Skip to main content

Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged Salute

Rss Feed Group items tagged

massimocalvi-max

\"Exploring Critical Media Health Literacy in the Online Classroom\" by Laura Squires, ... - 0 views

  •  
    Una ricerca canadese ha esaminato la media literacy nel contesto dei contenuti sanitari (CMHL). Circa 120 studenti universitari iscritti a un corso online asincrono di fitness e benessere sono stati valutati sulla loro capacità di pensiero critico riguardo ai temi della salute presenti nei media online. Successivamente essi hanno portato le conoscenze acquisite in un evento su Twitter dove le abilità CMHL sono emerse principalmente nell'interazione tra pari. La ricerca avrebbe rilevato che gli studenti mostrano maggior pensiero critico quando interagiscono con i coetanei su Twitter (risposte ai tweet), piuttosto che quando interagiscono direttamente con i media online (tweet originali). Per i ricercatori è necessario educare gli studenti a essere più critici nei confronti delle informazioni sulla salute che consumano online, poiché ciò può avere un impatto significativo sulla tutela del benessere della persona. Qualche dubbio sulla validità di questa ricerca potrebbe emergere dall'utilizzo di Twitter, che presenta dei limiti di caratteri, tale limite potrebbe aver inibito l'espressione di opinioni strutturate a favore di una più semplice sintesi delle informazioni possedute. D'altro canto vi potrebbe inoltre essere la possibilità che l'utente si senta più motivato a esprimersi criticamente con un pari piuttosto che con un "profilo ufficiale" di un media digitale (sanitario) in quanto esso potrebbe essere gestito non direttamente dagli autori primari dell'informazione ma da social media manager non competenti in materia sanitaria.
Simona Maggioni

Scuola, il sussidiario in una «app» - Corriere.it - 10 views

  •  
    Giunti, Intel, Microsoft e Paperlit insieme per una piattaforma «touch», pensata per Windows8 ... sarebbe ora. Un ragazzo delle scuole medie porta mediamente 15-20 kg di libri nel suo zaino .. spesso più di metà del suo peso corporeo. Prepariamoci, il futuro è questo .... un tablet per ogni bambino/ragazzo.... uomo .... se alfabetizzato. I libri scompariranno, lentamente ma scompariranno. Il tablet sarà libro, gioco, connessione alla rete ...sarà social....fortemente social. I nativi digitali non potranno farne a meno ... una vera e propria estensione del cervello ...fuori dal corpo .....con tanti saluti alla memoria. Ciao Max
  • ...5 more comments...
  •  
    interessante sperimentazione. Ma continuo a pensare che questo non faccia altro che ampliare il divario o digital divide cognitivo tra chi si può permettere le nuove tecnologie e chi invece non può.
  •  
    ciao, sono d'accordo con federica, la tecnologia deve aiutare l'apprendimento ma senza diventare indispensabile, una delle svolte dell'umanità è stata la stampa per la sua possibilità di mantenere traccia di tutto, davvero ci dobbiamo fidare dei bit? uno dei vantaggi del digitale è la sua facilità di modifica, ma applicata alla storia questo rappresenta un grande pericolo
  •  
    Ciao, la tecnologia anche se eviterà il peso dei libri negli zaini cancellerà quelle emozioni, odori tipiche dei libri sia nuovi che antichi. Siamo sicuri che il bit si conservi più facilmente di un libro? Siamo sicuri delle tecnologia?
  •  
    La tecnologia, se utilizzata in modo corretto, ci mette a disposizione le informazioni, condivise in modalità informatizzata, che risidedono nelle menti umane di tutto il globo terrestre. Pensiamo alla enciclopedia Wikipedia che viene tenuta aggiornata con le informazioni condivise da milioni di persone.
  •  
    Saluti alla memoria, tecnologia sicura SI-NO, mancanza di investimenti e altro... tutte argomentazioni su cui riflettere. Vorrei però andare oltre: ma i docenti, i professori, i tutor saranno all'altezza? ma soprattutto ci sono? Una indagine dell'IPSOS (azienda specializzata in indagini e sondaggi), " I nativi digitali e la scuola: un confronto tra insegnanti, studenti e genitori digitalizzati", riporta che gli studenti appaiono critici nei confronti delle poltenzialità tecnologiche dei loro insegnanti tendendo a ridimensionarle: se il 93% si autostima "molto o abbastanza abile", la stima degli studenti scende al 57%. Per i genitori solo il 47% degli insegnanti dei loro figli sarebbe competente. Considerando poi che i dati relativi ai "libri misti", che dal 2013 sostituiranno i libri tradizionali, rilevano che alla domanda sull'utilità a stimolare l'attenzione e migliorare l'apprendimento il 58% degli insegnanti esprime " abbastanza" ma solo il 37% rivela di conoscerli e utilizzarli coi ragazzi in classe, mi sembra logico avere dei dubbi. aggiungo il link relativo all'indagine su citata. http://www.semidas.it/news/categorie-specifiche/ipsos-i-nativi-digitali-e-la-scuola-un-confronto-tra-insegnanti-studenti-e
  •  
    Una proposta e un progetto interessante ma con tutti i pro e i contro che le nuove tecnologie impongono nella vita quotidiana. Meno peso per i nostri figli che se la potrebbero cavare con qualche quaderno, meno carta stampata, più possibilità che i nostri figli siano invogliati a studiare da uno strumento tecnologico con cui hanno familiarità, che è interattivo. Altri vantaggio sono la possibilità di fare compiti ed esercitazioni online magari interagendo direttamente con i propri professori, ma gli svantaggi ci sono e sta solo a noi fare in modo che non prendano il sopravvento. Quali? Intanto lo strumento che deve supportare questa piattaforma deve essere scelto in campo ampio nel senso che non occorre un tablet da 1000 euro ma il sistema deve funzionare anche su un hardware da 100, ci sono e funzionano egregiamente. Altro svantaggio che i nostri figli, tecnologicamente avanzatissimi, e già molte ore al giorno su strumenti informatici diventino schiavi di internet e del mezzo tecnologico, vivendo i social network, le chat, i blog in ogni momento della giornata e perdano contatto con la realtà. Toccherà a noi, questa volta, come genitori, insegnati (che si dovranno preparare il più presto possibile) far si che la tecnologia questa volta crei solo benefici
  •  
    Segnalo l'articolo apparso sul sito del corriere della sera il 7 dicembre 2012 (http://www.corriere.it/tecnologia/provati-per-voi/12_dicembre_07/giunti-paperlit-ebook-scuola-antonella-de-gregorio_b05ed45c-405a-11e2-abcd-38132480d58e.shtml), nella sezione "Provati per Voi" relativo alla Tecnologia. Viene analizzato un progetto pilota sulla "Scuola 2.0", basata su una nuova piattaforma digitale sviluppata dalla collaborazione tra Giunti Scuola, Intel e Paperlit, per permettere un modo interattivo e collaborativo per un apprendimento di alcune materie della scuola secondaria (Scienze, Matematica, Storia e Geografia). Mi sembra una iniziativa interessante, sia perché utilizza le tecnologie che maggiormente attraggono l'attenzione dei ragazzi di oggi, sia perché introducono nuovi metodi di apprendimento e collaborazione, anche da remoto, in particolare nei casi in cui vi siano impedimenti temporanei (es. motivi di salute).
Capasso Fulvio

