Skip to main content

Home/ Media Education/ Group items tagged Ricerca

Rss Feed Group items tagged

massimomoretti

L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica - 8 views

  •  
    L'articolo, pubblicato nel 2016, evidenzia la rilevanza dell'introduzione delle tecnologie nella scuola italiana, processo che si è sviluppato negli ultimi quarant'anni. Inizialmente molti insegnanti furono influenzati dalle innovazioni modificando atteggiamenti e metodologie; tuttavia, a mano a mano che l'introduzione delle ITC nella scuola si andava affermando, emersero criticità e contraddizioni provocate da problemi tecnici, incompatibilità, mancanza di tempo e carenza di preparazione degli insegnanti. L'esperienza del passato, a fronte delle difficoltà verificate, rischia di passare in second'ordine o - addirittura - di essere dimenticata, unitamente al portato teorico e didattico caratterizzante la fase precedente. S'impone pertanto una riflessione critica attraverso la presentazione di alcuni lineamenti della storia dell'introduzione delle ITC nella scuola, delle concezioni che l'hanno accompagnata e dei rapporti che spesso, anche all'insaputa degli innovatori, si mantengono tra passato e presente. La tecnologia informatica fu introdotta ufficialmente nella scuola italiana nel 1985 (primo Piano Nazionale Informatica - PNI 1), affiancata agli insegnamenti di matematica e fisica del primo biennio della scuola superiore. Il PNI 1 nacque dall'idea che l'alfabetizzazione informatica costituisse l'unica via d'accesso alla società dell'informazione e dalla fiducia nella possibilità per gli strumenti e le tecniche dell'informatica di favorire lo sviluppo cognitivo degli studenti. In seguito, l'introduzione del linguaggio di programmazione, dei videogiochi e degli ambienti di scrittura indussero a ritenere il computer uno strumento di supporto per l'apprendimento, capace di dilatare la conoscenza e il processo per acquisirla, favorendo l'autonomia e la creatività, secondo un approccio cognitivistico-costruttivista. Negli anni Novanta, con l'avvento dell'ipertestualità, la tecnologia venne accolta nella scuola
  •  
    con lo scopo di avvicinarla alla realtà vissuta dagli studenti a casa e in altri ambienti, contraddistinta dall'interazione tra parola orale, testi scritti, suoni e immagini. Le più recenti iniziative ministeriali da un lato spingono verso limiti più avanzati l'idea della partecipazione sociale, dall'altro sembrano riscoprire il valore di pratiche già sperimentate negli anni Ottanta e in parte dimenticate dalla scuola. L'articolo, in particolare, pone l'accento sulla pratica del coding, vale a dire sul processo finale di programmazione, quello della scrittura del codice attraverso l'uso di un determinato linguaggio. In sostanza, questa analisi storico-critica mette in evidenza come nel nostro Paese la normativa che regola l'introduzione del digitale nella scuola insegua l'innovazione tecnologica, tentando di stare al passo con questo processo fluido, rapido e costante.
  •  
    FORM@RE - Open Journal per la formazione in Rete L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica Technological innovation in the Italian school. A critical and historical analysis Camilla Moricca - Università degli Studi di Firenze, camilla.moricca@unifi.it Abstract L'introduzione tecnologica nella scuola è caratterizzata da ondate che si succedono conservando scarsa consapevolezza e ricordo della fase precedente. Il lavoro ripercorre in modo sintetico le principali iniziative istituzionali e le più note teorie di riferimento che le hanno accompagnate nell'ottica di favorire una consapevolezza storico-critica su ciò che l'esperienza ci può aver insegnato. Nell'ultima parte ci si sofferma su riferimenti oggi in voga, quali il coding e la robotica, chiedendoci se siano davvero nuovi e se poggino su criteri pedagogici fondati. Parole chiave: tecnologie dell'educazione; analisi storica; coding; robotica. Abstract Technological introduction into school takes place in the form of innovations that maintaining low awareness and memories of the previous phases. The work recalls briefly the main institutional initiatives and best-known theories of reference in order to foster a historical-critical awareness of what the experience may have informed us. In the last part we focus on references in vogue, such as coding and robotics, wondering if they are really innovations and if they are based on valid educational criteria. Keywords: educational technology; historical analysis; coding; robotics. 1. Introduzione L'introduzione delle tecnologie nella scuola ha rappresentato un avvenimento rilevante negli ultimi quarant'anni e il processo che l'ha accompagnata ha coinvolto direttamente molti insegnanti, influenzando i loro atteggiamenti e le loro concezioni metodologiche. Sembra quindi ragionevolmente importante soffermarsi a riflettere su questo percorso per comprenderne meglio la natura. Tuttavia sono carenti i lavori
cpucello

