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marmandi

Il punto di vista dei genitori sull' uso dei media da parte dei bambini durante la pand... - 2 views

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    La chiusura delle scuole ha portato i bambini a trascorrere più tempo davanti ai media rispetto al passato, anche a causa della didattica a distanza. L'obiettivo di questa ricerca, è quello di capire come i genitori hanno affrontato questa nuova situazione e come percepiscono il consumo dei media da parte dei loro figli. La pandemia covid-19 ha portato profondi cambiamenti e i genitori si ritrovano a ricoprire il ruolo di "insegnanti" dei loro bambini.. Gli autori di questo studio Petra Ambrožová, Petra Eisenkolbová, Iva Junová, Leona Stašová svolto presso University of Hradec Králové (REPUBBLICA CIECA), hanno esaminato 191 genitori con bambini di età compresa tra 6-15 anni. I genitori si differenziavano in base all' età, al livello di istruzione, al tipo di lavoro. La ricerca è stata effettutata durante il periodo del primo lockdown (marzo 2020). I risultati dimostrano che l'87% dei genitori dedicano più tempo ai bambini, grazie al lockdown, l' 81% dei genitori è convinto che il tempo che i propri figli spendono nell'uso dei media sia aumentato, il 43% aiuta i propri figli ogni giorno nell'apprendimento online indipendentemente dal tipo di lavoro, il 57% dei genitori non ha modificato l' utilizzo dei media durante il lockdown e le regole con i propri figli e infine per quanto riguarda il tempo libero, il 60% delle famiglie preferisce passarlo all'aria aperta o passeggiando. In conclusione, l'articolo è molto interessante e dimostra l'importanza dell'educazione ai media. I genitori devono essere in grado di combinare al meglio il lavoro con la cura quotidiana dei loro bambini. I genitori devono diventare " insegnanti efficaci". Bisogna educare e sostenere le famiglie verso una partecipazione attiva nell' influenzare la produzione e la diffusione di programmi di qualità per tutte le età, in modo da rendere l'uso dei media da parte dei bambini, il più proficuo e responsabile possibile.
ggiovanetto

Digital literacy e università alla prova del lockdown - nuove sfide per il fu... - 21 views

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    Lo sviluppo della "società della conoscenza" implica trasformazioni sociali che coinvolgono i cittadini, sollecitandoli a dotarsi di abilità e competenze nuove. La "media literacy", come concetto che ricomprende ogni campo ed ogni competenza relativa ai media, richiede che gli individui siano dotati delle competenze tecniche di utilizzo delle tecnologie per l'uso delle informazioni e delle comunicazioni - in una parola, la "digital literacy" - unita alle capacità pratiche e teoriche per sviluppare appieno sé stessi all'interno della società dell'informazione. La pandemia ed i lockdown generalizzati che hanno interessato il pianeta nel corso del 2020 hanno imposto ai sistemi educativi di confrontarsi con molteplici cambiamenti dirompenti, cambiamenti che hanno inevitabilmente toccato anche la "digital literacy" sia dei docenti che dei discenti. Al fine di analizzare in quale modo le istituzioni universitarie in particolare si siano mosse per fronteggiare le sfide emerse in questo periodo, gli autori della ricerca qui proposta "Digital Literacy and Higher Education during COVID-19 Lockdown: Spain, Italy, and Ecuador" hanno compiuto uno studio che ha coinvolto 376 studenti di tre università, rispettivamente nelle città di Barcellona, Torino e Machala, nell'arco temporale marzo-maggio 2020. Basandosi sulle linee guida del quadro di riferimento europeo DigCompEdu in materia di "digital literacy", il disegno di ricerca ha evidenziato questi risultati: 1) la necessità per le università di ripensare e reinventare gli ambienti di apprendimento, al fine di sfruttare pienamente le potenzialità delle tecnologie digitali e 2) incrementare e rafforzare le competenze digitali dei docenti come obiettivo da affiancare agli investimenti tecnologici, in modo che questi due aspetti - competenze dei docenti e strumenti digitali - supportino efficacemente le nuove sfide dell'apprendimento.
lidial

Italian lessons: what we've learned from two months of home schooling | Education | The... - 0 views

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    L'articolo pubblicato in inglese su The Guardian e ripreso nel numero del 30 apr/7 mag 2020 del settimanale l'Internazionale, riflette sull'esperienza vissuta in Italia dal giornalista, che è anche insegnante, e dalla sua famiglia, rispetto alla chiusura della scuola durante il lockdown. I fatti divengono spunti di riflessione sull'apprendimento digitale, su come cambi, o debba cambiare, l'approccio dell'insegnante, e anche dell'allievo, nella didattica, a distanza a partire dal contesto italiano poco digitalizzato. L'autore non dimentica di sottolineare sia gli aspetti personali che relazionali implicati in questa nuova didattica evidenziandone sia gli aspetti positivi che le criticità.
valeee

