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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged Linguaggio

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raffaella asmone

Psicotecnologie: una definizione - 28 views

Si Andrea nell'ultima parte riporti il pensiero di De Kerckove che vede nello schermo un'estensione della mente. De Kerckove ha affermato in una sua intervista che, quando saremo in grado di comand...

#Psicotecnologie

lorenzarossi

Mente Ipertestuale - 17 views

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    La logica ipertestuale, connettiva, reticolare, multi-sequenziale, si offre come terreno fertile se si intende coltivare quella "testa ben fatta" (e non ben piena), auspicata da Edgar Morin nella sua omonima opera sulla riforma dell'insegnamento e del pensiero. È impossibile, infatti, non cogliere delle evidenti analogie tra la suddetta logica ipertestuale e le modalità connettive di pensiero connaturate nella mente umana.
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    Cosa intendeva Morin con la sua espressione : "Una testa ben fatta (e non una testa ben piena)"? Innanzitutto l'importanza di saper collegare, estrapolare, dedurre dalle informazioni offerte dall'ambiente : in una parola utilizzare in maniera creativa le capacità logiche, come ci viene dimostrato da questo breve saggio
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    Interessante analisi su mente e logica ipertestuale, forme attive di pensiero, interconnessione, ipertesto e sull'importanza di quanto queste nuove tecnologie possano influire positivamente sullo sviluppo cerebrale e sulla capacità della mente di creare interconnessioni logiche.
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    La logica ipertestuale, connettiva, reticolare, multi-sequenziale, si offre come terreno fertile se si intende coltivare quella "testa ben fatta" (e non ben piena), auspicata da Edgar Morin nella sua omonima opera sulla riforma dell'insegnamento e del pensiero. È impossibile, infatti, non cogliere delle evidenti analogie tra la suddetta logica ipertestuale e le modalità connettive di pensiero connaturate nella mente umana.
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    #Multitasking http://www.luca-mercatanti.com/2008/11/14/generazione-multitasking/ Si, siamo diventati una generazione multitasking ormai. Stiamo lavorando al computer, stiamo scrivendo su un foglio di calcolo, all'improvviso ci squilla il cellulare, magari con l'ultima canzone del nostro gruppo musicale preferito che abbiamo scaricato 2 minuti prima mentre stavamo masterizzando un gioco, leggiamo l'SMS che ci è arrivato, il quale ovviamente è da decifrare a causa di tutte le centinaia di abbreviazioni inserite, poichè per risparmiare si cerca sempre di non superare i 160 caratteri. Mentre rispondiamo al nostro SMS ci interrompiamo qualche secondo per scrivere qualcosa al nostro amico su Msn, oppure via e-mail. Riprendiamo in mano il cellulare e riusciamo finalmente a inviare il nostro SMS. Dopo aver ascoltato la suoneria del nostro cellulare ci viene voglia di ascoltare qualche canzone di quel gruppo musicale, quindi entriamo su YouTube e iniziamo a guardarci dei video. Accidenti però… Sulla destra ci sono dei video correlati! Diamoli una occhiatina, anzi no, prima finiamo di ascoltare la nostra canzone preferita mentre cerchiamo di completare il foglio di calcolo. Nel frattempo è arrivato un nuovo SMS e il giro ricomincia, solo che adesso c'è di mezzo anche YouTube. Ci ricordiamo inoltre che dobbiamo caricare delle foto su Flickr e scrive anche un nuovo articolo per il nostro Blog… E qui si va in paranoia. Accendiamo quindi un altro computer, magari il portatile di lavoro e dopo esserci collegati ad Internet iniziamo a uplodare i vari file. Mentre il nostro laptop inserire le foto su Internet ritorniamo all'altro computer per poter finire finalmente il foglio di calcolo. Ancora qualche minuto, altre telefonate, altre conversazioni tenute in chat e finalmente ci siamo riusciti. In 10 minuti siamo riusciti a fare 20 cose contemporaneamente. Siamo diventati una generazione multitasking. Approposito… Mentre scrivevo questo articolo ho tenu
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    L'idea di ipertestualità, in realtà, risale alla prima metà del novecento, anche se le prime implementazioni avvengono nella metà degli anni sessanta. Nel 1945 il fisico Vannevar Bush pubblicò l'articolo "As we may think" nel quale si poneva la questione di come possiamo orientarci in mezzo all'enorme quantità di informazioni e di conoscenze che ci circondano. La mente umana funziona per associazioni, cioè in forma non lineare e non sequenziale, seguendo un modello completamente diverso da quello logico sequenziale della scrittura alfabetica, e perciò non è in grado di "trattenere" tutte le informazioni, c'è necessità di una macchina che possa supportare o addirittura sostituire la nostra mente. Nasce così l'idea del Memex . nel 1960 Nelson segue la visione di un sistema di "idee interconnesse" che fa riferimento a qualsiasi tipo di dato, è la sua idea di literacy: "con un ipertesto possiamo creare nuove forme di scrittura che riflettano la struttura di ciò che noi scriviamo e i lettori possono scegliere percorsi diversi secondo le loro attitudini o del corso dei loro pensieri in un modo finora ritenuto impossibile".
