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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged produrre

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Romina Mandolini

Multitasking, Switching e Mente Ipertestuale - 1 views

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    Prima di comprendere cosa è il multitasking, dobbiamo capire cosa è un ipertesto, fondamento del pensiero reticolare. Si tratta di una modalità di produrre "significato", utilizzando non solo testi scritti ma video, brani musicali, immagini e svariate altre risorse, collegandoli l'uno all'altro attraverso parole chiavi o tag. Quando parliamo di mente ipertestuale dunque, ci riferiamo alla capacità di collegare queste diverse parti, ciascuna dotata di un proprio senso, all'interno di un'unica visione e di saper trarre da tutto ciò conoscenza. Il multitasking non è altro che questa capacità che la mente ha, di funzionare su più livelli contemporaneamente ed effettuare le necessarie connessioni tra questi livelli. La capacità di rispondere in maniera efficace ed efficiente a più stimoli sensori, quando questi si manifestano contemporaneamente. E' la base dell'intelligenza connettiva, nella quale l'interazione implica diverse sollecitazioni. La mente umana non sembra essere strutturata per operare su più di due attività contemporaneamente, se non al prezzo di un deficit di attenzione e di concentrazione. Eppure nella ricerca di due studiosi americani: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Un 2,5% del campione ha dimostrato, straordinarie capacità di adattamento. Ciò ha provocato un grande interesse scientifico sui meccanismi che hanno caratterizzato questi supertaskers. L'articolo iniziale, scelto per introdurre l'argomento invece, ci illustra come questa facoltà venga utilizzata per migliorare la formazione e l'apprendimento.
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    Molto interessante il passaggio sull'utilizzo del multitasking in ambito metacognitivo. La piattaforma DIIGO che utilizziamo sembra proprio la realizzazione pratica, proprio in ambito didattico come si parla nell'articolo, di un ambiente cognitivo in cui le capacità di scelta, di valutazione, di decisione e di controllo nella selezione degli input di noi studenti possano essere potenziate. Proprio come si dice nell'articolo, infatti, gli studenti sono portati a sviluppare le capacità di scelta, di selezione, di decisione e controllo degli argomenti di interesse e del corso e, man mano che si entra nella logica del sistema, si riesce a capire meglio cosa fare e come usare gli strumenti a disposizione per aumentare l'efficacia nell'apprendimento. Inoltre, penso sia importante ciò che viene affermato e cioè che "non è tanto importante effettuare "scelte corrette" quanto, piuttosto, attribuire un significato alle singole decisioni e trarre da esse conseguenze interpretative ed operative (Cunti, Lo Presti, & Sabatano, 2005)".
federica rossi

Italy for Europe: Crowdsourcing per innovare le città - 2 views

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    La crisi sta mettendo in difficoltà tutte le città, grandi e piccole a seguito della diminuzione delle risorse pubbliche (e private) a disposizione delle Amministrazioni. Un interessante modo per uscirne e di cui parla l'articolo http://blog.i4e.it/2012/03/crowdsourcing-per-innovare-le-citt%C3%A0-.html è quello di sfruttare i nuovi modi di utilizzare le tecnologie, primo fra tutti il "crowdsourcing". L'amministrazione pubblica della cittadina danese di Kolding, coinvolgendo circa 800 dei suoi dipendenti nella campagna "Il futuro comincia adesso", ha chiesto loro di produrre idee utili a raggiungere 5 specifici obiettivi di rinnovamento urbano. Ciascuno poteva produrre idee e suggerimenti a lungo o breve termine, sia innovazioni di tipo radicale che miglioramenti incrementali o anche immediati e di piccola entità. I risultati sono stati notevoli: 183 persone hanno condiviso, commentato e valutato 242 idee in due settimane. Le idee migliori selezionate nell'articolo sul sito http://www.nos.co/kolding.
andrea pergolini

Come si può produrre un aumento, un miglioramento della conoscenza attraverso... - 1 views

Possiamo introdurre un tema caro a De Kerckhove, quello delle psicotecnologie. Egli parla di psicotecnologie quando si riferisce a questo nuovo e rinnovato rapporto tra la tecnologia e l'organizzaz...

