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Home/ Groups/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno
assunta somma

mcluhan e la televisione - 0 views

L'interpretazione più eloquente sulla televisione fu fornita da mcluhan che prese le mosse da alcune specificià del mezzo in particolare la bassa definizione della immaine.La tv ,a differenza degl...

#psicotecnologie

started by assunta somma on 25 Nov 12 no follow-up yet
dora ruozzo

MrPod - L'intelligenza è femmina. O no? - 5 views

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    ASCOLTA IL PODCAST! [audio http://oggiscienza.files.wordpress.com/2012/07/intervista-rumiati2.mp3] MRPOD - Finalmente, dopo un secolo, le donne hanno battuto gli uomini nei test d'intelligenza. Almeno questo è quanto ha dichiarato alla stampa nei giorni scorsi James Flynn, psicologo neozelandese considerato tra i maggiori esperti di QI. La notizia (non ancora pubblicata su una rivista scientifica) ha fatto rapidamente il...
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    Girando in rete purtroppo non se ne viene a capo sul discorso intelligenza tra maschi e femmine, ogni studio tira fuori una sua filosofia, una volta sono più intelligenti i maschi, una volta invece le femmine. Quando le matrici di verifica sono diverse è difficile stabilire chi abbia o meno ragione. La cosa importante da stabilire è come mai sfruttiamo così poco l'intelligenza in confronto al potenziale umano disponibile. saluti
Marco Tambara

Psicotecnologie per l'autonomia - 5 views

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    Un documento di Danilo Amadei sull'applicazione pratica delle psicotecnologie. L'autore prospetta una tecnologia accessibile che possa essere di ausilio per "tutti". Una tecnologia che vada incontro anche alle persone più svantaggiate e che possa semplificare la vita. Una tecnologia che possa essere veramente utilizzata da tutti e non solo ammirata.
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    Concordo con l'autore che la tecnologia deve corrispondere al concetto di usabilità e portare al progresso sociale e collettivo. La tecnologia vista non come un punto di arrivo, ma di partenza e che venga interpretata come strumento di sviluppo e non come un mero business.
Ivan Romano

