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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged Distanza

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Barbara De Sieno

L'Apprendimento Collaborativo in rete nell'esperienza del Nettuno - 10 views

    • Barbara De Sieno
       
      Riporto uno dei lavori scritti dal ns. rettore sul'argomento dell'apprendimento collaborativo in cui vengono riportate sinteticamente alcune delle teorie più significative sul valore psicopedagogico dell' apprendimento collaborativo. Teorie nate prima dello sviluppo delle reti telematiche e che oggi sono facilmente applicabili anche per realizzazione di processi di apprendimento collaborativo in rete ed esposto il modello didattico del NETTUNO. Buona lettura.
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    Negli ultimi anni, l'applicazione delle tecnologie telematiche nell'insegnamento a distanza ha permesso di realizzare processi di apprendimento collaborativo, dando luogo a modelli di insegnamento/apprendimento caratterizzati essenzialmente da: Comunicazione bidirezionale e interattività; Libero scambio di informazioni; Circolazione di idee in maniera sincrona e asincrona.
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    Collaborative learning Ho trovato molto interessante e con pieno riscontro oggettivo, la relazione della Prof.ssa Garito, circa "l'Apprendimento Collaborativo". La mia condizione di lavoratore full-time e la mia età (53 anni), non facevano pensare che potessi riprendere gli studi universitari così impegnativi, non solo per le ore da dedicare ai libri, ma soprattutto per il tempo necessario per frequentare le lezioni in Facoltà. Ma il mio desiderio di completarmi culturalmente, mi spinse ad iniziare nel 2010 l'avventura dell'università tradizionale, mettendo in preventivo un percorso di studio molto più lungo dei tre anni previsti. La pur scarsa frequentazione l'ho svolta utilizzando giorni di ferie con disappunto della mia famiglia, gli incontri con i docenti sempre molto sofferti per il tempo risicato sottratto alla mia pausa pranzo, difficoltà di raggiungere la facoltà per traffico e posto macchina, lo studio procedeva con "navigazione a vista", senza ben sapere cosa studiare e ciò che si doveva approfondire. Ebbi però la soddisfazione di superare un esame e un esonero, ma sentivo il peso di troppa sovrapposizione di impegno lavorativo, famigliare e di studio. Dopo qualche mese ebbi l'occasione dalla mia azienda di iscrivermi all'università Uninettuno, onestamente mi spaventava l'idea di non avere un contatto diretto con i docenti, i tutor, la segreteria e i miei compagni di studio. Dopo qualche giorno di esplorazione del sito, dei servizi a disposizione, della struttura organizzativa mi resi conto che Uninettuno mi offriva la possibilità di studiare comodamente, di ottimizzare i tempi della mia giornata e quindi non sottrarre granché ai miei famigliari, finalmente potevo studiare con la tranquillità di organizzare senza affanni la mia scaletta per prepararmi agli esami. La più grande comodità è data dalla possibilità della formazione in modalità diacronica, poter usufruire delle lezioni quando e da dove si vuole, infatti io
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    Anche per me è stato illuminante l'incontro con Uninettuno quando me mi fu segnalata dalla mia scuola di counseling. Era già da alcuni anni che maturavo il desiderio di approfondire lo studio della psicologia oltre a ciò che avevo imparato nella formazione in counseling e nelle altre formazioni in tecniche psico-corporee che da anni propongo. Quella della psicologia scientifica rimaneva però soltanto una passione perchè non ritenevo possibile affrontare un impegno simile da adulto e lavoratore. Le materie mi attiravano così tanto che tutti gli anni cercavo di frequentare da auditore un pò di lezioni e corsi presso la facoltà di Genova, in particolare ricordo con piacere il laboratorio a tecniche attive di role play. Quindi quando presi visione della proposta Uninettuno non ci pensai due volte ad iscrivermi subito e non mi sono affatto pentito visto che sono arrivato all'ultimo anno riuscendo a conciliare senza particolare sforzo studio, vita privata e lavoro, grazie soprattutto alla possibilità di seguire le videolezioni ad orario libero e quindi in modalità diacronica. Quindi ringrazio e mi complimento anche io con Prof.ssa Garito per questo progetto di grande utilità sociale.
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    Uninettuno- l'università adatta ai miei ritmi e alla mancanza di tempo , ma ciò non vuol dire meno impegnativa,anzi, visto le richieste dei tutor esigenti per l'ammissione agli esami, direi che questa università mi fa sudare ! Ma va bene così ! Mi piace ! Mi affianco ai ringraziamenti di Riccardo: grazie !
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    Sicuramente è stata un innovazione molto utile nel senso che grazie alla nuova piattaforma telematica si è messo in campo un nuovo approccio pedagogico e questo ha dei vantaggi non indifferenti, seguire le università in maniera telematica é molto utile perché ci si può organizzare lo studio come meglio si crede e in più possiamo apportare dei contributi creando così un apprendimento collaborativo in rete, dando un'informazione e ricevendone un'altra da altri utenti.
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    In effetti,è da eliminare il luogo comune secondo cui chi frequenta a distanza possa studiare poco e sostenere esami relativamente semplici. In molte telematiche è possibile ricevere una didattica di qualità che non ha nulla da invidiare ad atenei prestigiosi. Non è un caso, inoltre, che al giorno d'oggi quasi tutte le università tradizionali ricorrano a spazi online legati allo specifico corso dove i docenti caricano slides proiettate a lezioni o dispense digitali. Inoltre buona parte di queste stesse università si affida al e-learning per lo svolgimento di master e corsi di perfezionamento.
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    Nel testo viene fatto riferimento alle teorie costruttiviste che mettono in evidenza l'importanza, per l'apprendimento a distanza attraverso le reti telematiche, della creazione di ambienti che rendano possibile l'apprendimento stesso in forma collaborativa ed attiva. Particolare attenzione va rivolta al contesto, che deve essere simile alle situazioni reali e rendere agevole, attraente e coinvolgente la partecipazione, alla costruzione, che deve permettere la creazione di spazi idonei per comunicare e riflettere, alla collaborazione, che diviene uno strumento per l'apprendimento grazie proprio allo scambio e confronto di informazioni e opinioni ed al loro approfondimento, ed alla conversazione, fondamentale per l'elaborazione del significato. I sistemi telematici offrono la possibilità di agire in modalità sincronica, mettendo in contatto nello stesso momento i partecipanti, o diacronica offrendo, in qualunque momento ed ovunque sia tecnicamente possibile, l'accesso per lo sviluppo del processo di apprendimento in base ai propri tempi ed alle proprie esigenze. Ne è un esempio il modello didattico di Uninettuno.
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    buonasera, sono lavoratrice full time , ho una famiglia e sono già laureata in matematica alla Sapienza di Roma.Si è parlato fino ad ora degli aspetti positivi delle Uniiversità telematiche , ma ci sono anche aspetti negativi . Per me non è stato facile adattarmi al metodo dell'Università telematica. Se da una parte, posso ascoltare le lezioni quando e dove desidero, dall'altra non ho un rapporto diretto imminente con il docente mentre spiega . Mi manca l'avere la possibilità di chiarire eventuali dubbi nell'imminente , cioè mentre si ascolta la lezione. Mi manca il socializzare direttamente con le persone che seguono il tuo stesso corso . Mentre nell' Università la Sapienza, ho conosciuto persone che sono diventati i miei compagni di studio , in questa Università telematica ti senti sola . Non si ha modo di poter creare un gruppo di studio a meno che tu non conosca già le persone prima di segnarti all'Università telematica
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    L'applicazione delle tecnologie nell'insegnamento ha reso possibile l'apprendimento a distanza che anni fa era impensabile, cosí come la possibilitá di apprendere in modo collaborativo e comunicare in modo estremamente efficiente. In questo sicuramente la tecnologia ha portato un grande miglioramento danto possibilitá anche a chi non poteva spostarsi.
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    Credo che le tecnologie al giorno d'oggi siano uno degli strumenti più potenti per educare, informare ed apprendere. Esse hanno dato la possibilità di istruirsi e formarsi anche a chi magari prima faticava. Lo si può fare seguendo i propri ritmi, il proprio metodo, trovandosi in diverse aree geografiche, vivendo diverse condizioni lavorative e familiari. Se dovessi riassumere le caratteristiche che più ritengo importanti di una piattaforma di apprendimento telematico, come lo è l'università Uninettuno, direi: libertà di organizzazione, sostegno tra colleghi, ampia disponibilità di contenuti.
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    Il modello di apprendimento collaborativo e a distanza di Uninettuno offre la possibilità di studiare usando canali diversi dalle università di impostazione classica, mi ha dato la possibilità a quasi 50 anni di re introdurmi nello studio. Una modalità completamente diversa. Una riflessione che faccio è che la scelta di iscrivermi ad una università telematica è avvenuta anche dopo una esperienza tramite corsi online gratuiti di EduOpen (corsi MOOC), è un progetto creato da un network di università italiane, e forse non solo, per la diffusione della conoscenza, con una facile accessibilità ad un percorso di tuo interesse. Questa scoperta dei MOOC mi ha predisposto cognitivamente ad intraprendere un percorso più strutturato come quello offerto da Uninettuno, che fra l'altro è stata pioniera di questo tipo di modalità di apprendimento. Lo spunto di riflessione è che la scelta di iscrivermi ad Uninettuno è stata postuma ad un mio "training" e utilizzo della tecnologia che mi ha dato sicurezza nelle mie capacità di apprendimento, capacità di saper usare strumenti e apparati diversi dai libri. Molte persone over 50 non accedono a questo tipo di modalità di studio, non per incapacità, ma per senso di inadeguatezza, manca un senso di auto efficacia nell'uso del web come strumento di apprendimento. Nel mio piccolo cerco di sostenere la divulgazione di nuove metodologie di studio quando incontro persone che vorrebbero riprendere gli studi anche in età avanzata, e sento delle resistenze dovute a paura di sentirsi inadeguati. Inoltre il modello di apprendimento collaborativo è di grande aiuto e sostegno proprio a persone che sentono di dover affrontare una sfida che non è solo determinata dai contenuti della materia ma dalla modalità. Il messaggio che offro è " Non sarete soli". L'assenza di competitività all'interno dei gruppi di studio di Uninettuno, il sostegno reciproco, per come uno può' e nella misura in cui lo può dare, è fonda
Sonia Fiora