#Psicotecnologie

Bruno Matti

Business intelligence - Wikipedia - 0 views

  • Le organizzazioni raccolgono dati per trarre informazioni, valutazioni e stime riguardo al contesto aziendale proprio e del mercato cui partecipano (ricerche di mercato e analisi degli scenari competitivi). Le organizzazioni utilizzano le informazioni raccolte attraverso una strategia di business intelligence per incrementare il loro vantaggio competitivo. Il termine Business Intelligence fin dall'origine ha ricompreso sia i più tradizionali sistemi di raccolta dei dati finalizzati ad analizzare il passato o il presente e a capirne i fenomeni, le cause dei problemi o le determinanti delle performance ottenute, sia i sistemi più rivolti a stimare o a predire il futuro, a simulare e a creare scenari con probabilità di manifestazione differente. Questi sistemi sono da sempre stati realizzati con mix differenti di software tools (ad es. di reporting, di analisi OLAP, di cruscotti) e di software applications, cioè contenenti vere logiche e regole applicative, rivolte al Performance Management (ad es. le applicazioni per le Balanced Scorecards o per il ciclo di budgeting e forecasting aziendale), all'ottimizzazione di alcune decisioni operative (ad es. nel campo dei trasporti e della logistica o del revenue management) oppure finalizzate alle previsioni e alle predizioni future, impiegando funzioni statistiche anche molto sofisticate; tutte queste software applications nel tempo hanno preso nomi diversi ma dal significato simile, quali Analytic Applications, Analytics, Business Analytics (si veda anche Davenport, 2007, 2010; Turban, 2010; Pasini, 2004). Il termine Business Intelligence allude quindi ad un campo molto ampio di attività, sistemi informativi aziendali e tecnologie informatiche finalizzate a supportare, e in qualche caso ad automatizzare, processi di misurazione, controllo e analisi dei risultati e delle performance aziendali (sistemi di reporting e di visualizzazione grafica di varia natura, cruscotti più o meno dinamici, sistemi di analisi storica, sistemi di "allarme" su fuori norma o eccezioni, ecc.), e processi di decisione aziendale in condizioni variabili di incertezza (sistemi di previsione, di predizione, di simulazione e di costruzione di scenari alternativi, ecc.), il tutto integrato nel classico processo generale di "misurazione, analisi, decisione, azione". Generalmente le informazioni vengono raccolte per scopi direzionali interni e per il controllo di gestione. I dati raccolti vengono opportunamente elaborati e vengono utilizzati per supportare concretamente - sulla base di dati attuali - le decisioni di chi occupa ruoli direzionali (capire l'andamento delle performance dell'azienda, generare stime previsionali, ipotizzare scenari futuri e future strategie di risposta). In secondo luogo le informazioni possono essere analizzate a differenti livelli di dettaglio e gerarchico per qualsiasi altra funzione aziendale: marketing, commerciale, finanza, personale o altre. Le fonti informative sono generalmente interne, provenienti dai sistemi informativi aziendali ed integrate tra loro secondo le esigenze. In senso più ampio possono essere utilizzate informazioni provenienti da fonti esterne come esigenze della base dei clienti, pressione stimata degli azionisti, trend tecnologici o culturali fino al limite delle attività di spionaggio industriale. Ogni sistema di business intelligence ha un obiettivo preciso che deriva dalla vision aziendale e dagli obiettivi della gestione strategica di un'azienda.
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    Con la locuzione business intelligence () ci si può solitamente riferire a: un insieme di processi aziendali per raccogliere ed analizzare informazioni strategiche. la tecnologia utilizzata per realizzare questi processi, le informazioni ottenute come risultato di questi processi. Questa espressione è stata coniata nel 1958 da Hans Peter Luhn, ricercatore e inventore tedesco, mentre stava lavorando per IBM.
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    Business Intelligence (B.I.) un software atto a produrre statistiche grafiche in modo flessibile e approfondito, più o meno autonomamente dai programmi di gestione aziendale. In altre parole: è il processo che consente di analizzare la miriade di dati accumulati nei sistemi aziendali per estrarne valide indicazioni per lo sviluppo del business, la riduzione dei costi e l'incremento dei ricavi. La Business Intelligence nasce per trasformare i dati in informazioni utili e per compiere indagini in modo facile e completo sulla propria base dati aziendale. Una buona soluzione di Business Intelligence deve anche essere in grado di consentire l'introduzione di dati teorici, per rispondere al quesito "what if...", ovvero "cosa succederebbe se...", praticando così vere e proprie simulazioni di scenari ipotetici per valutarne immediatamente le conseguenze. Generalmente nei programmi di Business Intelligence l'informazione viene organizzata in righe e colonne, consentendo di porre i dati che interessa esaminare anche su più livelli di profondità. Si può, per esempio, esaminare il venduto per agente/famiglie di prodotti e all'occorrenza svolgere il cosiddetto drill down, per scendere anche a livello di dettaglio del singolo articolo venduto per una certa famiglia. Le analisi possono poi essere tradotte in vario modo anche in termini grafici, fornendo facilmente diagrammi, torte, cruscotti, ecc. ecc. oppure produrre report stampati. La Business Intelligence è dunque uno strumento strategico formidabile per il management aziendale e si differenzia notevolmente dall'uso di prodotti generici (come Excel, per esempio o le classiche statistiche fornite dallo stesso ERP e realizzate tramiti appositi rigidi programmi) per l'estrema attendibilità dei risultati e flessibilità delle informazioni ottenibili. Non dimentichiamo che lo scopo è quello di fornire risposte alle varie indagini sull'andamento dell'azienda e basare certe decisioni su un errore in una formula di Excel p
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    Per conto di Telecom Italia mi sono anche occupato di curare presentazioni per nostri Clienti di B. I. Sicuramente è uno strumento utilissimo in grado di rielaborare tutti i dati aziendali e fornire risposte in base a delle quary di interesse. Risparmio chiaramente di tempo, e per tutte le Aziende il tempo è denaro, che puo' essere dedicato all'elaborazione di strategie di mercato ad es, messe in atto alla luce dei dati analizzati. I ritorni da parte delle PMI, e parlo per esperienza, è sempre stato positivo e il ROI sempre garantito.
andrea pidoto

