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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged TEORIA

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EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
astrobaldo

esercizi di psicotecnologie - 2 views

ESERCIZI DI PSICOTECNOLOGIE Psicotecnologie definizione Branca della psicologia generale che s'interessa dell'aspetto cognitivo delle tecnologie come il linguaggio. Le psicotecnologie indaga...

started by astrobaldo on 02 Jul 24 no follow-up yet
Marco Tambara

La Macchina della Mente - Il cervello e il calcolatore (1ª parte) - 1 views

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    Una articolo del prof.di fisica R. Nobili dell'Università di Padova sull'intelligenza artificiale. Nel lavoro sono analizzati gli aspetti teorici che riguardano il funzionamento della macchina mentale con particolare attenzione ai processi autoriflessivi che caratterizzano il cervello umano come macchina autoriflessiva. Infino sono introdotti gli argomenti che inducono ad abbandonare i tentativi di risolvere i problemi dell'IA nell'ambito di una teoria dei processi seriali a favore di una nuova teoria dei processi paralleli.
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    Dal punto di vista "ingegneristico", l'intelligenza artificiale è valutata semplicemente per le sue capacità e prestazioni, indipendentemente dai metodi e meccanismi che sono utilizzati per realizzarla. Esistono due correnti di pensiero all'interno dell'Intelligenza Artificiale: la prima ha come idea di base quella di costruire macchine che non riproducano il comportamento del cervello umano, ma che lo "emulino" nel risultato finale di certe operazioni. Quest'impostazione ha portato alla costruzione di programmi che raggiungono un alto livello di competenza nella conoscenza e nella risoluzione di problemi ritenuti complessi. La seconda invece considera la costruzione di sistemi che simulano il cervello umano e la sua struttura.
valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
ANNALISA PASCUCCI

Apprendimento linguistico, computer ed internet - 1997 - 0 views

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Educazione Scuola Lingua Apprendimento Nuove Tecnologie

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
Romina Mandolini

Distributed Cognition - 1 views

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    La teoria della Cognizione Distribuita si basa sulla constatazione che l'atto cognitivo individuale (il processo di formazione della conoscenza) è un'esperienza che l'individuo realizza attingendo da una serie di elementi a lui esterni. Il contesto socio-culturale in cui questi è inserito, gli artefatti di cui si serve, le interazioni con gli altri soggetti sociali. In essa dunque emergono due elementi significativi, il valore fondamentale degli "artefatti" all'interno dei processi cognitivi umani (mediatori tra gli individui e l'ambiente, i quali ci permettono di realizzare pratiche e processi psicologici, che non esisterebbero senza tale mediazione) e i processi collaborativi, in cui più persone utilizzano diversi tipi di strumenti a loro disposizione per raggiungere uno scopo condiviso. Questo modello dunque, comporta lo spostamento dell'attenzione dal modello di utente individuale a un modello costituito da reti di individui che comunicano e collaborano attraverso tecnologie. L'unità di analisi è il network costituito dagli utenti e dagli artefatti tecnologici che sono coinvolti nelle attività. Per tutti questi motivi, questa teoria trova negli studi sulle Psicotecnologie il suo completamento ed entrambe si pongono alla base di nuovi modelli pedagogici di formazione e apprendimento degli individui. L'articolo allegato, a me sembra illuminante.
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    sono d'accordo infatti la cognizione distribuita rappresenta un modo di pensare a livello metacognitivo, la cognizione distribuita unisce le menti su uno stesso tema.
adelaide nucera

LA TEORIA ENATTIVA DELLA COGNIZIONE - 3 views

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    L'articolo scritto da Giovanna Pagano parla dell'applicazione della teoria enattiva della cognizione nella spiegazione della conoscenza umana dei mondi virtuali, secondo Francisco Varela è la nostra corporeità che ci permette di relazionarci in mondi diversi...
alfonsina longobardi

intelligenza - 0 views

PENSIERO E INTELLIGENZA Definzione e teorie implicite L'intelligenza è, probabilmente, il concetto psicologico più difficile da definire. L'intelligenza sembra essere un fattore che coinvolge più ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
elisabetta scattolin

cognizione distribuita - 1 views

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    Ripensando agli studi che ho fatto precedentemente ho pensato al lavoro di Vygotskij gia nei primi anni del '900 e come sia attuale il suo pensiero riguardo agli artefatti culturali e l'importanza delle relazioni sociali nello sviluppo. Ho trovato questo materiale che ritengo interessante riguardo appunto la cognizione distribuita e la condivisione delle conoscenze. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli str
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    scusate mi sono accorta che l'articolo non è arrivato completo, provo a ripostarlo. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli strumenti e negli artefatti appartenenti all'ambiente. Difatti la conoscenza che una persona è in grado di utilizzare per affrontare le situazioni reali e risolvere problemi non è solo quella della sua struttura cognitiva (mente/memoria), ma anche in altre menti/memorie e prodotti
Sonia Fiora

