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leonardialessia

Chi sono i nativi digitali, gli immigrati digitali e tardivi digitali? I diversi punti ... - 3 views

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    L'articolo di seguito si pone di identificare le differenti tipologie di persone che si approcciano ai nuovi media e alla media education. Vengono analizzate infatti le prime definizioni create da Prensky nel 1946 dove si distinguevano i nativi digitali e gli immigrati digitali. Prendendo spunto da queste due prime suddivisioni, il tema è stato approfondito tracciando i profili generazionali di tre tipologie di persone che si approcciano ai nuovi media e alla media education: i nativi digitali, sono coloro che si ritrovano circondati dal digitale fin dalla nascita, per cui l'utilizzo di media nel contesto comunicativo ed educativo rappresentano la normalità; gli immigrati digitali sono invece coloro che sono nati e cresciuti in un'era non digitale, ma che poco alla volta si sono dovuti adattare alle tecnologie, seppure in età avanzata; infine si evidenziano i tardivi digitali, coloro che sono vissuti in un'epoca con una totale assenza di tecnologia, che viene guardata con con diffidenza e si nota un difficile adattamento ai nuovi dispositivi. Risulta infatti di notevole importanza, tra questi tre profili, non tanto la capacità di approcciarsi alla tecnologia quanto le modalità sottostanti il pensiero da loro attuato e le modalità di apprendimento utilizzate. Si nota come gli strumenti utilizzati per l'apprendimento siano differenti, infatti se gli immigrati e i tardivi digitali utilizzano una logica deduttiva/induttiva e strumenti cartacei (che implicano un notevole approfondimento), i nativi digitali utilizzando strumenti tecnologici e si ritrovano a disposizione un'ampia gamma d'informazioni che favorisce una logica abduttiva. L'articolo continua inoltre delineando il profilo del nativo digitale dal punto di vista di diversi autori, il quale vivendo a contatto con i social network, ha bisogno di mostrarsi sempre, deve far parlare di sè, mettendo in pericolo la propria privacy. Viene successivamente posta l'attenzione su come in questo modo si rischia di cre
graziamaria

Da "nativi digitali" a "consapevoli digitali", il ruolo della Scuol... - 4 views

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    Essere "nativi digitali" non vuol dire possedere le competenze connesse al digitale. E' la scuola che deve occuparsi del loro sviluppo. Ma può farlo cambiando ritmi e pratiche didattiche, rimaste ancorate a modelli che precedono la mutazione innescata dalle nuove tecnologie in cui i ragazzi sono immersi. I primi Digital natives hanno ormai raggiunto i quaranta! C''è ormai una generazione che possiamo chiamare "nativi digitali 2.0" che - parafrasando il Prensky del 2001 - hanno passato l'intera vita muovendo le dita su un touchscreen per guardare e scambiare testi, immagini e video. Oggi i nostri studenti sono tutti 'madrelingua' del linguaggio digitale di condivisione nel cloud. Nella scuola un consistente numero di nativi (di prima generazione) è ormai andato in cattedra, ma questo non sembra aver contribuito né a migliorare la competenza digitale degli studenti, né a ridurre quello che Prensky denunciava: "il problema più grande affrontato dall'educazione oggi è che i nostri insegnanti, Immigranti Digitali, che parlano un linguaggio obsoleto (quello dell'era pre-digitale), incontrano difficoltà ad insegnare a una popolazione che parla una lingua completamente nuova".Prensky aveva scritto nel 2001: "'Diversi tipi di esperienze portano a diverse strutture cerebrali', afferma il Dr. Bruce D. Berry … è molto probabile che il cervello dei nostri studenti sia cambiato fisicamente - e sia diverso dal nostro - come risultato di come sono cresciuti. Ma che questo sia o meno letteralmente vero, possiamo dire con certezza che i loro modelli di pensiero sono cambiati".
jgrossi108

