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annaserroni

Divari digitali e disuguaglianze in Italia prima e durante il Covid-19 - 4 views

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    Chi ha accesso ad internet e sa come usarlo, e chi no: è il divario digitale che riguarda non solo i cittadini ma anche vari settori della pubblica amministrazione e del privato, come ha reso evidente la crisi Covid-19. Donatella Selva analizza la prospettiva sociale del divario digitale, legata alle competenze digitali, alla media literacy e all'inclusione. Nell'articolo confronta i dati del posizionamento dell'Italia rispetto all'indice Desi 2020 che misura la "performance digitale" attraverso cinque dimensioni: connettività, capitale umano, uso di servizi digitali, integrazione della tecnologia digitale, servizi pubblici digitali. La crisi sanitaria ha esacerbato le condizioni di deprivazione di alcuni servizi connessi ai diritti fondamentali dei cittadini, come la scuola, e le differenze di accesso ai servizi digitali in base al reddito delle famiglie. L'attenzione si è spostata dai problemi infrastrutturali ad un ambito più politicizzato e attento agli squilibri socio-economici e all'importanza di una maggiore responsabilizzazione dei cittadini nell'uso dei media digitali. SELVA, D. (2020). Divari digitali e disuguaglianze in Italia prima e durante il Covid-19. Culture e Studi del Sociale, 5(2), 463-483
saradevirgilio94

Studentessa bendata durante interrogazione: "Mi sono sentita umiliata" - 4 views

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    Con il termine "didattica a distanza" si indica un percorso educativo mediato dal computer e da Internet in cui il docente organizza le attività in un percorso online a cui gli studenti accedono in modo autonomo. Si tratta in sostanza, di un metodo di autoapprendimento che porta a rafforzare il sistema di formazione aperta e continua, progettato secondo quanto richiesto dal M.I. Aumentano, in questo momento storico, però, gli illeciti, piccoli e più evidenti, di tipo comportamentale che nella formazione a distanza, evidentemente, si ripropongono come a scuola: copiare. Così la docente ha chiesto a questa studentessa di bendarsi gli occhi e non è un episodio isolato. Questi ragazzi non sono come noi, studenti UNI Nettuno, dotati di un bagaglio di conoscenze ed esperienze alle spalle, per sostenere una didattica di questo tipo. Inoltre, un conto è seguire delle video-lezioni di massimo 45 minuti, tempo massimo in cui riusciamo ad essere attivamente attenti, che puoi interrompere e riprendere quando vuoi, un conto è sostenere per lo più 5h di lezione continuative su programmi che, sostanzialmente, sono stati organizzati in modo improvvisato, ovvero non si basano su delle metodiche di apprendimento certificate e sperimentate negli anni. Secondo la mia opinione queste notizie dovrebbero far riflettere il M.I. per riprogettare la DAD attraverso un uso più consapevole dei mezzi che la scuola a distanza ha a disposizione, senza arrivare ad umiliare i propri studenti, perché ricordiamolo: sono gli adolescenti che soffrono di più in questa pandemia!
alessiasfo2

Cosa è l'educazione digitale: social media e pericoli del web - 1 views

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    Questo è un video davvero molto interessante condotto da Riccardo Sala, il quale introduce il tema dell'educazione digitale, inteso come opera di alfabetizzazione digitale. Egli ritiene che una ottima educazione digitale deve avvenire sicuramente da parte della scuola che ha il compito di insegnare ai ragazzi ad utilizzare correttamente le risorse digitali che hanno a loro disposizione. Importante è anche la famiglia che ha il compito di proteggere e controllare le fonti che i proprio figli utilizzano. Viene introdotto anche il concetto di social media, che non deve essere considerato come qualcosa di 'finto' che porta ad un pericolo, ma deve essere visto come qualcosa che il ragazzo è in grado di affrontare e di utilizzare nella maniera corretta, se viene idoneamente istruito.
elisabenvenuti82

Formare gli insegnanti all'inclusione - 3 views

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    l'emersione del tema dell'inclusività nella Linguistica Educativa spinge a chiedersi se sia possibile migliorare la consapevolezza circa alcuni tratti identitari dei linguisti educativi; ci siamo interrogati sulla possibilità di individuare nei bisogni imposti dall'insegnamento in alcuni presupposti per una didattica inclusiva della lingua e delle discipline.
martinamazzanti1

