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ezirotti

Photographic Psychology: Interpreting People Pics - 1 views

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    Questo articolo tratta di analisi fotografica e psicologia. E' un articolo scritto da John Suler che, come si legge nel sito dal quale è tratto il link, è scrittore, fotografo e professore di psicologia alla Rider University (USA). Ho scelto questo articolo perché mi piace molto la fotografia e, oltre a trattare uno dei temi del corso, è anche strettamente collegato al nostro principale campo di studi; e non solo è scritto da un'autorità, ma l'ho trovato essere soprattutto acuto e intelligente. Nell'articolo si è invitati a osservare, ma soprattutto a prendersi il tempo per farlo, cosa che, nel nostro mondo in cui si va sempre di corsa, viene difficile fare... e si è invitati a farlo nel dettaglio, ponendosi diverse domande. L'articolo, soprattutto nella prima parte, si concentra molto sugli aspetti emotivi, e ciò in apparenza potrebbe apparire in contrasto con la media education e con la necessità di adottare un punto di vista distaccato, critico. Non credo però che sia in effetti in contrasto, in quanto credo sia bene studiare anche le emozioni, i sentimenti soggettivi e gli aspetti emotivi e permettere anche a questi aspetti di "toccarci"... solo in un secondo momento, e con pieno controllo razionale, si dovrebbe poi riuscire ad analizzare la fotografia in maniera più distaccata. Ho trovato l'articolo, e in generale anche il sito (con molti altri articoli simili su altri argomenti come, ad esempio, il linguaggio del corpo, le micro espressioni, l'analisi degli auto ritratti, ecc.) molto interessante. Oltre a immortalare e immortalarci, dovremmo imparare anche a "guardarci in faccia" perché l'obiettivo non cattura soltanto oggetti o figure e le nostre imperfezioni, ma anche le nostre emozioni, stati d'animo, i nostri desideri e convinzioni, il nostro benessere. La media education può aiutarci non solo a "difenderci" criticamente come "consumatori" di media o a "sfruttare/utilizzare" e creare con più consapevolezza come produttori, ma anche a util
grassilaura

Nicholas Carr: Internet ci rende stupidi? Repubblica.it - 3 views

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    Otto anni fa Nicholas Carr scatena un dibattito che ancora divide gli appassionati: "Mi manca il mio vecchio cervello, Google ci rende stupidi", disse lo scrittore americano in un ormai celebre articolo dal quale ricavò anche un libro. Il sociologo Derrick de Kerckhove parte dalla tesi di Carr ma la contesta. Il web può essere una opportunità: più informazioni da condividere, più creatività, un "nuovo Rinascimento" tuttavia consiglia di non essere schiavi del cellulare, staccarsi un attimo, fare passeggiate, leggere, ascoltare musica, parlare con qualcuno senza controllare il telefonino.
giovanni9

Ma i nativi digitali sono "illetterati digitali": ecco il ruolo della Scuola - 5 views

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    L'articolo apparso il 13 luglio 2018 su Agenda Digitale a firma di Vittorio Midoro, dirigente di ricerca CNR e membro del gruppo di lavoro del MIUR per la valutazione dell'uso dei dispositivi personali in classe, pone l'attenzione sul fatto che crescere all'interno di una società digitale non vuol dire essere "digital literate". Quindi egli continua riflettendo sul possibile ruolo della scuola nell'odierna società. Seppur la maggioranza dei ragazzi mostra padronanza nell'uso dei media digitali, è raro che qualcuno riesca a realizzare app, programmi o siti web per i quali sono richieste competenze specifiche difficili da acquisire informalmente. La scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a sviluppare abilità creative, di astrazione e di problem solving fin dai primi anni scolastici. Attraverso la Media Literacy si possono comprendere e valutare i diversi aspetti dei media e dei loro contenuti, nonché migliorare le abilità comunicative nei diversi contesti e creare prodotti mediali. Infatti, la comprensione della comunicazione implica il sapere analizzare e valutare i messaggi e saperli creare e condividere. Bambini e ragazzi sono sempre stati molto curiosi, ma oggi spesso non sono i genitori a rispondere alle loro domande, ma la rete. Alcuni studi hanno dimostrato però che i ragazzi adottano spesso strategie di ricerca delle informazioni piuttosto improvvisate e caotiche e hanno una scarsa capacità di valutare la qualità dell'informazione trovata. Inoltre essere sempre connessi non è detto che migliori la qualità delle relazioni. In rete vi è la tendenza a presentarsi con un'identità diversa dalla propria ed è difficile creare e sostenere relazioni profonde tra le persone. Per quanto riguarda l'apprendimento, l'autore dell'articolo cita Gardner per ricordarci che esistono diversi tipi di intelligenze. Queste vanno assecondate valorizzando quelle possedute e rafforzando quelle meno sviluppate. La scuola dovrebbe capire i ragazzi, i lo
grassilaura

