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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged DATA

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stefania manara marchi

How Psychotechnology Works? - 3 views

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    Human beings have expended a great deal of energy and used up a lot of time trying to understand just why we act the way we do. This effort focuses on trying to determine what we are thinking (sometimes if we are thinking). Psychologists, psychiatrists and many others in different walks of life want to know how our brains work, what our "minds" are and how the mind controls and directs our actions. Even with all of this effort the subject remains as much a mystery as it ever was, except for a few interesting and useful bits of information. Much of what we expound on is based on theory - educated guesses about how the human mind works. Only in the past few years has technology allowed research scientists to get behind the curtain, so to speak, and discover more about this fascinating and frustrating subject. Some of the recent success is due to psychotechnology. But just what is this thing called psychotechnology and how can it shed light on a subject that has remained in the dark for so long? First of all, the non-scientist should understand that this is a very general term. It is not limited to a specific set of rules or psychological tools. There are tests and data involved, just as there are tests and data involved in classic psychoanalysis. Some written histories of psychotechnology begin with the mechanical means employed by Ivan Pavlov a century ago. These means were combined with observation and recorded data. He used this combination of tools to answer some of the questions he had about behavior and response to stimuli. In recent years, psychologists have used standard testing to obtain details about individual intelligence, likes, dislikes, habits and so on. The technology used was basic and simple, though computer programs and the Internet have added considerably to psychotechnology. With this new computer help scientists have been able to analyze and theorize more accurately and in more detail.
Maria Cristina Marino

Il grande spreco dei Big-Data - 0 views

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    L'articolo del giornalista Federico Guerrini pubblicato su La Stampa mette in evidenza un dato preoccupante: solo lo 0,5 % dei dati potenzialmente utili viene effettivamente analizzato. Nonostante che il numero di informazioni digitali prodotte negli ultimi anni non abbia paragoni nella storia dell'Umanità solo una piccola parte ne viene analizzata. Secondo lo studio "Big Data, Bigger Digital Shadows, and Biggest Growth in the Far East", appena pubblicato della società Idc e sponsorizzato dalla multinazionale Emc, il 23 %, ovvero 643 exabyte [1 exabyte= 1 trilione di byte!] di tutti i dati prodotti nel 2012 potrebbe sì dimostrarsi utile ad aziende e consumatori, se però opportunamente "etichettato" (tagged) e trattato. Purtroppo solo il 3% di essi viene taggato e una percentuale ancora minore, lo 0,5 % viene davvero esaminato.
Andrea Andrenelli

Usare il TAG per portare test psicologici e di valutazione sul Web (II parte) - 1 views

Considerate che al posto della parentesi graffa bisogna leggere quella angolata <>, ma non posso scriverla nei TAG del linguaggio ITML altrimenti non viene visualizzata ma interpretata, dal vostro ...

#Tagging

Andrea Andrenelli

Usare il TAG per portare test psicologici e di valutazione sul Web (II parte) - 2 views

ERRATA CORRIGE: vi chiedo scusa ma gli elementi del linguaggio, da me scritti sopra non vengono riprodotti da alcuni browser, proprio perchè essi cercano di interpretarli quindi non li visualizzano...

#Tagging

Mauro De Merulis

tecnoteca.it - Multimedialità  e Ipertesti - 8 views

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    La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero.
  • ...2 more comments...
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    Un'altra figura di grande importanza è Theodor Holm Nelson, laureato in filosofia, nato nel 1937 ed è considerato il più visionario, il più inventivo tra i personaggi. Il suo sogno è uno strumento universale attraverso il quale si può accedere alle informazioni. E' lui l'inventore delle parole ipertesto ed ipermedia. Era il momento in cui lavorava in Giappone ad un progetto di nome Xanadu (la città dell'utopia). Nelson ha un punto di partenza, da un lato è molto critico nei confronti dello sviluppo dell'informatica e dall'altro ipotizza la totale accessibilità alle informazioni. Il progetto Xanadu prevede tre parole chiave (immagine 3): connessione, archiviazione, accessibilità. Per connessone si intende la possibilità di connette alla rete una quantità infinita di utenti; per archiviazione si intende la possibilità di registrare le informazioni ed infine la connettività riguarda la facilità di accesso alle informazioni. Il progetto di Nelson non riguarda solo i "testi letterali" propriamente detti ma tutto ciò che è scritto. Nelson non si è preoccupato solo di progettare Xanadu ma anche di risolvere i problemi (immagine 4): per Nelson un problema fondamentale è la scomparsa delle informazioni, quindi occorre una grande capacità di memorizzazione. Inoltre ci deve essere la possibilità di memorizzazione delle opere. Se il progetto prevede una cooperazione generale ciò deve permettere anche la possibilità di modifica delle opere stesse Nelson con Xanadu pensa di aumentare la capacità produttiva e creativa degli utenti. Un testo ipertestuale è un modello che non segue una sequenza lineare come un libro non lineare, ma un insieme di collegamenti all'interno dello stesso testo o tra testi diversi. Ipertestualità vuol dire perdita di un centro, si perde anche il concetto di autorità all'interno del testo e lo stesso lettore può diventare autore del testo. A questo concetto è legato il concetto di interattività, vale
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    La mente dell'uomo non concepisce le idee in forma definita e completa: sono piuttosto il frutto di una progressiva elaborazione, che si svolge per selezione e collegamento tra idee diverse, che contribuiscono alla definizione della linea di pensiero.
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    E' un articolo interessante e anche in parte convincente. Quello che io però mi chiedo è: ma davvero funziona un modo di insegnare fatto così? Non è rischioso, soprattutto ad un livello iniziale di apprendimento? Per quanto la "linearità" di un modo tradizionale di insegnare sembri meno efficace (perchè diversa sarebbe stata anche l'antica modalità orale), noi impariamo a leggere gradualmente. Lo stesso nostro modo di approcciare le nuove tecnologie viene da un modo di pensare strutturato dalla "lezione" che segue la modalità lineare. Ad A segue B e poi C. La stessa multitestualità è pensata e strutturata in maniera lineare, a mio avviso. Certo, l'apprendimento non è lineare, ma a balzi ed è vero che la mente umana funziona in maniera non sequenziale. Ma questa non sequenzialità è personale, non data da qualcuno o qualcosa di esterno. Sono io che mi creo i miei collegamenti. Se lo fa qualcuno da fuori, è comunque (a mio avviso) sempre una sequenzialità di informazioni. Solo che questa sequenzialità è data dal mio cercare prima una cosa e poi un'altra. E' una fittizia rete. La vera rete me la creo poi io, nel mio cervello. Io temo che questa "rete" sia pericolosa per l'apprendimento, soprattutto, come dicevo all'inizio, per chi è al livello più elementare dell'apprendimento. Sai cosa mi ha detto un amico medico cinese? Noi occidentali non siamo in grado di vedere l'aura delle persone, perchè nessuno, quando eravamo bambini, ci ha insegnato a coltivare questa capacità. Per la sua generazione (ora ha 55 anni) era normale che, se un bambino vedeva l'aura, questa facoltà venisse coltivata. Come uno che ha un buon orecchio musicale. Niente di eccezionale, ma neppure da non considerare. Ecco quindi che molti adulti vedono l'aura delle persone. Quello che voglio dire è che noi veniamo educati comunque a "leggere" la realtà da quello che i nostri educatori (genitori, parenti, insegnanti, altri bambini) fin da piccoli ci inculcano, perchè così vedon
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    "La mente umana funziona in modo non-sequenziale: gli stessi artifici narrativi che la letteratura ha sviluppato possono essere visti come delle scappatoie dall'appiattimento dell'ordine sequenziale."
bischero85

