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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged Studenti

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elisabetta scattolin

apprendimento condiviso nella scuola - 4 views

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    L'articolo in cinque punti si focalizza sulle modalità di attuazione dell'apprendimento cooperativo
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    Soprattutto nelle classi oggi il clima di lavoro è spesso competitivo, con alunni ansiosi di dimostrare di essere i migliori o al contrario scoraggiati dal confronto con i compagni e quindi passivi.L'apprendimento cooperativo assicura importanti risultati scolastici e interpersonali, perché aiuta a migliorare il livello di preparazione e competenza di tutti gli studenti, sia quelli con capacità e rendimenti scolastici deficitari, sia quelli più bravi. Favorisce le relazioni positive tra gli studenti, essenziali per creare una comunità di apprendimento in cui l'altro sia rispettato e apprezzato, e fornisce agli studenti le esperienze interpersonali di cui hanno bisogno per un sano sviluppo cognitivo, psicologico e sociale.
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    Sono un formatore ed ho trovato molto interessante questo articolo che pone in rilievo elementi importanti del passaggio ad una docenza innovativa, con il superamento della lezione frontale che condivido da tempo. E' importante differenziare tra lavoro di gruppo e apprendimento cooperativo. Nel secondo caso, quello che ci riguarda, si definisce la conoscenza come ricostruzione individuale e sociale. Essa può avvenire attraverso il riconoscimento e il confronto delle differenti mappe cognitive presenti in ognuno di noi. La Narrazione del sè, è l'atto di presentazione, l'apertura al confronto e all'essere riconosciuti. La Metacognizione avviene attraverso l'utilizzo di questionari di autovalutazione riservati o pubblici che permettono di migliorare la consapevolezza di se stessi e il rispetto per gli altri. Sono questi gli strumenti che spostano il baricentro della lezione verso i discenti. Il docente diviene l'abile regista, il mediatore, capace di ascoltare, stimolare, rassicurare o provocare interesse. Vengono pertanto richieste al docente indispensabili capacità di riflessione, autostima, interazione, sensibilità, prim'ancora della competenza.
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    E' interessante vedere l'importanza dell'apprendimento condiviso a scuola. riflettiamo se in effetti la scuola di oggi ha capito tutto ciò!!
gino pistacchi

http://www.feem-project.net/pandora/public/voce/pandora%20in%20classe.pdf - 5 views

Il progetto adottato dagli studenti della terza media è senza dubbio interessante e mette in mostra l'importanza della socializzazione e dei rapporti interpersonali per raggiungere determinait obie...

apprendimento collaborativo

ANNALISA PASCUCCI

SCUOLA APPRENDIMENTO TECNOLOGIE DIDATTICHE Convegno Internazionale 18/19 Novembre 2010 - 1 views

Sala Consiliare del Comune di Cinisello Balsamo Via XXV Aprile, 4 - Cinisello Balsamo Centro QUA_SI/Universiscuola, Villa di Breme Forno via Martinelli, 23 (ingresso da via Diaz) - Cinisello Bals...