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    Interessante articolo di approfondimento "Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso"
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    ipertesto è un insieme di testi o pagine, leggibili con l'ausilio di un'interfaccia elettronica; è costituito da tante pagine che a loro volta sono collegate tra loro da collegamenti ipertestuali (hyperlink o rimandi). A differenza di un testo tradizionale, l'ipertesto non è lineare e quindi leggendolo, si può passare liberamente da una pagina all'altra attraverso l'ausilio dei link ma, lungo il percorso, ci si può anche perdere. Se l'ipertesto viene pubblicato "in rete", per non appesantire il caricamento delle pagine, è consigliabile utilizzare i thumbnails (immagini di piccola dimensione). Ciascun thumbnail, successivamente viene "collegato", attraverso un link, all'immagine di dimensioni originali (più grandi). Una delle caratteristiche più interessanti di un ipertesto è quella di poter essere sempre "in costruzione" e quindi sempre aggiornato e innovato (tempo permettendo !!!! ;) inoltre permette di creare essere facilmente costruito a più mani quindi in modocollaborativo . Come abbiamo già detto, i collegamenti possono essere chiamati anche link e sono punti di unione tra più pagine. Quando con il mouse ci si sposta sopra un collegamento, il cursore del mouse si trasforma in una manina. Cliccando su un link ci si può spostare da una pagina all'altra. http://www.hyperfvg.org/fvg/ipert_main.html
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    Un confronto tra le logiche ipertestuali e le modalirà connettive del pensiero (ovvero: come le tecnologie informatiche potenziano gli strumenti cognitivi).
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    Si tratta di un articolo che presenta la tesi di laurea "Mente e computer: la logica ipertestuale e il pensiero complesso". (Per chi fosse interessato, è possibile registrarsi, contattare l'autore, scaricare la tesi in pdf, cercarne di simili). Si concentra sull'attribuzione di significato, sulle "forme attive di pensiero" di cui parla Edgar Morin, favorite dal carattere ipertestuale delle informazioni: occorre strutturare propri percorsi per "nessi" non essendo appunto lineari, e tutto questo grazie all'interattività intrinseca alle tecnologie in rete. Questo significa operare delle sintesi, costruire significati, elaborare informazioni, appropriarsi dei contenuti, operare delle scelte.
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    Davvero interessante la tesi di Angelica Vecchiarino. Viene a essere completamente superato il principio della linearità del pensiero. Il pensiero può essere nutrito ma non riempito di contenuti, In tal modo il pensiero diventa la fonte organizzativa della conoscenza che si serve dei contenuti per creare associazioni tra gli stessi. A proposito delle associazioni di idee e di conoscenze: i Surrealisti come Breton, Max Ernst e Dalì avrebbero saccheggiato tutte queste idee e le avrebbero rielaborate. Ma queste nuove idee appartengono a un'epoca molto lontana ormai dalle ricerche sul linguaggio onirico...e, d'altra parte qui non si tratta di attività inconscia, ma cosciente. Tuttavia mi piaceva fare riferimento a queste suggestioni del passato.
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    Dalla tesi di Angelica Vecchiarino; 1) Il principio sistemico ed organizzazionale: ossia la capacità di legare le parti al tutto (tendendo sempre presente che il tutto è più ma anche meno della somma delle parti); 2) il principio ologrammatico: il paradosso della complessità per cui il tutto è inscritto in ogni singola parte (per cui anche la società è presente negli individui); 3) dell'anello retroattivo: contro la logica della causalità lineare, ogni causa è anche effetto e viceversa; 4) dell'anello ricorsivo: gli uomini producono la società mediante le loro interazioni, ma la società in quanto globalità emergente produce l'umanità di questi individui portando loro il linguaggio e la cultura; 5) dell'autonomia/dipendenza, gli esseri umani sviluppano la propria autonomia dipendendo dalla cultura; 6) dialogico: l'unione di principi che a prima vista paiono elidersi a vicenda, o essere in completa antitesi: vita/morte; ordine/disordine ecc.; 7) della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza: ogni conoscenza è una ricostruzione, una traduzione da parte di una mente/cervello in una data cultura e in un dato tempo (Ivi).
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    Articolo molto interessante...
Anna Sposato

