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Home/ Groups/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno
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Il Cervello Multi-Tasking - 16 views

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    Si dice che Napoleone fosse in grado di fare cinque cose contemporaneamente. In particolare, sembra fosse in grado di dettare ai suoi segretari fino a cinque lettere, saltando dall'una all'altra senza perdere il filo del discorso.
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    Non conosco le straordinarie capacità di Napoleone. Sarà stata la sua epoca diversa! La nostra è una condizione ben diversa per alcuni ricercatori che hanno stabilito che un uso eccessivo della tecnologia è pericoloso come una dieta ricca di zuccheri o grassi. Il principale artefice è il multitasking, che sottrae attenzione nei compiti di tutti i giorni e peggiora le prestazioni cerebrali.
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    Ribadisco quello che ho detto più su: non dettava cinque lettere contemporaneamente (neanche gli sciamani siberiani riescono ad emettere più di due suoni contemporaneamente!). Semplicemente passava da un dettato all'altro. Ma davvero ci avrebbe messo di più, dettando una dopo l'altra le cinque lettere? Davvero ci mettiamo di più, se facciamo le cose una dietro l'altra, anziché una incastrata nell'altra? Non voglio dire che io ci riesca, ma mi chiedo se non sarebbe meglio vivere così. Quanto c'è di reale necessità e quanto invece di fuga?
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    Si è tentati di dire che il nostro cervello non va al passo coi tempi. Una ricerca della Carroll School of Management di Boston firmata da Adam Brasel e James Gips sentenzia che il multitasking non può che distrarre. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori - che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Cyberpsychology, Behavior and Social Networking -hanno registrato lo sguardo di un gruppo di volontari che utilizzavano contemporaneamente televisione e computer, senza alcun vincolo. Spiega Brasel: "ci aspettavamo che l'utilizzo simultaneo di questi due mezzi portasse a una riduzione dell'attenzione, ma non credevamo fino a questo punto. In 27 minuti i volontari in media hanno spostato 120 volte gli occhi da uno schermo all'altro, senza peraltro rendersene conto: quando abbiamo chiesto loro quante volte erano passati dalla TV al Pc e viceversa, hanno dichiarato di averlo fatto una averlo fatto una quindicina di volte al massimo. Dieci volte meno rispetto a quanto era accaduto in realtà. E pur togliendo gli sguardi rapidi, di durata inferiore a un secondo e mezzo, restano comunque 70 cambi di attenzione nella mezz'ora di test". Stando a quanto afferma un'altra ricerca, questa volta francese, l'organo che garantisce tutte le nostre attività non riuscirebbe a pensare o a compiere più di due azioni per volta. Quantomeno non riuscirebbe a farlo senza scadere nella mediocrità. A sostenerlo, ricercatori guidati da Sylvain Charron dell'Institute National de Santé et de la Recherche Medicale e da Etienne Koechlin dell'Ecole Normale Supérieure di Parigi, i quali hanno pubblicato i risultati ottenuti sulla prestigiosa rivista Science. Correre dietro a decine di cose - scrivere una mail, rispondere al telefono, ascoltare musica - nello stesso momento crea un deficit di concentrazione e un abbassamento dei livelli di attenzione, con il risultato che molte cose e informazioni ci scivolano addosso senza incidere in profondità. Secondo i ricercato
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    Fare troppe cose insieme non è così produttivo, troppe cose e fatte male. L'eseguire diverse attività contemporaneamente comporta una eccessiva frammentazione delle attività, danni per la produttività e per i rapporti interpersonali. A Alcuni studi hanno messo in evidenza che il cervello sia in grado di eseguire bene solo due attività.
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    Anche a lavoro, adesso, fanno molti corsi sul tema dei danni del multitasking e di quanto sia importante eseguire le attività più o meno in serie, pianificandole, senza "distrazioni laterali" che fanno perdere tempo e deconcentrano... come rispondere al telefono, ascoltare un collega, leggere una @ mentre si scrive una relazione... anche se, in realtà, spesso siamo costretti a tutto ciò e, dunque,.... come si fa? Il compromesso, la soluzione ideale per tutto!
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    L'articolo che propongo è una sintesi degli studi di Koechlin, il quale conclude che il cervello non è fatto per il multi-tasking. Conclusione opposta rispetto agli studi condotti da Gary W. Small, Susan Y. Bookhaiemer e Teena D. Moody e illustrati da De Kerckhove. Secondo questi ultimi, infatti, la struttura del cervello dei giovani sta cambiano in quanto questi, essendo di fatto multitasking, stanno sviluppando maggiormente i neurotrasmettitori. Koechlin, viceversa, ritiene che il multitasking non sia congenitamente possibile se non al prezzo di risultati insoddisfacenti. Cosa ne pensate?
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    La tecnologia e le invenzioni, nei secoli, hanno permesso all'uomo di realizzare le proprie "fantasie". Le tecnologie, infatti, vengono in aiuto e nascono per un determinato scopo, per servire l'uomo, per aiutarlo a superare limiti non solo fisici. La nascita e lo sviluppo della rete, è uno degli usi del computer, una macchina che nasce anche per superare i limiti del nostro cervello. Oggi siamo giunti a quel processo che determina l'esteriorizzazione della mente, spostandosi dal soggetto allo schermo, dalla rappresentazione della mente divisa in 3 spazi : fisico, mentale e virtuale, che trova come luogo d'incontro lo schermo. Sembra però che tutto questo non basti più, l'uomo non vuole restare più in "cabina di regia" vuole appropriarsi delle tecnologie e integrarle nel suo corpo, sperimentare dal vivo queste esperienze. Come fa Stelarc da buon sperimentatore estremo, nel suo caso la tecnologia non è vista come qualcosa di opprimente e castrante, bensì come mezzo per amplificare l'azione corporea ed arrivare alla costruzione di un "organismo nuovo", un cybercorpo..... http://www.edueda.net/index.php?title=Stelarc Il nostro cervello multitasking ? Personalmente, non penso si possa essere in grado di potere dare la giusta attenzione a più problematiche contemporaneamente, quindi svolgere più attività che richiedano la necessità di prendere decisioni . E' vero, ci sono gesti abitudinari che diciamo "scorrono in pieno automatismo", ad es la mattina mi trovo a guidare l'auto e fare in contemporanea altre cose, parlare, ascoltare la radio, tf, lo faccio ormai istintivamente, tanto che a volte mi trovo a percorrere la stessa strada (sbagliando), anche se dovevo andare da un'altra parte!!!. Morale sono tutte cose ripetitive e istintive, ormai memorizzate, che non prevedono "percorsi agionati". Penso che in futuro, le new generation, potranno