TECNOLOGIE CONVEGNO DIDATTICA FORMAZIONE

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
Ivan Romano

I "nativi digitali" figli di una nuova intelligenza, quella digitale. - 11 views

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    C'è chi come Carr ritiene che l'eccessivo multitasking dell'era digitale ci stia rendendo stupidi, c'è poi chi come il prof. De Kerckhove o il prof. Paolo Ferri (univ. Milano-Bicocca) ritiene invece che si possa parlare di una nuova forma di intelligenza. Nell'articolo che posto tratto dal Corriere viene presentato il libro del prof. Ferri "Nativi digitali". Questa definizione, coniata nel 2001 dallo studioso Marc Prensky, sottolinea la peculiarità di chi oggi ha meno di 15-16 anni ed è nato e cresciuto tra le tecnologie elettroniche; in contrapposizione all'"immigrante digitale", che invece ha incontrato tali tecnologie in una fase successiva della sua vita. Secondo il prof. Ferri, non è vero, che il digitale rende stupidi e favorisce la solitudine; ma può accadere che la modalità di conoscenza veloce e condivisa dei più giovani li esponga a rischi nuovi, come la superficialità, l'incapacità di tollerare le attese o di gestire la privacy. Limiti di fronte a cui il ruolo educativo degli adulti (genitori, insegnanti, istituzioni) diventa fondamentale. C'è quindi la necessità che gli "immigranti digitali" dialoghino dall'alto della loro esperienza con i "nativi digitali"; azzerando i pregiudizi e instaurando un rapporto costruttivo per entrambi.
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    Molto interessante. Per approfondire la cosa si vedano anche i seguenti video su youtube dove l'autore parla dettagliatamente dell'argomento. Video 1 Introduzione http://www.youtube.com/watch?v=8mwFtYfWXQo&feature=relmfu Video 2 Chi sono i Nativi digitali? http://www.youtube.com/watch?v=hYSxvwtdKso Video 3 Intelligenza digitale: http://www.youtube.com/watch?v=EacYvdoeCLg&feature=relmfu Video 4 Immigranti digitali: http://www.youtube.com/watch?v=u7c7Ubk-2S4&feature=relmfu Video 5 Nativi Digitali crescono: http://www.youtube.com/watch?v=5jUJD-WWAIw&feature=relmfu
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    #Intelligence #Multitasking http://www.tecalibri.info/F/FERRI-P_nativi.htm Autore: Paolo Ferri - Titolo: Nativi digitali - Edizioni: Bruno Mondadori "Secondo un fortunato apologo attribuito a Seymour Papert (1996), se un alieno dalla vita millenaria fosse ritornato sulla Terra nel 2000 dopo cinquecento anni di assenza, avrebbe trovato irriconoscibili i laboratori scientifici - per esempio quelli di fisica, non potendo mettere a confronto gli studi di Newton e Galileo con i Bell Labs o il CERN -, ma avrebbe riconosciuto facilmente un luogo deputato alle assemblee politiche, una chiesa o un'aula scolastica: non molto è cambiato da allora." Trovo interessante il titolo ed il contenuto del primo capitolo: "1 - Una razza in via di apparizione" Un ulteriore contributo può esser chiarificatore: Da 0 a 12 anni, l'identikit dei veri nativi digitali http://daily.wired.it/news/internet/ecco-chi-sono-i-nativi-digitali.html Chi sono i nativi digitali? Il loro modo di usare le tecnologie è legato alla loro età età? Una ricerca a cura del Gruppo NumediaBios e dell'università Milano Bicocca dà una risposta. Ciò che emerge è chiaro: la coppia oppositiva nativi/immigranti digitali è efficace ed esplicativa, a patto che non si considerino i nativi come una categoria unitaria e non si enfatizzi troppo la faglia tra nativi e immigrati. I nativi sono, infatti, una specie in via di apparizione, all'interno della quale possono essere individuate differenti popolazioni e stili di fruizione delle tecnologie, differenti a seconda dell'età e quindi dell'esposizione più o meno precoce alle tecnologie della comunicazione digitale. Emergono tre tipologie diffe
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    La classe politica italiana, citata dalla Rastelli nella recensione del libro di Ferri, risponde con il decreto legge del 18 ottobre 2012, n. 179 " Ulteriori misure per la Crescita del Paese" dove, nell'ottica di favorire la crescita e lo sviluppo dell'economia e della cultura digitali, affronta temi che vanno dall'agenda e dall'identità digitale, al domicilio digitale del cittadino, alla posta certificata, passando per la sanità digitale, libri e centri scolastici digitali, innovazioni nei sistemi di trasporto pubblico, moneta elettronica, ricerca e innovazione e comunità intelligenti. Per chi vuole approfondire ecco il link alla Gazzetta Ufficiale: http://www.gazzettaufficiale.it/moduli/DL_181012_179.pdf