Media digitali: angeli o demoni? - Infanzia digitale - Tecnologia digitale, scuola e ap... - 8 views

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    Mentre leggevo questo articolo su internet riflettevo sul fatto che io stessa appartengo a quella generazione che molti autori, tra cui Prensky, chiama "Nativi Digitali": la generazione nata tra il 1980 e il 1990, cresciuta nella prima era del Web, la 1.0, caratterizzata da siti statici e uso sfrenato delle e-mail e dei più svariati motori di ricerca;i primi a cogliere l'enorme potenziale dei nuovi media, sfruttandolo per comunicare con gli amici, per conoscerne di nuovi, cercare informazioni o notizie e per condividere le opinioni.Mettendo da parte il mio smartphone e chiudendo le pagine web che ho aperto tra una ricerca e l'altra, mi domando come le tecnologie digitali stiano trasformando le vite, le abitudini, le abilità cognitive;i bambini di oggi che adulti saranno domani?La iGeneration accoglie al suo interno tutti i nati dagli anni '90 fino al 2010 e la "i" rappresenta l'insieme di dispositivi nati al contempo (iPhone,iPad). Prensky li descrive come individui abili a elaborare le informazioni,con una preferenza per le nozioni che possono ottenere rapidamente e apprendere attraverso modalità attive e non-lineari, multitasking,poco tolleranti verso lunghe letture e che sperimentano lo sviluppo delle abilità sociali all'interno della realtà digitale.Nella mie esperienze ho potuto osservare genitori che,in preda alla stanchezza,lasciavano i figli giocare con tablet o smartphone per ore,trascurando i rischi del web e lasciando che si rinchiudessero in questa bolla di sapone che è la realtà virtuale.Ho anche visto,però,genitori lontani per lavoro che grazie ad internet potevano guardare i loro figli crescere e sentire la loro voce.Io non so se i cosiddetti nuovi media, o meglio i media digitali, sono degli angeli o dei demoni; so però che internet ha cambiato molte vite e che crescere insieme a dei genitori presenti è auspicabile ma la possibilità di sentirli vicini o di imparare gratuitamente è indispensabile.Chi vivrà, vedrà.
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    L'articolo in questione, è tratto dalla "Tesi di Laurea" di Loredana Urraro. Iniziando da una considerazione generale, dove viene evidenziato come la nostra Epoca stia attraversando una potente Rivoluzione Tecnologica e la nostra quotidianità è quindi pervasa dall'utilizzo costante di Strumenti Digitali, si arriva a postulare di un problema che riguarda lo sviluppo cognitivo dei più piccoli e nello specifico, si parla di "Demenza Digitale" (M. Spitzer). I così detti "Nativi Digitali" cioè tutti i bambini che sono nati dalla fine degli Anni '90 in poi sanno padroneggiare con sempre maggior facilità i mezzi digitali a tal punto che viene coniato il termine "Intelligenza Digitale". I nuovi strumenti digitali si sostituiscono di fatto all'interazione faccia-faccia, sottraendo tempo prezioso al gioco e alle relazioni umane: il semplice gesto dello scorrimento delle dita su un piano liscio (come quello dei touch-screen) impoverisce inevitabilmente l'esperienza tattile, ottica e acustica fondamentale per lo sviluppo del cervello del bambino. Gli stimoli emotigeni provenienti dalle tecnologie possono portare ad un sovraccarico informazionale (Information Overload) con la conseguente desensibilizzazione emotiva del bambino connessa all'abuso dei dispositivi, in particolare TV e Videogiochi violenti. Tutto questo può portare in età pre-adolescenziale ad una devianza nelle condotte e stili di vita a rischio. Oltre a questo, si apre un capitolo importante legato al valore legato al piacere che i Nuovi Media tecnologici sono in grado di fornire ai Nativi Digitali, aprendo così lo scenario di una potenziale Dipendenza Tecnologica e, di conseguenza, legato al Disturbo da Gioco su Internet, come la "Sindrome da Videogiochi". Demonizzare le nuove Tecnologie, comunque, non rappresenta la soluzione e porterebbe ad una discussione sterile, mentre assume rilevanza maggiore il concetto di "limite", ossia l'introduzione di limiti e cautele
elipianta