Il social network scientifico del futuro - 3 views

  •  
    L`articolo è stato scritto da Phil Jones il quale ha trascorso gran parte della sua carriera lavorando su progetti che utilizzano la tecnologia per accelerare la scoperta scientifica. Phill Jones è stato il responsabile della sensibilizzazione degli editori a Scienza digitale. Il suo ruolo attuale è co-fondatore per il digitale e la tecnologia presso la MoreBrains Cooperative, una società di consulenza che lavora in prima linea nell'infrastruttura accademica, nella gestione delle informazioni e nella diffusione della ricerca. Phill Jones ha avuto una carriera di ricerca interdisciplinare di successo presso l'Imperial College di Londra, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in Fisica e Harvard Medical Schools, dove è stato membro della facoltà di ricerca che lavora in ictus, alzheimer e imaging ottico molecolare. Il tema trattato nell ́articolo risulta ancora molto attuale in quanto ancora in fase di realizzazione. Phil Jones, nel blog, sfida per gli editori a trovare modi per ridimensionare gli usi dei social media per renderli accessibili e preziosi per tutti. Ipotizza dei profili sintetici e non complicati e proprio come Reddit, Instagram o Pinterest, la persona sarà costituita dal contenuto aggregato che ha inviato ed i validi contenuti saranno letti, scaricati e utilizzati, consentendo ai contributori di costruire una reputazione basata sui loro risultati di ricerca. Vi sono social network dedicati al mondo accademico e della ricerca. I più utilizzati sono ResearchGate (6 milioni di utenti), Mendeley (oltre 3 milioni) e Academia.edu (circa 18 milioni ma è aperto a chiunque) ma nessuno è riuscito ad affermarsi come ad esempio Facebook non vengono dunque sfruttate le potenzialità di "luogo virtuale" dove scambiare e discutere idee e creare nuove collaborazioni. Vediamo ancora nascere e a morire nuovi social network come ad essempio BioMedExperts e NatureNetwork. Il blog post su Digital Science si interroga dunque sul perché l'utilizzo dei social
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

  •  
    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
  •  
    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
renate2910

Ricercatori dell' università di Stanford analizzano le modalità con cui stude... - 5 views

  •  
    THE CORNERSTONE OF CIVIC ONLINE REASONING Autori: Sam Wineburg, Sarah McGrew, Joel Breakstone, Teresa Ortega Data: 22 Novembre 2016 Da Gennaio 2015 a Giugno 2016 lo "Standford History Education Group" ha eseguito una ricerca sul campo e valutato il pensiero civico, ed in particolare l'abilità di giudicare la creditbilità e l'attendibilità di informazioni che influenzano la gioventù attraverso smartphones, tablets e pc. In totale sono state raccolte ed analizzate le risposte di 7.804 studenti di 12 Stati. Le ricerche sono state svolte in diverse scuole (più o meno dotate di risorse, tra cui scuole medie, scuole superiori, college etc.) ed elaborate in sei diverse università. Il lavoro si è sviluppato su tre fasi: determinazione del prototipo/modello; valutazione e test di abilità; ricerca sul campo. Agli studenti della scuola media era richiesto di verificare per esempio la credibilità di articoli pubblicati su internet; gli studenti di scuola superiore dovevano per esempio valutare e analizzare diversi posts su facebook. Gli studenti del college dovevano valutare la credibilità di alcune pagine web. Lo scopo della ricerca era mettere a disposizione dei giovani materiale che li possa aiutare a navigare nel mare di disinformazione che trovano online. Personalmente ritengo che l'oggetto di questa ricerca sia stato molto importante, perchè è molto facile trovare informazioni parziali o anche false navigando su internet e quindi bisogna saperle riconoscere come tali. Condivido pienamente il pensiero del filosofo Michael Lynch, secondo cui l'internet è il miglior modo di verificare fatti, ma al contempo può moltiplicare anche degli errori, bias o delle informazioni false.
andrea-bertoli1

