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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged scientifica

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Romina Mandolini

Open data, open access, open source - 0 views

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    Oramai gli esempi di intelligenza connettiva sono molto numerosi. C'è Wikipedia, lo sono i Social Network con le loro narrazioni dal basso. L'uragano Sandy a New York oltre che dai media, è stato raccontato e documentato in diretta dalle persone sui Social Network, come nessun'altro giornale avrebbe potuto fare. Ho già parlato di Khan Akademy, piattaforma open per la scuola. Qui voglio presentare l'esempio meno conosciuto di "GigaScience", che secondo me segnerà la storia della ricerca scientifica. Si tratta di una piattaforma open source inaugurata quest'anno, dietro alla quale c'è "BioMedical Central", il grande database per la ricerca biomedica, e l'Istituto di genomica di Pechino. Ebbene, questa piattaforma non ha solo l'obiettivo di diventare il database di riferimento di tutte le pubblicazioni scientifiche del mondo, ma mette a disposizione liberamente, anche i software utilizzati i quelle ricerche , dando così la possibilità ad altri ricercatori di replicare e verificare, la correttezza della ricerca. Il primo articolo pubblicato, a firma di Stephen Beck dell'University College di Londra, non forniva un resoconto sulle metodologie di ricerca (era uno studio sul DNA) ma metteva a disposizione anche 84 gigabyte di software per compiere quelle stesse ricerche. http://polymathprojects.org/ è invece un blog che collega tutti i matematici del mondo, sempre con l'obiettivo di condividere e confrontarsi. http://www.galaxyzoo.org/ invece è una comunità che riunisce astronomi. Credo ci sia poco da aggiungere, si tratta di una vera rivoluzione come scrivevo, per noi che la viviamo, inavvertita.
Capasso Fulvio

Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo s... - 1 views

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    "Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti". E' una frase detta da Albert Einstein. Certo è triste vedere come in certi luoghi dove la nostra attenzione dovrebbe essere catturata da altro, sembriamo come ipnotizzati dal nostro dispositivo mobile. Penso che queste immagini facciano riflettere e indubbiamente confermare quanto detto da Eistein. A proposito della "saggezza" di Einstein, anche se "rivista poco scientifica", vi segnalo questo blog di donna moderna http://community.donnamoderna.com/blog/blog-di-anemoneblu24/uno-dei-pochi-veri-geni
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    C'è chi annuncia la comparsa di «una nuova versione 2.0 dell'homo sapiens», battezzandola homo digitalis, o homo zappiens. Nativi digitali, appunto: una razza in via d'apparizione, incarnata da tutti coloro che sono nati a rivoluzione di Internet avviata. A questo nuovo stadio dell'umanità, i supporti multimediali sono considerati alla stregua di protesi cognitive e ludiche. Questo è quello che dice Paolo Ferri docente di Teoria e tecniche dei nuovi media all' università Bicocca di Milano: «L'estensione digitale del proprio sé», è «un comportamento culturale che i nativi praticano diffusamente fin dalla prima infanzia». Si giunge così a ibridare indissolubilmente tecnologia e soggettività. I nativi digitali sono immersi già da sempre «nel flusso mediale che essi stessi plasmano e reinventano». Di modo che l'apparire di una nuova razza umana svela anche una nuova forma di «intelligenza collettiva», il cui esempio più eclatante è Wikipedia. Da qui la radicale «differenza antropologica» con l'obsoleto homo sapiens: lo stato di simbiosi totale con la tecnologia. Se è vero infatti che «l'homo sapiens è sempre stato un homo tecnologicus», è solo con il nativo che si arriva alla fusione totale dei due termini. Gli uomini del Terzo Millennio sono «simbionti strutturali» della tecnologia, sono animati da un «sistema nervoso digitale» e questo rende i nostri cervelli semplici unità di elaborazione di segnali, ma con un costo cognitivo salatissimo.
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    e' vero che la tecnologia a volte supera ed uccide la nostra umanità, ma vediamo quanta umanità viene salvata dalla tecnologia: non si parla solo di scoperte che insistono nel campo della medicina, come macchinari sempre più evoluti che consentono di scoprire in tempo malattie altrimenti inguaribili, ma - visto che il tema principale di questa materia è la comunicazione attraverso il web e l'ipertesto - penso a quante persone sono riuscite a comunicare i loro disagi, lo stato di repressione in cui vivevano proprio attraverso un computer ed una connessione ad internet. Parlo di molti Paesi arabi, ma non solo. Certo l'iperdipendenza è sicuramente negativa, ma a volte lo schermo - di un cellulare o di un computer - ci rimanda un'emozione che altrimenti non avremmo potuto provare, senza contare che abbatte quelle frontiere spaziali e temporali che per secoli hanno tenuto lontane le persone.
EMANUELA PSICOTECNOLOGIE

