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letiziafer

Tik Tok e disturbo da deficit di attenzione/iperattività: uno studio trasvers... - 4 views

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    L'articolo di Anthony Yeung, psichiatra del Canada, indaga circa la qualità dei video pubblicati su Tik Tok relativi al disturbo ADHD, e di quanto questi producono sempre più consapevolezza e, al contempo, disinformazione sull'ADHD, problema che risulta anche comune ad altri ambiti di salute, come ad esempio il diabete, l'acne e la chirurgia estetica. Da questo studio trasversale è emerso che tra i 100 video più visualizzati in piattaforma sull'ADHD, solo il 21% è utile, il 27% è esperienza personale dell'utente e il 52% è fuorviante (dal contenuto semplice e riduzionista). La disinformazione porta di conseguenza ad accrescere ansie e ad una maggiore richiesta di assistenza sanitaria per fare diagnosi. In sintesi, questo studio dimostra che i video, seppur fuorvianti sull'ADHD, vengono ampiamente diffusi su Tik Tok. I video utili e di qualità superiore caricati dai medici potrebbero essere un valido aiuto per correggere la disinformazione.
Roberta Pinelli

Media Education ed esercitazioni audiovisive - 5 views

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    Deborah Bandini è una media educator operatrice televisiva, e si occupa di corsi di formazione ed eventi culturali. In questo articolo ci spiega il significato del termine ME e la funzione che la scuola dovrebbe avere al riguardo. Ci spiega come si dovrebbe insegnare il linguaggio dei media nelle scuole. Si mira ad accrescere le competenze comunicative dei ragazzi relativamente al linguaggio dei media sviluppando le tecniche necessarie alla produzione. L'obiettivo che si pone l' associazione è quello di formare un giovane alfabetizzato sul linguaggio dei media e capace di leggerli criticamente, un soggetto attivo, creatore di sempre nuove forme di comunicazione. I media hanno un potere ideologico e ci mostrano che la realtà può essere manipolata. La didattica dei media in Italia non è istituzionalizzata e il metodo di insegnamento della materia è interdisciplinare, anche se solo pochi docenti ne sono coinvolti e pertanto occorrerebbe la presenza di uno specialista della materia. La Bandini cita inoltre l'approccio all'audiovisivo, il cinema e la televisione con laboratori di filmakking.
franam

Nuove sfide della media education nell'era digitale, analisi critica e produzione creat... - 5 views

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    Gianna Cappello, insegnante di sociologia della comunicazione, dell'educazione e dei processi culturali presso l'Università di Palermo e cofondatore e presidente del MED, l'Associazione Italiana per l'Educazione ai Media e alla Comunicazione, ha scritto un articolo per la "rivista di storia dell'educazione" in cui parla delle nuove sfide della media education nell'era digitale. Il testo sottolinea l'importanza dei media nella vita dei minori, affermando che il consumo dei media gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della loro identità e socialità. Si afferma che l'educazione formale deve riconoscere questa dimensione per evitare di allontanarsi sempre di più dalla realtà vissuta dai ragazzi al di fuori della scuola. Si propone l'introduzione della media education per ridurre questo divario, combinando l'analisi critica con la produzione creativa degli studenti. L'obiettivo è consentire loro di esplorare i piaceri derivanti dai media, affrontando allo stesso tempo criticamente il loro ruolo di consumatori e cittadini nella cultura contemporanea. La media education si basa su competenze di lettura critica dei media e sulla partecipazione attiva nella società mediatica. Infine, si afferma che la media education dovrebbe combinare l'analisi critica con la produzione creativa, tenendo conto delle complesse questioni legate all'identità, alla socialità, al gusto e al piacere che i media sollevano per i minori.
nuovavita66