GIOVANI SGUARDI SULLA MEDIA EDUCATION - 3 views

  •  
    Articolo di Cosimo Marco Scarcelli Università degli Studi di Padova Mediascapes journal del 5/2015 L'articolo riporta una ricerca su circa 300 studenti di un istituto scolastico secondario di primo grado in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. L'obiettivo della ricerca, che parte dalla voce dei giovani, è comprendere cosa pensano della media education, le loro aspettative e come rispondano agli stimoli e alle attività proposte. Il fine è fornire strumenti volti a creare una linea di comunicazione e pratiche capaci di integrare l'educazione attraverso i mediali e le attività quotidiane dei giovani.
  •  
    Scarcelli, C. M. (2015). Giovani sguardi sulla media education. Mediascapes Journal, 5, 164-177. Nell'occidente i bambini e gli adolescenti sono i più grandi consumatori dei media digitali che entrano a far parte in modo sempre più pervasivo della vita dei giovani. La Media Education (ME) pone tra i suoi obiettivi proprio quello di promuovere lo sviluppo delle competenze necessarie per leggere e analizzare i messaggi veicolati dai media e per entrare attivamente a far parte del loro processo produttivo. Questo articolo descrive i risultati di una ricerca che ha coinvolto un istituto scolastico secondario di primo grado in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. L'obiettivo della ricerca era quello di comprendere cosa i ragazzi pensassero della media education e quali fossero le loro aspettative. La ricerca, inoltre, evidenzia come l'educazione ai media dovrebbe essere implementata in un'ottica dinamica e dialogica, in modo da calarsi nelle esperienze dei giovani e modellarsi attorno ai loro bisogni.
angelamaesano

Giovani sguardi sulla media education - 9 views

  •  
    Questo articolo si sviluppa attorno ai risultati di ricerca che ha coinvolto un istituto scolastico secondario di primo grado (circa 300 studenti) in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. Ben 62 ore di osservazione etnografica hanno permesso la raccolta e 'elaborazione dei dati. Aspetto interessante della ricerca è stato quello di comprendere, a partire dalla voce dei "nativi digitali", cosa questi pensino della media education, quali aspettative abbiano e in che modo rispondano agli stimoli e alle attività che gli vengono proposte. Curiosi e simpatici i pensieri dei ragazzi riportati all'interno dell'articolo. La "Net Generation" utilizza sempre più le risorse messe a disposizione da internet ma spesso ci si limita sul "come fare" rifacendosi a mere competenze tecniche. La media education aiuta a colmare i vuoti educativi e comunicativi che si creano tra adulti e minori in relazione all'utilizzo delle tecnologie digitali.
  •  
    Gli adolescenti e i preadolescenti,definiti "nativi digitali" usano sempre più spesso le risorse offerte da internet. Il fatto che si parli di "nativi digitali" comporta la presenza di una categoria opposta, quella degli "immigrati digitali", i quali a differenza dei primi hanno meno dimestichezza con i digital media. Ciò in virtù del fatto che hanno vissuto in prima persona il passaggio dalla modernità alla post-modernità e dai mass media ai digital media. La media education è frequentemente chiamata in causa per colmare i vuoti educativi e comunicativi che si creano tra adulti e minori in relazione all'utilizzo delle tecnologie digitali. L'articolo proposto si sofferma sui risultati di ricerca ottenuti in un istituto scolastico secondario di primo grado in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. L'obiettivo della ricerca è quello di comprendere cosa i ragazzi pensino della media education e di fornire strumenti utili a correggere e indirizzare le attività quotidiane dei giovani. Il tutto passa per la formazione degli adulti e degli insegnanti.
fabiogibaldo

Paper, Pen and Phone: un esempio di progetto didattico e di Media Education. - 3 views

  •  
    Il progetto educativo PPP (Pen, Paper and Phone) è un esempio di didattica improntata agli assunti teorici della Media Education e dell'Apprendimento Significativo. Si tratta di un insieme di pratiche il cui fine è quello di abilitare gli studenti allo sviluppo di new media literacies e digital literacies, attraverso il "potenziamento" di literacies tradizionali, riconosciute come presenti ma "attenuate" nei "nativi digitali" in genere: lettura, scrittura, ricerca di informazioni, analisi critica dei testi mediali. La comprensione critica e concettuale è funzionale a tale scopo: gli argomenti prescelti per lo studio e la ricerca da parte degli studenti, sono concepiti come "strumenti", veri e propri pretesti per fornire opportunità di sviluppo di un set di abilità sociali e competenze culturali che predispongono ad un "lifelong learning" e, in ultima analisi, alla piena partecipazione alla Cittadinanza Digitale, democratica e attiva. Gli insegnanti sfruttano la congenialità con i media (nella fattispecie smart phones), utilizzati o meglio vissuti dagli studenti sempre più come "sistema dei media" e vero e proprio "ambiente di vita", al fine di predisporre ambienti di apprendimento informale e cooperativo. Gli autori del progetto muovono dalla consapevolezza che la semplice didattica fondata sull'impiego di media elettronici e digitali, come meri supporti didattici, conduca a forme di apprendimento superficiale e meccanico, se non sostenuta da un protocollo di lavoro ad hoc e da un adeguato apparato teorico e metodologico di ricerca. Da qui lo sviluppo di una propria Metodologia di ricerca didattica e l'individuazione di obiettivi e strategie valutative (mappatura concettuale) per poter misurare l'efficacia dell'intervento.
lballarin