II ARGOMANTO :NATURA DELL'INTELLIGENZA - 0 views

Emanuela D'Agostino

started by EMANUELA PSICOTECNOLOGIE on 20 Nov 12 no follow-up yet
elisabetta scattolin

Il multitasking - 7 views

ho trovato questa indagine svedese che rovescerebbe il concetto che la donna è favorita nel multitasking: Il vero re del multitasking è l'uomo Sovvertiti gli studi degli ultimi anni: il campion...

#Multitasking

Anna Sposato

Aspetti cognitivi dei videogiochi - Www.aesvi.it - 6 views

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    Un videogioco non è solo un passatempo ma è anche un linguaggio e quindi un approccio cognitivo. Qui emerge l'approccio cognitivista, dal momento che molti teorici del settore già in tempi non sospetti affermavano che determinati linguaggi non sono semplicemente strumenti da applicare o usare bensì mondi «immersivi», nei quali l'utente si trova ad agire come se si trovasse in un «ambiente fluido», un pò come noi utilizziamo Second Life...
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    Si i videogiochi da tempo sono usciti dalla categoria di mero "passatempo". In molti casi le persone trovano in questa dimensione ludico-virtuale modi di esistere. E' un processo di reificazione dove, attraverso modelli matematici molto complessi (computer graphics), la realtà viene ridefinita e reinventata. Recentemente in una pubblicità di videogiochi mi sono accorto che nello spot era utilizzato il termine "realtà aumentata". La pervasività dei videogiochi è in continuo aumento, ormai ogni telefonino ne ha diversi nel suo interno, questa facilità di accesso favorisce sempre più la dissolvenza del confine tra dimensione ludica e dimensione reale.
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    Facendo qualche ricerca sul web, ho scoperto che un gioco di brain training verrà testato negli Usa per capire se è possibile paragonarlo a una terapia medica. Lo scopo è quello di certificarlo per aiutare chi soffre di schizofrenia. Ma, ovviamente, alcuni scienziati sono perplessi. Presto verranno avviati i primi test di controllo per verificare se è davvero possibile equiparare gli effetti di un videogioco a quelli di una terapia farmacologica. Brain Plasticity vuole infatti arruolare 150 persone affette da disturbi cognitivi in 15 diversi stati e invitarli a giocare con il suo software per un'ora al giorno al di fuori dei fine settimana. Dopo sei mesi di prove, nel caso i partecipanti riscontrassero dei miglioramenti nella qualità della vita, il centro di ricerca farà quindi domanda alla Fda per ottenere la commercializzazione come prodotto terapeutico. La caratteristica chiave dei software terapeutici, sarebbe quella di aiutare chi soffre di schizofrenia a superare le difficoltà di apprendimento e sviluppo della memoria comportate dal disturbo. L'obiettivo di Brain Plasticity è quello di capire se qualche ora di attività di fronte allo schermo di gioco possa fare meglio delle terapie a base di farmaci. Un tentativo affatto facile, visto che non tutta la comunità scientifica ritiene che i videogame possano essere utili in questi casi.
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    Come risulta da questa rassegna bibliografica, un videogioco non solo un passatempo ma anche un linguaggio e dunque, in definitiva, un approccio cognitivo.
