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mirellapardi

Media literacy policy: the reduced version | David Buckingham - 2 views

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    Direttamente dal blog di David Buckingham, questo recente articolo tratta un tema molto caro all'autore: le politiche di alfabetizzazione mediatica. Buckingham commenta il disegno di legge sulla sicurezza in internet, pubblicato dal governo del Regno Unito lo scorso maggio, e ne evidenzia alcuni grossi limiti. L'alfabetizzazione mediatica è ridotta a un elemento di sicurezza online, una questione di protezione dai danni, piuttosto che essere considerata in termini educativi più ampi. L'iniziativa sembra considerare solo i media online, trascurando i media tradizionali, l'attenzione è soprattutto sulla disinformazione e utilizzo dei dati personali, pochi i riferimenti al grooming e alla radicalizzazione. Che ruolo ha l'educazione in tutto questo? L'obiettivo principale del disegno di legge è sulle "attività di alfabetizzazione mediatica" condotte al di fuori delle istituzioni educative, principalmente da enti di beneficenza e dalle stesse società di media. La sicurezza in Internet è senza dubbio parte dell'alfabetizzazione mediatica. Ma l'alfabetizzazione mediatica è una questione molto più ampia. Buckingham ribadisce che abbiamo bisogno di sviluppare una comprensione molto più sofisticata e approfondita di come i media rappresentano il mondo, come vengono prodotti e usati. Senza una strategia educativa coerente, ampia, sistematica e stimolante avremo risposte educative semplicistiche, frammentarie e contraddittorie.
bettydemicheli

Il veliero: un browser gratuito a misura di bambini - 8 views

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    Ho trovato questo articolo molto interessante e lo consiglio soprattutto a chi ha bambini piccoli. Sono piacevolmente sorpresa nel leggere che si studiano e si realizzano browser a misura di bambini avendo la sensibilità di capire che i pericoli mediatici alla portata dei piccoli sono molti. I bambini sempre più presto si avvicinano al mondo informatico e alla rete ed è quindi importante che lo facciano in sicurezza aiutati dai genitori che a loro volta devono essere educati ad educare. Nell'articolo si evidenziano alcune caratteristiche del browser che ne garantiscono la sicurezza e si rimanda ad una lettura più approfondita e puntuale sul sito dedicato: http://www.ilveliero.info/ Questa iniziativa mi sembra socialmente molto importante e credo andrebbe pubblicizzato magari in televisione nella "pubblicità progresso".
andreaagnese

L'educazione digitale funziona: più del 90% affronta il tema della sicurezza ... - 5 views

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    L'articolo si focalizza sull'educazione digitale degli studenti e riferisce alcuni dati di rilievo inerenti all'utilizzo dei media digitali, al rapporto degli studenti con i media digitali e tratta di temi di rilievo come il cyber bullismo e le fake news. Prima di tutto, la stragrande maggioranza (il 92%), dichiara di aver discusso a scuola con gli insegnanti di temi legati alla educazione digitala. Solo pochissimi dichiarano di essere poco connessi, appena il 4%. Due ragazzi su cinque dichiarano di contribuire a combattere le fake news. Quanto al bullismo, oltre due terzi (77%) dichiara di parlare con un adulto di eventuali episodi di bullismo, o comunque di segnalare a un adulto tali episodi. Chi non è bullizzato direttamente, si dice infastidito quando si accorge di fenomeni di bullismo riguardanti altre persone (9 su 10). L'articolo sottolinea come sia importante occuparsi di quei pochi che non intervengono discutendo con gli adulti eventuali fenomeni di bullismo, o peggio ancora mostrino adesione personale, inserendo dei like o condividendo le manifestazioni di bullismo (il riferimento deve intendersi al social Facebook, per quanto non sia espressamente menzionato). L'articolo segnala inoltre come nelle scuole gli insegnanti si stiano attrezzando per trattare il tema dell'educazione digitale, ciò che viene ritenuto positivo, in quanto ulteriore presidio a difesa dei ragazzi. Inoltre, consta come la quasi totalità dei partecipanti abbia discusso di nuove tecnologie con i propri insegnanti (il 91%). Il 40% dei giovani ha espresso il desiderio di approfondire le seguenti tre tematiche in particolare: cyberbullismo, dipendenza da Internet, uso delle tecnologie digitali nella didattica (tra l'altro, solo il 58% dichiara di utilizzare quotidianamente in classe gli strumenti tecnologici, quali LIM, tablet o personal computer, per approfondire lezioni). Viene poi analizzato il delicato tema di quante ore i ragazzi passino connessi online; sul punto
sarinaarmati

