tali tecnologie e sulle potenzialità espresse dalle "nuove forme di conoscenza distribuita", che non sono immuni da rischi come la veridicità e attendibilità delle informazioni e delle fonti riportate.
uninettuno

L'amore al tempo di Internet: dalle emozioni alle emoticon - 5 views

  •  
    Facendo la mia piccola ricerca per questo lavoro, sono rimasta colpita da questo articolo che ho trovato tanto vicino alle mie corde benché distante anni luce dai miei pensieri. In esso viene descritto come un sentimento quale è l'amore possa rischiare di perdere il significato pieno se affidato esclusivamente al mondo virtuale; come, senza demonizzare Internet, essenziale strumento legato alla crescita dell'individuo e frutto della sua intelligenza, possa prendere il posto e fare erroneamente le veci di quelle che sono le genuine relazioni umane, che fanno crescere perché permettono all'individuo, con i suoi limiti e le sue imperfezioni, di mostrare la sua "verità". I nostri sentimenti non possono e non devono essere affidati ad un algoritmo, come non possono essere il suo prodotto. L'amore è bello perché imperfetto ed emozionale, pieno di voglia di lasciarsi andare e soprattutto frutto del contatto umano.
alex0078

Un approccio della media education sull'uso dell'intelligenza artificiale nell'istruzione - 5 views

  •  
    Un articolo di maggio 2023 dove Buckingham si approccia all'utilizzo delle intelligenze artificiali nell'ambito dell'istruzione.Cita una lettera scritta da un gruppo di dirigenti scolastici pubblicata sul Times, dove questi mettono in guardia sui possibili rischi che software quali ChatGPT, la più conosciuta intelligenza artificiale del momento, possono rappresentare per l'istruzione.Nella lettera viene chiesto al governo che sia istituita al più presto una commissione indipendente che stabilisca cosa sia "bene" e cosa sia "male" nell'utilizzare le IA, il cui recente e sempre più veloce sviluppo viene descritto come "sconcertante" da Sir Anthony Seldon, scrittore e principale artefice della lettera. Buckingham spiega l'attuale ambito di utilizzo delle IA: generazione di immagini, motori di ricerca, piattaforme di condivisione di file e sistemi di recensione dei rivenditori.Cita la recente vittoria al Sony World Photography Awards di Boris Eldagsen che ha partecipato con un'immagine creata con un'intelligenza artificiale per portare all'attenzione il problema della difficoltà di "smascherare" contenuti creati con le IA. Continuando a parlare di ChatGPT, evidenzia che il plagio è da sempre esistito e per quanto esistano software online per rilevarlo, adesso diventa molto difficile se non impossibile smascherarlo.Parlando poi, di come crea i contenuti, mette in evidenza quanto "costi" in risorse ambientali far funzionare un tale software. In chiusura dell'articolo scrive come possa essere usata L'IA nell'insegnamento e cita Umberto Eco: "se vuoi usare i media per insegnare a qualcuno, devi prima insegnargli come capire i media. L'educazione ai media non riguarda principalmente l'insegnamento con o attraverso i media, ma l'insegnamento dei media: non deve essere confuso con i media educativi o la tecnologia educativa". L'istruzione ha sempre usato dei media,per esempio il libro, quindi starà agli insegnanti capire come utilizzare al meglio questa nuova tecnologia.
tizianocausin

