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tizianocausin

AI writing takes away meaningful learning - The Record - 1 views

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    Suzanne Ehst condivide la propria opinione riguardo all'uso dell'intelligenza artificiale per gli studenti universitari. In particolare si focalizza sul chatbot più potente al momento: chatgpt. Essendo avanzatissimo, risulta molto difficile distinguere i suoi output dai comportamenti di un essere umano. L'autrice si pone il problema dell'approccio da utilizzare in campo accademico. Inevitabilmente, dobbiamo prediligere una posizione critica. In particolare, viene preso in considerazione uno dei momenti più importanti dell'apprendimento: la produzione. L'obiettivo pedagogico di produrre un testo su un determinato argomento sta proprio il processo produttivo in sè: saper recuperare, ricostruire, esporre, argomentare... tutto questo è alla base di un apprendimento significativo della materia. Invece, inserendo la consegna nel chatbot, si può tranquillamente bypassare la fatica del carico cognitivo e comunque produrre l'output richiesto. Compiere un task ad intelligenza zero. Si capisce dunque che tutto ciò va assolutamente contro le finalità apprenditive dell'assegnazione di un compito. Tuttavia, se lasciarsi sostituire dall'AI di turno sarebbe una catastrofe, bandirla risulterebbe altrettanto grave. Significherebbe ignorare la sua esistenza, ignorare che possa essere usata da studenti "pigri" ed ignorare le sue potenzialità. La speranza di Suzanne Ehst è che la risposta collettiva a questo nuovo strumento sia saggia. Lei, ad esempio, propone di usarlo in fase di pre-produzione, per superare il blocco dello scrittore. La domanda che pongo a questo gruppo è: quali sono le best practices per un uso critico della strong AI? Ovvero: come possiamo utilizzare delle macchine squisitamente computazionali per promuovere l'apprendimento significativo?
lchiari

How Might ChatGPT Impact Journalism and Media Education? - 1 views

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    John v. Pavlik è professore di giornalismo e studi sui media alla Rutgers, l'Università Statale del New Jersey, USA. Ha svolto ricerche riguardanti l'impatto delle nuove tecnologie sul giornalismo, sui Media e sulla società. Recentemente ha effettuato un'analisi sulla Chatbot Chatgtp occupandosi degli aspetti positivi e negativi del suo utilizzo. La Chatgtp è stata lanciata per la prima volta a fine novembre 2022 come strumento di linguaggio, in grado di rispondere in modo efficace ed autorevole a vari quesiti e argomenti per cui la si utilizza. La ricerca si è occupata dei modi in cui ChatGPT potrebbe contribuire al miglioramento del giornalismo e l'educazione ai media ma anche dei pericoli in cui si potrebbe incorrere con il suo utilizzo. Da un lato si evidenziano i pregi, come ad esempio essere uno strumento di riferimento e ricerca e dall'altro i pericoli riguardanti il plagio, l'etica, i pregiudizi e l'integrità intellettuale. Gli studenti che usano ChatGPT potrebbero modificare le parole all'interno degli elaborati pensando in questo modo di non commesso plagio usando la chat. Può essere inoltre difficoltoso garantire un lavoro non compromesso da ChatGPT e che quindi intacchi l'integrità intellettuale. Un altro pericolo potrebbe derivare da governi, classe dirigente, società che possono creare dei contenuti, delle fakes news, per manipolare la opinioni e comprensione delle stesse da parte del pubblico. Altro fatto che con ChatGPT non c'è un meccanismo che costruisca un marcatore nel testo e che possa essere essere eventualmente rimosso. In ogni caso anche se ci fosse il marcatore gli studenti potrebbero riscrivere quanto ricavato dalla chat ma non si risolverebbe comunque il problema legato a plagio, pregiudizi ed etica. Un altro problema riguarda le fonti perché in questo momento ChatGPT non è in grado di fornire fonti per le sue informazioni e opinioni. Al momento sembrano che ci siamo più pericoli di quanto non siano i pregi.
fperez1

Educazione ai Media può solo limitare il potere della disinformazione ? - 7 views

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    L'articolo espone chiaramente le potenzialità che i social media hanno nell'influenzare scelte di ogni suo utente e con conseguenze al gruppo e quindi sociali in quanto Inter-connessi tutti alla stessa rete che viaggia in ogni momento in ogni canale mediatico in un infinita platea di utenti sempre più diversificata. Quanto è necessario attuare delle policy regolamentate? le policy riuscirebbero funzionare? quanto sono accettate dai social network e dalle istituzioni ? Queste domande sono argomentate dalla giornalista ricercatrice laureata ed esperta in sociologia e ricerca sociale che espone in chiave critica ampliamente argomentata In questo articolo si evidenzia l'importanza urgente e necessaria oggi più che mai di intervenire su una corretta in scala istituzionale per una "Educazione ai media" e alla rete network passo necessario per riuscire a filtrare e ragionare sulle infinite informazioni che nutrono la nostra rete e quindi la nostra mente educando alla infinite opportunità che questa conoscenza potrebbe certamente rilasciare alla comunità.
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