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    c'e un interessante articolo di sole 24 ore sull'argomento nativi digitali che vi invio per una riflessione sulle nuove generazioni che vivono e crescono con le nuove tecnologie : ddio al vecchio sapere lineare fondato sulla parola scritta e sulla trasmissione di conoscenza maestro-alunno: imparare oggi ha la forma di un suk arabo nell'ora di punta. Tra social network, video-racconti su YouTube, la musica di MySpace, il linguaggio sincopato delle chat e le bufale online, gli studenti di nuova generazione hanno bisogno di una bussola per orientarsi. Ma la scuola non c'è. O meglio, non ce la fa: a studenti 2.0 corrispondono spesso istituti scolastici da secolo scorso. Chi sono questi famigerati «nativi digitali», nati e cresciuti a rivoluzione internet compiuta? Come ha scritto l'ex direttore del programma Comparative media studies del Mit di Boston, Henry Jenkins, la loro cultura è «partecipativa» e si fonda su «produzione e condivisione di creazioni digitali» e su una «partnership informale» tra insegnanti e alunni, che porta il bambino a sentirsi responsabile del progetto educativo. Il maestro non è più un trasmettitore di conoscenza ma un «facilitatore», che fa da filtro tra il caos della rete e il cervello del piccolo studente. «Frequentano gli schermi interattivi fin dalla nascita», spiega Paolo Ferri, docente di Tecnologie didattiche e teoria e tecnica dei nuovi media all'Università Bicocca di Milano, «e considerano internet il principale strumento di reperimento, condivisione e gestione dell'informazione». È la prima generazione (che oggi ha tra gli 0 e i 12 anni) veramente hitech, che pensa, apprende e conosce in maniera differente dai suoi fratelli maggiori. «Se per noi imparare significava leggere-studiare-ripetere, per i bambini cresciuti con i videogames vuol dire innanzitutto risolvere i problemi in maniera attiva», prosegue Ferri, che studia e promuove da anni il «digital learning». I bambini cresciuti con consolle e cellular
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    Collegato al tema dei nativi digitali e, in particolare, alla loro formazione segnalo l'interessante libro di George Veletsianos "Emerging technologies in distance education". George Veletsianos è un assistente professore di tecnologia didattica presso l'Università del Texas. La sua ricerca e gli interessi di insegnamento comprendono la progettazione, lo sviluppo e la valutazione di ambienti di apprendimento digitale, con particolare attenzione alla formazione per mezzo di personaggi virtuali, tecnologie emergenti, e all'esperienza dello studente. Questo libro, disponibile in Creative Commons Licence su www.aupress.ca, mette in mostra il lavoro internazionale di studiosi di ricerca e professionisti della formazione a distanza, che utilizzano emergenti tecnologie interattive per l'insegnamento e l'apprendimento a distanza. Esso raccoglie le conoscenze disperse di esperti internazionali che mettono in evidenza fattori pedagogici, organizzativi, culturali, sociali, ed economici che influenzano l'adozione e l'integrazione di tecnologie emergenti nella formazione a distanza. Emerging technologies in distance education fornisce una consulenza di esperti su come sia possibile lanciare efficaci e coinvolgenti iniziative di formazione a distanza, in risposta alle innovazioni tecnologiche, cambiando mentalità e le pressioni economiche e organizzative. Il volume va oltre l'hype che circonda le tecnologie Web 2.0 e mette in evidenza le questioni importanti che i ricercatori e gli educatori devono prendere in considerazione per migliorare la pratica educativa.