AI writing takes away meaningful learning - The Record - 1 views

  •  
    Suzanne Ehst condivide la propria opinione riguardo all'uso dell'intelligenza artificiale per gli studenti universitari. In particolare si focalizza sul chatbot più potente al momento: chatgpt. Essendo avanzatissimo, risulta molto difficile distinguere i suoi output dai comportamenti di un essere umano. L'autrice si pone il problema dell'approccio da utilizzare in campo accademico. Inevitabilmente, dobbiamo prediligere una posizione critica. In particolare, viene preso in considerazione uno dei momenti più importanti dell'apprendimento: la produzione. L'obiettivo pedagogico di produrre un testo su un determinato argomento sta proprio il processo produttivo in sè: saper recuperare, ricostruire, esporre, argomentare... tutto questo è alla base di un apprendimento significativo della materia. Invece, inserendo la consegna nel chatbot, si può tranquillamente bypassare la fatica del carico cognitivo e comunque produrre l'output richiesto. Compiere un task ad intelligenza zero. Si capisce dunque che tutto ciò va assolutamente contro le finalità apprenditive dell'assegnazione di un compito. Tuttavia, se lasciarsi sostituire dall'AI di turno sarebbe una catastrofe, bandirla risulterebbe altrettanto grave. Significherebbe ignorare la sua esistenza, ignorare che possa essere usata da studenti "pigri" ed ignorare le sue potenzialità. La speranza di Suzanne Ehst è che la risposta collettiva a questo nuovo strumento sia saggia. Lei, ad esempio, propone di usarlo in fase di pre-produzione, per superare il blocco dello scrittore. La domanda che pongo a questo gruppo è: quali sono le best practices per un uso critico della strong AI? Ovvero: come possiamo utilizzare delle macchine squisitamente computazionali per promuovere l'apprendimento significativo?
massimomoretti

L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica - 8 views

  •  
    L'articolo, pubblicato nel 2016, evidenzia la rilevanza dell'introduzione delle tecnologie nella scuola italiana, processo che si è sviluppato negli ultimi quarant'anni. Inizialmente molti insegnanti furono influenzati dalle innovazioni modificando atteggiamenti e metodologie; tuttavia, a mano a mano che l'introduzione delle ITC nella scuola si andava affermando, emersero criticità e contraddizioni provocate da problemi tecnici, incompatibilità, mancanza di tempo e carenza di preparazione degli insegnanti. L'esperienza del passato, a fronte delle difficoltà verificate, rischia di passare in second'ordine o - addirittura - di essere dimenticata, unitamente al portato teorico e didattico caratterizzante la fase precedente. S'impone pertanto una riflessione critica attraverso la presentazione di alcuni lineamenti della storia dell'introduzione delle ITC nella scuola, delle concezioni che l'hanno accompagnata e dei rapporti che spesso, anche all'insaputa degli innovatori, si mantengono tra passato e presente. La tecnologia informatica fu introdotta ufficialmente nella scuola italiana nel 1985 (primo Piano Nazionale Informatica - PNI 1), affiancata agli insegnamenti di matematica e fisica del primo biennio della scuola superiore. Il PNI 1 nacque dall'idea che l'alfabetizzazione informatica costituisse l'unica via d'accesso alla società dell'informazione e dalla fiducia nella possibilità per gli strumenti e le tecniche dell'informatica di favorire lo sviluppo cognitivo degli studenti. In seguito, l'introduzione del linguaggio di programmazione, dei videogiochi e degli ambienti di scrittura indussero a ritenere il computer uno strumento di supporto per l'apprendimento, capace di dilatare la conoscenza e il processo per acquisirla, favorendo l'autonomia e la creatività, secondo un approccio cognitivistico-costruttivista. Negli anni Novanta, con l'avvento dell'ipertestualità, la tecnologia venne accolta nella scuola
  •  
    con lo scopo di avvicinarla alla realtà vissuta dagli studenti a casa e in altri ambienti, contraddistinta dall'interazione tra parola orale, testi scritti, suoni e immagini. Le più recenti iniziative ministeriali da un lato spingono verso limiti più avanzati l'idea della partecipazione sociale, dall'altro sembrano riscoprire il valore di pratiche già sperimentate negli anni Ottanta e in parte dimenticate dalla scuola. L'articolo, in particolare, pone l'accento sulla pratica del coding, vale a dire sul processo finale di programmazione, quello della scrittura del codice attraverso l'uso di un determinato linguaggio. In sostanza, questa analisi storico-critica mette in evidenza come nel nostro Paese la normativa che regola l'introduzione del digitale nella scuola insegua l'innovazione tecnologica, tentando di stare al passo con questo processo fluido, rapido e costante.
  •  
    FORM@RE - Open Journal per la formazione in Rete L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica Technological innovation in the Italian school. A critical and historical analysis Camilla Moricca - Università degli Studi di Firenze, camilla.moricca@unifi.it Abstract L'introduzione tecnologica nella scuola è caratterizzata da ondate che si succedono conservando scarsa consapevolezza e ricordo della fase precedente. Il lavoro ripercorre in modo sintetico le principali iniziative istituzionali e le più note teorie di riferimento che le hanno accompagnate nell'ottica di favorire una consapevolezza storico-critica su ciò che l'esperienza ci può aver insegnato. Nell'ultima parte ci si sofferma su riferimenti oggi in voga, quali il coding e la robotica, chiedendoci se siano davvero nuovi e se poggino su criteri pedagogici fondati. Parole chiave: tecnologie dell'educazione; analisi storica; coding; robotica. Abstract Technological introduction into school takes place in the form of innovations that maintaining low awareness and memories of the previous phases. The work recalls briefly the main institutional initiatives and best-known theories of reference in order to foster a historical-critical awareness of what the experience may have informed us. In the last part we focus on references in vogue, such as coding and robotics, wondering if they are really innovations and if they are based on valid educational criteria. Keywords: educational technology; historical analysis; coding; robotics. 1. Introduzione L'introduzione delle tecnologie nella scuola ha rappresentato un avvenimento rilevante negli ultimi quarant'anni e il processo che l'ha accompagnata ha coinvolto direttamente molti insegnanti, influenzando i loro atteggiamenti e le loro concezioni metodologiche. Sembra quindi ragionevolmente importante soffermarsi a riflettere su questo percorso per comprenderne meglio la natura. Tuttavia sono carenti i lavori
ppitzalis