I "nativi digitali" figli di una nuova intelligenza, quella digitale. - 11 views

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    C'è chi come Carr ritiene che l'eccessivo multitasking dell'era digitale ci stia rendendo stupidi, c'è poi chi come il prof. De Kerckhove o il prof. Paolo Ferri (univ. Milano-Bicocca) ritiene invece che si possa parlare di una nuova forma di intelligenza. Nell'articolo che posto tratto dal Corriere viene presentato il libro del prof. Ferri "Nativi digitali". Questa definizione, coniata nel 2001 dallo studioso Marc Prensky, sottolinea la peculiarità di chi oggi ha meno di 15-16 anni ed è nato e cresciuto tra le tecnologie elettroniche; in contrapposizione all'"immigrante digitale", che invece ha incontrato tali tecnologie in una fase successiva della sua vita. Secondo il prof. Ferri, non è vero, che il digitale rende stupidi e favorisce la solitudine; ma può accadere che la modalità di conoscenza veloce e condivisa dei più giovani li esponga a rischi nuovi, come la superficialità, l'incapacità di tollerare le attese o di gestire la privacy. Limiti di fronte a cui il ruolo educativo degli adulti (genitori, insegnanti, istituzioni) diventa fondamentale. C'è quindi la necessità che gli "immigranti digitali" dialoghino dall'alto della loro esperienza con i "nativi digitali"; azzerando i pregiudizi e instaurando un rapporto costruttivo per entrambi.
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    Molto interessante. Per approfondire la cosa si vedano anche i seguenti video su youtube dove l'autore parla dettagliatamente dell'argomento. Video 1 Introduzione http://www.youtube.com/watch?v=8mwFtYfWXQo&feature=relmfu Video 2 Chi sono i Nativi digitali? http://www.youtube.com/watch?v=hYSxvwtdKso Video 3 Intelligenza digitale: http://www.youtube.com/watch?v=EacYvdoeCLg&feature=relmfu Video 4 Immigranti digitali: http://www.youtube.com/watch?v=u7c7Ubk-2S4&feature=relmfu Video 5 Nativi Digitali crescono: http://www.youtube.com/watch?v=5jUJD-WWAIw&feature=relmfu
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    #Intelligence #Multitasking http://www.tecalibri.info/F/FERRI-P_nativi.htm Autore: Paolo Ferri - Titolo: Nativi digitali - Edizioni: Bruno Mondadori "Secondo un fortunato apologo attribuito a Seymour Papert (1996), se un alieno dalla vita millenaria fosse ritornato sulla Terra nel 2000 dopo cinquecento anni di assenza, avrebbe trovato irriconoscibili i laboratori scientifici - per esempio quelli di fisica, non potendo mettere a confronto gli studi di Newton e Galileo con i Bell Labs o il CERN -, ma avrebbe riconosciuto facilmente un luogo deputato alle assemblee politiche, una chiesa o un'aula scolastica: non molto è cambiato da allora." Trovo interessante il titolo ed il contenuto del primo capitolo: "1 - Una razza in via di apparizione" Un ulteriore contributo può esser chiarificatore: Da 0 a 12 anni, l'identikit dei veri nativi digitali http://daily.wired.it/news/internet/ecco-chi-sono-i-nativi-digitali.html Chi sono i nativi digitali? Il loro modo di usare le tecnologie è legato alla loro età età? Una ricerca a cura del Gruppo NumediaBios e dell'università Milano Bicocca dà una risposta. Ciò che emerge è chiaro: la coppia oppositiva nativi/immigranti digitali è efficace ed esplicativa, a patto che non si considerino i nativi come una categoria unitaria e non si enfatizzi troppo la faglia tra nativi e immigrati. I nativi sono, infatti, una specie in via di apparizione, all'interno della quale possono essere individuate differenti popolazioni e stili di fruizione delle tecnologie, differenti a seconda dell'età e quindi dell'esposizione più o meno precoce alle tecnologie della comunicazione digitale. Emergono tre tipologie diffe
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    La classe politica italiana, citata dalla Rastelli nella recensione del libro di Ferri, risponde con il decreto legge del 18 ottobre 2012, n. 179 " Ulteriori misure per la Crescita del Paese" dove, nell'ottica di favorire la crescita e lo sviluppo dell'economia e della cultura digitali, affronta temi che vanno dall'agenda e dall'identità digitale, al domicilio digitale del cittadino, alla posta certificata, passando per la sanità digitale, libri e centri scolastici digitali, innovazioni nei sistemi di trasporto pubblico, moneta elettronica, ricerca e innovazione e comunità intelligenti. Per chi vuole approfondire ecco il link alla Gazzetta Ufficiale: http://www.gazzettaufficiale.it/moduli/DL_181012_179.pdf
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    c'e un interessante articolo di sole 24 ore sull'argomento nativi digitali che vi invio per una riflessione sulle nuove generazioni che vivono e crescono con le nuove tecnologie : ddio al vecchio sapere lineare fondato sulla parola scritta e sulla trasmissione di conoscenza maestro-alunno: imparare oggi ha la forma di un suk arabo nell'ora di punta. Tra social network, video-racconti su YouTube, la musica di MySpace, il linguaggio sincopato delle chat e le bufale online, gli studenti di nuova generazione hanno bisogno di una bussola per orientarsi. Ma la scuola non c'è. O meglio, non ce la fa: a studenti 2.0 corrispondono spesso istituti scolastici da secolo scorso. Chi sono questi famigerati «nativi digitali», nati e cresciuti a rivoluzione internet compiuta? Come ha scritto l'ex direttore del programma Comparative media studies del Mit di Boston, Henry Jenkins, la loro cultura è «partecipativa» e si fonda su «produzione e condivisione di creazioni digitali» e su una «partnership informale» tra insegnanti e alunni, che porta il bambino a sentirsi responsabile del progetto educativo. Il maestro non è più un trasmettitore di conoscenza ma un «facilitatore», che fa da filtro tra il caos della rete e il cervello del piccolo studente. «Frequentano gli schermi interattivi fin dalla nascita», spiega Paolo Ferri, docente di Tecnologie didattiche e teoria e tecnica dei nuovi media all'Università Bicocca di Milano, «e considerano internet il principale strumento di reperimento, condivisione e gestione dell'informazione». È la prima generazione (che oggi ha tra gli 0 e i 12 anni) veramente hitech, che pensa, apprende e conosce in maniera differente dai suoi fratelli maggiori. «Se per noi imparare significava leggere-studiare-ripetere, per i bambini cresciuti con i videogames vuol dire innanzitutto risolvere i problemi in maniera attiva», prosegue Ferri, che studia e promuove da anni il «digital learning». I bambini cresciuti con consolle e cellular