Un videogame come strumento terapeutico? - 1 views

  •  
    E' indubbio che le tecnologie, abbiano dato e diano, ancora oggi, un contributo determinante alla ricerca e allo sviluppo di nuove frontiere, nell'ambito medicale. Vediamo come, strumenti utilizzati nella vita quotidiana, quali smartphone, tablet, possano essere utilizzati per problematiche che coinvolgono il mondo della salute. Applicazioni che includono una vasta gamma di funzioni che vanno dal semplice controllo dell'apporto calorico, per controllare il peso, fino a consentire ai medici di vedere un paziente ai raggi X sul proprio dispositivo di comunicazione mobile Adesso si aggiunge anche la possibilità (?), di utilizzare un videogame per la cura, contro chi soffre di schizofrenia. Certo l'idea di guarire con un videogame è una frontiera, direi una speranza, che potrebbe confermare quanto sia complessa "la macchina uomo", la cosa importante è che ci sia qualcuno che possa certificare un qualche beneficio di queste "new terapie", per evitare speculazioni che possano trasformare ogni panacea ( tecnologica) in qualcosa di "miracoloso". A tale proposito, il 19/10/2011 la FDA, l'agenzia americana del Dipartimento della Salute e Servizi Umani, ha dettato le linee guide sulle applicazioni per apparati mobili, con l'intento di incoraggiare i produttori, gli operatori sanitari e chi altro interessato a sostenere la promozione innovativa nel rispetto della loro sicurezza ed efficacia.
Daniela Cerbone

Ogni estensione tecnologica che lasciamo accedere alle nostre vite si comporta come una... - 2 views

  •  
    De Kerckhove: riflessione sui cambiamenti che si stanno verificando attorno a noi grazie allo sviluppo di nuove tecnologie nel campo informatico e al nuovo modo di comunicare e di rapportarsi con il resto del mondo.
  •  
    «In meno di un decennio, si ritiene che, con l'eccezione delle ore di sonno, circa un quinto della popolazione mondiale passerà di fronte allo schermo circa la metà delle ore che passerà nello spazio fisico. Una considerevole porzione di questo tempo sarà dedicata ad attività strutturate da e dentro al cyberspazio. Proprio come nell'era in cui la TV regnava suprema, molte delle attività mentali della gente erano occupate da produzioni televisive, la maggior parte delle attività professionali e delle occupazioni della gente saranno on line.» Ok. Ma la nostra salute psicofisica? «Dolore al collo e mal di testa. Sono due delle principali conseguenze derivanti dall'uso prolungato del computer e da una postura scorretta durante l'utilizzo della tastiera e dello schermo. Lo afferma una ricerca della Stellenbosch University di Tygerberg, in Sud Africa, che ha preso in esame 1073 studenti dell'età di circa 16 anni.» Link: http://www.webmasterpoint.org/news/computer-e-salute-numerosi-problemi-e-malattie-provocate-da-pc_p33500.html
valeria de luca

Realtà virtuali e identità soggettiva - Nuovi mondi e psicopatologia del Sé P... - 5 views

Molto interessante questo contributo. Effettivamente si possono riscontrare soprattutto negli adolescenti o in generale nei giovani in questo momento delle modificazioni evidenti nella cognizione ...

gbartolomei1

Adolescenza, la scienza conferma: "Lo smartphone fa male alla salute dei nostri figli" - 0 views

Una riflessione del professor prof. Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo Di.Te sui dati emersi da una ricerca...

