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valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
Jessica Guidi

FOTOVOLTAICO AGLI SPINACI - 3 views

Il prezioso suggerimento della natura ai ricercatori della "Vanderbilt University" del Tennessee http://www.planetinspired.info/web/it/-/fotovoltaico-agli-spinaci?WT.ac=HP_SL

spinaci per produrre energia

started by Jessica Guidi on 11 Feb 13 no follow-up yet
Luciano Di Mele

Goleman parla della compassione - 7 views

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    Goleman parte dal famoso esperimento fatto all'Università di Princeton, quello definito la parabola del Buon Samaritano. Noi aiutiamo i bisognosi solo se non siamo trascinati via dal vortice dei pensieri, delle preoccupazioni, insomma se non siamo sotto stress. Attraverso una sapiente dialogicità eclettica e piena di humor colloquiale, Goleman, toccando i recenti esiti di ricerche sui neuroni specchio, giunge in modo ottimistico a dichiarare che in fondo, la solidarietà, la proattività e prosocialità, tipiche dell'Intelligenza Emotiva, forse emergono semplicemente distogliendo un attimo il pensiero da se stessi (egocentrato) e guardandosi semplicemente attorno: gli occhi vedono molte più cose di quanto la mente non sappia o voglia esprimere a parole.
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    La cosa che mi colpisce sempre e mi da conferma di tante cose e' la riflessione, che Golemann sottolinea nel corso del video, che Q.I. e intelligenza emotiva sono completamente scisse fra loro. Non c'e' alcuna relazione fra quanto una persona possa essere intelligente, anche geniale, e la capacita' della stessa di "percepire l'altro", di essere in empatia con altre persone. Il dato a mio avviso inquietante e ' che tutt'oggi grande energia viene impiegata a sviluppare l'intelligenza, intesa come Q.I., mentre di fatto la nostra capacita' di essere vincenti e di intessere una vita appagante e ricca passa completamente da quanto siamo in grado di essere padroni della nostra parte emozionale, spesso sommersa ma sempre alla guida di ogni nostra azione.
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    Mentre il Q.I. sonda le capacità logico-matematiche, le funzioni verbali, la percezione spaziale di una persona, l'intelligenza emotiva si riferisce invece al lato emotivo, al lato sociale, sicuramente non meno importanti. Questo è il tipo di intelligenza che riguarda la gestione, l'uso consapevole, delle proprie emozioni, l'autocontrollo, la tenacia, la comprensione degli altri, l'empatia, che possiamo definirla la capacità di monitorare le proprie e le altrui emozioni, di differenziarle e di usare tale informazione per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni. Avere la capacità di saper gestire al meglio se stessi e gli altri, spesso è alla base del successo di molte persone, sia a livello personale che professionale, in quanto emozioni e sentimenti, se gestiti al meglio, divengono una fondamentale risorsa.
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    E' chiaro che nel video il noto psicologo Goleman separa nettamente il significato dell'intelligenza misurata come Q.I.e l'intelligenza emotiva. L'intelligenza emotiva è la mobilità del pensiero, è la "capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi stessi e di gestire positivamente le nostre emozioni". Insieme ad altri studiosi, Goleman incontra il Dalai Lama e riscontra nella psicologia buddista notevoli similitudini sul tema della compassione: il proprio temperamento non è un destino e l'autocontrollo e la compassione sono ciò di cui il nostro tempo ha più bisogno. La compassione nella tradizione cristiana è la compartecipazione alle sofferenze altrui, potremmo definirla pietà, nella tradizione buddista ha invece il significato più ampio di togliere sofferenza e dare felicità. Il Dalai Lama suggerisce:"tutte le volte che incontrate qualcuno, immaginatevi che in una vita passata sia stato vostra madre, o che lo sarà in una vita futura." Secondo la psicologia buddista la capacità di controllore i propri stati mentali deriva dall'intelligenza, questa forma di intelligenza Goleman la definisce emotiva. Possiamo controllare le emozioni negative, gli impulsi, anche nell'età adulta imparando a riconoscerli nel momento in cui insorgono. Come fare? Azioniamo una zona del cervello facendo riposare l'altra e poiché il cervello è plastico quest'esperienza ripetuta ci aiuta a controllare le emozioni negative come l'incapacità di provare compassione.
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    Cosa il regno animale può insegnarci a proposito di intelligenza emotiva e empatia... http://www.youtube.com/watch?v=0-ZGvgFr7DI
davidedallapozza

How To Become More Intelligent (According to Einstein) - 0 views

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    Sono stato veramente colpito da questo articolo. Potrei averlo scritto io perche' sono completamente d'accordo con quello che ho letto. Ogni giorno e ogni settimana provo e a volte ci riesco a fare modifiche su me stesso. Nel momento in cui faccio anche un piccolo cambiamento nella giusta direzione, inizio a provare un flusso di motivazione, energia e slancio. Allenado una squadra di calcio nel massimo livello in Australia, ogni giorno grazie alla rete scopro cose nuove su come posso migliorare. E man mano che continuo a cambiare, la mia mente si espande sempre di piu', avendo cosi' maggiori intuizioni e idee positive. Questo e' uno dei motivi perche' ho sempre abitato in continenti diversi, cosi' sono obbligato a capire le lingue e tradizioni delle diverse culture. Se una persona non sta' imparando, crescendo, cambiando, rischiando, scoprendo e si limita solo a vivere nella sua confort zone fara' veramente fatica a capire cosa il mondo offre.
Luigi Coccia