I DIRITTI DEL NATIVO DIGITALE - 4 views

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    Sempre più video di sensibilizzazione cercano di mettere in guardia bambini e famiglie rispetto ai pericoli delle tecnologie della comunicazione, in particolare di internet. Il Centro Studi Erickson ha voluto valorizzare un approccio innovativo, proposto dall'autrice del video, dott.ssa Maria Maura, che disegna letteralmente la tematica in una prospettiva diversa: quali sono i diritti dei bambini nati e cresciuti nell'Era Digitale? Nasce quindi un decalogo, disegnato e vocalizzato da un bambino, montato completamente grazie a un tablet, che rappresenta 10 importanti principi che tutti i genitori, gli educatori e gli insegnanti dovrebbero sempre tenere presenti. Il video è stato patrocinato dall'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza proprio con lo scopo di poter essere un veicolo di sensibilizzazione e una rapida guida rispetto a queste attualissime tematiche. Bisogna integrare "vecchio" e "nuovo", carta, matita, terra e pittura, ma anche non rinunciare ad App incredibili e alla possibilità di fare un video in modo facile e veloce, di scrivere una mail, di parlare in videochiamata con un'amico dall'altra parte del mondo...Ecco qui una proposta di Decalogo sui: I DIRITTI DEL NATIVO DIGITALE 1. Diritto ad accedere a carta, matita, mouse e touch-screen. 2. Diritto a non essere lasciato solo davanti ad uno schermo. 3. Diritto ad essere tutelato dagli abusi e alla protezione delle informazioni personali. 4. Diritto ad usare in modo critico e creativo le tecnologie senza farsi usare da esse. 5. Diritto ad avere amici veri nella realtà e contatti selezionati on-line. 6. Diritto all'uso di tutti i cinque sensi, la vista non basta. 7. Diritto a sporcarsi le mani e a lavarle prima di toccare un touch- screen. 8. Diritto ad essere guidato con calma, per orientarsi nei complessi intrecci della rete. 9. Diritto ad essere connesso alle cose migliori che la rete e i media possono offrire. 10. Diritto ad avere qualcuno che dica quando è ora di spegnere lo schermo.
pinop70

Ripensare l'alfabetizzazione digitale: l'educazione ai media nell'era del capitalismo d... - 6 views

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    In questo articolo David Buckingham spiega chiaramente il ruolo chiave della media education rispetto alle dinamiche estremamente pervasive dei nuovi media. Bisogna necessariamente andare oltre la visione binaria rischi VS opportunità e analizzare in maniera più analitica la questione nella sua interezza. Il web 2.0 con l'interattività ha inglobato sempre un numero maggiore di utenti. Società come Facebook e Google annoverano miliardi di utenti, diventando a tutti gli effetti venditori di informazioni e dati sensibili cosiddetto "capitalismo digitale". L'idea che la rete potesse rappresentare un'opportunità di sviluppo democratico e culturale si è rivelata un cavallo di troia, i rischi di un effetto contrario sono elevatissimi e incalcolabili. I governi e gli esperti di educazione si concentrano ancora superficialmente rispetto a quelle che possono essere definite terapie tampone, cioè difendersi dai sintomi senza curare la malattia mentre bisognerebbe salvaguardare il pensiero critico.
nicolesantucci

Il Sexting - 3 views

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    Questo articolo, scritto da Francesco Currò, psicologo clinico, esplora come nell' era di internet le interazioni siano mediate dalla tecnologia, inclusa la sfera della sessualità. Numerosi studi hanno evidenziato che le comunicazioni e le abitudini di tipo sessuale online derivano da messaggi sessualmente espliciti che osservano nei vai media e che avrebbero il ruolo di mediare tra l'idea di se e l' intensità delle auto-presentazioni non senso sessuale. Le identità degli adolescenti sono influenzate dai media con cui interagiscono e la condivisione di materiali sessualmente espliciti delineano il loro self concept. Il sexting, consiste nell' invio e nella ricezione di materiali sessualmente espliciti tramite smartphone, studi evidenziano che la frequenza aumenta col crescere dell' età e che c'è una differenza di genere( utilizzato maggiormente dal genere maschile).L'articolo ne descrive motivazioni e conseguenze, arrivando alla conclusione che per affrontare questo fenomeno ,andrebbero istituiti efficienti programmi di prevenzione per i giovani, i quali dovrebbero puntare all' insegnamento di abilità sociali e relazionali, come il cambio di prospettiva e la regolazione emozionale.
uberbe

