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favieri-barone

"Educare Digitale": è la cultura, non la connettività, che forma il cittadino... - 2 views

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    Questo articolo pubblicato Il 04/03/2019 ( rapporto Agcom) "Educare Digitale" mette in risalto l'importanza di come un'adeguata alfabetizzazione mediale ed una connettività adeguata dirige il digitale a trovare il metodo, la strategia e il processo, così diviene progetto, formando cittadini digitali consapevoli e competenti; Questo è un piano che punta l'attenzione all'alfabetizzazione mediale e allo sviluppo di un apprendimento che si focalizza sulla progettazione e la messa in campo di una didattica per competenze dove ciò avviene in termini di integrazione significativa delle competenze digitali con tutte le altre competenze. Ciò che emerge nel rapporto docenti-strumenti digitali in termini di dati destano preoccupazioni es. "solo il 47% dei docenti utilizza quotidianamente strumenti digitali per consultare fonti e contenuti digitali, per poi utilizzarle all'interno della classe". Inoltre, solo l'8,6% totale dei docenti utilizza il digitale per svolgere attività a distanza, il 20% dei docenti adotta pratiche di lavoro collaborativo. I problemi da risolvere rientrano tutti all'interno della sfera scolastica e di gran parte sono di carattere culturale.
studente3anno

Educazione all'immagine, media education e cittadinanza digitale - 7 views

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    Interessante Progetto formativo rivolto al Coordinamento Pedagogico dei Servizi Educativi 0-6 del Comune di Firenze
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    I media oggi non solo entrano sempre più capillarmente nella vita quotidiana, ma hanno anche la capacità di attrarre i bambini e le bambine fin dai primi mesi di vita. Sebbene le nuove tecnologie siano fondate su un uso intuitivo e sebbene l'infanzia sembri in grado di interagire con esse senza necessità di essere educata, istruita e formata a riguardo, le agenzie educative tradizionali hanno il compito di non lasciare soli i bambini e le bambine nei loro usi di tali strumenti, ma di accompagnarli, alfabetizzandoli e promuovendo gradualmente lo sviluppo di una competenza digitale che riguardi non soltanto la dimensione tecnologica, ma anche quella cognitiva ed etica. Per affrontare la tematica in modo appropriato, tutto il personale del coordinamento pedagogico 0-3 e 3-6, insieme al personale amministrativo, ha frequentato nell'a.s. 2015/16 un corso di formazione a cura dell'Università di Firenze, Dipartimento di Scienza della Formazione e Psicologia. Il progetto si è proposto di sensibilizzare il personale del Coordinamento pedagogico del Comune di Firenze sui temi della Media Education e dell'educazione digitale, interpretandoli come strumenti utili oggi per promuovere un uso consapevole ed attivo dei dispositivi comunicativi e per la costruzione di forme di cittadinanza fin dalla prima infanzia. Il percorso sulla media education avviato nelle scuole dell'infanzia comunali proseguirà nell'anno scolastico in corso e nei successivi con altri progetti e attività che vedranno anche il coinvolgimento delle famiglie.
annasaraliberati

Analfabetismo digitale - 2 views

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    In questo interessante articolo viene affrontato il tema dell'analfabetismo digitale (o informatico), ossia l'incapacità di utilizzare, leggere, scrivere, reperire informazioni etc. su internet ed altre tecnologie digitali. Esistono varie ragioni per cui ancora oggi si assiste a questo fenomeno: dalle caratteristiche socio-demografiche alla tecnofobia (definita come paura o rifiuto irrazionale della tecnologia) fino alla difficoltà di "stare al passo" con la rapida evoluzione del mondo digitale stesso e la conseguente impossibilità di aggiornare le proprie competenze in merito. Esistono quindi analfabeti digitali "assoluti" e "relativi" e per capirne la tipologia e l'incidenza nel territorio sono stati messi a punto diversi indicatori per valutare la tipologia ed il grado di impedimento informatico di queste persone. I dati presentati nell'articolo risalgono al 2009, e pertanto non sono aggiornati, tuttavia stando all'ISTAT (fonte: https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/rapporto-istat-litalia-e-indietro-sulle-competenze-digitali-ecco-che-fare/) ad oggi l'Italia risulta ancora molto indietro in materia di competenze digitali, con una media nazionale di analfabetismo digitale di ben il 58,4% (2019) distribuito equamente in tutte le Regioni. Si sottolinea dunque l'importanza e l'esigenza di una educazione ai media più incisiva, inclusiva ed accessibile.
andreaagnese

L'educazione digitale funziona: più del 90% affronta il tema della sicurezza ... - 5 views

