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Margherita Miotti

Digital civility, italiani più consapevoli dei pericoli in Rete. Ma il Covid ... - 2 views

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    Il digital civility index elaborato da Microsoft (edizione 2022 che analizza le attitudini e le percezioni delle persone rispetto all'educazione civica digitale e sicurezza online) ci vede in recupero di due posizioni nella classifica a 22 paesi in cui ci classifichiamo decimi. Questo miglioramento è stato stimato solo sui maschi, le donne sono più esposte ai rischi online. C'è da tenere conto che il 40% degli utenti segnalano un peggioramento dei comportamenti nelle interazioni online durante la pandemia che ha spinto all'hate speech. Sono state stimate percentuali più alte della consapevolezza online. Molti sono d'accordo sul fatto che occorre portare avanti programmi di educazione e formazione sui corretti comportamenti da tenere online. Inoltre sono importanti appuntamenti come il safer internet day.
aivlis1977

MOOCgamification - 1 views

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    I corsi MOOC rappresentano una innovazione l'ultima frontiera dell'educazione a distanza .Si seguono in maniera diacronica e con facilità di accesso L'uso dei MOOC potrebbe tornare utile per corsi di aggiornamento e miglioramento dei docenti nella didattica La visione non ha obblighi di orari ed è totalmente gratuita per una formazione democratica Inoltre stanno nascendo nuovi MOOC che si uniscono alla gamification cioè a strategie didattiche innovative e coinvolgenti che danno vita ai MOOCgamification come nuova risorsa di educazione ,unire il piacere al sapere per sviluppare modelli di conoscenza sempre più adeguati Modelli collaborativi dove chi apprende è attivo e coinvolto per diventare costruttore del proprio sapere.
isabellarossi68

L'infanzia rappresentata dai genitori nei social network: riflessioni pedagogiche sullo... - 7 views

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    Nell'articolo viene evidenziata la necessità di una riflessione pedagogica sulle strategie utili ad educare all'uso consapevole dei media, soprattutto dei social network, da parte dei minori e dei loro genitori, attraverso un dibattito tra pericoli e vantaggi. Il codice deontologico per i professionisti della comunicazione dà l'opportunità di riflettere sulla necessità di tutela dell'infanzia ai giorni nostri, non solo per quel che riguarda il lavoro dei giornalisti, ma anche per il comportamento messo in atto dai genitori. Di frequente i minori rappresentano non solo utenti dei social, ma anche il contenuto delle informazioni postate dagli adulti, tracce spesso indelebili che raccontano esperienze, condivise con amici e conoscenti della rete, e con tutti quei soggetti protagonisti dei legami forti e deboli, ormai indifferenziati nel mondo digitale. Si dibatte sul nuovo fenomeno chiamato "sharenting", sul quale emergono necessarie riflessioni psicologiche e sociologiche e interventi educativi, che possano, secondo l'ottica della Media Education, rendere anche gli adulti consapevoli e responsabili all'utilizzo dei social. L'obiettivo è sensibilizzare la pratica di una genitorialità rispettosa del bambino, oggetto di comunicazione di cui spesso ne viene violata la privacy, e arrivare ad una condivisione con il network che non sfoci in forme eccessive di narcisismo. Secondo il nuovo approccio didattico e pedagogico proposto dai Cultural Studies è opportuno non demonizzare la partecipazione alla cultura digitale, ma valutarne le modalità di fruizione e gli effetti in termini di "rischi" che, se affrontati in modo efficace, possono tramutarsi in "opportunità". Sarebbe auspicabile, a parere della Media Education, tentare di mantenere un equilibrio tra rischi e opportunità, attraverso formazione di buone pratiche orientate alla tutela dell'infanzia, che allontanino dal panico morale e da colpevolizzazioni e considerino i potenziali benefici degli strumenti social
anonymous

