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virgiliann

Adolescenti: esplorazione della sessualità, tra social network e dating app - 1 views

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    Questo articolo, del giornale delle scienze psicologiche "State of Mind", mostra come le nuove tecnologie abbiano un ruolo attivo nel modo di vivere l'identità sessuale tra gli adolescenti. Indaga e mette a confronto i dati relativi all'utilizzo di Internet, e allo sviluppo psicofisico dei giovani. Successivamente parla dello studio e della raccolta dati di Lykese e collaboratori, su come i social media e le app di incontri costituiscano delle vie primarie per le relazioni romantiche e sessuali. Vengono citati anche i rischi come catfishing, ma anche le opportunità di connessione coi coetanei, soprattutto per le minoranze isolate. Viene infine sottolineata l'importanza di un educazione più consapevole e sicura ai social, e di una produzione di piattaforme mirate per migliorare gli esiti della salute sessuale dei giovani.
petruzzistefano

Attraverso il Metaverso - 4 views

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    Attraverso il Metaverso è un articolo uscito su MIND nell'Aprile 2022: Un mondo migliore e pieno di possibilità. è la grande promessa della Big Tech, che piace anche ai Brand. Tutti ne parlano ma questa evoluzione del Web è appena iniziata. E' possiamo solo immaginare dove ci porterà: articolo di Francesco Cardinali. Sono in molti a pensare che la fase che stiamo vivendo potrebbe essere l' inizio della terza incarnazione di Internet ossia il cosiddetto Web 3.0 La corsa al Metaverso ha fatto esplodere il mercato degli NFT (Non Fungible Token) con un numero di transazioni enorme, anche a prezzi incredibili. La creazione del Metaverso è una creazione di Universi Paralleli tra questo mondo (OFF-LINE) e il prossimo (ON-LINE), ma potrebbe rappresentare anche un futuro mondo integrato detto (ON-LIFE). Il processo di fusione fra vita fisica e digitale che qualcuno ha chiamato Metaverso ci sarà, ma forse in una visione meno spettacolare di quella raccontata da Zucherberg.
sloddo

Internet Addiction: criteri e tipologie della dipendenza da internet - 3 views

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    In questo articolo si parla di dipendenza da Internet, vengono elencati i tipi e le cause di questo fenomeno di grande attualità che interessa tutte le fasce d'età. Offre anche dei link ad ulteriori approfondimenti. Un tema importante per la psicologia e l'educazione.
sloddo

Educazione digitale e Media Education | Edscuola - 4 views

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    Renato Candia in questo breve articolo evidenzia le differenze della media education di oggi rispetto a quella che inizialmente era dedicata al materiale audiovisivo. Sottolinea come la media education tratti di relazioni e di memoria.
Margherita Miotti

Digital civility, italiani più consapevoli dei pericoli in Rete. Ma il Covid ... - 2 views

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    Il digital civility index elaborato da Microsoft (edizione 2022 che analizza le attitudini e le percezioni delle persone rispetto all'educazione civica digitale e sicurezza online) ci vede in recupero di due posizioni nella classifica a 22 paesi in cui ci classifichiamo decimi. Questo miglioramento è stato stimato solo sui maschi, le donne sono più esposte ai rischi online. C'è da tenere conto che il 40% degli utenti segnalano un peggioramento dei comportamenti nelle interazioni online durante la pandemia che ha spinto all'hate speech. Sono state stimate percentuali più alte della consapevolezza online. Molti sono d'accordo sul fatto che occorre portare avanti programmi di educazione e formazione sui corretti comportamenti da tenere online. Inoltre sono importanti appuntamenti come il safer internet day.
federicopt