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    Oggi siamo tutti multitasking: le donne indaffaratissime a dividersi tra lavoro, casa e famiglia; i giovani studiano con il pc da un lato ed il telefonino dall' altro; al lavoro ci si divide tra telefono fisso, mobile, e_mail etc. Ma l' essere umano ed il suo cervello si abituano a tutto. E' ovvio che se si fanno tante cose contemporaneamente se ne perde in qualità ma, dove davvero occorre raggiungere risultati che siano "validi", basta un pizzico di volontà e concentrazione in più ed il gioco è fatto! Speriamo....
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    Interessante è leggere l'articolo nel sito riportato http://www.mindcheats.net/2012/01/il-multitasking-e-una-droga.html Si parla del fatto che il mulitasking può diventare una vera droga. Il cervello è fatto per concentrarsi.Fare più cose contemporaneamente manda in tilt il cervello. Si molto probabilmente dobbiamo riflettere su questo aspetto, non è forse meglio puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità di cose effettuate male?
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    Riporto la parte finale del commento che nel post precedente viene "troncata" ( forse per limite max di caratteri) Penso che in futuro, le new generation, potranno "studiare" come meglio organizzare i propri cervelli, in modo da potere svolgere, contemporaneamente + azioni complesse, forse anche con l'aiutino dell'innesto di un bel "scheduler" e perché no un bel po' di "memoria" che può sempre servire.
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    Il problema del multitasking è la dipendenza che crea. Chi si abitua a fare più cose contemporaneamente ogni giorno farà fatica a staccarsi dall'abitudine e pertanto anche quando dovrebbe concentrarsi o prendersela con calma, non riesce a focalizzare l'attenzione laddove veramente servirebbe. Il cervello ha una specie di centro di controllo, all'interno del quale vengono smistate le informazioni e viene deciso come e quando processarle ma la nostra mente nella storia della sua evoluzione non si è mai trovata a dover fare i conti con una così grande mole di dati e informazioni, e se non stiamo attenti potrebbe addirittura andare in tilt.
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    Un secondo contributo alla ricerca sul funzionamento del nostro cervello. Nel precedente intervento avevo sostenuto che più ricerche avevano dimostrato che il cervello umano non è strutturato per operare in multitasking. Alcuni individui possono, ma sono una minoranza (circa 3 su 100) poiché la maggioranza registra cali di attenzione e di concentrazione. L'articolo che allegho in questo secondo intervento, spiega al meglio il motivo delle nostre risposte cognitive monotaking.
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    riguardo il discorso multitasking devo raccontare un episodio che vivo quotidianamente da circa 4 giorni... fa un pò ridere ma credo che sia esemplificativo di quanto siamo immersi nel mare delle tecnologie... sto facendo l'aerosol appunto da 4 giorni: il mio apparecchio per farlo però è un pò vecchio: cioè appena lo accendo il tubicino che collega la struttura alla boccetta, si toglie al gettito d'aria. In pratica con una mano devo reggere il tubicino e con l'altra la mascherina che ho alla bocca: immaginate che in tutto questo io non posso nè usare il pc, nè rispondere a un sms, nè guardare la tv perchè fa rumore... posso dire che sono un "carcerato dell'aerosol"?. questo esempio pietoso lo riporto spiegandolo: almeno io, ormai, uso pc, iphone e tv insieme: è diventata routine rispondere a mail contemporaneamente a sms guardando la tv o ascoltando musica...e quando ti ritrovi nell'impossibilità di farlo, soffri... come si fa a dire che il nostro cervello non è strutturato per operare in multitasking? mi chiedo cosa cavolo facesse anni fa, quando facevamo una sola cosa alla volta!!! :)
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    Ho trovato molto interessante questo articolo dello psicologo, psicoterapeuta e giornalista Francesco Albanese, direttore della rivista on line "neuroscienze.net" - http://www.neuroscienze.net, in cui si parla di "cervello multitasking". Si dice che Napoleone fosse in grado di fare cinque cose contemporaneamente. In particolare, sembra fosse in grado di dettare ai suoi segretari fino a cinque lettere, saltando dall'una all'altra senza perdere il filo del discorso. Di testimoni oculari in grado di confermare questa sua capacità oggi non ce ne sono più e pertanto non sappiamo quanto di questa affermazione sia leggenda e quanto verità, anche se in definitiva la questione non appare poi così improbabile. La cosa certa è che l'imperatore francese non sapeva che ai giorni nostri questa sua capacità avrebbe preso il nome di multi-tasking. Parlando di multi-tasking oggi giorno viene automatico associare al termine la parola computer ed inevitabilmente ci troviamo a pensare al cervello umano. Ma il triangolo che abbiamo ottenuto Cervello-Computer-Multitasking è veramente una figura chiusa? oppure no? Certamente il nostro cervello, diversamente dal computer, non ha il tasto reset! Buona lettura
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    Trovo estremamente chiari i contenuti dell'articolo. Il nostro cervello, contrariamente al computer, è in grado di ragionare e di mettere in campo azioni non previste in precedenza.
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    un articolo davvero interessante che ha dato risposte ad alcuni dubbi relativi al nostro cervello. Il computer è chiaro che lavora in sequenza, il multitasking in realtà si realizza grazie alla spaventosa velocità di elaborazione di una CPU che ci fa vedere tanti task che funzionano contemporaneamente quando in realtà il dispatchere presenta alla CPU i task singolarmente uno dopo l'altro per farne eseguire un po'. L'estrema velocità di ogni pezzo di processo da l'impressione che tutto si svolga fluidamente e in modo esclusivo. Basti pensare ad un pc non molto potente che ha un video in esecuzione e opero una pesante copia dati da disco esterno; la CPU non regge il carico e si vede la velocità di trasferimento dei dati calare drasticamente e si noterà soprattutto che il nostro video va a scatti. Interessante capire invece come funziona il nostro cervello, che anche quando facciamo più cose nello stesso tempo, al massimo riusciamo a farne due, perchè appena il numero delle attività cresce si abbassa la soglia di attenzione e facciamo male tutto. Questo non è ancora chiaro se deriva dal fatto di avere due emisferi. a tale proposito interessante l'articolo di Italiasalute.it http://www.italiasalute.it/news.asp?ID=10366
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    Interessante articolo che affronta il tema del multi-tasking anche rispetto alle modalità di funzionamento del cervello umano
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Activity analysis in complex work settings - 5 views