NATIVI DIGITALI - 3 views

#APPRENDIMENTO

started by Sonia Fiora on 09 Nov 12 no follow-up yet
Luciano Di Mele

SCUOLA/ Il cervello "modificato" dei nativi digitali - 9 views

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    Collegato al tema dei nativi digitali e, in particolare, alla loro formazione segnalo l'interessante libro di George Veletsianos "Emerging technologies in distance education". George Veletsianos è un assistente professore di tecnologia didattica presso l'Università del Texas. La sua ricerca e gli interessi di insegnamento comprendono la progettazione, lo sviluppo e la valutazione di ambienti di apprendimento digitale, con particolare attenzione alla formazione per mezzo di personaggi virtuali, tecnologie emergenti, e all'esperienza dello studente. Questo libro, disponibile in Creative Commons Licence su www.aupress.ca, mette in mostra il lavoro internazionale di studiosi di ricerca e professionisti della formazione a distanza, che utilizzano emergenti tecnologie interattive per l'insegnamento e l'apprendimento a distanza. Esso raccoglie le conoscenze disperse di esperti internazionali che mettono in evidenza fattori pedagogici, organizzativi, culturali, sociali, ed economici che influenzano l'adozione e l'integrazione di tecnologie emergenti nella formazione a distanza. Emerging technologies in distance education fornisce una consulenza di esperti su come sia possibile lanciare efficaci e coinvolgenti iniziative di formazione a distanza, in risposta alle innovazioni tecnologiche, cambiando mentalità e le pressioni economiche e organizzative. Il volume va oltre l'hype che circonda le tecnologie Web 2.0 e mette in evidenza le questioni importanti che i ricercatori e gli educatori devono prendere in considerazione per migliorare la pratica educativa.
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    se è vero che parlare oggi di libri di testo, nell'epoca della cognizione distribuita e di internet inteso come stanza intelligente, appare anacronistico, dobbiamo dire che altrettanto anacronistica appare la figura del docente che si limiti a trasmettere informazioni invece che esercitare il più consono ai tempi attuali ruolo di "facilitatore" dei processi di apprendimento nei confronti di un discente che deve perciò diventare sempre più responasabile della costruzione attiva e critica della propria conoscenza.
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    Vi segnalo un interessante articolo "Lo tsunami dei nativi digitali". http://www.educationduepuntozero.it/politiche-educative/tsunami-nativi-digitali-4023818866.shtml le classificazioni più recenti danno i "nativi digitali puri" con un'età tra i 0 e i 12 anni. Gli attuali dodicenni sono i ragazzi della seconda media inferiore o secondaria di primo grado. Insomma, i ragazzi che stanno completando il primo ciclo e che l'anno successivo si iscriveranno alla prima delle secondaria superiore o di secondo grado. Il fronte d'onda di questo tsunami di nativi è arrivato alle superiori! Mentre questo accade, l'adulto si sta ancora chiedendo come innovare la didattica, come insegnare o fare coaching e insegna a una "specie" con mezzi e linguaggi incomprensibili, perché i nativi sono semplicemente "diversi".
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    Correlazione tra nativi digitali ed economia. http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2012-04-21/popolo-rete-184826.shtml?uuid=AbHX4fRF Il Presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò ha affermato che "la scarsa alfabetizzazione [informatica] degli italiani costituisce indubbiamente una remora per la diffusione dell'utilizzo della larga banda" ma che "il livello di scolarizzazione è destinato a salire, per l'aggiornamento della scuola e per la richiesta dei ragazzi nelle famiglie". Una bassa alfabetizzazione informatica determina per l'appunto un ridotto livello di interesse verso la banda larga, cosa che a sua volta rende, per questi utenti, il filo telefonico che entra nelle nostre case sostanzialmente fungibile con il telefono cellulare. Il risultato netto è che se in precedenza, a quegli utenti, il sistema delle telecomunicazioni vendeva due prodotti, a tendere ne venderà solamente uno. Ma i costi di una rete fissa di telecomunicazioni sono in larga misura indipendenti dal numero di utilizzatori. Il termine ormai diffusamente utilizzato per identificare le nuove generazioni utilizzatrici spontanee di strumenti informatici è quello di "Digital Natives", ovvero "Nativi Digitali", giovani che si destreggiano fin da tenera età con strumenti informatici. Tra gli addetti ai lavori è comune sentire dei trentenni autodefinirsi "nativi digitali".
Giuseppe Del Grosso

MediaMente: "L'apprendimento online" - 0 views

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    "L'apprendimento online" SOMMARIO: La formazione on line è un processo di apprendimento mediato dal calcolatore dove i corsi vengono distribuiti attraverso un Cd-Rom o Internet (1). I vantaggi dell'apprendimento online sono numerosi. (2). L'apprendimento on line offre il vantaggio di poter continuare la propria crescita personale anche oltre la tradizionale età scolare. (3). Un portale didattico è un punto di ingresso su Internet dove l'utente può raggiungere dei corsi di formazione on line su qualunque materia. (4) L'intervistato spiega cos'è un portale didattico. (5). Il futuro dell'apprendimento on line è legato molto all'infrastruttura di base che supporta oggi Internet. (6). L'intervistato spiega qual è l'architettura di un corso on line. (7). Oggi si tende a eliminare la figura del programmatore e di permettere all'esperto del contenuto di creare lui stesso il materiale. (8). L'Iintervistato spiega che cosa sta succedendo oggi in Italia nella formazione on line. (9) L'insegnamento on line non può completamente sostituire quello tradizionale. (10) L'intervistato da una spiegazione di cos'è la tecnica Smile. (11) La presenza italiana all'estero, nel campo della information and communication tecnology, si è incrementata negli ultimi anni. (12) In America Le aspettative da parte della società per cui si lavora sono molto elevate. (13) -------------------------------------------------------------------------------- INTERVISTA: Domanda 1 Cos'è la formazione on line e quali possono essere i vantaggi dell'apprendimento on line? Risposta La formazione on line è un processo di apprendimento mediato dal calcolatore dove i corsi vengono distribuiti attraverso un Cd-Rom o Internet. Ora la definizione si è evoluta ormai solamente per definire la distribuzione di corsi attraverso Internet in quanto i Cd-Rom stanno ormai perdendo la loro importanza in questo settore. Domanda 2 Quali p
Ivan Romano