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    Beh che dire questo articolo è attinente al programma di Psicotecnologie e si riallaccia a quanto detto dal Prof. De Kerckhove nella sua lezione "is Google making us stupid?". Le conclusioni a cui arrivano i due Prof sono simili. Il Multitasking non ci rende più stupidi come invece sembrerebbe emergere da uno studio della Stanford University condotto su di un campione di 100 studenti. Nel mio piccolo devo ammettere che condivido le posizioni di Jacobs emerse in questo articolo (già condiviso per altro da un altro collega) :http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_23/multitasking-rodota_b6937564-6685-11df-b272-00144f02aabe.shtml Jacobs riprende un po' quanto detto da Carr e cioè che il multitasking non ci rende migliori ma semplicemente ci fa fare più cose assieme e tutte, in un certo qual modo,"male". Il termine "male" va spiegato un po' meglio, con il multitasking facciamo più cose assieme e le facciamo peggio di come le faremo se ne facessimo una alla volta, in questo senso ho usato il termine "male". Secondo me il punto centrale, parlando di multitasking, è che la nostra società oggi ci obbliga a far più cose simultaneamente e se per certi studiosi questo ci porta a fare più cose in modo peggiore è anche vero, come dice il Prof.De Kerckhove, che quest'abilità è prerogativa delle nuove generazioni. In ultima analisi, oggi dobbiamo saper fare un po' tutto (mandare email, usare la chat, navigare in internet ecc...) e se questo ci rende un po' meno capaci "nello specifico" è un sacrificio da poter fare in nome dell'evoluzione tecnologica.
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    Su BBC news del 20 Novembre, nell'articolo "What makes us intelligent?" si parla di un argomento simile anche se lo studio non parla solo delle nuove generazioni, quelle cosiddette 2.0 . Lo strumento digitale ci rende più stupidi? Anche qui viene rilevato che non memorizziamo più le cose come un tempo, non tanto per ridotta capacità quanto per una naturale efficienza mentale: perché usare tempo e spazio per attingere a cose facilmente reperibili con altri strumenti? Il filosofo Andy Clark ha definito gli uomini "natural born cyborg" dato che riescono ad integrarsi e incorporare i nuovi strumenti che la tecnologia ci può offrire per sfruttarli e magari nel frattempo allargare le nostre competenze, occuparci di più tasks, e non è detto che sia in maniera più superficiale.
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    Allora io sono un "immigrato digitale" ! Come molti ho assistito ai primi pc (da bambino giocavo con il commodore 64 e a scuola ci facevano fare dei test con un programma grafico chiamato "tartaruga" , una sorta di triangolo verde che segnava linee sullo schermo), ricordo le prime piattaforme per videogiochi, il modem a 56k, i primi video presenti in rete, etc Assecondare le tecnologie non è sempre stato facile perchè occorre sempre un fuoriuscire da ciò che si conosce (ammetto l'estraneità -ma anche il divertimento- che ho provato la prima volta che a casa d'amici ho usato una Wii), un testare cose nuove che magari ritenevi per se inutili (quando è merso il cloud inizialmente mi sono chiesto "ma perchè questa cosa?, ci vogliono controllare meglio?"...a pensarci oggi viene quasi da sorridere) Ritengo utile quindi creare un ponte tra "nativi digitali" e "immigrati digitali", non tanto perchè ci spieghino come funzionano le tecnologie (magari le usiamo megli di loro) ma per cogliere le differenze di visione, d'umanità e di prospettive che ci possono essere tra generazioni diverse
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    Sarei curioso di vedere l'effetti di questa nuova digitalita' fra 30-40 anni, sentendo parlare esperti del rorschach la nostra intelligenta, di Italiani, e' peggiorata tantissimo, abbiamo perso l'intelligenza operativa di fare le cose, l'accuratezza di ricercarle e avere pazienza di farlo! Spero che sia solo un catastrofismo personale di chi ha detto questa cosa, ma ogni cambiamento non puo' per forza di cose portare solo vantaggi... magari...
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    Personalmente non ritengo che l'intelligenza digitale, e quindi google e tutti i social network, ci rendano stupidi. E' solo un modo diverso di fare comunità, condivisibile o meno a seconda dell'età e contesto sociale. Certo dalla nostra generazione(40enni) a quella dei nostro figli 12-16enni, molto è cambiato. Io facevo le ricerche sulle enciclopedie che disponevo in casa, per poi trascrivere il tutto a penna sul quaderno, ora base dati il network, e con un rapido ctrl c, ctrl v, si ha subito ed in maniera eficiente una qualsiasi ricerca. Certo un pò di abilità di come muoversi nel web ci vuole. Però ci dobbiamo adeguare ai nuovi sistemi che ormai sono parte integrante del nostro vivere, conoscere e relazionarsi.
nicolecanale1