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    riflessioni sulla cognizione distribuita applicata al traffico aereo
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    Dal concetto generale di cognizione distribuita ad esempi pratici interessanti
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    L'uso degli strumenti modifica l'attività in quanto struttura l'interazione tra le persone e l'ambiente esterno (Hutchins, 1995). Diventa necessario analizzare la relazione tra l'attività e il contesto per controllare un processo che essendo dinamico, è alquanto difficile da tenere sotto controllo.
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    e' interessante come lo studio dell'interazione uomo strumenti debba comprendere anche l'ambiente esterno, peraltro lo studio di comportamentisti, william james, ha già posto il problema del rapporto fra l'individuo e l'iambiente che lo circonda e come questo reagisca verso la persona e viceversa, altrettanto interessante è la comprensione che in situazioni di lavoro complesse e rischiose non sia più sufficiente un'analisi di tipo meccanicistico ma porre come fattore centrale i processi cognitivi del,l'uomo, potrebbe tutto ciò rappresentare forse anche una evoluzione per il futuro dello psicologo che dovrà essere multitasking verso conoscenze e professionalità di altri settori.
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    Il controllo del traffico aereo e' una attività molto regolata sotto il profilo formale. Manuali di formazione, procedure e altre forme di documentazione disciplinano compiti assegnati ai principali attori (controllori e piloti). L'osservazione dell'attività reale svolta dai diversi attori mostra come ci sia un certo grado di liberta' rispetto al modo in cui il compito viene svolto. Queste variazioni o cambiamenti sono principalmente dovuti alle diverse strategie individuali di volta in volta messe in pratica e al differente uso che viene fatto dei media disponibili nell'ambiente (radar, strips, comunicazione via radio). Pertanto, come sostengono i teorici della Cognizione Distribuita, l'uso degli strumenti modifica l'attività in quanto struttura l'interazione tra le persone e l'ambiente esterno. Nell'articolo vengono presentate e commentate le caratteristiche principali dell'approccio della Cognizione Distribuita; dal punto di vista applicativo viene descritta l'applicazione all'analisi dell'attività del settore di approccio nel Centro di Coordinamento Regionale di Ciampino (Roma). I risultati dell'analisi dell'articolo vengono presentati attraverso scenari, cioè situazioni reali che mettono in evidenza particolari proprietà dell'attività di controllo del traffico aereo.
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I nativi digitali - 1 views