Aspetti cognitivi dei videogiochi - Www.aesvi.it - 6 views

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    Un videogioco non è solo un passatempo ma è anche un linguaggio e quindi un approccio cognitivo. Qui emerge l'approccio cognitivista, dal momento che molti teorici del settore già in tempi non sospetti affermavano che determinati linguaggi non sono semplicemente strumenti da applicare o usare bensì mondi «immersivi», nei quali l'utente si trova ad agire come se si trovasse in un «ambiente fluido», un pò come noi utilizziamo Second Life...
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    Si i videogiochi da tempo sono usciti dalla categoria di mero "passatempo". In molti casi le persone trovano in questa dimensione ludico-virtuale modi di esistere. E' un processo di reificazione dove, attraverso modelli matematici molto complessi (computer graphics), la realtà viene ridefinita e reinventata. Recentemente in una pubblicità di videogiochi mi sono accorto che nello spot era utilizzato il termine "realtà aumentata". La pervasività dei videogiochi è in continuo aumento, ormai ogni telefonino ne ha diversi nel suo interno, questa facilità di accesso favorisce sempre più la dissolvenza del confine tra dimensione ludica e dimensione reale.
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    Facendo qualche ricerca sul web, ho scoperto che un gioco di brain training verrà testato negli Usa per capire se è possibile paragonarlo a una terapia medica. Lo scopo è quello di certificarlo per aiutare chi soffre di schizofrenia. Ma, ovviamente, alcuni scienziati sono perplessi. Presto verranno avviati i primi test di controllo per verificare se è davvero possibile equiparare gli effetti di un videogioco a quelli di una terapia farmacologica. Brain Plasticity vuole infatti arruolare 150 persone affette da disturbi cognitivi in 15 diversi stati e invitarli a giocare con il suo software per un'ora al giorno al di fuori dei fine settimana. Dopo sei mesi di prove, nel caso i partecipanti riscontrassero dei miglioramenti nella qualità della vita, il centro di ricerca farà quindi domanda alla Fda per ottenere la commercializzazione come prodotto terapeutico. La caratteristica chiave dei software terapeutici, sarebbe quella di aiutare chi soffre di schizofrenia a superare le difficoltà di apprendimento e sviluppo della memoria comportate dal disturbo. L'obiettivo di Brain Plasticity è quello di capire se qualche ora di attività di fronte allo schermo di gioco possa fare meglio delle terapie a base di farmaci. Un tentativo affatto facile, visto che non tutta la comunità scientifica ritiene che i videogame possano essere utili in questi casi.
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    Come risulta da questa rassegna bibliografica, un videogioco non solo un passatempo ma anche un linguaggio e dunque, in definitiva, un approccio cognitivo.
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    Trovo molto interessanti le ricerche che si stanno facendo in direzione dell'utilizzo terapeutico dei video giochi. Come esposto nell'articolo postato da Silvia ci sono ancora molti pregiudizi nei confronti dei video giochi. Greenfield sostiene che chi critica i videogiochi lo fa perché non è capace a giocarci, insomma un po' la storia della volpe con l'uva. Esiste una certa ideologia che l'articolo definisce "anacronistica" da parte di chi è cresciuto e si è formato attraverso una cultura alfabetica che rende molti accademici restii ad accettare i videogiochi. Le ricerche, al contrario, provano che i videogiochi promuovo la capacità di pensiero parallelo rispetto a quello lineare che a sua volta aiuta a sviluppare empowerment nei suoi fruitori ovvero capacità di flessibilità e autonomia nel raggiungere i risultati, inoltre, a contraddire chi sostiene che i videogiochi limitano le capacità senso motorie, è stato dimostrato che il videogioco allena la capacità coordinativa occhio-mano. I bambini sono più attratti dalle immagini in movimento che da quelle statiche di conseguenza il videogioco è preferito ad altre modalità ludiche. La caratteristica del videogioco è la sua interattività e permette a chi ne fruisce di sentirsi al contempo spettatore e protagonista. È indubbio che il videogioco induce ad uno stato di trance che porta facilmente ad alienarsi dalla realtà circostante lasciandosi immergere dal mondo virtuale, si tratta però, a detta degli autori, di uno "psicofarmaco democratico" in quanto chi lo utilizza lo fa volontariamente ed è protagonista attivo. La televisione, a detta degli autori dell'articolo, sarebbe un mezzo molto più pervasivo ed ipnotico del videogioco. Personalmente concordo con questa visione in quanto la televisione può essere altamente manipolatoria e tende a presentarti una realtà già costruita e interpretata alla base.
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    Ciao, ho due figli, maschi, ormai grandi, che ho seguito in ogni forma di gioco, dai classici con le macchinine, con le Lego, con gli animali, i cosiddetti "giochi intelligenti" e via dicendo, siamo approdati ai giochi su tv quando il grande aveva 8 anni, e ho notato come fosse estremamente più bravo di noi adulti a trovare le soluzioni, provava, sbagliava, si ricordava l'errore, riprovava, con una pazienza meticolosa, cosa che forse gli adulti non hanno. Il piccolo ha iniziato a 3 anni a giocare con la tastiera del pc, intanto il fratello ne aveva 10, e ho potuto notare la velocità di acquisizione del piccolo, rispetto al grande...Che dire, non bisogna demonizzarli, secondo gli studi, anzi, permettono di aumentare le capacità in zone che non vengono sollecitate. I giochi moderni poi hanno storie avvincenti, in cui provarsi, finito una volta, si può ricominciare, per sondare altre strade. Alcuni film si basano sui videogiochi, e posso dire che perfino l'ultima serie televisiva "Da Vinci's Daemons" ricalca nella musica, costumi e storia un episodio di Assassin's cread", gioco che io stessa ho provato e assicuro che è bello. Inoltre posso ricordare che gli stessi piloti utilizzano questi mezzi per l'esperienza a terra...
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    In effetti fino ad oggi sono emersi due filoni di studio concentrati sull'aspetto cognitivo relativo ai videogiochi o su quello emozionale ma relativo più che altro alla demonizzazione legata ai giochi violenti o all'aspetto della separazione sociale del bambino/ragazzo che si immerge per ore nel mondo virtuale. La catarsis theory citata nell'articolo mette in luce l'azione liberatoria sul mondo emotivo del bambino, che rivive i sentimenti nel mondo virtuale. C'è da notare che una nuova area di studio si focalizza sul fatto che i ragazzi che sviluppano una certa dipendenza dai videogiochi (sembra secondo le stime più del 50% dei giovani fruitori) vivono un'importante alienazione dalle proprie emozioni, proiettate solo all'esterno ma non vissute in prima persona; nonché un'alienazione dal mondo reale, spesso deludente sia in termini di presenza affettiva familiare, sia in termini di prospettive sociali in grado di accogliere i ragazzi e aiutarli a sviluppare un'adeguata percezione del sé nel futuro.
alfonsina longobardi

intelligenza - 0 views

started by alfonsina longobardi on 02 Mar 13 no follow-up yet
alfonsina longobardi

intelligenza - 0 views

PENSIERO E INTELLIGENZA Definzione e teorie implicite L'intelligenza è, probabilmente, il concetto psicologico più difficile da definire. L'intelligenza sembra essere un fattore che coinvolge più ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
Elio Cimmaruta