Nuove tecnologie, nuove dipendenze dell'era digitale. - 4 views

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    Lo sviluppo di Internet e la sua penetrazione diffusa, ha cambiato profondamente ogni dimensione della nostra vita pubblica e privata. Negli ultimi anni in Italia la quota di persone che dispone di un accesso alla rete è aumentata esponenzialmente. La diffusione più impressionante riguarda l'utilizzo in mobilità. Sono 25 milioni coloro che, almeno una volta al mese, lo usano da un tablet o uno smartphone, mentre 21 milioni accedono quotidianamente con un balzo di ben 4 milioni anno su anno. La dipendenza da Internet è un sintomo psicologico. Si può parlare di dipendenza quando la maggior parte del tempo e delle energie vengono spesi nell'utilizzo della rete, creando menomazioni forti e disfunzionali nelle principali e fondamentali aree esistenziali. Un termine di recente introduzione, nomofobia, designa la paura incontrollata di rimanere sconnessi dalla rete di telefonia mobile,
lgrandi

La metodologia EAS e il progetto "Smart Future" - 0 views

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    L'articolo, pubblicato nel Maggio 2018 su "Bricks", descrive il progetto "Smart Future" e la sperimentazione della metodologia EAS (Episodi di Apprendimento Situato) nelle classi quarta e quinta elementare di un istituto di Agnone (IS). La metodologia EAS è stata introdotta dal prof. Rivoltella, e offre agli studenti la possibilità di un apprendimento situato e significativo, che porti alla realizzazione di artefatti digitali, e ad un'appropriazione personale dei contenuti. Uno degli scopi del progetto è la diffusione dell'innovazione tecnologica nella didattica, con particolare attenzione a disabilità e disagio, cercando con l'utilizzo delle Nuove Tecnologie da parte di alunni "svantaggiati", di garantire pari possibilità di beneficio. I risultati positivi della sperimentazione sottolineano l'importanza dell'innovazione digitale a supporto della didattica.
giovanna1990

Educazione ai media - Wikipedia - 0 views

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    L'educazione ai media o media education è un' attività didattica entrata in uso con lo sviluppo tecnologico dei mezzi di comunicazione di massa e si riferisce alla capacità di saper utilizzare i mezzi di comunicazione di massa con un occhio critico e attento nei confronti dei contenuti e dei messaggi proposti dai media.
dorinalombardo

ALFABETIZZAZIONE TRANSMEDIALE NELLA NUOVA ECOLOGIA DEI MEDIA - 2 views

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    Questa ricerca "Libro bianco"propone alternative per applicare le capacità transmediali degli adolescenti - sviluppate al di fuori della scuola - all'interno del sistema educativo formale e trarne beneficio. I risultati ottenuti possono essere così sintetizzati: La distribuzione delle abilità #transmedia tra gli adolescenti non è regolare o equilibrata Mentre alcune di queste abilità di #transmedia cambiano molto poco nel tempo (ad es. quelle relative ai valori), altre abilità sono soggette a cambiamenti tecnologici incessanti (ad es. quelle relative ai social media) Le abilità #transmedia sono influenzate dal genere (ad esempio, le ragazze usano maggiormente media che si concentrano sugli aspetti relazionali, mentre i ragazzi tendono a concentrarsi sugli aspetti ludici) Gli adolescenti sono consapevoli della necessità di acquisire abilità di prevenzione del rischio Gli adolescenti applicano strategie di apprendimento informali tradizionali in nuovi ambienti digitali L'imitazione è una delle principali strategie di apprendimento informale che gli adolescenti applicano YouTube è uno dei più importanti spazi di apprendimento online e occupa un ruolo centrale nel consumo di contenuti multimediali degli adolescenti e (a volte) nella produzione LIBRO BIANCO 15 Progetto Transmedia
tatnap

