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glendauni

La Media Education tra cultura partecipativa e intenzionalità civica - 10 views

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    Un articolo della Dott.ssa Gianna Cappello e la dott.ssa Marianna Siino, entrambe dell'università di Palermo, che pone il focus sulla differenza tra la nozione di "cultura partecipativa", espresso da Jenkins (1992), e la nozione di "intenzionalità civica" di Mihailidis (2019). Partendo dal concetto di "civic gap" di Harry Boyte (2014), cioè il divario tra consapevolezza di un problema e capacità di affrontarlo, Mihailidis sostiene l'idea che il riconoscimento di questo gap pone le basi per un'osservazione critica della media education tradizionale, maggiormente centrata sull'empowerment individuale, offrendo la possibilità di una sua ridefinizione a intenzionalità civica. Per quanto lo sviluppo del pensiero critico e creativo rimanga di primaria importanza, il solo concetto, senza una capacità di azione nel quotidiano, può portare alla formazione di un senso di impotenza e cinismo verso la possibilità di agire nel concreto, che contribuisce ad allargare il civic gap (divario civico) individuato da Boyte. In questo articolo sono illustrati ed analizzati due progetti europei, OLTRE e COMMIT, che mostrano come, la dimensione di cultura partecipativa e la dimensione di intenzionalità civica, siano strettamente collegate per poter sviluppare le competenze necessarie al fine di ricoprire attivamente un ruolo nello sviluppo di una società democratica, pluralistica e rispettosa delle diversità.
Valentina Stimpfl

Video TED H. Jenkins 2010 - Cultura partecipativa - 4 views

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    I sottotitoli in italiano non sono corretti e questo sminuisce di gran lunga la qualitá del contenuto per chi non é in grado di capire l´inglese. Il video non é molto recente ma comunque interessante sopratutto perché riporta dati statistici sui giovani americani e il rapporto con i nuovi media. Le persone producono contenuti che condividono, rendendoli fruibili da altri utenti per cui grazie ad internet il modo di fare cultura é cambiato. Anche la tecnologia di internet dal 1995 al 2010 é cambiata per adattarsi alle sempre nuove esigenze degli utenti (sopratutto i giovani). Jenkins parla anche di nuove abilitá per esempio il gioco che puó essere uno strumento potete per insegnare. In conclusione credo che personalmente questi contenuti siano molto utili a chi si occupa di educazione (a casa e negli ambienti scuolastici) anche se ormai ci troviamo quasi 6 anni dopo la data del video si tratta di argomenti attuali e di sfide sempre aperte.
es4451dipsi

Meme: le funzioni comunicative dei contenuti virali - Psicologia Digitale - 5 views

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    Il mondo digitale ha potenziato le possibilità comunicative: i meme sono un modo semplice ed immediato per condividere stati d'animo, emozioni, espressione di sé e affiliazione alla comunità a cui si appartiene. Si tratta di artefatti della cultura di massa, che, combinando un'immagine e una didascalia apparentemente incongrue, ironizzano sulla quotidianità, creando un legame sociale e culturale tra le persone che partecipano alla loro creazione e diffusione; i meme veicolano sempre un significato che però viene svelato solo comprendendo l'abbinamento tra immagine e didascalia. Spesso nei meme si associa una determinata situazione ad un'espressione facciale estrapolata da altri contesti (film, eventi pubblici, quadri…) in quanto l'universalità di determinate espressioni facciali ne semplificano la comprensione. Questa nuova forma di comunicazione e condivisione è espressione della cultura partecipativa in cui viviamo: l'articolo spiega i bisogni e le funzioni che si celano dietro alla loro continua creazione e diffusione.
noemigitau

Can media literacy education increase digital engagement in politics? - 7 views

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    L'articolo di Joseph Kahne e Benjamin Bowyer esplora come la media literacy education possa influenzare positivamente l'engagement politico online nei giovani. Attualmente, piattaforme digitali e social media rappresentano dei centri cruciali per le attività politiche, in modo particolare per i giovani. Queste attività includono la raccolta fondi, i dibattiti politici, la mobilitazione di individui e gruppi e la pressione su governi, aziende e organizzazioni non profit. Tale partecipazione si svolge all'interno di un'ecologia mediale caratterizzata da una cultura partecipativa, dove i giovani sono spesso innovatori e protagonisti principali. Nel testo si evidenzia come molti giovani siano coinvolti nelle attività politiche online, ma come al contempo emerga una significativa disconnessione dalla vita civica e politica per la maggior parte di essi, non risultando infatti partecipanti attivi. Gli autori utilizzano un sondaggio per valutare se gli sforzi educativi volti a promuovere tali competenze possano aumentare l'impegno politico online dei giovani. I risultati analizzati indicano che gli sforzi educativi in questo senso sono da considerare efficaci. Gli educatori che promuovono la media literacy riescono ad aumentare l'engagement politico dei giovani, migliorando la loro partecipazione alle politiche partecipative e la loro capacità di esercitare pressioni mirate su governi, aziende e organizzazioni non profit. L'articolo, in sintesi, sottolinea l'importanza di integrare la media literacy education nei programmi scolastici al fine di preparare i giovani ad una cittadinanza attiva e ad una partecipazione efficace alla vita politica digitale.
albertisabry