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    Articoli a carattere scientifico prodotti dai ricercatori ITCI, rassegna stampa ITCI, Articoli del PRof. Tonino Cantelmi I nati nel III millennio, i nativi digitali, sono sottoposti a profonde, pervasive e precoci immersioni nella tecnologia digitale, osservazioni attuali già consentono di notare vere e proprie mutazioni del sistema cervello-mente. I nativi digitali imparano subito a manipolare parti di sé nel virtuale attraverso gli avatar e i personaggi dei videogiochi, sviluppano ampie abilità visuospaziali grazie ad un apprendimento prevalentemente percettivo, viceversa non sviluppano adeguate capacità simboliche.
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    Articolo dei ricercatori ITCI molto interessante sui nativi digitali. Analizza la portata della mediazione tecnologica non solo nello sviluppo cognitivo ma anche nei rapporti educativi genitori-figli. L'articolo spiega molto bene come la 'tecnomediazione' influisca sul modo di vivere le emozioni sulla trasmissione dei valori e dei saperi tra le generazioni.
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LA COMPETENZA DISTRIBUITA NELLA CLASSE - 3 views

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    Documento che descrive lo sviluppo di una comunità di apprendimento in una classe, quindi un apprendimento con competenze distribuite. Illustra come cambiare il metodi per l'apprendimento.
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Cognizione distribuita a cura di Valentina Mucciarelli - 10 views