Web 3.0: Implications for Online Learning | SpringerLink - 0 views

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    Nell'articolo il Prof. Morris, della Georgia University, sottolinea quelli che saranno i tratti caratteristici dell'online learning nel web 3.0 che oggi si trova ai suoi albori. La grande novità che porterà il cosiddetto semantic web sarà la data integration che se da un lato costituisce un grande vantaggio, dall'altro nasconde numerose insidie per chi dovrà gestirla nell'erogare insegnamenti online.
lorenzarossi

Mente Ipertestuale - 17 views

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    La logica ipertestuale, connettiva, reticolare, multi-sequenziale, si offre come terreno fertile se si intende coltivare quella "testa ben fatta" (e non ben piena), auspicata da Edgar Morin nella sua omonima opera sulla riforma dell'insegnamento e del pensiero. È impossibile, infatti, non cogliere delle evidenti analogie tra la suddetta logica ipertestuale e le modalità connettive di pensiero connaturate nella mente umana.
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    Cosa intendeva Morin con la sua espressione : "Una testa ben fatta (e non una testa ben piena)"? Innanzitutto l'importanza di saper collegare, estrapolare, dedurre dalle informazioni offerte dall'ambiente : in una parola utilizzare in maniera creativa le capacità logiche, come ci viene dimostrato da questo breve saggio
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    Interessante analisi su mente e logica ipertestuale, forme attive di pensiero, interconnessione, ipertesto e sull'importanza di quanto queste nuove tecnologie possano influire positivamente sullo sviluppo cerebrale e sulla capacità della mente di creare interconnessioni logiche.
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    La logica ipertestuale, connettiva, reticolare, multi-sequenziale, si offre come terreno fertile se si intende coltivare quella "testa ben fatta" (e non ben piena), auspicata da Edgar Morin nella sua omonima opera sulla riforma dell'insegnamento e del pensiero. È impossibile, infatti, non cogliere delle evidenti analogie tra la suddetta logica ipertestuale e le modalità connettive di pensiero connaturate nella mente umana.
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    #Multitasking http://www.luca-mercatanti.com/2008/11/14/generazione-multitasking/ Si, siamo diventati una generazione multitasking ormai. Stiamo lavorando al computer, stiamo scrivendo su un foglio di calcolo, all'improvviso ci squilla il cellulare, magari con l'ultima canzone del nostro gruppo musicale preferito che abbiamo scaricato 2 minuti prima mentre stavamo masterizzando un gioco, leggiamo l'SMS che ci è arrivato, il quale ovviamente è da decifrare a causa di tutte le centinaia di abbreviazioni inserite, poichè per risparmiare si cerca sempre di non superare i 160 caratteri. Mentre rispondiamo al nostro SMS ci interrompiamo qualche secondo per scrivere qualcosa al nostro amico su Msn, oppure via e-mail. Riprendiamo in mano il cellulare e riusciamo finalmente a inviare il nostro SMS. Dopo aver ascoltato la suoneria del nostro cellulare ci viene voglia di ascoltare qualche canzone di quel gruppo musicale, quindi entriamo su YouTube e iniziamo a guardarci dei video. Accidenti però… Sulla destra ci sono dei video correlati! Diamoli una occhiatina, anzi no, prima finiamo di ascoltare la nostra canzone preferita mentre cerchiamo di completare il foglio di calcolo. Nel frattempo è arrivato un nuovo SMS e il giro ricomincia, solo che adesso c'è di mezzo anche YouTube. Ci ricordiamo inoltre che dobbiamo caricare delle foto su Flickr e scrive anche un nuovo articolo per il nostro Blog… E qui si va in paranoia. Accendiamo quindi un altro computer, magari il portatile di lavoro e dopo esserci collegati ad Internet iniziamo a uplodare i vari file. Mentre il nostro laptop inserire le foto su Internet ritorniamo all'altro computer per poter finire finalmente il foglio di calcolo. Ancora qualche minuto, altre telefonate, altre conversazioni tenute in chat e finalmente ci siamo riusciti. In 10 minuti siamo riusciti a fare 20 cose contemporaneamente. Siamo diventati una generazione multitasking. Approposito… Mentre scrivevo questo articolo ho tenu
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    L'idea di ipertestualità, in realtà, risale alla prima metà del novecento, anche se le prime implementazioni avvengono nella metà degli anni sessanta. Nel 1945 il fisico Vannevar Bush pubblicò l'articolo "As we may think" nel quale si poneva la questione di come possiamo orientarci in mezzo all'enorme quantità di informazioni e di conoscenze che ci circondano. La mente umana funziona per associazioni, cioè in forma non lineare e non sequenziale, seguendo un modello completamente diverso da quello logico sequenziale della scrittura alfabetica, e perciò non è in grado di "trattenere" tutte le informazioni, c'è necessità di una macchina che possa supportare o addirittura sostituire la nostra mente. Nasce così l'idea del Memex . nel 1960 Nelson segue la visione di un sistema di "idee interconnesse" che fa riferimento a qualsiasi tipo di dato, è la sua idea di literacy: "con un ipertesto possiamo creare nuove forme di scrittura che riflettano la struttura di ciò che noi scriviamo e i lettori possono scegliere percorsi diversi secondo le loro attitudini o del corso dei loro pensieri in un modo finora ritenuto impossibile".
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    Interessante articolo di approfondimento "Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso"
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    ipertesto è un insieme di testi o pagine, leggibili con l'ausilio di un'interfaccia elettronica; è costituito da tante pagine che a loro volta sono collegate tra loro da collegamenti ipertestuali (hyperlink o rimandi). A differenza di un testo tradizionale, l'ipertesto non è lineare e quindi leggendolo, si può passare liberamente da una pagina all'altra attraverso l'ausilio dei link ma, lungo il percorso, ci si può anche perdere. Se l'ipertesto viene pubblicato "in rete", per non appesantire il caricamento delle pagine, è consigliabile utilizzare i thumbnails (immagini di piccola dimensione). Ciascun thumbnail, successivamente viene "collegato", attraverso un link, all'immagine di dimensioni originali (più grandi). Una delle caratteristiche più interessanti di un ipertesto è quella di poter essere sempre "in costruzione" e quindi sempre aggiornato e innovato (tempo permettendo !!!! ;) inoltre permette di creare essere facilmente costruito a più mani quindi in modocollaborativo . Come abbiamo già detto, i collegamenti possono essere chiamati anche link e sono punti di unione tra più pagine. Quando con il mouse ci si sposta sopra un collegamento, il cursore del mouse si trasforma in una manina. Cliccando su un link ci si può spostare da una pagina all'altra. http://www.hyperfvg.org/fvg/ipert_main.html
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    Un confronto tra le logiche ipertestuali e le modalirà connettive del pensiero (ovvero: come le tecnologie informatiche potenziano gli strumenti cognitivi).
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    Si tratta di un articolo che presenta la tesi di laurea "Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso". (Per chi fosse interessato, è possibile registrarsi, contattare l'autore, scaricare la tesi in pdf, cercarne di simili). Si concentra sull'attribuzione di significato, sulle "forme attive di pensiero" di cui parla Edgar Morin, favorite dal carattere ipertestuale delle informazioni: occorre strutturare propri percorsi per "nessi" non essendo appunto lineari, e tutto questo grazie all'interattività intrinseca alle tecnologie in rete. Questo significa operare delle sintesi, costruire significati, elaborare informazioni, appropriarsi dei contenuti, operare delle scelte.
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    Davvero interessante la tesi di Angelica Vecchiarino. Viene a essere completamente superato il principio della linearità del pensiero. Il pensiero può essere nutrito ma non riempito di contenuti, In tal modo il pensiero diventa la fonte organizzativa della conoscenza che si serve dei contenuti per creare associazioni tra gli stessi. A proposito delle associazioni di idee e di conoscenze: i Surrealisti come Breton, Max Ernst e Dalì avrebbero saccheggiato tutte queste idee e le avrebbero rielaborate. Ma queste nuove idee appartengono a un'epoca molto lontana ormai dalle ricerche sul linguaggio onirico...e, d'altra parte qui non si tratta di attività inconscia, ma cosciente. Tuttavia mi piaceva fare riferimento a queste suggestioni del passato.
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    Dalla tesi di Angelica Vecchiarino; 1) Il principio sistemico ed organizzazionale: ossia la capacità di legare le parti al tutto (tendendo sempre presente che il tutto è più ma anche meno della somma delle parti); 2) il principio ologrammatico: il paradosso della complessità per cui il tutto è inscritto in ogni singola parte (per cui anche la società è presente negli individui); 3) dell'anello retroattivo: contro la logica della causalità lineare, ogni causa è anche effetto e viceversa; 4) dell'anello ricorsivo: gli uomini producono la società mediante le loro interazioni, ma la società in quanto globalità emergente produce l'umanità di questi individui portando loro il linguaggio e la cultura; 5) dell'autonomia/dipendenza, gli esseri umani sviluppano la propria autonomia dipendendo dalla cultura; 6) dialogico: l'unione di principi che a prima vista paiono elidersi a vicenda, o essere in completa antitesi: vita/morte; ordine/disordine ecc.; 7) della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza: ogni conoscenza è una ricostruzione, una traduzione da parte di una mente/cervello in una data cultura e in un dato tempo (Ivi).
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    Articolo molto interessante...
barbararughetti