Child protection online | Educating 21st Century Children: Emotional Well-being in the ... - 1 views

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    La OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) è un'organizzazione internazionale che da 60 anni lavora con Governi, legislativo e cittadini per trovare soluzioni a sfide sociali, economiche e ambientali. Il capitolo 10 "Child protection online" tratto dalla pubblicazione "Educating 21st Century Children: Emotional Well-being in the Digital Age" del 01.10.2019, si focalizza sui rischi che i bambini incontrano online (bullismo, razzismo, predatori sessuali, ecc.) e sulla necessità che sviluppino skill adatte a riconoscerli. Nel 2017 la OECD ha condotto un sondaggio tra 34 paesi per verificare se le raccomandazioni riguardo la sicurezza online per i bambini del 2012 fossero ancora attuali. Questo capitolo analizza le seguenti tipologie di rischio: rischi legati alle tecnologie di Internet (pornografia, sexting, cyber-grooming e cyber bullismo), rischi legati al consumatore (frode e marketing online) e rischi riguardo le informazioni, la privacy e sicurezza (diverse tipologie di condivisione dei dati personali consapevole e/o inconsapevole). Per ognuno di questi rischi sono presentati esempi legislativi di diversi paesi (anche in risposta al sondaggio del 2017) che spesso si limitano al loro approccio nella vita reale e non alla estensione online e pertanto i Governi negli ultimi anni si sono mossi in tal senso. Di fatto tutti questi rischi, in cui incorrono i bambini in particolare, sono costantemente in evoluzione e sono la trasposizione online di quelli già esistenti nella vita reale, ma che in Internet trovano un ambiente in cui agire, vasto, iperconnesso e spesso indisturbato da sguardi indiscreti.
claudiopan94

La media education alla Digital Week - 1 views

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    L'articolo proposto tratta della media education alla milano digital week, avvenuta a marzo 2019. Questa è la seconda edizione promossa, in cui vengono trattati i temi peculiari riguardanti le media education e quindi la sua importanza. Sono cinque giorni di mostre, seminari, dibattiti, installazioni e laboratori. Il tema centrale scelto per questa edizione riguarda l'intelligenza urbana. Vari sono stati gli eventi che hanno trattato della media education partendo dagli strumenti analogici fino a quelli digitali dei giorni nostri.Alcuni degli eventi promossi erano a carattere educativo per far vivere in prima persona l'esperienza di apprendimento tramite i media. Non di meno si è parlato della sicurezza informatica, compreso cyber bullismo e privacy online, argomenti da non sottovalutare in quanto va ricordato che ha modificato completamente il modo di vivere i media digitali collegati in rete. Si è parlato di come è cambiato l'utilizzo dei media negli anni, del nuovo modello di socialità che stiamo vivendo in questi ultimi anni grazie all'utilizzo degli stessi, andando a ricordare che Milano presto partirà col 5g e porterà novità in termini di mobilità, domotica e digitalizzazione delle procedure grazie alla velocità di trasferimento dei dati. In ultima l'intervento dell'assessore alla trasformazione digitale e servizi civici che ha rimarcato l'importanza di mettere al centro di questi cambiamenti la persona.
antonelladerosa

