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elyferro

EAS Episodi di Apprendimento Situato - 1 views

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    Oggi la formazione dei ragazzi passa attraverso i media, la famiglia e la scuola. La scuola in alcuni casi integra, in molti sostituisce: non in tutti i contesti famigliari è possibile creare le condizioni per il formarsi di una cultura adatta al mondo di oggi. L'EAS in ogni sua fase può essere diversificata, obbligando a prendere atto che la classe non è mai compatta ma ricca di differenze. Il docente deve essere in grado di trovare elementi interessanti e validi per rendere possibile un uso selettivo e pensato della tecnologia, proponendo molteplici esperienze laboratoriali (learning by doing). Focalizzare l'intervento sull'apprendimento significativo e su una conoscenza situata per stimolare la capacità di recuperare informazioni, di produrre artefatti e di riflettere sui processi attivati (meta cognizione). A fronte del bombardamento di informazioni cui tutti siamo sottoposti bisogna insegnare ai ragazzi a crearsi delle mappe, delle strade e degli spazi di concentrazione. L'EAS favorisce una assimilazione profonda dei contenuti con il ripetuto tornare sulle stesse cose e, di conseguenza, promuove lo sviluppo della consapevolezza critica e della responsabilità delle persone. Oggi, l'educazione consiste nel creare le condizioni perché il soggetto possa fare empowerment, ovvero sviluppi la capacità di controllarsi da sé, di gestirsi da sé, di difendersi da sé.
giuseppe73

NUOVI MEDIA: ABBATTERE LE DISUGUAGLIANZE PARTENDO DALLA RETE - 5 views

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    L'articolo presentato dalla dott.ssa Costantini che lavora presso la Divisione Comunicazione ed Eventi dell'Università di Trento, è una riflessione sulla diseguaglianza di genere che costituisce un ostacolo importante allo sviluppo umano, argomento trattato dalla dott.ssa Pavan, in un seminario tenutosi nella medesima Università, sugli aspetti peculiari dei nuovi mezzi di comunicazione digitale e sull'uso strategico che di questi può essere fatto per promuovere una cultura delle pari opportunità. Secondo l'autrice, i nuovi media, nati per comunicare, hanno per loro natura, la capacità di influenzare in maniera reciproca (biunivoca)sviluppo tecnologico e pratiche sociali. Proprio attraverso questo sistema nasce il potere, di influenzare e determinare il comportamento altrui. Il gender empowerment dovrebbe permettere di modificare il disequilibrio tra potere e pari opportunità cambiando le prospettive di genere. I nuovi media dovrebbero altresì diventare strumenti per combattere le diseguaglianze. L'istruzione, l'educazione all'uso e la valorizzazione dei nuovi media potrebbero divenire la risposta adeguata ad un giusto equilibrio di genere. Secondo l'autrice, un ottimo esempio di buone pratiche, è rappresentato dalla campagna globale, Take Back The Tech, nata alcuni anni fa, che chiede agli utenti di prendere il controllo della tecnologia per porre fine alla violenza contro le donne. Conclusioni: ho trovato interessante questo articolo, cogliendo sottili sfumature che via via diventano pesanti macigni. La semplicità, o forse meglio l'ingenuità con la quale sottovalutiamo strumenti così potenti come i nuovi media, non ci lascia percepire la reale capacità di questi di determinare un condizionamento tanto profondo negli individui. L'articolo conferma l'importanza dell'educazione ai nuovi media affinché siano utilizzati in modo corretto e consentano di diffondere in questo modo la cultura dell'uguaglianza e non della sopraf
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    Salve Potrebbe sistemare i Tags, credo ci siano errori di battitura, e' apprezzata se possibile un numero di tags ridotti. Grazie
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    Grazie mille
paamthurnax

Empowerment e prevenzione per un Internet migliore: con Happy Onlife si impara giocando - 5 views