Neuroscienze e Neuropsicologia - Corriere della Sera - Ultime Notizie - 9 views

  •  
    La parola "Multitasking" è usata sempre più spesso per descrivere il tipo di attività mentale che i ragazzi adottano quando utilizzano le nuove tecnologie. In realtà il termine più idoneo per descrivere questo neologismo inglese sarebbe "multi attività" o "multi compito", la capacità di svolgere più attività contemporaneamente. Questo articolo l'ho trovato molto interessante in quanto ci induce a riflettere sul modo in cui tutti noi siamo abituati a organizzare le nostre attività illudendoci di risparmiare non solo del tempo ma anche di essere più efficienti. Cercare delle informazioni su Internet e contemporaneamente rispondere a delle email o a un messaggio in realtà riduce non solo le nostre performance, perché il cervello può concentrarsi soltanto su una cosa alla volta, ma ricerche hanno dimostrato che si può ridurre il Q.I. Da queste ricerche è quindi evidente che le persone costantemente bombardate da molteplici flussi d'informazioni elettroniche non riescono a prestare attenzione, ricordarsi le informazioni e passare da un lavoro all'altro come chi, invece, porta a termine un compito alla volta. La sfida è quindi quella di saper utilizzare i media senza che siano loro, le nuove (ormai neanche più tanto "nuove") tecnologie ad "usare" noi e ad assumere il controllo della nostra vita.
jgrossi108

Media digitali: angeli o demoni? - Infanzia digitale - Tecnologia digitale, scuola e ap... - 8 views