Tagging sensitive data in life science research - 0 views

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    L'articolo descrive un progetto realizzato dall'UE per i ricercatori delle scienze biologiche che desiderano condividere dati sensibili nel cloud senza infrangere la legge. La soluzione è una rete di infrastrutture di ricerca che abbia accesso a un set di strumenti progettati appositamente per la condivisione tramite tagging di informazioni in un ambiente protetto, l'European Open Science Cloud.
federica rossi

iDisorder: la tecnologia che ammala - 0 views

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    Una ricerca, condotta dal professor George Patton del Royal Children's Hospital's Centre for Adolescent Health (Australia) ha mostrato l'aumento di "sindromi" mentali soprattutto nei più giovani. Fermo restando che le tecnologie influiscono sulla mente umana stiamo ancora cercando di capire come accada e quali conseguenze abbia tutto questo soprattutto sui ragazzi "iperconnessi", data la malleabilità del loro cervello se se ci sarà veramente un aumento di malattie mentali connesse all'uso della tecnologia. Come dice l'autore dell'articolo, in medio stat virtus come sempre.
Marco Tambara

Le mappe del pensiero - 6 views

Questo sito cerca di approfondire lo sviluppo del pensiero associativo e di come esso possa essere efficacemente e graficamente rappresentato. E' interessante per gli aspetti pedagogici e tecnologi...

#Tagging

alessandra mazzeo

le dieci predizioni di mcluhan - 5 views

he next medium, whatever it is - 1 may be the extension of conciousness 2 will include television as it's content, not as its environment, 3 will transform television into an art form. 4. Il compu...

mcluhan predizioni

started by alessandra mazzeo on 24 Nov 12 no follow-up yet
EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
Romina Mandolini

Open data, open access, open source - 0 views

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    Oramai gli esempi di intelligenza connettiva sono molto numerosi. C'è Wikipedia, lo sono i Social Network con le loro narrazioni dal basso. L'uragano Sandy a New York oltre che dai media, è stato raccontato e documentato in diretta dalle persone sui Social Network, come nessun'altro giornale avrebbe potuto fare. Ho già parlato di Khan Akademy, piattaforma open per la scuola. Qui voglio presentare l'esempio meno conosciuto di "GigaScience", che secondo me segnerà la storia della ricerca scientifica. Si tratta di una piattaforma open source inaugurata quest'anno, dietro alla quale c'è "BioMedical Central", il grande database per la ricerca biomedica, e l'Istituto di genomica di Pechino. Ebbene, questa piattaforma non ha solo l'obiettivo di diventare il database di riferimento di tutte le pubblicazioni scientifiche del mondo, ma mette a disposizione liberamente, anche i software utilizzati i quelle ricerche , dando così la possibilità ad altri ricercatori di replicare e verificare, la correttezza della ricerca. Il primo articolo pubblicato, a firma di Stephen Beck dell'University College di Londra, non forniva un resoconto sulle metodologie di ricerca (era uno studio sul DNA) ma metteva a disposizione anche 84 gigabyte di software per compiere quelle stesse ricerche. http://polymathprojects.org/ è invece un blog che collega tutti i matematici del mondo, sempre con l'obiettivo di condividere e confrontarsi. http://www.galaxyzoo.org/ invece è una comunità che riunisce astronomi. Credo ci sia poco da aggiungere, si tratta di una vera rivoluzione come scrivevo, per noi che la viviamo, inavvertita.
ROBERTA BADARACCO

Il futuro del gaming passa dalla neuroscienza - 3 views

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    Sono molte le innovazioni introdotte nel corso degli ultimi anni in ambito videoludico, per rendere i giochi sempre più coinvolgenti, originali e avvincenti.
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    Penso che questo sia un'esempio eclatante di come la Tecnologia abbia compiuto notevoli passi avanti dall'epoca degli antenati "Atari" e "Commodor 64". Avendo sperimentato in prima persona il videogioco Assassin's Creed sviluppato da Ubisoft Montreal e pubblicato da Ubisoft, che oltre all'aberrante nome, da la possibilità al giocatore di rivivere in ogni minimo dettaglio la vita fiorentina del 1476. Storia, arte (grazie agli incontri con Leonardo da Vinci) e cultura si intrecciano in un gioco avvincente di un realismo mozzafiato. Penso che se nel prossimo futuro venga data la possibilità agli studenti di rivivere esperienze simili all'interno delle classiche istituzioni educative, questo potrà accrescere fortemente in loro curiosità, motivazione ed entusiasmo verso lo studio (basi fondamentali per ogni adolescente). In questo le nuove tecnologie trovano il canale preferenziale per nuovi modelli di apprendimento.
Bruno Matti