I "nativi digitali" figli di una nuova intelligenza, quella digitale. - 11 views

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    C'è chi come Carr ritiene che l'eccessivo multitasking dell'era digitale ci stia rendendo stupidi, c'è poi chi come il prof. De Kerckhove o il prof. Paolo Ferri (univ. Milano-Bicocca) ritiene invece che si possa parlare di una nuova forma di intelligenza. Nell'articolo che posto tratto dal Corriere viene presentato il libro del prof. Ferri "Nativi digitali". Questa definizione, coniata nel 2001 dallo studioso Marc Prensky, sottolinea la peculiarità di chi oggi ha meno di 15-16 anni ed è nato e cresciuto tra le tecnologie elettroniche; in contrapposizione all'"immigrante digitale", che invece ha incontrato tali tecnologie in una fase successiva della sua vita. Secondo il prof. Ferri, non è vero, che il digitale rende stupidi e favorisce la solitudine; ma può accadere che la modalità di conoscenza veloce e condivisa dei più giovani li esponga a rischi nuovi, come la superficialità, l'incapacità di tollerare le attese o di gestire la privacy. Limiti di fronte a cui il ruolo educativo degli adulti (genitori, insegnanti, istituzioni) diventa fondamentale. C'è quindi la necessità che gli "immigranti digitali" dialoghino dall'alto della loro esperienza con i "nativi digitali"; azzerando i pregiudizi e instaurando un rapporto costruttivo per entrambi.
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    Molto interessante. Per approfondire la cosa si vedano anche i seguenti video su youtube dove l'autore parla dettagliatamente dell'argomento. Video 1 Introduzione http://www.youtube.com/watch?v=8mwFtYfWXQo&feature=relmfu Video 2 Chi sono i Nativi digitali? http://www.youtube.com/watch?v=hYSxvwtdKso Video 3 Intelligenza digitale: http://www.youtube.com/watch?v=EacYvdoeCLg&feature=relmfu Video 4 Immigranti digitali: http://www.youtube.com/watch?v=u7c7Ubk-2S4&feature=relmfu Video 5 Nativi Digitali crescono: http://www.youtube.com/watch?v=5jUJD-WWAIw&feature=relmfu
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    #Intelligence #Multitasking http://www.tecalibri.info/F/FERRI-P_nativi.htm Autore: Paolo Ferri - Titolo: Nativi digitali - Edizioni: Bruno Mondadori "Secondo un fortunato apologo attribuito a Seymour Papert (1996), se un alieno dalla vita millenaria fosse ritornato sulla Terra nel 2000 dopo cinquecento anni di assenza, avrebbe trovato irriconoscibili i laboratori scientifici - per esempio quelli di fisica, non potendo mettere a confronto gli studi di Newton e Galileo con i Bell Labs o il CERN -, ma avrebbe riconosciuto facilmente un luogo deputato alle assemblee politiche, una chiesa o un'aula scolastica: non molto è cambiato da allora." Trovo interessante il titolo ed il contenuto del primo capitolo: "1 - Una razza in via di apparizione" Un ulteriore contributo può esser chiarificatore: Da 0 a 12 anni, l'identikit dei veri nativi digitali http://daily.wired.it/news/internet/ecco-chi-sono-i-nativi-digitali.html Chi sono i nativi digitali? Il loro modo di usare le tecnologie è legato alla loro età età? Una ricerca a cura del Gruppo NumediaBios e dell'università Milano Bicocca dà una risposta. Ciò che emerge è chiaro: la coppia oppositiva nativi/immigranti digitali è efficace ed esplicativa, a patto che non si considerino i nativi come una categoria unitaria e non si enfatizzi troppo la faglia tra nativi e immigrati. I nativi sono, infatti, una specie in via di apparizione, all'interno della quale possono essere individuate differenti popolazioni e stili di fruizione delle tecnologie, differenti a seconda dell'età e quindi dell'esposizione più o meno precoce alle tecnologie della comunicazione digitale. Emergono tre tipologie diffe
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    La classe politica italiana, citata dalla Rastelli nella recensione del libro di Ferri, risponde con il decreto legge del 18 ottobre 2012, n. 179 " Ulteriori misure per la Crescita del Paese" dove, nell'ottica di favorire la crescita e lo sviluppo dell'economia e della cultura digitali, affronta temi che vanno dall'agenda e dall'identità digitale, al domicilio digitale del cittadino, alla posta certificata, passando per la sanità digitale, libri e centri scolastici digitali, innovazioni nei sistemi di trasporto pubblico, moneta elettronica, ricerca e innovazione e comunità intelligenti. Per chi vuole approfondire ecco il link alla Gazzetta Ufficiale: http://www.gazzettaufficiale.it/moduli/DL_181012_179.pdf
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    c'e un interessante articolo di sole 24 ore sull'argomento nativi digitali che vi invio per una riflessione sulle nuove generazioni che vivono e crescono con le nuove tecnologie : ddio al vecchio sapere lineare fondato sulla parola scritta e sulla trasmissione di conoscenza maestro-alunno: imparare oggi ha la forma di un suk arabo nell'ora di punta. Tra social network, video-racconti su YouTube, la musica di MySpace, il linguaggio sincopato delle chat e le bufale online, gli studenti di nuova generazione hanno bisogno di una bussola per orientarsi. Ma la scuola non c'è. O meglio, non ce la fa: a studenti 2.0 corrispondono spesso istituti scolastici da secolo scorso. Chi sono questi famigerati «nativi digitali», nati e cresciuti a rivoluzione internet compiuta? Come ha scritto l'ex direttore del programma Comparative media studies del Mit di Boston, Henry Jenkins, la loro cultura è «partecipativa» e si fonda su «produzione e condivisione di creazioni digitali» e su una «partnership informale» tra insegnanti e alunni, che porta il bambino a sentirsi responsabile del progetto educativo. Il maestro non è più un trasmettitore di conoscenza ma un «facilitatore», che fa da filtro tra il caos della rete e il cervello del piccolo studente. «Frequentano gli schermi interattivi fin dalla nascita», spiega Paolo Ferri, docente di Tecnologie didattiche e teoria e tecnica dei nuovi media all'Università Bicocca di Milano, «e considerano internet il principale strumento di reperimento, condivisione e gestione dell'informazione». È la prima generazione (che oggi ha tra gli 0 e i 12 anni) veramente hitech, che pensa, apprende e conosce in maniera differente dai suoi fratelli maggiori. «Se per noi imparare significava leggere-studiare-ripetere, per i bambini cresciuti con i videogames vuol dire innanzitutto risolvere i problemi in maniera attiva», prosegue Ferri, che studia e promuove da anni il «digital learning». I bambini cresciuti con consolle e cellular
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    Collegato al tema dei nativi digitali e, in particolare, alla loro formazione segnalo l'interessante libro di George Veletsianos "Emerging technologies in distance education". George Veletsianos è un assistente professore di tecnologia didattica presso l'Università del Texas. La sua ricerca e gli interessi di insegnamento comprendono la progettazione, lo sviluppo e la valutazione di ambienti di apprendimento digitale, con particolare attenzione alla formazione per mezzo di personaggi virtuali, tecnologie emergenti, e all'esperienza dello studente. Questo libro, disponibile in Creative Commons Licence su www.aupress.ca, mette in mostra il lavoro internazionale di studiosi di ricerca e professionisti della formazione a distanza, che utilizzano emergenti tecnologie interattive per l'insegnamento e l'apprendimento a distanza. Esso raccoglie le conoscenze disperse di esperti internazionali che mettono in evidenza fattori pedagogici, organizzativi, culturali, sociali, ed economici che influenzano l'adozione e l'integrazione di tecnologie emergenti nella formazione a distanza. Emerging technologies in distance education fornisce una consulenza di esperti su come sia possibile lanciare efficaci e coinvolgenti iniziative di formazione a distanza, in risposta alle innovazioni tecnologiche, cambiando mentalità e le pressioni economiche e organizzative. Il volume va oltre l'hype che circonda le tecnologie Web 2.0 e mette in evidenza le questioni importanti che i ricercatori e gli educatori devono prendere in considerazione per migliorare la pratica educativa.
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    Beh che dire questo articolo è attinente al programma di Psicotecnologie e si riallaccia a quanto detto dal Prof. De Kerckhove nella sua lezione "is Google making us stupid?". Le conclusioni a cui arrivano i due Prof sono simili. Il Multitasking non ci rende più stupidi come invece sembrerebbe emergere da uno studio della Stanford University condotto su di un campione di 100 studenti. Nel mio piccolo devo ammettere che condivido le posizioni di Jacobs emerse in questo articolo (già condiviso per altro da un altro collega) :http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_23/multitasking-rodota_b6937564-6685-11df-b272-00144f02aabe.shtml Jacobs riprende un po' quanto detto da Carr e cioè che il multitasking non ci rende migliori ma semplicemente ci fa fare più cose assieme e tutte, in un certo qual modo,"male". Il termine "male" va spiegato un po' meglio, con il multitasking facciamo più cose assieme e le facciamo peggio di come le faremo se ne facessimo una alla volta, in questo senso ho usato il termine "male". Secondo me il punto centrale, parlando di multitasking, è che la nostra società oggi ci obbliga a far più cose simultaneamente e se per certi studiosi questo ci porta a fare più cose in modo peggiore è anche vero, come dice il Prof.De Kerckhove, che quest'abilità è prerogativa delle nuove generazioni. In ultima analisi, oggi dobbiamo saper fare un po' tutto (mandare email, usare la chat, navigare in internet ecc...) e se questo ci rende un po' meno capaci "nello specifico" è un sacrificio da poter fare in nome dell'evoluzione tecnologica.
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    Su BBC news del 20 Novembre, nell'articolo "What makes us intelligent?" si parla di un argomento simile anche se lo studio non parla solo delle nuove generazioni, quelle cosiddette 2.0 . Lo strumento digitale ci rende più stupidi? Anche qui viene rilevato che non memorizziamo più le cose come un tempo, non tanto per ridotta capacità quanto per una naturale efficienza mentale: perché usare tempo e spazio per attingere a cose facilmente reperibili con altri strumenti? Il filosofo Andy Clark ha definito gli uomini "natural born cyborg" dato che riescono ad integrarsi e incorporare i nuovi strumenti che la tecnologia ci può offrire per sfruttarli e magari nel frattempo allargare le nostre competenze, occuparci di più tasks, e non è detto che sia in maniera più superficiale.
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    Allora io sono un "immigrato digitale" ! Come molti ho assistito ai primi pc (da bambino giocavo con il commodore 64 e a scuola ci facevano fare dei test con un programma grafico chiamato "tartaruga" , una sorta di triangolo verde che segnava linee sullo schermo), ricordo le prime piattaforme per videogiochi, il modem a 56k, i primi video presenti in rete, etc Assecondare le tecnologie non è sempre stato facile perchè occorre sempre un fuoriuscire da ciò che si conosce (ammetto l'estraneità -ma anche il divertimento- che ho provato la prima volta che a casa d'amici ho usato una Wii), un testare cose nuove che magari ritenevi per se inutili (quando è merso il cloud inizialmente mi sono chiesto "ma perchè questa cosa?, ci vogliono controllare meglio?"...a pensarci oggi viene quasi da sorridere) Ritengo utile quindi creare un ponte tra "nativi digitali" e "immigrati digitali", non tanto perchè ci spieghino come funzionano le tecnologie (magari le usiamo megli di loro) ma per cogliere le differenze di visione, d'umanità e di prospettive che ci possono essere tra generazioni diverse
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    Sarei curioso di vedere l'effetti di questa nuova digitalita' fra 30-40 anni, sentendo parlare esperti del rorschach la nostra intelligenta, di Italiani, e' peggiorata tantissimo, abbiamo perso l'intelligenza operativa di fare le cose, l'accuratezza di ricercarle e avere pazienza di farlo! Spero che sia solo un catastrofismo personale di chi ha detto questa cosa, ma ogni cambiamento non puo' per forza di cose portare solo vantaggi... magari...
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    Personalmente non ritengo che l'intelligenza digitale, e quindi google e tutti i social network, ci rendano stupidi. E' solo un modo diverso di fare comunità, condivisibile o meno a seconda dell'età e contesto sociale. Certo dalla nostra generazione(40enni) a quella dei nostro figli 12-16enni, molto è cambiato. Io facevo le ricerche sulle enciclopedie che disponevo in casa, per poi trascrivere il tutto a penna sul quaderno, ora base dati il network, e con un rapido ctrl c, ctrl v, si ha subito ed in maniera eficiente una qualsiasi ricerca. Certo un pò di abilità di come muoversi nel web ci vuole. Però ci dobbiamo adeguare ai nuovi sistemi che ormai sono parte integrante del nostro vivere, conoscere e relazionarsi.
Tucconi Tiziana

