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giuliartt

Sviluppare la propria identità nell'era dell'ONLINE - 4 views

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    Nell'articolo proposto e scritto da Francesco Minelli, psicologo e psicoterapeuta , si affronta il tema dello sviluppo del proprio sé e della propria identità nell'era del digitale; Oggigiorno gli adolescenti costruiscono il proprio sé "Online" grazie al quale possono sperimentare diverse identità. La costruzione del sé con Internet diventa un concetto, un laboratorio di identità, che fornisce supporto concreto all'immaginazione, dà il vantaggio di espressione delle parti inesplorate del sé e concede il permesso di fingersi qualcun altro in rete o nel mondo virtuale ma anche di attuare strategie di presentazione. L'osservarsi in rete offre maggiori possibilità di provare più identità in quanto caratterizzata da riduzione uditiva e visiva che incoraggia a cambiare e nascondere caratteristiche fisiche di se stessi, ma anche da anonima e ciò spinge la persona ad essere meno inibita e dare informazioni più facilmente. L'identità virtuale rappresenta quindi gli aspetti più salienti del sé, che possono variare in base al contesto e all'ambiente in cui ci troviamo. Questa nuova identità aiuta sicuramente a migliorare il concetto di autostima; la note negativa è che i ragazzi coì facendo sono sovraesposti a più relazioni e ciò potrebbe aumentare dubbi sul loro vero Sé.
lorenzomagri

Identità digitale e narrazione di sé nell'era del web - 3 views

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    L'articolo si basa su come vengono definite le modalità di strutturazione ed identificazione del Se a fronte di produzioni narrative di studenti universitari in una comunità virtuale. Le relazioni che si creano e successivamente l'esporre, anche se in un contesto anonimo, di proprie informazioni personali come se lo stesso contesto non possa influenzare gli stessi rapporti interpersonali. Lo sviluppo della propria identità anche in contesti virtuali, un modellarsi continuo non riferito a tratti innati del se ben definiti e stabili. Lo studio è stato effettuato sulla piattaforma Blogspy reclutando studenti universitari i quali hanno aderito su base volontaria e in forma anonima registrandosi con un nickname. Gli studenti hanno interagito tra loro, definendo la propria identità e narrandosi all'interno della comunità virtuale. Questa realtà virtuale è diventata sempre più attuale nei giovani d'oggi che sono nati già nell'era digitale. Dallo studio dei risultati dei vari test effettuati risulta che a dispetto dell'anonimato i partecipanti hanno progressivamente svelato il loro se facendo paradossalmente riconoscere, in maniera palese, la loro vera dimensione e svelando il loro percorso di crescita con riferimenti ad accadimenti reali o riferimenti ad amici o parenti. Pertanto la piattaforma anonima ed a primo impatto depersonalizzante non ha avuto l'effetto creduto ma ha lasciato spazio ai partecipanti di accrescere la conoscenza del loro se e di spaziare anche su argomenti personali quali sviluppo futuro, studio università ed ambito familiare.
bertolova

PERFORMANCE DI IDENTITA' CULTURALE SUI SOCIAL MEDIA: UNO STUDIO SUGLI STUDENTI BOLIVIANI - 4 views

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    In questo recente articolo tratto dalla pagina del MDPI Open Access Journals, viene presentato uno studio eseguito attraverso 17 focus group, con 105 studenti universitari boliviani, con l'intento di esplorare qualitativamente le interazioni con i social media nella rappresentazione dell'identità culturale degli studenti dei Paesi del sud del mondo. Performance e polimedia sono le lenti concettuali utilizzate a tale scopo, con particolare attenzione al ruolo dei social media rispetto al contesto specifico di utilizzo. Gli argomenti chiave si sono concentrati attorno al nesso globale-locale nella cultura di massa e su come i media possano rivitalizzare e riarticolare le tradizioni e le identità culturali. Nel contesto boliviano, questi studenti rappresentano una parte molto consistente e diversificata della popolazione con background regionali, culturali, sociali ed economici diversificati. Inoltre le loro aspirazioni educative e di status hanno reso questo gruppo di studenti un piccolo microcosmo utile ad analizzare i meccanismi alla base della nascita di idee sulla cultura locale, cittadinanza globale, mondanità, cosmopolitismo ecc. I risultati dello studio contribuiscono a comprendere maggiormente gli intrecci tra identità culturale e social media tra i giovani al di là dei contesti del Nord globale e dimostrano che la varietà delle identità culturali boliviane (che variano da regionale e indigeno a nazionale e cosmopolita) non sono attivamente associate o eseguite su tutti i social media utilizzati, ma si modulano in base alle diverse percezioni che gli studenti hanno dei media stessi (visibilità, intimità, normatività) che modellano le diverse performance d'identità culturale.
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
veronica2478