View of THE CONCEPT OF MEDIA COMPETENCE OF THE FUTURE INFORMATICS TEACHER AND THE METHO... - 1 views

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    Questo articolo di I.M. Rasulov, D.X. Makhkamova e N.O. Nishanbekvov descrive le sfide dell'era dell'informazione globale, in cui i media hanno assunto un'influenza sempre più rilevante. Per questo è necessaria un'educazione ai media, la media education, per poter sviluppare capacità di analisi e comprensione critica, saper determinare le fonti, interpretare i messaggi dei media ma anche come crearli e distribuirli a dei target specifici, in altre parole recezione e produzione. Lo scopo della media education è di educare ma anche di proteggere i giovani da attacchi distruttivi. Il risultato della media education è la media literacy o media competence, termini già usati largamente in altri paesi. Chi svilupperà media competence avrà caratteristiche specifiche: sforzo nell'ottenere nuove informazioni, competenze personali e nel mondo dei media, trovare attivamente materiali necessari, essere in contatto costante con i media, svolgere brillanti attività con essi come crearli, distribuirli ecc., e in generale sviluppare competenze socio-culturali.
simonagalli

Digital Media Used in Education: The Influence on Cyberbullying Behaviors among Youth S... - 3 views

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    Il testo presenta uno studio condotto su studenti utenti di media digitali, esaminando l'uso di questi strumenti e gli eventuali effetti negativi legati a fenomeni come il cyberbullismo, il cyberharassment e il cyberstalking. Pur essendo i media digitali utilizzati per molteplici scopi positivi, l'analisi evidenzia l'importanza di considerare anche le possibili conseguenze negative sulla salute psicologica degli studenti. L'indagine si concentra sulle istituzioni del Medio Oriente, un'area che finora ha ricevuto poca attenzione in questo ambito di ricerca. I risultati mostrano che quasi la metà dei partecipanti ha sperimentato episodi di molestie, stalking o bullismo attraverso diverse piattaforme digitali. Grazie al modello proposto, amministratori scolastici e decisori potranno adottare misure per ridurre tali fenomeni e migliorare l'esperienza d'uso dei media media digitali.
aissela

Esperienze di inclusione di bambini e giovani nell'educazione ai Media - 4 views

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    Questo articolo esplora come il concetto di inclusione può essere affrontato nell'educazione dei bambini e dei giovani sui media. Negli ultimi anni l'agenda dell'educazione ai media si è concentrata sulla progettazione di programmi per responsabilizzare e includere gli emarginati sociali. L'educazione ai media deve insegnare ai discenti ad arrivare a scelte informate, critiche, coerenti con i propri valori e che gli permettano di prendere posizione contro gli stereotipi negativi verso le diversità. Questa libertà consente agli studenti di sentirsi inclusi nella loro esperienze educative. Utilizzando un approccio di studio di casi multipli, in questo articolo vengono presentati tre casi in cui i programmi di educazione ai media sono stati forniti a studenti nella Repubblica ceca. Il primo caso è un programma volto a coltivare l'alfabetizzazione mediatica degli studenti e incoraggiare la loro partecipazione civica. Il secondo caso è un programma che promuove la cooperazione dei bambini con i loro coetanei con i media in una società diversificata. Il terzo è un programma di educazione ai media basato sull'autoriflessione guidata degli studenti sulle loro esperienze con i media. Nonostante le numerose differenze che presentano questi approcci alla promozione dell'inclusività, emerge che ciascuno di essi ha il potenziale per contribuire alla creazione di una società più inclusiva che rispetta la diversità.
chiarafranguelli

Public History, identità professionale e riflessività degli educatori e d... - 1 views