La formazione a distanza avvicina Italia - Marocco - 0 views

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    Roma, 25 ott. Nasce il ponte virtuale che collega la popolazione analfabeta del Marocco residente in Italia alla riva di un futuro integrato con la lingua e la cultura d'origine. Motore dell'iniziativa è l'accordo di cooperazione sottoscritto tra l'Università Telematica Internazionale Uninettuno e il ministero delle Comunità marocchine all'estero per l'alfabetizzazione dei bambini, delle donne e dei giovani immigrati marocchini residenti in Italia. Scopo del progetto è l'apertura in Italia di centri per specializzare i docenti all'utilizzo di nuove tecnologie per la formazione a distanza in lingua araba. Già nel 2009 l'UTIU mediante un corso trasmesso in Marocco dalla rete televisiva nazionale Snrt e in Italia da Rai Nettuno Sat e Rai Due: "Imparo l'arabo, il tesoro delle Lettere" era riuscita, in soli due anni, a ridurre sensibilmente il tasso di analfabetismo. Utiu è la prima Università riconosciuta a livello internazionale per lo sviluppo di processi di apprendimento e insegnamento a distanza, tramite televisione ed Internet, in 5 diverse lingue: italiano, arabo, inglese, francese e greco. Il rettore M. A. Garito ha dichiarato che tale approccio favorirà la nascita di nuove politiche migratorie, fondate sullo scambio e sul dialogo interculturale. Un contributo importante per costruire spazi di confronto e sperimentare nuove forme di cooperazione.
katiuscia

Apprendimento cooperativo a distanza - 0 views

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    È un articolo interessantissimo che mostra come l'apprendimento collaborativo si possa adattare all'attuale momento di pandemia che stiamo vivendo. Seppur non possa esserci l'interazione faccia a faccia, dà comunque la possibilità di mantenere un certo contatto umano e sociale e in particolare agli studenti permette di dedicarsi tutti insieme, con piacere, ad un'attività comune, in cui si sentono protagonisti nelle diverse fasi del lavoro, sviluppando anche certe abilità tecniche riferite al lavoro in rete, e ai docenti consente di non rinunciare ad educare alla cooperazione migliorando anche il benessere psicologico degli alunni, messo a dura prova in questi mesi di emergenza. La scuola resta in vita grazie alle tecnologie seppur tra opportunità e limiti.
Giuseppe Del Grosso

Intelligenza emotiva e e-learning - 2 views

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    Intelligenza emotiva e e-learning ShareIl coinvolgimento e la motivazione dei corsisti, anche di quelli più "difficili", interessati solo all'ottenimento del titolo rimane una delle problematiche che il progettista e-learning deve affrontare. (pubblicato originalmente su Idearium) PROGETTAZIONE E-LEARNING PER VALORIZZARE L'INTELLIGENZA EMOTIVA: STRATEGIE PER L'APPRENDIMENTO IN RETE di G. R. Mangione e C. Policaro Dallo schema narrativo … Per rendere conto dell'organizzazione di corsi per l'apprendimento in rete, è utile punto di partenza il confronto con la semiotica (Propp,1996) dal quale ricaviamo la definizione di "racconto" come sequenza di episodi formali interdefiniti, dotati di un senso, di una direzione[1] e ci domandiamo in che misura è possibile che l'articolazione dello schema narrativo caratterizzi anche un corso e-learning? La Morfologia della fiaba indica la ricorrenza di tre grandi prove: una prova qualificante nella quale il soggetto si rende competente, atto a fare, attraverso esami e riti di iniziazione; una prova decisiva nella quale il soggetto si realizza compiendo un certo numero di azioni; una prova glorificante nella quale il soggetto ottiene il riconoscimento di ciò che ha fatto, e di conseguenza di ciò che è. L'eroe vi si deve sottoporre (Floch, 1997), e dalla articolazione delle stesse prende forma una storia completa. Appare evidente una correlazione con un corso di formazione in rete. La prova qualificante ha l'obiettivo di qualificare il corsista, suggerendo un punto di partenza che rispecchi le sue conoscenze pregresse. La prova decisiva rappresenta il cuore della didattica on line che cerca di utilizzare al meglio le potenzialit? delle nuove tecnologie e coinvolgere l'utente mediante la partecipazione attiva all'interno del percorso formativo condiviso con altri utenti, sia attraverso uno storyboarding con intreccio narrativo in prima persona, sia attrave
valeria de luca