Chi sono gli "hikikomori" in Italia - Il Post - 6 views

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    ITALIA MERCOLEDÌ 13 OTTOBRE 2021 Chi sono gli "hikikomori" in Italia Cioè le persone che interrompono i contatti col mondo esterno e vivono in ritiro sociale: è un fenomeno presente da tempo ma finora poco studiato di Susanna Baggio In Italia negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso dei cosiddetti "hikikomori", ovvero persone che abbandonano progressivamente le attività scolastiche, extrascolastiche o lavorative per ritirarsi in isolamento nella loro casa o nella loro stanza per periodi prolungati di tempo, indicativamente da sei mesi fino a diversi anni. Le persone che vivono in ritiro sociale volontario rinunciano a poco a poco alle relazioni con chi aveva fatto parte della loro vita, talvolta anche con i familiari, e spesso occupano il tempo impegnandosi in varie attività su internet, per esempio tenendosi in contatto gli uni con gli altri su forum e chat o guardando film e serie tv. Questo fenomeno è stato individuato dapprima in Giappone, dove è diventato una questione sociale di rilievo, ma da almeno una quindicina d'anni è piuttosto presente anche in Italia, dove però è ancora molto poco studiato. Gli hikikomori sono stati spesso definiti "eremiti dei tempi moderni" e la loro situazione può dipendere da moltissimi fattori diversi. Il loro non è un disturbo riconosciuto a livello scientifico e va distinto anche dalle diverse psicopatologie alle quali può comunque essere collegato, come la depressione o la dipendenza da internet. È stato osservato perlopiù in società fortemente competitive e coinvolge soprattutto adolescenti e giovani adulti, motivo per cui negli ultimi anni hanno cominciato a interessarsene anche le scuole e le istituzioni. Un po' di storia Il termine hikikomori fu utilizzato per la prima volta nel 1998 dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che fuse i verbi "hiku" e "komoru", cioè ritirarsi e stare in disparte. Saito coniò questo termine per descrivere tutte quelle persone a
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    In questo articolo, Susanna Baggio affronta la tematica nata in Giappone e che si sta progressivamente diffondendo anche in Italia( al momento poco conosciuta e studiata). Tale sindrome, si esplica nell'isolamento e ritiro sociale che fa rinchiudere e isolare gli adolescenti e giovani adulti nella propria camera. L'autrice cerca di approfondire le varie sfaccettature del fenomeno, riportando dettagliatamente le varie opinioni di esperti. Questo tipo di problematica, a mio avviso, non va sottovalutata perché spesso è anche difficile affrontarla con chi ne è affetto, come riportato anche nell'articolo stesso in quanto loro rifiutano di farsi aiutare, negando addirittura di averla. Senza dubbio l'avvento della pandemia da covid19, ha accentuato tutto questo e non ha aiutato l'interazione tra genitori e figli, rendendo difficile il contenimento e l'argine del fenomeno stesso. A mio parere, per contrastare il fenomeno, bisognerebbe avere un costante dialogo in famiglia, non prendendo la tecnologia come baby sitter dei propri figli ma tenendo un dialogo costante con loro mantenendo un rapporto attivo, non si può criminalizzarle i soggetti ma bisogna avere un rapporto empatico e canali sempre aperti con loro, ricordiamoci che la tecnologia e le macchine, sono buone scoperte se semplificano la vita e aiutano l'essere umano. Le macchine, però, non devono e non dovranno mai sostituirsi all'empatia e alla bellezza delle relazioni e rapporti umani.
anthonella

Mente simulativa e mente ludica: dai neuroni specchio ai Serious Game - Horizon Psytech... - 3 views

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    Che cosa significa immaginare un mondo completamente diverso e fantastico? questa capacità tutta umana è spiegata dalla teoria della Simulazione Incarnata, i cui correlati neurobiologici sono i Neuroni a Specchio, la famosa scoperta di Rizzolati e Gallese.
elisabetta1988

Digital service act: acquisti più sicuri e protezione sui social da fake news... - 2 views

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    L'articolo parla del recente accordo politico europeo sul Digital Service Act volto a responsabilizzare le Big Tech riguardo ai contenuti e alle strategie e pratiche commerciali scorrete o addirittura illegali che circolano nei social network con la finalità di tutelarne gli utenti.
federicazari