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    L'articolo scritto da Pietro Causarano, docente di storia della pedagogia all'università di Firenze, ripercorre l'evolversi, in Italia, delle figure di docenti e studenti a partire dal secondo dopoguerra fino ad oggi. Tratta del cambiamento di centralità dall'insegnamento verso l'apprendimento, quindi la necessità da parte degli insegnanti di una consapevolezza che la loro identità professionale sia basata sulla conoscenza del processo storico e sulla loro formazione come combinazione di conoscenze/abilità/competenze e addestramento specifico. Le lacune riscontrate, unitamente all'assenza di possibilità di avanzamento di carriera, fatta salva l'anzianità, costituiscono elemento di disagio anche nella considerazione sociale, che il sindacalismo contribuisce ad aumentare. Inoltre viene descritto l'aumento della scolarizzazione femminile da secolarmente minoritaria a nettamente superiore dagli anni '80 e del precedente processo di femminilizzazione del corpo docente, specialmente nelle scuole con alunni di età inferiore ai 10 anni.
anonymous

social media e comportamenti sessuali - 7 views

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    Questo studio ha esaminato come i social network influenzano i comportamenti sessuali degli studenti universitari in Nigeria, paese dove povertà e corruzione rendono la questione ancora più seria. Il comportamento sessuale a rischio tra i giovani è una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica in tutto il mondo. Questo studio è stato condotto adottando il metodo di ricerca dell'indagine e ha utilizzato 7 università distribuite in cinque stati nel sud-est della Nigeria; affonda le sue basi teoriche nel "determinismo tecnologico" che vede nel progresso tecnologico l'unica causa delle trasformazioni della nostra società. La varietà dei contenuti disponibili su Internet oggi è praticamente illimitato e sostituisce, includendoli, quelli che prima erano considerati "mass media" come film, giornali, cinema. Sulla base dei risultati, questo studio si è concluso confermando l'esposizione dei giovani a una notevole quantità di contenuti sessuali sui social media. Questa esposizione influenza i loro pensieri psicologici e atteggiamenti nei confronti del sesso e li predispone a comportamenti sessuali a rischio che hanno gravi conseguenze: doppi appuntamenti, flirt, lesbismo e altri orientamenti sessuali. Si rende quindi necessario un processo educativo tra gli studenti universitari per aiutarli a comprendere vantaggi e svantaggi dell'esposizione costante ai siti di social media e riuscire ad adottare misure normative per monitorare e regolare i contenuti condivisi sulle diverse piattaforme.
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    L'articolo affronta il tema dei comportamenti sessuali a rischio tra i giovani, in particolare nei Paesi del terzo mondo come la Nigeria. Lo studio esamina la letteratura che collega l'uso dei social network ai comportamenti sessuali degli adolescenti e discute i tipi di contenuti che si possono trovare sulle piattaforme dei social media, compresi i comportamenti devianti e le attività antisociali. Nello studio di Kalunta-Crumpton (2017) è stato evidenziato come i giovani nigeriani siano esposti a numerosi contenuti sessuali e comportamenti devianti attraverso vari media, sia tradizionali che digitali. ed esamina gli effetti non voluti di tale esposizione, rivedendo le nuove iniziative mediatiche volte a migliorare la salute degli adolescenti. Vengono discusse anche le teorie degli effetti dei media sui giovani e presentate prove empiriche della relazione tra i media tradizionali e le attitudini e i comportamenti sessuali degli adolescenti. Infine i ricercatori raccomandano alla direzione scolastica, il governo e le organizzazioni non governative di condurre campagne di sensibilizzazione per educare gli studenti sui vantaggi e gli svantaggi di una costante esposizione ai siti di social media e consiglia al governo di adottare misure normative per monitorare e regolare i contenuti condivisi sulle piattaforme di social media.
monicapaba

Impatto psicosociale e comportamentale di COVID-19 nel disturbo dello spettro autistico... - 3 views