Psicologia del multitasking - 6 views

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    "Siamo in costante multitasking "Workload is unavoidable [...] Distraction is unavoidable [...] You must learn to dance among many tasks" (Allen, 2003). Nella maggior parte delle situazioni quotidiane, anche quando non ci facciamo caso, ci troviamo in condizioni di multitasking (1). Gestire la grande quantità di stimoli e richieste che provengono dall'ambiente è sicuramente molto difficile, tuttavia, dedicarsi a più attività piuttosto che concentrarsi su un unico compito sembra essere diventato un fatto naturale. La sensazione che solitamente si prova è quella di poter gestire meglio gli impegni, evitando noia e ripetitività. L'impegno continuo in attività multiple è consentito dalle tecnologie informatiche e della comunicazione, che favoriscono il multitasking. L'interazione con la tecnologia, in primis nei luoghi di lavoro, rende possibile lo svolgimento di attività differenti attraverso espedienti tecnologici e grafici sempre più raffinati. Ad esempio, la possibilità di mantenere aperte contemporaneamente molte finestre nel desktop, che rappresenta il primo sviluppo del paradigma della direct manipulation (Schneiderman, 1998), consente di eseguire allo stesso tempo numerose attività differenti. Tuttavia, l'utilizzo che si fa oggi delle finestre multiple è così imponente che rischia di diventare un ostacolo che frammenta l'attività anziché supportarla. Le finestre multiple, ma anche i messaggi di notifica, le e-mail e i programmi per la messaggeria istantanea (2) se da una parte favoriscono il multitasking e alimentano l'impressione di efficienza rendendo più facile gestire diversi compiti, d'altra parte possono avere effetti fortemente negativi. Ad esempio, Gonzalez e Mark (Gonzalez e Mark, 2004) hanno stabilito che gli impiegati negli uffici non riescono a rimanere concentrati nella stessa attività per più di tre minuti consecutivi prima di essere interrotti da una telefonata, un'e-mail, o da un collega. Evidenze come que
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    Telefonate, e-mail, messaggi, documenti digitali, news on line: gli uffici si stanno trasformando in maniera sempre più prepotente nella palestra dove allenarsi a gestire attività multiple accompagnate da interruzioni continue. L'ingresso delle tecnologie informatiche nella vita quotidiana e soprattutto nei luoghi di lavoro rende il multitasking una condizione onnipresente, di cui tutti abbiamo esperienza.
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    Telefonate, e-mail, messaggi, documenti digitali, news on line: gli uffici si stanno trasformando in maniera sempre più prepotente nella palestra dove allenarsi a gestire attività multiple accompagnate da interruzioni continue. L'ingresso delle tecnologie informatiche nella vita quotidiana e soprattutto nei luoghi di lavoro rende il multitasking una condizione onnipresente, di cui tutti abbiamo esperienza.
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    Un recente studio ha dimostrato inoltre che il MULTITASKING è FONTE DI STRESS PIU' PER DONNE CHE PER UOMINI. Perchè le donne non solo sono costrette a occuparsi contemporaneamente di piu' cose, le donne subiscono anche molto piu' degli uomini le conseguenze di una giornata affollata di compiti da portare a termine. A dimostrarlo e' uno studio pubblicato dall'American Sociological Review, secondo cui a fare la differenza non e' la quantita', ma il tipo di impegni di cui le donne si devono occupare ogni giorno. Lo studio ha stabilito che le mamme lavoratrici passano circa 10 ore in piu' ogni settimana in attivita' ''multitasking'' rispetto ai papa' che lavorano. E mentre per i padri il multitasking e' un'esperienza positiva, per le madri e' motivo di stress e genera emozioni negative. Secondo Shira Offer, autrice principale della ricerca, ''l'impegno dei padri nei lavori domestici e nella cura dei figli dovrebbe aumentare ulteriormente''.
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    Vorrei spostare l'attenzione daggli studiosi al quotidiano. Nasco e vivo come molti in mondo in costante e rapido sviluppo tecnologico con una diffusione di informazioni, spesso un sovraccarico oserei dire, altrettanto veloce, al punto tale che quanto in questo momento è "news" due minuti dopo è ormai storia... Tutto sembra in apparenza piu' semplice, cadono le barriere spazio-tempo, i nuovi media diventano davvero l'estensione dei nostri sensi... tutto corretto, ma ci sono come in ogni cosa i pro e i contro e forse l'adozione della politica del giusto mezzo appare anche in questo caso la migliore. Come gestire questa grande mole di informazioni dalle quali siamo bersgliati e certamente non in grado di coglierle tutte spesso nella loro complessità? Da un lato è facilmente ormai saziabile il desiderio di approfondimento (e ben venga) dall'altro si corre anche il rischio di non approfondire nulla, di conoscere "un po' di tutto" lasciando spazio alla superficialità. La comunicazione, le informazioni seguono determinate logiche e frequentemente il multitasking puo' davvero diventare quell'elemento di disturbo che impedisce ad un messaggio di giungere nel pieno del suo significato, dall'altra parte la costante evoluzione della tecnologia, un mondo del lavoro radicalmente cambiato rendono indispensabile una flessibilità che ci consenta di gestire piu' situazioni/informazioni contemporanee.... si potrebbe quasi ipotizzare l'inizio di una nuova evoluzione dell'uomo che va nella direzione di menti flessibili e con grandi capacità di attenzione e memoria perchè chi vive l'attuale situazione tecnologica, chi non riuscirà a gestire quello che nel post precedente è stato descritto, sarà negli anni tagliato fuori... come una sorta di selezione naturale, vediamola così. Sono processi inevitabili ai quali non ci si puo' opporre, nè tantomeno trovo corretto lasciarsi andare alla banalità e surrealtà della frase "i buoni vecchi tempi andati".... sicuramente pero', quel
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    @stefania, concordo con te! In questo scenario dove nella lettura gli ipertesti (che hanno sostituito le note a piè di pagine, che consentono approfondimenti ma che rischiano di distrarre l'attenzione del lettore), nella vita di tutti i giorni siamo sempre stimolati da un quantiotativo di informazioni enormi, alla fine risulta utile "staccare la spina"... questo il senso... Detto cio' non possiamo certamente essere anacronistici ma occorre guardare in prospettiva con una vision piu'' ampia.... svolgere piu' attività contemporaneamente è scientificamente dimostrato che determina calo di attnzione, su due argomenti contemporanei la nostra mente è come se si dividesse in due e così procede, per divisioni successive sul altre attività che eventualmente si aggiungono! Occorre davvero imparare l'arte della politica "del giusto mezzo" in questo contesto per non rischiare di perdere di vista quanto davvero dobbiao fare e portare a termine.
Rocco Massimo Palumbo