Ragazzi e tecnologia, la scuola è impreparata: che dicono i dati - 1 views

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    Attraverso questo articolo, l'autore Paolo Ferri cerca di portare uno spunto di riflessione sull'impatto della pandemia da Covid-19 sull'uso della tecnologia digitale dei bambini tra i 0 e i 10 anni, e soprattutto delle loro principali figure educative, come maestri e genitori. La maggior parte di questi ultimi rientrano nella generazione dei cosiddetti millenials, persone nate tra il 1980 e la metà degli anni '90, che anche se non si possono definire "nativi digitali" come i loro figli, hanno conosciuto in età adolescenziale la tecnologia, la comunicazione e il web: tutti elementi che hanno scandito sempre di più la loro quotidianità fino a diventarne oggi una parte integrante. La ricerca "Bambini e lockdown" presentata nell'articolo, condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell'Università di Milano-Bicocca e della spin-off dell'Università di Milano-Bicocca "Bambini Bicocca", si pone l'obiettivo di indagare i ritmi, le regole, le routine, l'esperienza educativa e didattica e gli stati emotivi dei bambini e dei genitori durante il lockdown, utilizzando dati raccolti in due indagini (2020, 2021) attraverso questionari. Attraverso l'approfondimento dei risultati, l'autore cerca di consapevolizzare il pubblico sull'importanza di formare insegnanti e genitori ad educare i piccoli a un uso ponderato e creativo dei dispositivi digitali e del web. In particolare, dai dati presentati si evince come le famiglie con bambini tra 0 e 10 anni, siano attrezzate dal punto di vita del possesso di device e di connessione internet, con un numero di strumenti tecnologici che tende a crescere con l'aumentare dell'età dei bambini, i quali non solo nel 2021 hanno trascorso più tempo davanti allo schermo rispetto all'anno precedente, ma sono anche sempre più spesso gli unici possessori ed utilizzatori delle loro periferiche digitali. L'autore ha voluto più v
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    [continua] L'autore ha voluto più volte rimarcare l'importanza di intendere i dati e i relativi risultati, come generati all'interno di un processo di "naturalizzazione" della vita sullo schermo dei bambini nelle opinioni dei genitori, che porterebbe a delle distorsioni nella loro percezione dell'effettivo tempo di utilizzo di questi dispositivi. Nella seconda parte della ricerca, emerge l'evidenza di una generalizzata carenza di strutture e formazione metodologica sulla didattica aumentata dalle tecnologie. Infatti, il tempo impiegato in attività di DAD/DDI è aumentato nel 2021, ma nonostante ciò, le metodologie impiegate non sembrano aver avuto alcuna evoluzione o adattamento alle nuove esigenze dei bambini e delle loro famiglie. Il principale problema, segnalato anche dai genitori, sembra essere l'ostinazione nell'adottare un approccio trasmissivo e nozionistico, tipico delle classiche lezioni frontali in presenza, che lascia poco spazio all'interazione e all'interattività, e che rischia di appesantire ulteriormente il carico cognitivo del bambino, di limitarne le capacità di attenzione e di comprometterne l'apprendimento. L'autore alla fine evidenzia la presenza di una correlazione negativa tra il titolo di studio dei genitori e il tempo di utilizzo dei device, prima di concludere rimarcando l'importanza di un'educazione all'utilizzo creativo, critico e costruttivo delle tecnologie digitali, che deve necessariamente passare per i genitori e gli insegnanti e quindi le istituzioni, per poter essere davvero efficace ed influenzare l'interazione quotidiana dei propri figli con la tecnologia.
anonymous

Social Media Literacy in Crisis Context: Fake News Consumption during COVID-19 Lockdown - 1 views