Se la competenza digitale non contrasta il cyber-bullismo - 3 views

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    Il terzo articolo - scritto da Luciano Di Mele ed Erika Isatto dell'Università Telematica Internazionale Uninettuno - l'ho scelto perché ci aiuta a riflettere sul ruolo attuale della competenza digitale, che non è solo e sempre fattore di protezione ma in alcuni casi agevola comportamenti disfunzionali. Tale articolo riporta uno studio svolto con adolescenti della scuola secondaria sulla valutazione della competenza digitale. Obiettivo dell'indagine era esplorare variabili target, costituite da comportamenti disfunzionali (come cyber bullismo e cyber vittimismo), e metterle in relazione con altrettanti fattori di protezione (come Efficacia Tecnologica ed efficacia Metacognitiva). Uno dei risultati ottenuti da tale studio è che l'autoefficacia metacognitiva si correla positivamente con le tendenze alla cyber vittimizzazione e soprattutto con il cyber bullismo. Tale esito fa riflettere sull' importanza dell'educazione alla competenza digitale, non basta conoscere gli strumenti per ridurre il fenomeno del cyber bullismo, talvolta chi è più esperto ha tendenze ad attuare comportamenti disfunzionali, quindi, è necessario, nell'educazione ai media, coinvolgere anche gli aspetti etici. Gli autori sottolineano l'esigenza di approfondire la ricerca in tale campo e verificare se determinate azioni educative siano efficaci per promuovere comportamenti etici in rete.
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    Questo interessante articolo sul cyber-bullismo e le competenze digitali si concentra sulla relazione esistente tra i due fattori. In particolare ci si chiede come la media educational può modulare azioni a specifiche necessità riguardo il fenomeno del cyber- bullismo, cyber-vittimizzazione e le competenze digitali che riguardano il mondo degli adolescenti. 837 studenti di scuola secondaria, ragazze e ragazzi in età compresa tra i 14 e i 19 anni, sono stati sottoposto a questionari di autovalutazione, . La ricerca ha rilevato che negli adolescenti queste competenze non diminuiscono la tendenza al cyber-bullismo, competenze digitali più evolute come quelle metacognitive si associa a un comportamento che porta al bullismo o alla vittimizzazione in internet. Dato positivo Quello che ci si chiede è se i stessi ragazzi hanno ben chiari i confini etici che vanno al di là delle competenze digitali che possono essere usate in modo costruttivo o distruttivo. In questa era, dove identità reale e virtuale diventano una cosa sola, gli adolescenti hanno bisogno non solo di essere educati al digitale, ma in particolar modo aiutati ad essere sempre più consapevoli e coscienti dei propri comportamenti in rete che, seppur protetti dallo schermo il quale crea un evitabile distacco emotivo con il mondo reale, possono avere conseguenze gravi, specie se non guidati dall'etica. Questa potrebbe diventare la nuova sfida educativa della media education, ovvero non solo educare i giovani alla competenza tecnologica, ma anche saper promuovere nuove consapevolezze sui comportamenti etici in rete.
anonymous