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    Trovo molto interessanti le ricerche che si stanno facendo in direzione dell'utilizzo terapeutico dei video giochi. Come esposto nell'articolo postato da Silvia ci sono ancora molti pregiudizi nei confronti dei video giochi. Greenfield sostiene che chi critica i videogiochi lo fa perché non è capace a giocarci, insomma un po' la storia della volpe con l'uva. Esiste una certa ideologia che l'articolo definisce "anacronistica" da parte di chi è cresciuto e si è formato attraverso una cultura alfabetica che rende molti accademici restii ad accettare i videogiochi. Le ricerche, al contrario, provano che i videogiochi promuovo la capacità di pensiero parallelo rispetto a quello lineare che a sua volta aiuta a sviluppare empowerment nei suoi fruitori ovvero capacità di flessibilità e autonomia nel raggiungere i risultati, inoltre, a contraddire chi sostiene che i videogiochi limitano le capacità senso motorie, è stato dimostrato che il videogioco allena la capacità coordinativa occhio-mano. I bambini sono più attratti dalle immagini in movimento che da quelle statiche di conseguenza il videogioco è preferito ad altre modalità ludiche. La caratteristica del videogioco è la sua interattività e permette a chi ne fruisce di sentirsi al contempo spettatore e protagonista. È indubbio che il videogioco induce ad uno stato di trance che porta facilmente ad alienarsi dalla realtà circostante lasciandosi immergere dal mondo virtuale, si tratta però, a detta degli autori, di uno "psicofarmaco democratico" in quanto chi lo utilizza lo fa volontariamente ed è protagonista attivo. La televisione, a detta degli autori dell'articolo, sarebbe un mezzo molto più pervasivo ed ipnotico del videogioco. Personalmente concordo con questa visione in quanto la televisione può essere altamente manipolatoria e tende a presentarti una realtà già costruita e interpretata alla base.
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    Ciao, ho due figli, maschi, ormai grandi, che ho seguito in ogni forma di gioco, dai classici con le macchinine, con le Lego, con gli animali, i cosiddetti "giochi intelligenti" e via dicendo, siamo approdati ai giochi su tv quando il grande aveva 8 anni, e ho notato come fosse estremamente più bravo di noi adulti a trovare le soluzioni, provava, sbagliava, si ricordava l'errore, riprovava, con una pazienza meticolosa, cosa che forse gli adulti non hanno. Il piccolo ha iniziato a 3 anni a giocare con la tastiera del pc, intanto il fratello ne aveva 10, e ho potuto notare la velocità di acquisizione del piccolo, rispetto al grande...Che dire, non bisogna demonizzarli, secondo gli studi, anzi, permettono di aumentare le capacità in zone che non vengono sollecitate. I giochi moderni poi hanno storie avvincenti, in cui provarsi, finito una volta, si può ricominciare, per sondare altre strade. Alcuni film si basano sui videogiochi, e posso dire che perfino l'ultima serie televisiva "Da Vinci's Daemons" ricalca nella musica, costumi e storia un episodio di Assassin's cread", gioco che io stessa ho provato e assicuro che è bello. Inoltre posso ricordare che gli stessi piloti utilizzano questi mezzi per l'esperienza a terra...
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    In effetti fino ad oggi sono emersi due filoni di studio concentrati sull'aspetto cognitivo relativo ai videogiochi o su quello emozionale ma relativo più che altro alla demonizzazione legata ai giochi violenti o all'aspetto della separazione sociale del bambino/ragazzo che si immerge per ore nel mondo virtuale. La catarsis theory citata nell'articolo mette in luce l'azione liberatoria sul mondo emotivo del bambino, che rivive i sentimenti nel mondo virtuale. C'è da notare che una nuova area di studio si focalizza sul fatto che i ragazzi che sviluppano una certa dipendenza dai videogiochi (sembra secondo le stime più del 50% dei giovani fruitori) vivono un'importante alienazione dalle proprie emozioni, proiettate solo all'esterno ma non vissute in prima persona; nonché un'alienazione dal mondo reale, spesso deludente sia in termini di presenza affettiva familiare, sia in termini di prospettive sociali in grado di accogliere i ragazzi e aiutarli a sviluppare un'adeguata percezione del sé nel futuro.
Maria Cristina Marino