Flipped classroom per la formazione insegnanti: una ricerca sulla percezione degli stud... - 2 views

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    L'articolo riporta un'esperienza didattica in cui è stato adottato l'approccio flipped classroom, all'interno di un corso di Geometria rientrante nella formazione di futuri insegnanti di scuola elementare. L'obiettivo è stato quello di testare le potenzialità della flipped classroom e di analizzare la percezione di tale approccio da parte degli studenti coinvolti. Il percorso prevedeva periodi di lavoro a casa in autonomia, seguiti da lavori di condivisione in aula. Le attività sono state rese fruibili grazie ad una piattaforma online chiamata iCorsi, di cui troverete la descrizione all'interno dell'articolo in cui vengono presentati anche i risultati della ricerca, le percezioni degli studenti e i punti di forza di questo approccio.
bmaccaferri

Gli studenti a scuola vorrebbero più tecnologia. E alcune materie a scelta. - 0 views

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    La tecnologia può rappresentare un'opportunità interessante per coinvolgere gli studenti in modo innovativo e motivante. L'articolo offre uno spunto per riflettere sulle modalità di insegnamento.
massimocalvi-max

\"Exploring Critical Media Health Literacy in the Online Classroom\" by Laura Squires, ... - 0 views

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    Una ricerca canadese ha esaminato la media literacy nel contesto dei contenuti sanitari (CMHL). Circa 120 studenti universitari iscritti a un corso online asincrono di fitness e benessere sono stati valutati sulla loro capacità di pensiero critico riguardo ai temi della salute presenti nei media online. Successivamente essi hanno portato le conoscenze acquisite in un evento su Twitter dove le abilità CMHL sono emerse principalmente nell'interazione tra pari. La ricerca avrebbe rilevato che gli studenti mostrano maggior pensiero critico quando interagiscono con i coetanei su Twitter (risposte ai tweet), piuttosto che quando interagiscono direttamente con i media online (tweet originali). Per i ricercatori è necessario educare gli studenti a essere più critici nei confronti delle informazioni sulla salute che consumano online, poiché ciò può avere un impatto significativo sulla tutela del benessere della persona. Qualche dubbio sulla validità di questa ricerca potrebbe emergere dall'utilizzo di Twitter, che presenta dei limiti di caratteri, tale limite potrebbe aver inibito l'espressione di opinioni strutturate a favore di una più semplice sintesi delle informazioni possedute. D'altro canto vi potrebbe inoltre essere la possibilità che l'utente si senta più motivato a esprimersi criticamente con un pari piuttosto che con un "profilo ufficiale" di un media digitale (sanitario) in quanto esso potrebbe essere gestito non direttamente dagli autori primari dell'informazione ma da social media manager non competenti in materia sanitaria.
martinatavanti

Collaborative Learning - 0 views

https://www.scuolainforma.it/2021/10/11/cooperative-learning-cose-come-funziona-e-quali-sono-i-vantaggi.html Condivido un link dove spiega cos'è il collaborative learning, ovvero un approccio o str...

#CollaborativeLearning

started by martinatavanti on 18 Dec 23 no follow-up yet
Romina Mandolini

Multitasking, Switching e Mente Ipertestuale - 1 views

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    Prima di comprendere cosa è il multitasking, dobbiamo capire cosa è un ipertesto, fondamento del pensiero reticolare. Si tratta di una modalità di produrre "significato", utilizzando non solo testi scritti ma video, brani musicali, immagini e svariate altre risorse, collegandoli l'uno all'altro attraverso parole chiavi o tag. Quando parliamo di mente ipertestuale dunque, ci riferiamo alla capacità di collegare queste diverse parti, ciascuna dotata di un proprio senso, all'interno di un'unica visione e di saper trarre da tutto ciò conoscenza. Il multitasking non è altro che questa capacità che la mente ha, di funzionare su più livelli contemporaneamente ed effettuare le necessarie connessioni tra questi livelli. La capacità di rispondere in maniera efficace ed efficiente a più stimoli sensori, quando questi si manifestano contemporaneamente. E' la base dell'intelligenza connettiva, nella quale l'interazione implica diverse sollecitazioni. La mente umana non sembra essere strutturata per operare su più di due attività contemporaneamente, se non al prezzo di un deficit di attenzione e di concentrazione. Eppure nella ricerca di due studiosi americani: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Un 2,5% del campione ha dimostrato, straordinarie capacità di adattamento. Ciò ha provocato un grande interesse scientifico sui meccanismi che hanno caratterizzato questi supertaskers. L'articolo iniziale, scelto per introdurre l'argomento invece, ci illustra come questa facoltà venga utilizzata per migliorare la formazione e l'apprendimento.
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    Molto interessante il passaggio sull'utilizzo del multitasking in ambito metacognitivo. La piattaforma DIIGO che utilizziamo sembra proprio la realizzazione pratica, proprio in ambito didattico come si parla nell'articolo, di un ambiente cognitivo in cui le capacità di scelta, di valutazione, di decisione e di controllo nella selezione degli input di noi studenti possano essere potenziate. Proprio come si dice nell'articolo, infatti, gli studenti sono portati a sviluppare le capacità di scelta, di selezione, di decisione e controllo degli argomenti di interesse e del corso e, man mano che si entra nella logica del sistema, si riesce a capire meglio cosa fare e come usare gli strumenti a disposizione per aumentare l'efficacia nell'apprendimento. Inoltre, penso sia importante ciò che viene affermato e cioè che "non è tanto importante effettuare "scelte corrette" quanto, piuttosto, attribuire un significato alle singole decisioni e trarre da esse conseguenze interpretative ed operative (Cunti, Lo Presti, & Sabatano, 2005)".
Romina Mandolini