Meta-Metadata: An extensible semantic architecture for multimedia metadata definition, ... - 1 views

  • This paper introduces a new extensible architecture for defining the metadata of multimedia from different sources, extracting this metadata from documents, and representing it to users. We introduce meta-metadata, semantic data structures that guide the extraction and manipulation of strongly typed metadata, including visual representations, from diverse documents. Meta-metadata declarations are automatically translated into metadata class definitions. Both are defined using the ecologylab.xml information binding framework. Extensions to the framework support manipulation of instances of the generated metadata classes with generic field accessor objects, enabling information extraction, information visualization, contextual metadata presentation, editing, and interaction. We show how meta-metadata and the metadata it generates are used in the mixed-initiative information composition information discovery support tool, combinFormation.
Bruno Matti

Davvero Google Rende Stupidi? » MenteCritica - 4 views

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    Vero, la modalità di lettura sul web è veloce, spesso si tratta addirittura di pochi secondi. Se un utente capita su un sito, un ipertesto, un link, un blog che non risponde alle attese cambia pagina e lo fa in 5 secondi. La lettura el web è poi molto piu' rapida e spesso superficiale. La mente dell'uomo è aperta, elastica... io oserei definirla elastica... ovvero va esercitata, allenata e certamente il fatto di aver acquisito una modalità di lettura differente dal passato ci rende "meno predisposti" alla lettura orizzontale ("tradizionale") . Il gap diveventa recuperabile se riuscissimo a dedicarci alla lettura tradizionale quanto in passato.... ma ormai tutto, praticamente tutto è il sul web, che se da un lato, come diceva una collega in un commento, ha abolito le barriere spazio temporali, da un lato rischia di "rinchiuderci" nel suo mondo senza che si sia piu' in grado di guardare al di fuori.
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    @alessandro, non posso che concordare, la mente va allenata e pur restando la tecnologia fondamentale per gli scenari che si delineeranno in futuro quella che dovrà prelevare, o quanto meno possimo auspicarci prevalga, è proprio la politica "del giusto mezzo"... Le modalità di lelettura come quello di ricercare informazioni sono radicalmente cambiati e cio' che sembra possibile ipotizzare anche se la previsione è verrà mente spostata nel tempo è che la prossima evoluzione premierà menti che progressivamente saranno "multitasking"... sarebbe un bene aquisire pienamente la capacità di dedicarsi a piu0 cose contemporaneamente ma soltanto se questo non adrà a scapito completo della concentrazione.... Staremo a vedere :-)
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    "Leggere allarga la mente, senza dubbio, ma l'ampliamento avviene dentro la testa. Lavorare al computer implica che quasi tutta l'elaborazione mentale, che riguardi testi, immagini o suoni, si sposta fuori dalla propria testa. L'interattività è una condizione, non un'opzione. (…) Il nostro rapporto con lo schermo è molto complesso, è un rapporto in cui a tutti gli effetti una grande quota delle nostre funzioni cognitive viene data in delega."
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    Per Carr Il "Web non ci incoraggia mai a fermarci, ci tiene in uno stato continuo di movimento". Il cervello si adatta a queste ripetute distrazioni trasformandoci in pensatori superficiali, sempre più incapaci di concentrarci, di leggere un testo lungo o di connettere le informazioni che riceviamo. Carr cita Seneca, ricordando che essere dovunque - come ci consente di fare Internet - equivale a non essere in nessun luogo. L'autore però non riesce a fornire una spiegazione davvero convincente del perché i "pensieri diversi" del Web siano oggettivamente peggiori di quelli prodotti dalla cultura della stampa o perché la tecnologia cartografica, per esempio, "diede all'uomo una mente nuova e più aperta, in grado di comprendere meglio le invisibili forze che danno forma al suo territorio e alla sua esistenza".
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    Nonostante il pessimismo di Socrate la razza umana a continuato a prosperare e crescere nonostante la scrittura, o forse proprio grazie ad essa. Internet in generale, e i motori di ricerca nello specifico, sono solo strumenti, molto comodi da utilizzare, perché mettono a disposizione praticamente tutto in tempo reale. In quanto strumenti, come tali non ci possono rendere più o meno stupidi di quanto possa fare un libro, che è uno strumento per la conservazione e la trasmissione del pensiero. D'altra parte, un libro aperto mi può rendere più intelligente, di un libro chiuso. Nella Cina di Qin Shi Huang nell'anno 212 a.C si bruciavano libri, come in "fahrenheit 451", e alcuni stati impongono restrizioni alla rete. Questa preoccupazione la dice lunga sul fatto se la rete ci rende più o meno stupidi.
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    interessantissimo articolo. Vorrei sottolineare, secondo il mio modestissimo parere, generalizzando il discorso alla tematica generale, come la "tecnologia" intesa nella dizione puramente tecnica del termine svolge nella moderna società un compito di supporto al quotidiano. sotto numerosi aspetti si dimostra addirittura indispensabile (vedasi ad esempio le terapie quotidiane di ipo "salva-vita" indispensabili ed attuate solo esclusivamente attraverso sofisticatissime apparecchiature), sotto altri è sicuramente superflua. Secondo me, essendo un acerrimo sostenitore dei libri cartacei, nè è dimostrazione di inutilità la recente introduzione nel mercato multimediale dei cosiddetti libri informatici. Attenzione, non dico che il mondo del web sia sbagliato, ma solo che andrebbe approfondito con moderazione nei suoi aspetti più basilari (letteratura di tipo elementare)
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    A parer mio penso che la scoperta delle nuove tecnologie ci permette di essere informati e collegati con il resto del mondo in qualsiasi momento e questo è un vantaggio ma nello stesso tempo ci mette in una condizione di passività e di pigrizia se non stiamo attenti. Ad esempio Internet pone l'efficienza e l'immediatezza al di sopra di qualsiasi altra cosa, indebolendo di conseguenza la nostra capacità di leggere profondamente, come facevamo invece quando la carta stampata aveva fatto delle opere letterarie prodotti di largo consumo tra i lettori di tutti gli strati sociali. "Siamo diventati meri decodificatori di informazioni" possiamo dire. E c'e' caso che in breve finiremo tutti col pensare come Google, conversare come le e-mail e parlare come Twitter.
Ianni Luisa

Sarà mai possibile per l'uomo tornare al mono-tasking? Esperimento interessante - 28 views