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    Lo studio di Marco Colizzi e collaboratori, pubblicato sulla rivista Brain Science il 03/06/2020, cerca di esplorare quale sia stato l'impatto psicosociale e comportamentale del Covid-19 sulle persone con disturbo dello spettro autistico, attraverso un sondaggio online fatto compilare ai genitori dei bambini e ragazzi con autismo. Lo scopo era quello di individuare se ci fossero delle caratteristiche sociodemografiche e cliniche che, in qualche modo, potessero determinare un esito particolarmente negativo del Covid nelle loro vite. L'ipotesi, infatti, era quella per cui dei problemi psicologici precedenti all'emergenza potessero prevedere un esito sfavorevole. Sono stati raccolti i dati offerti da 527 famiglie del Nord Italia (zona maggiormente colpita dalla pandemia) attraverso un sondaggio composto da 40 domande su aspetti socio-demografici e clinici. I risultati hanno rilevato come il 93% delle famiglie stessero vivendo una maggiore difficoltà nella gestione delle attività quotidiane, sia nel tempo libero sia nelle attività più strutturate. Inoltre, quasi il 40% dei bambini presentava problemi comportamentali più intensi e più frequenti. Si è visto come i problemi comportamentali precedenti al periodo dell'emergenza Covid-19 prevedevano un rischio più elevato, più frequente, più intenso, di manifestazioni di comportamenti dirompenti. In conclusione, è stato possibile affermare che l'epidemia da Covid-19 abbia indubbiamente provocato un aumento delle difficoltà tra le persone con Disturbo dello Spettro Autistico.
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    L'articolo parla di uno studio condotto nel Nord Italia per indagare l'impatto della pandemia COVID-19 sui soggetti con disturbo dello spettro autistico (DSA) e sulle loro famiglie. L'indagine ha raccolto i dati di oltre 500 genitori e tutori di persone neurodivergenti ed ha rilevato che la pandemia ha portato a maggiori difficoltà nella gestione delle attività quotidiane e a problemi di comportamento per la maggior parte delle persone con DSA. I bambini con problemi comportamentali preesistenti sono risultati particolarmente a rischio. Lo studio ha inoltre identificato la necessità di un maggiore supporto sanitario e di interventi per affrontare gli effetti dirompenti della quarantena. Tuttavia, l'indagine presentava alcuni limiti, tra cui la mancanza di una valutazione standardizzata delle caratteristiche cliniche e di informazioni sul sesso dei bambini DSA.
marcom1982