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    Happy Onlife è un gioco interattivo sviluppato per conto della Commissione Europea, finalizzato allo sviluppo di competenze digitali attraverso l'acquisizione della consapevolezza su rischi e opportunità legati ai media online. È un mix tra Gioco dell'oca e Quiz, rivolto alla fascia 8-12 anni, che consente di partecipare come singolo o due giocatori/squadre. È il risultato di una ricerca partecipativa che ha permesso agli sviluppatori di calibrare divertimento e coinvolgimento dei ragazzi e di studiare quesiti all'interno di scenari realistici, realizzando così uno strumento ludico-educativo capace di stimolare interesse e al contempo di affrontare tematiche sensibili (interazioni onlife/online, social network, modalità comunicative, fake news, cyberbullismo, protezione dati, ecc). Il videogioco, aggiornato con nuovi contenuti nel Febbraio 2020, è il risultato di studi condotti da vari teams di ricerca a partire dal 2014, sotto un comune progetto europeo (sono reperibili le pubblicazioni tecnico-scientifiche nella sezione "Publications" del menù, al seguente link: https://web.jrc.ec.europa.eu/happyonlife/publications_en.html). Attraverso il gioco, si presenta l'occasione di elaborare esperienze, scambiare opinioni, riflettere criticamente in una cornice co-costruita di apprendimento significativo. In questo clima di partecipazione e reciprocità, la mediazione di genitori e insegnanti può contribuire ad avvalorare l'apprendimento informale, accrescendo l'empowerment di una comunità digitale più responsabile e rispettosa.
saramucedola

Diritto all'educazione e nuove tecnologie. Sulla necessità di un approccio co... - 4 views

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    L' articolo vuole mostrare come l'avvento dei nuovi media e la grande distribuzione tra i giovani di nuove tecnologia debbano andare di pari passo, per quanto possibile, con gli ambienti e i processi educativi ed istruttivi. L'autore mette in risalto i pregi di delle nuove tecnologie come ad esempio l'e-learning e di come la tecnologia favorisca l'affermazione di un livello di didattica personalizzata oltre che permettere a milioni di individui di accedere ad un'esperienza ritagliata sulle proprie esigenze; cosi' come la possibilita' di avere una memoria ''esterna'', online e come questa memoria esterna possa favorire un approccio troppo frettoloso alle informazioni difettando l' attivita' di ricerca e di come le nuove tecnologie vadano ad influenzare i processi mentali ed il pensiero. Seppur vi sono dei rischi quali appunto quello di non allenare la memoria, e' anche vero che nessun sapere puo' chiudersi esclusivamente all'uso delle nuove tecnologie. L'educazione digitale rimane un terreno di dibattito e confronto che separa non solo insegnanti ed educatori ma anche giuristi, informatici e sociologi che provano ad orientarsi tra le possibili minacce e i vantaggi di cui i new media dispongono. Urge quindi un approccio ponderato ed equilibrato: il primo compito degli educatori e' quello di non affidare il controllo totale ai mezzi tecnologici omettendo di vigilare sui linguaggi, divulgazioni e contenuti, ciò che conta è cercare di favorire un'apertura consapevole verso le ICT, mantenendosi fedeli ai principi educativi e, al contempo, scongiurando l'adozione di atteggiamenti troppo ingenui oppure esageratamente critici. Emerge l'importanza di un'educazione che sappia guardare al digitale e che, al contempo, sia capace di farsi essa stessa digitale. L'informazione rispetto ai pericoli legati all'uso improprio dei mezzi e delle strumentazioni possono concretizzarsi solo nel caso in cui l'educatore si sottragga al
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
aless93