Una rilevazione sulla povertà educativa digitale - 5 views

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    Nell'ultimo anno, il ricorso alla didattica a distanza, ha messo in evidenza gravi ritardi nello sviluppo delle competenze digitali, sia tra i docenti che tra gli studenti. L'Italia è uno dei pochi paesi in Europa a non essersi dotato di un sistema di valutazione delle competenze digitali, e ancora limitata è l'educazione alle nuove tecnologie. Si pone quindi oggi il problema, di comprendere ed analizzare il fenomeno della POVERTA' EDUCATIVA DIGITALE. Save The Children, in collaborazione con il CREMIT, ha condotto uno studio teso a definire per la prima volta, nel nostro Paese, la povertà educativa digitale, e misurarla attraverso un nuovo strumento, AbCD - Autovalutazione di base delle Competenze Digitali. I risultati, resi noti da questa ricerca, si pongono l'obiettivo di fungere da base di partenza, per lo sviluppo di politiche pubbliche ad hoc, volte a contrastare questa nuova povertà.
saracatenaro

Narrowing the gaps? | David Buckingham - 1 views

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    L'articolo fa parte di un ambizioso progetto portato avanti da David Buckingham 'Childhood, Youth and Popular Culture Since 1945' che si propone di ricostruire storicamente il rapporto tra media e infanzia. Buckingham è professore, scrittore e pioniere della Media Education. Sul suo blog è possibile trovare questo ed altri articoli che fanno parte del progetto e una serie di contenuti video e contributi da scaricare. In particolare il testo 'Bridging the gaps? Sesame Street, race and educational disadvantage' analizza innovazione e criticità di un rivoluzionario programma televisivo andato in onda in America a metà degli anni '60, il Sesame Street, che si è proposto (grazie a Joan Ganz Cooney e alla Children's Television Workshop che hanno ideato il programma) di colmare il divario tra i bambini svantaggiati, in particolare di colore, e quelli del ceto medio. La Cooney ritiene questo obbiettivo fondamentale in quanto, come afferma "le risorse della scuola pubblica non sono adeguate… e il Laboratorio di Televisione per Ragazzi, potrebbe fornire una risposta immediata". Tenta di farlo rappresentando la diversità razziale e tentando di aumentare il rendimento scolastico dei bambini più emarginati. E' interessante come si sia ritenuto più utile investire in un progetto televisivo e non in un progetto educativo istituzionale, utilizzando come mezzo proprio la televisione, del quale negli '60 non si conoscevano ancora le potenzialità. Nonostante le innovative premesse che guidarono il progetto, non mancarono le criticità: il non aver visto nel gap dei bambini svantaggiati un problema più ampio in termini sociali e aver posto l'accento solo sul cognitivismo, ignorando aspetti più emotivi come l'autostima, o sociali come la tolleranza razziale. La TV del resto, a detta della stessa produzione, era un mezzo "adatto a vendere cose più che a incoraggiare il pensiero critico e non essendo un mezzo interattivo, poco adatto ad affrontare
gbartolomei1

Il Mulino - Rivisteweb: Educare alla cittadinanza digitale nell'era della platform society - 2 views

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    Un saggio breve, ma decisamente denso, che offre molteplici spunti di riflessione sugli obiettivi dell'educazione civica digitale nell'era della platform society, la digital literacy education, il cyberbullismo, l'hate speech e la necessità di un'adeguata digital citizenship education. L'autore evidenzia che gli educatori devono affrontare una nuova sfida: innalzare la capacità critica degli studenti relativa ai meccanismi e al ruolo delle piattaforme digitali nella società odierna, per favorire lo sviluppo di un pensiero critico e la responsabilità, elementi indispensabili per agire consapevolmente ed esercitare la digital citizenship, con particolare riferimento alle dimensioni Ethics, Media and Information Literacy (MIL), Participation/Engagement (P/E), Critical Resistance (CR). Questa sfida per gli insegnanti, seppur sfida complessa, si configura come una stimolante opportunità per progettare, negoziare, condividere e sperimentare un percorso con i propri studenti!
nazagiu