Occhi in rete:cinque incontri di Media Education - 9 views

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    Questo articolo presenta un progetto sottoposto a 21 studenti di scuola superiore, eterogenei per età e provenienza. Esso ha lo scopo di dare agli studenti maggior consapevolezza delle tecnologie, in particolar modo dei social network con il fine di far comprendere agli studenti vari concetti fondamentali come identità, privacy, rischio, community. Il progetto è stato suddiviso in cinque incontri. I primi due sono stati dedicati alla presentazione del concetto di media educazione e alla presentazione dei ragazzi partecipanti; nel terzo incontro c'è la visione di un film; il quarto è stato dedicato al confronto e nell' ultimo si sono affrontati il concetto di privacy dal punto di vista della rete. Il progetto è stato valutato in maniera positiva ed ha avuto ampi sviluppi futuri.
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    In questo articolo Matteo Maria Giordano, MED (membro dell'Associazione Italiana per l'educazione ai media e alla comunicazione), presenta e spiega un progetto di media education finanziato dalla scuola di Pordenone per una classe di seconda superiore. Il progetto è volto ad aiutare gli studenti a comprendere le responsabilità implicate nell'utilizzo delle nuove tecnologie e si svolge in 5 incontri, durante i quali si passa dal concetto di identità, a quello di furto d'identità e cyberbullismo, attraverso strumenti come la LIM, computer, videoproiettore, ecc. Si passa poi alla valutazione finale del progetto e ai risultati ottenuti, fino alla progettazione di futuri interventi relativi agli stessi temi. Un articolo molto interessante che dà un'idea concreta di quello che è un progetto di un intervento di Media Education.
ginvidia

I social network sono diventati "il modo in cui esistiamo"? - Annamaria Testa - Interna... - 3 views

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    L'esperta di Comunicazione analizza molteplici aspetti di quello che è e che sarà l'avvento dell'era del web nelle nostre vite. Stando ai dati ormai la maggioranza delle persone trascorre la gran parte del tempo su internet e sono dati sempre in aumento. I Social Network sono i maggiori mezzi per poter costruire la nostra identità virtuale che non deve coincidere con quella personale, per iscriverci infatti basta una E-mail e una Password e possiamo diventare quello che vogliamo. L'utilizzo di internet si sta espandendo a macchia d`olio. C'è chi è pubblicato ancora prima di nascere , grazie alle ecografie postate dai genitori nelle loro pagine. Gli stessi enti di beneficenza trovano nel web un modo eccellente per raccogliere fondi e le aziende vedono nel mondo di internet un infinito campo per entrare in concorrenza con i rivali, in cui vince chi ha più followers. Tutto via via si sta sviluppando online:  Lavoro, Identità, Relazioni Sociali, passando più tempo a costruire il nostro Sè virtuale di quanto ci occupiamo di quello reale. La domanda è dunque: I SOCIAL NETWORK SONO DIVENTATI IL MODO IN CUI ESISTIAMO?
erikafenaroli

Viaggio onlife: perché il web non è più una bolla - 6 views

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    In occasione del Safer Internet Day (9 Febbraio 2021) "Cattolica News" ha dato voce ad esperti dell'Ateneo in ambito di comunicazioni in rete. Cristina Pasqualini, sociologa, esprime come i ragazzi, in un momento di riduzione di libertà e relazioni, abbiano dimostrato di essere resilienti e di sapersi gestire con naturalezza da "remoto". Giuseppe Riva, docente di Psicologia della comunicazione, spiega come l'iperconnessione provochi in modo inevitabile una continuità tra la vita sui social e la vita reale così che le due sfere non siano più separate ma si fondino insieme. Giovanna Mascheroni, sociologa, illustra come la rete sia fonte di discriminazione e stereotipi, risultando così un potenziale rischio, mentre lo psichiatra Federico Tonioni approccia i rischi del "gaming". Continuando in tema di rischi della rete ,vengono inoltre illustrati fenomeni come il cyberbullismo, cybergravidanza minorile, il sexting e i rischi di incorrere in cybertruffe. L'articolo è corredato da video informativi molto interessanti che articolano gli argomenti trattati.
giannib71

Adolescenti - 2 views

Adolescenti Il mondo degli adolescenti e' sempre stato in movimento, cangiante ma negli ultimi anni con l'avvento delle nuove tecnologie questa accelerazione e' diventata ancora più dirompente. Il ...

started by giannib71 on 17 Mar 21 no follow-up yet
gsoldatich

Chi sono online? Approfondimento su Identità online e Web Reputation - 2 views

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    Webinar dedicato ai docenti, realizzato da Generazioni connesse (https://www.generazioniconnesse.it/site/it/home-page/), associazione italiana della rete internazionale Safer Internet Day (https://www.saferinternetday.org/en-GB/home) con la collaborazione di Telefono azzurro (https://azzurro.it)
chiarafranguelli

