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griecomgrazia

Problem solving | Dalla Scuola - Repubblica@SCUOLA - Il giornale web con gli studenti - 3 views

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    Questo articolo pubblicato su "La Repubblica@scuola-Il giornale web con gli studenti" è stato inviato dagli studenti in prima persona del liceo classico "Diodato Borrelli" di Crotone. Il contributo mette in luce la reale situazione che si viene a creare nelle classi ogni volta che un lavoro di gruppo viene assegnato dai docenti. Delle statistiche hanno dimostrato come anche i lavori di gruppo risultano essere poco efficaci per alcuni studenti. Infatti quelli meno interessati tendono a portare a termine il lavoro senza aver appreso niente. L'unico metodo efficace per facilitare il lavoro di squadra è il cosiddetto "Problem Solving", una strategia di collaborazione tra gli studenti, costituito da una metodologia innovativa basata sulla divisione in gruppi. Ogni membro del gruppo riceve dei compiti chiari e definiti da portare a termine, in modo tale che tutti siano impegnati in egual misura e abbiano un lavoro specifico da concludere. Questa metodologia aiuta a far emergere il carattere di ogni studente, portando, i più sicuri di sé, a prevalere come leader. La partecipazione attiva di tutti i componenti contribuisce all'affermazione dell'IO di ogni singolo alunno, a facilitare l'apprendimento ed è , inoltre, finalizzata ad incentivare le relazioni fra i membri della classe e a stabilirne rapporti basati essenzialmente sulla fiducia reciproca e sul bisogno di amare ed essere amati. Il vero scopo del lavoro di gruppo è riuscire a far emergere la personalità dei singoli individui, di aiutarli ad essere collaborativi al fine di portare a termine un lavoro e di responsabilizzare anche i più timidi che dovranno preoccuparsi di fare del loro meglio affinché si arrivi ad un risultato valido. Spesso però tale scopo viene intralciato da alcuni problemi che potrebbero insorgere, come ,ad esempio, riuscire ad accordare i vari punti di vista dei partecipanti.
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    Un metodo per incoraggiare relazioni positive è costituito dalla creazione delle mappe concettuali, utile strumento di apprendimento significativo. Tali mappe incentivano tutti a proporre nuove idee, a comporre vari lavori i quali, infine, dovranno dare vita ad un unico e solo lavoro di gruppo. Riuscire in quest'impresa è un traguardo significativo soprattutto nei giorni nostri, dove la collaborazione tra gli studenti è annullata dalla diffusione dei social network che inducono ad una vita passiva e in piena solitudine. Inoltre, anche la tecnologia, che è considerata da molti come uno strumento di facilitazione, risulta essere un intralcio notevole all'efficace cooperazione dei membri del gruppo sempre più alienati e vincolati da questa, ormai, dipendenza.
cristinaviggiani

DIPENDENZA DA SMARTPHONE- GLI SMARTPHONE COME L'OPPIO - 3 views

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    In questo articolo si parla di una realtà di cui ormai siamo schiavi: gli smartphone. Difficile da ammettere, ma al giorno d'oggi gli smartphone, i social, le notifiche e tutto ciò che gira intorno a questi elementi sono diventati come una vera e propria droga. E come dal una droga ne scaturisce una forte dipendenza. Si tratta di un fenomeno sempre più frequente soprattutto nei giovani, anche se negli ultimi anni la dipendenza da smartphone e internet è cresciuta anche in età adulta. Non si tratta più solamente di mantenersi in contatto con chi è lontano, o di scambiarsi qualche like sui social… gli smartphone sono diventati parte della nostra quotidianità 24h su 24h. lo portiamo con noi quando usciamo,quando siamo al bar, quando pranziamo,quando facciamo una vacanza, quando siamo a casa e addirittura, quando siamo con gli amici o con la nostra famiglia. Hanno costruito una vera e propria barriera invisibile che ci tiene lontani dal comunicare con chi abbiamo di fronte. Studi scientifici hanno dimostrato che chi fa un uso spropositato di questa tecnologia è maggiormente soggetto a soffrire di depressione, ansia e attacchi di panico. Le notifiche? Le notifiche, secondo alcuni studi, attivano gli stessi percorsi neuronali che si attivavano una volta quando vi era un pericolo imminente. Ad ogni suono o vibrazione proveniente dal nostro smartphone, i nostri neuroni si attivano nello stesso identico modo. La soluzione? Sembra strano, ma proprio come accade per il fumo e per l'uso di sostanze stupefacenti, la soluzione è una e non è semplice… ossia disintossicarsi. Magari usando queste scatoline sempre meno, controllare le notifiche solo in alcuni momenti, lasciare il nostro telefono nella borsa mentre siamo a cena con gli amici… e così via. Il percorso è difficile, ma non impossibile.
alefoglia