didattica e new media - 0 views

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    Questa l'intervista del prof. Giorgio Israel, professore ordinario presso il Dipartimento di Matematica dell'Università di Roma "La Sapienza". Si tratta decidamente di un video contro corrente in un momento in cui "i nativi digitali" affollano le pagine dei giornali (on line e cartacei). La video intervista di Fulvia Subanìa vuole mettere l'accento sul pericolo che la scuola si trasformi in "web community" e il docente un semplice facilitatore. Secondo il prof Israel gli strumenti informatici, i computer, hanno un ruolo di ausilio e non concettuale; se per esempio si introdurrà l'insegnamento della matematica non in modo mentale, ma mediante il computer sarà la fine di una formazione di cultura scientifica.
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    Vorrei aggiungere il link ad un altro video che invece presenta il tema della didattica e new media da un'altra prospettiva. Si tratta del documentario andato in onda all'interno di "SuperQuark", Rai1, puntata del 17 agosto 2011, con interventi di Paolo Ferri e introduzione di Piero Angela: "I nativi digitali". http://www.youtube.com/watch?v=hYabfH_Fj3k
BARBARA TOLLI

Significato e definizione di Tag - 7 views

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    I Tag sono termini, parole singole o composte, associati ad un determinato elemento per classificarne il contenuto. La classificazione o categorizzazione a tag è un metodo di organizzazione delle informazioni che si è rapidamente diffuso negli ultimi anni ed ha preso rapidamente piede in diversi ambiti informatici sostituendo in alcuni casi l'uso di categorie. Rispetto alle categorie i tag sono un sistema di classificazione maggiormente elastico ma non presentano per questo difetti. Il primo servizio internet ad aver sfruttano una classificazione a tag riscuotendo un successo mondiale è stato del.icio.us, un sito dove ogni utente può inserire i propri Bookmark, condividerli con altri utenti e classificarli attraverso tag
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    interessante :) ...un esempio noto a tutti è quello delle tag sul socialnetwork facebook, quando si inserisce una foto, facebook ti da la possibilità di taggare chi è presente nella foto ovvero di etichettare, identificare chi appare in quella foto... Ne blog o nei motori di ricerca sono tutte quelle parole chiave che vengono messe che danno la possibilità a chi cerca su internet di individuare l'argomento interessato... perciò etichettare è un modo semplificato di individuare ciò che stiamo cercando.
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    L'espansione del concetto di tag è presente in Twitter. Per chi ancora non lo conoscesse, Twitter è il noto social di microblogging che permette di inviare brevi messaggi da 140 caratteri. Al suo interno è stato implementata la funzione detta hashtag. L'utilizzo è molto semplice e estremamente potente. E' sufficiente introdurre una parola o una combinazione di parole senza spazi e preceduta dal cancelletto per creare un hashtag. Da questo momento ogni persona che digiterà nella casella di ricerca quello specifico hastag troverà tutti i messaggi legati da quello specifico hashtag. E' anche sufficiente cliccare su un hashtag di un twit (messaggio presente in Twitter) per attivare la ricerca di quello specifico hashtag. La potenza scientifica di questa tipologia di tag è enorme in quanto si possono individuare e seguire degli stream di informazione, veri fiumi di informazioni tipizzate. La raccolta dei principali stream è inclusa nei Trend Topics. E' anche possibile seguire argomenti dei Trend localizzati su base geografica.
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    Una spiegazione utile e sintetica dei tag e della loro utilità.
Claudia Finetti

Psicoterapia.it - 1 views

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    Una sintesi dell'utilizzo dei videogiochi in ambito psicoterapeutico. Uno strumento ormai inserito in modo inscindibile nel panorama della cultura contemporanea e di indubbio impatto a livello cognitivo ed emotivo (oltre che motorio) dell'individuo, con conseguenze importanti sull'interazione sociale, non necessariamente negative come troppo superficialmente a volte si considera. Si affrontano quattro aree di ricerca: area dell'apprendimento, area della socializzazione, area della ricerca clinica ed area dell'interfaccia sociale.
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    Oggi è difficile etichettare videogiochi positivi o negativi, nella rivista di divulgazione scientifica Child Development Prospective, Douglas, prospetta cinque dimensioni suscettibili di influenzare l'"effetto" di videogioco sulla "psiche" e lo "sviluppo" di "abilità": l'ammontare di tempo dedicato al "gioco", i "contenuti", il contesto, la struttura e la meccanica di "gioco".
Giovanni Quinti

Nuove Tecnologie, psicoterapia e problemi dell'umore e degli stati d'animo - 0 views