Le tecnologie di rete - 1 views

E-learning: le tecnologie di rete a supporto dell'apprendimento. Strumenti e modelli per la didattica universitaria Ci troviamo oggi di fronte a un cambiamento di dimensioni epocali, oltre che ...

tesi e-learning tecnologie web

started by andrea pidoto on 06 Nov 12 no follow-up yet
Romina Mandolini

"Ospedale globale" - 9 views

A testimonianza dell'appropriatezza di questo contributo, segnalo "GigaScience", una piattaforma open source inaugurata quest'anno, dietro alla quale c'è "BioMedical Central", il grande database p...

#DistributedCognition

alfonsina longobardi

intelligenza - 0 views

PENSIERO E INTELLIGENZA Definzione e teorie implicite L'intelligenza è, probabilmente, il concetto psicologico più difficile da definire. L'intelligenza sembra essere un fattore che coinvolge più ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
alberto vitale

Tecnologia e distrazioni - 0 views

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    interessante articolo su come la tecnologia sia utile nella vita ma possa essere "pericolosa" al lavoro perchè può causare troppe distrazioni. L'articolo si conclude con la conferma della diffusione e necessità dell'intelligenza collettiva "Il mondo non è più per i singoli, mettiamo in comune le nostre velocità nella speranza di produrre un lento, condiviso, utile e collettivo ragionamento"
Jessica Guidi

FOTOVOLTAICO AGLI SPINACI - 3 views

Il prezioso suggerimento della natura ai ricercatori della "Vanderbilt University" del Tennessee http://www.planetinspired.info/web/it/-/fotovoltaico-agli-spinaci?WT.ac=HP_SL