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    Il testo esplora il concetto di 'cognizione distribuita' fornendone una breve storia e riportandolo alla vita quotidiana.
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    Un articolo sintetico ed interessante. Grazie Michele.
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    Articolo interessante che spiega il nostro funzionamento cognitivo, le nostre conoscenze situate in specifici contesti interattivi, culturalmente definiti e distribuiti negli attori sociali.
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    Interessante e chiaro approfondimento su come la cognizione umana si estenda oltre l'individuo. Sempre più i processi mentali sono interazioni fra uomo, ambiente e tecnologia; l'individuo diventa tutt'uno con il contesto socio-culturale e tecnologico con cui interagisce.
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    Aggiungerei che gli ambiti di applicazione non si limitano all'apprendimento o alla ricerca delle competenze di cui abbiamo bisogno negli altri o in tutto ciò che ci circonda, ma anche alla possibilità di sviluppare grazie alla condivisione delle proprie capacità nuove soluzioni o applicazioni. Non è un caso che negli ultimi anni le scoperte scientifiche e tecnologiche siano il risultato della collaborazione di più persone in un team. Da cognizione distribuita a lavoro collaborativo, dunque. Un primo esempio potrebbe essere Linux: negli anni Ottanta, Richard Stallman, un genio dell'informatica, fonda la Free Software Foundation (FSF), un'organizzazione senza scopo di lucro costituita per sviluppare e distribuire software libero. Stallman e i suoi si oppongono all'idea che il software possa avere dei "padroni" e che questi possano imporre agli utilizzatori grosse restrizioni. Avviano così il progetto GNU per creare un intero sistema operativo libero. Sparsa per il mondo e grazie a internet, si forma una comunità di appassionati di informatica, che per passione e non per lucro collaborano nel progetto. Negli anni Novanta, Linus Torvalds , uno studente al secondo anno di informatica all'Università di Helsinki, sviluppa il sistema operativo Linux, rappresentato dal pinguino Tux. Così, è finalmente a disposizione un sistema operativo completo, funzionante, e completamente libero. GNU/Linux da subito si distingue per l'incredibile velocità, soprattutto per internet.
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    Articolo sulla cognizione distribuita, spiega cosa è l'idea di distributed cognition con qualche accenno storico.
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Cloud People - intervista a Derrick De Kerckhove - 1 views

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    Nel secondo appuntamento dei "Discorsi tra le nuvole" di CloudPeople, Derrick De Kerckhove ci aiuta a capire il contesto storico e tecnologico all'interno del quale si muove la nuvola, con in più qualche ipotesi su ciò che il cloud computing potrà diventare. Per tutti gli approfondimenti www.cloudpeople.it
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    In aggiunta all'intervento del professor De Kerckohove vorrei segnalare l'intervista su Focus Economia Radio 24 con Simone Battiferri e Carlo Alberto Carnevale Maffè: La Nuvola Italiana. http://www.youtube.com/watch?v=KdrZtrZlzck&list=UUK_ZU1mzMG0UFGXQiNhWu6g&index=9 Colpisce il commento conclusivo del conduttore radiofonico..."più che nuvola, nuvoletta...." e a malincuore non posso che condividere l'espressione. Bella la potenzialità dell'idea, ma se gli strumenti non sono adeguati rimane solo un'idea e non divverrà mai realtà.
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    Il professor De Kerckhove illustra le potenzialità del cloud e altre tecnologie, ci aiuta a collegare quello detto nelle viedolezioni con una realtà di cloud che tutti conosciamo, perlomeno perchè ne abbiamo sentito parlare o lo abbiamo visto in televisione. Il contenuto non approfondisce gli argomenti ma è molto inerente agli argomenti proposti nelle lezioni del professore.
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E' giusto candidare internet al premio Nobel? | Blumannaro.net - 2 views

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    Non sapevo della candidatura di internet al premio nobel della pace, l' ho scoperto ora, ma ho sempre ritenuto che questa candidatura sarebbe stata meritatat e giustificata dall' evoluzione che questo strumento ha portato nelle nostre vita, benchè nato per scopi militari. Voi cosa ne pensate a riguardo?
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la Repubblica/cultura_scienze: 'Con l'ipertesto il lettore puo' diventare narratore...' - 9 views