Public History, identità professionale e riflessività degli educatori e d... - 1 views

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    L'articolo scritto da Pietro Causarano, docente di storia della pedagogia all'università di Firenze, ripercorre l'evolversi, in Italia, delle figure di docenti e studenti a partire dal secondo dopoguerra fino ad oggi. Tratta del cambiamento di centralità dall'insegnamento verso l'apprendimento, quindi la necessità da parte degli insegnanti di una consapevolezza che la loro identità professionale sia basata sulla conoscenza del processo storico e sulla loro formazione come combinazione di conoscenze/abilità/competenze e addestramento specifico. Le lacune riscontrate, unitamente all'assenza di possibilità di avanzamento di carriera, fatta salva l'anzianità, costituiscono elemento di disagio anche nella considerazione sociale, che il sindacalismo contribuisce ad aumentare. Inoltre viene descritto l'aumento della scolarizzazione femminile da secolarmente minoritaria a nettamente superiore dagli anni '80 e del precedente processo di femminilizzazione del corpo docente, specialmente nelle scuole con alunni di età inferiore ai 10 anni.
cabriolet

I nuovi media tra eredità, identità e legame - 4 views

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    In questo articolo, Diego Zanelli, dottorando alla università del Galles, Trinity Saint David, ci parla di quelli che sono oggi i nuovi media immersi in una realtà che è sempre più un punto d'origine verso la multimedialità. Il medium, ogni nuovo media, fa da filtro verso quell'altra dimensione dove il corpo non ha modo di arrivare e, dall'altra parte, c'è un altro, che è ognuno di noi ma diverso da ognuno di noi. E' come guardarsi allo specchio da piccoli e non sapere che dall'altra parte ci siamo noi. L'immagine che ci restituisce il medium, però, la possiamo cambiare grazie ad un qualsiasi software, o ci consente di essere altri con molteplici identità (Facebook). I nuovi media sono utilizzati da tutti ma non per tutti con la stessa facilità o lo stesso scopo. Zanelli divide i nativi digitali (la nuova generazione che è cresciuta a pane e internet e che non ha avuto bisogno di istruzioni) da quelli che chiama "immigrati" digitali (la vecchia generazione che non ha invece avuto istruzioni a sufficienza per immergersi nell'utilizzo dei nuovi media) con una introspezione che rasenta la psicoanalisi nelle parti in cui misura l'Altro nel non-spazio di Internet.
diego1968

I nuovi media come possibili strumenti di «alfabetizzazione» per i tempi moderni - 14 views