UNA IPOTESI DI RICERCA MOLTO EVOCATIVA SU RAPPORTO TRA DNA E PENSIERO, FATTA DA DUE RIC... - 4 views

DNA E Pensiero Affascinante ipotesi dalla Russia, sul ruolo del DNA in generale, che si ricollega in qualche modo al pensiero esoterico e alla tradizione dei "maestri spirituali", secondo cui il n...

started by valeria de luca on 09 Mar 12 no follow-up yet
De Rose Mario

Facebook ci aiuta o invade la nostra quotidianità? - 25 views

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    Facebook è diventato ormai parte della nostra vita postiamo foto, mettiamo notizie di politica, di cronaca, ma a volte tutto questo può diventare invasivo nel senso che senza farne un uso adeguato si rischia di svelare a folte anche la nostra privacy, e non solo, per via di tutte le notizie che apprendiamo si corre il rischio di avere un sovraccarico cognitivo e quindi un dispendio di energie mentali.
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    Ho trovato molto interessante questo breve articolo e l'iniziativa di cui parla. Io sono poco "affezionata" ai social, fb compreso. Lo utilizzo solo per informarmi su alcuni eventi ed iniziative, o per vedere cosa pensano e cosa stanno facendo i miei conoscenti. Utilizzo di più la chat su messanger e non amo lasciare messaggi per tutti, sono più per l'interpersonale diciamo. Non scrivo mai molto di me, anzi ultimamente ho smesso del tutto, e trovo incredibile quante cose inutili vengano dette, soprattutto quanti commenti vengano lasciati con leggerezza, come se non si potesse fare a meno di scrivere qualcosa e dire "ci sono anche io" più che avere effettivamente qualcosa da dire. Si sentono discorsi molto superficiali da persone poco informate che raccolgono consensi o commenti altrettanto confusi. Ecco, questo non è per niente bello. Poi ci sono delle nicchie "impegnate" e talmente dense di filosofie e paroloni che sembrano voler relegare quante più persone possibili al di fuori: sono solo apparentemente social. La maggior parte di quelli che conosco comunque non può farne a meno, di questo facebook, e mentre si esce sono immancabili le foto da postare subito o le capatine per vedere se ci sono novità. Uno stacco è un'occasione per un periodo di riflessione. Tanto più si fa un passo indietro, ci si disintossica per così dire, tanto più è possibile riflettere sul PROPRIO modo di utilizzare il social. Perchè poi la cosa importante è capire se lo si stà utilizzando bene, ovvero senza esserne schiavi o dipendenti, con rispetto per se stessi e i propri valori, e senza disturbare gli altri. In questo limbo finalmente si può capire se si stà preservando adeguatamente la propria privacy, per quale ragione si è presenti, che tipo di immagine si vuole dare, e cosa di utile può arrivarci dal network.
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    la comunicazione sui social network stanno cambiando: se un tempo si desiderava raggingere la popolarità attraverso un ampio numero di contatti, adesso si cerca di sfoltire il numero degli amici o dei follower alla ricerca della qualità del confronto, tralasciando ogni strategia volta ad ottenere visibilità.
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    i social ormai hanno invaso la nostra quotidianità, non si riesce a distinguere la realtà dal mondo virtuale, sarebbe necessario e auspicabile attuare una progettazione, soprattutto a livello scolastico, seria, per intervenire e far conoscere ai nativi digitali l'uso appropriato della tecnologia. in maniera da far diventare gli stessi cittadini consapevoli, critici, democratici e partecipanti attivi e non solo sempici spettatori.
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    i social network come facebook hanno una grandissima potenzialità però non vengono utilizzati nel modo corretto. Come afferma l'articolo molti utenti ormai sono quasi ossessionati da queste piattaforme, purtroppo quello che si trova in essi spesso sono false notizie o informazioni inutili mescolate a fatti di cronaca veri, politici o economici, perciò difficilmente un utente riesce a distinguere il vero dal falso.
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    Io penso che i social network, qual'ora ben utilizzati, siano delle risorse importanti. Ci permettono di informarci su ciò che accade nel mondo, ci rappresentano una realtà, ci offrono rappresentazioni, idee, immagini che inevitabilmente danno forma alla nostra rappresentazione della realtà. Rappresentano una forma di svago (non solo per pigri e sfaccendati) , ci connettono con gli altri e permettono di mantenere i nostri contatti sociali. Rappresentano quindi un'importante mezzo di espressione e di comunicazione: partecipare in modo attivo alla vita sociale implica necessariamente utilizzare i social. Io personalmente, non credo che sarei in grado di disconnettermi dai social per un periodo cosi lungo, però potrebbe essere un interessante esperimento sociale!
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    Concordo su quanto affermato nei post precedenti. Ritengo anche io che i social media abbiano delle enormi potenzialità, che siano uno strumento di grandissima espressione e comunicazione e che possano favorire l'esercizio di una cittadinanza attiva. In ambito educativo e didattico, a mio avviso, si configurano quindi, come risorsa più da valorizzare che demonizzare.
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    Mi ritrovo molto in questo articolo, spesso mi sono sentita di provare a chiudere il mio profilo facebook ma alla fine non sono mai riuscita a farlo. Credo sia dovuto al fatto che mi ritrono in quella che viene chiamata "Fear Of Missing Out" https://www.ipsico.it/news/la-paura-di-essere-disconnessi-cosa-e-la-fear-of-missing-out-fomo/
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    I social media, se utilizzati correttamente, sono uno strumento potentissimo che abbiamo a disposizione per rimanere costantemente informati di ciò che accade nel mondo e di essere in contatto con persone lontane. Offrono possibilità di svago, di apprendimento, di riflessione, di comunicazione, di divulgazione ecc.. I rischi però non sono pochi nè piccoli, proprio per questo credo sia fondamentale educare al corretto utilizzo degli stessi.
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    I Social Network sono un bel paradosso: da un lato ci offrono la possibilità di ridurre le distanze con le altre persone, sapendo cosa fanno, dove si trovano e ci permettono di interagire con loro, tale per cui oggi è possibile avere relazioni a distanza più facilmente il secondo lato dei social network, si potrebbe definire il "lato oscuro della luna", quello che è apparentemente velato, ma che produce effetti subdoli, ossia di vivere in funzione dei social network, fenomeno che colpisce soprattutto i più giovani. Questo fenomeno può condurre a sviluppare una vera e propria dipendenza, tale da poter richiedere un intervento pscicoterapeutico nei casi più radicati. La riflessione critica che mi propongo di fare è quella che bisognere utilizzare i Social Network con Parsimonia e ponendosi dei vincoli temporali di utilizzo. Chiaramente il tema è molto delicato e richiederebbe di essere affrontato nelle scuole, tramite dei programmi di sensibilizzazione tenuti da professionisti come psicologi.
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    Vorrei rifarmi ad una citazione che ho letto in alcune pagine del materiale proposto da questa materia, facevano più o meno così: più condividi (sui social) e più ne risente la tua identità. Credo che i social network siano un arma a doppio taglio, come tutte le cose bisognerebbe avere lucidità nel loro utilizzo. Sapere quali sono i rischi che si corrono esponendo parti della tua vita e di te stesso su piattaforme che sono sempre attive e anche se sottoposte a leggi di privacy molto spesso poco controllate. Sono anche allo stesso tempo un buono strumento di interazione e danno la possibilità di rimanere in contatto anche a distanza, rimanere aggiornati su ciò che accade nel mondo. è necessaria un educazione al mondo del social, per un giusto e corretto utilizzo dello strumento.
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    Se Facebook aiuta o invade la nostra quotidianità dipende soprattutto dall'uso e dallo scopo, ma sicuramente la trasforma. McLuhan nelle sue previsione aveva intuito come le persone, profondamente coinvolte, avrebbero perso il senso di identità privata con la minaccia che "più sanno di te, meno tu esisti" perchè l'informazione che esce si porta via qualcosa di te.
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    Prendendo visione di questo contributo ho riflettuto sull'importanza, esplicitata più volte da più ricercatori, di programmi di Media Education strutturati per prevenire e far fronte ai rischi dell'uso delle tecnologie nella nostra quotidianità. È infatti essenziale rendere gli utenti, soprattutto i più giovani, capaci di un uso consapevole dei social network e delle altre piattaforme messe a disposizione dalle ICT, oltre che di un pensiero critico che permetta loro di ragionare nella piena razionalità ogni qualvolta intraprendano rapporti mediante i canali digitali di oggi. Inoltre, iniziative come quella del ''social log-out'' descritta in questo contributo sono a mio parere, altrettanto essenziali per permettere una vera comprensione dell'influenza delle tecnologie digitali nella vita di ciascuno, dando la possibilità di scollegarsi dall'esperienza virtuale (quasi totalmente immersiva) proposta dai social network come Facebook.
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    Articolo breve e conciso che offre un semplice spunto di riflessione su una tematica oggigiorno sempre piu´ delicata e ricca di contraddizioni: i social media con i loro rischi e la salute. Come si evince dalla lunghezza e dalla semplicita´ di linguaggio del testo, l´intento dell´articolo non era quello di approfondire una eventuale critica a Facebook in quanto societa´ o social media di per se´, ma di introdurre il tema del "come si usa" Facebook e quali problemi potrebbe creare a livello identitario e di gestione del tempo, nel suo utilizzo appunto nell´arco di un´intera esistenza e da qui incitare il lettore ad interessarsi all´argomento.
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    L'articolo pubblicato nel 2012 presenta una riflessione sull'utilità di Facebook e dei social; oggi nel 2023 possiamo affermare che sì ormai i social hanno invaso la nostra quotidianità. Nell'articolo parla anche dell'approccio alla rete da parte dei più giovani; oggi vediamo che non è più possibile farne a meno di tutto questo nuovo mondo, soprattutto per i ragazzi. I social e le nuove tecnologie sicuramente forniscono strumenti utili e possono offrire innumerevoli opportunità, basta pensare al periodo covid, ma per questo come anche accennato nell'articolo è importante un utilizzo consapevole dei rischi e cosciente delle opportunità. Condivido il link di un articolo più attuale che evidenzia alcune situazioni di rischio per i ragazzi e risalta la necessità di educarli ai rischi del web. https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/giovani-sui-social-proteggiamoli-educandoli-ai-rischi-del-web/
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    SabrinaGargiuli Penso che sia entrambe, perché la risposta non è legata a FB ma all'utilizzo che ne facciamo. molto bello l'esempio che si porta sulle magliette sporche di fango. Occorre consapevolezza, senso critico e ciò può passare solo attraverso un educazione ai media.Come ci fa riflettere l'articolo i giovani vivono quasi in simbiosi con i social, è da questo che dobbiamo partire e renderlo un aspetto positivo. Pensiamo all'orrore che Socrate aveva per l'arrivo della scrittura ne vedeva la morte della cultura e invece poi...
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    Condivido, a questo proposito, uno dei link (non recente ma sempre attuale!) proposti nelle slide messe a disposizione dei ragazzi delle scuole superiori durante le formazioni finanziate "cittadinanza digitale-rischi": https://www.propublica.org/article/breaking-the-black-box-what-facebook-knows-about-you qui vengono proposte riflessioni in modo efficace, sia in forma scritta sia mini video, sulla trasformazione da INDICIZZAZIONE a MONETIZZAZIONE per i dati raccolti da FB. E ancora sulla indicizzazione dei prezzi e sul rischio di discriminazione economica "When Algorithms Decide What You Pay. YOU MAY NOT REALIZE IT, but every website you visit is created, literally, the moment you arrive. Each element of the page - the pictures, the ads, the text, the comments - live on computers in different places and are sent to your device when you request them." (ProPublica, in redazione annovera anche un team di haker e sviluppatori). Le informazioni prese da questo sito, se fornite in classe agli studenti come breve input iniziale, sono ottime per far incominciare un dibattito in modalità #CollaborativeLearning sull'attività di #tagging a cui siamo sottoposti quando siamo online.
Marco Dozza