NATIVI DIGITALI: GENERAZIONE TOUCH E SOCIAL MEDIA - 2 views

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    Mark Prensky ha introdotto la metafora di nativi digitali per indicare la generazione di chi è cresciuto immerso nel mondo trasformato dalla rivoluzione informatica. Gli studi e i lavori pubblicati in lingua italiana nell' ultimo decennio sul rapporto tra la generazione Touch (Riva, 2019) dei nativi digitali e i social media, mettono in evidenza i loro comportamenti di apprendimento non lineari e non alfabetici e uno stile di comunicazione ludico che permette diverse rappresentazioni di sé, la costruzione di reti di relazioni (gaming on line), lo scambio tra pari. In tale contesto di utilizzo è utile una media education da parte delle diverse agenzie educative, familiari e scolastiche e una riflessione sulla possibilità di creare spazi di crescita in responsabilità e impegno dentro l'esperienza dei social media. La scuola, in particolare, dovrebbe diventare luogo di apprendimento significativo: potranno avere un ruolo importante in questo i serious games e gli strumenti virtuali collaborativi.
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
easynotsimple

Per favore, non chiamateli nativi digitali - 5 views

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    Una ricerca della Bicocca smonta il mito della competenza informatica giovanile. Poiché i ragazzi usano dispositivi che si connettono in modo trasparente, invisibile, non percepiscono Internet come un'infrastruttura di base. Stanno crescendo in un mondo nel quale non solo non sanno, ma non possono smontare, smanettare, sperimentare. Tutto questo non crea nativi digitali.
angelamaesano

Giovani sguardi sulla media education - 9 views

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    Questo articolo si sviluppa attorno ai risultati di ricerca che ha coinvolto un istituto scolastico secondario di primo grado (circa 300 studenti) in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. Ben 62 ore di osservazione etnografica hanno permesso la raccolta e 'elaborazione dei dati. Aspetto interessante della ricerca è stato quello di comprendere, a partire dalla voce dei "nativi digitali", cosa questi pensino della media education, quali aspettative abbiano e in che modo rispondano agli stimoli e alle attività che gli vengono proposte. Curiosi e simpatici i pensieri dei ragazzi riportati all'interno dell'articolo. La "Net Generation" utilizza sempre più le risorse messe a disposizione da internet ma spesso ci si limita sul "come fare" rifacendosi a mere competenze tecniche. La media education aiuta a colmare i vuoti educativi e comunicativi che si creano tra adulti e minori in relazione all'utilizzo delle tecnologie digitali.
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    Gli adolescenti e i preadolescenti,definiti "nativi digitali" usano sempre più spesso le risorse offerte da internet. Il fatto che si parli di "nativi digitali" comporta la presenza di una categoria opposta, quella degli "immigrati digitali", i quali a differenza dei primi hanno meno dimestichezza con i digital media. Ciò in virtù del fatto che hanno vissuto in prima persona il passaggio dalla modernità alla post-modernità e dai mass media ai digital media. La media education è frequentemente chiamata in causa per colmare i vuoti educativi e comunicativi che si creano tra adulti e minori in relazione all'utilizzo delle tecnologie digitali. L'articolo proposto si sofferma sui risultati di ricerca ottenuti in un istituto scolastico secondario di primo grado in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. L'obiettivo della ricerca è quello di comprendere cosa i ragazzi pensino della media education e di fornire strumenti utili a correggere e indirizzare le attività quotidiane dei giovani. Il tutto passa per la formazione degli adulti e degli insegnanti.
oliviauninettuno