CYBERBULLISIMO-CAROLINA PICCHIO, ICONA DELLA LOTTA AL CYBERBULLISMO - 3 views

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    Siamo nel ventunesimo secolo, l'era del progresso e della tecnologia, l'era della digitalizzazione. Ogni giorno sempre più ragazzi e adolescenti spendono il proprio tempo su Internet, utilizzano i Social Network per tenersi in contatto con i propri amici, per scambiarsi messaggi, condividere foto e video. Nulla di male, non fosse che Internet è un mondo tanto complesso e spesso non si ha la consapevolezza del male che si può fare se non lo si usa nel modo corretto. Questa è la storia di Carolina Picchio, una delle ennesime vittime di cyberbullismo, conosciuto anche come bullismo in rete. Il 61% dei ragazzi al di sotto dei 21 anni ha subito almeno un episodio di cyberbullismo, ovvero un insieme di azioni aggressive realizzate mediante strumenti elettronici che hanno un grande obiettivo, quello di provocare un danno ad un coetaneo incapace di difendersi. Carolina, una ragazza come tante, dopo una pizza con gli amici, si chiude in bagno, sta male perché ha bevuto troppo e perde conoscenza. Un gruppo di ragazzi, che lei credeva suoi amici, l'accerchiano e simulano atti sessuali, quelle scene vengono riprese in un video che verrà postato sui social con l'intento di screditarla. Carolina sarà vittima di commenti denigratori ed insulti, la sua reputazione è stata compromessa, un peso insostenibile da sopportare, a tal punto che decide di togliersi la vita, gettandosi dalla finestra di camera sua. Probabilmente molti conoscono la storia di Carolina, così come quella di tante altre povere anime innocenti a cui è toccata la stessa sorte. A questo punto ci viene da chiederci: come possiamo fermare tutto questo? Se Carolina fosse ancora viva, sarebbe lì a raccontare la sua storia e forse potrebbe essere d'aiuto per qualcuno, ma Carolina non c'è più.. ma di chi è la colpa? Della società? Delle famiglie? Della scuola? Cosa possiamo fare in concreto perché storie come queste non si ripetano mai più? Sicuramente il problema di fondo è la mancanza di consapevolezza
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    dei giovani dello strumento che hanno tra le mani, bisognerebbe educarli al digitale, insegnargli a navigare il Web prima di permettergli di pubblicare foto e video in rete. E chi se non la scuola, che ha l'obiettivo di insegnare potrebbe svolgere questo compito? Inserire nelle scuole programmi formativi volti ad insegnare le dinamiche del web, la sicurezza in rete potrebbe essere un buon inizio. E perché no? Inserire nel programma didattico anche video come questo che potrebbero sensibilizzare ad un tema tanto importante e fare in modo che storie come quella di Carolina non si ripetano mai più.
Margherita Miotti

Digital civility, italiani più consapevoli dei pericoli in Rete. Ma il Covid ... - 2 views

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    Il digital civility index elaborato da Microsoft (edizione 2022 che analizza le attitudini e le percezioni delle persone rispetto all'educazione civica digitale e sicurezza online) ci vede in recupero di due posizioni nella classifica a 22 paesi in cui ci classifichiamo decimi. Questo miglioramento è stato stimato solo sui maschi, le donne sono più esposte ai rischi online. C'è da tenere conto che il 40% degli utenti segnalano un peggioramento dei comportamenti nelle interazioni online durante la pandemia che ha spinto all'hate speech. Sono state stimate percentuali più alte della consapevolezza online. Molti sono d'accordo sul fatto che occorre portare avanti programmi di educazione e formazione sui corretti comportamenti da tenere online. Inoltre sono importanti appuntamenti come il safer internet day.
mbattistello

View of DGPR e digital safety. Un'indagine nazionale sulla consapevolezza digitale degl... - 3 views