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    Collegato al tema dei nativi digitali e, in particolare, alla loro formazione segnalo l'interessante libro di George Veletsianos "Emerging technologies in distance education". George Veletsianos è un assistente professore di tecnologia didattica presso l'Università del Texas. La sua ricerca e gli interessi di insegnamento comprendono la progettazione, lo sviluppo e la valutazione di ambienti di apprendimento digitale, con particolare attenzione alla formazione per mezzo di personaggi virtuali, tecnologie emergenti, e all'esperienza dello studente. Questo libro, disponibile in Creative Commons Licence su www.aupress.ca, mette in mostra il lavoro internazionale di studiosi di ricerca e professionisti della formazione a distanza, che utilizzano emergenti tecnologie interattive per l'insegnamento e l'apprendimento a distanza. Esso raccoglie le conoscenze disperse di esperti internazionali che mettono in evidenza fattori pedagogici, organizzativi, culturali, sociali, ed economici che influenzano l'adozione e l'integrazione di tecnologie emergenti nella formazione a distanza. Emerging technologies in distance education fornisce una consulenza di esperti su come sia possibile lanciare efficaci e coinvolgenti iniziative di formazione a distanza, in risposta alle innovazioni tecnologiche, cambiando mentalità e le pressioni economiche e organizzative. Il volume va oltre l'hype che circonda le tecnologie Web 2.0 e mette in evidenza le questioni importanti che i ricercatori e gli educatori devono prendere in considerazione per migliorare la pratica educativa.
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    Beh che dire questo articolo è attinente al programma di Psicotecnologie e si riallaccia a quanto detto dal Prof. De Kerckhove nella sua lezione "is Google making us stupid?". Le conclusioni a cui arrivano i due Prof sono simili. Il Multitasking non ci rende più stupidi come invece sembrerebbe emergere da uno studio della Stanford University condotto su di un campione di 100 studenti. Nel mio piccolo devo ammettere che condivido le posizioni di Jacobs emerse in questo articolo (già condiviso per altro da un altro collega) :http://www.corriere.it/cronache/10_maggio_23/multitasking-rodota_b6937564-6685-11df-b272-00144f02aabe.shtml Jacobs riprende un po' quanto detto da Carr e cioè che il multitasking non ci rende migliori ma semplicemente ci fa fare più cose assieme e tutte, in un certo qual modo,"male". Il termine "male" va spiegato un po' meglio, con il multitasking facciamo più cose assieme e le facciamo peggio di come le faremo se ne facessimo una alla volta, in questo senso ho usato il termine "male". Secondo me il punto centrale, parlando di multitasking, è che la nostra società oggi ci obbliga a far più cose simultaneamente e se per certi studiosi questo ci porta a fare più cose in modo peggiore è anche vero, come dice il Prof.De Kerckhove, che quest'abilità è prerogativa delle nuove generazioni. In ultima analisi, oggi dobbiamo saper fare un po' tutto (mandare email, usare la chat, navigare in internet ecc...) e se questo ci rende un po' meno capaci "nello specifico" è un sacrificio da poter fare in nome dell'evoluzione tecnologica.
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    Su BBC news del 20 Novembre, nell'articolo "What makes us intelligent?" si parla di un argomento simile anche se lo studio non parla solo delle nuove generazioni, quelle cosiddette 2.0 . Lo strumento digitale ci rende più stupidi? Anche qui viene rilevato che non memorizziamo più le cose come un tempo, non tanto per ridotta capacità quanto per una naturale efficienza mentale: perché usare tempo e spazio per attingere a cose facilmente reperibili con altri strumenti? Il filosofo Andy Clark ha definito gli uomini "natural born cyborg" dato che riescono ad integrarsi e incorporare i nuovi strumenti che la tecnologia ci può offrire per sfruttarli e magari nel frattempo allargare le nostre competenze, occuparci di più tasks, e non è detto che sia in maniera più superficiale.
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    Allora io sono un "immigrato digitale" ! Come molti ho assistito ai primi pc (da bambino giocavo con il commodore 64 e a scuola ci facevano fare dei test con un programma grafico chiamato "tartaruga" , una sorta di triangolo verde che segnava linee sullo schermo), ricordo le prime piattaforme per videogiochi, il modem a 56k, i primi video presenti in rete, etc Assecondare le tecnologie non è sempre stato facile perchè occorre sempre un fuoriuscire da ciò che si conosce (ammetto l'estraneità -ma anche il divertimento- che ho provato la prima volta che a casa d'amici ho usato una Wii), un testare cose nuove che magari ritenevi per se inutili (quando è merso il cloud inizialmente mi sono chiesto "ma perchè questa cosa?, ci vogliono controllare meglio?"...a pensarci oggi viene quasi da sorridere) Ritengo utile quindi creare un ponte tra "nativi digitali" e "immigrati digitali", non tanto perchè ci spieghino come funzionano le tecnologie (magari le usiamo megli di loro) ma per cogliere le differenze di visione, d'umanità e di prospettive che ci possono essere tra generazioni diverse
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    Sarei curioso di vedere l'effetti di questa nuova digitalita' fra 30-40 anni, sentendo parlare esperti del rorschach la nostra intelligenta, di Italiani, e' peggiorata tantissimo, abbiamo perso l'intelligenza operativa di fare le cose, l'accuratezza di ricercarle e avere pazienza di farlo! Spero che sia solo un catastrofismo personale di chi ha detto questa cosa, ma ogni cambiamento non puo' per forza di cose portare solo vantaggi... magari...
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    Personalmente non ritengo che l'intelligenza digitale, e quindi google e tutti i social network, ci rendano stupidi. E' solo un modo diverso di fare comunità, condivisibile o meno a seconda dell'età e contesto sociale. Certo dalla nostra generazione(40enni) a quella dei nostro figli 12-16enni, molto è cambiato. Io facevo le ricerche sulle enciclopedie che disponevo in casa, per poi trascrivere il tutto a penna sul quaderno, ora base dati il network, e con un rapido ctrl c, ctrl v, si ha subito ed in maniera eficiente una qualsiasi ricerca. Certo un pò di abilità di come muoversi nel web ci vuole. Però ci dobbiamo adeguare ai nuovi sistemi che ormai sono parte integrante del nostro vivere, conoscere e relazionarsi.
Alessandro Nappo