Smartphone benessere mentale adolescenti

started by gbartolomei1 on 18 Nov 21 no follow-up yet
De Rose Mario

Facebook ci aiuta o invade la nostra quotidianità? - 25 views

  •  
    Facebook è diventato ormai parte della nostra vita postiamo foto, mettiamo notizie di politica, di cronaca, ma a volte tutto questo può diventare invasivo nel senso che senza farne un uso adeguato si rischia di svelare a folte anche la nostra privacy, e non solo, per via di tutte le notizie che apprendiamo si corre il rischio di avere un sovraccarico cognitivo e quindi un dispendio di energie mentali.
  • ...15 more comments...
  •  
    Ho trovato molto interessante questo breve articolo e l'iniziativa di cui parla. Io sono poco "affezionata" ai social, fb compreso. Lo utilizzo solo per informarmi su alcuni eventi ed iniziative, o per vedere cosa pensano e cosa stanno facendo i miei conoscenti. Utilizzo di più la chat su messanger e non amo lasciare messaggi per tutti, sono più per l'interpersonale diciamo. Non scrivo mai molto di me, anzi ultimamente ho smesso del tutto, e trovo incredibile quante cose inutili vengano dette, soprattutto quanti commenti vengano lasciati con leggerezza, come se non si potesse fare a meno di scrivere qualcosa e dire "ci sono anche io" più che avere effettivamente qualcosa da dire. Si sentono discorsi molto superficiali da persone poco informate che raccolgono consensi o commenti altrettanto confusi. Ecco, questo non è per niente bello. Poi ci sono delle nicchie "impegnate" e talmente dense di filosofie e paroloni che sembrano voler relegare quante più persone possibili al di fuori: sono solo apparentemente social. La maggior parte di quelli che conosco comunque non può farne a meno, di questo facebook, e mentre si esce sono immancabili le foto da postare subito o le capatine per vedere se ci sono novità. Uno stacco è un'occasione per un periodo di riflessione. Tanto più si fa un passo indietro, ci si disintossica per così dire, tanto più è possibile riflettere sul PROPRIO modo di utilizzare il social. Perchè poi la cosa importante è capire se lo si stà utilizzando bene, ovvero senza esserne schiavi o dipendenti, con rispetto per se stessi e i propri valori, e senza disturbare gli altri. In questo limbo finalmente si può capire se si stà preservando adeguatamente la propria privacy, per quale ragione si è presenti, che tipo di immagine si vuole dare, e cosa di utile può arrivarci dal network.
  •  
    la comunicazione sui social network stanno cambiando: se un tempo si desiderava raggingere la popolarità attraverso un ampio numero di contatti, adesso si cerca di sfoltire il numero degli amici o dei follower alla ricerca della qualità del confronto, tralasciando ogni strategia volta ad ottenere visibilità.
  •  
    i social ormai hanno invaso la nostra quotidianità, non si riesce a distinguere la realtà dal mondo virtuale, sarebbe necessario e auspicabile attuare una progettazione, soprattutto a livello scolastico, seria, per intervenire e far conoscere ai nativi digitali l'uso appropriato della tecnologia. in maniera da far diventare gli stessi cittadini consapevoli, critici, democratici e partecipanti attivi e non solo sempici spettatori.
  •  
    i social network come facebook hanno una grandissima potenzialità però non vengono utilizzati nel modo corretto. Come afferma l'articolo molti utenti ormai sono quasi ossessionati da queste piattaforme, purtroppo quello che si trova in essi spesso sono false notizie o informazioni inutili mescolate a fatti di cronaca veri, politici o economici, perciò difficilmente un utente riesce a distinguere il vero dal falso.
  •  
    Io penso che i social network, qual'ora ben utilizzati, siano delle risorse importanti. Ci permettono di informarci su ciò che accade nel mondo, ci rappresentano una realtà, ci offrono rappresentazioni, idee, immagini che inevitabilmente danno forma alla nostra rappresentazione della realtà. Rappresentano una forma di svago (non solo per pigri e sfaccendati) , ci connettono con gli altri e permettono di mantenere i nostri contatti sociali. Rappresentano quindi un'importante mezzo di espressione e di comunicazione: partecipare in modo attivo alla vita sociale implica necessariamente utilizzare i social. Io personalmente, non credo che sarei in grado di disconnettermi dai social per un periodo cosi lungo, però potrebbe essere un interessante esperimento sociale!
  •  
    Concordo su quanto affermato nei post precedenti. Ritengo anche io che i social media abbiano delle enormi potenzialità, che siano uno strumento di grandissima espressione e comunicazione e che possano favorire l'esercizio di una cittadinanza attiva. In ambito educativo e didattico, a mio avviso, si configurano quindi, come risorsa più da valorizzare che demonizzare.
  •  
    Mi ritrovo molto in questo articolo, spesso mi sono sentita di provare a chiudere il mio profilo facebook ma alla fine non sono mai riuscita a farlo. Credo sia dovuto al fatto che mi ritrono in quella che viene chiamata "Fear Of Missing Out" https://www.ipsico.it/news/la-paura-di-essere-disconnessi-cosa-e-la-fear-of-missing-out-fomo/
  •  
    I social media, se utilizzati correttamente, sono uno strumento potentissimo che abbiamo a disposizione per rimanere costantemente informati di ciò che accade nel mondo e di essere in contatto con persone lontane. Offrono possibilità di svago, di apprendimento, di riflessione, di comunicazione, di divulgazione ecc.. I rischi però non sono pochi nè piccoli, proprio per questo credo sia fondamentale educare al corretto utilizzo degli stessi.
  •  