Insegnare al tempo dei 'nativi digitali' - 8 views

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    La trasformazione tecnologica rapida condiziona ogni aspetto della vita intersoggettiva . Coinvolti sono soprattutto i giovani e il mondo degli adulti i quali hanno il compito di comprendere ed interagire con nuovi stili cognitivi ed attuare , nello specifico a scuola, un nuovo sistema di apprendimento efficace per i nativi digitali : Didattica 2.0 I problemi principali da affrontare in questo nuovo scenario sono il rapporto tra mezzi di comunicazione e processi formativi e la conseguente ridefinizione del ruolo che gli educatori sono chiamati a sostenere. Pier Cesare Rivoltella , Direttore del CREMIT ( Centro di ricerca sull' Educazione ai media, all'informazione e alla Tecnologia) introduce le tematiche inerenti alla Media Education, alla Education technology e al concetto di Media come strumenti non sostitutivi ma bensì integrativi della realtà nella quale i bambini vivono in modo attivo e partecipe.
nsorbara

Nativi digitali e immigrati digitali - 4 views

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    Dagli ultimi decenni del '900 ad oggi c'è stato un notevole cambiamento nei rapporti tra adulti e ragazzi, tra insegnanti e studenti, con l'avvento dell'era digitale. I giovani odierni sono denominati, dall'autore dell'articolo, "nativi digitali", in quanto nati in piena era digitale, mentre gli adulti e molti insegnanti , nati in epoca pre-digitale , avendo adottato in seguito le nuove tecnologie, sono definiti "immigrati digitali". Questa differenziazione porta ad alcune problematiche: gli studenti "nativi digitali" devono apprendere il "vecchio metodo" dei loro insegnanti o questi devono adeguarsi al nuovo? L'autore propende per la seconda soluzione: gli insegnanti devono imparare a comunicare nel linguaggio e nello stile dei loro studenti. Sul sito dell'autore http://marcprenskyarchive.com/writings/ ci sono altri articoli su questo tema e su altri argomenti di media education.
giovanni9

Ma i nativi digitali sono "illetterati digitali": ecco il ruolo della Scuola - 5 views

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    L'articolo apparso il 13 luglio 2018 su Agenda Digitale a firma di Vittorio Midoro, dirigente di ricerca CNR e membro del gruppo di lavoro del MIUR per la valutazione dell'uso dei dispositivi personali in classe, pone l'attenzione sul fatto che crescere all'interno di una società digitale non vuol dire essere "digital literate". Quindi egli continua riflettendo sul possibile ruolo della scuola nell'odierna società. Seppur la maggioranza dei ragazzi mostra padronanza nell'uso dei media digitali, è raro che qualcuno riesca a realizzare app, programmi o siti web per i quali sono richieste competenze specifiche difficili da acquisire informalmente. La scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a sviluppare abilità creative, di astrazione e di problem solving fin dai primi anni scolastici. Attraverso la Media Literacy si possono comprendere e valutare i diversi aspetti dei media e dei loro contenuti, nonché migliorare le abilità comunicative nei diversi contesti e creare prodotti mediali. Infatti, la comprensione della comunicazione implica il sapere analizzare e valutare i messaggi e saperli creare e condividere. Bambini e ragazzi sono sempre stati molto curiosi, ma oggi spesso non sono i genitori a rispondere alle loro domande, ma la rete. Alcuni studi hanno dimostrato però che i ragazzi adottano spesso strategie di ricerca delle informazioni piuttosto improvvisate e caotiche e hanno una scarsa capacità di valutare la qualità dell'informazione trovata. Inoltre essere sempre connessi non è detto che migliori la qualità delle relazioni. In rete vi è la tendenza a presentarsi con un'identità diversa dalla propria ed è difficile creare e sostenere relazioni profonde tra le persone. Per quanto riguarda l'apprendimento, l'autore dell'articolo cita Gardner per ricordarci che esistono diversi tipi di intelligenze. Queste vanno assecondate valorizzando quelle possedute e rafforzando quelle meno sviluppate. La scuola dovrebbe capire i ragazzi, i lo
quattrodia1964