  •  
    Mentre leggevo questo articolo su internet riflettevo sul fatto che io stessa appartengo a quella generazione che molti autori, tra cui Prensky, chiama "Nativi Digitali": la generazione nata tra il 1980 e il 1990, cresciuta nella prima era del Web, la 1.0, caratterizzata da siti statici e uso sfrenato delle e-mail e dei più svariati motori di ricerca;i primi a cogliere l'enorme potenziale dei nuovi media, sfruttandolo per comunicare con gli amici, per conoscerne di nuovi, cercare informazioni o notizie e per condividere le opinioni.Mettendo da parte il mio smartphone e chiudendo le pagine web che ho aperto tra una ricerca e l'altra, mi domando come le tecnologie digitali stiano trasformando le vite, le abitudini, le abilità cognitive;i bambini di oggi che adulti saranno domani?La iGeneration accoglie al suo interno tutti i nati dagli anni '90 fino al 2010 e la "i" rappresenta l'insieme di dispositivi nati al contempo (iPhone,iPad). Prensky li descrive come individui abili a elaborare le informazioni,con una preferenza per le nozioni che possono ottenere rapidamente e apprendere attraverso modalità attive e non-lineari, multitasking,poco tolleranti verso lunghe letture e che sperimentano lo sviluppo delle abilità sociali all'interno della realtà digitale.Nella mie esperienze ho potuto osservare genitori che,in preda alla stanchezza,lasciavano i figli giocare con tablet o smartphone per ore,trascurando i rischi del web e lasciando che si rinchiudessero in questa bolla di sapone che è la realtà virtuale.Ho anche visto,però,genitori lontani per lavoro che grazie ad internet potevano guardare i loro figli crescere e sentire la loro voce.Io non so se i cosiddetti nuovi media, o meglio i media digitali, sono degli angeli o dei demoni; so però che internet ha cambiato molte vite e che crescere insieme a dei genitori presenti è auspicabile ma la possibilità di sentirli vicini o di imparare gratuitamente è indispensabile.Chi vivrà, vedrà.
  •  
    L'articolo in questione, è tratto dalla "Tesi di Laurea" di Loredana Urraro. Iniziando da una considerazione generale, dove viene evidenziato come la nostra Epoca stia attraversando una potente Rivoluzione Tecnologica e la nostra quotidianità è quindi pervasa dall'utilizzo costante di Strumenti Digitali, si arriva a postulare di un problema che riguarda lo sviluppo cognitivo dei più piccoli e nello specifico, si parla di "Demenza Digitale" (M. Spitzer). I così detti "Nativi Digitali" cioè tutti i bambini che sono nati dalla fine degli Anni '90 in poi sanno padroneggiare con sempre maggior facilità i mezzi digitali a tal punto che viene coniato il termine "Intelligenza Digitale". I nuovi strumenti digitali si sostituiscono di fatto all'interazione faccia-faccia, sottraendo tempo prezioso al gioco e alle relazioni umane: il semplice gesto dello scorrimento delle dita su un piano liscio (come quello dei touch-screen) impoverisce inevitabilmente l'esperienza tattile, ottica e acustica fondamentale per lo sviluppo del cervello del bambino. Gli stimoli emotigeni provenienti dalle tecnologie possono portare ad un sovraccarico informazionale (Information Overload) con la conseguente desensibilizzazione emotiva del bambino connessa all'abuso dei dispositivi, in particolare TV e Videogiochi violenti. Tutto questo può portare in età pre-adolescenziale ad una devianza nelle condotte e stili di vita a rischio. Oltre a questo, si apre un capitolo importante legato al valore legato al piacere che i Nuovi Media tecnologici sono in grado di fornire ai Nativi Digitali, aprendo così lo scenario di una potenziale Dipendenza Tecnologica e, di conseguenza, legato al Disturbo da Gioco su Internet, come la "Sindrome da Videogiochi". Demonizzare le nuove Tecnologie, comunque, non rappresenta la soluzione e porterebbe ad una discussione sterile, mentre assume rilevanza maggiore il concetto di "limite", ossia l'introduzione di limiti e cautele
cimpina

Sir Ken Robinson: Porta la rivoluzione nell'apprendimento! - 2 views

  •  
    Questo discorso è stato presentato in una conferenza TED ufficiale nel febbraio del 2010, eppure lo trovo ancora più attuale che mai. Parla Sir Ken Robinson, un educatore britannico, che spiega l'esigenza di passare radicalmente dalle scuole standardizzate all'apprendimento personalizzato, creando le condizioni in cui i talenti naturali dei bambini possano prosperare. Secondo l'autore, abbiamo costruito i nostri sistemi educativi sul modello del fast food. Dobbiamo passare a un modello basato più sui principi dell'agricoltura. Dobbiamo riconoscere che la fioritura umana non è un processo meccanico; è un processo organico. Al centro della sfida, la necessità di ricostituire il nostro senso di abilità e di intelligenza.
ornelladelcore