    I Social Network sono un bel paradosso: da un lato ci offrono la possibilità di ridurre le distanze con le altre persone, sapendo cosa fanno, dove si trovano e ci permettono di interagire con loro, tale per cui oggi è possibile avere relazioni a distanza più facilmente il secondo lato dei social network, si potrebbe definire il "lato oscuro della luna", quello che è apparentemente velato, ma che produce effetti subdoli, ossia di vivere in funzione dei social network, fenomeno che colpisce soprattutto i più giovani. Questo fenomeno può condurre a sviluppare una vera e propria dipendenza, tale da poter richiedere un intervento pscicoterapeutico nei casi più radicati. La riflessione critica che mi propongo di fare è quella che bisognere utilizzare i Social Network con Parsimonia e ponendosi dei vincoli temporali di utilizzo. Chiaramente il tema è molto delicato e richiederebbe di essere affrontato nelle scuole, tramite dei programmi di sensibilizzazione tenuti da professionisti come psicologi.
  •  
    Vorrei rifarmi ad una citazione che ho letto in alcune pagine del materiale proposto da questa materia, facevano più o meno così: più condividi (sui social) e più ne risente la tua identità. Credo che i social network siano un arma a doppio taglio, come tutte le cose bisognerebbe avere lucidità nel loro utilizzo. Sapere quali sono i rischi che si corrono esponendo parti della tua vita e di te stesso su piattaforme che sono sempre attive e anche se sottoposte a leggi di privacy molto spesso poco controllate. Sono anche allo stesso tempo un buono strumento di interazione e danno la possibilità di rimanere in contatto anche a distanza, rimanere aggiornati su ciò che accade nel mondo. è necessaria un educazione al mondo del social, per un giusto e corretto utilizzo dello strumento.
  •  
    Se Facebook aiuta o invade la nostra quotidianità dipende soprattutto dall'uso e dallo scopo, ma sicuramente la trasforma. McLuhan nelle sue previsione aveva intuito come le persone, profondamente coinvolte, avrebbero perso il senso di identità privata con la minaccia che "più sanno di te, meno tu esisti" perchè l'informazione che esce si porta via qualcosa di te.
  •  
    Prendendo visione di questo contributo ho riflettuto sull'importanza, esplicitata più volte da più ricercatori, di programmi di Media Education strutturati per prevenire e far fronte ai rischi dell'uso delle tecnologie nella nostra quotidianità. È infatti essenziale rendere gli utenti, soprattutto i più giovani, capaci di un uso consapevole dei social network e delle altre piattaforme messe a disposizione dalle ICT, oltre che di un pensiero critico che permetta loro di ragionare nella piena razionalità ogni qualvolta intraprendano rapporti mediante i canali digitali di oggi. Inoltre, iniziative come quella del ''social log-out'' descritta in questo contributo sono a mio parere, altrettanto essenziali per permettere una vera comprensione dell'influenza delle tecnologie digitali nella vita di ciascuno, dando la possibilità di scollegarsi dall'esperienza virtuale (quasi totalmente immersiva) proposta dai social network come Facebook.
  •  
    Articolo breve e conciso che offre un semplice spunto di riflessione su una tematica oggigiorno sempre piu´ delicata e ricca di contraddizioni: i social media con i loro rischi e la salute. Come si evince dalla lunghezza e dalla semplicita´ di linguaggio del testo, l´intento dell´articolo non era quello di approfondire una eventuale critica a Facebook in quanto societa´ o social media di per se´, ma di introdurre il tema del "come si usa" Facebook e quali problemi potrebbe creare a livello identitario e di gestione del tempo, nel suo utilizzo appunto nell´arco di un´intera esistenza e da qui incitare il lettore ad interessarsi all´argomento.
  •  
    L'articolo pubblicato nel 2012 presenta una riflessione sull'utilità di Facebook e dei social; oggi nel 2023 possiamo affermare che sì ormai i social hanno invaso la nostra quotidianità. Nell'articolo parla anche dell'approccio alla rete da parte dei più giovani; oggi vediamo che non è più possibile farne a meno di tutto questo nuovo mondo, soprattutto per i ragazzi. I social e le nuove tecnologie sicuramente forniscono strumenti utili e possono offrire innumerevoli opportunità, basta pensare al periodo covid, ma per questo come anche accennato nell'articolo è importante un utilizzo consapevole dei rischi e cosciente delle opportunità. Condivido il link di un articolo più attuale che evidenzia alcune situazioni di rischio per i ragazzi e risalta la necessità di educarli ai rischi del web. https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/giovani-sui-social-proteggiamoli-educandoli-ai-rischi-del-web/
  •  
    SabrinaGargiuli Penso che sia entrambe, perché la risposta non è legata a FB ma all'utilizzo che ne facciamo. molto bello l'esempio che si porta sulle magliette sporche di fango. Occorre consapevolezza, senso critico e ciò può passare solo attraverso un educazione ai media.Come ci fa riflettere l'articolo i giovani vivono quasi in simbiosi con i social, è da questo che dobbiamo partire e renderlo un aspetto positivo. Pensiamo all'orrore che Socrate aveva per l'arrivo della scrittura ne vedeva la morte della cultura e invece poi...
  •  
    Condivido, a questo proposito, uno dei link (non recente ma sempre attuale!) proposti nelle slide messe a disposizione dei ragazzi delle scuole superiori durante le formazioni finanziate "cittadinanza digitale-rischi": https://www.propublica.org/article/breaking-the-black-box-what-facebook-knows-about-you qui vengono proposte riflessioni in modo efficace, sia in forma scritta sia mini video, sulla trasformazione da INDICIZZAZIONE a MONETIZZAZIONE per i dati raccolti da FB. E ancora sulla indicizzazione dei prezzi e sul rischio di discriminazione economica "When Algorithms Decide What You Pay. YOU MAY NOT REALIZE IT, but every website you visit is created, literally, the moment you arrive. Each element of the page - the pictures, the ads, the text, the comments - live on computers in different places and are sent to your device when you request them." (ProPublica, in redazione annovera anche un team di haker e sviluppatori). Le informazioni prese da questo sito, se fornite in classe agli studenti come breve input iniziale, sono ottime per far incominciare un dibattito in modalità #CollaborativeLearning sull'attività di #tagging a cui siamo sottoposti quando siamo online.
deborahnicoloso