Parent empowerment can change media education - 2 views

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    Questo è un articolo del 2023 scritto da Mateja Rek, in cui cita diverse volte Buckingham. L'articolo raccoglie i dati di una serie di questionari rivolti ai genitori di bambini di età prescolare compresa tra 1 e 6 anni nel 2022. La ricerca è stata confrontata con i dati di una precedente ricerca del 2015: i risultati sottolineano un incremento delle capacità e conoscenze delle linee guide nella media education da parte dei genitori. Dall'indagine emerge che l'empowerment dei genitori su tutto ciò che concerne i media ha effetto positivo sulla media education e l'esposizione dei piccoli allo schermo. Sono i genitori ad influenzare in modo significativo la conoscenza e l'esperienza dei media da parte del bambino. I genitori sono modelli che i bambini imitano, per questo negli ultimi decenni sono state fornite raccomandazioni e linee guida per supportare il genitore.
milozzi

Increase in gender gap in the digital sector - Study on Women in the Digital Age | Digi... - 0 views

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    Questo nuovo studio sulle donne nell'era digitale evidenzia l'esistenza di un divario crescente tra la partecipazione degli uomini e delle donne al settore digitale nei diversi campi: dell'istruzione, nella carriera e nell'imprenditorialità. Lo studio, lanciato dalla Commissione europea, ha rilevato che, nonostante la crescente domanda di specialisti ICT e profili digitali, la percentuale di europei con l'istruzione legata alle ICT sta diminuendo. Anche se questa è una tendenza comune per entrambi i sessi, ci sono donne minori rispetto agli uomini che ricoprono posti di lavoro e istruzione correlati alle ICT.
veliadauria

1- MED Introduzione alla MediaEducation. Conduce Maria Ranieri - YouTube - 1 views

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    Video esplicativo sulla Media Education
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    La ME, ovvero, il processo di insegnamento/apprendimento centrato sui media, ha come risultato la Media Literacy, cioè, il saper leggere e scrivere i media. Obiettivi di tale strategia sono lo sviluppo di capacita' di comprensione critica e partecipazione attiva permettendo chi apprende di imparare ad utilizzare le piattaforme digitali in modo consapevole. L'insegnamento della Media Education libera il campo da un'interpretazione sbagliata di tale strategia educativa, in quanto, essa non insegna ad utilizzare le strumentazioni,ma ad apprendere tramite il loro utilizzo perche' costituiscono un aiuto all'acquisizione della conoscenza. Ci si interessa quindi di aspetti culturali e non tecnici. Le origini di tale metodo partono addirittura dagli anni '30, ma negli anni '60 si ha una resistenza verso i media. Negli anni '70- '80 essi vengono rivalutati in chiave culturale per poi assumere negli anni '90 un carattere di empowerment incoraggiandone l'utilizzo. La ME affronta quindi le dimensioni di etica, tecnologia e cognizione, in quanto, l'etica è correlata all'uso consapevole degli strumenti, la tecnologia riguarda l'uso corretto di queste ultime e la cognizione è la capacita' di comprensione dei contenuti mediali. Altro aspetto etico riguarda i social network, i quali hanno fatto sollevare la problematica di difesa della propria identita' e di protezione dal fenomeno del cyberbullismo. Si interroga quindi dell'ambito relazionale e patologico connesso alle piattaforme sociali.
bordigoni

Guida alla valutazione di un programma di educazione ai social media - 18 views

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    Trovo interessante la guida (scaricabile dopo la compilazione del form a cui si accede dal link sopra) perché partendo dai dati emersi da una ricerca sull'uso dei social media nelle imprese (che evidenza un notevole divario tra quello che le imprese si aspettano che i loro dipendenti sappiano e ciò che sanno realmente sui social media), propone un impianto di programma di formazione personalizzabile sui social media basato su: la gestione dei clienti e del mercato, l'uso dei social media, lo sviluppo della leadership. In particolare trovo interessante questa guida perché considera sia l'aspetto dell'addestramento ai social media che l'educazione afferente gli aspetti del mercato e del governo dell'impresa attraverso la lettura delle dinamiche emergenti e di come queste possono essere gestite con la "nuova" tecnologia. La guida inzia con "Empower your Workforce" a sottolineare la finalità principale del programma di educazione. Tutto questo a conferma di quanto viene evidenziato all'interno del ns. corso di studi. La guida è stata pubblicata da Hootsuite, un'impresa leader nel settore dei sistemi di analisi e gestione dei social network; la ricerca citata è stata realizzata da altimeter, società leader nelle ricerca e nella consulenza strategica sulle tecnologie "disruptive".
sara_bnd