CONNETTIVISMO - 2 views

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    Per cercare di spiegare una nuova modalità di apprendere basata sul paradigma delle reti, negli ultimi anni è emersa una nuova teoria dell'apprendimento nell'era digitale, denominata connettivismo, formulata per la prima volta da George Siemens sulla base delle sue analisi dei limiti che teorie quali il comportamentismo, il cognitivismo e il costruttivismo evidenziano nel tentativo di spiegare gli effetti dell'uso delle tecnologie sul nostro modo di vivere, di comunicare, di apprendere. Il connettivismo si rapporta alla teoria dell'apprendimento abbinata ai nuovi strumenti della tecnologia. L'articolo in oggetto illustra come gli sviluppi tecnologici e la loro crescente diffusione nella società abbiano determinato una riformulazione del paradigma educativo che comporta la definizione e l'identificazione di connessioni per lo sviluppo di attività di apprendimento basate sulla partecipazione in comunità specializzate. Gli scenari di apprendimento connettivista si distanziano dai principi del costruttivismo in quanto introducono aspetti connotati dalla concezione informale dei processi e da un'idea di generazione della conoscenza basata su connessioni spontanee. In questo nuovo contesto di apprendimento, caratterizzato dalla massima connessione tra gli utenti e le risorse, dalla totale apertura e dal cambio permanente nella costruzione condivisa della conoscenza, nasce la nuova generazione di Learing Object connettivisti (LOC) le cui specificità sono: - essere integrati in un ambiente connettivista di apprendimento; - incorporare strumenti collaborativi e connettivisti; - essere basati su un progetto aperto ed essere modificabili da tutti gli utenti di una rete di apprendimento; - far parte di un sistema informativo totalmente aperto; - tradursi in nodi di connessione tra reti informative specializzate; (continua)
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    - rappresentare nodi interdisciplinari, che incorporano le molteplici esperienze di apprendimento degli utenti in contesti differenti In sintesi, l'evoluzione degli LO in una cornice connettivista si caratterizza per l'introduzione di aspetti che rimarcano la concezione informale dei processi e una generazione di conoscenza basata sulle connessioni spontanee attraverso l'uso di diversi strumenti connettivisti. L'uso degli strumenti offerti dal Web 2.0 (wiki, weblog, folksonomie, ecc.) rende possibile lo sviluppo di numerose attività e pratiche formative di carattere connettivista. In questa nuova prospettiva, le esperienze di apprendimento condivise in questo nuovo scenario rendono possibile un apprendimento di tipo informale, a partire da connessioni spontanee tra reti, totalmente aperto e in costante cambiamento. In uno scenario connettivista, gli utenti mettono, quindi, in gioco diverse abilità e competenze così come diverse strategie metodologiche intimamente connesse con le caratteristiche individuali di ogni soggetto. In tale contesto, gli stili di apprendimento assumono una grande rilevanza. E ciò in particolar modo nel progetto di LOC adattabili alle diversità cognitive degli utenti, capaci di contestualizzare l'apprendimento e di renderlo più significativo mediante la presentazione di molteplici situazioni ed esperienze che tengano conto delle diverse strategie cognitive usate dagli utenti per l'acquisizione collaborativa di nuove conoscenze.
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    Giusta considerazione, occorre chiarire che la connessione differenzia dal tipo di apprendimento infatti l'app. informale è costruito principalmente nei social network ed opera ha una importante prospettiva di conoscenza generalizzata ovvero connessa.
alessandra metrangolo