Il ruolo dei chatbot terapeutici - Report dall'ECDP 2024 - 2 views

  •  
    L'European Conference on Digital Psychology ha presentato una sessione dedicata ai chatbot. Tre relatori con diversi background: filosofia, ingegneria e psicologia. Questa commistione di aree di lavoro differenti ha permesso di esplorare in modo approfondito ed eterogeneo il ruolo dei chatbot e degli assistenti virtuali come strumenti di supporto nella terapia. Chatbot e assistenti virtuali nel trattamento della salute mentale degli adolescenti e anche la possibilità di utilizzare i social robot nella stimolazione cognitiva con anziani.
Antonella Schiavone

Lo zucchero ci rende stupidi? - 5 views

  •  
    Uno studio condotto in laboratorio dimostra che una dieta ad alto tasso di fruttosio danneggia la memoria e la capacità di apprendimento!!!!In un esperimento condotto su ratti di laboratorio è emerso che le bevande zuccherate pregiudicano la memoria e rallentano l'apprendimento: un risultato che mette in allarme sui possibili effetti che una dieta ad alto contenuto di zucchero può avere sulle persone, dice il neuroscienziato Fernando Gomez-Pinilla. Ai fini della ricerca, il team di Gomez-Pinilla per prima cosa ha allenato alcuni ratti a trovare l'uscita da un labirinto, dando loro per cinque giorni solo acqua e mangime normale. Poi, durante le successive sei settimane, l'acqua dei ratti è stata rimpiazzata da uno sciroppo che conteneva il 15 per cento di fruttosio. "La maggior parte delle bibite gassate che la gente consuma contengono il 12 per cento di zucchero", ricorda Gomez-Pinilla della University of California a Los Angeles. Durante le sei settimane, a metà dei roditori sono stati anche somministrati olio di semi di lino e olio di pesce, entrambi ricchi di acidi grassi omega-3. Questi antiossidanti, come hanno rivelato ricerche precedenti, hanno una funzione protettiva nei confronti delle sinapsi - i collegamenti chimici - cerebrali. Dopo sei settimane di acqua al fruttosio, tutti i ratti percorrevano il labirinto in un tempo più lungo. Tuttavia, quelli a cui erano stati somministrati omega-3 erano leggermente più veloci degli altri. In seguito, studiando il cervello dei ratti utilizzati per l'esperimento, i ricercatori hanno scoperto che la dieta zuccherata aveva bloccato la capacità delle sinapsi di cambiare, un fattore chiave dell'apprendimento. L'acqua zuccherata aveva anche compromesso la produzione di insulina, la proteina che regola lo zucchero, nell'area del cervello chiamata ippocampo, la quale gioca un ruolo importante nella formazione della memoria sia nei ratti che negli esseri umani.
  • ...1 more comment...
  •  
    Hai mai letto "Sugarblues, il mal di zucchero"? E' un libro scritto da William Dufty nel 1975. A me è sembrato molto interessante. Mio marito (che mangia una quantità incredibile di dolci) dopo averlo letto ha provato a ridurre notevolmente lo zucchero bianco. Ormai usiamo quasi solo zucchero di canna grezzo (quello scuro, del mercato equo e solidale) o miele. Soffriva di terribili mal di testa, che sono notevolmente diminuiti da quando ha ridotto lo zucchero mentre, sistematicamente, quando mangia dolci in giro (quindi pieni di zucchero bianco) il giorno dopo ha immediatamente l'emicrania. Dufty fa delle precise ricostruzioni storiche di come lo zucchero abbia danneggiato anche la società, oltre che gli individui. La tesi principale dell'opera è che l'introduzione dello zucchero nella dieta, anche attraverso gli alcolici (Rum, distillato dello zucchero), il tabacco (che contiene dal 2 al 20% di zucchero, a seconda del trattamento delle foglie) e i cereali raffinati (riso e grano) abbia causato la diffusione o l'aggravarsi di malattie, tra cui, oltre alle più note e riconosciute, cioè obesità, diabete e carie, l'ipertensione, lo scorbuto, il beriberi e la peste bubbonica! A livello mentale, lo zucchero svilupperebbe maggiori livelli di aggressività e di iperattività, specie nei bambini. La sua accusa principale al saccarosio è di causare dipendenza, oltre che gravi danni al fisico umano. Proprio come l'oppio, la morfina e l'eroina, lo zucchero è una droga distruttiva, che dà assuefazione, dal momento che ne consumiamo ogni giorno in ogni tipo di alimento - dal pane alle sigarette - tanto che in base agli studi medici tutta la società è prediabetica: "Il diabete è senza dubbio la malattia più diffusa in Italia, avendo raggiunto una prevalenza superiore al 3% con una netta tendenza verso un progressivo incremento nel tempo". Ma la cosa interessante è la sua spiegazione di come l'introduzione dello zucchero causi fortissimi stress neurologici che ma
  •  
    un noto psichiatra e ricercatore britannico, Malcolm Peet, ha condotto uno studio per analizzare il rapporto fra la dieta e le malattie mentali. Già una prima parte dello studio ha dato un esito sorprendere: pare vi sia un forte legame tra il consumo di zucchero e il rischio sia di depressione che di schizofrenia . In effetti, ci sono due potenziali meccanismi attraverso i quali l'assunzione di zucchero raffinato sia in grado di esercitare un effetto tossico sulla salute mentale. In primo luogo, lo zucchero sopprime di fatto l'attività di un ormone della crescita chiave nel cervello denominata BDNF (attivo nell'ippocampo e nella corteccia cerebrale, regioni chiave nei processi di apprendimento, memoria e pensiero; il BDNF promuove la differenziazione di nuovi neuroni e delle loro parti costituenti, cioè assoni, dendriti e sinapsi - ndt), . Questo ormone promuove la salute ed il buon funzionamento dei neuroni nel cervello e gioca un ruolo vitale nella funzione della memoria innescando la crescita di nuove connessioni tra i neuroni. I livelli di BDNF sono criticamente bassi sia in caso di depressione che di schizofrenia, il che spiega perché entrambe le sindromi spesso portano ad un danno nelle regioni cerebrali (in effetti la depressione cronica determina un danno cerebrale). Ci sono anche prove svolte su animali in cui una bassa quantità di BDNF può innescare la depressione . In secondo luogo, il consumo di zucchero innesca una cascata di reazioni chimiche nel corpo che promuovono l'infiammazione cronica. In determinate circostanze, come quando il corpo umano ha bisogno di guarire da una ferita, una minima quantità di infiammazione può essere una buona cosa, dato che può aumentare l'attività immunitaria e il flusso di sangue alla ferita. Ma nel lungo periodo, l'infiammazione è un grosso problema. Si interrompe il normale funzionamento del sistema immunitario e va in collisione con il cervello. L'infiammazione è associata ad un aumentato rischio d
  •  
    Grazie a tutte per gli approfondimenti sull'argomento, estremamente interessante! L'articolo non è più visibile sul sito, e l'aver scritto in maniera approfondita mi ha aiutata nella comprensione. Mi permetto di ricordare alle nuove generazioni, che chi è nato, come me, negli anni '70 è cresciuto con la pubblicità "Lo Zucchero fa bene al Cervello" "Lo Zucchero è pieno di Vita", per cui è assolutamente necessaria una condivisione di informazioni aggiornate. Lascio qui di seguito il link di un articolo divulgativo https://magazine.igeacps.it/i-benefici-e-gli-svantaggi-dello-zucchero-cosa-dicono-le-ricerche-scientifiche/#:~:text=I%20vantaggi%20del%20consumo%20di,un%20rapido%20aumento%20di%20energia. L'argomento, proposto da Antonella e sviluppato da Raffaella e Aleksandra, trovo che potrebbe essere ottimo da proporre in una #CollaborativeLearning per ragazzi!
deborahnicoloso