Diario di un cyberbullo - 2 views

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    "Pierfrancesco Favino interpreta Laura, una ragazzina di quattordici anni che, come tutti i suoi coetanei, è decisa a diventare famosa su Internet. Quando suo padre le regala il nuovo smartphone comincia la sua scalata verso il successo. Mentre scrive il suo diario, gli anni passano e le vicende si susseguono fino a portarla a una triste presa di coscienza. Come Laura, molti ragazzi non sanno di essere dei potenziali cyberbulli." Questo video mi colpii, oltre che per la bravura dell'attore, per come è realistico nel sottolineare la superficialità delle nuove generazioni nel vivere sui social. L'ho voluto condividere affinché possa essere utilizzato (specialmente da insegnanti/educatori) per stimolare le giovani popolazioni alla riflessione sulla pericolosità della vita digitale.
alefoglia

3-6-9-12: La teoria di Serge Tisseron per l'inserimento degli schermi nella vita del ba... - 3 views

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    Questo libro, dello psichiatra infantile S. Tisseron, è una guida per i genitori (e non solo) che aiuta a capire quando e come vanno inseriti i media nella vita del bambino. "La regola del 3-6-9-12 è necessaria, ma non sufficiente. È importante, infatti, controllare il tempo della loro permanenza davanti allo schermo a tutte le età. Se, come genitori, non facciamo il nostro lavoro, qualcun altro farà il suo in senso contrario."
stefaniaaleotti

La tempesta perfetta: social media, fake news e la razionalità limitata del c... - 2 views

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    Articolo scritto da Giuseppe A. Veltri dell'Università di Trento. Le «notizie false», e l'attenzione a come le persone trovano e utilizzano le informazioni, sono entrate di recente nel dibattito politico, e questo evidenzia una crescente preoccupazione per l'impatto che le piattaforme digitali possono avere sulla vita democratica e sociale delle nostre società. In questo articolo si discute dell'interazione tra la razionalità limitata dei cittadini, le caratteristiche delle reti sociali online, la natura delle piattaforme online e il fenomeno della cassa di risonanza. La letteratura scientifica ha concentrato la sua attenzione sulle mutazioni dell'ecologia dell'informazione dovute alla comparsa dei social media e sulle relative implicazioni per la ricerca nelle scienze sociali.
donnarumma

Il marketing sportivo e il ruolo dei social media - Sport Business Management - 0 views

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    I social media negli ultimi anni hanno completamente cambiato la visione del mondo,se prima potevamo definire uno spettatore passivo adesso non è più cosi,le persone partecipano in modo attivo alla condivisione di notizie scambi di messaggi. In questo articolo si capisce come lo sport sia un'elemento chiave per attrarre milioni di users e far si che le pubblicità vengano visualizzate da milioni di persone. Se prima si discuteva da vicino sul commento della partita oggi non è più cosi,in tempo reale si hanno notizie dei risultati si commenta la partita sui social e tutto cio non fa altro che giovare le inserzioni pubblicitarie . La centralità di tutto cio è che la gente vuole sentirsi libera di esprimere le proprie idee in maniera libera e costruire un rapporto di fratellanza con chi condivide i suoi stessi pensieri.
veronica2478