Apprendimento Collaborativo - 2 views

http://www.slideshare.net/dariaeirene/psicologia-dellapprendimento-collaborativo Definizione di apprendimento collaborativo

#CollaborativeLearning

started by Alessandro Nappo on 25 Nov 12 no follow-up yet
Alessandro Nappo

Intervista a Derrick De Kerckhove - 0 views

#Psicotecnologie

started by Alessandro Nappo on 25 Nov 12 no follow-up yet
Alessandro Nappo

Cognizione Distribuita - 3 views

#DistributedCognition

started by Alessandro Nappo on 25 Nov 12 no follow-up yet
raffaella asmone

De Kerckhove contro Facebook. Intervista in italiano - 4 views

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    Video interessante e "divertente" che rivela il punto dio vista di De Kerckhove. Dalla psicotecnologia, il "Punto dell'essere" e la reinvenzione del futuro a una riflessione critica sugli ambienti chiusi come Facebook e iTunes.
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    Un bel video che fa pensare i rapporti umani in carne e ossa non diventeranno obsoleti, quindi non stanchiamoci di coltivarli. La nostra realtà è aumentata grazie all'elettricità e ci fa riflettere la frase di De Kerckhove in cui affermava che McLuhan diceva che quando sei al telefono non hai più il corpo, come se fosse una sorta di clonazione virtuale di noi stessi. Non a caso, quando parliamo al telefono, gesticoliamo come se la persona con cui parliamo fosse davvero davanti a noi. In un social network il nostro Sè esiste solo in connessione a tutti gli altri, infatti. Il monopolio di ambienti in cui chiudere la socializzazione lascia molti dubbi...abbandoniamo il corpo fisico per passare al corpo macchina/virtuale. Tuttavia noi nasciamo e facciamo prima di tutto parte di un mondo fisico che è quello reale, potrebbe diventare il punto di arrivo finale, un giorno, nella prospettiva di una perdita di controllo della macchina che ci ha collegati all'impossibile.
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    Ciao, bella l'intervista, mi piace molto come descrive il Multi-touch.
Ivan Romano