Il DNA non ti fa intelligente - 2 views

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    l'articolo si basa sulla teoria che l'intelligenza e' legata all'ambiente e all'esperienza. non credo che sia stato provato, anzi la mia opinione e' opposta. ambiente e esperienza naturalmente influiscono, ma su una base che per quanto si sa, deve necessariamente basarsi sul DNA.
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    Fino a pochi mesi fa non c'erano dubbi sul fatto che fossero dei geni specifici nel nostro DNA a determinare l'intelligenza. Ma in un recente studio pubblicato su "Psychological Science"questa ipotesi viene definitivamente smentita. David I. Laibson, Robert I. Goldman e Christopher F. Chabris indagano circa il legame che intercorre tra 12 differenti geni e l'intelligenza, espressa in QI avvalendosi delle più moderne tecnologie. La loro ipotesi di partenza è la seguente: la variazione di un gene specifico risulta in molti casi associabile ad un alto QI. Statisticamente si è visto che pur essendo riscontrabile una variante genetica a livello dei dodici geni considerati, solo in minima parte di questa era correlata ad un alto QI. Lo studio in questione, smentisce i risultati passati che si basavano su un numero di casi insufficiente e su una tecnologia molecolare ancora rudimentale: non è chiara la relazione tra geni e intelligenza. Questo non significa che l'intelligenza non sia legata ai geni, ma piuttosto che, con molta probabilità, l'intelligenza è risultato dell'interazione di un gruppo di geni o dell'interazione tra geni e ambiente.
NICOLINA NOCERA

L'Intelligenza Artificiale - 1 views

Attualmente vi è anche una forte spinta all'integrazione dei sistemi di intelligenza artificiale, ed in particolare dei sistemi esperti con il resto del mondo dell'ingegneria dell'informazione L'in...

started by NICOLINA NOCERA on 18 Jun 12 no follow-up yet
gbartolomei1

Cognizione distribuita - 0 views

L'articolo espone in modo mai chiaro ed interessante una riflessione sulle conseguenze della teoria di Hutchins relative alla distribuited cognition in ambito pedagogico. Secondo una visione classi...

distribuita cognizione situata

started by gbartolomei1 on 18 Nov 21 no follow-up yet
anna colombo

La natura dell'Intelligenza - 42 views

'analisi che Goleman conduce sulla società americana avviene in un periodo storico equiparabile, per molti tratti, alla situazione italiana dal dopo guerra a oggi. L'atmosfera di crisi sociale...