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    L'articolo si focalizza sull'educazione digitale degli studenti e riferisce alcuni dati di rilievo inerenti all'utilizzo dei media digitali, al rapporto degli studenti con i media digitali e tratta di temi di rilievo come il cyber bullismo e le fake news. Prima di tutto, la stragrande maggioranza (il 92%), dichiara di aver discusso a scuola con gli insegnanti di temi legati alla educazione digitala. Solo pochissimi dichiarano di essere poco connessi, appena il 4%. Due ragazzi su cinque dichiarano di contribuire a combattere le fake news. Quanto al bullismo, oltre due terzi (77%) dichiara di parlare con un adulto di eventuali episodi di bullismo, o comunque di segnalare a un adulto tali episodi. Chi non è bullizzato direttamente, si dice infastidito quando si accorge di fenomeni di bullismo riguardanti altre persone (9 su 10). L'articolo sottolinea come sia importante occuparsi di quei pochi che non intervengono discutendo con gli adulti eventuali fenomeni di bullismo, o peggio ancora mostrino adesione personale, inserendo dei like o condividendo le manifestazioni di bullismo (il riferimento deve intendersi al social Facebook, per quanto non sia espressamente menzionato). L'articolo segnala inoltre come nelle scuole gli insegnanti si stiano attrezzando per trattare il tema dell'educazione digitale, ciò che viene ritenuto positivo, in quanto ulteriore presidio a difesa dei ragazzi. Inoltre, consta come la quasi totalità dei partecipanti abbia discusso di nuove tecnologie con i propri insegnanti (il 91%). Il 40% dei giovani ha espresso il desiderio di approfondire le seguenti tre tematiche in particolare: cyberbullismo, dipendenza da Internet, uso delle tecnologie digitali nella didattica (tra l'altro, solo il 58% dichiara di utilizzare quotidianamente in classe gli strumenti tecnologici, quali LIM, tablet o personal computer, per approfondire lezioni). Viene poi analizzato il delicato tema di quante ore i ragazzi passino connessi online; sul punto
cpugliese1

Saggezza digitale e assenza genitoriale: come affrontare l'educazione - 3 views

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    Nell'articolo pubblicato dalla redazione di Varese news sono illustrate le tematiche discusse nel convegno intitolato "Adolescenti e rete" tenutosi all'Università degli studi dell' Insubria presso l'aula Magno Carlo Cattaneo, in collaborazione con la Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus che si è tenuto nei giorni 20,21 e 26 marzo dell'anno 2019.I principali punti del medesimo convegno affrontano il tema delle nuove frontiere della relazione educativa, della saggezza digitale e l'assenza dei genitori verso i giovani adolescenti che utilizzano la rete virtuale. Viene sottolineato dal Dottor Claudio Tosetto, nonché responsabile scientifico dell'adunata, come gli adulti identifichino con i termini touch generation, nativi digitali e millenials i giovani e bambini che instaurano con la rete e le nuove tecnologie un" rapporto unico e recondito "circoscritto gelosamente;una relazione che si appropria di tutti i loro ambienti,relazioni sociali e campi della loro esistenza.Si discute di come gli adolescenti abbiano sviluppato capacità multitasking nelle diverse situazioni, raccogliendo infinite informazioni, facendo provare e ricercare emozioni in rete che ,prima venivano esperite e misurate esclusivamente nella vita reale di tutti i giorni, ed ora si ricercano nei new media grazie alla facile accessibilità nella rete internet tramite, ad esempio, gli smartphone che tutti i ragazzini possiedono e attraverso un semplice touch portano a qualsiasi fonte di interesse.Se da un certo punto di vista l'accesso al digitale produce benefici, capacità, permette di raccogliere informazioni e creare socializzazioni vi è uno sguardo alla non bontà di queste nuove tecnologie in quanto potrebbero portare a situazioni ambigue,difficili da gestire ed anche pericolose;a tal proposito vi è la necessità che la società spinga verso l'informazione,favorendo ed incoraggiando l'uso della rete in modo adeguato attraverso le principali vie di formazione;scuola,comunità e genitori.
sabrinaf-

Cittadinanza digitale | Educazione civica | Rai Scuola - 1 views

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    Quando si parla di cittadinanza digitale ci si riferisce alla capacità - e alla possibilità - per i cittadini di partecipare alla società attraverso mezzi e strumenti digitali. Il focus si centra sulla creazione di nuove modalità d'accesso a servizi già esistenti e la creazione di nuovi servizi. In una realtà sempre più informatizzata, oggi essere cittadini digitali significa partecipare alla vita pubblica usando in modo consapevole gli strumenti tecnologici, in un'ottica di sviluppo del pensiero critico. Significa saper effettuare pagamenti elettronici e poter dialogare con i servizi online della Pubblica Amministrazione. Significa rispettare un galateo digitale nei social network, essere in grado di proteggersi dalle truffe in rete e osservare norme come il rispetto della privacy e del diritto d'autore. Ma non è un percorso senza ostacoli, primo fra tutti il "digital divide" ovvero il divario fra chi ha accesso a Internet e chi invece, per scelta o meno, non ce l'ha. Questo video, rivolto principalmente agli studenti della scuola secondaria di secondo grado, spiega, secondo me, in maniera chiara e comprensibile i concetti che sono alla base della cittadinanza digitale. Trovo che la scelta di usare un video per spiegare il significato di cittadinanza digitale piuttosto che un altro mezzo di comunicazione sia strategica in quanto ci si rivolge soprattutto a fruitori di giovane età abituati ad acquisire informazioni attraverso canali digitali piuttosto che attraverso altri canali ormai obsoleti.
rmarraffa72