Disinformazione e propaganda: ecco come smascherare le fake news - 4 views

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    Questo articolo di Andrea de Gardi, giornalista WEF (World Economic Forum) specializzato nell'evoluzione digitale delle attività d'impresa, espone il problema della disinformazione che circola principalmente sui social media, spesso con immagini d'archivio riproposte come breaking news, e suggerisce un elenco di accortezze e azioni che l'utente può intraprendere. Personalmente non credo sia sufficiente un elenco di consigli per combattere il mondo delle fake news: non sempre è facile riconoscerle, dipende da molti fattori talvolta anche emotivi, dalla situazione in cui si trova il soggetto e soprattutto se ciò che leggiamo rafforza una nostra opinione/credenza. Quello che è certo è che non si può insegnare velocemente ad affrontare questo problema che richiede una serie di tecniche per verificare i fatti: e' necessario che gli utenti diventino più autonomi, competenti e critici, occorre una profonda comprensione di come funzionano i media, come comunicano, come rappresentano il mondo, come vengono prodotti e usati. Non si combattono fake news fornendo decaloghi che pretendono di insegnare la distinzione tra verità e falsità ma occorre una comprensione sofisticata. Per questo alla base dell'insegnamento della media education abbiamo il pensiero critico, processo riflessivo nel quale dobbiamo costantemente mettere in discussione i nostri preconcetti e le nostre interpretazioni per evitare che queste notizie, create talvolta per provocare comportamenti aggressivi, diventino un fatto sociale con un forte potere coercitivo sulle decisioni delle persone
cpucello

Il social network scientifico del futuro - 3 views

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    L`articolo è stato scritto da Phil Jones il quale ha trascorso gran parte della sua carriera lavorando su progetti che utilizzano la tecnologia per accelerare la scoperta scientifica. Phill Jones è stato il responsabile della sensibilizzazione degli editori a Scienza digitale. Il suo ruolo attuale è co-fondatore per il digitale e la tecnologia presso la MoreBrains Cooperative, una società di consulenza che lavora in prima linea nell'infrastruttura accademica, nella gestione delle informazioni e nella diffusione della ricerca. Phill Jones ha avuto una carriera di ricerca interdisciplinare di successo presso l'Imperial College di Londra, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in Fisica e Harvard Medical Schools, dove è stato membro della facoltà di ricerca che lavora in ictus, alzheimer e imaging ottico molecolare. Il tema trattato nell ́articolo risulta ancora molto attuale in quanto ancora in fase di realizzazione. Phil Jones, nel blog, sfida per gli editori a trovare modi per ridimensionare gli usi dei social media per renderli accessibili e preziosi per tutti. Ipotizza dei profili sintetici e non complicati e proprio come Reddit, Instagram o Pinterest, la persona sarà costituita dal contenuto aggregato che ha inviato ed i validi contenuti saranno letti, scaricati e utilizzati, consentendo ai contributori di costruire una reputazione basata sui loro risultati di ricerca. Vi sono social network dedicati al mondo accademico e della ricerca. I più utilizzati sono ResearchGate (6 milioni di utenti), Mendeley (oltre 3 milioni) e Academia.edu (circa 18 milioni ma è aperto a chiunque) ma nessuno è riuscito ad affermarsi come ad esempio Facebook non vengono dunque sfruttate le potenzialità di "luogo virtuale" dove scambiare e discutere idee e creare nuove collaborazioni. Vediamo ancora nascere e a morire nuovi social network come ad essempio BioMedExperts e NatureNetwork. Il blog post su Digital Science si interroga dunque sul perché l'utilizzo dei social
sarabenedetti

Studio italiano sugli effetti dell'astinenza dai media su studenti universitari | ... - 5 views