Lev Manovich: Software Culture. La Grammatica Comune Dei Media • Digicult | Digita... - 3 views

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    Intervista a Lev Manovich, autore del libro "Software Culture", pubblicata su una piattaforma, Digicult, che si occupa dell'impatto delle tecnologie digitali su arte, design e cultura. I temi affrontati riguardano il linguaggio visivo ibrido delle immagini in movimento che oggi domina la nostra cultura visiva. In particolare si fa riferimento alla "deep remixability" coniata da Manovich come trasformazione rivoluzionaria della cultura visuale che coinvolge l'ibridazione dei media al livello non solo dei contenuti ma delle tecniche fondamentali, dei metodi di lavoro e dei modi di rappresentazione ed espressione. Ho scelto l'articolo per arricchire il concetto di Metamedia già affrontato nella mappa concettuale
danielabauducco

Il medium è il messaggio? Sì, anche per gli adulti! Ovvero, la media educatio... - 5 views

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    Questo articolo di Annalisa Fabris del 26/09/2018 approfondisce la famosa previsione di Marshall McLuhan "il medium è il messaggio", sottolineando la necessità di formazione mediale anche per gli adulti e gli anziani in un'ottica di longlife-learning. Un approccio consapevole all'utilizzo dei media consente infatti non solo l'esercizio critico ma anche la maggiore capacità di comprendere la crescente complessità della realtà ed i mutamenti sociali, prerogative tipiche della maturità.
jgrossi108

Dipendenza da gioco d'Azzardo - SIIPAC - 3 views

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    Sono particolarmente interessata a questo Articolo, relativo alla "Dipendenza del Gioco d'Azzardo Patologico", poiché nella Struttura dove lavoro ci occupiamo di Dipendenze, non solo correlate all'abuso di sostanze ma anche legate al Gambling. Come infatti viene descritto nell'articolo, il fatto di "giocare" apparentemente sembrerebbe innocuo, come il fatto di comprare un semplicissimo "Gratta & Vinci" oppure di rinchiudersi in una saletta buia in un Bar a schiacciare un tasto colorato di una VLT, ed il problema è che socialmente questo comportamento viene ben accettato. Il Dr. Guareschi, nel suo saggio "Giocati dal Gioco", differenzia i Giocatori Patologici in ben 6 categorie in base alla modalità che li spinge a giocare: da quelli che lo fanno per professione, mantenendosi attraverso di esso, a quelli che usano il gioco come "analgesico" per placare le ansie e sfuggire alle responsabilità, nonché alla realtà, e quindi in esso vi trovano un rifugio. Ecco, quindi, che le categorie dei Giocatori che hanno perso il controllo sulla loro attività di gioco d'Azzardo (Giocatori per Azione), ed i Giocatori per Fuga, sono quelli che più di tutti gli altri necessitano di un sostegno psicologico e psichiatrico, anche perché la loro quotidianità viene colmata da bugie, debiti e disperazione, arrivando persino a perdere affetti, lavoro e beni materiali. Il GAP viene riconosciuto dal Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, come un impulso irresistibile e incontrollabile, che può progredire in intensità ed urgenza, modellando i criteri diagnostici su quelli delle tossicodipendenze, includendo persino il termine di tolleranza ed astinenza. Anche per i fattori di rischio, si riconoscono tratti simili a quelli che portano all'uso/abuso di sostanze, come la depressione, la ricerca di sensazioni forti e l'impulsività. Oggigiorno si riscontra un'affluenza verso il gioco d'Azzardo già dalla giovane età, molto probabi
dorinalombardo