La media education a scuola: buone pratiche e strategie didattiche - 13 views

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    I nuovi media occupano gran parte del nostro tempo sociale e sono fortemente presenti, ed utilizzati, anche a scuola da bambini e adolescenti. Spesso e purtroppo, però, li utilizziamo in modo spropositato ed errato e ciò può avere gravi conseguenze per le persone e per la società. Ora più che mai è importante parlare delle nuove tecnologie: solo così sarà possibile conoscerle, comprenderle, per utilizzarle in modo consapevole, critico e cosciente. Ciò deve avvenire sia a scuola che in famiglia, allo stesso modo e nello stesso tempo, per educare i bambini e gli adolescenti alla cosiddetta Media Education. In questo articolo viene approfondita la Media Education tra formazione e scuola, offrendone un primo sguardo, un'introduzione, focalizzando l'attenzione sui suoi aspetti teorici.L'educazione ai media deve essere intesa come insegnamento di tipo trasversale, in quanto non vuole ottenere un posto a sé nel programma scolastico, questo è il punto predominante dell'articolo. La tecnologia deve essere un uso pratico, coinvolgente e diretto . I media possono, e devono, essere pensati come trasversali al programma, come elementi imprescindibili e come dimensione aggiuntiva, valorizzante e ispiratrice. I bambini sono continuamente esposti ed influenzati dalle informazioni che ottengono dalle nuove tecnologie e ciò può portare a conseguenze molto negative, anche al cyberbullismo. Educare bene alla tecnologia non favorendo l'indipendenza della stessa aiuta il bambino ad emergere e saper usare notevolmente i media come risorsa e non come opera distruttiva.
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    Giulia Piazza scrisse l'articolo in questione esaminando alcune possibili strategie didattiche da usare per proporre l'educazione dei media a scuola. Ci spiega perché è importante insegnare la media education a scuola e il ruolo delle influenze sociali nella comprensione del mondo e nella costruzione del senso di identità, così come l'importanza del prestare attenzione all'influenza che i bambini ottengono dalle nuove tecnologie. L'approccio pedagogico della media education valorizza alcuni principi per l'educazione quali l'apprendimento centrato sul bambino, l'apprendimento trasversale ecc. approccio dunque non autoritario, che favorisce la motivazione e aiuta i bambini a indagare e riflettere da soli. Ci spiega quali sono le buone pratiche dell'educazione ai media e l'importanza dell'argomento di analisi del testo e del contenuto, quali sono quindi le tecniche utili per insegnare i media tramite analisi testuale e di contenuto così da sviluppare una conoscenza della grammatica mediale. Vengono presi in esame anche il case study e la simulazione, quindi l'uso del gioco di ruolo e della sfida che agiscono sulla motivazione e sulla conoscenza proprio come l'aiuto dello studio di un caso specifico vada ad incoraggiare gli studenti a condurre ricerche approfondite. L'articolo inoltre sottolinea uno degli aspetti centrali e indispensabili della Media Education: la produzione, che comporta l'uso pratico, coinvolgente e diretto delle tecnologie, avendo un valore educativo importante in quanto va a garantire comprensione e critica del linguaggio mediale.
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    L'articolo discute l'importanza dell'educazione ai media nelle scuole. L'autore sostiene che i mezzi di comunicazione sono una parte fondamentale dell'ambiente culturale di ciascun individuo, compresi i bambini e gli adolescenti. Ciò significa che la media education è importante per aiutare i giovani a decostruire i testi mediali e a comprendere i valori trasmessi. Inoltre, l'articolo sostiene che l'educazione ai media valorizza alcuni principi fondamentali per l'educazione, come l'educazione alla cittadinanza e alla partecipazione attiva, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'articolo sottolinea che la media education promuove un esercizio critico da parte dei bambini, aiuta i bambini ad imparare a imparare e cerca di generare l'atteggiamento interrogativo, accompagnato dal dialogo e dal pensiero critico. L'autore conclude sostenendo che l'educazione ai media dovrebbe essere inclusa come curricolo trasversale a tutte le discipline di insegnamento, per incrementare e migliorare l'insegnamento e l'educazione. L'articolo fornisce alcune "buone pratiche" per la realizzazione dei percorsi di Media Education, come la costituzione di un gruppo docenti e la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori.
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    Il testo parla dell'importanza dell'insegnamento della Media Education per aiutare i bambini e gli adolescenti a comprendere i messaggi mediatici e sviluppare una comprensione critica dei media. L'approccio pedagogico della Media Education si basa su principi come l'educazione alla cittadinanza, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'educazione ai media deve essere sistematica e continua, e il curriculum dovrebbe essere considerato trasversale a tutte le discipline di insegnamento. Le buone pratiche dell'educazione ai media includono la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori, la definizione chiara dei tempi e degli spazi per le attività, la documentazione e la valutazione dell'esperienza, la condivisione con i genitori e la creazione di un prodotto di comunicazione da condividere con la comunità scolastica. L´ autrice infine descrive alcune tecniche utili per l'insegnamento dei media, come l'analisi del testo e del contenuto, il case study, la simulazione e la produzione.
fferri5

Inclusività culturale nella Media Education - 7 views

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    L'articolo "Rethinking the Concept of Mediatization: A Framework for Future Research" di Çiğdem Bozdağ, pubblicato il 28/12/22 su "Inclusive Media Literacy Education for Diverse Societies", discute l'importanza dell'educazione alla media literacy in contesti scolastici culturalmente diversi. L´autrice propone un approccio pedagogico centrato sullo studente, volto a sviluppare l'autonomia critica nell' interazione con i media, evitando una visione sovra-culturale o cieca alla cultura. Il progetto di ricerca partecipativa è stato condotto in una scuola secondaria in Germania, in cui gli alunni sono stati coinvolti nella preparazione di una presentazione sul loro influencer preferito, che ha dimostrato come le diverse origini culturali abbiano plasmato i contenuti che venivano consumati sui social media. L'articolo discute i benefici e le sfide di progettare un approccio più inclusivo e partecipativo all'educazione ai media nel contesto di scuole culturalmente diverse e sostiene l'importanza di adottare metodi di insegnamento basati sui progetti che consentano agli studenti di portare le proprie prospettive ed esempi. L´autrice sottolinea l'importanza di un approccio bottom-up all'educazione alla media literacy, in cui si possa portare i propri esempi e diventare protagonisti del proprio apprendimento, creando nuovi spazi di riflessione e trasformando le prospettive degli insegnanti e degli studenti stessi.
bertolova