Alla ricerca dell'intelligenza connettiva - 5 views

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    …Il poeta è il primo scienziato, colui che si occupa del software che utilizza l'uomo: il linguaggio. Nell'epoca dell'elettronica il poeta è colui che scrive il software il nuovo linguaggio. La nuova poesia è quella del software; Linus Thorvald è il grande poeta dell'oggi; Linux è una forma d'arte, è una poesia moderna. Accanto a questa nuova idea di poesia sopravvive tutto un mondo di nomi e di "modi di dire". Diventa valore un semplice nome, ho visto nomi di domini quotati ben due milioni di dollari…
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    propongo la lettura della trascrizione di questo interessante e chiarificatore intervento di De Kerckhove al Convegno internazionale "Professione giornalista: nuovi media, nuove informazioni". Si tratta di una relazione sulle sue ricerche sull'intelligenza connettiva.
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    Per De Kerckhove se l'intelligenza collettiva è il quadro di riferimento del pensiero umano, del pensare dell'umanità, l'intelligenza connettiva ne è la parte "in movimento", il lato che si attiva per la risoluzione pratica, "sperimentale", di un problema specifico. Essa si affida alla "moltiplicazione" delle intelligenze, favorita dalla connessione, piuttosto che alla loro somma, situata nel "collettivo". De Kerckhove insiste cioè sul carattere aperto del concetto di intelligenza connettiva rispetto all'immagine di "contenitore chiuso" a cui rimanderebbe l'intelligenza collettiva Il suo tentativo non è tuttavia quello di "staccare" la propria ricerca dal campo dell'intelligenza collettiva, ma quello di delimitare al suo interno un settore di indagine e di sperimentazione per così dire "applicativo".
olga gabriela hetrea

intelligenza connettiva e apprendimento emotivo - 6 views

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    De Kerckhove, filosofo, sociologo e futurologo, discepolo di Mc Luhan, attento alle problematiche legate alla comunicazione, ai condizionamenti che la tecnologia ha sul linguaggio, sostiene che "il computer è una psico-tecnologia, ossia un'estensione del nostro pensiero che si esterna attraverso il linguaggio, estensione della nostra mente"1. La mente, sia per alleggerirsi dal carico cognitivo sia per aprire nuovi spazi della mente, si appoggia continuamente a tools (strumenti) esterni che hanno il compito di immagazzinare, amplificare, velocizzare, sostenere le informazioni. Internet, in quanto scaffolding (impalcatura che favorisce l'accesso alla conoscenza) ricco di risorse distribuite, rappresenta "una forma di estensione dell'intelligenza e della memoria privata ma fatta collettiva"2, collettiva in quanto la gente lavora con le stesse modalità del lavoro di gruppo, insieme, ma senza perdere la propria identità. Ormai l'informazione non risiede più solo nella testa ma anche nello schermo che, attraverso l'interconnessione mondiale, moltiplica le conoscenze; il sapere di milioni di intelligenze umane è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le linee telefoniche. Ognuno può connettersi con questa memoria collettiva, mondiale come fosse la propria. La rete Internet è simile ad un cervello che continuamente apprende e si ristruttura, è la coscienza del mondo, è lo spazio pubblico comune che abbatte confini e limiti geografici. Ciascuno può connettersi e disconnettersi a questa "intelligenza condivisa" a questa "mente sempre in funzione" con il vantaggio di lasciare invariata l'integrità della struttura. Dall'intelligenza collettiva muove la riflessione di De Kerckhove3 che compie un passo successivo in direzione delle applicazioni concrete dell'idea di Lévy. L'intelligenza connettiva, come suggeri
Luigi Coccia