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    La sindrome multitaskingTutto insieme e tutto male Il cervello di chi cerca di fare tante cose nello stesso momento lavora male. L'esperimento di Jacobs di MARIA LAURA RODOTA' Se avete almeno una volta fatto cadere il cellulare nel water, siete nella fascia alta. Se vi è capitato, è perché siete dei grandi multitasker.
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    lo trovo molto interessante...
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    anche io la trovo molto interessante. lo stesso professore durante le videolezioni dice che ha trovato i suoi figli studiare con la radio accesa...durante le superiori (circa 5 anni fa) studiavo in assoluto silenzio senza il computer e soltanto con i libri... oggi invece mi capita spesso di studiare con la radio e il computer acceso magari connessa tra facebook e youtube perchè devo essere sempre informata su tutto...nella nostra epoca possiamo anche dire che l'informazione è diventata una droga
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    ho trovato l'articolo molto interessante e mi chiedo se oltre una predisposizione personale non sia la società odierna che ci spinge a fare tante cose contemporaneamente per poter emergere, per poter essere "visti", chi non è on line, non è connesso, non è sempre presente, in certi ambienti non esiste. Ormai,come dice il prof Bagnara "è difficile distinguere il piano di lavoro da quello dell'ufficio", e spesso si rimane connessi al lavoro, all'università mentre si è nell'ambiente familiare, vi è un'invasione di campi....
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    Come detto in un altro post è vero che siamo multitasking ma non le nostre capacità si suddividono in funzione del nr di attività svolte in contemporanea, quindi come un computer che puà aprire più programmi nello stesso momento abbassa notevolmente le prorpie prestazioni
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    LA RICERCA La sindrome multitaskingTutto insieme e tutto male Il cervello di chi cerca di fare tante cose nello stesso momento lavora male. L'esperimento di Jacobs di MARIA LAURA RODOTA' Se avete almeno una volta fatto cadere il cellulare nel water, siete nella fascia alta. Se vi è capitato, è perché siete dei grandi multitasker.
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    mi sono sorte due riflessioni apparentemente in contrasto tra loro : non condivido l'idea che chi sia multitasking è più "stupido" o fa le cose in maniera peggiore, anzi a volte credo che il cervello si alleni e anche la memoria. ritengo tuttavia interessante l'esperimento non tanto al fine di rendere le persone meno stupide, ma sicuramente per ridare gusto alla vita, assaporando e non solo assaggiando le cose. proverò personalmente!
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    curiosando sul web in tema di multitasking ho trovato quest'articolo del sole24ore http://salute24.ilsole24ore.com/articles/7944-donne-multitasking-fino-al-70-in-piu-rispetto-agli-uomini?refresh_ce....in definitiva succede per quest'argomento un po' quello che capita con molte ricerche ....che dimostrano tutto ed il contrario di tutto!
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    Il detto meglio fare una cosa alla volta è sempre valido? I ritmi di vita frenetici che ci impone la società non sono di sicuro di questo avviso considerato che siamo portati a compiere diverse azioni simultaneamente, perdendo di vista il valore di ciò che si sta realizzando e il fatto di non essere presenti con se stessi nel momento in cui si compie qualcosa, si sta già eseguendo altro …
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    Credo che il multitasking sia il prossimo passaggio evolutivo del genere umano, nel senso che le nuove generazioni acquisiranno sempre di più la capacità di interagire contemporaneamente con tecnologie diverse e lo faranno sempre meglio. Penso che il cervello umano evolvendosi acquisirà sempre più le competenze necessarie per gestire più attività in contemporanea. Ma noi non facciamo parte della "generazione multitasking" quindi continuiamo a prenderci il nostro tempo e quando ci riusciamo cerchiamo di concentrarsi su un'attività alla volta :)
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    Io penso che al giorno d'oggi ognuno di noi sia multitasking che lo si voglia o no. Non sono discorsi nuovi, il mondo è cambiato e la possibilità di spostarsi più velocemente, di ottenere informazioni in tempo reale, di poter interagire con l'altra parte del mondo in tempo reale, ha portato ad un aumento delle prestazioni e quindi delle richieste. E' tutto velocissimo. Ci sono tantissime persone che per lavoro vanno e vengono da voli internazionali più volte a settimana (solo per fare un esempio banale). Avere un mutuo e una famiglia (situazione diffusissima) ti impone il multitasking! Disponiamo di sole 24 ore al giorno! Sicuramente fare una cosa alla volta sarebbe la cosa migliore....ma chi se lo può permettere oggi?
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    Questo articolo ha colpito subito la mia attenzione in quanto io mi sento personalmente una multitasker. Tante, troppe cose da fare, ed ecco che per colpa della quantità di impegni si perde la qualità e le cose vengono male. E' proprio così, se sono impegnata al telefono posso pure mettermi ai fornelli ma è quasi sicuro che se mi distraggo brucio qualcosa. Quante volte mi è successo! :-)
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    L'esperimento di Jacobs ci fa capire come noi intendiamo il Multitasking ma non siamo in grado di metterlo in paratica. Il nostro cervello è in grado di pensare molte cose contemporaneamente? E' una illusione come è una illusione il fatto che il computer faccia diverse cose contemporaneamente. In realtà sia il computer che il nostro cervello possono fare/pensare a tante attività ma con una frequenza che, se particolarmente alta, ci dà la sensazione della contemporaneità. Men che meno il nostro corpo può eseguire azioni in contemporanea. Ecco perchè quando proviamo a pensare e fare tante cose in pochissimo tempo risultiamo distratti e le azioni intraprese risultano eseguite in modo approssimativo. Tuttavia la società in cui viviamo (parlo della società evoluta e/o "occidentale")ci obbliga, quasi, a muoverci in questa direzione ma, senza ripetere l'esperimento relativo all'articolo, possiamo quantomeno passare ad una vita bitasking o al massimo tritasking
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    Beh, che dire?!? La sindrome multitasking ha colpito anche me, la differenza è che quasi quasi, a questo punto, ne vado orgogliosa! Non mi sento affatto stupida nel (dover) fare tante cose e contemporaneamente, certo l'attenzione va comunque divisa tra le varie controlla la e-mail-prendi in braccio tua figlia che piange-riscalda il latte-rispondi al telefono-cucina per il resto della famiglia ma con un buon allenamento si può fare bene ugualmente. Io proporrei l'esperimento contrario: perchè non far cimentare quei posapiano cronici che criticano chi deve destreggiarsi tra i mille impegni quotidiani, in due attività contemporaneamente? Non so se ne sarebbero capaci.... F.to mamma multitasking. ;-)
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    Giuseppina ha ragione...lo afferma James Flynn, lo psicologo viene citato in un articolo che ho postato poco fa :-) http://en.wikipedia.org/wiki/James_R._Flynn
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    Articolo del "Corriere", provocante e anche abbastanza scientifico
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    Articolo sicuramente corrispondente al modo di vivere del 98% degli occidentali. Il fatto è che troppo spesso, almeno personalmente, mi sento stupida a "perdere tempo", a non riuscire a far entrare tutto nelle sole 24 ore al giorno che abbiamo. Pensare ed agire in multitasking è spesso una necessità e non un'aspirazione, costretti dai mille impegni quotidiani. Certo che a volte ci mettiamo del nostro, tipo assumere incombenze non di nostra competenza o, come nel nostro caso, tornare a studiare mentre già facciamo uno o magari due lavori ed in più abbiamo una casa e dei figli a cui pensare. Ma, anche se è vero che a volte si fanno pasticci, si dimenticano cose elementari o si lascia cadere - come ironizza l'autrice dell'articolo - il cellulare nel water, è pur vero che la maggior parte di noi non riesce più a rallentare, anzi a volte si annoia pure, se non trova più cose da fare contemporaneamente!