Elenco di saggi di Maria Amata Garito - 7 views

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    Saggi delle professoressa Garito sui temi delle psicotecnologie applicate all'apprendimento. Utili per approfondire con esempi di come Uninettuno sfrutta la tecnologia per l'insegnamento a distanza.
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    https://www.studenti.it/universitari-italiani-studiare-all-estero.html Oggi più che mai le potenzialità tecnologiche consentono di avere in rete un vero e proprio ambiente di apprendimento multimediale che pone fine all' emissione a senso unico del sapere per una nuova comunicazione a distanza in cui gli studenti possono arricchire il loro bagaglio di conoscenza favorendo l interazione tra studenti e professori.Biblioteche ,classi virtuali,videoteche,forum,chat, sono spazi virtuali dove il tutor telematico supporta e guida gli studenti nell'apprendimento e nella comunicazione in rete
Claudia Sbuelz

MOOC - 2 views

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    Ho trovato interessante questo video che tratta i MOOC, Massive open online courses, offerti da insegnanti di alto livello delle migliori università. Esistono sempre più percorsi educativi on line anche in Italia, come la nostra Uninettuno. Questi corsi sono un recente sviluppo dell'educazione a distanza, non necessariamente legati ad un percorso universitario, ma ad un movimento che guarda in senso lato all'accessibilità del sapere in tutto il mondo anche a titolo gratuito. E' inoltre un'ottima occasione di effettuare ricerche su come è cambiata la modalità di apprendimento da parte degli studenti con le nuove tecnologie
Massimo Apicella