Droghe senza sostanza: Internet Addiction - 3 views

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    La diffusione dei social è diventata molto profonda negli ultimi anni. Tanto da porre radici evolutive un po' in ogni campo. I social generano integrazione e unione in diversi contesti. Questo articolo vuol far riflettere sul fatto che questi social media, tanto apprezzati, fanno fatica ad affermare sempre un valore positivo per l'umanità: con l'uso del web, possiamo trovarci nel coinvolgimento delle dipendenze da internet; una di queste è proprio la "Computer Addiction", caratterizzata dalla dipendenza dei giochi virtuali. Ognuno di noi utilizza il web per svariati motivi: per esempio c'è chi lo utilizza anche per avere una via di fuga dai problemi e nascondere ansie e tristezza momentaneamente. I soggetti con un'elevata fragilità emotiva o con deficit psicologici e/o problemi familiari, sono quelli più coinvolti poichè "cadono" nella rete per cercare "ristoro". Anche le persone con un forte locus of control rischiano di cadere nell'imbuto del gioco online perchè convinti di poter esercitare il controllo anche su di esso. i fattori di rischio dunque, sono collegati all'ansia, alla depressione, alle dipendenze, alla solitudine, ad abitudini che non soddisfano le nostre aspettative, a fattori di stress, ed inoltre, la dipendenza da internet va a braccetto con l'abuso di alcool e con il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività.
maripedretto

Il Digital Video Sharing come pratica educativa - 3 views

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    Ho trovato in rete questo articolo del Prof. Filippo Ceretti, dell'Università di Bolzano, che affronta il tema delle condivisioni in rete dei video, tema molto diffuso, soprattutto da parte delle nuove generazioni, che viene indicato con il nome di digital video sharing. Il fenomeno, grazie alla sempre maggiore facilità di produzione (soprattutto attraverso la foto-videocamera del cellulare) e alle comode possibilità di trasmissione dei propri contenuti attraverso i blog e le piattaforme social, come Facebook, Twitter, Youtube, è divenuto dilagante. Questo articolo lo considera da un punto di vista prettamente educativo ed evidenzia come tale pratica possa essere messa al servizio della costruzione e trasmissione culturale. Si avvicina all'idea di "Educare i Media", rispetto a "Educare ai Media" si tratta di una ricerca ancora in corso ma, a mio avviso, interessante.
franceschisimo

Giovani sguardi sulla media education - 4 views

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    La Media Education (ME) pone tra i suoi obiettivi quello di dotare i soggetti delle competenze necessarie per leggere e analizzare i messaggi veicolati dai media e per entrare attivamente a far parte del loro processo produttivo. Partendo dalle parole dei reali protagonisti del mutamento descritto, questo articolo vuole problematizzare il rapporto minori-nuove tecnologie per ciò che riguarda le attività mediaeducative che si rivolgono ai ragazzi. Il fine ultimo è quello di fornire a insegnanti, educatori e adulti in genere spunti utili per creare assieme ai più piccoli discorsi e pratiche capaci di riposizionare gli usi delle tecnologie mediali all'interno delle attività quotidiane, in linea con ciò che suggeriscono gli approcci più recenti che riguardano la ME. Questo articolo si sviluppa attorno ai risultati di ricerca che ha coinvolto un istituto scolastico secondario di primo grado (circa 300 studenti) in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. Il materiale empirico è composto da 62 ore di osservazione etnografica svolte durante gli incontri con i gli studenti dell'istituto e i questionari di gradimento raccolti al termine del progetto. L'obiettivo della ricerca è quello di comprendere, a partire dalla voce dei ragazzi, cosa questi pensino della media education, quali aspettative abbiano e in che modo rispondano agli stimoli e alle attività che gli vengono proposte. Il fine ultimo è quello di fornire strumenti interpretativi e operativi utili a creare discorsi e pratiche capaci di intersecare le pratiche mediali e le attività quotidiane dei giovani.
alesalerno

Preadolescenti e smartphone | Labalestra | International Journal of Developme... - 5 views