L'Espresso - Clicco ergo sum - 5 views

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    L'ultimo numero dell'Espresso ha per titolo "Clicco ergo sum". La copertina introduce un interessante articolo su come internet e in particolar modo i social network stanno cambiando la nostra mente e il nostro approccio con la realtà. Vengono presentate varie tesi e ricerche, alcune a dir il vero sembrano un po' apocalittiche. Se non avete intenzione di acquistare il settimanale cartaceo, vi posto la versione dell'articolo in digitale pubblicata sul sito "Ufficio Stampa RAI".
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    Interessante articolo, dove ci sono indubbiamente visioni fin troppo negative su come internet e in particolar modo i social network ci stanno cambiando. Sono andata a ricercare qualcosa di più sulla Sindrome IAD che viene menzionata: è la dipendenza da Internet o in ingese, Internet addiction disorder (IAD), comparabile secondo alcuni al gioco d'azzardo patologico. In merito ai social network viene a crearsi una vera e propria dipendenza ciber-relazionale, nella quale gli amici online diventano più importanti per l'individuo spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici reali. Però è anche vero il contrario: proprio grazie ad internet e ai social network molte persone sono uscite dal loro isolamento mentale e sociale e dalle proprie apatie. Al solito vale la regola della giusta misura nella fruizione delle cose!
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    Chissà se quando è comparsa la scrittura qualcuno ha avuto le stesse visioni negative. Ah si Platone per esempio :) http://www.okpedia.it/paradosso-di-platone
Massimiliano Malato

Multitasking: gli uomini sono più bravi. Studio svedese - 3 views

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    Interessante studio svedese sul diverso apprendimento dell'essere multitasking tra uomini e donne. Il fatto che le donne si cimentino con maggiore frequenza degli uomini in compiti multipli da eseguire nello stesso momento non significa che siano più brave a farlo. Insomma, nella filiera interminabile lavoro - traffico - bollette da pagare - pappe da preparare - scuola nuoto dei figli - incombenze domestiche - cucina gli uomini sembrerebbero più portati a tenere testa a tutto. Chissà cosa verrebbe fuori da uno studio simile in Italia!!!!
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    I ricercatori erano tutti maschi ?!
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    Pensavo che queste cose fossero "superate"...Sappiamo bene di essere tutti diversi, in generale. Comunque è uno studio svedese che si basa sull'osservazione di un campione di persone svedesi. Le diversità di concezione e organizzazone del lavoro esterno o interno (casa/famiglia) possono variare da paese a paese.
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    A parte il fatto che le generalizzazioni non sono valide a tutti i costi, secondo me come dice Ylenia, le diversità di concezione e organizzazone del lavoro variano da paese a paese. In questo la cultura e l'educazione sono fondamentali.
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    Se si cerca su web su questo argomento si trova tutto e il contrario di tutto. Mi sento comunque di dire, visto che lo studio è svedese, che in generale i paesi scandinavi non possono essere paragonati a noi su molteplici aspetti. Per esempio in Svezia lavorano molte più donne che in Italia e hanno molti più posti ad alto livello manageriale/politico ecc... Quindi appunto non serve generalizzare :) Posto un grafico relativo alla percentuale uomini/donne, anche se è poco leggibile si capiscono le percentuali relative al nostro paese: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/index.php?title=File:Employment_rates_by_gender,_2010_(1)_(%25).png&filetimestamp=20111117143017
Silvia Biavasco