spinaci per produrre energia

started by Jessica Guidi on 11 Feb 13 no follow-up yet
maria cristina corona

Il peer tutoring, Collaborative Learning tra pari. - 4 views

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    La collaborazione tra pari può produrre vantaggi in termini di competenze socio-relazionali, comunicative e motivazionali, con un miglioramento dell'autostima, dell'affettività verso la disciplina e verso i compagni di corso: questi gli effetti rilevati dai ricercatori nell'ambito dell'orientamento universitario. Nella partecipazione al peer-tutoring sia i tutor che i tutees ottengono effetti positivi nell'apprendimento, anzi, di solito, sono i tutor che ne beneficiano maggiormente, probabilmente perché si impegnano in prima persona nello svolgimento di prove sui contenuti del corso mentre si preparano per insegnare ai tutees. Inoltre il feedback tra pari è legato alla fiducia che si sviluppa nella rapporto personale e nella valutazione reciproca delle competenze. I principali vantaggi riscontrati sono: - maggiore responsabilità e autonomia; - capacità di valutare il contesto e il processo; - comprensione delle procedure di valutazione; - propensione ad applicarsi con maggiore impegno nello studio dovendo confrontarsi con i pari; - determinazione ad attivare un numero maggiore di feedback senza che vi siano sollecitazioni e richieste da parte dei docenti; - apprendimento più profondo piuttosto che superficiale
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    Questa tecnica di apprendimento collaborativo mi fa pensare alla struttura sociale delle civiltà tribali, dove i membri del gruppo si riunivano intorno ai più anziani, per essere guidati e consigliati. In questo caso ognuno è invitato a condividere quello che sa e che padroneggia in modo sicuro e si mette alla prova insegnandolo ai compagni. Interessante il tuo contributo, fa capire il perché la logica reticolare "tra pari" di internet, ha avuto un così grande successo.
Giuseppe Del Grosso

Intelligenza emotiva e e-learning - 2 views

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    Intelligenza emotiva e e-learning ShareIl coinvolgimento e la motivazione dei corsisti, anche di quelli più "difficili", interessati solo all'ottenimento del titolo rimane una delle problematiche che il progettista e-learning deve affrontare. (pubblicato originalmente su Idearium) PROGETTAZIONE E-LEARNING PER VALORIZZARE L'INTELLIGENZA EMOTIVA: STRATEGIE PER L'APPRENDIMENTO IN RETE di G. R. Mangione e C. Policaro Dallo schema narrativo … Per rendere conto dell'organizzazione di corsi per l'apprendimento in rete, è utile punto di partenza il confronto con la semiotica (Propp,1996) dal quale ricaviamo la definizione di "racconto" come sequenza di episodi formali interdefiniti, dotati di un senso, di una direzione[1] e ci domandiamo in che misura è possibile che l'articolazione dello schema narrativo caratterizzi anche un corso e-learning? La Morfologia della fiaba indica la ricorrenza di tre grandi prove: una prova qualificante nella quale il soggetto si rende competente, atto a fare, attraverso esami e riti di iniziazione; una prova decisiva nella quale il soggetto si realizza compiendo un certo numero di azioni; una prova glorificante nella quale il soggetto ottiene il riconoscimento di ciò che ha fatto, e di conseguenza di ciò che è. L'eroe vi si deve sottoporre (Floch, 1997), e dalla articolazione delle stesse prende forma una storia completa. Appare evidente una correlazione con un corso di formazione in rete. La prova qualificante ha l'obiettivo di qualificare il corsista, suggerendo un punto di partenza che rispecchi le sue conoscenze pregresse. La prova decisiva rappresenta il cuore della didattica on line che cerca di utilizzare al meglio le potenzialit? delle nuove tecnologie e coinvolgere l'utente mediante la partecipazione attiva all'interno del percorso formativo condiviso con altri utenti, sia attraverso uno storyboarding con intreccio narrativo in prima persona, sia attrave
valeria de luca

Realtà virtuali e identità soggettiva - Nuovi mondi e psicopatologia del Sé P... - 5 views

Molto interessante questo contributo. Effettivamente si possono riscontrare soprattutto negli adolescenti o in generale nei giovani in questo momento delle modificazioni evidenti nella cognizione ...

valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
Elena Giannini

What is media education? - 3 views

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    A 4 minute video from media educators across Europe. What is media education?
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    Diverse definizioni del concetto di "media education", che sottolineano l'importanza del suo ruolo nel promuovere nei ragazzi la capacità di leggere, comunicare, comprendere e rielaborare in modo critico i messaggi provenienti dal mondo mediatico, al fine di imparare a convivere con i media e a usarli in modo adeguato
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    Nella realtà italiana la media education è portata avanti da un movimento riconducibile a Roberto Giannatelli, un salesiano che ha creato il MED ( ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L' EDUCAZIONE AI MEDIA E ALLA COMUNICAZIONE) e con grande sorpresa, ieri su second life, ho scoperto che anche il nostro tutor è un coordinatore. Come definizione media education è quel particolare ambito delle scienze dell' educazione e del lavoro educativo che consiste nel produrre riflessioni e strategie operative in ordine ai media, intesi come risorsa integrale per l' intervento formativo. Vi è l' idea di ricorrere ai media come alleati naturali per parlare del presente, per portare la comunicazione all' interno del processo formatio, sia nel senso di far diventare le tecnologie dei temi su cui il curriculum della scuola si interroga e si interpella e sia ancche come metodo attivo in grado di modernizzare le funzioni dell' insegnamento e lo stesso linguaggio dei docenti della scuola.
rosa maria tafuri

Psicopedagogika - Psicologia e formazione - - Intelligenza - 6 views

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    Per Platone l'intelligenza è ciò che distingue le diverse classi sociali ed è distribuita da Dio in maniera diseguale. Aristotele sosteneva che tutte le persone, tranne gli schiavi, esprimessero facoltà intellettive più o meno uguali, e che le differenze fossero dovute all'insegnamento e all'esempio. Al giorno d'oggi esistono diverse concettualizzazioni di intelligenza.
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    L'intelligenza è la somma di variabili fattori, che come le note del pentagramma concorrono con diversi e variabili accenti a produrre e sviluppare la musica del nostro pensiero.
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    Io credo che, relativamente all'intelligenza, il problema stia nel giudizio di valore che viene dato alle diverse forme di intelligenza. Se una persona ha un'altissima intelligenza emotiva, per cui riesce ad interpretare e capire i segnali che un'altra persona manda, riesce a "capire" profondamente gli altri, non sarà mai valutata intelligente tanto quanto un'altra persona che risolve un difficile problema matematico, ma non sa capire nulla dei bisogni o delle emozioni degli altri. Perché? Perché ci hanno insegnato che l'intelligenza logico-matematica è "intelligenza", quella verbale è "capacità di parlare", quella emotiva è "bontà" o "comprensione". Non so quanto tempo ci vorrà perché le diverse intelligenze (motoria, sensoriale, musicale, insieme a quella spaziale, logico-matematica ecc) siano valutate alla pari. Non so se mai avverrà. Un'intelligenza musicale è altamente valutata se chi ce l'ha diventa un grande musicista. Altrimenti non è presa granché in considerazione. E la capacità di "essere felici"? E' idiozia o intelligenza all'ennesima potenza?!
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    I contributi sull'intelligenza sono stati molteplici, una definizione generale che ho trovato la definisce come: "quel processo mentale che permette di acquisire nuove idee e capacità che consentono di elaborare concetti e i dati dell'esperienza per risolvere in modo efficace diversi tipi di problemi". Spearman definisce l'intelligenza come un fattore di base comune a tutte le attività intellettuali, che chiamò fattore G. Thurstone e Guilford criticarono però la posizione di Spearman sostenendo invece che l'intelligenza fosse costituita da molteplici fattori di abilità mentale tra loro indipendenti. Sternberg ha cercato di sintetizzare queste diverse posizioni sostenendo che il numero dei fattori cambia con il crescere dell'età: si passa così da un'abilità intellettuale generale a vari gruppi di abilità. Gardner ha elaborato la teoria delle intelligenze multiple, secondo la quale non esisterebbe un'unica forma generale di intelligenza, ma distinti tipi di competenze (linguistica, musicale, spaziale, logico-matematica) ciascuna competente per l'elaborazione di uno specifico ambito di informazioni. Oggi si parla di intelligenza distribuita, si è ormai sviluppata la consapevolezza che molte parti dell'intelligenza sono distribuite, non si trovano nella nostra testa, ma risiedono anche nel contesto in cui viviamo. Ogni giorno utilizziamo strumenti e materiali per svolgere le nostre attività, libri, agende, sempre di più computer e strumenti informatici, ma soprattutto parte della nostra intelligenza distribuita sono anche gli altri individui. E prendendo spunto dalle parole di De Kerckhove arrivo ad un'altra forma di intelligenza, quella connettiva. Grazie alle nuove tecnologie gli schermi dei computer divengono "luoghi in cui il pensiero viene scritto, ma simultaneamente, anche luoghi il cui il pensiero viene condiviso e elaborato da diverse persone che possono incontrarsi da qualunque posto si trovino, quando vogliono per dare il proprio contri
ANNALISA PASCUCCI