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    Questo articolo di Ida Cortoni, pubblicato a giugno 2022 nella rivista "MEDIA EDUCATION - Studi, ricerche e buone pratiche", pag. 121 - 128, vuole illustrare i risultati di un'indagine nazionale sulla sicurezza digitale condotta dall'Università Sapienza di Roma su un campione di 2807 studenti di 37 scuole italiane secondarie di secondo grado in 16 regioni italiane. La ricerca è rivolta allo studio del grado di consapevolezza mediatica degli adolescenti, tenendo conto dei condizionamenti del capitale digitale e sociale, scolastico e famigliare. L'introduzione evidenzia come il tema della sicurezza digitale è diventato oggetto di dibattito negli ultimi anni in due momenti: nel 2018 in occasione dell'entrata in vigore del G.D.R. 2016/679 e nel marzo del 2020 in occasione del lockdown generato dal Covid -19. L'art. 8 del G.D.R. 2016/679 ha abbassato la soglia di età a tredici anni per autorizzare il trattamento dei dati personali on line, portando l'attenzione sulla "consapevolezza digitale dei minori". Lo studio è condotto secondo il modello di analisi DIGCOMP 2.0. Le riflessioni conclusive offrono interessanti spunti in tema di Digital Literacy e critical thinking e di come implementare la media literacy scolastica all'interno dell'educazione civica.
carmelinagalati

RIVOLUZIONE 5G ALLE PORTE - PRESTO ANCHE IN ITALIA - YouTube - 2 views

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    Il 5G è la nuova tecnologia su cui si baseranno i nuovi media. Condivido questo video di HDblog che, anche se datato a fine 2017, spiega semplicemente ma senza mancare di professionalità, come dovrebbe fare ogni buon contenuto di divulgazione scientifica, la tecnologia 5G: gli step di implementazione a partire dagli esperimenti iniziali all'accensione della rete nel 2019 fino al completamento previsto nel 2020. Questa nuova tecnologia serve per sopperire alla crescita esponenziale del traffico di rete. Il 5G permetterà una serie di servizi come smart cities, internet of things, automobili sempre connesse con possibilità di guida autonoma e garanzie di maggior sicurezza.
silvaiotti

Diritti e responsabilità verso una cittadinanza digitale - 6 views

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    L'articolo offre una panoramica globale dei diritti degli utilizzatori dei nuovi media nell'educazione scolastica, per rendere il più possibile autonomi, coscienti e responsabili gli alunni anche nelle scuole primarie, dove sempre più si sta inserendo l'educazione mediale. L'obiettivo è anche quello di offrire agli insegnanti strumenti didattici per intraprendere con i propri alunni, bambini ed adolescenti, un percorso verso la consapevolezza dei propri diritti online nell'utilizzo delle più recenti tecnologie, inparticolare Internet e cellulari, nello spirito dellaConvenzione ONU sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (1989). L'intervento è pensato per gli alunni della scuola primaria (8-10 anni) esecondaria di primo (11-13 anni) e secondo grado ( biennio 14-15 anni). Il manuale, diffuso da Mondadori, è finalizzato a promuovere un uso consapevole dei nuovi media fra i giovani sperimentando forme concrete di partecipazione ( temi affrontati: sicurezza, diritti e strumenti utilizzati, schede di attività da portare avanti con la classe).
alesalerno

Preadolescenti e smartphone | Labalestra | International Journal of Developme... - 5 views