Il Multitasking negli adolescenti - 1 views

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    Il video pone l'attenzione sugli effetti che il il multitasking ha sul cervello degli adolescenti, seguendo delle loro giornate "tipo". Importante contributo agli studi di Gary Small.
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    I ragazzi di oggi sono costantemente impegnati in svariate attività praticate in contemporanea: mandano e ricevono sms in continuazione, rispondono al telefono, indossano gli auricolari del loro mp3 mentre fanno ricerche al computer. Un bombardamento ininterrotto che potrebbe compromettere lo sviluppo mentale degli adolescenti, facendo perdere loro la capacità di concentrare l'attenzione su di una materia alla volta e quindi di sviluppare profondità di analisi su di un qualsiasi tema. Il monito contro una cultura, soprattutto quella americana, sempre più incentrata sul «multitasking», ossia il fare più cose nello stesso tempo, in particolare per i pericoli che comporta per i più giovani, viene da una serie di esperti Usa. Jordan Grafman, direttore di neuroscienza dell'apprendimento all'Istituto nazionale della salute Usa, sostiene che fare più cose contemporaneamente impedisce di fatto l'acquisizione di una conoscenza rigorosa ed approfondita di qualsiasi materia, poichè parte del cervello dei teen-ager è ancora in fase di sviluppo. Ciò porta nel tempo gli adolescenti ad essere appagati da un apprendimento superficiale». L'analisi della materia grigia di ragazzi di 20 anni esaminati con la risonanza magnetica da studiosi della università di California ha rivelato che durante attività di multitasking la parte cerebrale responsabile per l'immagazzinamento delle informazioni rimane «inattiva». Non esistono quindi tracce nelle memoria di quanto teoricamente appreso.
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    Forse la vera sfida oggi è fare una sola cosa ma che ci assorbe al 100% e usarla come palestra per il cervello.
Claudio Marzuolo

Descrizione della mente ipertestuale secondo De Kerckhove - 3 views

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    Poche righe, ma che riescono nell'intenzione di De Kerckhove di spiegare il funzionamento di mente ipertestuale e di come arriviamo ad un significato.
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    L'articolo riportato fa immediatamente capire che la mente umana è per sua natura ipertestuale e non lo sia invece diventata con l'ipertesto. Probabilemnte, l'avvento di internet ha dato un nome alla capacità che la nostra mente ha di cogliere diversi significati e/o adattarli a situazioni diverse, ha evidenziato meccanismi prima naturali e poco esplorati.
Michele Capasso

FlipBoard - 3 views

In materia di Tag e Tagging volevo citarvi un Programma, a mio avviso fatto molto bene, che permette di ricercare attraverso Tag siti web di nostro interesse (ma anche canali su YouTube, Tweet, pag...

#Tagging

Michele Capasso

Psicotecnologie: una definizione - Intervista a Derrick De Kerckhove - 32 views

Davvero bella l'intervista a De Kerckhove che, con estrema semplicità e chiarezza, offre una panoramica sui suoi studi. La definizione delle psico-tecnologie emerge in tutti i principali aspetti e ...

#Psicotecnologie

Michele Capasso

La tecnologia come estensione del corpo umano. - 2 views

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    Contributo del psicologo-psicoterapeuta dr. Sergio Stagnitta, secondo cui le estensioni tecnologiche possono ampliare il modo di pensare, di sentire, di agire e di relazionarsi. A tal proposito, la Citazione di BION (psicoanalista dell'800) "..alcuni pensieri possono essere pensati soltanto da un gruppo e non da un singolo individuo"
margherita fabrizio

Quando non ci si perde manco più....dove finisce la nostra persona? - 2 views

Il mio titolo a questo articolo,nasce da un bisogno di ricominciare ad agire in maniera autonoma....autonoma non in quanto agire da soli,ma senza il continuo supporto della tecnologia.Sui dati racc...

http:__www.alvolante.it_news_navigatore_distrae_troppo-681101044

started by margherita fabrizio on 24 Nov 12 no follow-up yet
alessandra mazzeo

le dieci predizioni di mcluhan - 5 views

he next medium, whatever it is - 1 may be the extension of conciousness 2 will include television as it's content, not as its environment, 3 will transform television into an art form. 4. Il compu...