Fake news sul coronavirus, bastano 12 influencer a inquinare i social - 4 views

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    Sono 12 i profili social responsabili del 65% della disinformazione e fake news sui vaccini in lingue inglese. Lo dice il dossier pubblicato a marzo dal Center for Countering Digital Hate. Con la variante Delta che fa aumentare del 400% i positivi, si torna a puntare il dito sui propagatori delle fake news. Per colpa dei social che non li silenziano, complice pure un giro d'affari che vale un miliardo l'anno, fra quanto le piattaforme guadagnano grazie a chi vuole farsi pubblicità e quanto spendono gli stessi No Vai per avere più visibilità. Tanto che Joe Biden li ha accusati affermando che la disinformazione da loro diffusa, uccide; concetto affermato anche dal virologo Anthony Fauci, il quale ribadisce che se anni fa fossero circolate informazioni di oggi, avremmo ancora il vaiolo. Il più noto dei 12 profili social è Robert F. Kennedy Jr, il quale espone la tesi secondo cui nei vaccini c'è un composto mercuriale, capace di provocare l'autismo. Ci sono molti altri personaggi noti, tutti No Vax, la maggior parte dei quali sono osteopatia e naturopati.
robertapontani

Le Fake News nell'era Covid - 3 views

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    E' boom di notizie false riguardanti il vaccino Covid. La metà riguardano la pericolosità del vaccino stesso; segue la sua natura sperimentale, la relativa composizione e gli interessi delle case farmaceutiche. Per finire, la fake news legata al rischio di autismo. Gli utenti dei social che seguono e discutono l'argomento sono circa 900.000, di questi poco meno della metà seguono gruppi "no vax" avendo portato una crescita del 136%, negli ultimi mesi, dei relativi seguaci. Una pandemia nella pandemia, che rischia di creare danni equivalenti considerato il successivo rallentamento delle vaccinazioni. Si rende, perciò, necessario e prioritario combattere una tale disinformazione, lotta che negli USA viene gestita decisamente meglio che in Italia con azioni di contrasto mirate, atte a confermare che il vaccino non è indispensabile solo per la sopravvivenza umana ma anche per quella economica.
baspie

La Media Education in ambito educativo e terapeutico: un caso di Filmmaking Terapeutico... - 2 views

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    L'articolo descrive un recente studio che evidenzia la presenza di ampi scenari di applicabilità dei processi di "Media Education" anche in un ambito più squisitamente terapeutico e riabilitativo. Nella ricerca illustrata s'è fatto uso dello strumento del "Filmmaking Terapeutico" per sviluppare e strutturare le abilità sociali e relazionali di due adolescenti con Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) di livello 1. L'esperienza illustrata parte dall'idea che gli strumenti strumenti audiovisivi e le arti terapie possano rivelarsi efficaci nella gestione dei comportamenti disfunzionali attraverso lo sviluppo della relazione fra pari in un contesto di attività di stampo creativo. Di particolare interesse risulta essere la possibilità di estendere la "Media Education" oltre il concetto di semplice processo educativo, tanto da poter ipotizzare di sviluppare, nel caso delle persone con ASD, dei veri e propri interventi di "Media Terapy"
ptuveri93

Social Privacy. Informare, comunicare e educare ai tempi del web 3.0 - 1 views

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    L'articolo, scritto dal Dott. Alberto Fornasari, mostra l'immagine di una società iper connessa, immersa nel digitale , cogliendone pregi e difetti. Gli effetti dell'uso massiccio dei nuovi media interessa maggiormente gli adolescenti , definiti anche "nativi digitali" e destano particolare preoccupazione sui genitori e educatori. Il Censis ha definito quella che viviamo era biomedica o dell'esibizione del sé digitale. L'attività di sharing ha ormai surclassato la riservatezza, l'analfabetismo emozionale gioca un ruolo centrale nelle relazioni sociali e abitudini, comportamenti e stati d'animo sono in costante mutamento. Ecco allora che la Media Education detiene un ruolo importante in questo processo : "considera le tecnologie come tema della didattica, insiste sulla promozione del senso critico, sulla creazione di un consumatore dei media attivo, autonomo e creativo nel suo rapporto con gli stessi, in grado si decifrarne i messaggi e di utilizzarli secondo una propria visione e utilità."
giadamaria14

Personal learning Environments based on Web 2.0 services in higher education - ScienceD... - 4 views