Italian teachers and Technology-Knowledge training | Di Blas | Form@re - Open Journal p... - 2 views

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    Questo articolo cerca di rispondere alla domanda "Come i docenti italiani si formano alle competenze tecnologiche", nel quadro di riferimento del modello TPACK , secondo il quale una varietà di supporti e fonti agisce in un contesto d'apprendimento. La discussione si basa sui dati raccolti attraverso un questionario erogato a più di 1300 docenti in servizio; il focus è in particolare sui docenti di scuola secondaria inferiore e superiore. I risultati mostrano come i docenti fruiscano di una pluralità di fonti, prediligendo quelle "informali".
diego1968

I nuovi media come possibili strumenti di «alfabetizzazione» per i tempi moderni - 14 views

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    numero monografico rivista
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    il "mondo" dell'infanzia e dell'adolescenza sia stato e sarà sempre di più profondamente influenzato anche dall'uso delle nuove tecnologie (Buckingham). Dagli studi effettuati da David Buckingham e presentati nel testo Media Education emerge infatti non solo quanto facilmente i mezzi tecnologici siano oggigiorno accessibili anche a bambini e adolescenti, ma anche come vi sia stata una integrazione e globalizzazione delle industrie dei media: esistono pochi brand globali che propongono una 'cultura comune', soprattutto tra i giovani. Spesso questi media sono cross mediali (integrano cioè più media tra loro), ma non per questo sono omogene i e sono suddivisi in settori specifici che permettono la creazione e la diffusione di communities che vanno oltre i confini nazionali. Non è un caso, infatti, se Buckingham e Sefton-Green evidenziano come la recente «ricerca sulle culture giovanili ha focalizzato l'attenzione sui modi in cui i giovani si appropriano di forme di espressione di cultura popolare con lo scopo di costruire le loro identità sociali. Da questo punto di vista, i media sono risorse simboliche che i giovani usano per dar senso alle loro esperienze, in relazione agli altri e per organizzare la loro vita quotidiana» Come emerso in numerose ricerche sembra infatti che le nuove tecnologie entrino in maniera decisiva a far parte proprio dell'esperienza quotidiana degli educandi d'oggi. Grazie alle caratteristiche principali dei nuovi media questi mezzi sono divenuti veicoli e allo stesso tempo testimoni privilegiati dei vissuti dei ragazzi e delle ragazze contemporanei. Considerando gli studi effettuati da gli esperti del settore sopraindicati e, nello specifico, i dati riscontrati nel Rapporto di ricerca europeo può notare infatti quanto l'uso della tecnologia si a capillare tra la popolazione più giovane. In particolare, Internet risulta essere utilizzato da una volta al giorno a una volta a settimana dal 93% dei ragazzi tra i nove e
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    Negli ultimi anni i nuovi Media sono stati in grado di influenzare tutti i settori del vivere quotidiano, e come afferma Roger Silverstone "nel quotidiano che si inseriscono le dimensioni culturali e funzionali dei media". Infatti proprio nei contesti quotidiani questi strumenti poliedrici hanno avuto la loro influenza maggiore, coinvolgendo appieno la sfera educativa e pedagogica, tanto che alla scuola viene richiesto di saper fronteggiare delle sfide sempre più complesse. Gli insegnanti dovrebbero accettare la necessità di un cambiamento culturale (in cui si riprogettino i curricula intorno ai media). Quindi una delle sfide è il passaggio dall'alfabetizzazione tradizionalmente intesa, ad una forma più aggiornata che sviluppi negli studenti nuove competenze e capacità critiche in merito all'uso e alla partecipazione attiva ai nuovi media.
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    Questo articolo vuole sottolineare quanto sia importante assumere una nuova prospettiva educativa e pedagogica, una pedagogia che sia costantemente in cammino, un campo aperto a nuove esperienze pedagogiche, come per esempio quelle offerte dai nuovi media. L'orientamento pedagogico dovrebbe togliere il timore che gli strumenti digitali possano impoverire il livello culturale dei più giovani, trasformandoli, come spesso si dice, in quasi degli analfabeti. Invece, grazie ad un utilizzo adeguato delle nuove tecnologie in ambito educativo, si può offrire a tutti gli studenti conoscenze, abilità e risorse per essere "alfabetizzati" anche rispetto ad una delle literacy emergente, quella appunto legata ai nuovi media, rendendoli così in grado di «afferrare» la realtà. E se la realtà vissuta, rappresentata, immaginata dai giovani d'oggi è fortemente influenzata anche dalle nuove tecnologie, ogni educatore consapevole del valore e della responsabilità insiti nella propria professione, dovrebbe essere in grado di offrire alla persona con la quale lavora non solo gli strumenti per «leggere la parola» ma anche per «leggere il mondo».
jgrossi108