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    numero monografico rivista
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    il "mondo" dell'infanzia e dell'adolescenza sia stato e sarà sempre di più profondamente influenzato anche dall'uso delle nuove tecnologie (Buckingham). Dagli studi effettuati da David Buckingham e presentati nel testo Media Education emerge infatti non solo quanto facilmente i mezzi tecnologici siano oggigiorno accessibili anche a bambini e adolescenti, ma anche come vi sia stata una integrazione e globalizzazione delle industrie dei media: esistono pochi brand globali che propongono una 'cultura comune', soprattutto tra i giovani. Spesso questi media sono cross mediali (integrano cioè più media tra loro), ma non per questo sono omogene i e sono suddivisi in settori specifici che permettono la creazione e la diffusione di communities che vanno oltre i confini nazionali. Non è un caso, infatti, se Buckingham e Sefton-Green evidenziano come la recente «ricerca sulle culture giovanili ha focalizzato l'attenzione sui modi in cui i giovani si appropriano di forme di espressione di cultura popolare con lo scopo di costruire le loro identità sociali. Da questo punto di vista, i media sono risorse simboliche che i giovani usano per dar senso alle loro esperienze, in relazione agli altri e per organizzare la loro vita quotidiana» Come emerso in numerose ricerche sembra infatti che le nuove tecnologie entrino in maniera decisiva a far parte proprio dell'esperienza quotidiana degli educandi d'oggi. Grazie alle caratteristiche principali dei nuovi media questi mezzi sono divenuti veicoli e allo stesso tempo testimoni privilegiati dei vissuti dei ragazzi e delle ragazze contemporanei. Considerando gli studi effettuati da gli esperti del settore sopraindicati e, nello specifico, i dati riscontrati nel Rapporto di ricerca europeo può notare infatti quanto l'uso della tecnologia si a capillare tra la popolazione più giovane. In particolare, Internet risulta essere utilizzato da una volta al giorno a una volta a settimana dal 93% dei ragazzi tra i nove e
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    Negli ultimi anni i nuovi Media sono stati in grado di influenzare tutti i settori del vivere quotidiano, e come afferma Roger Silverstone "nel quotidiano che si inseriscono le dimensioni culturali e funzionali dei media". Infatti proprio nei contesti quotidiani questi strumenti poliedrici hanno avuto la loro influenza maggiore, coinvolgendo appieno la sfera educativa e pedagogica, tanto che alla scuola viene richiesto di saper fronteggiare delle sfide sempre più complesse. Gli insegnanti dovrebbero accettare la necessità di un cambiamento culturale (in cui si riprogettino i curricula intorno ai media). Quindi una delle sfide è il passaggio dall'alfabetizzazione tradizionalmente intesa, ad una forma più aggiornata che sviluppi negli studenti nuove competenze e capacità critiche in merito all'uso e alla partecipazione attiva ai nuovi media.
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    Questo articolo vuole sottolineare quanto sia importante assumere una nuova prospettiva educativa e pedagogica, una pedagogia che sia costantemente in cammino, un campo aperto a nuove esperienze pedagogiche, come per esempio quelle offerte dai nuovi media. L'orientamento pedagogico dovrebbe togliere il timore che gli strumenti digitali possano impoverire il livello culturale dei più giovani, trasformandoli, come spesso si dice, in quasi degli analfabeti. Invece, grazie ad un utilizzo adeguato delle nuove tecnologie in ambito educativo, si può offrire a tutti gli studenti conoscenze, abilità e risorse per essere "alfabetizzati" anche rispetto ad una delle literacy emergente, quella appunto legata ai nuovi media, rendendoli così in grado di «afferrare» la realtà. E se la realtà vissuta, rappresentata, immaginata dai giovani d'oggi è fortemente influenzata anche dalle nuove tecnologie, ogni educatore consapevole del valore e della responsabilità insiti nella propria professione, dovrebbe essere in grado di offrire alla persona con la quale lavora non solo gli strumenti per «leggere la parola» ma anche per «leggere il mondo».
alesalerno

Preadolescenti e smartphone | Labalestra | International Journal of Developme... - 5 views

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    L'articolo ha come oggetto la preadolescenza e lo smartphone. L'uso di tablet o smartphone a questa età viene considerata un'attività naturale dei ragazzi già alla nascita ("digital born").C'è chi ritiene che utilizzare lo smartphone a 11 anni sia prematuro poiché i giovani non hanno acquisito ancora gli strumenti cognitivi per farne buon uso e chi ritiene che sia una sicurezza per coloro che lo possiedono. I giovani manifestano la necessità di essere connessi a qualcosa o qualcuno, il bisogno di far parte di un gruppo che li accetti e accolga e non permetta loro di soffrire l'esclusione o il disinteresse. Per questo i ragazzi cominciano a reclamare il diritto alla privacy inserendo codici di blocco.Ma possedere uno smartphone non sempre significa conoscerne le potenzialità ed i rischi. I ragazzi hanno bisogno di comunicare e lo fanno attraverso uno schermo, hanno la necessità di condividere in rete emozioni, i pensieri, l'immagine di sé, ma spesso attuano un uso improprio e pericoloso di tali strumenti. Questo anche perché da ciò che emerso, intervistando le famiglie, il posto occupato dalle ICT non è percepito come critico solo una piccola percentuale di genitori ne permette l'uso con regole. La connessione non è solo prerogativa dei giovani, ma anche dei genitori che si sentono più tranquilli potendo ritracciare i propri figli quando sono lontani. E' difficile controllare gli accessi alle applicazioni poiché i ragazzi possono farlo inserendo false identità. E' come è possibile spiegare ad un bambino di 11 anni i comportamenti virtuali di una chat ? Credo sia importante che i genitori, nella consapevolezza della difficoltà che incontreranno nel voler controllare ciò che fanno figli, spesso più preparati di loro nell'utilizzo di tali strumenti, dovrebbero adeguarsi tempi e più che mettere in pratica regole restrittive, condividere con i ragazzi le loro esperienze virtuali e spiegare le conseguenze reali e non, dei loro comportamenti in rete.
valeriauni