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    L'articolo ha come oggetto la preadolescenza e lo smartphone. L'uso di tablet o smartphone a questa età viene considerata un'attività naturale dei ragazzi già alla nascita ("digital born").C'è chi ritiene che utilizzare lo smartphone a 11 anni sia prematuro poiché i giovani non hanno acquisito ancora gli strumenti cognitivi per farne buon uso e chi ritiene che sia una sicurezza per coloro che lo possiedono. I giovani manifestano la necessità di essere connessi a qualcosa o qualcuno, il bisogno di far parte di un gruppo che li accetti e accolga e non permetta loro di soffrire l'esclusione o il disinteresse. Per questo i ragazzi cominciano a reclamare il diritto alla privacy inserendo codici di blocco.Ma possedere uno smartphone non sempre significa conoscerne le potenzialità ed i rischi. I ragazzi hanno bisogno di comunicare e lo fanno attraverso uno schermo, hanno la necessità di condividere in rete emozioni, i pensieri, l'immagine di sé, ma spesso attuano un uso improprio e pericoloso di tali strumenti. Questo anche perché da ciò che emerso, intervistando le famiglie, il posto occupato dalle ICT non è percepito come critico solo una piccola percentuale di genitori ne permette l'uso con regole. La connessione non è solo prerogativa dei giovani, ma anche dei genitori che si sentono più tranquilli potendo ritracciare i propri figli quando sono lontani. E' difficile controllare gli accessi alle applicazioni poiché i ragazzi possono farlo inserendo false identità. E' come è possibile spiegare ad un bambino di 11 anni i comportamenti virtuali di una chat ? Credo sia importante che i genitori, nella consapevolezza della difficoltà che incontreranno nel voler controllare ciò che fanno figli, spesso più preparati di loro nell'utilizzo di tali strumenti, dovrebbero adeguarsi tempi e più che mettere in pratica regole restrittive, condividere con i ragazzi le loro esperienze virtuali e spiegare le conseguenze reali e non, dei loro comportamenti in rete.
marziachecchini

Etica hacker - Wikipedia - 3 views

  • Etica hacker Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigation Jump to search Con l'espressione etica hacker si fa riferimento all'etica emersa nelle prime comunità virtuali o "cyber communities", dedite alla programmazione informatica. Indice 1 Etimologia e storia 2 L'etica hacker 2.1 Condivisione 2.2 L'imperativo: "Hands on!" 2.3 "Community" e collaborazione 3 I "veri hackers" secondo Levy 4 L'opera di Himanen 5 Altri lavori 6 Un caso italiano 7 Note 8 Bibliografia 9 Voci correlate 10 Collegamenti esterni Etimologia e storia
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    ho postato quest'articolo di wikipedia che ho ritenuto interessante perchè fornisce una visione alternativa della definizione di hacker che non conoscevo e che, come tante persone, interpretavo solamente nell'accezione negativa del termine di distruttore di sistemi e diffusore di virus informatici. Tra i principi fondamentali dell'etica hacker riportati in quest'articolo, c'è invece il miglioramento del mondo e delle condizioni di vita dell'essere umano attraverso la liberta', la passione e la coscienza sociale. Aggiungo anche che l'hacking è utilizzato spesso nel testare la sicurezza di programmi e la tutela della riservatezza di dati sensibili come trattato da Jon Erickson nella sua pubblicazione "l'arte dell'hacking"
gasaparo

Educazione e nuovi media - diritti e responsabilità verso una cittadinanza di... - 9 views