Media digitali: angeli o demoni? - Infanzia digitale - Tecnologia digitale, scuola e ap... - 8 views

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    Mentre leggevo questo articolo su internet riflettevo sul fatto che io stessa appartengo a quella generazione che molti autori, tra cui Prensky, chiama "Nativi Digitali": la generazione nata tra il 1980 e il 1990, cresciuta nella prima era del Web, la 1.0, caratterizzata da siti statici e uso sfrenato delle e-mail e dei più svariati motori di ricerca;i primi a cogliere l'enorme potenziale dei nuovi media, sfruttandolo per comunicare con gli amici, per conoscerne di nuovi, cercare informazioni o notizie e per condividere le opinioni.Mettendo da parte il mio smartphone e chiudendo le pagine web che ho aperto tra una ricerca e l'altra, mi domando come le tecnologie digitali stiano trasformando le vite, le abitudini, le abilità cognitive;i bambini di oggi che adulti saranno domani?La iGeneration accoglie al suo interno tutti i nati dagli anni '90 fino al 2010 e la "i" rappresenta l'insieme di dispositivi nati al contempo (iPhone,iPad). Prensky li descrive come individui abili a elaborare le informazioni,con una preferenza per le nozioni che possono ottenere rapidamente e apprendere attraverso modalità attive e non-lineari, multitasking,poco tolleranti verso lunghe letture e che sperimentano lo sviluppo delle abilità sociali all'interno della realtà digitale.Nella mie esperienze ho potuto osservare genitori che,in preda alla stanchezza,lasciavano i figli giocare con tablet o smartphone per ore,trascurando i rischi del web e lasciando che si rinchiudessero in questa bolla di sapone che è la realtà virtuale.Ho anche visto,però,genitori lontani per lavoro che grazie ad internet potevano guardare i loro figli crescere e sentire la loro voce.Io non so se i cosiddetti nuovi media, o meglio i media digitali, sono degli angeli o dei demoni; so però che internet ha cambiato molte vite e che crescere insieme a dei genitori presenti è auspicabile ma la possibilità di sentirli vicini o di imparare gratuitamente è indispensabile.Chi vivrà, vedrà.
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    L'articolo in questione, è tratto dalla "Tesi di Laurea" di Loredana Urraro. Iniziando da una considerazione generale, dove viene evidenziato come la nostra Epoca stia attraversando una potente Rivoluzione Tecnologica e la nostra quotidianità è quindi pervasa dall'utilizzo costante di Strumenti Digitali, si arriva a postulare di un problema che riguarda lo sviluppo cognitivo dei più piccoli e nello specifico, si parla di "Demenza Digitale" (M. Spitzer). I così detti "Nativi Digitali" cioè tutti i bambini che sono nati dalla fine degli Anni '90 in poi sanno padroneggiare con sempre maggior facilità i mezzi digitali a tal punto che viene coniato il termine "Intelligenza Digitale". I nuovi strumenti digitali si sostituiscono di fatto all'interazione faccia-faccia, sottraendo tempo prezioso al gioco e alle relazioni umane: il semplice gesto dello scorrimento delle dita su un piano liscio (come quello dei touch-screen) impoverisce inevitabilmente l'esperienza tattile, ottica e acustica fondamentale per lo sviluppo del cervello del bambino. Gli stimoli emotigeni provenienti dalle tecnologie possono portare ad un sovraccarico informazionale (Information Overload) con la conseguente desensibilizzazione emotiva del bambino connessa all'abuso dei dispositivi, in particolare TV e Videogiochi violenti. Tutto questo può portare in età pre-adolescenziale ad una devianza nelle condotte e stili di vita a rischio. Oltre a questo, si apre un capitolo importante legato al valore legato al piacere che i Nuovi Media tecnologici sono in grado di fornire ai Nativi Digitali, aprendo così lo scenario di una potenziale Dipendenza Tecnologica e, di conseguenza, legato al Disturbo da Gioco su Internet, come la "Sindrome da Videogiochi". Demonizzare le nuove Tecnologie, comunque, non rappresenta la soluzione e porterebbe ad una discussione sterile, mentre assume rilevanza maggiore il concetto di "limite", ossia l'introduzione di limiti e cautele
franceschisimo