Media Education: istruzioni per l'uso – Il Polo Positivo - 5 views

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    L'immagine che troviamo in questo link, che promuove l'attività del CREMIT, ossia il "Centro di Ricerca sull'educazione ai Media, all'Innovazione e alla Tecnologia", è particolarmente significativa in quanto richiama, nella nostra mente, due concetti: il primo, quello di "Scaffolding", ossia quel processo o strategia educativa attraverso il quale l'insegnante o il mentor non trasmettono passivamente le loro conoscenze al discente, come accadeva in passato, quando il paradigma educativo dominante era quello comportamentista. Al contrario, il discente diviene parte attiva e costruttore della propria conoscenza e del suo sapere; l'insegnante quindi supporta, come un'impalcatura, questo processo, favorendolo. Ricordiamo, in letteratura, i contributi a tal proposito di Piaget, Bruner e Vygotskij. L'altro concetto è quello della cultura partecipativa, che sviluppa in chi ve ne fa parte, tutta una serie di competenze e capacità che saranno delle life skills, sempre più richieste nei lavoratori del domani. Apprendere in questi ambienti, che vengono definiti da Gee, dei veri e propri "spazi di affinità", porta i ragazzi ad apprendere più semplicemente e rapidamente, sentendosi inseriti in un gruppo di pari, dove l'affiliazione è molto forte così come lo sforzo comune per bypassare le difficoltà, dove sanno di poter contare su un "mentor", ossia qualcuno che avrà delle competenze superiori alle loro, che contribuirà quindi ad accrescere il loro sapere; sapere che verrà poi condiviso col gruppo, generando intelligenza, prima collettiva poi connettiva, (vedi De Kerchove). Il sapere non resta quindi rinchiuso nella mente del singolo, ma, condiviso, diventa fonte per l'accrescimento della conoscenza di tutti, rendendoci in grado di costruire, grazie al network, giorno dopo giorno, il nostro sapere. Network che si proietta anche a livello cognitivo: l'apprendimento non è quindi "puntiforme", dove i concetti sono isolati e sconnessi, ma diventa una rete.
fferri5

Inclusività culturale nella Media Education - 7 views

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    L'articolo "Rethinking the Concept of Mediatization: A Framework for Future Research" di Çiğdem Bozdağ, pubblicato il 28/12/22 su "Inclusive Media Literacy Education for Diverse Societies", discute l'importanza dell'educazione alla media literacy in contesti scolastici culturalmente diversi. L´autrice propone un approccio pedagogico centrato sullo studente, volto a sviluppare l'autonomia critica nell' interazione con i media, evitando una visione sovra-culturale o cieca alla cultura. Il progetto di ricerca partecipativa è stato condotto in una scuola secondaria in Germania, in cui gli alunni sono stati coinvolti nella preparazione di una presentazione sul loro influencer preferito, che ha dimostrato come le diverse origini culturali abbiano plasmato i contenuti che venivano consumati sui social media. L'articolo discute i benefici e le sfide di progettare un approccio più inclusivo e partecipativo all'educazione ai media nel contesto di scuole culturalmente diverse e sostiene l'importanza di adottare metodi di insegnamento basati sui progetti che consentano agli studenti di portare le proprie prospettive ed esempi. L´autrice sottolinea l'importanza di un approccio bottom-up all'educazione alla media literacy, in cui si possa portare i propri esempi e diventare protagonisti del proprio apprendimento, creando nuovi spazi di riflessione e trasformando le prospettive degli insegnanti e degli studenti stessi.
rpapararo

Story-lab - Un'esperienza di digital storytelling, mash-up e cultura partecipativa per ... - 5 views

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    La Media Education all'opera in un corso universitario. Si tratta del progetto Story-Lab, ossia un laboratorio di digital storytelling svoltosi negli anni 2010-2011 al politecnico di Torino. Gli studenti hanno potuto sperimentare l'utilizzo di strumenti come forum, video sharing ecc. e ambienti come Second Life, Moodle, ecc., integrandoli con i mezzi e gli strumenti usuali di un corso universitario, per realizzare video o storie. Seppure la metodologia sia stata applicata in un contesto di per sé già "mediatico", ossia il corso di laurea in Ingegneria del Cinema, i risultati ottenuti sono complessi, ed evidenziano le molteplici sfaccettature che la Media Education è in grado di sollecitare.
anonymous

La narrazione che diventa digitale -excursus teorico ed applicazioni educative - 8 views