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    Questo documento, realizzato con il supporto dell'Ufficio Comunicazione di Save the Children Italia, "si propone di offrire agli insegnanti strumenti didattici per intraprendere con i propri alunni, bambini ed adolescenti, un percorso verso la consapevolezza dei propri diritti online nell'utilizzo delle più recenti tecnologie, in particolare Internet e cellulari". Ho ritenuto giusto postare questo testo, per due motivi:innanzitutto perché riassume brevemente dei punti-chiave del corso Educazione e nuovi media, poi perché nella seconda parte sono illustrati i motivi per cui Save the Children si occupa di Media e dell'approccio basato sui diritti e gli strumenti utilizzati. Inoltre, nell'appendice sono presenti il testo della Convenzione ONU sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (1989) e una possibile carta dei diritti online per l'infanzia. Quello che viene sottolineato in questo documento, e che anch'io vorrei evidenziare, è che "il problema della "sicurezza", associato all'utilizzo dei Nuovi Media da parte dei giovani, non è riconducibile esclusivamente all'esistenza in sé di alcuni rischi, ma anche alla possibilità che l'utilizzo di tali strumenti tecnologici cominci a prevalere a scapito di spazi di aggregazione concreti, di attività sociali, ricreative, sportive". Guardando alle "nuove generazioni" si può notare che i ragazzi sono sempre più plasmati dalle celebrità e dal loro mondo, attenti più ad apparire che ad essere. Per citare il politologo Sartori, l'uomo è diventato "Homo Videns", una nuova specie generata dalla televisione, che si limita a vedere; "Il bambino, la cui prima scuola è la televisione, è un animale simbolico che riceve il suo "imprinting", il suo stampo formativo, da immagini di un mondo tutto centrato sul vedere. E questo atrofizza la capacità di capire". Ecco che nasce la necessità di andare oltre ciò che si vede, di "rendere estraneo ciò che è familiare", come dice Buckingham, e cercare di far c
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    Da diversi decenni, prima nel resto d'Europa e poi anche nel nostro Paese, la Media Education si è proposta come strumento attraverso cui l'educazione possa tutelare i diritti dei più giovani, ad oggi rappresentando strumento di potenziamento dei soggetti che si propone lo sviluppo di consapevolezza e di pensiero critico, creando le condizioni affinchè il bambino si possa difendere da sé. Un approccio che mira a controllare il rapporto tra media e i suoi destinatari e che delinea tre caratteristiche pedagogicamente rilevanti di questa svolta digitale: portabilità, interattività e generatività. La Rete e il telefonino sono migrati nelle nostre vite, le costituiscono dall'interno, sono parte del nostro essere cittadini. Come tali vanno considerati resistendo alla tentazione di farli depositare all'ingresso della scuola (nella speranza mal celata di chiudere furoi, con essi, il problema) e conferendo alla Media Education lo status di educazione civica del Nuovo Millennio
serafinagreco

Cyber-sorveglianza e tutela della privacy dopo l'11 Settembre 2001 - 4 views

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    Già un anno dopo l'attentato dell'11 Settembre 2001, l'associazione Reporters sans frontiéres denunciava i cambiamenti in atto in ambito di sorveglianza e libertà individuali, descrivendo come, sotto l'egida della guerra al terrorismo, i controlli su Internet e altri mezzi di comunicazione elettronica fossero aumentati in maniera esponenziale. Alcune delle democrazie occidentali sono state descritte, dall'associazione, come "predatori di libertà digitali". Nel rapporto, diffuso nella sede dell'associazione a Parigi, si legge tra l'altro: "Ad un anno dai tragici eventi di New York e Washington, Internet può essere inclusa nell'elenco dei "danni collaterali". Le cyber-libertà sono state minacciate e le fondamentali libertà digitali amputate." Negli Stati Uniti, non era ancora trascorso un mese dal crollo delle torri gemelle, che già il Congresso aveva approvato, senza alcuna opposizione, il cosiddetto USA Patriot Act, una sommatoria di provvedimenti tesi ad aumentare i poteri di polizia in ogni campo, particolarmente in quello del controllo sulle comunicazioni. O, più esattamente, volendo ripetere le parole pronunciate dal presidente George W. Bush nel firmare la legge, una sommatoria di provvedimenti tesi a "porre i sistemi di sicurezza nazionale all'altezza della sfida generata dalla proliferazione delle tecnologie di comunicazione, leggi nate nell'epoca dei rotary telephones". Sul piano tecnologico, poi, l'amministrazione americana è stata rapidissima nel presentare un progetto molto dettagliato e già completo, denominato Total Information Awareness (TIA), ma subito ribattezzato dall'Electronic Privacy Information Center (EPIC) "Terrorism Information Awareness", e per fortuna rimasto solo un progetto.
rosamaria62