COGNIZIONE DISTRIBUITA - 7 views

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    L'articolo si propone di dare all'utente una chiara definizione di cognizione distribuita intesa come la risultante dell'attività cerebrale di ogni individuo coaudiuvata da strumenti che ne sostengono il pensiero.
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    credo sia una definizione chiara ed esaustiva, anche perchè gli esempi riportati, calati nella realtà di tutti i giorni, fanno capire effettivamente quanto l'interazione con il mondo esterno modifichi il nostro modo di agire e di pensare: "la mente non solo è flessibile, ma che è anche condizionata dalle opportunità e dalle condizioni nelle quali opera"
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    la nostra mente non solo è flessibile, ma è anche condizionata dalle opportunità e dalle condizioni nelle quali opera!
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    mi piace il parallelismo tra meteorologia e cognizione distribuita. In effetti quando sentiamo che un qualcosa è "distribuito" spesso tendiamo a considerarlo come "suddiviso tra", se invece gli attribuiamo il significato di "disteso su" spostiamo subito il nostro focus su alcune caratteristiche fondamentali dei nostri processi mentali, quali interazione e interdipendenza.
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    De K. riprende il concetto dell'intelligenza connettiva, vista come condivisione della comunicazione e delle informazioni e la sua influenza con le tecnopsicologie. Le tecnologie odierne aumentano l'interattività tra gli utenti e dunque l'aspetto della connettività, il pensiero viene condiviso e elaborato tra persone che possono trovarsi in qualunque posto, e ritrovarsi "in rete" per dare il loro contributo ad un processo di pensiero comune. E' questo uno dei cambiamenti determinati dalle tecnologie sulla organizzazione della mente e della società. L'era della elettricità, le nuove tecnologie, portano a un nuovo tipo di comunicazione, che possiamo definire esteriorizzazione della mente. La rappresentazione delle mente divisa in 3 spazi : fisico, mentale e virtuale, trova come luogo d'incontro lo schermo. Tutto questo ha permesso una più rapida interazione di gruppo e un conseguente cambiamento del modo di comunicare, una nuova forma di intelligenza interattiva con notevoli innovazioni e implicazioni in tutti i campi. Un cambiamento di prospettiva che sposta l'attenzione dall'individualismo alla globalità, verso quella definizione di cognizione distribuita
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    Provo ad integrare i contributi con la definizione fornita la De Kerckhove nella lezione 7. La cognizione distribuita si riferisce ad un processo nel quale vengono condivise socialmente risorse cognitive al fine di estendere singole risorse o per ottenere qualcosa che un agente individuale non potrebbero ottenere da solo. La cognizione distribuita è il tipo di cognizione, a volte non esplicitata, che esiste nei gruppi di lavoro, di squadra. In primo luogo le conquiste cognitive dell'umanità si basano su un processo in cui i processi cognitivi di un agente e gli oggetti ed i vincoli del mondo reciprocamente si influenzano a vicenda. In altre parole, il contesto influisce sul modo di pensare e il modo di pensare influenza il contesto. In secondo luogo, i processi cognitivi possono essere distribuiti tra gli esseri umani e le macchine. Secondo Gabriel Salomon: "Le cognizioni sono situate e distribuite, piuttosto che strumenti decontestualizzati e prodotti della mente ". E "Piuttosto che pensare alla cognizione come ad un evento isolato che si svolge dentro la testa, la cognizione deve essere vista come un fenomeno distribuito, che va oltre i confini della persona per includere l'ambiente, i manufatti, le interazioni sociali e la cultura". Questo concetto è fondamentale per capire cosa sta succedendo alla cognizione oggi. E' chiaramente l'espansione del concetto di intelligenza e il coinvolgimento del soggetto in un gruppo molto più grande. Secondo Hutchins: * la cognizione è mediata dagli strumenti cioè da tutte le tecnologie * di conseguenza è radicata nell'artificiale * è una questione sociale che comporta variazioni delicate e sfumature di comunicazione, di apprendimento e interazioni interpersonali. E' una visione che si espande al di là della cognizione individuale ed è obbligata a prendere in considerazione le interazioni interpersonali. (continua)
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    Secondo Hutchins e Hollan i processi cognitivi possono essere distribuiti tra i membri di un gruppo sociale e possono comportare un coordinamento tra la struttura ambientale e/o materiale interna ed esterna. Essi inoltre possono essere distribuiti nel tempo in modo tale da cambiare addirittura la natura degli eventi successivi. La mediazione culturale ha infatti un effetto ricorsivo, e bi-direzionale: l'attività mediata modifica contemporaneamente sia l'ambiente che il soggetto in modo permanente. Di fatto modifichiamo continuamente l'ambiente e l'interazione tra i soggetti, l'elaborazione della cognizione e delle informazioni. Gli artefatti culturali sono sia materiali sia simbolici e regolano le interazioni tra l'ambiente e l'individuo. A questo proposito, sono "strumenti" intesi in senso lato e lo strumento principale è il linguaggio. Il linguaggio è il più grande, il più forte, il più articolato, il più complesso, il più ricco, di tutti i mass media, condiviso e anche se praticato individualmente. L'ambiente culturale in cui nascono i bambini contiene le conoscenze accumulate delle generazioni precedenti. Nel mediare il loro comportamento attraverso questi strumenti, gli esseri umani non beneficiano solo della propria esperienza, ma di quella dei loro antenati. Questa è l'eredità culturale, l'eredità sociale dell'informazione che si accumula nel corso degli anni (così come generazioni di persone costruivano cattedrali nel Medioevo, oggi costruiscono Internet). Un'unità di analisi per lo studio del comportamento umano sono i sistemi di attività, sistemi storicamente condizionati di relazioni tra individui e i loro ambienti prossimi e culturalmente organizzati, in altre parole le istituzioni. La storia dell'educazione, la storia dell'arte, la storia etc forniscono un quadro e contengono informazioni che vengono trasmesse nella cognizione distribuita culturale.
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    Le caratteristiche della "cognizione distribuita" sono la comunicazione e la condivisione di informazioni. Queste, proprio perché comunicate, diventano utili, mentre messe in comune permettono alla persona più preparata di utilizzarle a beneficio di tutti. Esemplificazioni intuitive del concetto.
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    dalla piattaforma Indire: Molti trovano alquanto strano parlare di cognizione distribuita perché sono abituati a ritenere l'atto intellettivo e cognitivo un fatto personale, individuale, interno
Marco Dozza

Psychotechnologies - 1 views

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    PDF nel quale de Kerckhove fornisce un'ampia panoramica sulle Psico-tecnologie ripercorrendo ed ampliando i concetti del corso.
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    Testo su Interfaccia del Linguaggio, dei Media e della Mente (Derrick de Kerckhove). Utile per comprendere gli argomenti trattati nel corso.
Luciano Di Mele