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    Michael Joyce autore di letteratura elettronica spiega il significato del racconto ipertestuale . Si passa da un sistema di lettura sequenziale a percorsi di lettura diversi . La storia cambia in funzione del percorso seguito dal lettore ,che diventa anche coautore. Si modifica il concetto di apprendimento , da istruttivo si passa ad un apprendimento costruttivo.
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    Certamente il lavoro di Joyce Afternoon's: a story (1987) è stato tra i primi ipertesti letterari a presentarsi come opera letteraria "seria". È stato creato con l'allora appena sviluppato software Storyspace della Eastgate Systems, e la storia può cambiare radicalmente in dipendenza del percorso seguito dal lettore all'interno dell'ipertesto. Ma di sicuro interesse è anche il primo romanzo ipertestuale ad essere stato pubblicato sul Web nel 1994 che è: "Delirium", di Douglas Cooper, che permetteva di navigare all'interno di quattro storie.
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    Può essere utile capire come realizzare un ipertesto in Power Point Un "ipertesto" può essere definito come un insieme di diapositive che devono poter essere consultate in maniera non sequenziale o anche parzialmente. Per realizzare un ipertesto con PowerPoint possiamo idealmente suddividere il lavoro nelle seguenti fasi: progettazione della struttura, realizzazione delle slide, creazione dei collegamenti ipertestuali, assegnazione di effetti e salvataggio del file. [...] http://www.corradodelbuono.it/editoriale/creare_un_ipertesto_con_powerpoint.htm
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    l'ipertesto fa diventare ogni individuo un autore e non più un semplice lettore. Uno spunto di riflessione in merito al web collaborativo, allo switching e alla mente ipertestuale
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    Adoro l' ipertesto perche permette approfondimenti, permette di conoscere e comprendere meglio il significato con cui si sta utilizzando una parole, permette di visualizzare esmpi di quello di cui si sta parlando , o altrimenti permette di scegliere una lettura veloce del testo in corso.
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Cos'è un portale verticale altrimenti detto Vortal? | Mlist - 1 views

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    definizione di "vortale" come vertical portal
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    sono delle slides molto chiere che esplicitano la strutturazione e definizione dei vari tipi di portali http://dm.unife.it/~marchett/materiale/2008/tm02-2008-Portali.pdf
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Home - PubMed - NCBI - 1 views

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    PubMed comprises more than 22 million citations for biomedical literature from MEDLINE, life science journals, and online books. Citations may include links to full-text content from PubMed Central and publisher web sites. Cari colleghi volevo condividere con voi questa enorme banca dati di pubblicazioni scientifiche internazionali, il sito è tutto in inglese per una questione di universalizzazione dei risultati ma contiene le più recenti e aggiornate ricerche e articoli da tutto il mondo.La sigla PubMed sta appunto per Pubblicazioni Mediche ed è un sito di servizio della U.S.National Library of Medicine che nasce dall'esigenza di molti medici di avere scambio scientifico e facile accesso ai lavori dei propri colleghi E' ottimo per ricercare testi scientifici che amplificano l' aggiornamento professionale e /o accreditino la bibliografia per la propria ricerca. Buona Visione e buono studio :)
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Kaye.pdf - 1 views

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    di Anthony Kaye, ricercatore della Open University Questo articolo cerca di definire un campo relativamente nuovo e promettente per l'uso dei computer e delle telecomunicazioni nell'educazione e nell'addestramento: l'apprendimento collaborativo basato sul computer, CSCL (Computer-Supported Collaborative Learning). L'articolo enfatizza i modi in cui la tecnologia dell'informazione può essere usata per mediare e supportare la comunicazione tra i membri di gruppi impegnati in un'attività di apprendimento, rimuovendo i limiti spaziali e temporali. Strategie di CSCL possono essere messe in atto in ambito scolastico, ma è nel contesto dell'apprendimento aperto a distanza che il CSCL presenta maggiori potenzialità per la realizzazione di programmi per la formazione postsecondaria degli adulti.
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    Una panoramica sulle idee, i metodi e gli strumenti dell'apprendimento collaborativo basato sul computer
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LinkClick.aspx - 1 views

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    una tesina sulle origine di internet
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Tagging: Accesso Rapido alle Informazioni Con La Gestione Associativa dei Tag - 3 views

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    articolo interessante dove è spiegato l'uso dei TAG in maniera semplice e comprensibile
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COGNIZIONE DISTRIBUITA - 7 views