The Impact of Technology on People with Autism Spectrum Disorder - 3 views

  •  
    Questo articolo è una ricerca evidence-based, che tratta di come la tecnologia possa dare accesso alle persone nello spettro autistico a differenti modi di apprendimento in una maniera più confortevole e più dimensionata al loro tipo di funzionamento. Oltre a dare una spiegazione di base su cosa sia l'autismo, e su quali sono le percentuali di incremento delle diagnosi di autismo negli Stati Uniti negli ultimi anni, spiega come il mondo cibernetico e in particolare quello dei videogames siano un ambiente particolarmente adatto ed apprezzato dalle persone (bambini ragazzi e adulti) nello spettro autistico. Considerato questo, pone in luce i diversi metodi di approccio dall'e-learning classico al gaming, che sfrutta i simboli e i sistemi tipici della tecnologia di intrattenimento (videogames) e il tipo di script usato per quel determinato media per insegnare attraverso di esso alcune specifiche situazioni reali. Quindi eseguono varie ricerche attraverso questionari di gradimento e ricerche su tags nei motori di ricerca per evidenziare le risposte al quesito "quanto la tecnologia contribuisce all'apprendimento e allo sviluppo di determinate abilità in soggetti ASD". Sono poi stati evidenziati, come risultanti di questi tipi di ricerca basati sull'analisi fattoriale e di interviste, che vi sono vari livelli di sviluppo e apprendimento a seconda del media utilizzato: performance migliori rispetto all'utilizzo classico dei sistemi scolastici, sviluppo di capacità di regolazione cognitivo emotiva appreso dal sistema di gaming e riportato nella realtà, apprendimento di abilità di programmazione informatica. In conclusione la ricerca mostra che la tecnologia è molto autistic-friendly, sia perché ben si adatta alle funzionalità delle persone ASD sia perché riesce a colmare alcuni gap che nelle strutture scolastiche classiche restano di difficile accesso. Si pone quindi maggiore attenzione sui punti forza e non sui deficit.
saradimartino97

Ambienti di apprendimento innovativi - Una panoramica tra ricerca e casi di studio - 7 views

https://www.researchgate.net/profile/Elena-Mosa/publication/301601802_Ambienti_di_apprendimento_innovativi_-_Una_panoramica_tra_ricerca_e_casi_di_studio/links/571bddbd08ae6eb94d0d69ee/Ambienti-di-a...

ambienti di apprendimento innovazione nuovi metodi didattica scuola

started by saradimartino97 on 18 Nov 24 no follow-up yet
veronica2478

Se la competenza digitale non contrasta il cyber-bullismo - 3 views

  •  
    Il terzo articolo - scritto da Luciano Di Mele ed Erika Isatto dell'Università Telematica Internazionale Uninettuno - l'ho scelto perché ci aiuta a riflettere sul ruolo attuale della competenza digitale, che non è solo e sempre fattore di protezione ma in alcuni casi agevola comportamenti disfunzionali. Tale articolo riporta uno studio svolto con adolescenti della scuola secondaria sulla valutazione della competenza digitale. Obiettivo dell'indagine era esplorare variabili target, costituite da comportamenti disfunzionali (come cyber bullismo e cyber vittimismo), e metterle in relazione con altrettanti fattori di protezione (come Efficacia Tecnologica ed efficacia Metacognitiva). Uno dei risultati ottenuti da tale studio è che l'autoefficacia metacognitiva si correla positivamente con le tendenze alla cyber vittimizzazione e soprattutto con il cyber bullismo. Tale esito fa riflettere sull' importanza dell'educazione alla competenza digitale, non basta conoscere gli strumenti per ridurre il fenomeno del cyber bullismo, talvolta chi è più esperto ha tendenze ad attuare comportamenti disfunzionali, quindi, è necessario, nell'educazione ai media, coinvolgere anche gli aspetti etici. Gli autori sottolineano l'esigenza di approfondire la ricerca in tale campo e verificare se determinate azioni educative siano efficaci per promuovere comportamenti etici in rete.
  •  
    Questo interessante articolo sul cyber-bullismo e le competenze digitali si concentra sulla relazione esistente tra i due fattori. In particolare ci si chiede come la media educational può modulare azioni a specifiche necessità riguardo il fenomeno del cyber- bullismo, cyber-vittimizzazione e le competenze digitali che riguardano il mondo degli adolescenti. 837 studenti di scuola secondaria, ragazze e ragazzi in età compresa tra i 14 e i 19 anni, sono stati sottoposto a questionari di autovalutazione, . La ricerca ha rilevato che negli adolescenti queste competenze non diminuiscono la tendenza al cyber-bullismo, competenze digitali più evolute come quelle metacognitive si associa a un comportamento che porta al bullismo o alla vittimizzazione in internet. Dato positivo Quello che ci si chiede è se i stessi ragazzi hanno ben chiari i confini etici che vanno al di là delle competenze digitali che possono essere usate in modo costruttivo o distruttivo. In questa era, dove identità reale e virtuale diventano una cosa sola, gli adolescenti hanno bisogno non solo di essere educati al digitale, ma in particolar modo aiutati ad essere sempre più consapevoli e coscienti dei propri comportamenti in rete che, seppur protetti dallo schermo il quale crea un evitabile distacco emotivo con il mondo reale, possono avere conseguenze gravi, specie se non guidati dall'etica. Questa potrebbe diventare la nuova sfida educativa della media education, ovvero non solo educare i giovani alla competenza tecnologica, ma anche saper promuovere nuove consapevolezze sui comportamenti etici in rete.
bordigoni