Disinformazione: perché la vera chiave di contrasto è la democrazia digitale ... - 11 views

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    L'articolo, di Marco Giacobazzi (Agenda Digitale.eu) pone un focus sulla necessità di democrazia digitale e media education, come chiave di contrasto alla disinformazione: solo un approccio sistemico, che tenga conto di tutte le dimensioni dell'ecosistema mediale (tecnologica, semiotica e politica) può offrire un'analisi sulla disinformazione, libera da determinismi, soluzionismi e paternalismi. Alla crescita della dipendenza dalle tecnologie dell'infosfera non corrisponde una eguale distribuzione delle competenze digitali nei cittadini e di accesso alle informazioni, ottenibili intervenendo anche politicamente sulla società con attività di regolazione, e superando così i limiti di un approccio individualista all'alfabetizzazione, promosso dalla sola media literacy, che, facendo leva su valutazioni di tipo costi-benefici, scaricherebbe sugli individui la responsabilità della propria educazione mediale. Perché l'uguaglianza non sia solo formale, ma anche sostanziale, bisogna educare alla complessità del mondo mediale, all'interno del più ampio framework della Media Education, per aumentare la comprensione condivisa, e allo stesso tempo è necessario l'intervento delle istituzioni, all'interno di un quadro tecnopolitico di digitalizzazione della vita sociale che permetta di superare quei meccanismi identitari, emersi dalla logica degli algoritmi, che, attraverso clickbait e inserzioni pubblicitarie, rispondono a interessi economici e non democratici.
giovanni59

La Cittadinanza Onlife e il contrasto alla 'povertà educativa digitasle' - 7 views

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    Dal 2021 (CREMIT) l'Università Cattolica ha utilizzato un nuovo costrutto: "povertà educativa digitale" per ampliare il concetto di "digital divide" legato alla privazione di tecnologie di accesso alla Rete, questo concetto si riferisce alla carenza di competenze digitali, ovvero carenza educativa, intese come nuovi alfabeti necessari nella società post-mediale per analizzare e fruire dei diversi contenuti digitali da parte degli "spettautori" del social Web e "cittadini onlife". Gli autori hanno presentato vari testi su questo costrutto (Pasta, Rivoltella, 2022), basandosi su uno strumento di rilevazione di dati su 1.976 studenti di 112 classi in 39 scuole secondarie di I grado di tutta Italia (Marangi, Pasta, Rivoltella, 2022). Né è nato un progetto triennale "Connessioni digitali" (2021-24) realizzato dal Cremit, Save the Children e la Cooperativa Edi Onlus e che coinvolge 100 scuole secondarie di I grado per un totale di 6.000 studenti e 400 insegnanti. Il progetto inserito nella didattica biennale di educazione civica basandosi su quanto teorizzato dagli autori, in merito alla povertà educativa digitale, si è strutturato in quattro newsroom (Scrittura online, Podcast, Digital Storytelling, Marketing sociale). Seguirà alla conclusione del primo anno didattico una valutazione di quanto realizzato dalle classi coinvolte rilevando la creatività e la capacità di produrre narrative e prodotti comunicativi per contrastare la povertà educativa digitale, utilizzando le quattro dimensioni di uso del digitale: l'accesso, l'analisi, la valutazione e la produzione. Infine, si valuterà come l'acquisizione di competenza digitale, sia un processo che consente il passaggio a future competenze per l'ambito lavorativo, che si attiva solo se si è capaci di trasformare le competenze individuali in pratiche sociali e nella costruzione di un vero e proprio design interpretativo e produttivo.
gasaparo

Educazione e nuovi media - diritti e responsabilità verso una cittadinanza di... - 9 views