Articolo sulla raccomandazione in e-learning - 12 views

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    L'articolo suggerisce metodi per aiutare gli studenti alla ricerca di learning object di loro interesse
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    Un Learning Object (oggetto didattico) è una risorsa educativa, principalmente digitale, di cui l'insegnante, il tutor o lo studente si servono per studiare. Si può definire anche come un blocco, un'unità di contenuto a sè stante, sulla quale si basa un percorso di apprendimento. Ogni LO è costituito da varie parti: slides, foto, testo, grafica ecc. Combinando o scomponendo i diversi oggetti, l'insegnante può creare percorsi di apprendimento ogni volta diversi l'uno dall'altro, pertanto i LO godendo di questa struttura modulare e flessibile sono spesso utilizzati per una didattica individuale e personalizzata. Lo scopo del LO è quello di dare un'informazione strutturata tale che al termine del servizio formativo il fruitore abbia acquisito esperienza, conoscenza e arricchito la propria cultura. Dal punto di vista pratico, invece, un LO è progettato per essere riusato e operabile su diverse piattaforme di e-learning, con grande risparmio di costo e tempo. Oggi i LO sono sempre più sofisticati, studiano infatti il profilo del fruitore sia dal punto di vista delle sue conoscenze pregresse sia dal punto di vista meta-cognitivo, in questo modo il risultato finale risulta più che efficace.
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    Che cos'è un Oggetto Didattico (OD)? Reperire in Internet risorse educative di cui l'insegnante o lo studente possano servirsi per studiare, autoformarsi o insegnare non è cosa semplice, anche perché le pagine presenti nel web aumentano sempre di più e i motori di ricerca forniscono informazioni soltanto sulle pagine web più superficiali di un sito, tralasciando quelle che l'utente raggiungerebbe se approfondisse la navigazione. La progettazione di un OD, invece, è mirata a superare tali ostacoli tecnici e documentari. Un Oggetto Didattico è un blocco di apprendimento autonomo, coerente, unitario e riusabile che risponde a un singolo determinato obiettivo di apprendimento/insegnamento. Un Oggetto Didattico è come una molecola Una metafora aiuterà a capire meglio. Un Oggetto Didattico viene spesso paragonato a una molecola. Così come questa è composta da atomi (fatti di elettroni, protoni, quark, eccetera), ogni singolo Oggetto è costituito da varie parti (foto, testo, suono, grafica). L'insegnante è, quindi, il chimico che conosce le formule e la materia, ossia le tecniche e i metodi d'insegnamento ed è esperto della propria disciplina. In sostanza è in grado di utilizzare uno o più Oggetti, scomporli e crearne di nuovi. Combinando insieme Oggetti diversi si possono realizzare percorsi di apprendimento diversi. Un docente può creare un iter di apprendimento/insegnamento legando Oggetti nell'ordine che soddisfa specifici obiettivi didattici e che meglio si adatta agli stili cognitivi e di apprendimento degli specifici allievi cui si rivolge. Gli Oggetti Didattici, per la loro natura modulare, semistrutturata e flessibile sono di enorme supporto alla didattica individualizzata e possono quindi essere utilizzati così come sono oppure scomposti e i singoli elementi utilizzati per costruirne di nuovi. La riusabilità innanzitutto Da un punto di vista tecnico, invece, un Oggetto Didattico è progettato in modo da essere riusabile e int
Antonella Schiavone

MediaMente: "Il computer-linguaggio discrimina le donne" - 4 views

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    Definita 'l'antropologa del cyberspazio' Sherry Turkle è considerata il 'guru emergente del pensiero digitale'. Qui in un intervista "il computer-linguaggio discrimina le donne"
Giovanni Finizio

Linguaggio e pensiero: spazio, tempo e lingue - 5 views

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    Vi propongo un interessante articolo (pubblicato su "Le Scienze" nel 2011) di Lera Boroditsky, professore associato di psicologia cognitiva alla Stanford University, sull'influenza che le lingue hanno sulla nostra percezione del mondo. In particolare, il passo che ritengo più utile è quello in cui si dimostra come le persone pensino in modo differente sia il concetto di spazio (non in tutte le lingue esitono termini spaziali relativi che indichino, ad esempio, le direzioni destra e sinistra, ma in alcune lingue potrebbero esserci dei riferimenti spaziali legati a punti cardinali assoluti: nord, sud, est, ovest), sia il concetto di tempo (le rappresentazioni del tempo variano moltissimo nelle diverse aree del mondo, ed in particolare è la direzione della scrittura che influenza l'organizzazione del tempo). Inoltre, persone di lingua diversa differiscono anche nel modo di descrivere e ricordare gli eventi.
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    Molto interessante. C'è anche un video in cui lei parla esattamente di questo argomento: http://fora.tv/2010/10/26/Lera_Boroditsky_How_Language_Shapes_Thought Volevo aggiungere che Tomatis, un foniatra francese che ha fatto molti studi sul canto, ha detto che il tipo di canto che si è sviluppato nelle diverse culture è dato dalla lingua parlata in quei paesi. Per esempio, secondo lui il canto lirico non poteva che nascere in Italia, dove il modo di parlare avrebbe naturalmente portato ad una forma di canto "legato", tipico appunto dell'emissione lirica. Mentre la pronuncia tedesca o inglese ha portato ad un canto più sillabico, tipico delle cantate bachiane, ad esempio, o degli oratori di Handel. Chissà, sarebbe interessante capire anche la vocalità cinese africana, proprio in relazione alla lingua parlata. Comunque, tutti questi studi sono estremamente interessanti perchè relativizzano ogni verità. Utili per il rispetto e la comprensione di civiltà diverse, oltre che per la comprensione del funzionamento del nostro cervello. Mi chiedo, ad esempio, perchè io, se "penso visivamente" ai numeri, li vedo in una scala che va da in basso a destra a in alto a sinistra!? Eppure sono italiana, formatami qui e quindi con una lettura da sinistra a destra. Ho pensato che, forse, il mio maestro delle elementari mi ha spiegato i numeri in questo modo, perchè in effetti il valore dell'1 aumenta, quanto più è a sinistra di una serie di zeri: 1 10 100 1000 10000. Quindi la mia visione è crescente verso sinistra. Forse ce li faceva disegnare? Non ricordo, ma sarebbe interessante scoprirlo.
ANNALISA PASCUCCI