Insegnare al tempo dei "nativi digitali". - Pier Cesare Rivoltella - YouTube - 3 views

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    Questo video tratto dall'11° convegno su "Educazione, apprendimento e nuove tecnologie - Dagli asili nido in su." del maggio 2015, trasmette l'intervento conclusivo del Prof. Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Didattica e Tecnologia dell'Istruzione all'Università Cattolica di Milano. Una lezione del docente che riassume in 10 tesi quanto emerso dal convegno e che racchiude molti degli importanti concetti inerenti all'educazione da noi affrontati nel corso, l'approccio attuale tra metodo e tradizione e in particolare l'educazione ai nuovi media e le sue opportunità (riferendosi principalmente alla figura dell'insegnante ai quali è diretto il convegno). Quaranta minuti a mio parere molto interessanti e per qualche momento anche divertenti, che mi hanno aiutato ad approfondire la materia e che condivido con voi con entusiasmo. Vengono affrontate tematiche che vanno da quella dei 2 diversi punti di vista o ambiti di lavoro nella scuola, da non confondere tra loro: la Media Education e la Education Technology, il primo quale lavoro sui linguaggi mediali (Media Literacy) e in genere sui media come artefatti culturali rispetto ai quali educare gli studenti allo sviluppo del pensiero critico (in modo particolare nel downlad) e alla responsabilità (nell'upload, verso una cittadinanza digitale corretta), per passare alla logica integrativa che vede la tecnologia digitale non come qualcosa che sostituisce ma che integra, senza cadere nel determinismo tecnologico poichè il reale problema non è la tecnologia di per sé, bensì le pratiche dei pari e degli adulti.
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    Qui inserisce un aspetto per me basilare da cui parte la Media Education (al di là del difensivismo culturale) ossia che sono i soggetti/bambini che fanno qualcosa con i media e non i media che fanno qualcosa ai bambini (..."poi i media fanno la loro parte e possono generare a certe condizioni dipendenza...mobili e sempre connessi colonizzare i ns tempi") e afferma che ciò è assolutamente da leggere ed integrare nei contesti sociali nei quali essi operano (..."è comodo leggere tutto i termini di determinismo tecnologico perchè significa affrancarsi dalle proprie responsabilità"). Affronta altresì il discorso dei media quale curricolo, curricolo digitale di cui parla la comunità europea, una delle 8 competenze chiave di cittadinanza che ha a che fare con le singole competenze di base degli studenti, necessarie per divenire cittadini digitali attivi. Altro concetto affrontato l'apprendimento per scoperta, la didattica basata sull'esperienza grazie all'utilizzo dei media digitali e sociali che sono per Rivoltella macchine autoriali ossia "cose con cui posso fare cose", mettendo al centro dell'apprendimento il sistema mente, cervello e corpo e quindi testa ed emozioni. Per un apprendimento duraturo (Piaget). Parla dei contenuti digitali esistenti in ampia quantità e qualità che è necessario insegnare a selezionare, aggregare costruendo apparati paratestuali, di applicazioni digitali che devono essere inserite in cornici metodologiche per non rimanere strumentali e ultimo ma non per importanza di nativi digitali, una definizione quest'ultima che il professore cerca di fare rientrare nei limiti di una mutazione epigenetica e non genetica (..."il cervello di chi usa il cellulare è diverso da chi non lo usa ma anche quello di chi gioca a tennis da chi non gioca"), ponendosi in una posizione critica rispetto ad un affermazione di intelligenza digitale di cui forse potremo parlare in termini evolutivi tra milioni di anni....
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    In conclusione, parlando di un modello scolastico attuale che non funziona in cui la dispersione è del 20% verso il basso, in cui l'educatore si deve "schiodare da un eccessiva frontalità" ma non per questo negare la tradizione, se la tradizione e quindi la scuola quale ambiente formale non abbraccia l'innovazione e quindi la cultura informale contemporanea educando ai media, non è possibile che la scuola possa salvaguardare e sopravvivere a se stessa: la tradizione è innovare.
valeee