CODICE DI AUTOREGOLAMENTAZIONE PER LA PREVENZIONE E IL CONTRASTO DEL CYBERBULLISMO - 3 views

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    La rete è un mezzo di informazione che offre molteplici opportunità, ma nello stesso tempo nasconde dei pericoli, soprattutto, per i "nativi digitali" e, al fine di prevenire tali insidie nel giorno dell' "Internet Safer Day", è stato varato il codice di autoregolamentazione per arginare il fenomeno del cyberbullismo. Nel documento vi sono una serie di proposte rivolte in primis alle famiglie che dovrebbero educare i propri figli all'uso corretto della rete e successivamente alla sicurezza dei dati online. Emerge la necessità di un'effettiva collaborazione tra aziende e personale specializzato.
vitadepasquale

Social Network: effetti sui processi di socializzazione - 3 views

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    Ormai i social network sono entrati a far parte, in maniera diretta o indiretta, della vita di ognuno di noi. Coinvolgono persone di qualunque fascia di età, ceto sociale e sesso. I social network, ormai diventati essenziali nella quotidianità di ognuno, portano vantaggi come: maggiore socializzazione, superamento di alcune difficoltà di approccio che si potrebbero avere con il contatto fisico, acquisizione di maggiore sicurezza, crescita personale e aumento di autostima. Tanti ,però, sono gli svantaggi come: nessun rapporto o scarso rapporto o finto rapporto emozionale, scaturito da un incontro fisico tra persone; diminuzione di autostima e capacità cognitiva, aumento di stati depressivi soprattutto tra adolescenti e social network; finzione del modo di essere e di comportarsi. Quindi è bene concludere dicendo che: i social network vanno maneggiati con cura.
giorgia14

BULLISMO E MEDIA EDUCATION - 7 views

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    Mi ritengo molto fortunata; negli anni in cui ho frequentato la scuola dell'obbligo (ma anche successivamente) infatti, non sono mai stata oggetto di bullismo, né vi ho mai assistito, eppure questo fenomeno è sempre esistito. Ma allora perché da qualche tempo, ha assunto una connotazione così ampia? L'articolo risponde a questa domanda , evidenziando come le nuove metodologie di comunicazione consentano di superare confini fisici e temporali prima invalicabili. Ed è proprio in questo scenario che si colloca la Media Education, come un'attività finalizzata a sviluppare nei giovani la capacità di comprendere ed utilizzare i media in modo critico.
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    Questo articolo si sofferma in modo particolare sul fenomeno dell bullismo elettronico,si propone di analizzare il doppio ruolo della comunicazione mediatica che ,da un lato produce nuove identità dell'universo giovanile e dunque nuove rappresentazioni, dall'altro, attraverso la media education, essa può divenire potente mezzo di persuasione e apprendimento centrato a sviluppare potenzialità critiche creative dei ragazzi. Nell'era di Internet,di Youtube, il fenomeno dell bullismo è sempre più complesso ,le azioni offensive dei bulli non avvengono più faccia a faccia ,ma attraverso il mezzo tecnologico, il Web. La vittima di questi atti di bullismo non trova più sicurezza neanche all'interno della propria casa,in quanto anch'essa potrebbe essere scenario di violenza e molestie subite tramite cellulare o via Internet. Negli ultimi decenni la media education ha offerto precisi strumenti metodologici,e ha trovato vasti campi di applicazione, laddove I soggetti si trovassero in "pericolo". La media education potrebbe essere il passepartout per comunicare con I giovani,il momento in cui il mondo della formazione si incontra con il linguaggio dei media.
mromano8