Narcisismo digitale: enfatizzare il Sè ideale nel mondo virtuale - 0 views

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    L'interesse personale per l'articolo raggiunge il suo culmine dopo aver letto, su un social, lo 'stato' di una ragazza ventenne: "Vedendo che su Istangram non faccio grandi numeri di likes(dai 20 ai 50 ma solo perchè ho tanti amici stretti) ho preso consapevolezza di non essere una bella ragazza." Partendo dal concetto rogersiano di autostima e analizzando come interagiscono e gerarchicamente si pongono le varie strutture del sè, la Dott.ssa Manuela Agostini descrive le motivazioni e i bisogni alla base dell'utilizzo della propria immagine sui social, concentrandosi sl rapporto che intercorre tra narcisismo- autostima-insicurezza. Diviene dunque evidente come attraverso i social network si strutturino vere e proprie relazioni sociali e, ancor di più, quanto e come i suddetti contribuiscano all'equilibrio della nostra identità. Risulta fondamentale ,in un approfondimento di questo tipo, mantenere uno sguardo obiettivo e riconoscere punti di forza e criticità delle dinamiche emergenti nell'interazione all'interno dei social, al fine di rilevare eventuali campanelli di allarme, derivanti da un utilizzo o atteggiamento scorretto nei confronti di questi.
azzurradb

Per una Didattica con i Social - 8 views

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    I social network sono ormai uno strumento indispensabile al giorno d'oggi: ampiamente utilizzati come mezzi di comunicazione, manifestazione pubblica della nostra vita e della nostra identità, primo passo per la creazione di relazioni e rapporti. Considerata la valenza che hanno acquisito questi strumenti, si potrebbe prevedere un loro utilizzo molto più consistente nell'ambito della didattica. Uno strumento che si adegua al linguaggio della generazione odierna e un metodo forse più stimolante rispetto allo stile di insegnamento che ancora vige nella maggior parte delle scuole italiane, come dimostra la famosa indagine TALIS, svolta dall'OCSE su 23 stati.
camillasbrocca

I nuovi media e il rischio del cyberbullismo: quali segnali? - 2 views

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    La diffusione delle tecnologie e di Internet stanno modificando la nostra vita, ad esempio computer e telefono hanno trasformato le nostre abitudini quotidiane, come il modo di comunicare e di lavorare. Nonostante i nuovi media offrano nuove possibilità per tutti noi, l'altra faccia della medaglia è rappresentata da diversi rischi, legati all'utilizzo improprio di questi strumenti. Il rischio principale è il cyberbullismo, ovvero l'uso delle nuove tecnologie per intimorire, molestare o mettere in imbarazzo le altre persone, attraverso diverse modalità, come telefonate, messaggi e social network. Questo pericoloso fenomeno riguarda soprattutto i giovani, perché, attraverso i social network, possono nascondere la loro identità dietro lo schermo di un pc. Oggi, per i ragazzi, la distinzione tra vita virtuale e vita reale è davvero minima, infatti le attività che svolgono online hanno conseguenze anche nella loro vita. Il cyberbullismo è caratterizzato, ad esempio, da pettegolezzi, immagini o video imbarazzanti, costruzione di falsi profili e minacce. Queste aggressioni possono rimanere comportamenti solo online o possono far seguito a veri e propri episodi di bullismo. Sono tante le notizie che ascoltiamo al telegiornale o che leggiamo sui quotidiani, che riguardano atti di violenza tra ragazzi nelle scuole o nei loro luoghi di ritrovo o, addirittura, che riguardano il suicidio, come estrema conseguenza delle continue minacce virtuali da parte dei coetanei. Spesso i veri deboli sono proprio gli aggressori, vittime della propria ignoranza e dell'incapacità di farsi valere in altri modi, a causa di famiglie assenti, che non li educano ad un adeguato approccio a internet. La spiacevole diffusione del cyberbullismo ha indotto diversi autori a studiare questo fenomeno, ad esempio Smith e i suoi collaboratori proposero una definizione di cyberbullismo in relazione diretta con il bullismo.
andreacattaneo