La scuola si fa Open - 0 views

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    Khan Akademy, è una piattaforma educativa per l'apprendimento creata online da un ingegnere americano originario del Bangladesh. Serve agli studenti per studiare e approfondire matematica, storia, fisica, chimica, biologia, astronomia, economia, finanza. Se si visita la pagina Facebook dedicata ci si accorge dell'entusiasmo che ha riscosso. Si tratta di video tutorial (tipo le nostre video lezioni) che utilizzano il video sharing di YouTube e sono organizzati secondo "un albero della conoscenza" che permette di costruire un percorso di apprendimento fatto di lezioni di una decina di minuti e relativi esercizi. Leggendo in rete, sembra che la sua forza stia nell'aver costruito contenuti in creative commons che spingono alla diffusione e condivisione libera e alla rielaborazione. Ma sta anche nella costruzione di mappe del processo di apprendimento che forniscono agli insegnanti (un po come capita a noi nella ns università) indicazioni precise sui punti deboli dei singoli alunni di una classe. Gli esercizi sono organizzati con schemi gaming, di acquisizione punti. Molto interessante.
Tucconi Tiziana

Wiki e dintorni... - 0 views

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    Guglielmo Trentin uno dei pionieri dell'e-learning mette a fuoco strategie di collaborative learning con l'obiettivo di riconquistare e rivalutare tale dimensione creando le condizioni di una crescita conoscitiva individuale come risultato dell'interazione di gruppo. Tali strategie sono spesso messe in atto assegnando a un gruppo di studenti il compito di individuare collaborativamente la soluzione a un problema dato (collaborative problem-solving) o di sviluppare un elaborato (co- writing) su un determinato argomento di studio. Si tratta di attività online che oggi, più che in passato, possono sfruttare le ampie possibilità messe a disposizione dai social software, ossia quegli specifici applicativi di rete che consentono di interloquire e di collaborare in gruppo a distanza. Fra questi, per la versatilità nel favorire la scrittura collaborativa, il wiki è senza dubbio uno degli strumenti più efficaci, così come lo sono stati nel passato, per analoghi obiettivi educativi, altri ambienti di sviluppo ipertestuale. Con la differenza che il wiki introduce due elementi chiave: la possibilità della scrittura distribuita e, l'uso di alcune sue specifiche funzionalità, non nate per scopi didattici ma che molto aiutano nel monitoraggio delle attività degli studenti e del livello del loro contributo al lavoro collaborativo.
Sergio Migliorati

Are Online Learners Frustrated with Collaborative Learning Experiences? - 0 views

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    L'istruzione on-line pone sempre più l'accento sulla collaborazione e sui metodi di apprendimento. Nonostante i vantaggi pedagogici di apprendimento collaborativo, gli studenti on-line possono percepire le attività on line come esperienze frustranti. lo studio raccoglie e sistematizza il feedback di un gruppo di studenti on-line.
Luciano Di Mele