Tema: la Comunicazione secondo Paul Watzlawick - 1 views

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    Il Dr. Davide Algeri nel suo sito mette in risalto i contributi di rilievo che sono stati prodotti da Paul Watzlawick. Psicologo e filosofo austriaco di spessore, si dedicò al tema della Comunicazione secondo una linea costruttivista rivisitata adegualdola ai nostri giorni con un linguaggio che cambia proprio di un multitasking e che vede la realtà nella realtà.
domanico

L'ERA DELLE "PSICO - TECNOLOGIE - 0 views

"Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione modellano le strutturementali, le facoltà cognitive e sociali con le quali apprendiamo e strutturiamo il mondo." [http://www.slideshare.net/ar...

informazione facoltà cognitive sociali evoluzione comunicazione mente linguaggio pensiero

started by domanico on 02 Sep 14 no follow-up yet
vdalmonte

Psicotecnologie - 0 views

Eccoci nell'era delle psicotecnologie a cura di MEDIAMENTE/RAI EDUCATIONAL Lei ha scritto che il computer è una psico-tecnologia e ha definito quello che stiamo vivendo come l'era delle psico-t...

#psicotecnologie

started by vdalmonte on 21 Apr 19 no follow-up yet
Romina Mandolini

COGNIZIONE DISTRIBUITA - 38 views

Trovo il tuo intervento appropriato e corretto. A completamento di quanto hai scritto, riporto un intervento di Antonio Rizzo dell'Università di Siena sulla Cognizione Distribuita, che mi sembra in...