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    Questo documento, realizzato con il supporto dell'Ufficio Comunicazione di Save the Children Italia, "si propone di offrire agli insegnanti strumenti didattici per intraprendere con i propri alunni, bambini ed adolescenti, un percorso verso la consapevolezza dei propri diritti online nell'utilizzo delle più recenti tecnologie, in particolare Internet e cellulari". Ho ritenuto giusto postare questo testo, per due motivi:innanzitutto perché riassume brevemente dei punti-chiave del corso Educazione e nuovi media, poi perché nella seconda parte sono illustrati i motivi per cui Save the Children si occupa di Media e dell'approccio basato sui diritti e gli strumenti utilizzati. Inoltre, nell'appendice sono presenti il testo della Convenzione ONU sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (1989) e una possibile carta dei diritti online per l'infanzia. Quello che viene sottolineato in questo documento, e che anch'io vorrei evidenziare, è che "il problema della "sicurezza", associato all'utilizzo dei Nuovi Media da parte dei giovani, non è riconducibile esclusivamente all'esistenza in sé di alcuni rischi, ma anche alla possibilità che l'utilizzo di tali strumenti tecnologici cominci a prevalere a scapito di spazi di aggregazione concreti, di attività sociali, ricreative, sportive". Guardando alle "nuove generazioni" si può notare che i ragazzi sono sempre più plasmati dalle celebrità e dal loro mondo, attenti più ad apparire che ad essere. Per citare il politologo Sartori, l'uomo è diventato "Homo Videns", una nuova specie generata dalla televisione, che si limita a vedere; "Il bambino, la cui prima scuola è la televisione, è un animale simbolico che riceve il suo "imprinting", il suo stampo formativo, da immagini di un mondo tutto centrato sul vedere. E questo atrofizza la capacità di capire". Ecco che nasce la necessità di andare oltre ciò che si vede, di "rendere estraneo ciò che è familiare", come dice Buckingham, e cercare di far c
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    Da diversi decenni, prima nel resto d'Europa e poi anche nel nostro Paese, la Media Education si è proposta come strumento attraverso cui l'educazione possa tutelare i diritti dei più giovani, ad oggi rappresentando strumento di potenziamento dei soggetti che si propone lo sviluppo di consapevolezza e di pensiero critico, creando le condizioni affinchè il bambino si possa difendere da sé. Un approccio che mira a controllare il rapporto tra media e i suoi destinatari e che delinea tre caratteristiche pedagogicamente rilevanti di questa svolta digitale: portabilità, interattività e generatività. La Rete e il telefonino sono migrati nelle nostre vite, le costituiscono dall'interno, sono parte del nostro essere cittadini. Come tali vanno considerati resistendo alla tentazione di farli depositare all'ingresso della scuola (nella speranza mal celata di chiudere furoi, con essi, il problema) e conferendo alla Media Education lo status di educazione civica del Nuovo Millennio
lcotronei

TANDEM: pedalare insieme verso una co-educazione ai Media. - 3 views

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    L'ambiente familiare è il luogo in cui i bambini iniziano a muovere i primi passi nel mondo digitale: i genitori sono infatti i primi educatori che un bambino incontra nel proprio percorso di crescita ed e hanno il compito di esplorare questo nuovo mondo insieme ai loro bambini, fornendo le competenze per sviluppare delle adeguate chiavi di lettura dei media. E' perciò fondamentale, in quanto portatori di una missione educativa comune, collaborare con le altre istituzioni educative, quali le scuole. Le famiglie devono avere la possibilità di confrontarsi tra/con loro, poichè oggi i bambini utilizzano i media digitali a scuola come a casa. Tandem ha sviluppato dei percorsi pedagogici con lo scopo di abbattere le frontiere scuola-famiglia in virtù di una co-educazione ai media digitali, tenendo conto sia delle specifiche diversità ed esigenze dei vari modelli familiari sia valorizzando le competenze di entrambe le parti.
aspenga

Educazione in tempo di pandemia: riflessioni di studenti e docenti sull\'educazione vir... - 3 views

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    La globalizzazione, l'interattività, l'accessibilità, ha portato ad un maggior utilizzo di internet, dei social network e questo è risultato molto più evidente con la pandemia dove, in ambito scolastico, ha richiesto un apprendimento della media literacy sia per gli insegnanti che per i discenti, portando alla luce anche i disagi associati alla riprogettazione della didattica, alla disponibilità delle risorse telematiche e la necessità di abilità e competenze nel cyberspazio. Gli autori della ricerca proposta "Education in times of pandemic: reflections of students and teachers on virtual university education in Spain, Italy, and Ecuador" hanno effettuato un sondaggio online con risposte da 300 studenti (100 per nazione) e 196 insegnanti di tre università (Barcellona, Torino e Machala) nel periodo tra Marzo e Aprile 2020, per analizzare la percezione dei docenti e discenti in merito all'insegnamento virtuale durante la crisi del Coronavirus. I risultati della ricerca hanno avuto una valutazione negativa per gli studenti che vedono la formazione virtuale associata ad un maggior carico didattico e la necessità che i docenti siano flessibili nel rinnovare le proposte didattiche adattandosi alla trasformazione della società, dall'altra parte gli insegnanti hanno una valutazione meno critica e abbastanza indifferente a questo cambiamente, ma ritengono che sia necessario un aumento delle competenze, non solo strumentali, ma anche di cittadinanza digitale attiva.
isabella63

Educazione e tecnologie digitali al tempo del Covid. un ossimoro o un'opportu... - 1 views