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    Sempre sull'inefficacia del multitasking parla un articolo di Forbes. Why Multitasking doesn't work? http://www.forbes.com/sites/douglasmerrill/2012/08/17/why-multitasking-doesnt-work/. Il nostro cervello non è programmato per il multitasking, la nostra memoria a breve termine può immagazzinare dalle 5 alle 9 cose per volta. Quando cerchiamo di compiere di azioni diverse nello stesso momento che richiedano entrambe lo stesso livello di attenzione, il multitasking non funziona perché il cervello non è in grado di processare due flussi di informazioni separati allo stesso tempo e codificarli nella memoria a breve termine per poi trasferirli nella memoria a lungo termine. Questi processi non potranno essere richiamati dalla memoria a lungo termine e quindi non potranno essere usati. L'autore porta l'esempio delle riunioni di Google,(identiche a quelle nostre!) dove tutti avevano il loro lap top per continuare a seguire le diverse attività in cui erano impegnati. Risultato è che nessuno riusciva a ricordare realmente i contenuti della riunione diminuendo di fatto la produttività. Cosi alcuni meeting sono stati dichiarati "no-laptop zones".
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    Penso che sia una pura illusione pensare di organizzare le nostre cose e la nostra vita in multitasking. E' vero, momenti della nostra vita ci portano, purtroppo a dovere fare + cose in contemporanea, ma se ci facciamo caso la nostra attenzione viene catturata da 1 sola cosa x volta, le altre vengono percepite come rumore di fondo, disturbo che tende a farci perdere l'attenzione dell'attività principale. Se mentre parlo al telefono, vengo distolto dalla notizia data al televisore tendo a distrarmi, a non dare + attenzione al mio interlocutore, conseguenza perdo delle informazioni che potrebbero essere o meno importanti. Morale : il mio cervello può lavorare in multitasking, ma con inevitabile perdita di dati, alla stessa stregua di un cervello che lavora in time-sharing, a divisione di tempo, se durante quelle frazioni di tempo non perdo "informazioni" utili tutto va bene, altrimenti è un casino.
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    Io non sono d'accordo Fulvio. Credo infatti che il nostro cervello sia multitasking di default anche senza pc e cellulare! E non fa neanche fatica ad esserlo. QUando ero studentessa di Ingegneria (secoli fa) mentre facevo gli esercizi riuscivo a sentire la musica e a cantare a squarciagola le canzoni dei Cranberries o vedevo i miei passaggi preferiti del film "L'età dell'innocenza" in inglese e li recitavo pure. Sono anche d'accordo con quanto riportato nell'articolo http://filosofia.dafist.unige.it/epi/aisc06/abstract/302_iavarone.pdf in cui si afferma che nel dual task per gestire più stimoli questi non devono essere affini.
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    Federica anch'io secoli fa studiavo e ascoltavo la musica ( o meglio tenevo lo stereo acceso), poi accendevo la televisione, magari mangiavo e sfogliavo il giornale, però queste ritengo che erano tutte azioni di disturbo rispetto all'attività principale, cioè studiare, certo non contribuivano alla mia concentrazione. Così la mia canzone preferita catturava la mia attenzione e allo stesso tempo mi bloccava nello studio o per lo meno lo rallentava. Forse questo modo di studiare non era x me il top visto che mi sono fermato al terzo anno di Ingegneria elettronica con soli 10 esami....però come si dice "sbagliare è umano perseverare diabolico", continuo a studiare con il televisore acceso... In questo momento scrivo, con il televisore acceso, ascolto quello che dicono, ma non seguo l'intero discorso, quando mi concentro sulla televisione, sono costretto a fermarmi nella scrittura, non posso scrivere e allo stesso tempo seguire quello che dicono, devo condidere le mie (non eccezionali) funzioni cognitive
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    Fulvio x me invece questo parallelismo mi aiutava a concentrarmi. L'attenzione si focalizzava meglio sull'attivita' principale se c'erano altre attivita` in parallelo che quindi servivano sia per aumentare l'attenzione quando era necessario e sia da riempimento dei vuoti.
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    a me non è capitato che mi cadesse il cellulare nel water, come recita l'articolo, ma che lo lasciassi sulla cappotta della macchina si... e sono anche ripartito ovviamente, perdendo non solo il cellulare, ma anche circa 10 anni di vita...non potrei fare a meno del bombardamento di informazioni che mi arriva da ogni angolo della casa: tv, cellulare, pc... ho una specie di buco nero quando penso a cosa facevo prima che esistesse facebook...non mi ricordo proprio...
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    ovviamente facendo più cose contemporaneamente, si rischia che la concentrazione venga suddivisa per quante sono le cose che si fanno...ma è anche vero però che col tempo, secondo me, si attivano modalità di apprendimento tali che riusciamo a immagazzinare tutte le info, anche con buoni risultati.
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    Io invidio Fulvio che riesce a studiare con il televisore acceso, per me è impossibile, non riesco a concentrarmi se non ho tutto spento, adoro studiare in silenzio. E' un mio limite, riconosco che riesco a gestire diverse cose insieme, quando non è richiesto un livello di attenzione elevato. Mi rendo conto che se devo studiare, devo fare solo quello. Peccato, perchè sarebbe comodo poter vedere la tv, ascoltare la radio o altro.
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    Barbara se vuoi invidiare qualcuno, ti conviene invidiare Federica che mentre faceva gli esercizi sentiva la musica, cantava e vedeva un film in inglese e li recitava pure. Scherzi a parte non riesco a studiare se non sento la televisione o la musica, forse mi fa paura il silenzio... non quello di mia moglie che se inizia a parlare mi deconcentra. Viene da se che la seguo in modo "disordinato" ( sia la Tv, che mia moglie), ogni tanto mi fermo con lo studio per dare uno sguardo, quello che capisco capisco....parlo della Tv, mia moglie la perdo prima
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    L'esperimento fatto del mono-tasking penso che sia davvero interessante per verificare come reagisce la mente umana e di conseguenza coem impara a gestire le relazioni con gli altri. Credo inoltre che oggi è molto difficile evitare di essere multitasking visto il ritmo frenetico e casi sempre più frequenti di impegni contemporanei, e poi fondamentalmente credo che ci piace!
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    L'esperimento di Jacobs dimostra che fare troppe cose contemporaneamente è certamente a discapito della precisione, della corretteza dell'azione. La nostra mente negli anni si è evoluta ed è abituata a gestire attività fisiche e mentali nello stesso momento come ascoltare musica, navigare su internet e magari telefonare. Questo dovuto anche ai nuovi stili richiesti dalla vita quotidiana. Dobbiamo tuttavia evitare i comportamenti, molto discutibili, di coloro che guidano, mandano SMS, guardano il navigatore e certe volte si dimenticano della cosa più importante: "CHE STANNO GUIDANDO".
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    Non sono completamente d'accordo con quanto si afferma, in quanto se è vero che fare tutto insieme comporta un grado di errore più elevato, è anche vero che in particolare le nuove leve, i nativi digitali, hanno una mente votata al multitasking, con la conseguenza che riescono a gestire più processi in maniera naturale meglio di un adulto. Questo non significa che non sbaglino o che in una condizione di monotasking le attività non vengano svolte meglio, ma certamente le nuove generazioni sono e saranno sempre più precise nel fare "tutto insieme".
Giovanni Acunzo