Se la competenza digitale non contrasta il cyber-bullismo - 3 views

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    Il terzo articolo - scritto da Luciano Di Mele ed Erika Isatto dell'Università Telematica Internazionale Uninettuno - l'ho scelto perché ci aiuta a riflettere sul ruolo attuale della competenza digitale, che non è solo e sempre fattore di protezione ma in alcuni casi agevola comportamenti disfunzionali. Tale articolo riporta uno studio svolto con adolescenti della scuola secondaria sulla valutazione della competenza digitale. Obiettivo dell'indagine era esplorare variabili target, costituite da comportamenti disfunzionali (come cyber bullismo e cyber vittimismo), e metterle in relazione con altrettanti fattori di protezione (come Efficacia Tecnologica ed efficacia Metacognitiva). Uno dei risultati ottenuti da tale studio è che l'autoefficacia metacognitiva si correla positivamente con le tendenze alla cyber vittimizzazione e soprattutto con il cyber bullismo. Tale esito fa riflettere sull' importanza dell'educazione alla competenza digitale, non basta conoscere gli strumenti per ridurre il fenomeno del cyber bullismo, talvolta chi è più esperto ha tendenze ad attuare comportamenti disfunzionali, quindi, è necessario, nell'educazione ai media, coinvolgere anche gli aspetti etici. Gli autori sottolineano l'esigenza di approfondire la ricerca in tale campo e verificare se determinate azioni educative siano efficaci per promuovere comportamenti etici in rete.
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    Questo interessante articolo sul cyber-bullismo e le competenze digitali si concentra sulla relazione esistente tra i due fattori. In particolare ci si chiede come la media educational può modulare azioni a specifiche necessità riguardo il fenomeno del cyber- bullismo, cyber-vittimizzazione e le competenze digitali che riguardano il mondo degli adolescenti. 837 studenti di scuola secondaria, ragazze e ragazzi in età compresa tra i 14 e i 19 anni, sono stati sottoposto a questionari di autovalutazione, . La ricerca ha rilevato che negli adolescenti queste competenze non diminuiscono la tendenza al cyber-bullismo, competenze digitali più evolute come quelle metacognitive si associa a un comportamento che porta al bullismo o alla vittimizzazione in internet. Dato positivo Quello che ci si chiede è se i stessi ragazzi hanno ben chiari i confini etici che vanno al di là delle competenze digitali che possono essere usate in modo costruttivo o distruttivo. In questa era, dove identità reale e virtuale diventano una cosa sola, gli adolescenti hanno bisogno non solo di essere educati al digitale, ma in particolar modo aiutati ad essere sempre più consapevoli e coscienti dei propri comportamenti in rete che, seppur protetti dallo schermo il quale crea un evitabile distacco emotivo con il mondo reale, possono avere conseguenze gravi, specie se non guidati dall'etica. Questa potrebbe diventare la nuova sfida educativa della media education, ovvero non solo educare i giovani alla competenza tecnologica, ma anche saper promuovere nuove consapevolezze sui comportamenti etici in rete.
adelaide nucera