Trends in Persuasive Technologies for Physical Activity and Sedentary Behavior: A Syste... - 0 views

  •  
    Questo articolo descrive come l'uso delle tecnologie in forma persuasiva possa essere un ottimo contributo per promuovere l'attività fisica ed una sana alimentazione. La tecnologia persuasiva (PT) è stata funzionalmente utilizzata per promuovere la salute e prevenire le malattie agendo per modificare determinati comportamenti. Ci sono tre obiettivi principali: (1) valutare l'efficacia del PT ; (2) riassumere ed evidenziare le tendenze nei risultati; (3) rivelare le insidie ​​e le lacune della letteratura attuale. Interessantissime le strategie persuasive impiegate e le loro implementazioni: Strategia di punizione, di monitoraggio/automonitoraggio, dell'autorità, di terze parti, di simulazione, di suggerimento, di definizione degli obiettivi, del tunneling, di ricompensa, del premio, sartoriale, di riduzione, di apprendimento sociale, di cooperazione sociale, di competizione sociale, di riconoscimento sociale, di facilitazione sociale, di influenza normativa, di personalizzazione, di autovalutazione, di somiglianza, di promemoria, di credibilità superficiale, di prova, di competenza, di verificabilità, di affidabilità, di gradimento e del ruolo sociale.
andrea pidoto

il multitascking confonde la mente! - 0 views

  •  
    é un articolo trovato sul Corriere della Sera mi sembra particolare ed interessante e fa luce su un problema contemporaneo generalizzato, sembra che il multitascking possa in qualche modo rende più difficoltosa la scelta delle informazioni, la difficoltà di questo è quello di saper prendere le info migliori e lasciare quelle false.
Silvia Biavasco

Il Multitasking negli adolescenti - 1 views

  •  
    Il video pone l'attenzione sugli effetti che il il multitasking ha sul cervello degli adolescenti, seguendo delle loro giornate "tipo". Importante contributo agli studi di Gary Small.
  •  
    I ragazzi di oggi sono costantemente impegnati in svariate attività praticate in contemporanea: mandano e ricevono sms in continuazione, rispondono al telefono, indossano gli auricolari del loro mp3 mentre fanno ricerche al computer. Un bombardamento ininterrotto che potrebbe compromettere lo sviluppo mentale degli adolescenti, facendo perdere loro la capacità di concentrare l'attenzione su di una materia alla volta e quindi di sviluppare profondità di analisi su di un qualsiasi tema. Il monito contro una cultura, soprattutto quella americana, sempre più incentrata sul «multitasking», ossia il fare più cose nello stesso tempo, in particolare per i pericoli che comporta per i più giovani, viene da una serie di esperti Usa. Jordan Grafman, direttore di neuroscienza dell'apprendimento all'Istituto nazionale della salute Usa, sostiene che fare più cose contemporaneamente impedisce di fatto l'acquisizione di una conoscenza rigorosa ed approfondita di qualsiasi materia, poichè parte del cervello dei teen-ager è ancora in fase di sviluppo. Ciò porta nel tempo gli adolescenti ad essere appagati da un apprendimento superficiale». L'analisi della materia grigia di ragazzi di 20 anni esaminati con la risonanza magnetica da studiosi della università di California ha rivelato che durante attività di multitasking la parte cerebrale responsabile per l'immagazzinamento delle informazioni rimane «inattiva». Non esistono quindi tracce nelle memoria di quanto teoricamente appreso.
  •  
    Forse la vera sfida oggi è fare una sola cosa ma che ci assorbe al 100% e usarla come palestra per il cervello.
Massimiliano Malato

Multitasking: gli uomini sono più bravi. Studio svedese - 3 views

  •  
    Interessante studio svedese sul diverso apprendimento dell'essere multitasking tra uomini e donne. Il fatto che le donne si cimentino con maggiore frequenza degli uomini in compiti multipli da eseguire nello stesso momento non significa che siano più brave a farlo. Insomma, nella filiera interminabile lavoro - traffico - bollette da pagare - pappe da preparare - scuola nuoto dei figli - incombenze domestiche - cucina gli uomini sembrerebbero più portati a tenere testa a tutto. Chissà cosa verrebbe fuori da uno studio simile in Italia!!!!
  • ...2 more comments...
  •  
    I ricercatori erano tutti maschi ?!
  •  
    Pensavo che queste cose fossero "superate"...Sappiamo bene di essere tutti diversi, in generale. Comunque è uno studio svedese che si basa sull'osservazione di un campione di persone svedesi. Le diversità di concezione e organizzazone del lavoro esterno o interno (casa/famiglia) possono variare da paese a paese.
  •  
    A parte il fatto che le generalizzazioni non sono valide a tutti i costi, secondo me come dice Ylenia, le diversità di concezione e organizzazone del lavoro variano da paese a paese. In questo la cultura e l'educazione sono fondamentali.
  •  
    Se si cerca su web su questo argomento si trova tutto e il contrario di tutto. Mi sento comunque di dire, visto che lo studio è svedese, che in generale i paesi scandinavi non possono essere paragonati a noi su molteplici aspetti. Per esempio in Svezia lavorano molte più donne che in Italia e hanno molti più posti ad alto livello manageriale/politico ecc... Quindi appunto non serve generalizzare :) Posto un grafico relativo alla percentuale uomini/donne, anche se è poco leggibile si capiscono le percentuali relative al nostro paese: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/index.php?title=File:Employment_rates_by_gender,_2010_(1)_(%25).png&filetimestamp=20111117143017
filomena formica