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    L'evoluzione esponenziale e graduale delle fake news e la frequenza di utilizzo, i rischi connessi per la democrazia, l'affidabilità di notizie nei media di pubblico utilizzo, hanno aumentato la necessità di intraprendere ricerche accademiche sulle fake news inserite in questo articolo. Questo studio si concentra su un corpus di 186 persone (essenz.giovani) raggiunte con sondaggio online. Mentre si cerca di comprendere il grado di proliferazione delle fake news in un contesto di crisi epidemica, questa ricerca indaga sulla dipendenza delle persone dai social media durante il loro periodo di "confinamento". L'uso dei social media è un meccanismo che aiuta a ridurre lo stress e la solitudine delle persone confinate durante le grandi crisi. È anche uno spazio di espressione aperto che consente alle persone di rimanere costantemente in contatto con i loro cari. Il suo utilizzo è cresciuto in modo da indurre alcuni utenti a utilizzarlo come canale di consumo e diffusione delle informazioni e questo studio ha dimostrato che i social media sono un vero mezzo di democratizzazione dell'informazione e che il consumo di false notizie attraverso queste piattaforme aumenta notevolmente nei contesti di crisi. La Social Media Literacy (SML) può essere un particolare insieme di abilità pratiche, intellettuali ed emotive richieste agli utenti dei social media per creare contenuti o rilevare post di notizie false, che va oltre la comprensione in un contesto di crisi pandemica di COVID-19. Lo studio dimostra che le persone con un livello più alto di stress in quarantena adottano reazioni spontanee irrazionali nel condividere informazioni false, senza prestare molta attenzione alla loro accuratezza, approntando un approccio meno critico e analitico. In un contesto di crisi globale, fattori socio-emotivi e psicologici giocano un ruolo significativo nella propagazione di fake news, facilitando di fatto la diffusione attraverso le piattaforme dei social media.
riccardobivona

Social Media in the Times of COVID-19 - 3 views

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    Questo articolo è stato scritto l'8 giugno 2020 nel sito della National Center for Biotechnology Information, si evidenzia come il ruolo dei Social Media ha cambiato l'umanità e tutti i suoi contesti negli ultimi anni, ridisegnando se non addirittura in qualche caso abbattendo i confini spaziali che separano diverse realtà. Nel caso specifico si parla di come in piena pandemia mondiale conosciuta con il nome di COVID-19, portò alla riduzione della mobilità fisica (lockdown) spinse gli umani a ricorrere a intensificare l'uso degli strumenti tecnologici e dei social media. Nell'ambito medico questi strumenti hanno avuto un ruolo centrale nella formazione medica, nelle diffusioni delle informazioni scientifiche, nelle discusioni e molti altri dati medico-scientifici. Oltre a tutte questi numerosi vantaggi e innovazioni vengono messi in evidenza dei limiti legati a questo contesto, in particolare alla grande mole di informazioni, che seppur facilmente reperibili, potrebbero essere non affidabili.
ainnocenti1

Diner for two: so far so close. Rachel Lee Hovnanian - 6 views

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    L'artista mette in scena una installazione, costituita da una tavola riccamente imbandita, alla quale siedono due commensali presenti solo virtualmente e rappresentati dai volti visibili su due tablet. Più in là, drammaticamente lontano, un seggiolone sul quale poggia un tablet dove è visibile una bimba, anch'essa intenta a digitare su una tastiera. L'autrice intende rappresentare l'incomunicabilità indotta dall'utilizzo sempre più pervasivo dei device tecnologici, che a suo dire: "instillano nelle persone un torpore narcisistico, che mina alla radice le relazioni interpersonali e le dinamiche interattive". Sebbene l'opera abbia il merito di indurre delle opportune riflessioni, a me sembra che la visione proposta dell'influenza della tecnologia sulle relazioni sia piuttosto ingenua, oltrechè catastrofista. L'artista cita Marshall Mc Luhan, ma sembra averne ascoltato solo metà delle sue riflessioni, tralasciando le opportunità di sviluppo positivo indicate dall'autore. Ad esempio, io suggerisco una interpretazione diversa, anzi diametralmente opposta. Le tre persone sono separate fisicamente, ma raccolte intorno allo stesso "desco virtuale" proprio grazie alla tecnologia, come avvenuto per esempio di recente in occasione del lockdown: So far, so close.
draghici

Pandemia, controllo digitale e democrazia: un\'esperienza DaD di Filosofia e Media educ... - 5 views

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    L'articolo è stato pubblicato da '' Firenze University Press'' nel mese di Dicembre del 2020. L'esperienza sulla: Pandemia, controllo digitale e democrazia. L'articolo appartiene a: Media Education: studi, ricerche, buone pratiche. Lo studio è stato svolto da: Lia De Marco al liceo '' G. Bianchi Dottula'' a Bari con due classi : 5A e 5B nei mesi di Marzo- Aprile 2020 attraverso l'esperienza di didattica a distanza(DAD), per il periodo di lockdown a causa di emergenza COVID-19, con la combinazione dei metodi della ricerca -azione che consiste nella trattazione di tematiche filosofiche in un ottica trasversale attraverso l'approccio DAD con altri ausili come: Google Classroom, Meet, Rai scuola ed altri. L'articolo presenta le domande che i ragazzi delle classi si sono poste: la pandemia e l'uso dei big data cambieranno la partecipazione e la democrazia?
danielaplatania