Ragazzi e tecnologia, la scuola è impreparata: che dicono i dati - 1 views

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    Attraverso questo articolo, l'autore Paolo Ferri cerca di portare uno spunto di riflessione sull'impatto della pandemia da Covid-19 sull'uso della tecnologia digitale dei bambini tra i 0 e i 10 anni, e soprattutto delle loro principali figure educative, come maestri e genitori. La maggior parte di questi ultimi rientrano nella generazione dei cosiddetti millenials, persone nate tra il 1980 e la metà degli anni '90, che anche se non si possono definire "nativi digitali" come i loro figli, hanno conosciuto in età adolescenziale la tecnologia, la comunicazione e il web: tutti elementi che hanno scandito sempre di più la loro quotidianità fino a diventarne oggi una parte integrante. La ricerca "Bambini e lockdown" presentata nell'articolo, condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell'Università di Milano-Bicocca e della spin-off dell'Università di Milano-Bicocca "Bambini Bicocca", si pone l'obiettivo di indagare i ritmi, le regole, le routine, l'esperienza educativa e didattica e gli stati emotivi dei bambini e dei genitori durante il lockdown, utilizzando dati raccolti in due indagini (2020, 2021) attraverso questionari. Attraverso l'approfondimento dei risultati, l'autore cerca di consapevolizzare il pubblico sull'importanza di formare insegnanti e genitori ad educare i piccoli a un uso ponderato e creativo dei dispositivi digitali e del web. In particolare, dai dati presentati si evince come le famiglie con bambini tra 0 e 10 anni, siano attrezzate dal punto di vita del possesso di device e di connessione internet, con un numero di strumenti tecnologici che tende a crescere con l'aumentare dell'età dei bambini, i quali non solo nel 2021 hanno trascorso più tempo davanti allo schermo rispetto all'anno precedente, ma sono anche sempre più spesso gli unici possessori ed utilizzatori delle loro periferiche digitali. L'autore ha voluto più v
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    [continua] L'autore ha voluto più volte rimarcare l'importanza di intendere i dati e i relativi risultati, come generati all'interno di un processo di "naturalizzazione" della vita sullo schermo dei bambini nelle opinioni dei genitori, che porterebbe a delle distorsioni nella loro percezione dell'effettivo tempo di utilizzo di questi dispositivi. Nella seconda parte della ricerca, emerge l'evidenza di una generalizzata carenza di strutture e formazione metodologica sulla didattica aumentata dalle tecnologie. Infatti, il tempo impiegato in attività di DAD/DDI è aumentato nel 2021, ma nonostante ciò, le metodologie impiegate non sembrano aver avuto alcuna evoluzione o adattamento alle nuove esigenze dei bambini e delle loro famiglie. Il principale problema, segnalato anche dai genitori, sembra essere l'ostinazione nell'adottare un approccio trasmissivo e nozionistico, tipico delle classiche lezioni frontali in presenza, che lascia poco spazio all'interazione e all'interattività, e che rischia di appesantire ulteriormente il carico cognitivo del bambino, di limitarne le capacità di attenzione e di comprometterne l'apprendimento. L'autore alla fine evidenzia la presenza di una correlazione negativa tra il titolo di studio dei genitori e il tempo di utilizzo dei device, prima di concludere rimarcando l'importanza di un'educazione all'utilizzo creativo, critico e costruttivo delle tecnologie digitali, che deve necessariamente passare per i genitori e gli insegnanti e quindi le istituzioni, per poter essere davvero efficace ed influenzare l'interazione quotidiana dei propri figli con la tecnologia.
cristinafore