Zero carta e tablet per tutti - 16 views

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    Profumo: «Zero carta e tablet per tutti» A Genova si sperimenta la scuola del futuro. Il ministro al Salone dell'educazione: «Un passaggio epocale». SCUOLA 2.0 - Tra i progetti più innovativi, a Genova è stata presentata la prima piattaforma integrata e completa di tecnologie, formazione e contenuti digitali per la scuola del futuro, realizzata da Giunti Scuola, Intel, Microsoft Italia e Paperlit. Un mix innovativo di device mobili di ultima generazione, software e servizi online, costruito in particolare attorno alla prima applicazione interattiva per la scuola espressamente studiata per Windows 8, la sua interfaccia e le funzionalità touch. Al momento funziona con due applicazioni - «Poster», la versione avanzata del vecchio sussidiario cartaceo, modulare e interattivo, destinato alle classi IV e V della scuola primaria; e «Geoscuola», libro di geografia per le secondarie di primo grado. Prodotti interattivi, che consentono agli studenti di dialogare i maniera rapida ed efficace con i docenti.
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    Ho proprio postato un articolo che parla del software per Ipad per l'apprendimento collaborativo. Certo per evitare un'Italia a due velocità, come ha fatto notare Federica Rossi, ossia chi ha i mezzi per acquistare un Ipad e chi no, almeno a scuola ci vorrebbe un intervento per la fornitura di tali mezzi agli alunni. Difficile, forse, in tempo di crisi.
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    ... molto difficile ... e come faceva notare qualcuno sul sito del Corriere della Sera, si scontra parecchio con il fatto che nelle scuole italiane ci si deve autotassare (i genitori) anche per la carte igienica.
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    La natura dell'intelligenza SCUOLA DIGITALE, LIBRI DIGITALI, LAVAGNE INTERATTIVE MULTIMEDIALI, SOFTWARE PER LEZIONI DIGITALI. Queste sono alcune nuove espressioni che rimodelleranno la scuola del prossimo futuro. Un futuro già molto vicino, il Ministro della Pubblica Istruzione ha già deliberato nuove norme che segneranno, sin dal prossimo anno scolastico, nuovi modelli di organizzazioni didattiche. La scuola diventa digitale, giustamente questa nuova fase che punta "sul processo di trasformazione della scuola grazie alle tecnologie" sarà un "passaggio epocale, come è avvenuto con Gutenberg e l'invenzione della stampa a caratteri mobili". Come sostiene McLuhan, in una delle sue predizioni, il nuovo medium ingloberà il vecchio; in questo caso il digitale tenderà a sostituire proprio la stampa prodotta nelle tipografie. Grazie all'informatica e a nuovi strumenti come i tablet, gli studenti potranno sostituire i libri di carta con libri digitali, tutti racchiusi in un piccolo dispositivo. E questo permetterà non solo di cambiare abitudini e metodologie di studio, ma anche molti degli accessori di corredo di cui oggi lo studente necessita, penso ad esempio agli attuali voluminosi e robusti zaini che devono contenere chili e chili di carta; non sarà più necessario, basterà un cartellina imbottita a salvaguardia dello strumento elettronico. Tutta la biblioteca in un tablet. Ma come sarà studiare sfogliando uno schermo? Secondo me molto più comodo e pratico: si potrà evidenziare, sottolineare, apportare appunti a latere che si potranno cancellare o correggere, mettere un segnalibro, iconizzare un argomento per cercare un approfondimento da un'enciclopedia o dizionario informatico sempre archiviato nello stesso tablet. Si potrà passare da un testo ad un altro senza doversi nemmeno alzare per prendere il libro. Tanti libri a disposizione in un piccolo spazio, e questo è un altro aspetto importante che troverà naturale risoluzione, Oggi ta
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    la scuola del futuro: http://news.supermoney.eu/tecnologia/2012/11/microsoft-presenta-la-scuola-del-futuro-006120.html LA COSA CHE DA' LETTERALMENTE FASTIDIO E' CHE, DEL VENTILATO PROGRESSO, NON PARLA MAI NESSUNO! ASPETTIAMOCI INVECE QUALCHE ALTRO BEL SERVIZIO E QUALCHE FANTASTICO SPECIALE SULLA FINE DEL MONDO... "La sperimentazione di questo progetto coinvolge attualmente sei scuole a livello nazionale: Istituto Comprensivo Statale Baccio da Montelupo di Montelupo F.no (FI), Collegio San Carlo di Milano, Istituto Comprensivo De Andrè e Montalcini di Peschiera Borromeo (MI), Istituto Comprensivo di Paullo (MI), Istituto Tecnico Superiore Oberdan di Treviglio (MI). A ogni classe coinvolta verranno consegnati per gli studenti i Tablet con tecnologia Intel Atom di ultima generazione (identificata dal nome in codice Clover Trail) e Windows 8: dal Windows Store si potrà poi scaricare gratuitamente le applicazioni Poster e Geoscuola per l'attività didattica con libro digitale."
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    La mia domanda è:ma sei i pc si bloccassero tutto si fermerebbe????non voglio fare polemica,sul fatto che la tecnologia sia una grande svolta per l'uomo,non posso dire nulla.Quello che dico è di non eliminare del tutto ciò che ci rende autonomi di poter crescere con la nostra testa con le nostre mani,distinguiamo ciò che è possibile fare al pc e ciò che invece secondo me deve restare alla vecchia maniera classica.
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    Era ora che comincissero a dedicare la tecnologia per queste cose, per renderla più flessibile all'uso, meno sprechi, più interconnettività. Sicuramene anche lo studio dei bambini ne potrebbe guadagnare con strategie sempre più mirate allo sviluppo delle competenze, sia linguistiche , tecniche che matematiche!!
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    A mio avviso questo progetto rappresenta un passo in avanti per l'istruzione globale dell'essere umano. Attraverso l'utilizzo di piattaforme multimediali portatili come i Tablet è possibile rendere "più interessante" l'apprendimento, sviluppando e catturando l'interesse di più individui, e migliorando quindi l'istruzione nel nostro paese. Il formato digitale dei libri o "e-book", sostituirà in poco tempo il libro di testo tradizionale, e permetterà così agli studenti di avere ,tramite un unico sistema multimediale, più libri e documenti da studiare, e ciò che è ancor più importante renderà tutto più "portatile" e semplice da apprendere!!!!!!!
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    http://www.orizzontescuola.it/news/questa-sera-profumo-che-tempo-che-fa-docenti-non-si-fidano-e-si-organizzano Avanguardie e futuro hanno un senso se viaggiano di pari passo con la dignità e l'econimia. Adeguarsi all'Europa va bene, ma su tutta la linea a cominciare dagli stipendi per finire alle ore di lavoro.
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    Forse, almeno in ambito scolastico, l'utilizzo di software liberi farebbe risparmiare parecchi soldi e aiuterebbe la diffusione di supporti elettronici, con relativi benefici. In Francia la Gendarmerie Nationale (la Polizia) ha migrato migliaia di computer da Windows a Ubuntu, risparmiando, pare, un milione di euro, soldi pubblici. Le scuole e gli uffici italiani potrebbero seguire l'esempio, con un'adeguata formazione del personale. http://arstechnica.com/information-technology/2009/03/french-police-saves-millions-of-euros-by-adopting-ubuntu/
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    il futuro è digitale, basta carta, i tablet possono arrivare a costare pochi euro (basta vedere quanto costano in India), i governi occidentali dovrebbero vederla come una grande occasione di sviluppo cercando di staccarsi dagli interessi delle grandi lobby, un tablet da 20$ possono permetterso tutti e la cultura potrebbe essere a disposizione di chiunque, sono migliaia i titoli gratuiti già in circolazione, è dovere di un qualsiasi Stato civile la diffusione della cultura e il digitale legato alla rete sono lo strumento più veloce ed economico per realizzare questo.
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    In merito ai tablet o comunque ai portatili nelle scuole c'è una legge che ne permette l'utilizzo a chi ha comprovati problemi di disgrafia. Certo per quandto riguarda il finanziamento pubblico credo che rimarremo sempre gli ultimi in Europa.
Marco Tambara

La cognizione distribuita ed il controllo del traffico aereo!!!! - 2 views

Una interessante analisi della cognizione distribuita applicata al controllo aereo. Per riallacciarmi segnalo (per chi non l'avesse già visto il film Falso tracciato di Mike Newell del 1999, ambien...

#DistributedCognition

Tucconi Tiziana

Wiki e dintorni... - 0 views

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    Guglielmo Trentin uno dei pionieri dell'e-learning mette a fuoco strategie di collaborative learning con l'obiettivo di riconquistare e rivalutare tale dimensione creando le condizioni di una crescita conoscitiva individuale come risultato dell'interazione di gruppo. Tali strategie sono spesso messe in atto assegnando a un gruppo di studenti il compito di individuare collaborativamente la soluzione a un problema dato (collaborative problem-solving) o di sviluppare un elaborato (co- writing) su un determinato argomento di studio. Si tratta di attività online che oggi, più che in passato, possono sfruttare le ampie possibilità messe a disposizione dai social software, ossia quegli specifici applicativi di rete che consentono di interloquire e di collaborare in gruppo a distanza. Fra questi, per la versatilità nel favorire la scrittura collaborativa, il wiki è senza dubbio uno degli strumenti più efficaci, così come lo sono stati nel passato, per analoghi obiettivi educativi, altri ambienti di sviluppo ipertestuale. Con la differenza che il wiki introduce due elementi chiave: la possibilità della scrittura distribuita e, l'uso di alcune sue specifiche funzionalità, non nate per scopi didattici ma che molto aiutano nel monitoraggio delle attività degli studenti e del livello del loro contributo al lavoro collaborativo.
Tucconi Tiziana

Wine tag...mai più senza - 0 views

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    In una cantina uno degli asset più importanti è costituito dalle botti: queste, che hanno una durata media dai 5 a i 20 anni (a seconda del tipo e della dimensione), sono messe in pile di 4 o 5 elementi, risulta quindi difficile identificarle e quindi tracciarle. Tuttavia è estremamente importante sapere dove è una certa botte ma anche la sua storia in quanto il sapore del vino qui viene invecchiato dipende anche dalle precedenti stagionature; in questo modo è possibile impostare e verificare un corretta politica di rotazione, riducendo le inefficienze e limitando gli smarrimenti. L'uso dei tag RFID permette in ogni momento di recuperare tutte le informazioni rilevanti sulla botte mentre questa è piena e indipendentemente dalla sua reale posizione in quanto la lettura può avvenire a distanza anche senza "vedere" il transponder. Ma i tag si mettono a disposizione non solo dei produttori di vino ma anche dei consumatori. A patto che i punti vendita siano attrezzati, è possibile portare al consumatore tutte le informazioni registrate durante la "filiera RFID", operazione che può essere fatta mediante un chiosco/totem dotato di un lettore per leggere le informazioni memorizzate nel transponder, e una connessione internet per incrociare le informazioni con altri dati. Quindi il consumatore può sapere tutto sulle uve utilizzate, sulle caratteristiche produttive, sulla qualità del trasposto ma anche come combinare vino e pietanze in modo ideale. L'unica cosa che non possono fare i tag, per fortuna, è fare l'analisi organolettica al nostro posto.
Luigi Coccia