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    L'articolo ha come oggetto la preadolescenza e lo smartphone. L'uso di tablet o smartphone a questa età viene considerata un'attività naturale dei ragazzi già alla nascita ("digital born").C'è chi ritiene che utilizzare lo smartphone a 11 anni sia prematuro poiché i giovani non hanno acquisito ancora gli strumenti cognitivi per farne buon uso e chi ritiene che sia una sicurezza per coloro che lo possiedono. I giovani manifestano la necessità di essere connessi a qualcosa o qualcuno, il bisogno di far parte di un gruppo che li accetti e accolga e non permetta loro di soffrire l'esclusione o il disinteresse. Per questo i ragazzi cominciano a reclamare il diritto alla privacy inserendo codici di blocco.Ma possedere uno smartphone non sempre significa conoscerne le potenzialità ed i rischi. I ragazzi hanno bisogno di comunicare e lo fanno attraverso uno schermo, hanno la necessità di condividere in rete emozioni, i pensieri, l'immagine di sé, ma spesso attuano un uso improprio e pericoloso di tali strumenti. Questo anche perché da ciò che emerso, intervistando le famiglie, il posto occupato dalle ICT non è percepito come critico solo una piccola percentuale di genitori ne permette l'uso con regole. La connessione non è solo prerogativa dei giovani, ma anche dei genitori che si sentono più tranquilli potendo ritracciare i propri figli quando sono lontani. E' difficile controllare gli accessi alle applicazioni poiché i ragazzi possono farlo inserendo false identità. E' come è possibile spiegare ad un bambino di 11 anni i comportamenti virtuali di una chat ? Credo sia importante che i genitori, nella consapevolezza della difficoltà che incontreranno nel voler controllare ciò che fanno figli, spesso più preparati di loro nell'utilizzo di tali strumenti, dovrebbero adeguarsi tempi e più che mettere in pratica regole restrittive, condividere con i ragazzi le loro esperienze virtuali e spiegare le conseguenze reali e non, dei loro comportamenti in rete.
antonioalberti2

Il gioco computerizzato per il potenziamento cognitivo e la promozione del successo sco... - 8 views

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    La tecnologia informatica è sempre più pervasiva nella vita quotidiana delle persone. Essa può essere utile per ridurre il carico cognitivo dell'individuo,anche se questo aspetto deve essere visto come due facce opposte della stessa medaglia: Vi sono aspetti negativi inquanto causa di una diminuizione dell'elaborazione cognitiva per dare senso agli eventi del mondo che ci circonda; ma anche aspetti positivi inquanto diminuisce la possibilità di sovraccarico cognitivo permettendoci di focalizzare la nostra attenzione su ciò che è veramente importante.In questo caso si può dire che avviene un potenziamento cognitivo nell'individuo. Il gioco computerizzato sembrerebbe offrire opportunità in tal senso,contribuendo a migliorare l'apprendimento ed il successo scolastico nei bambini e ragazzi. Alla base di tutto ciò deve esserci un'accurata progettazione delle attività supportate da giochi computerizzati. Devono quindi essere definiti opportuni criteri di progettazione di tali attività,sia in ambito scolastico che extrascolastico,quanto alla progettazione di giochi e software specifici.L'aspetto progettuale è pertanto basilare inquanto l'utilizzo di tecnologie nella formazione ha infatti dimostrato di avere in sè grandi potenzialità nel migliorare le capacità mnestiche,attentive ed esecutive.
lucreziabiffi

Il museo partecipativo sul web: forme di partecipazione dell'utente alla produzione cul... - 2 views

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    L'articolo sopra riportato ha la scopo principale di analizzare il nuovo rapporto tra contenuticulturali e fruizione di essi da parte dagli utenti del web. Analizza la risposta del pubblico al valore dei social media impiegato nello sviluppo di una diversa partecipazione museale, inquadrando una vera e propria reinterpretazione dei "valori culturali" come noi tutti li immaginiamo, nel più classico dei modi. Si prende in considerazione come l'ultilizzo e l'impiego di nuove tecnologie possa creare un coinvolgimento e fidelizzazione del pubblico verso questo "Museo 2.0", un'evoluzione di quello che comunemente è inteso come Museo. Adattandosi ed evolvendosi insieme alla nuova e ormai dominante realtà digitale è anche la cultura e i suoi contenuti, entrata, come prima accennato, nella fase 2.0 punta al rinnovamento di tutte le componenti che formano la classica fruizione di essa. Introduce il Museo Partecipativo che, assieme alle nuove concezioni di "Archivi 2.0" e "Biblioteche 2.0" vivono e si plasmano attorno ad una nuova era basata sulla rivoluzione digitale. Attraverso questi nuovi strumenti si coinvolge e incoraggia alla partecipazione dell'utenza, aumentando e personalizzando l'appeal dell'offerta culturale.. I canali del web, i nuovi social media di tipo partecipativo offrono enormi potenzialità rivolti alla comunicazione culturale, anche in termini di visibilità e distribuzione grazie alla forma comunicativa facilitata da ogni tipo di strumento digitale che favorisce maggiormente la creazione, la condivisione e la diffusione di questi contenuti.
angelamaesano