BAMBINI E TECNOLOGIE DIGITALI: OPPORTUNITÀ, RISCHI E PROSPETTIVE DI RICERCA - 9 views

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    L'articolo mette in evidenza come i bambini di oggi, siano esposti ad un uso precoce delle tecnologie e in particolar modo dei dispositivi touchscreen. Partendo dai dati scientifici di alcune ricerche, l'articolo sottolinea gli effetti dell'uso di strumenti, come tablet e smartphone, sullo sviluppo cognitivo, emotivo, linguistico e sociale, nei primi anni del bambino. L'uso prolungato e passivo di queste tecnologie può portare a una trasformazione, in negativo, della relazione bambino- adulto, bambino con altri bambini, nella capacità e desiderio di esplorazione del mondo, ridotta capacità nel ragionamento di tipo induttivo, ecc. Ma, gestita in modo corretto e consapevole da parte del genitore, l'alfabetizzazione digitale, può essere una grande opportunità e una risorsa preziosa.
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    Smartphone, tablet, notebook, sono esempi che caratterizzano la nuova epoca digitale. Ma la diffusione di tanta tecnologia in che modo influisce lo sviluppo dei bambini? Il compito dei ricercatori e degli educatori è quello di conoscere gli stili di esplorazione, di uso, di relazione che il mondo tecnologico suscita in loro e di creare contesti di apprendimento equilibrati, in cui i soggetti più piccoli possano crescere in modo armonico tra rischi e potenzialità.
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    L'articolo, scritto dalla pedagogista Donata Ripamonti, compare sul portale riviste-erickson.it. l'autrice, attraverso una review della letteratura recente inerente le nuove tecnologie digitali, in particolare i media touchscreen, vuole evidenziare come queste ultime, sempre più accessibili grazie ad un sistema immediato e intuitivo ai bambini al di sotto dei tre anni, abbiano determinato una vera rivoluzione dalla quale genitori, educatori e ricercatori non possono sottrarsi. Questo porta ad interrogarsi sulle modalità degli approcci dei bambini con tablet, smartphone ecc, e su come questi strumenti digitali possono essere impiegati nell'educazione e nella formazione dei nativi digitali attraverso delle app che attivano la modalità "mind-on" e stimolano le interazioni sociali.
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Le relazioni familiari nell'era delle reti digitali - 2 views

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    L'elaborato, scritto dalla Dott.ssa Marianna Caucino, ha l'obiettivo di approfondire l'effetto che l'uso massiccio delle tecnologie ha avuto sulla comunicazione all'interno del nucleo familiare e specificatamente tra genitore e figlio. In particolare delinea le possibili sfaccettature della funzione genitoriale nell'utilizzo delle tecnologie digitali e nel gestire il divario digitale che vede i "nativi digitali" più competenti nell'uso delle tecnologie di comunicazione. Perchè è opportuno lavorare sulla prevenzione e il supporto alla genitorialità? Vengono inoltre descritte dall'autrice le attività di "sharenting" e i possibili rischi, esprimendo un parere più favorevole alle pratiche mediattive che sostengano i figli nella navigazione consapevole e nello sviluppo del pensiero critico.
mcoletta1

L'impatto della rivoluzione digitale e delle nuove tecnologie della comunicazione - 7 views