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    Questo articolo affronta una questione cruciale nell'ambito dell'istruzione e dell'educazione, soprattutto in relazione all'uso delle nuove tecnologie durante il periodo del lockdown e oltre. Esso evidenzia come le nuove tecnologie, specialmente attraverso i programmi a distanza, siano diventate fondamentali durante la pandemia, ma siano allo stesso tempo oggetto di critiche e resistenze, con alcuni che le vedono come una minaccia all'esperienza educativa in presenza. suggerisce che un'analisi più approfondita e contestuale potrebbe portare a un modello educativo integrato che combina elementi di istruzione in presenza e a distanza. Questo approccio potrebbe capitalizzare sulle potenzialità delle nuove tecnologie senza rinunciare ai vantaggi dell'interazione faccia a faccia e dell'esperienza diretta. Per quanto riguarda il contributo degli Enti di Terzo Settore, in particolare delle cooperative sociali, essi possono giocare un ruolo significativo nell'implementare questo modello integrato. Le cooperative sociali, con il loro impegno per il bene comune e la solidarietà sociale, possono sviluppare programmi educativi che sfruttano le nuove tecnologie in modo responsabile e creativo, adattandoli alle esigenze specifiche delle comunità cui servono. Nel contesto dei nidi e delle scuole dell'infanzia, l'idea di un'educazione integrata con le nuove tecnologie potrebbe essere vista come un'opportunità piuttosto che un ossimoro. Le nuove tecnologie possono essere utilizzate in modo mirato per arricchire l'esperienza educativa dei bambini piccoli, ad esempio attraverso applicazioni educative interattive o strumenti di comunicazione che coinvolgono le famiglie nel processo educativo.
geraldavitale

Sergio Vastarella, "Perché è importante il digitale a scuola?" - Yo... - 7 views

shared by geraldavitale on 16 Feb 20 - No Cached
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    Sergio Vastarella presenta una concreta testimonianza di come non viene utilizzato nell'educazione le Lim nelle scuole, spesso poco capaci di usarle i docenti, spesso il timore di non essere all'altezza del sapere degli studenti, spesso non è sufficiente il server del polo scolastico. Insomma molto frequente un pannello presente nelle classi inutilizzato. Invece con le lezioni con Classroom sono molto utili per strutturare un metodo di studio all'avanguardia nel 2020, gli insegnanti presentano il programma attraverso la Lim, collegandosi ad una classe solo per gli alunni e gli stessi, visualizzare materiale di studio, immagini e mappe concettuali, utilizzando magari lo smarphon o tablet, confrontarsi con i compagni di classe, preparare elaborati da affrontare poi in classe, così il professore può dare una valutazione di impegno costante e interesse dei ragazzi, volendo senza più affrontare interrogazioni frontali. Si avrebbe un'educazione sul reale utilizzo della tecnologia a disposizione, possibilità eccezionali per aiutarsi nello studio, si utilizzerebbero i sensi visivo e uditivo e molto ancora. La sua osservazione è poi realistica nel dire che una volta le scuole incuriosivano gli studenti per materiali, progetti, ambiente… Ora a parte la Lim trovano classi vecchio stampo, professori che non sfruttano al meglio quanto hanno a disposizione, vecchi schemi che non vogliono cambiare, questo crea diffidenza e disinteresse negli studenti. Vastarella in collaborazione Università cattolica, insieme al Professor Rivoltella determina di valutare il formale ed informale del bambino con la scuola, cioè formale: ciò che trova e vive nella scuola; informale: ciò che trova fuori con genitori super tecnologici, amici con game e varie apparecchi super tecnologici, qui il bambino deve essere allineato per non arrivare in classe senza più nulla di ciò, annoiatissimi, dispersivi in pensieri e atteggiamento. Mentre trovando gli stessi mezzi potrebbero dare davvero mol
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    Sergio Vastarella è un insegnante di scuola primaria , ricercatore e docente nel Laboratorio delle Tecnologie dell'Istruzione all'Università Cattolica.Questo video tratta l'importanza dell'introduzione delle tecnologie digitali a scuola, al fine di instaurare una didattica innovativa e divertente, vicina agli interessi digitali dei ragazzi. Si distingue una educazione formale attuata a scuola da una educazione informale relativa alle relazioni e attività extrascolastiche. Esiste una frattura tra le 2 realtà e la scuola è rimasta indietro rispetto alla realtà digitale che i discenti vivono a casa.Le poche Lim presenti a scuola molto spesso non vengono usate dagli insegnanti, poco competenti in campo informatico. La Lim è uno schermo tattile di un computer che modifica oggetti digitali, permette di navigare in Internet, vedere video su Youtube,condividere sapere con i ragazzi. La scuola italiana è ancora poco attrezzata, poco competente nella tecnologia digitale.
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    Mio Comento.
alexaballarin

Minori ed internet educazione ad un uso consapevole del web - Net Reputation - 18 views