Articolo sulla raccomandazione in e-learning - 12 views

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    L'articolo suggerisce metodi per aiutare gli studenti alla ricerca di learning object di loro interesse
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    Un Learning Object (oggetto didattico) è una risorsa educativa, principalmente digitale, di cui l'insegnante, il tutor o lo studente si servono per studiare. Si può definire anche come un blocco, un'unità di contenuto a sè stante, sulla quale si basa un percorso di apprendimento. Ogni LO è costituito da varie parti: slides, foto, testo, grafica ecc. Combinando o scomponendo i diversi oggetti, l'insegnante può creare percorsi di apprendimento ogni volta diversi l'uno dall'altro, pertanto i LO godendo di questa struttura modulare e flessibile sono spesso utilizzati per una didattica individuale e personalizzata. Lo scopo del LO è quello di dare un'informazione strutturata tale che al termine del servizio formativo il fruitore abbia acquisito esperienza, conoscenza e arricchito la propria cultura. Dal punto di vista pratico, invece, un LO è progettato per essere riusato e operabile su diverse piattaforme di e-learning, con grande risparmio di costo e tempo. Oggi i LO sono sempre più sofisticati, studiano infatti il profilo del fruitore sia dal punto di vista delle sue conoscenze pregresse sia dal punto di vista meta-cognitivo, in questo modo il risultato finale risulta più che efficace.
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    Che cos'è un Oggetto Didattico (OD)? Reperire in Internet risorse educative di cui l'insegnante o lo studente possano servirsi per studiare, autoformarsi o insegnare non è cosa semplice, anche perché le pagine presenti nel web aumentano sempre di più e i motori di ricerca forniscono informazioni soltanto sulle pagine web più superficiali di un sito, tralasciando quelle che l'utente raggiungerebbe se approfondisse la navigazione. La progettazione di un OD, invece, è mirata a superare tali ostacoli tecnici e documentari. Un Oggetto Didattico è un blocco di apprendimento autonomo, coerente, unitario e riusabile che risponde a un singolo determinato obiettivo di apprendimento/insegnamento. Un Oggetto Didattico è come una molecola Una metafora aiuterà a capire meglio. Un Oggetto Didattico viene spesso paragonato a una molecola. Così come questa è composta da atomi (fatti di elettroni, protoni, quark, eccetera), ogni singolo Oggetto è costituito da varie parti (foto, testo, suono, grafica). L'insegnante è, quindi, il chimico che conosce le formule e la materia, ossia le tecniche e i metodi d'insegnamento ed è esperto della propria disciplina. In sostanza è in grado di utilizzare uno o più Oggetti, scomporli e crearne di nuovi. Combinando insieme Oggetti diversi si possono realizzare percorsi di apprendimento diversi. Un docente può creare un iter di apprendimento/insegnamento legando Oggetti nell'ordine che soddisfa specifici obiettivi didattici e che meglio si adatta agli stili cognitivi e di apprendimento degli specifici allievi cui si rivolge. Gli Oggetti Didattici, per la loro natura modulare, semistrutturata e flessibile sono di enorme supporto alla didattica individualizzata e possono quindi essere utilizzati così come sono oppure scomposti e i singoli elementi utilizzati per costruirne di nuovi. La riusabilità innanzitutto Da un punto di vista tecnico, invece, un Oggetto Didattico è progettato in modo da essere riusabile e int
Luciano Di Mele