Educare onlife: Ridurre le diseguaglianze digitali per prevenire i discorsi d'odio - 2 views

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    L'interessante articolo pubblicato alla fine del 2020 pone l'attenzione sul tema dei discorsi d'odio, sui diversi gradi di percezione del problema e sulle verosimili soluzioni. L'autrice dell'articolo, ricercatrice in Sociologia della Comunicazione, riportando dati relativi a studi e ricerche condotti prima e dopo il primo lockdown per Covid-19 e il conseguente periodo di didattica a distanza vissuto dagli studenti, evidenzia delle differenze di percezione rispetto alla gravità dell'hate speech da un punto di vista anagrafico e trovando un legame con il livello di istruzione degli intervistati. L'importante questione dei discorsi d'odio è inoltre letta dall'autrice dell'articolo attraverso lo sguardo di Foridi e della sua teoria della vita onlife, e di quanto questa sia legata ai concetti di digital divide e di digital inequality. L'articolo, ovviamente, non dà soluzioni al problema, ma individua come possibile tecnica per renderlo quantomeno più innocuo l'introduzione della Media Education e dell'Educazione Civica a scuola (in particolare quella parte specifica sull'educazione civica digitale). Questo aggiungerebbe alle competenze tecniche già abbondantemente acquisite dai millennials quella parte di formazione sulle competenze critiche essenziale per un approccio ai media più consapevole.
anonymous

Media Education nella prima infanzia (0-6). Percorsi, pratiche e prospettive - 7 views

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    L'articolo è stato scritto da Cosimo Di Bari, Firenze, Vol. 24, Fasc. 2, (2021): 188-190. Tratta dell'introduzione precoce della tecnologia. Riporta che negli ultimi anni, la loro presenza nella vita delle persone porti a un aumento di esposizione anche nei bambini. Questo induce a pensare, erroneamente, che essi abbiano delle capacità innate nell'utilizzo di questi strumenti. Renata Metastasio, spinge ad una riflessione in merito alle caratteristiche, funzioni ed esposizione dei media. Propone la ricostruzione teorica e storica intorno della Media Education per capire quali siano gli spunti per impostare attività già dalla prima infanzia: educare a una lettura critica è un compito che, visto la precocità di esposizione a questi strumenti, dovrebbe essere anticipato rispetto ai sei anni e per questo si rende urgente una sensibilizzazione e una formazione dei genitori. Anche Alessandro Biraglia propone delle ricerche sulle differenze generazionali rispetto alla tecnologia, dal punto di vista socio psicologico, identificando l'importanza dei genitori nel fornire dei modelli di comportamento. Importante è il pensiero che vede le tecnologie come strumento di integrazione e non di sostituzione delle esperienze tradizionali, migliorando possibilità ludiche, stimolando l'ascolto e la differenziazione tra realtà e rappresentazione. Questo sembra essere uno degli obiettivi della Media Education. Secondo Franca Rossi, questi temi sono emersi anche grazie al lockdown per Covid-19 che nel 2020 ha portato a una riorganizzazione del rapporto tra insegnanti e famiglie. Educare a distanza non è un'attività principalmente della Media Education, nè condivisa da tutte le insegnanti ma è interessante capire le modalità impiegate per coinvolgere studenti e famiglie, utilizzando gli strumenti per simulare una realtà tradizionale. Un focus di Ilaria Bortolotti sul modello della ricerca-azione, risulta utile per il coinvolgimento degli insegnanti nell'ideare i percorsi sp
dtomassini

Sanità digitale: pronta la metà degli italiani, resta il nodo competenze - 3 views