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    L'articolo tratta di una ricerca eseguita dal Prof. R. Stella (Dipartimento FISPPA, Università di Padova) che consiste nello studio del comportamento di giovani universitari privatisi volontariamente dell'uso dei media per un tempo che va da 3 giorni a 1 settimana. I risultati confermano studi precedenti, anche di 30 anni, dimostrando che l'attaccamento dei giovani ai media non è cambiato, anzi oggi è maggiore poiché attraverso i media digitali viene gestita gran parte della vita sociale. Infatti, per questo motivo, il tempo speso su di essi non può essere considerato perso. Esiste allora un'ambivalenza che riguarda la costante negoziazione tra perdite e guadagni nell'uso dei media. Dallo studio emerge una risposta duale relativa alla privazione dell'utilizzo dei media: da una parte ci sono segni di una 'dipendenza', data per scontata dagli stessi studenti fin dall'inizio dell'esperimento, che produce ansia, depressione, 'vuoto'; dall'altra alcuni studenti testimoniano maggior concentrazione, libertà di movimento ed esplorazione delle proprie capacità di agency. Tutto ciò è dovuto a una presa di coscienza che produce forme diverse di consapevolezza. In conclusione il Prof. Stella suggerisce di proporre esperimenti di astinenza come attività comprese nel curriculum scolastico con lo scopo di offrire agli studenti un'opportunità per misurarsi con i rischi e le responsabilità che il web impone e aumentare così la consapevolezza e il pensiero critico. Questo perché l'attaccamento ai media vecchi e nuovi o la 'dipendenza' varia a seconda dell'educazione ricevuta, sottolineando così l'importanza della Media Education.
vierogianmario

Ucraina: la prima guerra combattuta (anche) sul terreno digitale - 3 views

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    Francesca Fantini grazie a questo articolo di ci dà un reportage sull'impatto dei media e il loro utilizzo nella guerra in Ucrainia. "Il controllo delle informazioni è uno dei modi in cui si combatte una guerra", quale è il grado alfabettizzazione digitale di chi si trova dentro e fuori il conflitto? Chi usufruisce di questi social possiede le skills per smarcarsi da una fake news? Il traffico ed anche l'indirizzo d'uso di un media come TIKTOK sono cambiati drasticamente, il che ci fa riflettere anche sulla libertà dei media ed il loro peso.
anonymous

Social privacy, educare ai tempi del web 3.0 - 3 views

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    Alberto Fornasari, professore ed esperto in comunicazione, ha proposto una riflessione sulla rapida evoluzione della nostra società globalizzata e cosmopolita con riferimento al concetto di privacy e alle sue modificazioni. Il Censis ha definito quella che stiamo vivendo l'era dell'esibizione del sè digitale, un'era in cui l'oversharing si è imposto come predominante a discapito di una sempre meno evidente riservatezza nei confronti della propria immagine e delle informazioni che diamo di noi in rete. Diminuisce il digital divide ma aumenta esponenzialmente il press-divide. Goleman ha parlato di analfabetismo emotivo: la mancanza di consapevolezza e controllo delle emozioni e dei comportamenti, specialmente di quelli altrui, che rende le relazioni interpersonali sempre più difficoltose e meno empatiche. Le relazioni sono sempre più mediate e sempre meno dirette, soprattutto per i nativi digitali che vivono in simbiosi con i propri dispositivi. Dunque i bisogni che i giovani cercano di soddisfare attraverso l'uso della rete sono quelli di sicurezza, autorealizzazione, associazione (Maslow) e questi, nel web 3.0, si esprimono attraverso autobiografismo e narcisismo (l'uso del selfie per veicolare una certa idea di sè). L'utilizzo dei media in misura massiccia crea una condizione abitudinaria che ci rende sempre meno consapevoli dei rischi presenti a livello di privacy: paradossalmente i dati che le aziende sono in grado di reperire sul nostro conto sono stati "pubblicati" da noi stessi in quello che possiamo identificare come self-disclosure. La creazione della figura del Garante per la tutela dei dati personali avvenuta in Italia rappresenta un importante passo in avanti, tuttavia rimane fondamentale avviare percorsi di educazione ai media che guidino al loro utilizzo e che coinvolgano i genitori, e soprattutto i docenti. La scuola si sta lentamente avvicinando al mondo dei media attraverso l'integrazione dei dispositivi tecnologici nell'a
clara3110