Nel mondo il multitasking è donna - 17 views

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    Da donna sono d'accordo con questa teoria, ma ovviamente non si può generalizzare. Io personalmente vivo facendo tante cose contemporaneamente: mamma, moglie, studentessa, lavoratrice... Fin da ragazza ascoltavo la musica, studiavo, conversavo con le mie compagne... fa parte del mio essere e l'avvento di internet e degli smartphone non ha fatto altro che aumentare questa capacità.
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    Noi donne diciamo siamo predisposte al multitasking che ci viene proposto con le nuove teconologie. Anzi , posso dire che con le nuove tecnologie anche gli uomini stanno imparando ad essere multitasking .Per noi donne l'essere multitasking è qualcosa di innato e l'avvento delle tecnologie ci aiuta a praticarlo sempre di piu'
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    Personalmente credo che il fatto di essere multitasking o meno sia più legato a caratteristiche personali che di genere, ritengo piuttosto che la narrativa che vede la donna come più multitasking dell'uomo sia maggiormente legata al ruolo sociale che viene imposto alla donna: lavoratrice, madre, moglie...
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    Il multitasking crea un circolo vizioso di dipendenza dalla dopamina, premiando effettivamente il cervello a perdere la concentrazione e a cercare stimoli esterni. A peggiorare le cose, la corteccia prefrontale ha una "distorsione da gadget", il che significa che la sua attenzione può essere facilmente distratta da qualcosa di nuovo - gli oggetti ...
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    Sicuramente ci sono persone più o meno predisposte alla capacità di svolgere più compiti contemporaneamente, ma mi piace molto questa definizione di Multitasking è donna. Ironicamente viene spesso detto che la donna ha maggiori capacità dell'uomo, che invece nel tentativo di fare due cose allo stesso tempo perde la concentrazione in uno dei due compiti dopo un breve tempo. Sappiamo anche che la quotidianità di una donna, lavoratrice, madre e che si occupa della casa ha la reale necessità di essere Multitasking, altrimenti le 24 ore di una giornata non sarebbero minimamente sufficienti , anche se spesso continuano comunque a non esserlo. Simpatica e realista il pensiero riportato nell'articolo in cui si dice: Menomale, siamo predisposte al multitasking.
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    Sono d'accordo con questo sondaggio, poichè la donna all'interno della nostra Società svolge più mansioni e più ruoli nello stesso tempo, anche a causa di scarso tempo libero; quindi oltre ad essere portata al multitasking, si trova ad affrontare una situazione di adattamento relativo al proprio contesto socio-culturale; è supportata da determinate caratteristiche biologiche che la predispongono verso più approcci nello stesso momento. Di solito succede questo ma ciò non costituisce una regola generale.
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    Anche io da donna mi ritrovo nel mettere in atto varie azioni in multitasking, molto spesso peró mi rendo anche conto che, a costo di voler fare tutto, mi ritrovo a non fare bene niente soprattutto se si tratta di parlare al telefono mentre si fa qualcosa, generalmente presto meno attenzione alla conversazione e rispondo monosillabica. Sicuramente si tratta di un comportamento maggiormente visibile nelle donne perchè fin da piccole osserviamo le nostre madri fare da mamme, cuicinare, pulire e molto altro contemporaneamente.
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    Non sono d'accordo con ciò che l'articolo afferma, credo che il multitasking sia caratteristica dell'essere umano indipendentemente dal sesso. Credo che venga affibbiata per luogo comune di più alle donne. Ma è una capacità che l'essere umano continua a sviluppare indipendentemente se uomo o donna. Alcuni studi sostengono che le nuove tecnologie, per le loro caratteristiche interattive e per il loro modo di essere progettati ci permettono di fare più cose contemporaneamente e quindi di allenare questa nostra capacità. Come ad esempio tenere a mente i diversi impegni della giornata, camminare mentre siamo al telefono che parliamo di lavoro e stiamo nel frattempo sistemando la nostra scrivania. Credo che il focus dell'attenzione cadrà sempre su uno di questi compiti principalmente, è tendenzialmente sarà il compito che richiede di più la nostra presenza ed energia.
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    Il multitasking è una caratteristica dell'essere umano che le attuali esigenze stanno amplificando. La donna per cultura e caratteristiche ne rappresenta la forma più valida, ma a quale costo? Mi chiedo se oltre al dovere vi sia anche il piacere e questo perchè uno studio che ho letto individua nell'uomo la componente "piacere" in queste azioni, cosa non rilevata nelle donne.
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    Io credo che il multitasking vero e proprio non esista e non sia un attributo umano in quanto l´attenzione e´ selettiva; molto probabilmente l´articolo, decisamente non scientifico e poco esaustivo, si riferisce alla ormai ben nota e provata differenza tra il cervello maschile e quello femminile, che per motivi evoluzionistici e caratteristiche fisiche e di genere si sono sviluppati in maniera differente. Penso che in questo caso la parola multitasking sia stata fraintesa nel senso che la donna e´ biologicamente predisposta a fare piu´ cose e ad occuparsi della prole e ad avere una visuale generale della realta´, pertanto magari e´ maggiormente in grado di passare da un compito all´altro molto velocemente, mantenendo un elevato grado di attenzione, essendo anche piu´ sensibile, mentre l´uomo e´ maggiormente portato per altre task piu´ specifiche come la caccia, l´orientamento spaziale e altre che non approfondisco qui; (le conoscenze al riguardo le ho acquisite tramite la lettura del libro " il cervello delle donne").
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