Giovani sguardi sulla media education - 4 views

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    La Media Education (ME) pone tra i suoi obiettivi quello di dotare i soggetti delle competenze necessarie per leggere e analizzare i messaggi veicolati dai media e per entrare attivamente a far parte del loro processo produttivo. Partendo dalle parole dei reali protagonisti del mutamento descritto, questo articolo vuole problematizzare il rapporto minori-nuove tecnologie per ciò che riguarda le attività mediaeducative che si rivolgono ai ragazzi. Il fine ultimo è quello di fornire a insegnanti, educatori e adulti in genere spunti utili per creare assieme ai più piccoli discorsi e pratiche capaci di riposizionare gli usi delle tecnologie mediali all'interno delle attività quotidiane, in linea con ciò che suggeriscono gli approcci più recenti che riguardano la ME. Questo articolo si sviluppa attorno ai risultati di ricerca che ha coinvolto un istituto scolastico secondario di primo grado (circa 300 studenti) in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. Il materiale empirico è composto da 62 ore di osservazione etnografica svolte durante gli incontri con i gli studenti dell'istituto e i questionari di gradimento raccolti al termine del progetto. L'obiettivo della ricerca è quello di comprendere, a partire dalla voce dei ragazzi, cosa questi pensino della media education, quali aspettative abbiano e in che modo rispondano agli stimoli e alle attività che gli vengono proposte. Il fine ultimo è quello di fornire strumenti interpretativi e operativi utili a creare discorsi e pratiche capaci di intersecare le pratiche mediali e le attività quotidiane dei giovani.
alesalerno

Preadolescenti e smartphone | Labalestra | International Journal of Developme... - 5 views

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    L'articolo ha come oggetto la preadolescenza e lo smartphone. L'uso di tablet o smartphone a questa età viene considerata un'attività naturale dei ragazzi già alla nascita ("digital born").C'è chi ritiene che utilizzare lo smartphone a 11 anni sia prematuro poiché i giovani non hanno acquisito ancora gli strumenti cognitivi per farne buon uso e chi ritiene che sia una sicurezza per coloro che lo possiedono. I giovani manifestano la necessità di essere connessi a qualcosa o qualcuno, il bisogno di far parte di un gruppo che li accetti e accolga e non permetta loro di soffrire l'esclusione o il disinteresse. Per questo i ragazzi cominciano a reclamare il diritto alla privacy inserendo codici di blocco.Ma possedere uno smartphone non sempre significa conoscerne le potenzialità ed i rischi. I ragazzi hanno bisogno di comunicare e lo fanno attraverso uno schermo, hanno la necessità di condividere in rete emozioni, i pensieri, l'immagine di sé, ma spesso attuano un uso improprio e pericoloso di tali strumenti. Questo anche perché da ciò che emerso, intervistando le famiglie, il posto occupato dalle ICT non è percepito come critico solo una piccola percentuale di genitori ne permette l'uso con regole. La connessione non è solo prerogativa dei giovani, ma anche dei genitori che si sentono più tranquilli potendo ritracciare i propri figli quando sono lontani. E' difficile controllare gli accessi alle applicazioni poiché i ragazzi possono farlo inserendo false identità. E' come è possibile spiegare ad un bambino di 11 anni i comportamenti virtuali di una chat ? Credo sia importante che i genitori, nella consapevolezza della difficoltà che incontreranno nel voler controllare ciò che fanno figli, spesso più preparati di loro nell'utilizzo di tali strumenti, dovrebbero adeguarsi tempi e più che mettere in pratica regole restrittive, condividere con i ragazzi le loro esperienze virtuali e spiegare le conseguenze reali e non, dei loro comportamenti in rete.
gpinzuti