La sfida della Trasparenza e la Democrazia 3.0 - 1 views

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    Alberto Bitonto docente Teoria politica all'università svizzera italiana sottolinea l'importanza di attuare un processo di trasformazione legato all'innovazione culturale . Espone un concetto chiave in cui le due dimensioni Trasparenza e Democrazia 3.0 sono strettamente collegate tra loro . Freedom of Information Act (FOIA) è la legge che tutela la libertà d'informazione e il diritto d'accesso agli atti amministrativi accesso civico . Il dirittto ai cittadini ad accedere a tutti i dati ed essere messi a conoscenza dei temi legati all'ambiente , alla salute ,alla sicurezza edilizia .La sfida consiste nel migliorare la qualità della trasparenza . Un approccio più realistico ,scientifico e consapevole che migliora il processo decisionale e le dicisioni pubbliche. I cittadini ,le imprese e le associazioni possono indicare alle istituzioni le criticità ed i bisogni, ma allo stesso tempo sono portatori di soluzioni . La Trasparenza vista come metodo e strumento d'inclusione che conduce alla partecipazione attiva e alla collaborazione .I cittadini sono motivati a contribuire e danno importanza al loro contributo . Costruire società migliore attraverso la Trasparenza e l'Open Government rappresenta una grande opportunità nel creare nuovi spazi aperti in cui è presente una intelliggenza collettiva.
maccorinti

I videogiochi sono le favole di oggi, la tecnologia per crescere bene - 3 views

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    Videogame e smartphone se usati nel modo giusto possono diventare uno strumento importante per la crescita dei ragazzi. Jordan Shapiro, tra i massimi esperti di cultura digitale, sostiene che i videogiochi sono un nuovo modo di raccontare storie, sono persuasivi, comunicano idee, catalizzano le emozioni, sono catartici. E come sosteneva Marshall McLuhan "il prossimo medium trasformerà la televisione in una forma d'arte", questo non vuol dire necessariamente che i videogame sostituiranno le altre forme narrative. Dopo tutto, il cinema non ha eliminato i romanzi, la prosa non ha eliminato la poesia, la poesia non ha eliminato il teatro. Il consiglio di Shapiro è di chiedere ai propri figli dei loro giochi, e di provare a giocare insieme a loro, un approccio che aiuta i bambini a sviluppare sicurezza, autostima e benessere socio-emotivo.
giucosta

Disturbi dovuti allo smart workink - 2 views

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    Malattie professionali e disturbi associati allo smart working Come sta cambiano il lavoro e il suo ambiente per effetto del Covid. Nell'ultimo periodo ho scambiato opinioni con parenti e amici che durante le varie limitazioni, dovute alla pandemia si sono trovati ad dover lavorare da casa. In un primo momento quasi tutti hanno avvertito i vantaggi, di non doversi recare sul posto di lavoro e di non essere costretti a prendere l'automobile o mezzi pubblici di trasporto. E' stato evidenziato come è possibile recuperare le ore di vita dovute agli spostamenti che per chi lavora nelle grandi città possono incidere anche oltre le due ore. Per non parlare dallo stress da lavoro correlato, dovuto al rispetto rigido degli orari, ambienti di lavoro poco confortevoli, tensioni tra superiori e colleghi.. Nella prima fase dell'applicazione dello smart working quasi tutti hanno manifestato un sentimento favorevole a tale pratica anche per l'aspetto di assoluta novità. Ma a distanza di qualche mese in molti casi l'aspetto di positività di lavorare da casa è venuto meno. Qualcuno ha manifestato aspetti di natura depressiva, altri di solitudine, altri non trovano concentrazione, uno ha manifestato attacchi di panico. Ovviamente l'esperienza di pochi amici e di qualche parente non può essere presa in riferimento su larga scala ma tuttavia a seguito di questa esercitazione ritengo utile approfondire l'argomento smart working e i suoi effetti collaterali. Ritenendo personalmente che gli esseri umani si adattano a tutto, mascherina compresa ma rimaniamo sempre esseri sociali, che fanno fatica a recepire la pratica del distanziamento sociale.
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