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    Questo articolo è in inglese, ma secondo me merita lo sforzo di lettura... in quanto parla di una sperimentazione che è stata effettuata a Gennaio del 2013 su un gruppo di pazienti con problemi di stress patologie legate all'umore. I risultati dell'esperimento chiariscono il ruolo estremamente positivo delle nuove tecnologie durante il trattamento... credo sia un articolo estremamente importante in quanto pubblica i risultati di una ricerca scientifica scrupolosa.
Giovanni Quinti

Psicoterapie e nuove tecnologie - 0 views

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    Inserisco in questo nuovo topic un argomento estremamente attuale nell'ambito della psicologia e, più nello specifico, in quello della psicoterapia. Sono articoli che ho letto sia in inglese che in spagnolo, spero che per voi non ci siano troppi problemi di comprensione. Questo primo articolo che qui inserisco è un articolo che è stato pubblicato nellla rivista scientifica spagnola "Quaderni di medicina psicosomatica e psichiatria in collegamento". Cerco di fare per tutti quelli fra di noi che non conosco la lingua spagnola un rapido riassunto dei concetti più importanti esposti nell'articolo. Lo sviluppo tecnologico ha provocato cambiamenti considerevoli nella società attuale, cambiamenti ai quali la psicoterapia non è risultata estranea. Attualmente la psicoteria incorpora distinte applicazioni tecniche chhe le permettono una maggiore versatilità che aprono nuove prospettive e opportiunità ai terapeuti. I PC, gli organizzatori elettronici personali, Internet, i sistema di messaggi attraverso la voce, anche sviluppati attraverso la realtá virtuale, formano parte di un futuro che è già qui. Questo articolo presenta in modo breve la situazione attuale nell'uso delle nuove tecnologie in psicoterapia, indicando i suoi principali vantaggio e svantaggi... Buona lettura a tutti!
campiotti

l'intelligenza e la sua definizione - 0 views

Benché i ricercatori nel campo non ne abbiano ancora dato una definizione ufficiale (considerabile come universalmente condivisa dalla comunità scientifica), si può generalmente identificare l'inte...

#Intelligence

started by campiotti on 26 Jan 17 no follow-up yet
Antonella Cavallaro

Condivisione di un sito web internazionale di pubblicazioni scientifiche : PubMed - 3 views

Cari colleghi volevo condividere con voi questa enorme banca dati di pubblicazioni scientifiche internazionali, il sito è tutto in inglese per una questione di universalizzazione dei risultati ma c...

#psicologia #psicotecnologie #pubmed #ricerca scientifica #pubblicazioni

started by Antonella Cavallaro on 29 May 13 no follow-up yet
margareth foglia

Multitasking e ciclo mestruale - 4 views

Un banale articolo apparso su Repubblica che sembra mirare alle contestazioni tra uomo e donna. Ma che del resto riesce a dare una definizione chiara a tutti di cosa si intenda per multitasking e c...