#DistributedCognition

Antonella Cavallaro

Smartphone e tablet nell'autismo - 19 views

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    Un' altro esempio di quanto detto precedentemente... NUOVI DEVICE MOBILI E AUTISMO La strategia visiva nel trattamento dell'autismo si basa tradizionalmente su tavole ricche di immagini, raccolte in quaderni spesso ingombranti, che mal si prestano ad un uso di comunicazione rapida con il bambino, utile soprattutto nei momenti di crisi.
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    Bell' articolo! Lavoro con bambini disabili e in molti casi con bambini autistici. Alcuni bambini mostrano i segni di ASD all'età di due anni, ma a volte una diagnosi potrebbe non essere possibile fino a tre o più anni. C'è una quantità significative di ricerche che indicano che con un intervento precoce si puo' massimizza i risultati e migliorare lo spettro autistico. Questo link se mostrato a molte famiglie potrebbe migliorare le condizioni di vita del figlio.Complimenti Antonella
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    L'utilizzo di strumenti tecnologici come tablet e smartphone usati come mezzi per la comunicazione alternativa o, in alcuni casi, aumentativa nell'autismo è stata un'importante innovazione. Ha concesso e concede a molti bambini e ragazzi con disturbi del linguaggio di esprimersi e di farsi capire da tutti, anche da chi non fa parte della propria cerchia familiare, obiettivo che invece è scarsamente raggiunto da altri mezzi di comunicazione come la lingua dei segni (che non tutti comprendono)
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    Articolo interessante. Altro aspetto da sottolineare, a mio avviso, è la maggiore motivazione scaturita dall'oggetto elettronico rispetto al quaderno con le immagini da staccare o indicare. L'apprendimento dell'abilità comunicativa richiede un esercizio costante, ripetuto e duraturo nel tempo; di conseguenza, se l'utilizzo dello strumento elettronico risulta in sé maggiormente motivante per il bambino, ne consegue una maggiore motivazione all'esercizio, agevolando l'acquisizione dell'abilità comunicativa.
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    Trovo il link appropriato rispetto ai contenuti del corso, infatti spiega l'utilizzo di una psicotecnologia, in questo caso lo smartphone, al fine riabilitativo. E' interessante notare come le psicotecnologie sono ormai applicabili ad ogni ambito della società tra i quali c'è sicuramente quello sanitario, anche se (almeno in Italia) secondo me andrebbe decisamente implementato. Infatti ho potuto notare attraverso i tirocini professionalizzanti che tendenzialmente vengono ancora utilizzati libri e figure sia per la valutazione che per la riabilitazione, nelle maggior parte delle strutture sanitarie italiane. Per raggiungere l'obiettivo dell'innovazione tecnologica in Italia, sia nella scuola che nella sanità, c'è ancora una lunga strada da percorrere.
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    Articolo molto interessante che sottolinea l'utilità' delle nuove tecnologie, nello specifico smartphone e Tablet, per tutte le persone autistiche e le loro famiglie. Un mio amico da qualche mese sta utilizzando questo tipo di device con il figlio di 8 anni. La possibilità' di interagire con simboli ed immagini lo aiutano a calmarsi visto i suoi tanti momenti di agitazione ed aggressività e la non possibilità' di comunicare verbalmente.' In un periodo dove le nuove tecnologie vengono etichettate come pericolose e dannose ( per esempio videogiochi), in questo caso possono diventare uno strumento di aiuto.
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    Trovo il link appropriato, è interessante quanto le tecnologie possano essere sia di utilizzo quotidiano che specifico, insomma la loro versatilità - o meglio quella dell'essere umano nel sfruttarle interamente.
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    Il tema dell'articolo è molto interessante perché mostra come le tecnologie possono essere utili nella relazione con bambini e ragazzi in difficoltà. Tutto diventa immediato e di facile accesso e si riducono i tempi per la creazione di nuovo materiale da lavoro.
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    le tecnologie possono essere utili nella relazione con bambini e ragazzi in difficoltà.I bambini con bisogni speciali richiedono particolare attenzione per lo sviluppo di competenze sociali. Mettere a disposizione elementi visivi che possono veicolare contenuti e istruzioni utili ai bambini, con la possibilità aggiuntiva di integrare testi (in qualunque lingua) e registrare la propria voce.
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    Per rimanere nel tema dell'autismo: L'articolo che segue presenta l'attività svolta di Media Education con un ragazzo che presenta disturbi dello spetro autistico che ha prodotto nei suoi esiti finali un corto metraggio d'animazione. Oggetto di una tesi magistrale in Scienze dell'Educazione, che ha vinto il Premio Giannatelli nel 2018. L'articolo evidenzia come attraverso l'uso dei media si può lavorare sui deficit relazionali e comunicativi che caratterizzano alcune patologie come l'autismo. Si tratta di un percorso attraverso l'uso delle arti terapie: un laboratorio video e cinematografico che avrà esiti formativi e riabilitativi. L'articolo descrive un'esperienza che utilizza linguaggi multimodali (scrittura, musica, fotografie, montaggio) e mette in evidenza come questa varietà di codici e tecnologie ha permesso un'estensione di un Sè corporeo e psicologico, permettendo di uscire dall'isolamento. https://oaj.fupress.net/index.php/med/article/view/8838/8412
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    Lo strumento visivo con immagini si rileva molto importante per un apprendimento con sviluppo atipico. In particolare nei pazienti con diagnosi di "spettro dell'autismo", la tecnologia digitale è di vitale importanza, poichè permette di impiantare le basi di una vita dignitosa e di interazione con l'altro; con lo strumento digitale il bambino impara a chiedere ciò di cui ha bisogno e viene gratificato immediatamente per fargli apprendere quel determinato comportamento. Inoltre con lo strumento digitale si ha una disponibilità immediata di più immagini rispetto le tesserine cartacee, anche se in determinati casi i neurologi infantili danno disposizione delle peacs per poi passare al LIAR. Il tablet e lo smartphone sono utili per installare programmi appositi per l'utilizzo della CAA (comunicazione aumentativa ed alternativa) per incrementare la comunicazione nelle persone che hanno difficoltà nel linguaggio e sono strumenti funzionali utilizzati per la costruzione della frase minima.
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    L'articolo evidenzia come attraverso l'uso dei media si può lavorare sui deficit di relazione e comunicativi. Le immagini sono importanti nell'apprendimento umano, in particolare in presenza di disturbi come quello dello spettro autistico la tecnologia digitale è importantissima poiché permette al bambino di esprimersi meglio, gratificarsi immediatamente e dunque apprendere più rapidamente. L'articolo descrive un'esperienza che utilizza linguaggi multimodali (scrittura, musica, fotografie, montaggio) e mette in evidenza come questa varietà di codici e tecnologie ha permesso un'estensione di un Sè corporeo e psicologico, consentendo la comunicazione e permettendo di uscire dall'isolamento.
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    La strategia visiva è un'importante metodologia di trattamento per l'autismo, come evidenziato nell'articolo, l'utilizzo di strumenti digitali come smartphone e tablet possono rappresentare una soluzione pratica ed accessibile, offrendo una vasta gamma di funzionalità personalizzabili oltre che ad applicazioni specifiche per un apprendimento di tipo atipico. Penso che possa rappresentare un'importante opportunità per migliorare la comunicazione e l'interazione.
apolverari

"MEDIA EDUCATION: più consapevolezza, più opportunità, più futuro!". A Roma i... - 0 views

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    Questo convegno organizzato dal ministero dell´istruzione riguarda la media education con un focus sul linguaggio d´odio. I discorsi d´odio su internet, specialmente nelle piattaforme di social networks sono ormai diffusi ovunque. Le persone che sono soggette a discriminazioni d´odio su internet vedono la loro vita quotidiana, anche a di fuori della vita digitale, influenzata. Ad esempio alcuni soggetti di ricerche dopo essere state vittime di discorsi d´odio hanno avuto cali motivazionali in ambito accademico. L´ambiente dei social media puó diventare "contagioso" cioè puó trasmettere all'utente valori e comportamenti che possono poi, più o meno internalizzarsi. I discorsi che si presentano, hanno un pubblico molto ampio, se lo stesso discorso viene espresso da un numero ingente di persone, si "normalizza", diventa un preconcetto da cui partire per avviare altre conversazioni, interazioni, creazioni di materiali. Per questo la media education é importante per svilupare una analisi critica di ció che vediamo tutti i giorni su internet, ed essere capaci di resistere al contagio dei discorsi d´odio che impazzano nel web.
Romina Mandolini

Psicotecnologie: una definizione - 11 views

"Dall'alfabeto a Internet" (a cui fa riferimento il link riportato alla fine) è uno splendido libro del Prof. De Kerckhove (di cui in rete si può leggere la prefazione e qualche stralcio), grazie a...

#Psicotecnologie

started by Romina Mandolini on 06 Nov 12 no follow-up yet
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