Cyberbullismo e Cyberviolenza - 4 views

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    Il cyberbullismo rappresenta oggi uno dei maggiori rischi nel complesso rapporto fra gli adolescenti e la Rete, Lo ha affermato il Commissario Agcom Antonio Martusciello, intervenendo al convegno "Generazione Hashtag., sostenendo anche che il termine cyberbullismo è riduttivo e che cyberviolenza è calzante. I ragazzi usano la rete non solo per socializzare ma anche per esprimere aggressività, provocazione, sfida e competizione tra coetanei. Secondo la nuova Legge n.71/2017 per cyberbullismo si intende "…qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, denigrazione, diffamazione, furto d'identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo". Il bullismo esiste da sempre, il cyberbullismo nasce con l'avvento della rete, anche se l'intento della rete non è questo, Internet nasce come metodo di comunicazione, per poter rimanere in contatto anche se lontani e per condividere emozioni, non per infliggere dolore agli altri.
dbonomo1

Gli effetti della propaganda partecipatoria: dalla socializzazione all'internazionalizz... - 3 views

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    Il saggio scritto da Gregory Asmolov e disponibile sul Journal of Design e Science pubblicato dal MIT Press risale ad Agosto 2019 ma è diventato estremamente attuale date le novità sul fronte Russo Ucraino del 20 Febbraio 2022. Proprio in questo momento infatti si sta combattendo una guerra alle porte dell'Europa, ma non solo, nel saggio infatti leggiamo questa citazione: "In the world of Homo Digitalis, anyone with an Internet connection can become an actor in a war" (Patrikarakos, 2017)". La propaganda partecipativa supera la semplice censura e passa attraverso l'intenzionale costruzione e manipolazione delle relazioni tra l'utente e il suo ambiente. Le Fake News, il Crowdsourcing con la mobilitazione delle risorse e la Digital Disconnection sono gli elementi che portano alla socializzazione ed internalizzazione del conflitto, vero scopo della propaganda partecipativa. Ciò significa integrare gli artefatti culturali trasmessi dai media, nel processo cognitivo, andando a definire la nostra relazione con la realtà. Il saggio ci permette di riflettere su ciò che sta avvenendo in questo momento favorendo il pensiero critico e l'analisi dell'uso dei media. Ponendo le basi per un'efficace contro-propaganda.
dbonomo1

The Disconnective Power of Disinformation Campaigns - 2 views

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    In questo articolo di Gregory Asmolov disponibile sul portale della ricerca del King's College di Londra viene fatta un'attenta analisi del fenomeno della Disconnessione e dell'uso che ne fanno gli Stati in conflitto per favorire la costruzione di un'immagine di un "nemico esterno". L'articolo mette luce sull'importanza delle connessioni dette "orizzontali". Gli effetti delle campagne di disinformazione non sono legati solo ai problemi relativi alla verità delle notizie riportate, ma soprattutto all'interazione che gli utenti hanno con esse. La natura delle fake news ci porta a reagire a chi vi interagisce. In questo ambito si può studiare il potere della Disconnessione, evento che ci porta a creare network omogenei, dove le voci discordanti non trovano posto e così con loro anche la possibilità di confrontarsi con altri punti di vista o la possibilità di chiarimento. Ciò che deve essere protetto è la capacità delle persone di distinguere tra le controversie politiche e i problemi personali. Vengono approfondite tre proposte per controllare questo fenomeno: l'introduzione da parte delle piattaforme di un terzo attore all'eventuale dibattito, la modifica delle modalità tecnologiche di disconnessione ed infine l'aumento della consapevolezza nell'uso dei social.
dany78

Internet e Ragazzi: Caratteristiche, Vantaggi, Rischi e Media Education - 2 views