Action Video Games Make Dyslexic Children Read Better - ScienceDirect - 2 views

  •  
    La dislessia, la discalculia, la disortografia sono disabilità dell'apprendimento che influenzano la capacità di processo scritto e talvolta anche parlato. Colpisce circa il 10% dei bambini, indipendentemente dalla loro intelligenza. Una delle principali sfide è essere in grado di identificare la dislessia nei bambini in età prescolare. È quindi cruciale ottenere presto diagnosticare e aiutare i bambini colpiti il prima possibile. In generale, la dislessia viene diagnosticata utilizzando difficoltà di lettura come primo indicatore; quindi, non prima del secondo o addirittura terzo anno della scuola primaria, a seconda della lingua. Invece, essere in grado di identificare e trattare questo problema anche negli anni prescolari garantirebbe una migliore possibilità di limitare il suo impatto e aiutare la capacità di lettura futura del bambino. Simone Gori, Sandro Franceschini, Milena Ruffino, Maria Enrica Sali,Massimo Molteni, Andrea Facoetti sono solo alcuni dei ricercatori di diverse università impegnati in questo e per questo scopo hanno sviluppato una serie di giochi seri . I giochi sono stati creati con un approccio multipiattaforma in modo da generare, in un unico sforzo, versioni di giochi per piattaforme mobili e il Web. Inoltre sono stati progettati per essere adeguatamente stimolante e divertente per i loro utenti target, oltre che efficace.I giochi sono progettati così come per allenare l'attenzione spaziale visiva, il suono vocale rapido identificazione e discriminazione, nonché visual-to-speechsound (cross-modal) mapping, mentre i bambini fanno terapia si divertono giocando. In questo contesto, i giochi hanno il vantaggio di mantenere alto motivazione e attenzione nei bambini, riducendo così il tasso di abbandono. La scuola potrebbe vedere nel futuro bimbi impegnati con videogame specifici e terapeutici.
iveta4

​2016, fuga dallo smartphone - 5 views

  •  
    Non è ancora accaduto ma succederà. I consumatori vedono il tramonto dello smartphone tra i dieci 'hot consumer trends' rilevati da Ericsson. La metà degli utenti crede che l'uso del nostro tanto amato telefonino andrà ad esaurirsi entro i prossimi cinque anni, soppiantato dall'intelligenza artificiale che entra prepotentemente nella nostra vita quotidiana. Articolo parla di un rapporto annuale " 10 HOT CONSUMER TRENDS 2016",prodotto da ConsumerLab di Ericsson,.azienda svedese che indaga sulle tendenze,attese dei consumatori con la tecnologia.,per il campo di innovazione.
angelasica

L' architettura dell' intelligenza - 3 views

  •  
    Parlando di Kerckhove non ci si può meravigliare della profondità delle sue analisi e osservazioni sul mondo e sull'uomo "moderno", considerando la sua biografia e attività. Una mente brillante, che tuttavia ha affrontato semplicemente in modo più approfondito quello che reputo essere oggi giorno un pensiero comune quasi a tutti, che scaturisce proprio dalla comune e innata percezione umana delle cose e dal senso di "ribellione" che ognuno sente e vive relazionandosi a quello che reputerei a tutti gli effetti un "cyber-mondo", che procede sempre più verso quell'immagginario fantascientifico ipotizzato da scrittori, registi, artisti e pensatori degli ultimi tempi, che tanto ci spaventa. In "Struttura dell'Intelligenza" Kerckhove sottolinea positivamente le correlazioni tra mente, mondo e reti, che grazie all'uso combinato di hardware e software fungono da strutture per facilitare le connessioni e i "viaggi" della nostra mente per qualsiasi scopo. In "La pelle della cultura" si denota invece l'aspetto negativo di queste "Strutture", soffermandosi sull'utilizzo dei media quali strumenti di controllo delle masse: "Non ci manca ciò che non conosciamo, e la pubblicità crea bisogni che realmente non ci sono", dipingendo quel senso di inappropriatezza, di perdita dell'"essenziale" che fa sentire ognuno di noi diverso, ma che dimostra quanto tutti gli uomini siano uguali, vivendo le stesse emozioni.Kerckhoven è positivo, pensando che questa "catastrofe" non avverrà poichè nonostante sia quella la direzione, la scienza non può prevedere il futuro in quanto a stento riesce ad interpretare il presente, e ogni essere umano, prendendo spunto dagli artisti, deve affidarsi ai propri sensi innati per creare un ponte tra scienza e psicologia e riuscire a gestire il tutto in maniera più appropriata, imparando a sentire di più, oltre il suono, vedere di più, anche dietro le nostre spalle e non solo frontalmente, a tutto tondo e non verso una direzione prefissata. A
paolabagnasco