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    Da un'indagine presentata dalla Luiss Business School di Roma si rileva che la digitalizzazione del sistema nazionale è importante anche se non prioritaria. Al primo posto la medicina territoriale, la ricerca in quanto gli italiani (Parlamentari per il 60%, Consiglieri delle Regioni per il 70% a seguire i consumatori per il 66,1%) sono pronti ad una sanità digitale. Si vorrebbe parlare di e-health ma il termine non corrisponde esattamente a "sanità digitale" in quanto agli italiani manca ancora un'adeguata competenza digitale. Nell'articolo gli argomenti toccati sono quattro, tra cui il digital divide (di cui ho parlato in un altro mio post pubblicato). Gli italiani sono pronti a confermare che l'implementazione del digitale aumenterà le disuguaglianze (il divide appunto), status già confermato dalla pandemia Covid-19 e soprattutto il lockdown che ha messo in crisi soprattutto l'istruzione. Significa che l'e-health sicuramente aiuterà ma escluderà colui/colei che non possiede strumenti, connessione, ma soprattutto l'alfabetizzazione digitale fondamentale Anche, secondo il Sole 24 Salute, con un articolo del 13/04/2022 (https://www.ilsole24ore.com/art/due-italiani-tre-sono-pro-digital-AECGNoRB), sia i cittadini che gli operatori sanitari sono pronti a questa rivoluzionaria trasformazione digitale, toccati dall'inefficienza del SSN durante la pandemia. Ma sia Parlamentari che Regioni dichiarano che, a parer loro, solo circa la metà degli italiani è realmente pronta alla gestione digitale sanitaria.
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    La mia opinione - che riprende le tematiche già conosciute - è che questo cambiamento previsto probabilmente troverà della resistenza da parte di coloro che sono tipicamente abituati a trovarsi di fronte il medico che li visita; ma se i sistemi nazionali saranno ben organizzati, le tecnologie digitali saranno a disposizione di tutti (escludendo quindi un digital divide) e si avvierà un'adeguata alfabetizzazione digitale (media literacy) l'unico problema sarà la realizzazione, ahimè, non immediata.
mbattistello

View of DGPR e digital safety. Un'indagine nazionale sulla consapevolezza digitale degl... - 3 views

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    Questo articolo di Ida Cortoni, pubblicato a giugno 2022 nella rivista "MEDIA EDUCATION - Studi, ricerche e buone pratiche", pag. 121 - 128, vuole illustrare i risultati di un'indagine nazionale sulla sicurezza digitale condotta dall'Università Sapienza di Roma su un campione di 2807 studenti di 37 scuole italiane secondarie di secondo grado in 16 regioni italiane. La ricerca è rivolta allo studio del grado di consapevolezza mediatica degli adolescenti, tenendo conto dei condizionamenti del capitale digitale e sociale, scolastico e famigliare. L'introduzione evidenzia come il tema della sicurezza digitale è diventato oggetto di dibattito negli ultimi anni in due momenti: nel 2018 in occasione dell'entrata in vigore del G.D.R. 2016/679 e nel marzo del 2020 in occasione del lockdown generato dal Covid -19. L'art. 8 del G.D.R. 2016/679 ha abbassato la soglia di età a tredici anni per autorizzare il trattamento dei dati personali on line, portando l'attenzione sulla "consapevolezza digitale dei minori". Lo studio è condotto secondo il modello di analisi DIGCOMP 2.0. Le riflessioni conclusive offrono interessanti spunti in tema di Digital Literacy e critical thinking e di come implementare la media literacy scolastica all'interno dell'educazione civica.
isabella63

Educazione e tecnologie digitali al tempo del Covid. un ossimoro o un'opportu... - 1 views

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    Questo articolo affronta una questione cruciale nell'ambito dell'istruzione e dell'educazione, soprattutto in relazione all'uso delle nuove tecnologie durante il periodo del lockdown e oltre. Esso evidenzia come le nuove tecnologie, specialmente attraverso i programmi a distanza, siano diventate fondamentali durante la pandemia, ma siano allo stesso tempo oggetto di critiche e resistenze, con alcuni che le vedono come una minaccia all'esperienza educativa in presenza. suggerisce che un'analisi più approfondita e contestuale potrebbe portare a un modello educativo integrato che combina elementi di istruzione in presenza e a distanza. Questo approccio potrebbe capitalizzare sulle potenzialità delle nuove tecnologie senza rinunciare ai vantaggi dell'interazione faccia a faccia e dell'esperienza diretta. Per quanto riguarda il contributo degli Enti di Terzo Settore, in particolare delle cooperative sociali, essi possono giocare un ruolo significativo nell'implementare questo modello integrato. Le cooperative sociali, con il loro impegno per il bene comune e la solidarietà sociale, possono sviluppare programmi educativi che sfruttano le nuove tecnologie in modo responsabile e creativo, adattandoli alle esigenze specifiche delle comunità cui servono. Nel contesto dei nidi e delle scuole dell'infanzia, l'idea di un'educazione integrata con le nuove tecnologie potrebbe essere vista come un'opportunità piuttosto che un ossimoro. Le nuove tecnologie possono essere utilizzate in modo mirato per arricchire l'esperienza educativa dei bambini piccoli, ad esempio attraverso applicazioni educative interattive o strumenti di comunicazione che coinvolgono le famiglie nel processo educativo.
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