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    In questo articolo sono riportati i risultati della ricerca sugli ambienti di apprendimento personali (PLE) creati dallo studente basati su servizi Web 2.0. Nel contesto dell'istruzione superiore, come mezzo per trasformare l' apprendimento e l'insegnamento e come preparazione per le future vite professionali degli studenti, in un ambiente dinamico con una forte influenza digitale e tecnologica. L'analisi dei dati ha fornito prove dei PLE come strumenti: per l'apprendimento e l'acquisizione di competenze, per il rafforzamento delle interazioni sociali e per il miglioramento nell'organizzazione e gestione dei contenuti e delle risorse didattiche; ha contribuito ad identificare ostacoli e barriere e possibili soluzioni. Il risultato principale di questa ricerca è presentato come una serie di linee guida per l'utilizzo dei PLE come strumenti per supportare l'apprendimento formale, sia da parte degli insegnanti che dagli stessi studenti.
sofia-cacciatore

Non solo marketing. L'ecosistema YouTube come opportunità per l'autonarrazion... - 2 views

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    Questo saggio evidenzia una caratteristica positiva di YouTube: un'occasione concessa a tutti di narrare le proprie esperienze e di essere se stessi. Il saggio dimostra come YouTube non faccia differenze di età, sesso e genere ma è completamente accessibile a chiunque. All'interno di YouTube si formano delle comunità connesse, si sperimenta la propria identità personale, professionale e il proprio orientamento sessuale ma in particolare il saggio mostra la condizione della comunità disabile che grazie al potere di YouTube riesce a costruire autonomamente le proprie narrazioni, raccontando gli stereotipi e i pregiudizi che fronteggiano tutti i giorni e si rivelano orgogliosi di essere disabili, rivendicando il loro diritto ad essere visti come esseri umani a pieno titolo.
vproietti

Collaborare e socializzare in Smart working - 3 views

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    L'uomo e' un essere sociale ed anche nel lavoro riesce ad esprimere il massimo della sua creativita' grazie all'intelligenza connettiva: lo smart working puo' essere sede di piu' ampie interazioni e di nuove opportunita' lavorative. La sede di lavoro non e' piu' un limite per candidarsi ad una nuova proposta. Si possono creare spazi interattivi non lavorativi dove colleghi si incontrano in pause caffe' virtuali, dove continueranno a conoscersi a sentirsi vicini. Ed ecco cosi' che la pausa caffe' potra' essere uno spazio senza distanza dove proseguono vecchie conoscenze e dove se ne creano di nuove.
jessicaventuri

Più social, più soli? Facebook e Instagram fra solitudine e depressione | Fon... - 8 views

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    I social network, a dispetto del nome che li porrebbe agli occhi del mondo come fautori delle relazioni sociali, sono in verità causa di depressione e aumento del senso di solitudine. Questo legame, rilevato dall'Università della Pennsylvania (Usa) e pubblicato sul Journal of Social and Clinical Psychology, mostra come non solo tra i giovani, ma anche tra i cinquantenni, esista la paura dell'essere tagliati fuori, il cosiddetto FOMO, "fear of missing out". Si crea quindi quella che viene definita una "dipendenza senza sostanza" con relativi sintomi di astinenza. La conclusione, anche se per alcuni professionisti del settore presenta alcune debolezze metodologiche, è che la riduzione dei tempi sui social incida sulla riduzione della depressione. Occorre quindi una riflessione che non possiamo rimandare, riflessione che prenda in considerazione la predisposizione biologica alla dipendenza insieme ai fattori psicologici e sociali.
nicolecanale1

Guarda Promuovere l'innovazione nell'educazione STEM utilizzando i giochi come catalizz... - 7 views

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    L'articolo proposto è recente, risale al 2020 e ci spiega come i giochi digitali possano diventare una strategia didattica andando a migliorare l'apprendimento degli studenti e ad incrementare la loro motivazione e le loro capacità creative. In particolare, l'articolo ci propone uno studio sull'educazione ambientale attraverso un famoso video gioco che si è dimostrato molto efficace per scopi didattici. Lo studio è stato condotto dall'INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) in collaborazione con Microsoft e ha coinvolto 20 ragazzi tra i 14-15 anni, i quali hanno utilizzato questa piattaforma di gioco all'interno di un'esperienza di apprendimento relativa ad un progetto di Geografia in lingua inglese sui cambiamenti climatici e sulla sostenibilità. Gli studenti e i loro lavori sono stati poi valutati e i risultati sono riportati qui nell'articolo.
federica2030

A review of anatomy education during and after the COVID-19 pandemic: Revisiting tradit... - 2 views