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    Analizzando il tema della rivoluzione digitale nell'articolo si constata in primis che la scuola italiana è in ritardo rispetto ad altri paesi del mondo non per scarsa propensione della popolazione ma per reali GAP strutturali legati a scarsi e non coordinati investimenti. La realtà dei "nativi digitali" è il "materiale" su cui la didattica futura dovrà incentrarsi, nativo digitale sostiene Paolo Ferri è colui che non ha memoria del momento in cui internet è arrivato a casa, quindi i ragazzi nati dal 2000 in poi. Sono ragazzi che da sempre utilizzano mezzi di comunicazione eterogenei dagli schermi interattivi (tablet, smartphone, smart TV) ai tradizionali quaderni e libri per cui il codice alfabetico è uno dei codici utilizzabili e va di pari passo con le variabili visive (immagini fisse o in movimento) e sonore. Di fronte a questo scenario risulta evidente che la didattica tradizionale per assorbimento stratificato della scuola tradizionale risulta obsoleta: "da casa a scuola un percorso indietro di 30 anni". I nuovi scenari tecnologici consentono la messa in campo di nuovi paradigmi didattici che si avvalgono di varie strategie orientate al problem solving e spostano quindi l'ottica operativa verso l'apprendere mediante il fare. Le neuroscienze confermano queste differenze, gli studi sulla plasticità neuronale infatti mostrano che sono diverse le aree di attivazione in base al tipo di attività svolta (lettura su carta vs lettura su video, uso di videogames, ecc.) risulterà quindi inevitabile organizzare per i nativi digitali stili educativi sempre più in linea al loro differente stile di apprendimento (rispetto alle precedenti generazioni) dovuto alla molteplicità delle possibilità di input. Sarà da prediligere la modalità interattiva a quella meramente trasmissiva. Lo scenario ipotizzato in Italia è che intorno al 2025 si raggiungerà la condizione attuale degli USA .
patrizia1

Come sarà la scuola dei veri Nativi Digitali? Il futuro nella flipped classroom - 6 views

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    come cambia l'insegnamento attraverso l'utilizzo della banda larga attraverso l'utilizzo di piattaforme dedicate: l'utilizzo "tematico" da parte dei docenti sfrutta ambienti virtuali di apprendimento consentendo nuove forme di apprendimento attraverso i metodi del problem solving ed imparando secondo il "learning by doing" sfruttando appieno le capacita' dei cosidetti nativi digitali.
mariaritabal

Nativi Digitali: Trasparenza e Intuizione nei Nuovi Media - 7 views

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    L' articolo ci spiega perché per usare efficacemente i nuovi media occorre l'intuizione, mentre per imparare ad usarli ci vuole il ragionamento .
pioiozzi

L'importanza e l'impatto della rivoluzione digitale nella didattica - 2 views

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    Le autrici, la prof.ssa Melania Talarico e la prof.ssa Manuela Repetto, analizzano le conseguenze della transizione digitale in campo educativo, identificando il ruolo cruciale e la responsabilità della didattica nel supportare gli studenti all'interno del processo di potenziamento delle competenze digitali. Queste infatti risultano fondamentali non soltanto come strumento di accesso alle tecnologie digitali, che caratterizzano ormai ogni aspetto della società odierna, ma rappresentano anche un tassello fondamentale per lo sviluppo delle competenze trasversali. Partendo da una riflessione intorno alle tematiche del DigComp e dei nativi digitali, attraverso un focus sul mondo dei media e sulla media literacy, viene evidenziata l'importanza dell'alfabetizzazione digitale e del coinvolgimento attivo da parte degli studenti nella progettazione di artefatti digitali con tecnologie digitali, in grado di favorire un processo di apprendimento significativo.
barbaravirgola

Buone pratiche didattiche nell'era digitale, a casa e a scuola - 2013 - Education 2.0 - 11 views

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    Le ricerche scientifiche in relazione all'uso degli schermi nelle fasi dello sviluppo
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    Un articolo molto interessante, grazie Stefania.
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    Recenti ricerche (condotte in Francia e Svizzera) evidenzierebbero cambiamenti sul funzionamento del cervello, specialmente nella fase della crescita, con l'utilizzo degli strumenti digitali. L'articolo e le ricerche ad esso collegate, ci forniscono degli utili consigli per l'utilizzo in modo sicuro sia in famiglia che a scuola. Ridurre il gap fra i nativi digitali e gli immigrati digitali è la sfida di quest'epoca.
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