Sherry Turkle on Digital Technology and Today's Students - 8 views

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    Sherry Turkle, professoressa al MIT di Boston, analizza i modi in cui le tecnologie hanno modellato la mente degli studenti
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    La prof. Turkle lancia un ulteriore appello affinché la scienza dell'educazione, sia in sede teorica sia in sede pratica (didattica dell'apprendimento-insegnamento), faccia proprie le nuove tecnologie digitali grazie alle quali l'istituzione rispetterebbe lo sviluppo cognitivo (di tipo sociocostruttivistico) delle giovani generazioni. L'intelligenza delle giovani generazioni cresciute sui più recenti media tecnologici è vista in modo dinamico, flessibile, capace di immersione nell'ambiente virtuale (screen tecnologico) con conseguente miglioramento dell'intelligenza visuospaziale. La breve conferenza inizia dalla constatazione dell'importanza degli strumenti tecnologici (come si è detto in una chat): il non funzionamento dello smart phone provoca il senso di smarrimento, la perdita della testa (cervello) o dell'intelligenza (mind, nel testo). Punto centrale dell'intervento della prof. Turkle è la simulazione, il mondo reale trasfigurato e vissuto come continuo gioco di simulazione (credo intesa anche nel senso di virtuale) che, oltre al concetto di immersività, consente pure di togliere al linguaggio ogni possibilità di opacità rendendolo trasparente, dialogante, interattivo, associativo e creativo.
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    le psicotecnologie formano il nostro modo di pensare, lo ristrutturano. La prof. Turkle usa il verbo "to shape": la cultura del multitasking rimodella il modo nel quale le cose vengono pensate, programmate, vissute e comunicate; allo stesso modo in cui i cellulari, i computer, sono una sorta di "estensione" dlla nostra mente, il modo in cui la nostra mente oltrepassa i confini del nostro cervello e del nostro corpo tout court.
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    Ogni generazione ha sempre criticato le mode ed i modi delle generazioni successive; la cultura del multitasking non è necessariamente un male ed ha i suoi lati positivi: l'abitudine a fare più cose contemporaneamente sviluppa il collegamento tra le varie aree cerebrali e stimola l'attenzione, rendendo più elastico il nostro cervello. La cosa più importante, probabilmente, è mantenere l'elasticità di gestire più stimoli e la concentrazione per immergerci in una sola attività lasciando fuori tutte le altre, quando è il caso.
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    E' interessante come la professoressa in conclusione, pur magnificando i vantaggi della simulazione , affermi che sia altrettanto importante che gli studenti si riappropino comunque degli strumenti della cara vecchia scuola, perchè la realtà, per quanto simulata alla perfezione avrà sempre particolari non replicabili, che sono apprendibili solo sul campo, e mai o non ancora in una realtà virtuale.
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    Un interessante contributo della prof. Turkle. Un ottimo spunto per approfondire i suoi lavori e le sue riflessioni. Il suo libro "La vita sullo schermo" è riconosciuto come uno dei libri più importanti in campo sociologico in rapporto all'avvento del cyberspazio dove riflette sul concetto di frammentazione del sè e sull'impossibilità di distinguere il reale dal virtuale.
Enza Avino

Psicotenologie: approfondimenti e suggerimenti bibliografici - 4 views

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    spulciando nei materiali a disposizione degli studenti del consorzio nettuno - che ha costituito la prima parte del mio attuale percorso universitario - ho trovato questa vera e propria miniera di link ed approfondimenti , tutti, a parer mio utili ad approfondire vari aspetti di questa tematica affascinante
Francesca Villa

Apprendimento - Innovazione didattica - 1 views

Innovazione e Tecnologie didattiche per apprendmento/insegnamento delle discipline Prof Ceccanti e Proff.ssa Fornaciari sperimentano una formazione insegnanti presso SSis Toscana sede di Pisa un la...

apprendimento;competenze

started by Francesca Villa on 18 Jul 13 no follow-up yet
marco landolfi

Tecnopsicologie e psicotecnologie - 7 views

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    Sintesi di una relazione del prof. Derrick De Kerckhove su "Tecnopsicologia e psicotecnologie: media, mente e linguaggio" sono il tema dell'intelligenza connettiva e della reciproca influenza tra tecnologia e psicologia.
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    E' un articolo molto interessante, in particolare per quel che riguarda il software usato dal Professore con gli studenti di Nizza, al fine di produrre validi progetti, creati da un'intelligenza connettiva (somma sinergica delle intelligenze di tutti gli studenti).
ANNALISA PASCUCCI

APPLICAZIONE SCIENZE COMPORTAMENTALI DIDATTICA Secondo lo psicologo SKINNER:M... - 3 views

Tecnologie didattiche e tecnologie per la didattica Definire che cosa si intende con il termine "tecnologie didattiche" non è affatto semplice, come potrebbe dapprincipio sembrare (particolarmente...

APPLICAZIONI DIDATTICA SKINNER NUOVE TECNOLOGIE

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
stefano-benini

Collaborative Learning in Higher Education: Evoking Positive Interdependence - 1 views

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    Descrizione del significato, delle applicazioni e del potenziale dell'apprendimento collaborativo. Vengono descritti accuratamente tutti i passaggi effettuati durante l'esperimento (metodo, interviste, procedure, analisi e risultati) che aveva come obbiettivo principale quello di trovare fattori che potessero favorire lo sviluppo della collaborazione fra studenti.
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