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    Internet è uno strumento indispensabile e a disposizione di tutti, minori compresi. Qualche spunto per una educazione ad un uso consapevole del web e dei social network. Sempre più le vicende di cronaca rendono fondamentale affrontare le questioni dell'educazione ai nuovi strumenti di comunicazione (e fruizione dell'informazione) che internet ci mette a disposizione. Siamo connessi h 24 grazie a Smartphone che per prestazioni (velocità CPU, memorie, dimensioni schermo) e per connettività (spesso in Italia le connessione ad internet da cellulare risultano anche più veloci delle "adsl normali") sono molto più potenti dei "vecchi pc" e ci consentono di fare acquisti, chattare, leggere, comunicare, cercare musica online, formarci ecc. ecc. Questi processi cambiano il nostro modo di pensare, il nostro modo di relazionarsi agli altri, di acquistare, di studiare ecc. E' quindi necessario un "supporto" che vada in tante direzione, non solo tecnico informatico (come si usa un determinato software o un determinato dispositivo) ma più profondo, "olistico", che possa andare in profondità, per esempio spiegando come funzionano davvero i social, quali sono i meccanismi che sottintendono alla pubblicità e al marketing sui social network e sul web, come individuare una fonte attendibile ed evitare "fake news" e bufale, come utilizzare in sicurezza un motore di ricerca, le regole da tenere in ambito social, comprendere le dinamiche dietro al "gaming" e alle chat nei giochi online ecc. In questo processo di comprensione non devono esser coinvolti solo i ragazzi ma è fondamentale coinvolgere anche i docenti ed i formatori e i genitori.
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    Gli adolescenti devono imparare ad essere critici nei confronti del materiale che trovano su internet, ma devono essere anche creativi. Poichè i ragazzi, di tutte le età, passano sempre più tempo davanti al loro smarthphone, gli adulti (genitori, docenti e formatori) sono tenuti ad agire come "interpreti": devono saper comunicare la molteplicità della realtà , rendere pubblico il pericolo nascosto dietro la community. I giovani sono sempre più esposti, tramite l'accesso alla rete, ad immagini di violenza, sesso, droga. I confini tra infanzia ed età adulta diventano sempre più confusi ed i ragazzi non sempre sono pronti ai cambiamenti repentini proposti dalla rete. In un tempo come il nostro, dove entrambi i genitori lavorano, i ragazzi passano parecchio tempo da soli, imparando ad usare i media attraverso l'esplorazione ed il gioco, anche attraverso gli errori. La scuola, tramite gli insegnanti, dovrebbe insegnare agli alunni a sviluppare il proprio senso critico, a prendere coscienza della complessità dei media, della diversità offerta, per poter agire secondo la propria coscienza ed i propri valori. Ma è difficile per le istituzioni scolastiche formare i ragazzi se non si hanno a disposizione, nelle proprie strutture, gli strumenti necessari (computer, LIM, ecc.): solo lavorando a contatto coi giovani, sulla rete, si possono valutare insieme caratteristiche, pregi e difetti. Gli insegnanti dovrebbero essere più formati al mondo digitale, spesso troviamo insegnanti che non hanno mai visto un computer, che utilizzano un cellulare di vecchia generazione e quindi trovano difficoltà a trasmettere nozioni che non hanno!
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    Si tratta di un articolo scritto da Marco Pini, formatore e consulente web, pubblicato da Net Reputation, del cui team Pini fa parte. Il link di questo post è suggerito da MiurIstruzione.it, nell'ambito dell'articolo:" La Media Education nelle scuole, ecco perchè è importante". L'accento è posto sulla centralità di un supporto in ambito educativo, genitoriale e scolastico, nell'utilizzo dei media. Questo supporto deve andare in tante direzioni, e non deve essere solo tecnico informatico ma più profondo e "olistico". Non serve reprimere o censurare, ma FORMARE e la scuola deve essere all'avanguardia nelle competenze e nelle conoscenze dei nuovi strumenti digitali. Sono inseriti , all'interno di questa presentazione, anche due video e delle interviste sul bullismo e sul cyber bullismo, più la possibilità di scaricare gratuitamente un e-book sullo stesso argomento. Inoltre troviamo il link di un interessante video " della Stampa sulla reputazione digitale e sul recruitment e un link che collega alla traduzione dall'inglese di una lettera/contratto su cui troviamo 18 regole sull'utilizzo del primo smartphone, scritte, come biglietto di accompagnamento al regalo, da una madre al figlio tredicenne. Per concludere troviamo un video del Garante per la protezione dei dati personali dal titolo: Social network: quando ti connetti, connetti anche la testa!
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    L'articolo pone l'evidenza sull'utilizzo del web da parte dei minori, essendo internet uno strumento di conoscenza ormai indispensabile per la vita di tutti i giorni è necessario farne la sua conoscenza e, soprattutto è importante utilizzare con consapevolezza tutti i dispositivi che ci permettono di essere connessi h24. Il Web viene fruito dai minori tramite dispositivi mobili che aumentano la portata e la possibilità di navigare sulla rete in occasioni diverse ed alle volte, fuori dal controllo di un adulto. Ad oggi si parla spesso di cyberbullismo , una forma di bullismo digitale ma comunque reale; inoltre molto frequente è la nomofobia, una patologia che si manifesta come la paura di restare disconnessi dal proprio cellulare. Quindi, la conoscenza è la miglior soluzione per un utilizzo intelligente e consapevole del Web. Tuttavia, dai giovani, non viene ancora concepito come uno spazio reale al 100% , ma come un luogo privo di regole grazie al quale è possibile sfogarsi. L'educazione ai nuovi media è quindi indispensabile e l'articolo elenca una serie di consigli (legati soprattutto al rispetto della privacy), per imparare ad utilizzarli.
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    Questo articolo si propone di Marco Pini (formatore, divulgatore, consulente Seo) di dare consigli utili e pratici alle famiglie per educare i minori ad un uso consapevole del web. Da una prima infarinatura di cos'è la media education, quali sono i rischi ma anche i tanti vantaggi per l'apprendimento. Alla fine, parte che ho trovato molto interessante, mette a punto una serie di consigli pratici per poter aiutare le famiglie ad indirizzare i propri figli nella direzione dell'utilizzo consapevole del web.
teachersabri