Apprendimento linguistico, computer ed internet - 1997 - 0 views

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Educazione Scuola Lingua Apprendimento Nuove Tecnologie

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
marco landolfi

Tecnopsicologie e psicotecnologie - 7 views

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    Sintesi di una relazione del prof. Derrick De Kerckhove su "Tecnopsicologia e psicotecnologie: media, mente e linguaggio" sono il tema dell'intelligenza connettiva e della reciproca influenza tra tecnologia e psicologia.
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    E' un articolo molto interessante, in particolare per quel che riguarda il software usato dal Professore con gli studenti di Nizza, al fine di produrre validi progetti, creati da un'intelligenza connettiva (somma sinergica delle intelligenze di tutti gli studenti).
indragochiara

Psicotecnologia: come la realtà virtuale stravolge le categorie di spazio e d... - 0 views

La comparsa sulla scena della tecnologia virtuale ha sancito un forte elemento di discontinuità con l'intera evoluzione tecnologica precedente: le nuove tecnologie hanno reso per la prima volta pos...

#psicotecnologie

started by indragochiara on 17 Apr 19 no follow-up yet
ANNALISA PASCUCCI

APPLICAZIONE SCIENZE COMPORTAMENTALI DIDATTICA Secondo lo psicologo SKINNER:M... - 3 views

Tecnologie didattiche e tecnologie per la didattica Definire che cosa si intende con il termine "tecnologie didattiche" non è affatto semplice, come potrebbe dapprincipio sembrare (particolarmente...