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    Questo articolo di Bianca Pasenti, psicologa dello sviluppo, pone un focus iniziale circa i dati sull'incremento dell' utilizzo sempre maggiore di internet da parte dei ragazzi soprattutto durante il periodo del covid. Evidenzia i rischi derivanti dall'utilizzo dei nuovi media, soprattutto i social network, ponendo un focus sulle caratteristiche dei new media, ovvero l'assenza di limiti temporali e la connessione onnipresente, in aggiunta alla ridotta comprensione dei nuovi media da parte dei genitori di figli nativi digitali. I rischi evidenziati ovviamente riguardano i fenomeni del sexting, del cyberbullismo, della dipendenza e delle alterazioni emotive ed empatiche. L'articolo però mette in risalto anche i vantaggi, cerca di non demonizzare i nuovi media e di evidenziarne le opportunità come le possibilità di confronto e affiliazione, il mantenimento dei rapporti anche a distanza ecc... Riconoscendo la MEDIA EDUCATION, come risposta alla gestione consapevole del mondo virtuale e dei nuovi media.
valeee

Ragazzi e tecnologia, la scuola è impreparata: che dicono i dati - 1 views

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    Attraverso questo articolo, l'autore Paolo Ferri cerca di portare uno spunto di riflessione sull'impatto della pandemia da Covid-19 sull'uso della tecnologia digitale dei bambini tra i 0 e i 10 anni, e soprattutto delle loro principali figure educative, come maestri e genitori. La maggior parte di questi ultimi rientrano nella generazione dei cosiddetti millenials, persone nate tra il 1980 e la metà degli anni '90, che anche se non si possono definire "nativi digitali" come i loro figli, hanno conosciuto in età adolescenziale la tecnologia, la comunicazione e il web: tutti elementi che hanno scandito sempre di più la loro quotidianità fino a diventarne oggi una parte integrante. La ricerca "Bambini e lockdown" presentata nell'articolo, condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell'Università di Milano-Bicocca e della spin-off dell'Università di Milano-Bicocca "Bambini Bicocca", si pone l'obiettivo di indagare i ritmi, le regole, le routine, l'esperienza educativa e didattica e gli stati emotivi dei bambini e dei genitori durante il lockdown, utilizzando dati raccolti in due indagini (2020, 2021) attraverso questionari. Attraverso l'approfondimento dei risultati, l'autore cerca di consapevolizzare il pubblico sull'importanza di formare insegnanti e genitori ad educare i piccoli a un uso ponderato e creativo dei dispositivi digitali e del web. In particolare, dai dati presentati si evince come le famiglie con bambini tra 0 e 10 anni, siano attrezzate dal punto di vita del possesso di device e di connessione internet, con un numero di strumenti tecnologici che tende a crescere con l'aumentare dell'età dei bambini, i quali non solo nel 2021 hanno trascorso più tempo davanti allo schermo rispetto all'anno precedente, ma sono anche sempre più spesso gli unici possessori ed utilizzatori delle loro periferiche digitali. L'autore ha voluto più v
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    [continua] L'autore ha voluto più volte rimarcare l'importanza di intendere i dati e i relativi risultati, come generati all'interno di un processo di "naturalizzazione" della vita sullo schermo dei bambini nelle opinioni dei genitori, che porterebbe a delle distorsioni nella loro percezione dell'effettivo tempo di utilizzo di questi dispositivi. Nella seconda parte della ricerca, emerge l'evidenza di una generalizzata carenza di strutture e formazione metodologica sulla didattica aumentata dalle tecnologie. Infatti, il tempo impiegato in attività di DAD/DDI è aumentato nel 2021, ma nonostante ciò, le metodologie impiegate non sembrano aver avuto alcuna evoluzione o adattamento alle nuove esigenze dei bambini e delle loro famiglie. Il principale problema, segnalato anche dai genitori, sembra essere l'ostinazione nell'adottare un approccio trasmissivo e nozionistico, tipico delle classiche lezioni frontali in presenza, che lascia poco spazio all'interazione e all'interattività, e che rischia di appesantire ulteriormente il carico cognitivo del bambino, di limitarne le capacità di attenzione e di comprometterne l'apprendimento. L'autore alla fine evidenzia la presenza di una correlazione negativa tra il titolo di studio dei genitori e il tempo di utilizzo dei device, prima di concludere rimarcando l'importanza di un'educazione all'utilizzo creativo, critico e costruttivo delle tecnologie digitali, che deve necessariamente passare per i genitori e gli insegnanti e quindi le istituzioni, per poter essere davvero efficace ed influenzare l'interazione quotidiana dei propri figli con la tecnologia.
dany78