Cittadinanza onlife; uno studio per progettare l'Educazione Civica Digitale | R... - 4 views

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    L'articolo è stato pubblicato sulla rivista "RicercAzione del giugno 2003 ed è stato redatto da Stefano Pasta, docente e ricercatore scientifico, membro del Cremit (Centro di Ricerca sull'educazione ai media, all'Innovazione e alla tecnologia: http://www.cremit.it) in cui si occupa in di tematiche legate alla Media Education, è membro del Tavolo tecnico dell'URS per la formazione di dirigenti e docenti. Coautrici sono state M. Cristina Garbui e Federica Pelizzari, anch'esse ricercatrici e membri del Cremit. Il progetto sperimentale "Educazione Civica Digitale" è stato pensato per la Scuola Primaria. Il focus dell'articolo riguarda la necessità di una formazione docente in grado di soddisfare gli obiettivi educativi dell'odierno tempo onlife. L'articolo critica l'approccio rigido e statico del DigComp inerente la formazione e la valutazione delle competenze digitali sostenedo che tali tali competenze necessitino di essere misurate in contesti real life. Il progetto descritto si concentra sugli usi concreti delle competenze all'interno dei singoli contesti didattici, sull'accompagnamento alle progettazioni didattiche e sulla cittadinanza onlife come ripensamento del digitale a scuola. L'articolo esplicita le fasi del progetto e descrive i risultati con una serie di grafici. I risultati dimostrano che il ruolo della formazione e della progettazione sono fondamentali per portare le nuove generazioni a essere cittadini capaci di stare on life esercitando attivismo civico. I risultati positivi hanno confermato l'importanza di creare un corso che passi attraverso esempi e buone pratiche di progettazione didattica.
mcoletta1

L'impatto della rivoluzione digitale e delle nuove tecnologie della comunicazione - 7 views

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    Analizzando il tema della rivoluzione digitale nell'articolo si constata in primis che la scuola italiana è in ritardo rispetto ad altri paesi del mondo non per scarsa propensione della popolazione ma per reali GAP strutturali legati a scarsi e non coordinati investimenti. La realtà dei "nativi digitali" è il "materiale" su cui la didattica futura dovrà incentrarsi, nativo digitale sostiene Paolo Ferri è colui che non ha memoria del momento in cui internet è arrivato a casa, quindi i ragazzi nati dal 2000 in poi. Sono ragazzi che da sempre utilizzano mezzi di comunicazione eterogenei dagli schermi interattivi (tablet, smartphone, smart TV) ai tradizionali quaderni e libri per cui il codice alfabetico è uno dei codici utilizzabili e va di pari passo con le variabili visive (immagini fisse o in movimento) e sonore. Di fronte a questo scenario risulta evidente che la didattica tradizionale per assorbimento stratificato della scuola tradizionale risulta obsoleta: "da casa a scuola un percorso indietro di 30 anni". I nuovi scenari tecnologici consentono la messa in campo di nuovi paradigmi didattici che si avvalgono di varie strategie orientate al problem solving e spostano quindi l'ottica operativa verso l'apprendere mediante il fare. Le neuroscienze confermano queste differenze, gli studi sulla plasticità neuronale infatti mostrano che sono diverse le aree di attivazione in base al tipo di attività svolta (lettura su carta vs lettura su video, uso di videogames, ecc.) risulterà quindi inevitabile organizzare per i nativi digitali stili educativi sempre più in linea al loro differente stile di apprendimento (rispetto alle precedenti generazioni) dovuto alla molteplicità delle possibilità di input. Sarà da prediligere la modalità interattiva a quella meramente trasmissiva. Lo scenario ipotizzato in Italia è che intorno al 2025 si raggiungerà la condizione attuale degli USA .
alessiasfo2

Cosa è l'educazione digitale: social media e pericoli del web - 1 views

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    Questo è un video davvero molto interessante condotto da Riccardo Sala, il quale introduce il tema dell'educazione digitale, inteso come opera di alfabetizzazione digitale. Egli ritiene che una ottima educazione digitale deve avvenire sicuramente da parte della scuola che ha il compito di insegnare ai ragazzi ad utilizzare correttamente le risorse digitali che hanno a loro disposizione. Importante è anche la famiglia che ha il compito di proteggere e controllare le fonti che i proprio figli utilizzano. Viene introdotto anche il concetto di social media, che non deve essere considerato come qualcosa di 'finto' che porta ad un pericolo, ma deve essere visto come qualcosa che il ragazzo è in grado di affrontare e di utilizzare nella maniera corretta, se viene idoneamente istruito.
gmirabelli

Competenza mediale e digitale analisi e riflessioni su un costrutto complesso - 4 views