Analfabetismo funzionale: cos'è, quanto è diffuso, e combatterlo con la Media... - 2 views

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    In questo articolo si parla del problema dell'analfabetismo funzionale in Italia (dove raggiunge l'80% della popolazione): le persone sanno leggere e scrivere ma non sono in grado di comprendere e interpretare a pieno il senso del messaggio che hanno davanti. Questo causa una condizione di disempowerment della persona\cittadino, che si ripercuote sulla dimensione sociale e lavorativa. Spesso l'analfabetismo funzionale alimenta la diffusione di Fake News nel Web. E' un fenomeno da contrastare! La Media Education, in questo caso rappresenta un utile strumento per sviluppare e potenziare pensiero critico e capacità di comprensione, per un empowerment individuale e della comunità intera.
massimo61

Media education, come creare il "cittadino scientifico" nella società digitale - 8 views

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    L'orizzonte della Media Education non è riducibile al solo fare qualche "buona esperienza" utilizzando una certa strumentazione tecnologia, ma a come l'organizzazione sociale e le istituzione delegate alla formazione sono in grado di assumere i media come parte integrante della propria fisiologia d'inclusione sociale e di metodologie apprenditive, investendo risorse e competenze per migliorare la formazione nelle conoscenze e nelle competenze di cui la scuola ha la prerogativa pedagogica. La Pedagogia della Media Education mette in evidenza la necessità di uscire dal paradigma difensivista, tipico di una cultura che vedeva nei media soprattutto i caratteri dell'aggressione culturale. La Media Education ,oggi si propone come strategia di empowerment, di emancipazione culturale, persino di uscita dalla subalternità d'una gerarchia sociale cristallizzata.
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    Interessante e attuale articolo scritto dal professore Giovanni Dursi docente di Filosofia e Scienze umane. L'articolo tratta i seguenti punti: - La network society e le sue contraddizioni - La media education vista come capacità di critica e gestione delle tecnologie - L'identità epistemologica della media education: la media literacy e il "pensiero critico" - L'oligarchia planetaria delle produzioni digitali
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    La Media Education concorre alla formazione del "cittadino scientifico" della network society proprio perché l'uso delle nuove tecnologie deve comportare un'attitudine critica e riflessiva nei confronti delle informazioni, l'uso responsabile dei mezzi di comunicazione, un interesse a impegnarsi in reti con scopi culturali
Luciano Di Mele

Quadro delle Competenze Digitali per gli Educatori (DigCompEdu) | EU Science Hub - 7 views

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    Documento ufficiale della Comunità Europea in merito alle competenze necessarie agli educatori per operare correttamente in ambito digitale. DigCompEdu propone sei aree, ognuna articolata in diverse competenze, per un totale di 23. Sono anche previsti sei livelli di acquisizione delle competenze, identificati con le combinazioni di lettere e numeri (da A1 a C2) già utilizzate con successo nel framework europeo delle lingue. L'area 1 riguarda l'ambiente professionale (1. Professional Engagement). L'area 2 è focalizzata sulle risorse e i contenuti digitali (2. Digital Resources). La terza area riguarda gli aspetti pedagogici e didattici connessi all'uso delle tecnologie e viceversa (3. Digital Pedagogy). L'area 4 è relativa alla valutazione attraverso le tecnologie digitali (4. Digital Assessment). L'area 5 è dedicata alla personalizzazione e individualizzazione, nell'ottica del potenziamento dell'autoefficacia (5. Digital empowerment)
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