Kaye.pdf - 1 views

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    di Anthony Kaye, ricercatore della Open University Questo articolo cerca di definire un campo relativamente nuovo e promettente per l'uso dei computer e delle telecomunicazioni nell'educazione e nell'addestramento: l'apprendimento collaborativo basato sul computer, CSCL (Computer-Supported Collaborative Learning). L'articolo enfatizza i modi in cui la tecnologia dell'informazione può essere usata per mediare e supportare la comunicazione tra i membri di gruppi impegnati in un'attività di apprendimento, rimuovendo i limiti spaziali e temporali. Strategie di CSCL possono essere messe in atto in ambito scolastico, ma è nel contesto dell'apprendimento aperto a distanza che il CSCL presenta maggiori potenzialità per la realizzazione di programmi per la formazione postsecondaria degli adulti.
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    Una panoramica sulle idee, i metodi e gli strumenti dell'apprendimento collaborativo basato sul computer
alfonsina longobardi

intelligenza - 0 views

PENSIERO E INTELLIGENZA Definzione e teorie implicite L'intelligenza è, probabilmente, il concetto psicologico più difficile da definire. L'intelligenza sembra essere un fattore che coinvolge più ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
Daniela Cerbone

Al politico piace il web usa e getta - 4 views

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    Ho letto l'articolo, mi pare però che questo, più che problema di "psicotecnologie", sia al 100% un problema di politica, o meglio, di un certo modo di fare politica, per capirci quel tipo di politica che cerca il cittadino solo quando gli conviene per raccattare voti... MA il discorso si può allargare, prendendo invece in considerazione quei fenomeni nati nel web e portati avanti da persone che usano il web come principale mezzo di comunicazione con i propri interlocutori. Mi pare che il Movimento Cinque Stelle sia un esempio di come un nuovo modo di vivere e pensare la comunicazione sia intrinsecamente unito e parte integrante di una psicotecnologia - il web - che va a modificare il modo di pensare creando qualcosa di nuovo. Questo esempio era per rimanere nel tema della politica citato nell'articolo, ma ovviamente una miriade di altri esempi mostrano come nuove comunità umane nascano nel web e vivano secondo le regole del web. Un esempio a noi vicino: la nostra rappresentanza studentesca :)
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    La mia riflessione, a valle della lettura dell'articolo, è stato quella di pensare al fatto che oggi tutti noi abbiamo a disposizione non una strada ma una autostrada digitale, il web, attraverso la quale è possibile capire il mondo, ma per capirlo bisogna esserci. Ignorarla, o nel caso specifico dell'articolo fare finta di, vuol dire essere fuori dal cambiamento che tocca tutti i livelli della società. Ciò dimostra anche come il nostro paese è abbastanza indietro nello sviluppo digitale. Come lo stesso de Kerckhove afferma: la rete da la voce all'individuo. Ovviamente ognuno ha la propria chiave di lettura.
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    Credo che l'articolista affronti la questione facendo riferimento solo ai dati dell'abbandono dello strumento digitale da parte del politico, ignorando del tutto i dati da parte del pubblico. Chi si prende la briga di aggiornare quotidianamente un twitter seguito da 10 persone, o un blog da tre? Nessuno, per quanto meritevoli gentili e simpatiche possano essere quelle persone. Dal punto di vista della comunicazione, specialmente per un politico, il gioco non vale semplicemente la candela. In certi casi è meglio andare in piazza e raccogliere un capannello di persone, o in un ufficio o in una fabbrica. Esiste anche il mondo reale, non solo quello virtuale, per dare voce all'individuo. Quindi, senza conoscere i "dati di ascolto" dei siti, dei twitter o di facebook, non mi sembra si possano trarre conclusioni sul disimpegno dei politici dal multimediale, e ogni considerazione in questo senso credo sia piuttosto demagogica. Non sono fuori dal cambiamento se non scrivo i twit che nessuno legge, magari sono fuori dal cambiamento perché nessuno legge i miei twit, che è un altro modo di vedere la questione. Se poi si vuole fare della comunicazione una bandiera della trasparenza, allora bene vengano post dai vari ministeri, comuni, regioni e altri organi istituzionali, dove i dati che compaiono hanno oltre al carattere informativo, anche una validità ufficiale. Ma anche questi hanno lo stesso valore del twit del politico, se nessuno si prende la briga di consultarli.
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    Quest'articolo fa scaturire una riflessione: il problema sono le psicotecnologie o l'uso che se ne fa? Il senso comune porterebbe a optare per la seconda ipotesi: se i politici, nello specifico, imparassero a fare del web un uso meno funzionale al proprio risultato elettorale ciò potrebbe portare a benefici in termini di partecipazione dal basso. In effetti una posizione abbastanza critica sulla "democrazia globale" che può nascere dalle psicotecnologie e, nello specifico, dal web è quella del politologo bielorusso Evgeny Morozov, ricercatore all'Università di Stanford. Nel libro "The Net Delusion "di un paio di anni fa egli criticava l'idea della sostituzione delle pratiche associativo-comunitarie tradizionali in nome della distribuzione orizzontale dei mezzi di partecipazione che viene consentita dal web. Morozov compie un'analisi degli interessi economici (in particolare in Europa dell'Est, ma non solo). La "retorica digitale" nasce dall'uso che viene fatto del mezzo e non dal mezzo in sé, che Morozov ritiene avere potenzialità "eccezionali" ma che bisogna saper usare. Ad esempio questa retorica sta portando negli Stati Uniti (e non solo) alla politica-marketing, ovvero messaggi su misura per gli elettori, a scapito del messaggio calibrato sull'interesse collettivo. In generale il rischio è che messaggi banali o inesatti, che in una discussione verrebbero facilmente smontati, diventano "seri" perché sono ammantati da una retorica emancipatoria: dal vuoto politico si rischia di passare così al managerialismo.
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    Parlamento 2.0, Strategie di comunicazione politica in internet, è un libro di Sara Bentivegna, consultabile, almeno in parte, al link seguente: http://books.google.it/books?id=DHtrFTgp9N4C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Nel retro di copertina è scritto che: «In numerose democrazie occidentali, tra cui anche l'Italia, lo stato dei rapporti tra politica e cittadini è spesso descritto tramite il ricorso a termini come distanza, disaffezione, disinteresse e disincanto. Riguardo al rapporto tra eletti ed elettori, vi è la sensazione diffusa che si sia di fronte a mondi diversi, con individui che parlano linguaggi mutualmente incomprensibili, incapaci di attivare canali diretti di comunicazione. L'ambiente comunicativo proprio dei media tradizionali, con le ben note tendenze alla personalizzazione e spettacolarizzazione, non contribuisce certo a far recuperare terreno sul fronte del rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Le caratteristiche dell'ambiente digitale possono consentire, invece, ammesso che lo si voglia, dinamiche comunicative di tutt'altra natura. Infatti, nelle varie declinazioni dell'ambiente web, sia esso 1.0 o 2.0, scompaiono le tradizionali mediazioni dei media mainstream e può realizzarsi la piena autonomia del soggetto. Così, i parlamentari interessati a farlo possono mettere in atto strategie comunicative e relazionali tese a narrare la politica tramite l'adozione di punti di vista più vicini ai cittadini nonché a recuperare occasioni di ascolto e interazione. I dati presentati nel volume, tuttavia, ci restituiscono una descrizione della presenza dei parlamentari nel web ispirata, principalmente, all'obiettivo della self promotion piuttosto che all'ascolto e all'interazione con i cittadini. Quale che sia la piattaforma utilizzata - sito, blog, Facebook, YouTube o Twitter - l'uso prevalente che si riscontra è quello del marketing personale. Questa interpretazione riduttiva rappresenta l'ennesima conferma della problemati
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