#multitasking

valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
federica rossi

L'ergonomia cognitiva - 5 views

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    L'ergonomia cognitiva ha come oggetto di studio l'interazione tra il sistema cognitivo umano e gli strumenti per l'elaborazione di informazione. La conoscenza prodotta da questo studio è utilizzata per supportare la progettazione di strumenti appropriati per i più svariati usi, dal lavoro, all'educazione, al divertimento.
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    Utile il pdf, un po' lungo ma chiaro ed esaustivo, mi permetto una piccola sintesi: all'inizio l'ergonomia, in linea con lo sviluppo industriale, si è occupata di come incrementare la produttività; oggi ciò di cui si interessa è la diminuzione della fatica, l'agevolazione del lavoro, l'aumento della produttività (a fronte di una diminuzione dell'orario di lavoro) e soprattutto l'innalzamento del livello qualitativo dell'ambiente (lavorativo e non) in cui l'uomo è inserito. Ha come oggetto di studio l'interazione tra il sistema cognitivo umano e gli strumenti per l'elaborazione dell'informazione. Si occupa di accompagnare, favorire e supportare l'apprendimento, aiutando l'uomo nei continui cambiamenti, al fine di farlo svincolare dalle abitudini, che a volte possono diventare automatismi nocivi, provocando situazioni stressanti. E' importante anche nei processi decisionali, compito non facile per la persona, perchè la scelta viene sempre effettuata considerando una moltitudine di dati, per cui è necessario ridurre, per ottenere le informazioni necessarie al momento opportuno. L'ergonomia cognitiva, aiuta anche a potenziare la memoria, favorendo il ricordo. I continui cambiamenti nel mondo del lavoro, non consentono più di accumulare forti esperienze, da utilizzare al momento opportuno, per cui sono necessari artefatti per sostenere la memoria, come gli archivi del computer, le fonti di informazione che si possono consultare, ecc.
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    L'ergonomia cognitiva è quella branca dell'ergonomia che si occupa dell'interazione tra l'uomo e gli strumenti per l'elaborazione di informazione studiando i processi cognitivi coinvolti (percezione, attenzione, memoria, pensiero, linguaggio, emozioni), e suggerendo delle soluzioni per migliorare tali strumenti.
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    Il termine "Ergonomia Cognitiva" è abbastanza ambiguo. Infatti sembra far riferimento esclusivamente all'importanza degli stati corporei per comprendere la cognizione. In realtà, in questo ambito rientrano anche ricercatori che ritengono che per comprendere la cognizione occorra far riferimento a varie forme di "grounding". Secondo alcuni più appropriato, anche se più generico, il termine "grounded cognition". Scrive Larry Barsalou (2008) in proposito: "Grounded cognition" reflects the assumption that cognition is typically grounded in multiple ways, including simulations, situated action, and, on occasion, bodily states." Tra i sostenitori dell'EC a mio avviso si possono individuare due correnti, una delle quali più moderata per quanto riguarda il ruolo che ascrive all'azione. Nella prospettiva più radicale rientrano le teorie derivate dalle scoperte dei neuroni mirror e, direi, tutto (o buona parte) il filone dell'EC in ambito robotico (es. Nolfi e Floreano 2000). Per quanto riguarda i concetti, nella versione più radicale (Glenberg, 1997) sono intesi come pattern di azione potenziale, in quella più moderata (Barsalou, 1999) come dati da simboli percettivi da cui estrarre in funzione del contesto informazione legata all'azione. Intendere i concetti come direttamente legati all'azione consente risposte più veloci, intenderli come dati da simboli percettivi risposte più flessibili (per una trattazione più estesa Borghi, 2005, scaricabile qui http://laral.istc.cnr.it/borghi/annabgroundingofcognition.PDF). 4. tra embodiment e situatedness. In stretta relazione con l'idea dell'EC, è stato proposto che la cognizione vada intesa come "situata". Poiché i processi mentali hanno luogo e si svolgono nel tempo, occorre considerare che debbono essere sufficientemente flessibili da adattarsi al contesto e allo stato di cose attuale. A me pare che la nozione di cognizione situata possa essere molto forte, anche più radicale di
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    Studio molto interessante sull'interazione tra il sistema cognitivo umano e gli strumenti per l'elaborazione di informazione e che solleva le seguenti domande: * Quali sono le proprietà del sistema cognitivo umano che presiedono al controllo delle azioni ed all'uso di strumenti? * Che tipo di interazione si instaura tra il sistema umano di elaborazione dell'informazione e gli strumenti e che effetti ha sulla mente umana l'uso di sistemi artificiali di elaborazione dell'informazione ? * Quali sono i requisiti per la progettazione di sistemi articifiali di elaborazione dell'informazione con cui l'uomo può interagire efficacemente
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    Secondo la definizione fornita dalla International Ergonomics Association, l'ergonomia è la disciplina scientifica che si occupa dell'interazione tra l'individuo e gli altri elementi di un sistema e l'ergonomo è il professionista che applica teorie, principi, dati e metodi di progettazione al fine di ottimizzare il benessere dell'individuo e la prestazione dell'intero sistema. Con l'espressione "ergonomia cognitiva" viene posto l'accento sugli aspetti cognitivi di questa interazione, vale a dire il modo in cui l'utente di una tecnologia percepisce, presta attenzione, decide e programma le sue azioni al fine di raggiungere un obiettivo. Naturalmente, la progettazione di dispositivi tecnologici non può prescindere dall'analisi di questi processi. Le conoscenze sviluppate nell'ambito dell'ergonomia cognitiva consentono, difatti, di sviluppare sistemi usabili, in grado di ridurre il carico di lavoro imposto all'utente e la probabilità di commettere errori. Il volume affronta le tematiche tipicamente oggetto di studio degli ergonomi di formazione cognitiva, approfondendo sia gli aspetti teorici sia quelli procedurali.
Antonella Schiavone