Goa, il primo stato che vieta i selfie per i troppi decessi - 2 views

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    Diventare celebrità sul web, spinge molte persone e soprattutto i giovani a fotografarsi o farsi ritrarre in posizione estreme, istanti che costano la vita. Vietare i selfie è necessario per salvare delle vite. credo sia preoccupante essere dovuti arrivare a un divieto; e ancor più mi allarma il fatto che non sempre i divieti fanno ottenere i risultati desiderati, credo bisogna riflettere su questa necessità di popolarità e di esibizionismo e educare all'uso dei selfie.
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    I selfie non sono dannosi di per ​​se, e non vanno demonizzati così com'è qualsiasi nuova tecnologia. Il problema è che oggi giorno molte persone pur di riuscire a immortalare un'immagine particolare, non si rendono conto di quanto sia pericolosa e futile la pratica dei selfi estremi o spesso sono così concentrate a trovare la posa migliore, da pubblicare sui social, che non prestano attenzione a dove stanno poggiando i loro piedi e si spingono a volte in punti pericolosi pur di autoritrarsi in una luogo particolare o in una posa originale. E' necessario educare all'utilizzo dei selfi, arrivare a vietarli è un atto estremo dovuto per tutelare la vita, ma non risolutivo del problema. Inserire questo articolo nel gruppo di media education mi è sembrato utile come spunto di riflessione, abbiamo una grande responsabilità che è quella di educare. La media education dovrebbe insegnare come utilizzare i media, quali sono le potenzialità e quali sono i rischi di un utilizzo sbagliato. La riflessione va estesa inoltre al desiderio narcisistico e alla necessità di apparire in una società che da molta importanza all'immagine.
rominamura

Le prospettive della democrazia digitale in Europa - 3 views

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    Secondo l'indice di partecipazione digitale delle Nazioni Unite (ONU, 2016), la partecipazione digitale si sta diffondendo in tutto il mondo. L'indice misura la partecipazione digitale secondo un modello che si articola su tre livelli e include: 1) l'informazione digitale (le informazioni fornite su Internet), 2) la consultazione digitale (l'organizzazione di consultazioni pubbliche online) e 3) il processo decisionale digitale (il coinvolgimento diretto dei cittadini nei processi decisionali) (ONU, 2016: 54). Nella presente relazione, il termine "partecipazione digitale" è riservato a tutte le forme di partecipazione politica che utilizzano i media digitali, compresi sia i meccanismi formalmente istituzionalizzati sia l'impegno civico informale. Gli elementi trainanti alla base della partecipazione digitale sono la digitalizzazione, lo sviluppo di strumenti digitali che possono essere utilizzati per coinvolgere i cittadini (media sociali, software deliberativo, sistemi di voto elettronico, ecc.) e l'accesso sempre più diffuso a Internet. Nei paesi europei, in particolare quelli che si collocano nei primi 50 posti in termini di risultati, i cittadini hanno sempre più opportunità di far sentire la loro voce nel governo e nella politica. Secondo le Nazioni Unite, la percentuale maggiore di iniziative di partecipazione digitale riguarda l'accesso garantito dall'amministrazione centrale e dalle amministrazioni locali a informazioni del settore pubblico e le consultazioni pubbliche tramite strumenti digitali. Di recente è cresciuta l'attenzione nei confronti del coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale, sebbene i progressi registrati finora in questo settore siano modesti.
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    La relazione stilata dal EPRS mette in luce la stretta necessità di costruire una reale partecipazione attiva del cittadino europeo all'interno del sistema politico sovranazionale. Il mezzo utile a veicolare l'intervento della cittadinanza è internet. Le sperimentazioni sin'ora condotte hanno riguardato la possibilità di voto elettronico e le petizioni online, sta di fatto che esiste ancora il muro che impedisce il la comunicazione, lo scambio tra i rappresentanti della politica europea e i cittadini, sarebbe invece auspicabile un dialogo bidirezionale tra cittadini e istituzioni costituito da interventi attivi con formulazione di quesiti, scambio di opinioni, dibattiti, osservazioni sull'operato degli organi competenti in Europa, nonché una relazione di carattere più umano, utilizzando appieno le potenzialità della rete internet e la sua capacità di annullare le distanze. Necessita promuovere la media literacy con particolare attenzione alle fasce di popolazione meno propense ad acquisire nuove nozioni. Occorre andare oltre i social network, strutturando una comunità dotata di infrastrutture pienamente utilizzabili, che sia informata, partecipativa, e che sia co-autrice della vera e propria democrazia digitale.
adelaide nucera

Analisi critica vs. produzione creativa. Le nuove sfide della media education nell'era ... - 10 views