Guida alla valutazione di un programma di educazione ai social media - 18 views

  •  
    Trovo interessante la guida (scaricabile dopo la compilazione del form a cui si accede dal link sopra) perché partendo dai dati emersi da una ricerca sull'uso dei social media nelle imprese (che evidenza un notevole divario tra quello che le imprese si aspettano che i loro dipendenti sappiano e ciò che sanno realmente sui social media), propone un impianto di programma di formazione personalizzabile sui social media basato su: la gestione dei clienti e del mercato, l'uso dei social media, lo sviluppo della leadership. In particolare trovo interessante questa guida perché considera sia l'aspetto dell'addestramento ai social media che l'educazione afferente gli aspetti del mercato e del governo dell'impresa attraverso la lettura delle dinamiche emergenti e di come queste possono essere gestite con la "nuova" tecnologia. La guida inzia con "Empower your Workforce" a sottolineare la finalità principale del programma di educazione. Tutto questo a conferma di quanto viene evidenziato all'interno del ns. corso di studi. La guida è stata pubblicata da Hootsuite, un'impresa leader nel settore dei sistemi di analisi e gestione dei social network; la ricerca citata è stata realizzata da altimeter, società leader nelle ricerca e nella consulenza strategica sulle tecnologie "disruptive".
giuseppepiazza

Association of Maltreatment With High-Risk Internet Behaviors and Offline Encounters - 3 views

  •  
    Si tratta di una ricerca realizzata nel 2013 negli Stati Uniti dalla Accademia Americana dei Pediatri che parte dal seguente presupposto fattuale: il 95% degli adolescenti americani ha un accesso a Internet e l'80% utilizza siti di social networking come MySpace o Facebook. Obiettivo della ricerca è la valutazione dei comportamenti a rischio attuati sulla rete Internet, tra cui: la visualizzazione di contenuti sessuali espliciti, la realizzazione di profili personali considerabili provocanti o la partecipazione diretta o indiretta a momenti di incontro/scambio caratterizzati sessualmente. Lo studio ha inteso valutare due ipotesi principali:1) Le esperienze di maltrattamento sono l'unica causa dei comportamenti a rischio su Internet? 2) La qualità della funzione genitoriale è correlata negativamente alla propensione degli adolescenti di attivare comportamenti a rischio su Internet e di partecipare a successivi incontri di persona con individui precedentemente conosciuti sulla rete? La ricerca è stata realizzata su 251 adolescenti femmine, tra i 14 e i 17 anni, di cui 130 avevano subito maltrattamenti mentre le rimanenti 121 sono state utilizzate come campione di confronto. Sono state raccolte informazioni sui comportamenti degli adolescenti, sia quando sono su Internet sia nelle attività "off-line", unitamente alle qualità genitoriali manifestate in famiglia. Sono stati valutati anche gli incontri che gli adolescenti hanno avuto con persone originariamente conosciute attraverso Internet con una dilatazione temporale tra 12 e 16 mesi. I risultati mostrano che il 30% degli adolescenti riporta di aver avuto incontri di persona successivi al contatto via Internet. Esperienze di maltrattamento, problemi comportamentali adolescenziali e bassa abilità cognitiva sono state direttamente correlate con comportamenti a rischio sulla rete. L'esposizione a contenuti sessuali, la creazione di profili personali ad alto rischio, e il ricevere sollecitazioni sessuali nella
giancarlobelvito

Alfabetizzazione mediatica, di educazione ai media, della tecnologia dell'informazione ... - 6 views