PERFORMANCE DI IDENTITA' CULTURALE SUI SOCIAL MEDIA: UNO STUDIO SUGLI STUDENTI BOLIVIANI - 4 views

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    In questo recente articolo tratto dalla pagina del MDPI Open Access Journals, viene presentato uno studio eseguito attraverso 17 focus group, con 105 studenti universitari boliviani, con l'intento di esplorare qualitativamente le interazioni con i social media nella rappresentazione dell'identità culturale degli studenti dei Paesi del sud del mondo. Performance e polimedia sono le lenti concettuali utilizzate a tale scopo, con particolare attenzione al ruolo dei social media rispetto al contesto specifico di utilizzo. Gli argomenti chiave si sono concentrati attorno al nesso globale-locale nella cultura di massa e su come i media possano rivitalizzare e riarticolare le tradizioni e le identità culturali. Nel contesto boliviano, questi studenti rappresentano una parte molto consistente e diversificata della popolazione con background regionali, culturali, sociali ed economici diversificati. Inoltre le loro aspirazioni educative e di status hanno reso questo gruppo di studenti un piccolo microcosmo utile ad analizzare i meccanismi alla base della nascita di idee sulla cultura locale, cittadinanza globale, mondanità, cosmopolitismo ecc. I risultati dello studio contribuiscono a comprendere maggiormente gli intrecci tra identità culturale e social media tra i giovani al di là dei contesti del Nord globale e dimostrano che la varietà delle identità culturali boliviane (che variano da regionale e indigeno a nazionale e cosmopolita) non sono attivamente associate o eseguite su tutti i social media utilizzati, ma si modulano in base alle diverse percezioni che gli studenti hanno dei media stessi (visibilità, intimità, normatività) che modellano le diverse performance d'identità culturale.
duccio2023

Scuola - Dalla Media Education alle New Media Education - 6 views

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    Questo articolo, scritto dalla Dott.ssa Doni, parte da alcune affermazioni di Len Masterman per definire la Media Education e dopo una panoramica storica della ME a livello internazionale e italiano, analizza alcuni punti fondamentali che la New Media Education deve affrontare, in ambito soprattutto italiano. La Dott.ssa Doni, in particolare, fa riferimento ad alcune considerazioni di Pier Cesare Rivoltella (Presidente e Direttore scientifico del Cremit) secondo il quale la New Media Education ha importanti sfide che l'attendono. Prima di tutto, partire dalla constatazione che le nuove tecnologie (smartphone, tablet etc) non permettono un controllo capillare e continuo di ciò che fanno i giovani con questi dispositivi. In secondo luogo, essi vanno educati non solo ad una lettura critica e responsabile dei media, maanche ad una scrittura degli stessi. Un terzo aspetto da tenere in considerazione è che i media non fanno parte del vissuto del giovane, ma è permeano completamente il tessuto sociale dei ragazzi di oggi. Infine, un aspetto che riguarda più specificatamente la scuola, ossia la necessità che la media education penetri in modo trasversale e olistico tutte le dimensioni dell'educazione.
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    Dott.ssa Teresa Doni, docente presso la Facoltà di Scienze della comunicazione sociale e la Facoltà di Teologia dell'Università Pontificia Salesiana, nonché presso la Facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università San Tommaso (Angelicum) di Roma, analizza la nascita e la storia della media education nel panorama scolastico italiano ed internazionale, riflettendo in merito ai cambiamenti che la stessa ha offerto in campo educativo e comunicativo, volgendo altresì lo sguardo alle future sfide che il sistema scolastico dovrà affrontare al fine di adeguarsi all'evoluzione di tale rinnovato sistema culturale.
andrevero