Il vero re del multitasking è l'uomo - 3 views

  •  
    indagine svedese Il vero re del multitasking è l'uomo Sovvertiti gli studi degli ultimi anni: il campione del "fare tante cose insieme" sarebbe il maschio (e non la superdonna) MILANO - Superdonne, forti, instancabili , abituate a gestire insieme lavoro, famiglia, casa, parenti e amicizie, inventandosi una giornata fatta da tasselli che si incastrano perfettamente.
  • ...2 more comments...
  •  
    A solo qualche mese dalla pubblicazione su Repubblica del risultato degli studi di James Flynn, sui quozienti intellettivi che davano il primato del multitasking alle donne, lo studioso in psicologia dell'università di Stoccolma Timo Mantyla, assegna agli uomini lo stesso primato, sostenendo che questa abilità dipende da due funzioni, una delle quali è quella spazio temporale che è più sviluppata negli uomini. Ma non solo, avendo fatto partecipare ai test anche le donne, sostiene che queste raggiungono lo stesso risultato degli uomini nel periodo mestruale.
  •  
    C'è un articolo in risposta a quanto apparso sul corriere a questo link http://www.linkiesta.it/blogs/non-aprite-quelle-porte/e-cosi-il-vero-re-del-multitasking-sarebbe-l-uomo-ahahahahaha che disapprova apertamente lo studio, senza però fornire elementi scentifici a tale critica.
  •  
    Articolo di stampo divulgativo dove viene presentata una ricerca svedese che presenta dei risultati che sovvertono gli studi degli ultimi anni sul tema del multitasking e il genere. Secondo questa ricerca infatti il campione del «fare tante cose insieme» sarebbe il maschio e non la donna. L'indagine mette in luce come il pensiero multitasking dipenda da 2 distinte capacità cognitive delle quali una delle 2, quella spazio temporale, risulterebbe più sviluppata negli uomini. Un'altra cosa interessante è che i risultati sembrano cambiare a seconda del periodo mestruale delle donne sottoposte ai test, in particolare i risultati sono inferiori per le donne in fase preovulatoria e sostanzialmente confrontabili se non superiori a quelli maschili per periodo mestruale vero e proprio. Sarebbe interessante a questo punto capire gli effetti delle variazioni ormonali sui substrati neurali che supportano queste funzioni cognitive impiegate nelle attività multitasking in particolare in quella spazio temporale che sembra suscettibile di variazioni.
  •  
    indagine svedese Il vero re del multitasking è l'uomo Sovvertiti gli studi degli ultimi anni: il campione del "fare tante cose insieme" sarebbe il maschio (e non la superdonna) MILANO - Superdonne, forti, instancabili , abituate a gestire insieme lavoro, famiglia, casa, parenti e amicizie, inventandosi una giornata fatta da tasselli che si incastrano perfettamente.
brunella romano

Perché siamo diventati molto più intelligenti rispetto ai nostri antenati - C... - 1 views

  • Capaci di spostamenti veloci, garantiti da un buon tenore di vita, protetti da un efficiente sistema sanitario eccetera, siamo anche più abituati alla flessibilità del linguaggio, alla potenza dell'immagine, all'esercizio della logica - nonostante i ben noti difetti che si possono individuare nelle istituzioni e nei media. Così riusciamo ad adeguarci a forme di classificazione astratta (come quelle per gli animali: mammiferi, ovipari eccetera) o a ragionamenti del tipo «se... allora» (se non ci sono cammelli in tutta la Germania allora non ci sono nemmeno nella città tedesca di Brema) e proprio questo ci rende agili nel rispondere alla sfida di test che avrebbero fatto fare cattiva figura ai nostri nonni. Hanno probabilmente avuto un ruolo essenziale educazione e tecnologia nel non limitarsi al rudimentale «leggere, scrivere e far di conto» per venire sempre di più in contatto con testi sofisticati, magari utilizzando strumenti nuovi e affascinanti.
brunella romano

Perché non saremo mai super-intelligenti - Corriere.it - 0 views

  •  
    L'evoluzione tecnologica non è riferita solo alla parte meccanica ma sembra che oggi sia abbinata anche a quella umana dove assistiamo come nei film di fantascienza più spinti ad una mutazione genetica che va di pari passo con quella tecnologica. Infatti per la prima volta sentiamo parlare di bambini multitasking o adolescenti touch screan che pensano ed agiscono su più dispositivi contemporaneamente a differenza delle generazioni della fiine degli anni 90 che invece agiscono in monotasking.
  •  
    L'evoluzione tecnologica non è riferita solo alla parte meccanica ma sembra che oggi sia abbinata anche a quella umana dove assistiamo come nei film di fantascienza più spinti ad una mutazione genetica che va di pari passo con quella tecnologica. Infatti per la prima volta sentiamo parlare di bambini multitasking o adolescenti touch screan che pensano ed agiscono su più dispositivi contemporaneamente a differenza delle generazioni della fine degli anni 90 che invece agiscono in monotasking.
Anna Sposato

Il tempo virtuale nello sviluppo degli adolescenti: opportunità o rifugio? - 2 views

  •  
    Questo articolo della rivista Psicologia della salute scritto da Emanuela Rabaglietti, Maria Fernanda Vacirca e Silvia Ciairano, può aiutarci a capire come il mondo virtuale viene vissuto dagli adolescenti. Vale la pena leggerlo.
Mauro Rossi

Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta - Stili di vita - Salute e B... - 8 views