  •  
    Mi è sembrato interessante condividere uno studio di uno dei paese più importanti in via di sviluppo. Ho trovato questa ricerca effettuata dal dipartimento Department of library and Information Science, University of Calcutta, da mie ricerche una università , riconosciuta a livello internazionale e complice di varie collaborazioni con università Inglesi e Americane. La ricerca organizzata riguarda lo studio sulla consapevolezza ai media e educazione ai media tra gli utenti della biblioteca universitaria in India, eseguita da studenti del Dipartimento di biblioteconomia e scienza dell'informazione, Università di Calcutta. Lo studio coinvolge 50 studenti della università di Calcutta, gli obbiettivi sono lo studio di alfabetizzazione mediatica e educazione ai media e il ruolo dei media tra gli studenti e il loro uso, e la capacita di rivisitazione delle informazioni attraverso i diversi media. Lo studio evince l'importanza della alfabetizzazione mediatica e l'educazione ai media sono molto legate e ora mai parte integrante della nostra vita di tutti i giorni nella ricerca è evidenziato come una non corretta conoscenza dei concetti di alfabetizzazione porta a una mancata comprensione e errato utilizzo dei nuovi media e solo una analisi critica permette un loro utilizzo cosciente e una possibile miglioramento. Riferimenti dello studio sono di ottimo livello, forse poteva essere eseguita su un campione maggiore di studenti. http://www.caluniv.ac.in/ Articolo del June, 2015
alelost93

Pratiche digitali e abilità di bambini al di sotto di 6 anni - 2 views

  •  
    È interessante prendere in considerazione questo articolo pubblicato nell'anno 2017 perché riporta un lavoro di ricerca fatto in una università di Lisbona che cerca di comprendere le abilità digitali dei bambini al di sotto dei 6 anni. Alcune famiglie con bambini sono state intervistate e osservate, venendo scelte in base al livello socio-economico. Ci si interroga su che tipo di capacità possano sviluppare i bambini che utilizzano i media digitali e i risultati della ricerca hanno riportato che un alto numero di bambini usa le tecnologie in modo autonomo, senza l'aiuto dei genitori, soprattutto familiarizzano facilmente con tablet e cellulari. I bambini già da piccoli sono molto abili e precoci; quando non sanno ancora leggere e scrivere sono in grado di installare applicazioni sul telefono, usano il sistema di ricerca vocale e archiviano dati. Arrivano addirittura a cambiare la configurazione utente per entrare in siti che i genitori hanno bloccato. Bambini di 2 anni tramite queste tecnologie hanno imparato a scrivere su youtube il nome di personaggi dei cartoni animati per poterne vedere i video. I benefici dello sviluppo di queste competenze digitali in tenera età favorisce la capacità di risolvere problemi e prendere decisioni. Conseguenza molto importante è che i bambini diventano più collaborativi e sviluppano le loro capacità motorie grazie alla stimolazione cognitiva che ne deriva
sabry_bertazzo

Didattica e dislessia: un uso vicariante dei nuovi media per favorire la lettura - 6 views

  •  
    L'articolo scritto da Stefano Di Tore (università di Salerno) con Marco Lazzari (Università di Bergamo) e Jordi Conesa Caralt (Università della Catalogna) e pubblicato sulla rivista Formazione Lavoro Persona presenta i risultati di una ricerca condotta nel 2016 al fine di comprendere l'utilizzo dei videogames quali strumenti efficaci per favorire l'apprendimento delle competenze necessarie alla lettura in bambini con dislessia. Dopo una breve presentazione delle caratteristiche della dislessia e delle competenze linguistiche, l'articolo si sofferma sulla descrizione del videogame utilizzato nella ricerca (Letter Ninja) e presenta nel dettaglio i risultati ottenuti. Nonostante emerga che i soggetti sperimentali abbiano ottenuto un miglioramento nella velocità di lettura con l'utilizzo del videogame, la ricerca presenta diversi limiti tra cui il basso numero di soggetti partecipanti (6) e l'assenza di un gruppo di controllo.
mccarnuccio

Giovani sguardi sulla media education | Scarcelli | Mediascapes journal - 4 views

  •  
    Questo articolo di Cosimo Marco Scarcelli (ricercatore presso FISPPA, Università di Padova) illustra un intervento realizzato presso un istituto secondario di primo grado fra circa 300 ragazzi, con la collaborazione di alcuni ricercatori. Con l'obiettivo di favorire un utilizzo di Internet più consapevole e quindi più sicuro da parte dei ragazzi, e un supporto più consapevole da parte dei genitori e degli insegnanti, il progetto ha cercato di favorire lo sviluppo di adeguate competenze. E' stato rilevato il punto di vista dei ragazzi, includendo nel progetto una ricerca sul campo, divisa in una prima fase (ante intervento) di osservazione etnografica e una seconda fase (post intervento) in cui ai ragazzi è stato sottoposto un questionario di gradimento. I risultati dell'osservazione preliminare sono stati utilizzati per calibrare l'intervento cercando di rispondere alle esigenze espresse dai ragazzi, in particolare riguardo l'importanza della partecipazione attiva, la negoziazione e la condivisione. Dalla ricerca è emersa la visione dicotomica, presente sia nei ragazzi sia negli adulti, dei ragazzi come o "vittime" dei sistemi digitali o, all'estremo opposto, "naturalmente" competenti nell'ambito digitale. E' emersa anche l'esigenza da parte dei ragazzi di una media education fondata sul dialogo, co-costruita e soprattutto calata nella vita quotidiana.
valeee