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    Negli ultimi decenni la funzione socializzante svolta dalle agenzie educative tradizionali (in primis, scuola e famiglia) è stata messa in discussione da altre, più informali (e spesso più efficaci) agenzie: il gruppo dei pari, le sub-culture, le organizzazioni politiche, i movimenti sociali e soprattutto i media. In particolare per la scuola, il successo dei media ha sollevato una serie di riflessioni sui processi educativi nella società contemporanea Primo: i media attivano forme di apprendimento che - a differenza del tradizionale apprendimento alfabetico - interpellano intelligenze multiple e multisensoriali . Secondo: i media mettono in discussione l'idea stessa di ciò che significa oggi essere «istruiti» in quanto richiedono nuove forme di alfabetizzazione che vanno ben oltre il tradizionale saper leggere e scrivere, Terzo: la media education implica lo sviluppo di competenze di «lettura» e «scrittura» dei media, aspira cioè a sviluppare sia la comprensione critica dei media sia la partecipazione attiva in una società altamente mediatizzata. Quarto: la media education sfida apertamente la retorica tecno-utopica, spesso dominante nei discorsi dei politici, degli insegnanti, dei professionisti/imprenditori dei media, secondo la quale le tecnologie digitali «rivoluzioneranno» la scuola.
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    L'intento di questo articolo è quello di avvicinare la didattica al mondo dei giovani. Si evidenzia come la " media education" può ridurre il gap tra la vita quotidiana dei ragazzi impregnata dall'utilizzo dei nuovi media e l'educazione formale che spesso non riconosce l'importanza che i media hanno e il ruolo che rivestono. Per far si che ciò avvenga gli studenti devono poter creare, esplorare e vivere esperienze mediali piacevoli e nel contempo sviluppare un senso critico verso l'utilizzo dei media.
carlettera

Uso dei dispositivi elettronici in bambini fino ai tre anni - 1 views

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    L'utilizzo e l'osservazione costante da parte dei bambini degli schermi di cui sono dotate le nuove tecnologie ha conseguenze dirette sia sul metabolismo dei piccoli che sul loro equilibrio emotivo e sul comportamento sociale. Il neurologo, etologo e psichiatra Boris Cyrulnik ha espresso il parere formale che si dovrebbero vietare gli strumenti dotati di schermo prima dei tre anni e raccomanda ai genitori di evitare la sovraesposizione dei loro figli a tali tecnologie che li "ipnotizzano" e li rende dipendenti in pochi giorni. Lo studioso mette anche in evidenza come l'impatto del digitale sia forte anche sulla costruzione del comportamento sociale e sul rendimento scolastico dei bambini.
carlettera

Uso dello schermo palmare e ritardo nel linguaggio: uno studio - 2 views

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    Una ricerca presentata nel 2017 durante il Pediatric Academic Societies Meeting e condotta dall'università di Toronto evidenzia quanto sia forte l'impatto del digitale sui tempi dell'apprendimento del linguaggio. In particolare per ogni aumento di 30 minuti del tempo trascorso davanti allo schermo palmare, i ricercatori hanno rilevato un aumento del 49% del rischio di ritardo del linguaggio espressivo. Si tratta del primo studio che riporta un'associazione tra tempo dello schermo palmare e aumento del rischio di linguaggio espressivo ritardo.
smaragliano