  •  
    Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta Il multitasking non e' da tutti: solo il 2,5% delle persone riesce a prestare veramente attenzione a piu' attivita' insieme. Il cervello sceglie invece una sola cosa alla volta eliminando tutto il resto e fare piu' mansioni contemporaneamente puo' avere anche conseguenze negative. E' l' 'attenzione selettiva', una abilita' innata che aiuta a ragionare in un mondo fatto fondamentalmente di rumori. I ricercatori della California University di San Francisco hanno usato il frastuono di un party come test per osservare come funziona il multitasking scoprendo che e' la zona della corteccia sensoriale del cervello localizzata dietro le orecchie, dove arrivano e vengono interpretati i suoni, ad accendersi in presenza di un singolo stimolo uditivo e che, con l'aiuto degli occhi, aumenta la percezione cosi' da registrare solo il suono piu' alto ''come se ci fosse solo una persona a parlare'', sottolinea il direttore dell'indagine, Edward Cheng. Il fenomeno e' stato battezzato dagli studiosi col nome di 'cocktail-party effect' e la ricerca e' stata pubblicata di recente su Nature.
  • ...1 more comment...
  •  
    Dei ricercatori francesi hanno osservato e studiato un campione di 32 volontari, affidando loro prima un compito e successivamente due compiti differenti ma simili. I volontari sono stati osservati nel corso dell'esperimento con la risonanza magnetica e i ricercatori hanno notato che, mentre nello svolgimento di un'unica mansione venivano coinvolte più zone neurali di entrambi gli emisferi cerebrali, nello svolgimento di più funzioni il cervello si divideva a metà, deputando a ciascun emisfero un incarico. In particolare il lobo frontale, che è la parte del cervello deputata alle funzioni esecutive, non può adempiere a più di due compiti. Il tipo di esperimento eseguito, su un campione di individui destri e nessun mancino e con due compiti da portare a termine che erano simili tra loro, dicono i ricercatori sulla rivista "Science", non consente di dire se la divisione dei compiti tra i due emisferi sia casuale o dipenda dal tipo di operazione e dalla dominanza di un emisfero su un altro. Ma i risultati dello studio suggeriscono che il lobo frontale, che ha funzioni esecutive, è limitato a svolgere al massimo due compiti nello stesso momento. "Ecco perché la gente prende spesso decisioni irrazionali quando fa più di due cose insieme", spiega Koechlin: "Possiamo cucinare e stare al telefono, ma non possiamo per natura provare a leggere anche il giornale". Lo studio suggerisce anche che non esagerare nel multitasking è una buona regola non solo per le cose da fare, ma anche per quelle da pensare. Come il nostro cervello non è fatto (se non a un caro prezzo e con dubbi risultati) per fare troppe cose in una volta, così non è predisposto nemmeno per pensare a troppe cose: anche le scelte devono essere prese su due opzioni alla volta.
  •  
    Alcuni ricercatori,guidati dal sociologo-matematico Clifford Nass,hanno condotto vari esperimenti su 100 studenti,tra multi-attivi e più tranquilli;e hanno concluso che il cervello dell'individuo multitasking lavora male.Chi è bombardato da flussi di informazione(da telefono,pc,tv) e cerca di fare tante cose insieme è disattento,non riesce a concentrarsi né a utilizzare bene la memoria.Con risultati peggiori di quelli dei posapiano che fanno una cosa alla volta.Per stabilire se i multitaskers ci sono o ci fanno ovvero se sono nati con una minore capacità di concentrazione,o se facendo tante cose insieme danneggiano le loro abilità cognitive,un giornalista-scrittore americano, A.J. Jacobs,ha preso sul serio la seconda ipotesi. Jacobs, ha provato a vivere facendo una cosa alla volta.All'inizio, Jacobs stava impazzendo.Perché per condurre una vita mono-tasking bisogna rinunciare al nostro consueto modo di vivere. Fin dall'inizio della giornata:niente più colazioni brevi e frenetiche,si fa il caffè mentre si accende il computer e si controllano le e-mail sullo smartphone.Niente cene familiari con la tv accesa.Niente telefonate mentre si legge,si cucina o si lavora.ESPERIMENTO La tecnica, spiega Jacobs,ha seri fondamenti scientifici.Possiamo lasciare i nostri pensieri scorrere lasciando il cervello in default,venendo sopraffatti da rabbia, meschinità, orgoglio ferito, fantasie egoistiche.O possiamo coscientemente scegliere di esercitare un qualche controllo su come e cosa pensiamo» Cercando di finire una relazione-facendo i conti di casa-rispondendo al telefono-controllando legumi che cuociono.Alla fine dell'esperimento,Jacobs è stato meglio.Riusciva a giocare con i suoi bambini senza controllare messaggi e e-mail,parlava con gli amici tenendo gli occhi chiusi per sentire l'altro e approfondire il contatto.Non ha smesso di essere un multitasker, ma:"sono come un fumatore che da tre e' passato a 10 sig al giorno"!
  •  
    Quando io riesco ad essere concentrata in un'unica cosa da fare, sento che è come se avessi fatto della meditazione. Sono in pace con me stessa, col mondo, serena e positiva nei confronti della vita. Non so quale sia la ragione. Ma so che questo mondo sempre di fretta ci sta facendo andare in tilt. Le persone sono più informate, più colte, più aggiornate. Ma sappiamo davvero di più? Quanto di tutto ciò che arriva al nostro cervello è ridondante e non indispensabile? Avete mai provato a leggere un giornale italiano quando siete in vacanza all'estero? Magari ne comprate uno ogni quattro giorni. Ed è assolutamente lo stesso che se l'aveste comprato ogni giorno. La quantità ha superato la qualità e l'approfondimento. Al di là del fatto di poter o meno fare più cose alla volta (e bene), qual è il fine? La nostra serenità aumenta? No, diminuisce. Il nostro impatto sul mondo è maggiore? O non abbiamo tante cognizioni di cui non facciamo nulla? Questo stesso archivio online: quanto è frutto di pensiero profondo e quanto di necessità dettata dal dover fare l'esame? Quanto ogni inserto è meditato, pensato, condiviso? E quabte cose vengono pubblicate e non lette?! Non so, ma sono molto perplessa su tutto ciò...
1 - 20 of 40 Next ›
Showing 20 items per page