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    la pandemia di covid 19 ha avuto effetti significativi sull educazione e l apprendimento, e in questo caso specifico, si pone l attenzione sugli effetti relativi agli studenti di anatomia. essa infatti, costituisce "la base delle scienze mediche" dove gli operatori sanitari costruiscono il loro sapere. come nell articolo, credo sia importante sottolineare l importanza di elaborare metodi di insegnamento sempre nuovi ed al passo con i tempi al fine di ottimizzare le energie cognitive, e favorire un apprendimento a distanza che è molto più conveniente in termini di accessibilità in quanto abbattendo le barriere legate alla distanza e agli spostamenti, è possibile formare in modo efficace molte più persone.
nicolecanale1

Videogiochi e apprendimento: giocare imparando, imparare giocando - 2 views

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    Questo è un articolo recente in cui troviamo elencati quali sono i vantaggi dei videogiochi in ambito educativo. Quindi i videogiochi non sono considerati dei semplici passatempi ma un'attività che presenta anche delle funzioni didattiche. Il gioco infatti rappresenta una strategia educativa, un modello di apprendimento e di problem solving che consente ai ragazzi di sviluppare pensiero creativo, intuitivo, che potenzia le loro abilità percettivo- sensoriali e quelle motorie; inoltre il gioco ha questa capacità di coinvolgere emotivamente i ragazzi, di motivarli e incoraggiarli ad impegnarsi, a trovare nuove soluzioni e a sperimentare. L'articolo riporta anche uno studio che dimostra che , l'apprendimento con i videogiochi, risulta più veloce rispetto alle classiche forme di didattica.
vdipaola

Il Mobile Learning attraverso la nuova rete LoRaWAN... - Google Scholar - 5 views

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    L'articolo pubblicato il 31 dicembre 2020 da Firenze University press (www.fupress.com/sf) nel n. 2-2020 Studi sulla Formazione del Open Journal of Education, è scritto da Giuseppe De Simone Ricercatore di Pedagogia sperimentale - Università di Salerno; Michele Domenico Todino Docente di tecnologie didattiche per l'inclusione - l'Università degli Studi del Sannio di Benevento; Maria Annarumma Ricercatrice di Didattica e Pedagogia Speciale - Università di Salerno. L' articolo cerca di fornire una definizione chiara del Mobile Learning e delle sue caratteristiche, inoltre cerca di descrivere come il Mobile Learning potrebbe aiutare i bambini e gli adolescenti nell'apprendimento nella quotidianità sia in luoghi di apprendimento formale che informale. Infine, questo lavoro esplora l' evoluzione delle tecnologie di telecomunicazione con una descrizione delle IoT -Internet of Things e della Rete LoRaWan per stimare come sarà il Mobile Learning di domani.
matti13

Media Education tra Infanzia e Primaria - 5 views

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    Vorrei partire con questo incipit che equivale all'ultima frase in questo articolo:" Per questo il primo passo da compiere è quello di vincere le resistenze dei docenti, personali e del sistema, per avvicinarli a queste tematiche, ed affrontare opportuni percorsi formativi, sapendo che ogni giorno che passa, il gap tra un sistema scolastico più o meno arretrato e un sistema sociale sempre più profondamente innervato nel mondo digitale e nelle sue ormai numerosissime applicazioni, aumenta inesorabilmente." Questa premessa per dire che, visti i tempi con cui avanzano le comunicazioni digitali, un intervento di Media Education è sicuramente indispensabile e necessario; e come afferma questa frase di quest'articolo è più giusto indirizzarlo (inizialmente) non verso i bambini, ma verso quella fascia di età che fondamentalmente si trova nella stessa situazione dei bambini che nascono ora, nel senso che sono nati quando tutto questo "ancora" non c'era, e nella maggioranza dei casi stare al passo con i tempi non è stato possibile e quindi stanno piano piano assimilando queste innovazioni: gli adulti. Quanti adulti ancora si vedono con un utilizzo inadeguato delle nuove tecnologie (dall'uso dei social, ai metodi di comunicazione, al saper filtrare le notizie vere dall'immensità di notizie che si ricevono e così via..). Per questo sarebbe opportuno prima fare un intervento di Media Education su questa categoria, attraverso continui aggiornamenti su quello che sta cambiando e come utilizzarlo; e dopo questo, secondo me, anche un semplice genitore (non necessariamente un educatore/maestro) sarà in grado di sapere come far entrare il proprio bambino nel "nuovo" mondo, in quali dosi, in quale momento, oppure attraverso gli strumenti più appropriati.
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