Fare Media Education nella scuola: significati e prospettive - 4 views

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    Il sistema-scuola sta attraversando nel nostro Paese un momento molto critico e di destabilizzazione. L'urgenza di equiparare la scuola italiana agli standard Europei richiede nuove competenze teoriche e metodologiche che coinvolgono le due agenzie educative scuola e famiglia. Dopo decenni di riflessioni e immobilità programmatica, si sta raggiungendo una radicale e Esso disegna una storia lunga sul versante istituzionale che si può documentare una radicale revisione sia dell'istituzione scolastica nella sua struttura, che dei suoi processi formativi. Tra il 1979 e il 1991, ripercorrendo i documenti che il Ministero della Pubblica Istruzione ha pubblicato, emerge come si siano modificati gli orizzonti d'attesa, da una visione ed un utilizzo dei media come un sapere puramente tecnico ed esecutivo ad una concezione dei media come campo di apprendimento esperienziale. Per citare Cesare Scurati (1993) si può comprendere come con "Messaggi, forme e media" viene indicato uno dei campi di esperienza del bambino in cui vengono fatte rientrare "tutte le attività inerenti alla comunicazione ed espressione manipolativo-visiva, sonoro-musicale, drammatico-teatrale, audio-visuale e mass-mediale e il loro continuo intreccio". In questo contesto di profondo cambiamento si pongono le domande di come formare le nuove identità professionali e i loro contesti operativi, come ad esempio il Media Educator, che dovrà veicolare la fruibilità delle nuove competenze.
serenadelia

Li chiamavano schiavi della doppia spunta blu - 6 views

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    In questo articolo il sociologo Bauman sottolinea come oggi si siano modificati i significati di "identità" e "comunità", di "pubblico" e di "privato". I social media rappresentano una trappola dal momento in cui ci spingono a circoscrivere le nostre conoscenze ed a distruggere con un "click" le nostre relazioni. I brevi status virtuali permettono di nasconderci e di tenerci lontani da scomode polemiche e da confronti diretti. Non vi sono più dibattiti costruttivi e la comunicazione orale si è convertita ad uno spasmodico utilizzo di convenzioni ed abbreviazioni. Bauman, attraverso una definizione attenta di cosa siano i social media, pone la figura dell'individuo fruitore ("individuo online") come capace di costruirsi un mondo su misura, di cui è protagonista, e di percepirsi sia come vittima, sia come carnefice sociale.
giorgia14

BULLISMO E MEDIA EDUCATION - 7 views

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    Mi ritengo molto fortunata; negli anni in cui ho frequentato la scuola dell'obbligo (ma anche successivamente) infatti, non sono mai stata oggetto di bullismo, né vi ho mai assistito, eppure questo fenomeno è sempre esistito. Ma allora perché da qualche tempo, ha assunto una connotazione così ampia? L'articolo risponde a questa domanda , evidenziando come le nuove metodologie di comunicazione consentano di superare confini fisici e temporali prima invalicabili. Ed è proprio in questo scenario che si colloca la Media Education, come un'attività finalizzata a sviluppare nei giovani la capacità di comprendere ed utilizzare i media in modo critico.
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    Questo articolo si sofferma in modo particolare sul fenomeno dell bullismo elettronico,si propone di analizzare il doppio ruolo della comunicazione mediatica che ,da un lato produce nuove identità dell'universo giovanile e dunque nuove rappresentazioni, dall'altro, attraverso la media education, essa può divenire potente mezzo di persuasione e apprendimento centrato a sviluppare potenzialità critiche creative dei ragazzi. Nell'era di Internet,di Youtube, il fenomeno dell bullismo è sempre più complesso ,le azioni offensive dei bulli non avvengono più faccia a faccia ,ma attraverso il mezzo tecnologico, il Web. La vittima di questi atti di bullismo non trova più sicurezza neanche all'interno della propria casa,in quanto anch'essa potrebbe essere scenario di violenza e molestie subite tramite cellulare o via Internet. Negli ultimi decenni la media education ha offerto precisi strumenti metodologici,e ha trovato vasti campi di applicazione, laddove I soggetti si trovassero in "pericolo". La media education potrebbe essere il passepartout per comunicare con I giovani,il momento in cui il mondo della formazione si incontra con il linguaggio dei media.
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