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gbartolomei1

Cognizione distribuita - 0 views

distribuita cognizione situata

started by gbartolomei1 on 18 Nov 21
  • gbartolomei1
     
    L'articolo espone in modo mai chiaro ed interessante una riflessione sulle conseguenze della teoria di Hutchins relative alla distribuited cognition in ambito pedagogico.
    Secondo una visione classica, per tradizione, nella scuola, la competenza viene considerata come caratteristica individuale della persona. Le cose però sono notevolmente cambiate nell'ambito della ricerca in ambito psicologico e ciò traspare anche dalla normativa che da tempo recepito il mutamento. Basta leggere con attenzione quanto previsto dalle Linee Guida del MIUR consequenziali alla Riforma dell'Esame di Stato del primo ciclo (Decreto Legislativo n. 62 del 13 aprile 2017) in cui, in premessa, si ribadisce che "la formulazione di una certificazione di competenze fondata su evidenze, presuppone una progettazione curricolare e una pianificazione dell'offerta didattica e degli ambienti di apprendimento tali da mettere l'allievo in situazione e in azione per acquisire conoscenze e abilità attraverso l'esperienza, ma anche per riflettere metacognitivamente e sviluppare metodi per acquisire informazioni, trasformare la realtà, generalizzare quanto appreso. È, inoltre, indispensabile che gli allievi possano collaborare e interagire tra di loro per sviluppare atteggiamenti partecipativi, collaborativi ed empatici".
    Si ritiene che dal brano si possano estrapolare espressioni e parole chiave che collimano perfettamente con quanto definito dall'articolo in termini di "distributed cognition".
    1. Ambienti di apprendimento: è un contesto strutturato costituito da ciò che, nell'articolo, è specificato come "l'ambiente materiale, gli strumenti e le tecnologie che sostengono i processi cognitivi e interattivi". La teoria della distributed cognition, infatti, parte dal presupposto che le prestazioni di un individuo dipendono dall'interazione col mondo circostante". Esse peraltro "sono situate in precisi contesti interattivi". La progettazione didattica finalizzata all'acquisizione di competenze non può prescindere dalla interazione fra attori e contesto.
    2. Mettere l'allievo in situazione e in azione: ribadisce come la certificazione degli apprendimenti, anche in una logica di valutazione sommativa, debba essere focalizzata sui processi.
    3. Acquisire informazioni, trasformare la realtà, generalizzare quanto appreso: l'attenzione verso questi tre fondamentali processi su cui si configura l'acquisizione di conoscenze strumentali per lo sviluppo di competenze, è strettamente collegata alla tesi di fondo dell'impossibilità di tale acquisizione indipendentemente da contesti interattivi individuati negli attori sociali e negli strumenti che usiamo. Si pensi oggi al contributo offerto dalle nuove tecnologie e al loro utilizzo nella didattica in tempi di pandemia. E ciò vale sia per gli strumenti e le possibilità di interazione "disponibili culturalmente e localmente nelle comunità di cui facciamo parte" sia per "quelli costruiti durante le interazioni sociali e discorsive in cui siamo costantemente impegnati".
    4. Collaborare ed interagire: questi due termini rinviano non solo all'idea che "i prodotti dell'attività cognitiva dipendono sempre dal coordinamento d'interazioni sociali e discorsive con altri e non sono né attribuibili ai singoli individui né descrivibili in modo decontestualizzato", ma al fatto che spostare il focus della didattica dal piano del programmare a quello del progettare significa leggere la costruzione della conoscenza partendo da ben precise metodologie e strategie didattiche in cui azione, esperienza, e metacognizione si integrano reciprocamente e si rideterminano in funzione del contesto delle interazioni che le caratterizzano in sitiazione. Basta pensare a metodologie fondate sul problem solving ed il cooperative learning.

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