Social network, scuole e famiglie: una revisione della letteratura scientifica - 4 views

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    L'articolo espone l'importanza del ruolo della famiglia e della scuola "nella guida e nel controllo delle relazioni offline e online degli adolescenti nell'uso dei social network". Il testo analizza, in un range di 43 articoli di letteratura scientifica, il rapporto non privo di difficoltà e di ostacoli che i giovani presentano con i social network. Questo articolo mi ha indotto ad una valutazione. La rete dei social network, così perfetta e letale al tempo stesso, ha attratto negli anni un numero sempre maggiore di bambini, adolescenti e adulti e causato danni più o meno rilevanti in ambito pedagogico, psicologico ed educativo (come il cyberbullismo). Sono proprio i genitori e la scuola che dovrebbero difendere l'adolescente ed educarlo ai rischi ai quali può incorrere, semplicemente chattando con altri o inviando file ad altri, in questo "doppio potere" esercitato dai social network. In tal senso è estremamente importante il ruolo della mediazione: è evidente che in un momento in cui la convergenza mediatica è così forte e profonda, forme inefficaci di School Mediation e Parental Mediation, troppo restrittive nell'educazione digitale dei giovani, possono irrimediabilmente deteriorare i rapporti e provocare un pericoloso isolamento. Al contrario se genitori e scuola adottassero (consapevolmente e criticamente) una mediazione attiva, collaborativa e condivisa con l'adolescente - nativo digitale, si riuscirebbe a contrastare, o comunque a ridurre, episodi discriminatori e fare in modo che la distanza tra online e offline per i ragazzi non sia più così fragile.
c2018reduzzi

Rete 5G, rischi e opportunità per le connessioni del futuro. I medici di ISDE... - 3 views

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    Il seguente articolo riporta l'intervista fatta al dott. Agostino Di Ciaula (internista Asl Barletta-Andria e Trani nonche' Segretario Scientifico e Presidente del Comitato Scientifico ISDE) circa i rischi o meno dell'introduzione della tecnologia 5G. La rete 5G verra' definitivamente commercializzata in larga scala in larga scala mentre la sperimentazione e' gia' iniziata in diversi paesi d'Europa e non nel 2017, infatti ad esempio negli USA molte associazioni ambientaliste e di consumatori hanno gia' chiesto limitazioni a livello locale. La 5G sara' la base su cui si sviluppera' l'intera nuova rete mobile. Essa consentira' connessioni sempre piu' veloci , qualita' di servizio maggiore e sara' la base dell'Internet of Things. Il problema e' verificare se i timori di potenziali danni alla salute connessi a questa innovazione siano fondati o meno. La rete 5G registra una frequenza delle onde elettromagnetiche molto piu' elevata rispetto alle precedenti tecnologie arrivando fino alle decine di gigahertz (GHz)e siccome tali onde hanno meno capacita' rispetto alle tecnologie attuali di penetrare attraverso aria, vegetazione o attraverso le pareti degli edifici avranno bisogno di un numero maggiore di micro-ripetitori per Km quadrato (circa un milione). 170 scienziati di 37 paesi diversi hanno chiesto all'UE di bloccare lo sviluppo della tecnologia 5g fino ad accertamento dei rischi e la medesima linea e' stata tenuta anche dall'ISDE Italia. La sperimentazione sino ad oggi ha gia' rilevato notevoli problemi quali l'alterazione dell'espressione genica con conseguenti danni metabolici, effetti sulla cute, effetti circa esi di proteine e sui processi infiammatori , ovviamente come per l'utilizzo prolungato dei cellulari anche il rischio di tumori , effetti dovuti alle esposizioni croniche oltre a quelli biologici e persino il rischio dell'aumento dell'antibiotico-resistenza. Ma anche rischi che colpiscono l
anonymous