Ragazzi e tecnologia, la scuola è impreparata: che dicono i dati - 1 views

  •  
    Attraverso questo articolo, l'autore Paolo Ferri cerca di portare uno spunto di riflessione sull'impatto della pandemia da Covid-19 sull'uso della tecnologia digitale dei bambini tra i 0 e i 10 anni, e soprattutto delle loro principali figure educative, come maestri e genitori. La maggior parte di questi ultimi rientrano nella generazione dei cosiddetti millenials, persone nate tra il 1980 e la metà degli anni '90, che anche se non si possono definire "nativi digitali" come i loro figli, hanno conosciuto in età adolescenziale la tecnologia, la comunicazione e il web: tutti elementi che hanno scandito sempre di più la loro quotidianità fino a diventarne oggi una parte integrante. La ricerca "Bambini e lockdown" presentata nell'articolo, condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche con la collaborazione di un gruppo di ricercatori dell'Università di Milano-Bicocca e della spin-off dell'Università di Milano-Bicocca "Bambini Bicocca", si pone l'obiettivo di indagare i ritmi, le regole, le routine, l'esperienza educativa e didattica e gli stati emotivi dei bambini e dei genitori durante il lockdown, utilizzando dati raccolti in due indagini (2020, 2021) attraverso questionari. Attraverso l'approfondimento dei risultati, l'autore cerca di consapevolizzare il pubblico sull'importanza di formare insegnanti e genitori ad educare i piccoli a un uso ponderato e creativo dei dispositivi digitali e del web. In particolare, dai dati presentati si evince come le famiglie con bambini tra 0 e 10 anni, siano attrezzate dal punto di vita del possesso di device e di connessione internet, con un numero di strumenti tecnologici che tende a crescere con l'aumentare dell'età dei bambini, i quali non solo nel 2021 hanno trascorso più tempo davanti allo schermo rispetto all'anno precedente, ma sono anche sempre più spesso gli unici possessori ed utilizzatori delle loro periferiche digitali. L'autore ha voluto più v
  •  
    [continua] L'autore ha voluto più volte rimarcare l'importanza di intendere i dati e i relativi risultati, come generati all'interno di un processo di "naturalizzazione" della vita sullo schermo dei bambini nelle opinioni dei genitori, che porterebbe a delle distorsioni nella loro percezione dell'effettivo tempo di utilizzo di questi dispositivi. Nella seconda parte della ricerca, emerge l'evidenza di una generalizzata carenza di strutture e formazione metodologica sulla didattica aumentata dalle tecnologie. Infatti, il tempo impiegato in attività di DAD/DDI è aumentato nel 2021, ma nonostante ciò, le metodologie impiegate non sembrano aver avuto alcuna evoluzione o adattamento alle nuove esigenze dei bambini e delle loro famiglie. Il principale problema, segnalato anche dai genitori, sembra essere l'ostinazione nell'adottare un approccio trasmissivo e nozionistico, tipico delle classiche lezioni frontali in presenza, che lascia poco spazio all'interazione e all'interattività, e che rischia di appesantire ulteriormente il carico cognitivo del bambino, di limitarne le capacità di attenzione e di comprometterne l'apprendimento. L'autore alla fine evidenzia la presenza di una correlazione negativa tra il titolo di studio dei genitori e il tempo di utilizzo dei device, prima di concludere rimarcando l'importanza di un'educazione all'utilizzo creativo, critico e costruttivo delle tecnologie digitali, che deve necessariamente passare per i genitori e gli insegnanti e quindi le istituzioni, per poter essere davvero efficace ed influenzare l'interazione quotidiana dei propri figli con la tecnologia.
claudiab1973

I social media: una potenziale causa e un trattamento per i disturbi alimentari - 2 views