La Mente Dei Bambini Nell'era Di Internet: Come Cambia Il Modo Di Ragionare - 4 views

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    Breve descrizione panoramica fatta dalla dott.ssa Elisa Gabbi (psicologa di Bologna) e dal dott. Michele Facci su come l'avvento di internet ha modificato il nostro modo di pensare. Riferendosi, in particolare modo, agli effetti prodotti sul modo di ragionare nei bambini.
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    Interessante. Ci riflettevo pochi giorni fa. Ho due figli piccoli e spesso mi ritrovo a fare fatica nel comunicare con loro. Fanno e dicono cose che io alla loro età non avrei mai immaginato. Si sente spesso dire che è il mondo di oggi, che sono bombardati di immagini. Vero, me c'è dell'altro. Approcciandomi a studiare questo esame mi sono proprio chiesta quale effetto può avere questa ipertecnologia su una mente che si sta formando. Se è vero che la tecnologia cambia la nostra intelligenza cosa può comportare nei nostri figli? Come si può fare per cercare di relazionarci a loro in modo più efficace? Forse è questa la chiave di un problema generazionale su cui molti psicologi e sociologi hanno scritto libri ed proposto interventi.
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    Ho letto l'articolo e l'ho trovato interessante. Forse perchè si avvicina al mio modo di pensare. Credo che sia indispensabile capire che il computer e internet sono dei mezzi. Mezzi, non fini. E' fondamentale avere chiari i fini dell'educazione, in modo da capire quali mezzi siano i più appropriati per raggiungere quei fini. Sto facendo una serie di laboratori con bambini della scuola primaria: li porto nel bosco, racconto una fiaba e faccio loro conoscere le piante. Ci sono bambini che rimangono meravigliati e incantati. Altri non riescono a stare fermi più di due secondi: hanno continuamente bisogno di novità, che le cose cambino velocemente. Essere abituati alla velocità delle immagini sullo schermo o alla velocità di reazione di un computer porta a non accettare i tempi "giusti" che la vita richiede. E' come se fossero in giostra e la giostra gira velocemente e loro non sono in grado di andare più lentamente. E non godono di nulla! Altra cosa che noto in questi bambini è l'incapacità di stare ad ascoltare. Devono sempre dire qualcosa. E' proprio quello che ci capita con internet, no? E con i vari social network: abbiamo sempre la nostra da dire. Manca la capacità di stare in silenzio e di "lasciarsi riempire" di conoscenza. So che sto andando controcorrente e che sto facendo delle affermazioni che in qualche modo contraddicono quanto nel corso viene detto. Ma credo che un vero studio approfondito sull'influenza che la velocità e le nuove tecnologie hanno sul modo di lavorare della nostra mente dovrebbe essere affrontato. Per non trovarci ben presto con una massa di adulti occidentali "schizzati".
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    Raffaella, condivido la tua riflessione. Sono dell'idea che sia bellissimo poter sfruttare le possibilità che queste nuove tecnologie ci offrono e penso che chi non si tiene al passo e non si aggiorna rischia di restare tagliato fuori da questo nuovo mondo che è quello che viviamo tutti i giorni, volente o nolente. La cosa che mi dispiace però è che ho la sensazione che si stia perdendo la dimensione umana e relazionale. Certo è possibile aumentare il proprio ventaglio di conoscenze e recuperare persone che in altro modo sarebbe stato impossibile ritrovare (io sono in contatto con amici di vecchia data di cui conosco abitudini quatidiane solo grazie a facebook). Però a volte ho la sensazione di sapere molto ma interagire poco. E' il discorso, fatto a lezione, della differenza tra il materiale trovato in rete e il libro e del fatto che per leggere un libro devi fermarti, immergerti e lasciarti coinvolgere, in una dimensione che è molto più umana (infondo siamo degli animali con dei ritmi biologici fondamentali), mentre ora abbiamo esteso la nostra intelligenza, possiamo attingere in qualsiasi momento a informazioni di ogni tipo, ma manca la profondità. Mi spaventa un po' l'idea di come cresceranno i bimbi di oggi in questa nuova modalità. Poi penso che sia solo il timore che si può provare nei confronti di qualcosa che ancora non conosciamo bene e che, proprio per questo sia necessario approfondire per sfruttarne le potenzialità e saperne riconoscere i rischi.
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    Braner, esperto di adolescenti e soprattutto convinto che la vera causa della depressione e della solitudine dei giovanissimi abbia un nome preciso: i social network. L'esperto sostiene che: "Se chiedi a un ragazzo chi veramente potrà essere lì con lui nei momenti difficili della vita, farà fatica a dirti il nome di qualcuno che possa davvero chiamare in quelle circostanza". Facebook, Twitter e tutti i siti che si propongono di tenerci in contatto, uniti, secondo Braner hanno esattamente l'effetto opposto. Una tesi che ora è contenuta nel nuovo libro di Braner, Alone (letteralmente "da solo"), frutto di esperienze sul campo. Anzi, nei campi e nei campeggi, a contatto con migliaia di giovani. Lui, infatti, da quando ha iniziato la sua avventura con Camp Kivu in Colorado, nel 2001, ha incontrato circa 20 mila ragazzi. Ciò che lo ha sconvolto maggiormente è l'aver notato come il problema principale dei bambini e dei giovani nelle prime due settimane di programma estivo fosse l'impossibilità di connettersi a internet e ai social network. La prima cosa che veniva fatta era, infatti, quella di chiudere i cellulari, gli iPhone o gli iPad di tutti in un armadietto. In questo modo tutti gli ospiti della struttura erano costretti a passare il tempo in attività che li allenavano a creare legami affettivi e a "parlare a cuore aperto", come ha spiegato lo stesso Braner. Uno studio condotto dalla "American Academy of Pediatrics", evidenzia come i teenagers che hanno poca autostima possono cadere in depressione, se si convincono di non avere un numero adeguato di amici. Quella che però potrebbe essere una fisiologica competizione tra i giovani, verrebbe accentuata dai social network, aumentando il senso di debolezza di molti ragazzi. La possibilità, sul web, di postare commenti ironici o discriminatori, inoltre, favorirebbe la diffusione del cyberbullismo. Per questo i ragazzi più fragili tenderebbero a passare più tempo collegati ad internet, nel tentativo di t
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    Una delle cose che l'avvento di internet ha cambiato radicalmente è il linguaggio , in particolare quello dei giovani, che è espressione immediata di nuova cultura.. allego un articolo che ne offre un esempio. http://www.jobonline.it/magazine/index.php?id=4633
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