Tutti i modi con cui il multitasking ci rovina (davvero) il cervello - 6 views

  •  
    In questo articolo del corriere della sera,il neuroscienziato Daniel J. Levitin esamina gli «effetti collaterali» del sovraccarico di stimoli da email, sms e social, venendo alla conclusione che il multitasking ci rende meno efficienti e comporta un vero e proprio esaurimento delle funzioni cerebrali.
  •  
    Articolo pubblicato dal Corriere della Sera che riporta una intervista al neuroscienziato Levitin scritta sul quotidiano scientifico britannico The Guardian. Secondo recenti studi di Levitin presso la McGill University, il multitasking sarebbe non sono inutile ma anche dannoso per il cervello; in particolare renderebbe meno "attenta" la corteccia prefrontale, la quale diverrebbe più facilmente distraibile da più stimoli. Il fare diverse cose insieme non risulterebbe essere più allenante per il cervello, bensì un inutile sovraccarico di tensioni nel passare da un compito all'altro rischiando di perdere informazioni importanti. Trovo questo articolo molto interessante e soprattutto mi rispecchio abbastanza nel risultato di questi studi.
claudiopan94

La media education alla Digital Week - 1 views

  •  
    L'articolo proposto tratta della media education alla milano digital week, avvenuta a marzo 2019. Questa è la seconda edizione promossa, in cui vengono trattati i temi peculiari riguardanti le media education e quindi la sua importanza. Sono cinque giorni di mostre, seminari, dibattiti, installazioni e laboratori. Il tema centrale scelto per questa edizione riguarda l'intelligenza urbana. Vari sono stati gli eventi che hanno trattato della media education partendo dagli strumenti analogici fino a quelli digitali dei giorni nostri.Alcuni degli eventi promossi erano a carattere educativo per far vivere in prima persona l'esperienza di apprendimento tramite i media. Non di meno si è parlato della sicurezza informatica, compreso cyber bullismo e privacy online, argomenti da non sottovalutare in quanto va ricordato che ha modificato completamente il modo di vivere i media digitali collegati in rete. Si è parlato di come è cambiato l'utilizzo dei media negli anni, del nuovo modello di socialità che stiamo vivendo in questi ultimi anni grazie all'utilizzo degli stessi, andando a ricordare che Milano presto partirà col 5g e porterà novità in termini di mobilità, domotica e digitalizzazione delle procedure grazie alla velocità di trasferimento dei dati. In ultima l'intervento dell'assessore alla trasformazione digitale e servizi civici che ha rimarcato l'importanza di mettere al centro di questi cambiamenti la persona.
maccorinti

Educazione all'affettività nell'era degli smartphone: così si combatte il bul... - 3 views

  •  
    Questo articolo racconta il lavoro svolto in due classi delle superiori da una psicoterapeuta esperta di bullismo e di come abbia potuto realizzare quanto i ragazzi vogliono essere visti dagli adulti e ascoltati. l'impossibilità di costruire un mondo interiore attraverso gli smartphone li rende emotivamente fragili ed evidenzia la necessità di una alfabetizzazione affettiva.
dorottea