APPLICAZIONI DIDATTICA SKINNER NUOVE TECNOLOGIE

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
Walter Tabbi

Perchè la rete ci rende più intelligenti - 20 views

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    Si tratta di una intervista pubblicata dal quotidiano La Repubblica allo scrittore americano Rehingold autore di testi importanti sull'era internet. L'intervista è l'occasione per presentare il suo ultimo libro dal titolo 'Perchè la rete ci rende più intelligenti'. Nell'intervista vengono proposti interessanti stimoli su come il mondo internet e dell'always on impatta in modo significativo su molti aspetti della cognizione.
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    Ho trovato l'articolo stimolante e interessante sia sotto il profilo sociologico sia della formazione. Una domanda che viene fatta a Rehingold e che riassume una delle critiche maggiori che le "teorie ingenue" e non solo "ingenue" fanno all'utilizzo del web riguarda l'effetto collaterale della distrazione che indubbiamente tende a provocare l'utilizzo del web, tema peraltro già affrontato da Kerckhove nelle videolezioni. R. risponde che l'attenzione è una capacità che va allenata per cui se è vero che la rete non facilita l'attenzione è altrettanto vero che la rete è uno strumento e come tutti gli strumenti è necessario imparare ad usarlo bene per evitare di incorrere negli effetti colleterali che può causare. L'utilizzo di internet andrebbe quindi insegnato nelle scuole per permettere agli utenti di sviluppare cinque capacità fondamentali: l'attenzione, l'identificazione delle bufale, la partecipazione, la collaborazione, la conoscenza dell'uso del network. La rete può creare dunque empowerment individuale ma a condizione che gli individui imparino a diventare utenti consapevoli, attenti e capaci di utilizzare al meglio le possibilità di questo strumento e di distinguere l'informazione spazzatura da quella le cui fonti sono verificabili ed attendibili. Oggi si parla molto di come la rete, sotto il profilo politico e sociologico, potrebbe rappresentare la più alta forma di democrazia. Tuttavia R. mette in guardia, ciò sarà possibile se ci sarà un'educazione all'utilizzo di questo strumento, esattamente come l'alfebetizzazzione ha reso possibile nell'arco di due secoli il passaggio dalla monarchie alle repubbliche, ma non è affatto scontato, anzi il rischio che il suo uso venga limitato e controllato dalle maggiori lobby economiche è ancora fortemente in agguato. Eva Franchi
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    Articolo davvero molto interessante e obiettivo riguardo l'argomento. Mette in luce come non siano i media in sé positivi o negativi, ma il fatto che l'uomo deve imparare ad utilizzarli. Come non basta avere una bicicletta per saperla usare, così non basta sviluppare grandi tecnologie per avere un uomo più intelligente e in grado di migliorare il suo futuro con esse.
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    Articolo molto interessante e stimolante, anche se lungo e gli argomenti trattati non sono semplicissimi è molto scorrevole, ho apprezzato molto la spinta all'educazione, ed alfabetizzazione ai media che propone il protagonista. Degno di nota il passaggio dove si sottolinea che i media sono neutrali e non "cattivi" o "buoni" ma che dipende dall'utilizzatore e dal consumatore finale (facendo riferimento al grado di alfabetizzazione che ha quest'ultimo). Una cosa che spinge a riflettere molto è il fatto che le persone con possibilità economiche e/o politiche adeguate potrebbero (ipoteticamente) un giorno limitare almeno in parte le libertà di altri, questo dovrebbe spingere le persone ad una maggiore cultura ai media e non a trascurarli, come purtroppo si vede recentemente.
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    Mi ha colpito la parte in cui si parla di attenzione. Lo scrittore dice che l'individuo può imparare a disciplinare l'attenzione e parla di tecniche finalizzate proprio a questo, che sicuramente andrebbero applicate, assieme a strategie adeguate, già nei primi anni della scuola considerando i numerosi casi di deficit di attenzione che si registrano. Bisognerebbe programmare per una nuova alfabetizzazione focalizzata su attenzione, partecipazione e collaborazione attive e conoscenza dell'uso del network, promuovendo uno sviluppo delle capacità di ricezione delle informazioni. E' assolutamente necessario imparare ad usare la Rete, conoscerne sia i pregi, sia i limiti e i difetti per vivere da cittadini protagonisti nel mondo e sviluppare l'intelligenza in modo giusto. Una nuova sfida a cui la scuola, la famiglia e le altre Istituzioni si trovano ad affrontare.
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    Articolo molto interessante e scritto in modo chiaro e scorrevole. Pone l'attenzione sul fatto che i media possono essere positivi o negativi a seconda che vengano usati in modo corretto o meno. Indubbiamente l'alfabetizzazione gioca un ruolo fondamentale, un'alfabetizzazione mirata su attenzione, partecipazione e conoscenza dell'uso del network. Condivido in toto l'importanza di un futuro insegnamento di internet nelle scuole per insegnare ai giovani ad utilizzare la rete in modo adeguato.
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    Un articolo pieno di spunti di riflessione, in particolare rispetto al controllo dell'attenzione online a al concetto di conoscenza come difesa dalle manipolazioni e dalle fake news. Apprendere a scuola le queste nuove conoscenze è uno strumento fondamentale per un corretto e positivo utilizzo dei media e della rete.
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    Condivido la necessità di insegnare a scuola come utilizzare correttamente gli strumenti digitali, per valorizzare il pensiero critico e positivo dei media e della rete