  •  
    In questa recente ricerca, pubblicata l'11 luglio 2022, è stata esaminata la letteratura presente sulla relazione tra disturbi alimentari e social media in un campione di ragazzi di età compresa tra i 13 e i 18 anni con e senza disturbi alimentari. Sono stati esaminati 8 articoli che descrivono gli esperimenti condotti da vari studiosi al fine di trovare le evidenze dell'influenza negativa dei social media sugli adolescenti in particolare nel campo dei disturbi alimentari. Gli esperimenti descritti negli articoli mostrano che i social media hanno una relazione diretta con i disturbi alimentari tra gli adolescenti, che i commenti alle fotografie postate sono un fattore che ha una forte influenza su di loro; l'abitudine di postare fotografie porta infatti all'insorgenza di un qualche sintomo di disturbo alimentare. È stato dimostrato come i social media portino a dare troppa importanza al proprio corpo facendo sviluppare problemi psicologici e mentali. Alcuni di questi esperimenti hanno indagato anche i fattori che influenzano la guarigione e si è visto che i fattori cognitivi comportamentali e sociali sono correlati con la capacità di recupero dei pazienti. Si è quindi ritenuto efficace un utilizzo dei social media nella futura progettazione del trattamento dei disturbi alimentari. La conclusione della ricerca è stata che i social media possono essere una potenziale causa dell'insorgenza dei disturbi alimentari, è importante però considerare il limite della ricerca che è rivolto ad una popolazione di ragazzi adolescenti e potrebbe non adattarsi agli adulti. L'altro dato importante è che i social media possono essere anche una soluzione efficace per risolvere i problemi legati ai disturbi alimentari.
massimomoretti

Hikikomori Italia: Chi sono gli hikikomori? - 9 views

  •  
    Negli anni Ottanta la supremazia nel campo tecnologico consente al Giappone di vivere un momento di grandissimo splendore economico, ma l'intera società è sotto pressione. Lo sono i lavoratori, lo sono gli studenti, e questa pressione, oltretutto, si scontra con le contraddizioni di una società fortemente tradizionalista che sta correndo verso il futuro. È in questi anni che alcuni giovani, terrorizzati da ciò che li circonda, smettono progressivamente di andare a scuola, si chiudono in casa, mantengono sporadici rapporti con la famiglia e tagliano completamente le relazioni sociali. Non c'è Internet, ma c'è la tv e ci sono i primi videogiochi: chiusi nelle loro camere, i primi hikikomori consumano la loro esistenza nella solitudine. Non sanno di essere hikikomori (letteralmente dal giapponese "stare in disparte" perché questa etichetta verrà coniata dallo psichiatra Tamaki Saito nel 1998. Ai giorni nostri il fenomeno hikikomori non è più soltanto giapponese: gli hikikomori, anche in seguito all'affermazione delle tecnologie digitali, si sono moltiplicati e diffusi nel mondo, con percentuali in costante crescita. In Italia si parla di almeno centomila ragazzi che hanno scelto di isolarsi dal mondo: passano il loro tempo in Internet o a programmare computer o a giocare ai videogame. Mentre in Giappone gli hikikomori sono quasi totalmente maschi, in Italia c'è un 30% di ragazze che fa parte di questa triste squadra. Tuttavia, molti hikikomori riescono a venirne fuori, a ricostruire un rapporto con la realtà e con il prossimo. Le ricerche più recenti mostrano che gli adolescenti più solitari sembrano rispondere alle situazioni sociali in modo tale da perpetuare la propria solitudine. La ricerca futura dovrebbe indagare quando e come la solitudine temporanea diventa solitudine cronica e capire come si possa intervenire per evitare che ciò accada.
montanod

Alfabetizzare ai dati nella società dei big e open data:una sfida formativa - 2 views

  •  
    Il tema della Big data è stato ampiamente trattato nell'elaborato di tesi di Juliana E. Raffaghelli, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell'Università di Firenze e membro del Comitato Editoriale della Rivista internazionale di scienza dell'educazione e della formazione "FORMAZIONE E INSEGNAMENTO" dove è stata pubblicata. La rivista è promossa dalla SIREF (Società Italiana per la Ricerca Educativa e Formativa), sostenuta dal CISRE (Centro Internazionale di Studi sulla Ricerca Educativa). Il file dell'elaborato è scaricabile in formato PDF attraverso l'indirizzo URL della piattaforma di condivisione sociale RESEARCHGATE, social network ad accesso gratuito con tecnologia web 2.0 dedicato a tutte le discipline scientifiche. Nel testo, del dicembre 2017, viene analizzato il modo con cui i Big Data vengono generati ed utilizzati a seguito della progressiva digitalizzazione dei servizi nella società contemporanea. Si presenta la necessità di pensare ad una formazione di tipo educativo volto all'uso dei dati disponibili in rete e la creazione di nuove professionalità. L'analisi pone le basi per la definizione di specifici frameworks per l'alfabetizzazione di base, sia di livello scolastico che di formazione continua, facendo ricorso ad un approccio interdisciplinare che permetta di affrontare i problemi legati ai diversi ambiti sociali e culturali. L'obiettivo principale è quello di creare competenze necessarie per permettere di operare in nuovi contesti proponendone in particolare lo sviluppo verso una cittadinanza attiva digitale.
1 - 20 of 211 Next › Last »
Showing 20 items per page