Digital ed Export, a scuola con UniCredit | Il Friuli - 2 views

  •  
    Evento formativo organizzato dalla banca Unicredit per imprenditori . L'iniziativa è articolata in tre mezze giornate di lezioni e approfondimenti, tenute da specialisti della banca ed esperti provenienti dal mondo della ricerca e dell'imprenditoria, per fornire ad export manager e imprenditori approfondimenti e spunti di riflessione sul rapporto tra export e digitalizzazione, sulle nuove geografie per l'export, sulle strategie di marketing a supporto del posizionamento all'estero, su big data, intelligenza artificiale, machine learning e e-commerce. Un approfondimento sarà dedicato anche a temi quali la contrattualistica e la fiscalità internazionale, il credito documentario e la digital trade chain.
quattrodia1964

Insegnare al tempo dei "nativi digitali". - Pier Cesare Rivoltella - YouTube - 3 views

  •  
    Questo video tratto dall'11° convegno su "Educazione, apprendimento e nuove tecnologie - Dagli asili nido in su." del maggio 2015, trasmette l'intervento conclusivo del Prof. Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Didattica e Tecnologia dell'Istruzione all'Università Cattolica di Milano. Una lezione del docente che riassume in 10 tesi quanto emerso dal convegno e che racchiude molti degli importanti concetti inerenti all'educazione da noi affrontati nel corso, l'approccio attuale tra metodo e tradizione e in particolare l'educazione ai nuovi media e le sue opportunità (riferendosi principalmente alla figura dell'insegnante ai quali è diretto il convegno). Quaranta minuti a mio parere molto interessanti e per qualche momento anche divertenti, che mi hanno aiutato ad approfondire la materia e che condivido con voi con entusiasmo. Vengono affrontate tematiche che vanno da quella dei 2 diversi punti di vista o ambiti di lavoro nella scuola, da non confondere tra loro: la Media Education e la Education Technology, il primo quale lavoro sui linguaggi mediali (Media Literacy) e in genere sui media come artefatti culturali rispetto ai quali educare gli studenti allo sviluppo del pensiero critico (in modo particolare nel downlad) e alla responsabilità (nell'upload, verso una cittadinanza digitale corretta), per passare alla logica integrativa che vede la tecnologia digitale non come qualcosa che sostituisce ma che integra, senza cadere nel determinismo tecnologico poichè il reale problema non è la tecnologia di per sé, bensì le pratiche dei pari e degli adulti.
  •  
    Qui inserisce un aspetto per me basilare da cui parte la Media Education (al di là del difensivismo culturale) ossia che sono i soggetti/bambini che fanno qualcosa con i media e non i media che fanno qualcosa ai bambini (..."poi i media fanno la loro parte e possono generare a certe condizioni dipendenza...mobili e sempre connessi colonizzare i ns tempi") e afferma che ciò è assolutamente da leggere ed integrare nei contesti sociali nei quali essi operano (..."è comodo leggere tutto i termini di determinismo tecnologico perchè significa affrancarsi dalle proprie responsabilità"). Affronta altresì il discorso dei media quale curricolo, curricolo digitale di cui parla la comunità europea, una delle 8 competenze chiave di cittadinanza che ha a che fare con le singole competenze di base degli studenti, necessarie per divenire cittadini digitali attivi. Altro concetto affrontato l'apprendimento per scoperta, la didattica basata sull'esperienza grazie all'utilizzo dei media digitali e sociali che sono per Rivoltella macchine autoriali ossia "cose con cui posso fare cose", mettendo al centro dell'apprendimento il sistema mente, cervello e corpo e quindi testa ed emozioni. Per un apprendimento duraturo (Piaget). Parla dei contenuti digitali esistenti in ampia quantità e qualità che è necessario insegnare a selezionare, aggregare costruendo apparati paratestuali, di applicazioni digitali che devono essere inserite in cornici metodologiche per non rimanere strumentali e ultimo ma non per importanza di nativi digitali, una definizione quest'ultima che il professore cerca di fare rientrare nei limiti di una mutazione epigenetica e non genetica (..."il cervello di chi usa il cellulare è diverso da chi non lo usa ma anche quello di chi gioca a tennis da chi non gioca"), ponendosi in una posizione critica rispetto ad un affermazione di intelligenza digitale di cui forse potremo parlare in termini evolutivi tra milioni di anni....
  •  
    In conclusione, parlando di un modello scolastico attuale che non funziona in cui la dispersione è del 20% verso il basso, in cui l'educatore si deve "schiodare da un eccessiva frontalità" ma non per questo negare la tradizione, se la tradizione e quindi la scuola quale ambiente formale non abbraccia l'innovazione e quindi la cultura informale contemporanea educando ai media, non è possibile che la scuola possa salvaguardare e sopravvivere a se stessa: la tradizione è innovare.
ludodepi