Social Media Marketing nei servizi B2B. Un'indagine esplorativa. - 2 views

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    L'articolo tratta il tema del Social media marketing nei servizi B2B. La diffusione dei Social Media a livello globale sta modificando le strategie di comunicazione delle imprese, consentendo forme di dialogo e di interazione del tutto nuove, nelle quali il cliente può giocare un ruolo sempre più attivo e propositivo. Tenuto conto della rilevanza che i SM stanno acquisendo nell'ambito delle strategie di comunicazione e di marketing delle imprese, la letteratura utilizza la locuzione Social Media Marketing per riferirsi all'uso delle applicazioni social ai fini della gestione degli scambi, sia nell'ambito del mercato di sbocco dei prodotti/servizi dell'azienda. Le opportunità di interazione offerte dai SM costituiscono uno dei loro maggiori punti di forza rispetto ai media tradizionali pertanto la maggior parte degli studi sul tema risulta focalizzata sull'identificazione dei vantaggi derivanti dal loro utilizzo nell'ambito delle strategie di marketing. Ciò ha consentito di mettere in luce sia i benefici che gli strumenti di SMM offrono in termini di maggiore efficienza ed efficacia nella gestione degli scambi.
adelaide nucera

L'UTILIZZO EFFICACE DELLE MAPPE CONCETTUALI NELLA DIDATTICA - 3 views

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    Le mappe concettuali come strumento facilitante sono utili per ottenere un apprendimento efficace, ma è necessario capire le modalità per costruirle, distinguerle dalle mappe mentali, sapere in quale momento è più adeguato introdurre una mappa concettuale, come gli studenti possono utilizzarla e chi, fra insegnante e i discente , dovrebbe costruirla al fine di ottenere i risultati attesi.
ppitzalis

Neuroscienze e Neuropsicologia - Corriere della Sera - Ultime Notizie - 9 views

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    La parola "Multitasking" è usata sempre più spesso per descrivere il tipo di attività mentale che i ragazzi adottano quando utilizzano le nuove tecnologie. In realtà il termine più idoneo per descrivere questo neologismo inglese sarebbe "multi attività" o "multi compito", la capacità di svolgere più attività contemporaneamente. Questo articolo l'ho trovato molto interessante in quanto ci induce a riflettere sul modo in cui tutti noi siamo abituati a organizzare le nostre attività illudendoci di risparmiare non solo del tempo ma anche di essere più efficienti. Cercare delle informazioni su Internet e contemporaneamente rispondere a delle email o a un messaggio in realtà riduce non solo le nostre performance, perché il cervello può concentrarsi soltanto su una cosa alla volta, ma ricerche hanno dimostrato che si può ridurre il Q.I. Da queste ricerche è quindi evidente che le persone costantemente bombardate da molteplici flussi d'informazioni elettroniche non riescono a prestare attenzione, ricordarsi le informazioni e passare da un lavoro all'altro come chi, invece, porta a termine un compito alla volta. La sfida è quindi quella di saper utilizzare i media senza che siano loro, le nuove (ormai neanche più tanto "nuove") tecnologie ad "usare" noi e ad assumere il controllo della nostra vita.
anonymous

Occhi in rete:cinque incontri di Media Education - 9 views

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    Questo articolo presenta un progetto sottoposto a 21 studenti di scuola superiore, eterogenei per età e provenienza. Esso ha lo scopo di dare agli studenti maggior consapevolezza delle tecnologie, in particolar modo dei social network con il fine di far comprendere agli studenti vari concetti fondamentali come identità, privacy, rischio, community. Il progetto è stato suddiviso in cinque incontri. I primi due sono stati dedicati alla presentazione del concetto di media educazione e alla presentazione dei ragazzi partecipanti; nel terzo incontro c'è la visione di un film; il quarto è stato dedicato al confronto e nell' ultimo si sono affrontati il concetto di privacy dal punto di vista della rete. Il progetto è stato valutato in maniera positiva ed ha avuto ampi sviluppi futuri.
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    In questo articolo Matteo Maria Giordano, MED (membro dell'Associazione Italiana per l'educazione ai media e alla comunicazione), presenta e spiega un progetto di media education finanziato dalla scuola di Pordenone per una classe di seconda superiore. Il progetto è volto ad aiutare gli studenti a comprendere le responsabilità implicate nell'utilizzo delle nuove tecnologie e si svolge in 5 incontri, durante i quali si passa dal concetto di identità, a quello di furto d'identità e cyberbullismo, attraverso strumenti come la LIM, computer, videoproiettore, ecc. Si passa poi alla valutazione finale del progetto e ai risultati ottenuti, fino alla progettazione di futuri interventi relativi agli stessi temi. Un articolo molto interessante che dà un'idea concreta di quello che è un progetto di un intervento di Media Education.
anonymous