Le donne multitasking - 2 views

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    Nei giornali, nelle notizie e anche nel cinema sono sempre più frequentemente rappresentate le donne multitasking, costrette da un'impari ripartizione del lavoro ad occuparsi di più impegni contemporaneamente. dati Istat sulla 'divisione dei ruoli nelle coppie' sono una pesante conferma dell'esistenza delle donne multitasking che hanno una giornata lavorativa fatta di 27 ore durante le quali gestiscono in parallelo: computer, telefono, casa, cucina e cura dei figli, senza contare il tempo speso per gli spostamenti. Il multitasking viene sostenuto e alimentato da una divisione asimmetrica del lavoro familiare che è presente trasversalmente in tutto il Paese e che peggiora quando sono presenti dei figli. Anche la cura dei bambini non è gestita in modo paritario, dato che ad oggi, i papà mediamente passano meno tempo con i propri figli. Oltre ai dati sociologici le ricerche cercano di spiegare come le donne affrontino la sfida del multitasking. AstraRicerche ha messo in luce che le donne sarebbero dotate di una maggiore 'sensibilità temporale' che le aiuta a scandire in modo più consapevole il ritmo delle proprie attività rispetto agli uomini. L'Università di Stanford mette in guardia, invece, sulle conseguenze di questo tipo di attività. Nel tempo il cervello risente del lavoro in parallelo e fatica a distinguere tra ciò che è importante e ciò che non lo è, impedendo un'organizzazione ordinata delle attività. Anche la concentrazione con il tempo si affievolisce con conseguenze su tutte le attività cognitive in cui è coinvolta. Il quadro che ne emerge vede le donne come grandi organizzatrici (anche se queste doti non sono considerate, né valorizzate socialmente o in ambito lavorativo) frustrate che vivono ogni giorno alla rincorsa delle attività. L'altro volto delle donne multitasking è la valutazione negativa che loro stesse danno di questa frenesia che le obbliga a non fermarsi mai, né per godersi ogni singolo momento, né per fe
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    E' una cosa che spesso ho provato, quella di "lasciare indietro la mia anima" perchè faccio troppe cose. Non so se è corretto dire questo, o se è un'affermazione un po' troppo filosofico-teologica! Parlo di anima nel senso di "la più profonda me stessa". Quando do tempo a questa mia anima, perchè faccio le cose lentamente, mi sento in pace con me stessa. Mi sento realizzata. Quando corro come una pazza e faccio mille cose, è come se mi staccassi da me. Come se la parte più profonda di me, che ha un suo ritmo lento, fosse rimasta indietro. Credo davvero che sia il problema di molte donne. Mi chiedo se non sia un'educazione sbagliata o se invece non sia una diversa struttura mentale (cognitiva?) che abbiamo. Osservo le bambine e vedo che sono capaci di fare più cose in un tempo breve, mentre i maschi sono più "tontoloni". Ma è così, o non è la pressione sociale che spinge le bambine ad essere più reattive? Sarebbe interessante capirlo. I bambini "tontoloni" riescono però ad impegnarsi più profondamente in qualcosa e alla fine possono arrivare a risultati migliori. E' come se noi gareggiassimo per il decathlon: facciamo dieci cose contemporaneamente e molto bene, ma speso non arriviamo all'eccellenza in nessuna. E' la nostra struttura mentale, è che abbiamo più interessi o è che siamo più "pressate" dall'ambiente? Un maschio, fin da piccolo, che si concentra su un'unica cosa è accettato, mentre ad una femmina viene imposto di essere "più veloce"? Me lo chiedo da tanti anni. Fatto sta che, quando decido di fermarmi e di concentrarmi su una sola cosa (quando riesco a farlo, il che non è scontato...!) mi sento bene. Con me stessa e col mondo. E' per questo che, in tutti questi miei inserti, critico il multitasking. A me pare semplicemente la follia di questo mondo folle. Tanto, non è vero che facciamo più cose contemporaneamente: siamo solo capaci di fare tante cose, continuando a cambiare attività. Non esiste il multitasking. Esiste solo il time