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    L'articolo si propone di dare all'utente una chiara definizione di cognizione distribuita intesa come la risultante dell'attività cerebrale di ogni individuo coaudiuvata da strumenti che ne sostengono il pensiero.
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    credo sia una definizione chiara ed esaustiva, anche perchè gli esempi riportati, calati nella realtà di tutti i giorni, fanno capire effettivamente quanto l'interazione con il mondo esterno modifichi il nostro modo di agire e di pensare: "la mente non solo è flessibile, ma che è anche condizionata dalle opportunità e dalle condizioni nelle quali opera"
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    la nostra mente non solo è flessibile, ma è anche condizionata dalle opportunità e dalle condizioni nelle quali opera!
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    mi piace il parallelismo tra meteorologia e cognizione distribuita. In effetti quando sentiamo che un qualcosa è "distribuito" spesso tendiamo a considerarlo come "suddiviso tra", se invece gli attribuiamo il significato di "disteso su" spostiamo subito il nostro focus su alcune caratteristiche fondamentali dei nostri processi mentali, quali interazione e interdipendenza.
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    De K. riprende il concetto dell'intelligenza connettiva, vista come condivisione della comunicazione e delle informazioni e la sua influenza con le tecnopsicologie. Le tecnologie odierne aumentano l'interattività tra gli utenti e dunque l'aspetto della connettività, il pensiero viene condiviso e elaborato tra persone che possono trovarsi in qualunque posto, e ritrovarsi "in rete" per dare il loro contributo ad un processo di pensiero comune. E' questo uno dei cambiamenti determinati dalle tecnologie sulla organizzazione della mente e della società. L'era della elettricità, le nuove tecnologie, portano a un nuovo tipo di comunicazione, che possiamo definire esteriorizzazione della mente. La rappresentazione delle mente divisa in 3 spazi : fisico, mentale e virtuale, trova come luogo d'incontro lo schermo. Tutto questo ha permesso una più rapida interazione di gruppo e un conseguente cambiamento del modo di comunicare, una nuova forma di intelligenza interattiva con notevoli innovazioni e implicazioni in tutti i campi. Un cambiamento di prospettiva che sposta l'attenzione dall'individualismo alla globalità, verso quella definizione di cognizione distribuita
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    Provo ad integrare i contributi con la definizione fornita la De Kerckhove nella lezione 7. La cognizione distribuita si riferisce ad un processo nel quale vengono condivise socialmente risorse cognitive al fine di estendere singole risorse o per ottenere qualcosa che un agente individuale non potrebbero ottenere da solo. La cognizione distribuita è il tipo di cognizione, a volte non esplicitata, che esiste nei gruppi di lavoro, di squadra. In primo luogo le conquiste cognitive dell'umanità si basano su un processo in cui i processi cognitivi di un agente e gli oggetti ed i vincoli del mondo reciprocamente si influenzano a vicenda. In altre parole, il contesto influisce sul modo di pensare e il modo di pensare influenza il contesto. In secondo luogo, i processi cognitivi possono essere distribuiti tra gli esseri umani e le macchine. Secondo Gabriel Salomon: "Le cognizioni sono situate e distribuite, piuttosto che strumenti decontestualizzati e prodotti della mente ". E "Piuttosto che pensare alla cognizione come ad un evento isolato che si svolge dentro la testa, la cognizione deve essere vista come un fenomeno distribuito, che va oltre i confini della persona per includere l'ambiente, i manufatti, le interazioni sociali e la cultura". Questo concetto è fondamentale per capire cosa sta succedendo alla cognizione oggi. E' chiaramente l'espansione del concetto di intelligenza e il coinvolgimento del soggetto in un gruppo molto più grande. Secondo Hutchins: * la cognizione è mediata dagli strumenti cioè da tutte le tecnologie * di conseguenza è radicata nell'artificiale * è una questione sociale che comporta variazioni delicate e sfumature di comunicazione, di apprendimento e interazioni interpersonali. E' una visione che si espande al di là della cognizione individuale ed è obbligata a prendere in considerazione le interazioni interpersonali. (continua)
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    Secondo Hutchins e Hollan i processi cognitivi possono essere distribuiti tra i membri di un gruppo sociale e possono comportare un coordinamento tra la struttura ambientale e/o materiale interna ed esterna. Essi inoltre possono essere distribuiti nel tempo in modo tale da cambiare addirittura la natura degli eventi successivi. La mediazione culturale ha infatti un effetto ricorsivo, e bi-direzionale: l'attività mediata modifica contemporaneamente sia l'ambiente che il soggetto in modo permanente. Di fatto modifichiamo continuamente l'ambiente e l'interazione tra i soggetti, l'elaborazione della cognizione e delle informazioni. Gli artefatti culturali sono sia materiali sia simbolici e regolano le interazioni tra l'ambiente e l'individuo. A questo proposito, sono "strumenti" intesi in senso lato e lo strumento principale è il linguaggio. Il linguaggio è il più grande, il più forte, il più articolato, il più complesso, il più ricco, di tutti i mass media, condiviso e anche se praticato individualmente. L'ambiente culturale in cui nascono i bambini contiene le conoscenze accumulate delle generazioni precedenti. Nel mediare il loro comportamento attraverso questi strumenti, gli esseri umani non beneficiano solo della propria esperienza, ma di quella dei loro antenati. Questa è l'eredità culturale, l'eredità sociale dell'informazione che si accumula nel corso degli anni (così come generazioni di persone costruivano cattedrali nel Medioevo, oggi costruiscono Internet). Un'unità di analisi per lo studio del comportamento umano sono i sistemi di attività, sistemi storicamente condizionati di relazioni tra individui e i loro ambienti prossimi e culturalmente organizzati, in altre parole le istituzioni. La storia dell'educazione, la storia dell'arte, la storia etc forniscono un quadro e contengono informazioni che vengono trasmesse nella cognizione distribuita culturale.
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    Le caratteristiche della "cognizione distribuita" sono la comunicazione e la condivisione di informazioni. Queste, proprio perché comunicate, diventano utili, mentre messe in comune permettono alla persona più preparata di utilizzarle a beneficio di tutti. Esemplificazioni intuitive del concetto.
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    dalla piattaforma Indire: Molti trovano alquanto strano parlare di cognizione distribuita perché sono abituati a ritenere l'atto intellettivo e cognitivo un fatto personale, individuale, interno
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Attività di apprendimento online e Cognizione Distribuita - 1 views