#Intelligence

nunzianazzano

7 tipi di intelligenza secondo Gardner - 16 views

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    Partendo dalle sette forme di intelligenza individuate da Howard Gardener, possedute da ciascuno in modo qualitativamente diverso, mi sembra adeguato distinguere ulteriormente, all'interno di queste categortie, l'intelligenza di tipo culture free e culture fair: è la nostra natura individuale a renderci intelligenti o la cultura, che abbiamo appreso durante la nostra interazione con l'ambiente sociale e virtuale, in cui viviamo? Vari test di intelligenza misurano sia le varie sfacettature dell'intelligenza, spaziale, logico-matematica..., sia le influenze o meno del fattore culturale, formulando infine un punteggio globale, che renda conto delle varie performance. L'intelligenza è pertanto una combinazione di abilità naturali e apprese per la sopravvivenza, la riproduzione e il progresso. Al giorno d'oggi stabilire se si è più o meno intelligenti, sembrerebbe valutabile in base al conto in banca, in realtà a mio parere l'intelligenza di una persona sta nella libertà di poter gestire il proprio tempo: essere liberi di, avere il tempo per, è ciò che ci consente di pensare e riflettere non solo fra noi stessi ma estendendo il nostro pensiero al computer, strumento estremamente potenziante dell'intelligenza umana. In conclusione grazie a Internet dovremmo rivedere il concetto di natura dell'intelligemza. in quanto oltre alle caratteristiche individuate da Gardner ad esempio e dai fattori naturali e culturali, si è aggiunta quella interattiva con il computer e gli altri utenti, abbiamo unito la nostra mente alla CPU e a quelle degli altri utenti.
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    Howard Gardner è un professore di pedagogia e psicologia all' Università di Harvard noto a livello mondiale per la sua "teoria sulle intelligenze multiple". Assunto fondamentale dei suoi studi è l'esistenza, infatti, di sette intelligenze diverse e relativamente indipendenti tra di loro intese dall'autore come moduli mentali distinti ed interagenti. Queste intelligenze sono raggruppate nell'elenco sottostante nel quale sono specificate anche le relative attività umane specifiche per ogni tipologia: 1) INTELLIGENZA LINGUISTICA usata nel leggere libri, scrivere testi, comprendere parole parlate; 2) INTELLIGENZA LOGICO-MATEMATICA usata nella soluzione di problemi matematici e nel ragionamento logico; 3) INTELLIGENZA SPAZIALE usata nello spostarsi da un posto all'altro, nel leggere le cartine, nel disporre le valige nel portabagagli di una macchina in modo che occupino meno spazio possibile; 4) INTELLIGENZA MUSICALE usata nel cantare una canzone, nel comporre una sonata, nel suonare la tromba o semplicemente nell'apprezzare la struttura di un brano musicale; 5) INTELLIGENZA CORPOREO-CINESTESICA usata nel ballare, nel giocare a pallacanestro, nel correre i 100 metri o nel lancio del giavellotto; 6) INTELLIGENZA INTERPERSONALE usata nel relazionarsi ad altre persone, nel comprenderne il comportamento, le motivazioni o le emozioni; 7) INTELLIGENZA INTRAPERSONALE usata nel capire se stessi, chi siamo, che cosa ci fa essere come siamo, come cambiamo nel tempo.
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    interessante teorizzazione di Gardner sulle intelligenze multiple con le quali sostituiva la concezione classica di intelligenza come unica e misurabile attraverso test standardizzati.
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    In un mondo in cui sempre di più il "diverso" è bello e arricchisce credo che sarebbe importante, soprattutto nelle scuole, rendere questa diversificazione delle intelligenze patrimonio culturale condiviso cosicché ciascuno di noi possa rispecchiarsi nell'intelligenza che meglio lo rappresenta e riconoscere il proprio valore
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    Oltre a Gardner, parlando del tema dell'intelligenza, credo sia giusto citare anche Daniel Goleman che parla di intelligenza emotiva. Derrick de Kerckhove usa invece un nuovo termine e parla di intelligenza connettiva. Come suggerisce il termine stesso,mira alla connessione, alla messa in relazione delle intelligenze, e sottolinea il "rapporto" che esse intrattengono. Credo fortemente che questa intelligenza connettiva possa favorire l'apprendimento emotivo.
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    Sicuramente interessante e poco presente nell'istruzione scolastica del nuovo millennio il concetto di intelligenza multipla. Perché studenti adolescenti che si trovano quindi in una tappa evolutiva importante e molto delicata, dopo tanto impegno ma scarsi risultati , viene permesso di arrivare a pensare di non avere le capacità necessarie e "normali" per quella età, facendo paragoni con i compagni di classe e andando ad indebolire la propria autostima e autoefficacia percepita.. magari soltanto perché non eccellenti in compiti di matematica e logica. Leggendo anche gli altri commenti dei colleghi, ho ricordato un ragazzo di 12 anni che ho conosciuto tempo fa e che ricordo sempre sminuire e dare poca importanza ai buoni voti ottenuti ai compiti di scienze e arte, materie che lo appassionavano, poiché per quanto riguardava matematica non riusciva ad ottenere una sufficienza, nonostante i tanti sforzi e lezioni di ripetizione privata. Certamente ogni studente avrà le proprie preferenze in ambito di studio scolastico, e materie in cui riscontrano più difficoltà, ma credo che questo non debba portare ad una diminuzione dell'autostima e della percezione e consapevolezza delle proprie capacità. A tal proposito ritengo che sia molto importante divulgare a scuola insegnamenti come quello di Gardner, proprio perché come ha precedentemente scritto una collega, in questo modo ogni ragazzo potrebbe rispecchiarsi nell'intelligenza che meglio lo rappresenta, riconoscere le proprie capacità, aumentare la propria autostima e di riflesso crescerebbe anche la motivazione e la voglia di riuscita in quelli che sono ambiti dove presentano maggiori lacune.
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    Purtroppo solo chi intraprende un certo tipo di studi viene a conoscenza di questa teoria. In questo modo molte persone non vengono valorizzate e vengono scartate dal mondo socioculturale in cui viviamo. Ogni sistema educativo e diverso nel suo modo, e quasi tutti hanno aspetti negativi a riguardo. Ad esempio negli Stati Uniti d´America l´intelligenza cinestetica o sportiva é altamente valorizzata ma sempre in base al sistema capitalistico in cui viviamo.
Capasso Fulvio

Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo s... - 1 views

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    "Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti". E' una frase detta da Albert Einstein. Certo è triste vedere come in certi luoghi dove la nostra attenzione dovrebbe essere catturata da altro, sembriamo come ipnotizzati dal nostro dispositivo mobile. Penso che queste immagini facciano riflettere e indubbiamente confermare quanto detto da Eistein. A proposito della "saggezza" di Einstein, anche se "rivista poco scientifica", vi segnalo questo blog di donna moderna http://community.donnamoderna.com/blog/blog-di-anemoneblu24/uno-dei-pochi-veri-geni
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    C'è chi annuncia la comparsa di «una nuova versione 2.0 dell'homo sapiens», battezzandola homo digitalis, o homo zappiens. Nativi digitali, appunto: una razza in via d'apparizione, incarnata da tutti coloro che sono nati a rivoluzione di Internet avviata. A questo nuovo stadio dell'umanità, i supporti multimediali sono considerati alla stregua di protesi cognitive e ludiche. Questo è quello che dice Paolo Ferri docente di Teoria e tecniche dei nuovi media all' università Bicocca di Milano: «L'estensione digitale del proprio sé», è «un comportamento culturale che i nativi praticano diffusamente fin dalla prima infanzia». Si giunge così a ibridare indissolubilmente tecnologia e soggettività. I nativi digitali sono immersi già da sempre «nel flusso mediale che essi stessi plasmano e reinventano». Di modo che l'apparire di una nuova razza umana svela anche una nuova forma di «intelligenza collettiva», il cui esempio più eclatante è Wikipedia. Da qui la radicale «differenza antropologica» con l'obsoleto homo sapiens: lo stato di simbiosi totale con la tecnologia. Se è vero infatti che «l'homo sapiens è sempre stato un homo tecnologicus», è solo con il nativo che si arriva alla fusione totale dei due termini. Gli uomini del Terzo Millennio sono «simbionti strutturali» della tecnologia, sono animati da un «sistema nervoso digitale» e questo rende i nostri cervelli semplici unità di elaborazione di segnali, ma con un costo cognitivo salatissimo.
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    e' vero che la tecnologia a volte supera ed uccide la nostra umanità, ma vediamo quanta umanità viene salvata dalla tecnologia: non si parla solo di scoperte che insistono nel campo della medicina, come macchinari sempre più evoluti che consentono di scoprire in tempo malattie altrimenti inguaribili, ma - visto che il tema principale di questa materia è la comunicazione attraverso il web e l'ipertesto - penso a quante persone sono riuscite a comunicare i loro disagi, lo stato di repressione in cui vivevano proprio attraverso un computer ed una connessione ad internet. Parlo di molti Paesi arabi, ma non solo. Certo l'iperdipendenza è sicuramente negativa, ma a volte lo schermo - di un cellulare o di un computer - ci rimanda un'emozione che altrimenti non avremmo potuto provare, senza contare che abbatte quelle frontiere spaziali e temporali che per secoli hanno tenuto lontane le persone.
Romina Mandolini

Organizzare senza aver organizzato - 2 views

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    Un secondo contributo all'argomento dei Tag. In evidenza una parte significiativa dell'articolo di Clay Shirky in cui ben si comprende il valore del tag e la sua funzione. Anche in riferimento a ciò che riportavo nel primo contributo, a proposito della definizione che ne ha dato De Kerckhove. Senza i Tag, la rete non potrebbe essere veramente reticolare. Senza Tag non ci sarebbe intelligenza collettiva, non ci sarebbe il concetto di mente ipertestuale, il multitasking e tutto quello di cui stiamo discutendo in questo corso.
Maria claudia cammisecra

Intelligenze Multiple: tenerne conto per sviluppare nuovi metodi di insegnamento - 0 views

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    La teoria delle intelligenze multiple, sviluppata nel 1983 da Howard Gardner, apre nuovi scenari nelle tecniche di insegnamento e propone, nei contesti in cui sono presenti soggetti con disturbi nell'apprendimento, un approccio diversificato che solleciti le "diverse intelligenze".
a_monachesi

http://it.wikipedia.org/wiki/Meme - 1 views

La memetica, una teoria evoluzionista del gene del sapere. Per il suo fondatore, Richard Dawkins, il sapere si trasmette ed evolve al pari dei geni, e responsabile di questa trasmissione è proprio...

#Intelligence

started by a_monachesi on 21 Nov 12 no follow-up yet
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