Giovani sguardi sulla media education - 9 views

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    Questo articolo si sviluppa attorno ai risultati di ricerca che ha coinvolto un istituto scolastico secondario di primo grado (circa 300 studenti) in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. Ben 62 ore di osservazione etnografica hanno permesso la raccolta e 'elaborazione dei dati. Aspetto interessante della ricerca è stato quello di comprendere, a partire dalla voce dei "nativi digitali", cosa questi pensino della media education, quali aspettative abbiano e in che modo rispondano agli stimoli e alle attività che gli vengono proposte. Curiosi e simpatici i pensieri dei ragazzi riportati all'interno dell'articolo. La "Net Generation" utilizza sempre più le risorse messe a disposizione da internet ma spesso ci si limita sul "come fare" rifacendosi a mere competenze tecniche. La media education aiuta a colmare i vuoti educativi e comunicativi che si creano tra adulti e minori in relazione all'utilizzo delle tecnologie digitali.
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    Gli adolescenti e i preadolescenti,definiti "nativi digitali" usano sempre più spesso le risorse offerte da internet. Il fatto che si parli di "nativi digitali" comporta la presenza di una categoria opposta, quella degli "immigrati digitali", i quali a differenza dei primi hanno meno dimestichezza con i digital media. Ciò in virtù del fatto che hanno vissuto in prima persona il passaggio dalla modernità alla post-modernità e dai mass media ai digital media. La media education è frequentemente chiamata in causa per colmare i vuoti educativi e comunicativi che si creano tra adulti e minori in relazione all'utilizzo delle tecnologie digitali. L'articolo proposto si sofferma sui risultati di ricerca ottenuti in un istituto scolastico secondario di primo grado in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. L'obiettivo della ricerca è quello di comprendere cosa i ragazzi pensino della media education e di fornire strumenti utili a correggere e indirizzare le attività quotidiane dei giovani. Il tutto passa per la formazione degli adulti e degli insegnanti.
lorenzomagri

Identità digitale e narrazione di sé nell'era del web - 3 views

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    L'articolo si basa su come vengono definite le modalità di strutturazione ed identificazione del Se a fronte di produzioni narrative di studenti universitari in una comunità virtuale. Le relazioni che si creano e successivamente l'esporre, anche se in un contesto anonimo, di proprie informazioni personali come se lo stesso contesto non possa influenzare gli stessi rapporti interpersonali. Lo sviluppo della propria identità anche in contesti virtuali, un modellarsi continuo non riferito a tratti innati del se ben definiti e stabili. Lo studio è stato effettuato sulla piattaforma Blogspy reclutando studenti universitari i quali hanno aderito su base volontaria e in forma anonima registrandosi con un nickname. Gli studenti hanno interagito tra loro, definendo la propria identità e narrandosi all'interno della comunità virtuale. Questa realtà virtuale è diventata sempre più attuale nei giovani d'oggi che sono nati già nell'era digitale. Dallo studio dei risultati dei vari test effettuati risulta che a dispetto dell'anonimato i partecipanti hanno progressivamente svelato il loro se facendo paradossalmente riconoscere, in maniera palese, la loro vera dimensione e svelando il loro percorso di crescita con riferimenti ad accadimenti reali o riferimenti ad amici o parenti. Pertanto la piattaforma anonima ed a primo impatto depersonalizzante non ha avuto l'effetto creduto ma ha lasciato spazio ai partecipanti di accrescere la conoscenza del loro se e di spaziare anche su argomenti personali quali sviluppo futuro, studio università ed ambito familiare.
ester93

Pregi e pericoli dei Mass Media 1 (Gennaio 2010) - 3 views

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    L'articolo mi ha colpito, perché invita a riflettere sulla "rivoluzione" dei media.Credo che non si possa, nel nostro villaggio globale, essere indifferenti a questo fenomeno ed alle problematiche che esso comporta. Pertanto è necessario, prima di tutto, un'educazione ai media,un'educazione che coinvolga tutti,di cui si sia consapevoli e che sia motivata da una precisa intenzione ed una ferma volontà.La medaglia ha sempre due facce per cui non è possibile che cambiamenti così vistosi, continui e repentini non portino con sé aspetti anche negativi. Un'ottica superficiale potrebbe inneggiare al miracolo dell'informazione veloce e libera; all'accorciamento delle distanze:fisiche, culturali e mentali; alla caduta del pregiudizio, sostituito dalla tolleranza e dalla comprensione...Una visione approfondita,invece, farebbe un'analisi critica circa la distinzione concettuale tra informazione e formazione;tra il parlare sempre e comunque e il dialogare vero e profondo; tra il contatto "tecnologico" e il serio contatto umano; tra il gioco e la vita; tra la fiction e la realtà. Educarsi ai media significa scegliere, avvalendosi del positivo e scartando il negativo. E questo non dovrebbe essere demandato soltanto alle masse,agli studenti, agli educatori e ai critici,ma anche ai responsabili a livello politico, sociale,economico, nonché scientifico-tecnologico.
protomarycosima