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    utili slide con dati statistici relativi ai processi di apprendimento
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Facebook fa bene ai nonni - 3 views

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    Studio condotta dall'Università dell'Arizona: gli anziano che utilizzano i cosial network non solo si sentono più inseriti nella società ma migliora anche la qualità della loro vita
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    Questo è un classico esempio di come le tecnologie influiscono sulla psicologia delle persone e quindi anche sulla loro qualità di vita. è un buon esempio che si ricollega perfettamente agli argomenti che sono oggetto di esame
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    sicuramente le tecnologie aiutano gli anziani o comunque le persone con problemi fisici che possono essere utilizzate come strumento per la socializzazione anche se non possiamo prescindere da una considerazione circa l'importanza del contatto umano, un socil network per una persona debole o in difficoltà non potrà essere di aiuto, chi ha bisogno vuole trasmettere emozioni e chi le riceve le deve comprendere per poi rispondere, non ci può essere empatia con facebook, bisogna riconoscere che la tecnologia, fino ad ora resta sempre uno strumento al servizio di persone ma le persone hanno bisogno di qualcosa di più che solo un'altra persona può dare.
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    sicuramente è in aumento l'uso di nuove tecnologie e social network da parte di anziani, se pesiamo a come sta evolvendo la nostra società, lavoro trovato sempre più lontano dalla città di origine, sempre meno tempo a disposizione ecco che il computer diventa uno strumento che garantisce la continuità degli affetti attraverso videochiamate, posta elettronic ecc è possibile seguire la propria famiglia, seguire la crescita dei propri nipoti, avere contatti con chiunque, ovunque, diventa uno strumento per non sentirsi soli! Oggi anche grandi aziende di telecomunicazioni, come telecom, ha da tempo fatto partire un progetto chiamato "navigare insieme" corsi di utilizzo internet tenuti dai giovani agli anziani
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Ogni tecnologia della comunicazione instaura un rapporto "ecologico" e simbiotico con i... - 0 views

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    Articolo interessante su come le tecnologie possono coinvolgere i processi interni della menteed essere determinanti nell'evoluzione della cultura. Ogni innovazione nella tecnologia della comunicazione promuove riorganizzazioni sensoriali e cognitive che trasferiscono una serie di compiti e funzioni interne (mentali) su supporti esterni (fisici), favorendo un alleggerimento del carico cognitivo e un conseguente aumento del grado di benessere. Una nuova tecnologia della comunicazione può rappresentare una minaccia per un assetto cognitivo e culturale consolidato, può diventare il luogo privilegiato di proiezione delle speranze e dei timori riguardo ai possibili sviluppi futuri della società e della cultura. Ma anche spunti di riflessione che convergono verso una definizione di una "ecologia mediale" che, come afferma Calvani, esprime " la necessità di sviluppare un soggetto equilibrato evitando forme di "malnutrizione cognitiva" (eccessi, obesità mediale, o all'opposto scarsezza, assenza di familiarità con alcuni media). Abbiamo bisogno di progettare il contesto educativo con molta saggezza: esperienza diretta, guidata, dialogo, libro, televisione e computer devono trovare il giusto equilibrio nella vita di ciascuno.

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started by ANNARITA ANNARITA on 25 Apr 13 no follow-up yet
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