Droghe senza sostanza: Internet Addiction - 3 views

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    La diffusione dei social è diventata molto profonda negli ultimi anni. Tanto da porre radici evolutive un po' in ogni campo. I social generano integrazione e unione in diversi contesti. Questo articolo vuol far riflettere sul fatto che questi social media, tanto apprezzati, fanno fatica ad affermare sempre un valore positivo per l'umanità: con l'uso del web, possiamo trovarci nel coinvolgimento delle dipendenze da internet; una di queste è proprio la "Computer Addiction", caratterizzata dalla dipendenza dei giochi virtuali. Ognuno di noi utilizza il web per svariati motivi: per esempio c'è chi lo utilizza anche per avere una via di fuga dai problemi e nascondere ansie e tristezza momentaneamente. I soggetti con un'elevata fragilità emotiva o con deficit psicologici e/o problemi familiari, sono quelli più coinvolti poichè "cadono" nella rete per cercare "ristoro". Anche le persone con un forte locus of control rischiano di cadere nell'imbuto del gioco online perchè convinti di poter esercitare il controllo anche su di esso. i fattori di rischio dunque, sono collegati all'ansia, alla depressione, alle dipendenze, alla solitudine, ad abitudini che non soddisfano le nostre aspettative, a fattori di stress, ed inoltre, la dipendenza da internet va a braccetto con l'abuso di alcool e con il disturbo da deficit di attenzione ed iperattività.
stema99

Didattica Problem & Project Based per l'innovazione a scuola - 9 views

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    L'articolo, redatto da una ricercatrice del MIUR, con annessa bibliografia, spiega cosa sia, punti di forza e opportunità che offre il project based learning. Un approccio all'insegnamento che pone maggiormente l'accento sull'apprendimento da esperienze complesse, orientate verso il raggiungimento di uno scopo o di un obiettivo specifico formativo che potrebbero contribuire a migliorare l'efficacia e l'attrattiva del processo dell'insegnamento-apprendimento, produrre scenari di vita reale in aula, superando l'atmosfera di teoricità che solitamente si crea, creare stili di pensiero diversi, preparare a soluzioni creative e divergenti dei problemi della vita contemporanea. Consente di "imparare facendo", permettendo la costruzione di una conoscenza più autonoma e completa, dando priorità alla sperimentazione rispetto alla trasmissione dei saperi di tipo tradizionale. Permette quindi l'elaborazione di dati e concetti in un'esperienza immersiva e coinvolgente, soprattutto se integrato dalla tecnologia di realtà aumentata, divenendo così un possibile strumento di auto-apprendimento, rispetto alla trasmissione dei saperi di tipo tradizionale.
maripedretto

Il Digital Video Sharing come pratica educativa - 3 views

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    Ho trovato in rete questo articolo del Prof. Filippo Ceretti, dell'Università di Bolzano, che affronta il tema delle condivisioni in rete dei video, tema molto diffuso, soprattutto da parte delle nuove generazioni, che viene indicato con il nome di digital video sharing. Il fenomeno, grazie alla sempre maggiore facilità di produzione (soprattutto attraverso la foto-videocamera del cellulare) e alle comode possibilità di trasmissione dei propri contenuti attraverso i blog e le piattaforme social, come Facebook, Twitter, Youtube, è divenuto dilagante. Questo articolo lo considera da un punto di vista prettamente educativo ed evidenzia come tale pratica possa essere messa al servizio della costruzione e trasmissione culturale. Si avvicina all'idea di "Educare i Media", rispetto a "Educare ai Media" si tratta di una ricerca ancora in corso ma, a mio avviso, interessante.
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