Fake news, i meccanismi cognitivi che ci fanno cascare (tutti) nelle bufale - Agenda Di... - 3 views

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    In questo articolo, Daria Grimaldi, docente di psicologia sociale all'università Federico II di Napoli, spiega quali sono i meccanismi che stanno alla base della formazione di un'opinione , e le scorciatoie di pensiero che ci inducono in errore. Inizia sfatando il mito che a "cadere " vittima delle fake news, siano solo persone di bassa cultura o scolarizzazione, ed evidenzia invece come il fenomeno sia diffuso ampiamente in tutte le classi sociali e a tutti i livelli di scolarizzazione. Questo accade perché il nostro cervello utilizza delle scorciatoie di pensiero, definite "euristiche" che permettono una sorta di "economia cognitiva", aiutando il cervello a non sovraccaricarsi, ritenendo implicitamente che qualcun altro abbia vagliato l'informazione al posto nostro. Le euristiche permettono la costruzione di un giudizio, che tendenzialmente tendiamo a proiettare sugli altri ritenendo che tutti abbiano lo stesso metro di valutazione, incappando in quello che viene definito "effetto del falso consenso" Pone il focus sui social network, definendoli il miglior terreno fertile per la diffusione di Fake news, sostanzialmente da un lato perché le notizie sono create ad HOC. per generare arousal , dall'altro si diffondono in una rete di "amici" , per sua natura affidabile. Parla del fenomeno del FILTER BUBBLE, ovvero di come gli algoritmi dei software, facciano in modo di condividere con la persona solo contenuti in linea con le idee della stessa, creando una sorta di bolla che avalla il BIAS del falso consenso, che a sua volta conduce al fenomeno dell'ignoranza pluralistica. Infine discute su come sia possibile immunizzarsi dalle fake news, ad esempio facendo valutare l'attendibilità delle notizie ad esperti, e in caso di assenza di competenza , quanto sia auspicabile mantenere una dignitosa riserva.
valentinasalamon

Media Education nella Repubblica Ceca - 1 views

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    L'articolo di Voráč e Kopecký, pubblicato a Marzo del 2022 sulla piattaforma "Researchgate" riporta quanto discusso dai due autori durante la 4a Conferenza Accademica Internazionale sull' "Educazione, l'insegnamento e l'apprendimento" tenutasi a Bruxelles dal 29 al 31 ottobre 2021. In particolare, essi si sono concentrati sulla media literacy e sulla media education presente all'interno delle scuole della Repubblica Ceca: ciò che è emerso dalla loro indagine è che a fronte di un acceleramento senza precedenti delle tecnologie avvenuto nell'ultimo secolo, in particolar modo di Internet e dei social media, si è riscontrata, specialmente negli insegnanti, un'insufficiente preparazione per fronteggiare le nuove richieste della scuola multimediale. Sebbene i documenti redatti dalle scuole, attinenti alle disposizioni europee, siano ricchi di spunti e abbastanza completi, emerge una forte discrepanza tra linee guida e stato reale dei fatti. Le principali problematiche riscontrate sono: un'insufficiente preparazione degli insegnanti, un'incongruenza tra metodologie e materiali multimediali e una mancanza di chiarezza circa i concetti di media literacy ed education. Ciò che viene auspicato dai due ricercatori è che venga fatto un apposito training agli insegnati, per renderli più consapevoli circa l'uso delle nuove metodologie, affinché possano essi stessi trasmettere ai propri alunni tale consapevolezza, perseguendo così un'adeguata media education. Viene inoltre auspicato un aggiornamento dei documenti curriculari dove venga prevista una maggiore implementazione della media education.
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