'Education matters': Proposed bill raises controversy - The Record - 2 views

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    Commento Nello stato dell'Indiana, Stati Uniti è stata proposta una riforma dell'istruzione chiamata "Education Matters". Questa riforma proibirà agli insegnanti dell'Indiana di tenere lezioni che suggeriscano che qualsiasi "sesso, razza, etnia, religione, colore o affiliazione politica sia considerato superiore o inferiore ad un altro. un modo per dissuadere gli insegnanti dall'avere dialoghi autentici in classe sulla natura sistematica del razzismo, del sessismo e della discriminazione che permangono in tutta l'America. I professori pensano che questo possa incidere sulla capacità di pensiero critica dei ragazzi. Tutto questo porterà alla sfiducia tra alunni e professori, in quanto gli insegnanti credono anche che i legislatori mettano in dubbio, in questo modo, la loro professionalità ed è per questo che molti di loro vogliono cambiare Stato anche se questa situazione sta iniziando a diffondersi ovunque.
psicochiedu

Competenze digitali e Media Education: potenzialità e limiti del Piano Nazion... - 5 views

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    L'articolo del 2019 è stato scritto dalla professoressa Elena Gremigni dell'Università di Pisa, ed è stato pubblicato sulla rivista trimestrale della medesima università. Esso parla delle potenzialità e dei limiti del PNSD, dopo un generale inquadramento della letteratura della media education, dei fenomeni del digital divide, dell'information overload, del cyberbullismo e delle fake news. Tutti fenomeni che hanno bisogno per essere superati di crescenti capacità nell'utilizzo consapevole delle ICTs. Il PNSD si orienta in base a quelle che sono le direttive Europee. Prima di tutto si pone l'obiettivo di favorire le precondizioni necessarie all'utilizzo delle ICTs, poi promuove una forma didattica spendibile sul mercato, attraverso certificazioni comparabili in Europa. Parla inoltre di una formazione specifica sull'insegnamento delle competenze digitali per docenti che vengono definiti con il termine di "animatori digitali" un'espressione, che però rimanda poco alla media education e sembra invece essere orientata verso attività ludiche. Non propone interventi mirati per i soggetti più svantaggiati e non mette nemmeno in discussione il primato delle ICTs nel rafforzare le competenze trasversali. Sicuramente ci si sta muovendo per cercare di incrementare nuove capacità, ma lo si sta facendo in un mare così vasto che molte cose ci sfuggono. Si è così immersi all'interno di questo nuovo mondo che è difficile analizzarlo dall'esterno e in modo critico, ma questo è il passo necessario al fine di riuscire ad educare le nuove generazioni alla consapevolezza della potenza degli strumenti che hanno tra le mani ogni giorno. Strumenti in grado di apportare una crescita senza confini, ma che possono facilmente recare danni mai visti.
tizianocausin

AI writing takes away meaningful learning - The Record - 1 views

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    Suzanne Ehst condivide la propria opinione riguardo all'uso dell'intelligenza artificiale per gli studenti universitari. In particolare si focalizza sul chatbot più potente al momento: chatgpt. Essendo avanzatissimo, risulta molto difficile distinguere i suoi output dai comportamenti di un essere umano. L'autrice si pone il problema dell'approccio da utilizzare in campo accademico. Inevitabilmente, dobbiamo prediligere una posizione critica. In particolare, viene preso in considerazione uno dei momenti più importanti dell'apprendimento: la produzione. L'obiettivo pedagogico di produrre un testo su un determinato argomento sta proprio il processo produttivo in sè: saper recuperare, ricostruire, esporre, argomentare... tutto questo è alla base di un apprendimento significativo della materia. Invece, inserendo la consegna nel chatbot, si può tranquillamente bypassare la fatica del carico cognitivo e comunque produrre l'output richiesto. Compiere un task ad intelligenza zero. Si capisce dunque che tutto ciò va assolutamente contro le finalità apprenditive dell'assegnazione di un compito. Tuttavia, se lasciarsi sostituire dall'AI di turno sarebbe una catastrofe, bandirla risulterebbe altrettanto grave. Significherebbe ignorare la sua esistenza, ignorare che possa essere usata da studenti "pigri" ed ignorare le sue potenzialità. La speranza di Suzanne Ehst è che la risposta collettiva a questo nuovo strumento sia saggia. Lei, ad esempio, propone di usarlo in fase di pre-produzione, per superare il blocco dello scrittore. La domanda che pongo a questo gruppo è: quali sono le best practices per un uso critico della strong AI? Ovvero: come possiamo utilizzare delle macchine squisitamente computazionali per promuovere l'apprendimento significativo?
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