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    L'articolo tratta del costrutto della "competenza mediale e digitale" definito variamente dagli studiosi. Lo stesso si propone di fare chiarezza sulle modalità di elaborazione di questo costrutto e si sofferma sulle due principali versioni, quella della competenza digitale e quella mediale mettendo in evidenza le somiglianze e differenze a partire da modelli recenti in letteratura. Infine evidenzia alcuni nuclei teorici.
federicibeatrice

L'Educazione digitale in Italia: un passo verso nuove tecniche di istruzione - 4 views

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    L'Italia, rimane uno dei pochi paesi, che ancora oggi, non prevede alcuna forma di insegnamento all'educazione digitale nelle scuole. Come due facce della stessa medaglia la realtà è divisa: da un lato progetti avanzati, che usano i social media come affiancamento a siti istituzionali per presentare iniziative delle scuole. Dall'altro lato una realtà completamente diversa, legate ancora a vecchi schemi tradizionali. Negli ultimi anni si nota un passo avanti, grazie anche all'adozione dei libri digitali, ma, soprattutto perché il multimediale e le nuove tecnologie vengono viste come un nuovo strumento verso la condivisione con il mondo.
quattrodia1964

Insegnare al tempo dei "nativi digitali". - Pier Cesare Rivoltella - YouTube - 3 views

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    Questo video tratto dall'11° convegno su "Educazione, apprendimento e nuove tecnologie - Dagli asili nido in su." del maggio 2015, trasmette l'intervento conclusivo del Prof. Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Didattica e Tecnologia dell'Istruzione all'Università Cattolica di Milano. Una lezione del docente che riassume in 10 tesi quanto emerso dal convegno e che racchiude molti degli importanti concetti inerenti all'educazione da noi affrontati nel corso, l'approccio attuale tra metodo e tradizione e in particolare l'educazione ai nuovi media e le sue opportunità (riferendosi principalmente alla figura dell'insegnante ai quali è diretto il convegno). Quaranta minuti a mio parere molto interessanti e per qualche momento anche divertenti, che mi hanno aiutato ad approfondire la materia e che condivido con voi con entusiasmo. Vengono affrontate tematiche che vanno da quella dei 2 diversi punti di vista o ambiti di lavoro nella scuola, da non confondere tra loro: la Media Education e la Education Technology, il primo quale lavoro sui linguaggi mediali (Media Literacy) e in genere sui media come artefatti culturali rispetto ai quali educare gli studenti allo sviluppo del pensiero critico (in modo particolare nel downlad) e alla responsabilità (nell'upload, verso una cittadinanza digitale corretta), per passare alla logica integrativa che vede la tecnologia digitale non come qualcosa che sostituisce ma che integra, senza cadere nel determinismo tecnologico poichè il reale problema non è la tecnologia di per sé, bensì le pratiche dei pari e degli adulti.
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    Qui inserisce un aspetto per me basilare da cui parte la Media Education (al di là del difensivismo culturale) ossia che sono i soggetti/bambini che fanno qualcosa con i media e non i media che fanno qualcosa ai bambini (..."poi i media fanno la loro parte e possono generare a certe condizioni dipendenza...mobili e sempre connessi colonizzare i ns tempi") e afferma che ciò è assolutamente da leggere ed integrare nei contesti sociali nei quali essi operano (..."è comodo leggere tutto i termini di determinismo tecnologico perchè significa affrancarsi dalle proprie responsabilità"). Affronta altresì il discorso dei media quale curricolo, curricolo digitale di cui parla la comunità europea, una delle 8 competenze chiave di cittadinanza che ha a che fare con le singole competenze di base degli studenti, necessarie per divenire cittadini digitali attivi. Altro concetto affrontato l'apprendimento per scoperta, la didattica basata sull'esperienza grazie all'utilizzo dei media digitali e sociali che sono per Rivoltella macchine autoriali ossia "cose con cui posso fare cose", mettendo al centro dell'apprendimento il sistema mente, cervello e corpo e quindi testa ed emozioni. Per un apprendimento duraturo (Piaget). Parla dei contenuti digitali esistenti in ampia quantità e qualità che è necessario insegnare a selezionare, aggregare costruendo apparati paratestuali, di applicazioni digitali che devono essere inserite in cornici metodologiche per non rimanere strumentali e ultimo ma non per importanza di nativi digitali, una definizione quest'ultima che il professore cerca di fare rientrare nei limiti di una mutazione epigenetica e non genetica (..."il cervello di chi usa il cellulare è diverso da chi non lo usa ma anche quello di chi gioca a tennis da chi non gioca"), ponendosi in una posizione critica rispetto ad un affermazione di intelligenza digitale di cui forse potremo parlare in termini evolutivi tra milioni di anni....
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    In conclusione, parlando di un modello scolastico attuale che non funziona in cui la dispersione è del 20% verso il basso, in cui l'educatore si deve "schiodare da un eccessiva frontalità" ma non per questo negare la tradizione, se la tradizione e quindi la scuola quale ambiente formale non abbraccia l'innovazione e quindi la cultura informale contemporanea educando ai media, non è possibile che la scuola possa salvaguardare e sopravvivere a se stessa: la tradizione è innovare.
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