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    Le donne da sempre hanno dovuto fare più degli uomini per ritagliarsi uno spazio nel mondo lavorativo. Ancora oggi possiamo dire che non esiste la parità dei sessi; e allora per raggiungerla le donne si impegnano tutti i santi giorni non si arrendono e combattono senza dimenticarsi mai che a casa le aspetta un altro lavoro, o più lavori, come la casalinga, la madre, la moglie. Le donne infatti sono multitasker proprio per quello, perché sanno fare più compiti contemporaneamente e tutto nelle 24 ore del giorno. Il problema è che si dimenticano poi di pensare a sè stesse, quindi non si fermano mai e davvero non riescono a godersi ogni singolo momento. Penso a me, che studio alla Uninettuno la sera e nei weekend e durante il giorno lavoro quasi 10 ore. Non ho figli ma comunque una casa da gestire e teoricamente una vita sociale che attualmente non ho o diciamo che non riesco a godermi soprattutto nei periodi di maggior lavoro e di preparazione all'esame, come adesso!
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    Donne multitasking:fino al 70% in più rispetto agli uomini Ottengono gli stessi risultati se si tratta di risolvere esercizi di matematica o se si deve interpretare una cartina geografica, ma sono più brave e ottengono fino al 70% di performance migliori se si tratta di organizzare compiti e pianificare strategie: le donne, rispetto agli uomini, eccellono in strategia, e risultano molto più "multitasking" dell`altra metà del cielo. A sostenere per la prima volta la prova evidente che le donne sono più "multi-compito" degli uomini è Keith Laws dell`University's School of Psychology dell`University of Hertfordshire (Regno Unito): "Nonostante l`idea universale che le donne siano in grado, più degli uomini, di tenere testa a più compiti contemporaneamente, fino a oggi la letteratura scientifica non aveva mai provato questa loro presunta caratteristica", spiega Laws. I partecipanti allo studio - 50 studenti e 50 studentesse dell`università - in otto minuti dovevano risolvere alcuni problemi di matematica, interpretare una cartina, rispondere al telefono, svolgere quiz di cultura generale e pianificare la strategia per il recupero di un`immaginaria chiave perduta in un campo: i ricercatori hanno rilevato che, sebbene i due sessi ottenessero le stesse performance quando si trattava della risoluzione dei compiti di matematica e della lettura delle cartine, le donne ottenevano invece risultati di gran lunga migliori (fino al 70%) quando si trattava di pianificare, sebbene sotto pressione a causa degli altri compiti da svolgere, la strategia per il recupero della chiave. "Lo studio ha rivelato che le donne sono più strategiche degli uomini - conclude Laws -. Siamo rimasti molto sorpresi da questo risultato, dato che diversi studi sostengono le migliori abilità spaziali degli uomini rispetto alle donne". di Miriam Cesta (03/08/2010)
NICOLINA NOCERA

L'Intelligenza Artificiale - 1 views

Attualmente vi è anche una forte spinta all'integrazione dei sistemi di intelligenza artificiale, ed in particolare dei sistemi esperti con il resto del mondo dell'ingegneria dell'informazione L'in...

started by NICOLINA NOCERA on 18 Jun 12 no follow-up yet
ANNALISA PASCUCCI

Giornale di Scienza | Il wireless sotto il mare. Da Galileo giornale delle scienze - 0 views

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    Vorrei portare all'attenzione temi riferiti all' ambientale, tecnologia - wireless sotto il mare e nello specifico le reti wireless - per la trasmissione di dati a distanza sotto metri e metri di acqua - potrebbero arrivare sul mercato risultato che vedrebbe il mondo attuale pronto per l'avvento ed inserimento della trasmissione sottomarina wireless sia per la ricerca scientifica che per una nuova tipologia di apprendimento
vdalmonte

MULTITASKING - 0 views

Il fenomeno del multitasking fa riferimento all'insieme di atteggiamenti e comportamenti che portano la persona a essere impegnata in due o piu'attività o compiti differenti contemporaneamente. Il ...

#multitasking

started by vdalmonte on 21 Apr 19 no follow-up yet
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