"Media education": la piccola grande rivoluzione dei giornali scolastici - 9 views

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    L'articolo spiega come un'ottima base di "Media education" nasca dalla rete di testate scolastiche. Due recenti iniziative, "Penne Sconosciute" di Osa Onlus, "GiornaliNoi" promossa dal mensile Okay!, avvalorano questa tesi. Il giornale scolastico, che vede protagonisti docenti, alunni e genitori, rappresenta una valvola di sfogo per le creatività, antidoto alla noia da aula scolastica. Una grande rivoluzione già in atto dentro e le scuole che mira a rafforzare il senso di appartenenza e di partecipazione dei giovani alle attività sociali attraverso una rete definita "buona informazione". E' inevitabile, se le nuove forme di comunicazione vorranno recuperare rapporto con i soggetti destinatari del messaggio, non potranno ignorare questa realtà in grado di unire aspettative e speranze delle generazioni.
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    L'articolo parla di come il giornalismo scolastico sia una concreta applicazione della media education. Esso espone dei progetti che mobilitano la creatività giovanile già da 15 anni. La redazione di un giornale scolastico è un'attività molto utile per avvicinare gli studenti al lavoro del giornalista, per dare spazio a pensieri, constatazioni, notizie, novità, per raggiungere i vertici dell'istituto e farsi portavoce di iniziative, raggiungendo allo stesso tempo ogni singolo studente e creare un senso di appartenenza. Attraverso questo mezzo i giovani possono comprendere e analizzare il senso dei messaggi dei mass media. L'autore di questo articolo fornisce anche dei esempi concreti di come la stampa scolastica abbia rivelato delle realtà sorprendenti, parlando di temi sociali e attuali dal punto di vista di ragazzi giovani. L'articolo, infine, sottolinea l'importanza di che quest'attività ha sugli studenti, che sono prima di tutto cittadini, per metterli a contatto con la buona informazione.
ginvidia

I social network sono diventati "il modo in cui esistiamo"? - Annamaria Testa - Interna... - 3 views

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    L'esperta di Comunicazione analizza molteplici aspetti di quello che è e che sarà l'avvento dell'era del web nelle nostre vite. Stando ai dati ormai la maggioranza delle persone trascorre la gran parte del tempo su internet e sono dati sempre in aumento. I Social Network sono i maggiori mezzi per poter costruire la nostra identità virtuale che non deve coincidere con quella personale, per iscriverci infatti basta una E-mail e una Password e possiamo diventare quello che vogliamo. L'utilizzo di internet si sta espandendo a macchia d`olio. C'è chi è pubblicato ancora prima di nascere , grazie alle ecografie postate dai genitori nelle loro pagine. Gli stessi enti di beneficenza trovano nel web un modo eccellente per raccogliere fondi e le aziende vedono nel mondo di internet un infinito campo per entrare in concorrenza con i rivali, in cui vince chi ha più followers. Tutto via via si sta sviluppando online:  Lavoro, Identità, Relazioni Sociali, passando più tempo a costruire il nostro Sè virtuale di quanto ci occupiamo di quello reale. La domanda è dunque: I SOCIAL NETWORK SONO DIVENTATI IL MODO IN CUI ESISTIAMO?
michele_r

Storia della comunicazione - La Comunicazione - 1 views

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    I media sono dà sempre quei mezzi di comunicazione con cui tutti, indistintamente da piccoli a grandi, ci imbattiamo giornalmente e di continuo……..non potremmo vivere senza: ci rendono vicini anche quando siamo lontani. Ma ci siamo mai chiesti com'è stata l'evoluzione di tali strumenti nel corso della storia? In questa pagina troveremo la storia dei media dalle prime civiltà fino ad arrivare all'era informatica…… per cui adesso mettiamo giù i cellulari e scopriamo "La storia della comunicazione"
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