Al crocevia tra tempo scolastico e tempo libero: musica di sottofondo come innesco cogn... - 6 views

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    Il recente articolo apre un nuovo campo applicativo alla materia tradizionale della musica e alla sua diffusione e fruizione durante il tempo libero da parte dei giovani, è possibile cercare e trovare punti d'incrocio tra gradimento musicale e apprendimento. Sono stati analizzati gli effetti dell'ascolto di musica pop in sottofondo sulla performance logico - matematica. Un gruppo di 50 studenti italiani con un'età media di 16, 29 anni, frequentano un Liceo scientifico di Roma (Italia) sono stati esposti a 3 diverse condizioni: silenzio-assenza di musica, musica allegra-in modo maggiore e musica triste-in modo minore, durante lo svolgimento di compiti logico-matematici e spaziali. L'analisi dei risultati ha evidenziato differenti performance tra i diversi test e le condizioni musicali di sottofondo (un'attitudine allegra verso la matematica è predittiva di una buona performance matematica durante l'ascolto di musica in modo maggiore e viceversa). Lo studio conferma ricerche precedenti sull' induzione cognitivo-emotiva: nozioni matematiche precedentemente acquisite e soluzioni logiche nuove possono essere favorite da scelte consone di ascolto musicale attraverso la stimolazione acustica, in futuro si potranno considerare gli effetti positivi sulle aree accademiche e le possibili applicazioni nel campo della pedagogia neuro-cognitiva.
rpapararo

Story-lab - Un'esperienza di digital storytelling, mash-up e cultura partecipativa per ... - 5 views

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    La Media Education all'opera in un corso universitario. Si tratta del progetto Story-Lab, ossia un laboratorio di digital storytelling svoltosi negli anni 2010-2011 al politecnico di Torino. Gli studenti hanno potuto sperimentare l'utilizzo di strumenti come forum, video sharing ecc. e ambienti come Second Life, Moodle, ecc., integrandoli con i mezzi e gli strumenti usuali di un corso universitario, per realizzare video o storie. Seppure la metodologia sia stata applicata in un contesto di per sé già "mediatico", ossia il corso di laurea in Ingegneria del Cinema, i risultati ottenuti sono complessi, ed evidenziano le molteplici sfaccettature che la Media Education è in grado di sollecitare.
matteo86

Formazione degli insegnanti e competenze nelle tecnologie della comunicazione educativa... - 2 views

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    Le innovazioni "innescate" dalle tecnologie possono operare cambiamenti significativi nel sistema scolastico e formativo, se gli insegnanti acquisiranno non soltanto abilità tecniche, come l'uso del computer e di Internet, ma anche competenze pedagogico-progettuali, per organizzare ambienti integrati di apprendimento; competenze metodologiche-didattiche, per gestire esperienze educative; e linguistico-espressive per produrre materiali multimediali-interattivi in specifici ambiti del sapere.
vianimartina

La Media Literacy nella prospettiva finlandese, nordica ed europea - 5 views

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    Il concetto di "media" è stato utilizzato per riferirsi alla tecnologia ( alla sua funzione e al so significato sociale); mentre con il concetto di literacy si intende, in primis, la capacità di una persona di leggere e scrivere ed è legato alla sopravvivenza di un individuo nella società. In svedese il concetto di media literacy dunque può essere tradotto con due concetti: il primo si riferisce alla capacità di comprendere i messaggi mediali, il secondo indica invece una abilità pratica. Mentre in finlandese lo possiamo interpretare come "sapere leggere i media". Ma secondo due autori, Kupiainen e Sintonen, la media litaracy è considerata come pratica focale che richiede cose fisiche o mentali attorno cui gli individui si raccolgono e creano contesti sociali. Inoltre con la media literacy facciamo riferimento anche al concetto di competenza, cioè capacità e abilità che l'individuo attua nelle prestazioni professionali. Però nei siti dell'Unione europea, non è stato utilizzato solo il concetto di media literacy, ma viene anche utilizzato il concetto di digital literacy distinguendosi con nuovi e vecchi media, ad ogni modo, i requisiti che vengono citati nei vari lavori riguardando il comprendere, il valutare e l'agire. Comunque nel marzo del 2010 la Commissione europea ha lanciato la Strategia Europea 2020 per preparare l'economia dell'unione europea a tutte le possibili sfide dei prossimi decenni, questa è stata proposta per definire il ruolo chiave che le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) svolgeranno. L'Agenda digitale dunque, mira a realizzare un'economia digitale di successo entro il 2020 e a valorizzare il potenziale delle ICT.
marydelucma2