Educazione e social network: due realtà così lontane ma così vicine - 5 views

  •  
    Sembra ormai scontato parlare di social network affiancati all'idea di educazione. Questo è avvenuto dal momento che essi hanno iniziato ad essere parte integrante della società, soprattutto tra i giovani, che attraverso i social network si identificano e si relazionano con gli altri. Nell'articolo si vede come studi recenti si siano appunto chiesti cosa leghi il versante educativo a quello dei nuovi media; esso può essere suddiviso in tre principali ambiti: educare ai social network, apprendere con i social network e formarsi nei social network. Tre azioni che in qualche modo, chi ha a che fare con i social, compie ogni giorno. Essi ci permettono di sviluppare nuove capacità e di metterle in pratica, sfruttando anche la cooperazione con altri individui. Il poter comunicare e condividere ci permette di apprendere, confrontarci e insegnare su diversi ambiti della nostra vita. Essere connessi in qualunque momento e in qualunque luogo è un grande vantaggio, infatti si ha la possibilità di "incontrarci" con individui lontani dalla nostra realtà. Oltre ai lati positivi dell'educazione attraverso i social network, è importante sottolineare anche i rischi che questi possono avere. Non sempre gli insegnamenti, che soprattutto i giovani subiscono, sono favorevoli alla loro crescita. Dal momento che chiunque può accedere a queste piattaforme, spesso c'è il rischio di imbattersi in individui o esempi poco raccomandabili, per questo motivo è fondamentale l'utilizzo dei social con intelligenza e in modo appropriato, tutelando se stessi e la propria privacy.
friccio1

Advancing meaningful learning in the age of AI - Oregon State Ecampus News - 0 views

  •  
    L'intelligenza artificiale generativa sta entrando sempre di più nella nostra quotidianità, attraverso un gran numero di applicativi accessibili ad un numero sempre più vasto di utenti. Nel campo dell'educazione, numerosi software integrano ormai diverse funzioni dell'intelligenza artificiale fornendo a studentesse e studenti a diversi livelli di effettuare ricerche, generare testi e immagini attraverso semplici richieste inserite in un prompt. Le preoccupazioni dell'impatto di questa tecnologia sulle capacità e sulla qualità dell'apprendimento sono molte, oltre alla validità delle risposte generate dall'intelligenza artificiale. Una prima prospettiva, prevalentemente pessimistica, vede l'AI come uno strumento di cui possa essere facile abusare, in grado di trovare le soluzioni al posto dei discenti, impattando così negativamente l'apprendimento. Ma esistono anche altri punti di vista. L'AI non è uno strumento che sancisce fine dell'apprendimento significativo, ma è un'ulteriore occasione per riflettere sui processi e ambienti di apprendimento. Un team dell'Oregon State University Ecampus ha recentemente revisionato la tassonomia di Bloom inserendo le funzioni che gli strumenti di intelligenza artificiale stanno o potrebbero svolgere, considerando anche i modi in cui i discenti già utilizzano l'AI nei processi di apprendimento. L'obiettivo della piramide di Bloom aggiornata è mettere a disposizione degli insegnanti uno strumento, una bussola per valutare le facoltà umane distintive, per enfatizzarle, così come riconoscere i compiti che possono essere assolti dalla tecnologia, di modo da guidare una revisione ponderata delle attività e delle valutazioni di ogni processo di apprendimento.
1 - 20 of 27 Next ›
Showing 20 items per page