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    La narrazione diventa una via privilegiata per integrare nella didattica le tecnologie digitali e aiutare gli studenti a sviluppare quelle competenze che li rendono consapevoli della cultura partecipativa che caratterizza l'età dei nuovi media e della comunicazione transmediale. Probabilmente non saremo attorno a un fuoco, ma ascolteremo ancora con emozione una storia che inizia con: "C'era una volta..."
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    È proprio vero che anche la lettura che abbiamo vissuto noi da bambini si è evoluta con il contesto, soprattutto l'avvento della comunicazione multimediale, ha cambiato il modo di narrare le storie. Ogni epoca segna un evoluzione, pur salvaguardando ciò che ha contraddistinto il passato, c'era una volta...manterrà anche nell'era del web, l'aspetto emozionale dell'era della narrazione con il libro. Grazie
patriziamercuri

Overuse of Social Media Affects the Mental Health of Adolescents and Early Youth - 4 views

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    Il risultato di una ricerca apparso su The International Journal of Indian Psichology nel 2016 mostra come il tema dell'uso eccessivo dei Social Media e delle sue conseguenze sulla salute mentale degli adolescenti sia un tema diffuso a livello mondiale, anche in paesi come l'India dove ci sono forti influenze culturali e condizionamenti famigliari. La premessa importante è che la natura dei Social Media di per sé non crea problematiche particolari, anzi, possiamo constatare come un uso appropriato di tali mezzi possa aiutare a costruire ponti per superare difficoltà e inuguaglianze, a rafforzare o creare relazioni, cultura partecipativa e auto-stima, ad aumentare il senso di auto efficacia condividendo i propri potenziali e talenti. Con l'uso eccessivo, invece, la situazione si trasforma in dipendenza, in scarsa, se non nulla, partecipazione alla vita sociale reale con le conseguenti difficoltà relazionali a casa, a scuola e tra i pari. In casi estremi, ma non rari, si arriva al cyber bullismo, alla persecuzione sulla base di rumours, all'usurpazione di identità, ad una comunicazione violenta (hate speech) e altre patologie mentali e sociali. Un uso eccessivo dei media soprattutto durante la notte può portare a problemi di insonnia, d'ansia e di depressione in quanto i giovani si investono emozionalmente sui Social Media. Hanno inoltre maggiore bisogno di dormire degli adulti. Ciò può compromettere un armonioso sviluppo emotivo e sociale perché la maggior parte del tempo viene vissuto in un ambiente virtuale. La facilità di condivisione di foto o propositi non calibrati non consente lo sviluppo dell'empatia e del reale ascolto di sé e degli altri, ciò che conta sono i like, il numero di commenti ricevuti e non l'impatto che i propositi esternati può avere nella vita reale presente e futura dei vari partecipanti. Un altro aspetto importante è la privacy e questo articolo sottolinea come sia possibile che l'impatto di una rottura sentime
manuelacirielli

Un laboratorio con TikTok all'IIS "Don Milani" di Montichiari - 3 views

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    L'articolo riguarda un progetto didattico dell'istituto "Don Milani" di Montichiari in collaborazione con CREMIT (Centro di Ricerca sull'Educazione ai Media all'Innovazione e alla Tecnologia) che ha consentito di creare un laboratorio in cui. è stato scelto di lavorare con la produzione di video, come forma di comunicazione veloce, spontanea, reattiva e ricettiva che può fungere da strumento educativo. I ragazzi più giovani oggi trascorrono moltissimo tempo scrollando video a ripetizione sul social Tik Tok, questa esperienza ha potuto offrire loro un nuovo approccio e punto di vista sull'esperienza di fruitori ma anche produttori mediali, facendo leva sui loro bisogni, credenze, valori. Ha inoltre consentito di sviluppare un approccio critico nei confronti delle produzioni altrui ma anche in relazione all'autovalutazione del proprio operato.
ana_ermakova

Media Literacy's Role in Democratic Engagement and Societal Transformation among Univer... - 3 views

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    L'articolo mostra come la media and information literacy (MIL) favorisca il pensiero critico, la partecipazione politica e l'empowerment tra studenti universitari sudafricani, evidenziando il legame con la cultura partecipativa (Jenkins) e l'accesso democratico all'informazione politica tramite i social (Castells). Dall'indagine tra studenti emerge che la MIL è percepita come il primo passo verso la consapevolezza e il pensiero critico, fondamentali per l'impegno democratico e il cambiamento sociale. Le competenze chiave includono analisi critica, creatività, etica e abilità digitali. Si sottolinea l'evoluzione della MILE da semplice strumento di contrasto alla disinformazione (Buckingham) a leva per l'empowerment civico e la cittadinanza informata. Viene inoltre evidenziata l'importanza di riconoscere la costruzione mediale degli eventi attraverso processi di framing. La MIL può includere soggetti marginalizzati, ma il digital divide resta un ostacolo. Tuttavia, l'empowerment richiede non solo competenze, ma anche la percezione soggettiva di poter agire (Martini, Sequi). Sebbene la ricerca si concentri su studenti africani, i concetti e i risultati sono rilevanti anche in altri contesti globali.
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