Verso la blended education. Riflettendo su immaginari, media e apprendimento - 4 views

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    Fino all'avvento della rete la situazione era definita; da una parte la cultura ufficiale e istituzionale, veicolata dai media della stampa (una cultura fatta di astrazione, analisi, riflessione ) e dall'altra la cultura sociale, fatta di abitudini, credenze (una cultura fatta di azione, partecipazione, condivisione), veicolata dai media dell'audiovisione. Con l'avvento del digitale queste distinzioni saltano. Il sapere che porta alla luce la tecnologia digitale è fatto di partecipazione e di astrazione, di analisi/riflessione e di azione. Da qui nasce la necessità di modificare il paradigma dell'educazione che deve considerare, come protagonista, il soggetto che acquisisce le conoscenze prodotte e accumulate attraverso l' esperienza personale della ricerca di senso tramite lo scambio con gli altri. In questo contesto, l'articolo mette in evidenza l'importanza della relazione fra educazione e immaginari/media. Vengono citate alcun esperienze positive di flipped classroom in cui il docente che assume un ruolo di "guida", per incuriosire gli studenti, deve partire da ciò che fa parte del loro immaginario di riferimento e dai media che utilizzano per poi costruire insieme teorie e analisi più astratte.
robertamanfredi

L'uso del Digital Storytelling in contesti di apprendimento cooperativo per l'inclusive... - 4 views

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    La narrazione digitale combina la tradizionale arte di raccontare storie con l'utilizzo di un'ampia gamma di media digitali. Per la sua flessibilità e adattabilità, la narrazione digitale può essere utilizzata con successo per favorire sviluppo delle competenze espressive e socio-relazionali dei ragazzi con BES (Bisogni Educativi Speciali). Attraverso la rimozione degli ostacoli che, spesso, generano rabbia e frustrazione anche i ragazzi con BES possono sperimentare una interazione costruttiva, mettere in gioco abilità sociali e interpersonali, assumere responsabilità individuali e di gruppo, dare luogo a processi meta-cognitivi. Un passo verso la realizzazione di una scuola veramente inclusiva.
pandina71

Da Form@re: Mappe concettuali, flussi di conoscenza e sviluppo professionale continuo |... - 4 views

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    Questo articolo descrive una esperienza di utilizzo delle mappe concettuali e dei wiki, in un evento formativo formale rivolto ad un gruppo di professionisti, per ricreare le dinamiche tipiche dei processi di apprendimento informale . L'uso delle mappe è stato considerato valido dai partecipanti, come strumento di approfondimento, sistematizzazione e autoverifica dei propri apprendimenti.
Silvia Benini

I Social Media vanno all'Università? Un'indagine sulle pratiche didattiche de... - 7 views

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    L'indagine è stata disposta da ricercatori dell'Università di Firenze. E' tesa ad indagare l'uso dei Social media nell'Università, con estensione su tutto il territorio nazionale. Nonostante la diffusione capillare dei media nella vita di studenti e insegnanti, stupiscono i risultati di questa ricerca, che ha accertato un uso davvero marginale all'interno dell'alta formazione. Sembra che scardinare i vecchi protocolli didattici sia una meta lontana in un'epoca in cui l'approccio protezionista sembra ancora farla da padrone. Il timore di superare i modelli tradizionali di approccio didattico consente una sola timida apertura alla struttura e-learnig di tipo asincrono, esente quindi da forme si interazione sincrona più innovative. L'esito di questa ricerca fa riflettere sul fatto che non esiste ancora una formazione istituzionalizzata di Media Education e non esistono pertanto parametri standard cui fare riferimento o forme di certificazione ufficiali di Media Educator che potrebbero invece consentire una diffusione proficua di questo potente strumento di interazione.
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