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    Condivido pienamente il pensiero dell'autore soprattutto per ciò che riguarda la definizione che egli dà di empowerment individuale in quanto solo le persone che sanno come partecipare conquisteranno potere intellettuale, economico e politico e chi sa come cercare sarà in grado di migliorare la propria salute e accrescere la loro comprensione di temi di vitale importanza nella sfera politica. Fondamentali quindi qui sono i concetti di partecipazione ai media e di saper accedere ai media.
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    Articolo stimolante e interessante di come L'utilizzo di internet e la rete , possa produrre empowerment ma solo a condizione che vi sia alla base un'alfabetizzazione, una media litteracy. Solo un alfabetizzazione, ovvero una comprensione del meccanismo dei media e delle nuove tecnologie può condurre ad un potenziamento individuale e collettivo. Nelle scuole l'insegnamento delle nuove tecnologie è importante, poiché permette ai ragazzi di sviluppate alcune capacità tra cui:_l' attenzione, l'identificazione delle bufale, la partecipazione, la collaborazione, la conoscenza dell'uso del network. La rete può creare dunque empowerment individuale ma a condizione che gli individui imparino ad essere utilizzatori consapevoli e distinguere l'informazione spazzatura da quella le cui fonti sono verificabili ed attendibili.
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    Questa intervista tocca temi importanti ed attuali relativi all'uso e al consumo dei nuovi media digitali. Il paragone con la stampa e l'alfabetizzazione della popolazione è molto preciso, in quanto è indubbiamente vero che l'utilizzo di questi strumenti digitali debba essere accompagnato da un'educazione al loro stesso uso. D'altronde le fake news sono sempre esistite, sebbene in forma diversa, e solo una mente allenata al pensiero critico è in grado di distinguere le bufale da notizie più realistiche. E' importante sviluppare la capacità di comprendere il modo in cui i nuovi media digitali influenzano il nostro pensiero e la nostra vita quotidiana. E' un'educazione che dovrebbe essere estesa a tutte le fasce di età, accessibile a chiunque, in quanto fornisce gli strumenti per orientarsi all'interno di un mondo pervaso completamente da queste nuove tecnologie. Da sottolineare anche il tema dell'attenzione, spesso interpretata come uno stato mentale che può solo subire attacchi esterni, senza potersi difendere da questi ultimi. In realtà, come specifica l'autore intervistato, esistono diversi modi per controllare e gestire la propria attenzione ed evitare che il multitasking, lo switching e l'ipertesto minino le nostre capacità di concentrazione. Nonostante l'articolo risalga a quasi un decennio fa, il tema è ancora bollente, e ciò dimostra quanto poco ci si sia attivati negli ultimi anni per far fronte a queste problematiche e ridurre i rischi legati all'utilizzo dei nuovi media digitali.
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    Articolo estremamente interessante, che seppure in maniere sintetica, tocca temi estremamente rilevanti ed attuali circa la necessitá di alfabetizzazione ai media. Emerge durante l'arco dell'intera intervista, come non sia tanto il media in se ad essere "buono" o "cattivo" ma quanto sia determinante al contrario, l'uso che facciamo di questi media, questo ricorda la Social shaping of technology theory, secondo la quale le conseguenze sociali di una tecnologia dipendono principalmente dall'uso che la cultura ne fa. Allo stesso modo, la distrazione, fenomeno per cui spesso colpevolizziamo i nuovi media, é secondo Rheingold, un effetto collaterale di un attenzione non allenata. Di vitale importanza é l'alfabetizzazione degli studenti, all'interno dei contesti scolastici, all'uso dei media, é importante in tal senso che la scuola cambi prospettiva ed atteggiamento nei confronti dei nuovi media, insegnando ai ragazzi come trovare le conoscenze e come costruirle. Inoltre viene sottolineata l'importanza delle comunitá online, del saper utilizzare adeguatamente queste risorse tecnologiche sfruttandone i benefici e le opportunitá che qeste offrono in quanto cittadino di farsi valere e di far valere il proprio punto di vista opportunitá di far valere il proprio punto vista nei confronti della poitica. Si sottolinea quindi l'importanza dei nuovi media anche in ambito democratico e politico, uno strumento utile se sappiamo utilizzarlo, poiché viceversa, il rischio é che la politica utilizzi questi mezzi per manipolare il popolo. Vengono toccati temi particolarmente pertinenti alla materia "Psicotecnologie e processi formativi" alcuni tra i quali: Intelligenza collettiva, comunitá online, il web, educazione, scuola e l'impatto di internet, pertanto ritengo appropriato l'articolo rispetto ai temi principali della materia. Ritengo che i contenuti dell'articolo siano corretti ed attendibili in quanto, Howard Rheingold, autore del libro su cui si basa l'arti
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    Ho trovato l'articolo estremamente interessante e stimolante. Offre una visione positiva della Rete come uno strumento che può rendere le persone più intelligenti e consapevoli, purché venga utilizzato in maniera critica. Inoltre, evidenzia come la guida di Rheingold possa essere d'aiuto alle persone per sviluppare le competenze necessarie ad utilizzare la Rete in modo efficace e consapevole. Mi trovo d'accordo sul fatto che sia necessario insegnare nelle scuole come utilizzare correttamente gli strumenti digitali.
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