mcluhan predizioni

started by alessandra mazzeo on 24 Nov 12 no follow-up yet
Luciano Di Mele

Sherry Turkle on Digital Technology and Today's Students - 8 views

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    Sherry Turkle, professoressa al MIT di Boston, analizza i modi in cui le tecnologie hanno modellato la mente degli studenti
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    La prof. Turkle lancia un ulteriore appello affinché la scienza dell'educazione, sia in sede teorica sia in sede pratica (didattica dell'apprendimento-insegnamento), faccia proprie le nuove tecnologie digitali grazie alle quali l'istituzione rispetterebbe lo sviluppo cognitivo (di tipo sociocostruttivistico) delle giovani generazioni. L'intelligenza delle giovani generazioni cresciute sui più recenti media tecnologici è vista in modo dinamico, flessibile, capace di immersione nell'ambiente virtuale (screen tecnologico) con conseguente miglioramento dell'intelligenza visuospaziale. La breve conferenza inizia dalla constatazione dell'importanza degli strumenti tecnologici (come si è detto in una chat): il non funzionamento dello smart phone provoca il senso di smarrimento, la perdita della testa (cervello) o dell'intelligenza (mind, nel testo). Punto centrale dell'intervento della prof. Turkle è la simulazione, il mondo reale trasfigurato e vissuto come continuo gioco di simulazione (credo intesa anche nel senso di virtuale) che, oltre al concetto di immersività, consente pure di togliere al linguaggio ogni possibilità di opacità rendendolo trasparente, dialogante, interattivo, associativo e creativo.
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    le psicotecnologie formano il nostro modo di pensare, lo ristrutturano. La prof. Turkle usa il verbo "to shape": la cultura del multitasking rimodella il modo nel quale le cose vengono pensate, programmate, vissute e comunicate; allo stesso modo in cui i cellulari, i computer, sono una sorta di "estensione" dlla nostra mente, il modo in cui la nostra mente oltrepassa i confini del nostro cervello e del nostro corpo tout court.
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    Ogni generazione ha sempre criticato le mode ed i modi delle generazioni successive; la cultura del multitasking non è necessariamente un male ed ha i suoi lati positivi: l'abitudine a fare più cose contemporaneamente sviluppa il collegamento tra le varie aree cerebrali e stimola l'attenzione, rendendo più elastico il nostro cervello. La cosa più importante, probabilmente, è mantenere l'elasticità di gestire più stimoli e la concentrazione per immergerci in una sola attività lasciando fuori tutte le altre, quando è il caso.
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    E' interessante come la professoressa in conclusione, pur magnificando i vantaggi della simulazione , affermi che sia altrettanto importante che gli studenti si riappropino comunque degli strumenti della cara vecchia scuola, perchè la realtà, per quanto simulata alla perfezione avrà sempre particolari non replicabili, che sono apprendibili solo sul campo, e mai o non ancora in una realtà virtuale.
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    Un interessante contributo della prof. Turkle. Un ottimo spunto per approfondire i suoi lavori e le sue riflessioni. Il suo libro "La vita sullo schermo" è riconosciuto come uno dei libri più importanti in campo sociologico in rapporto all'avvento del cyberspazio dove riflette sul concetto di frammentazione del sè e sull'impossibilità di distinguere il reale dal virtuale.
Capasso Fulvio

La scuola e la mente | Doppiozero - 6 views

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    Come la tecnologia cambia la nostra attività mentale. Ha senso l'utilizzo del cervello per immagazzinare dati se fosse possibile, con l'ausilio di un'intelligenza artificiale, reperirle con lo stesso tempo ?? Aggiungo un link sulle 101 straordinarie verità sul cervello http://www.mindcheats.net/2012/03/101-verita-cervello.html
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    Si apprende anche in età adulta! Cito da "Apprendimento e educazione in età adulta" (http://www.psycologia.it/apprendimento-e-educazione-in-eta-adulta/): "Queste riflessioni partono da due precedenti affermazioni, la prima insiste sulla necessità di una formazione polivalente basata sul concetto di imparare ad apprendere nell'arco di tutta la vita; la seconda pone nella funzione principale della formazione l'inserimento sociale lo sviluppo personale dell'adulto. Da questo si deduce che il rapporto pedagogico non può essere limitato a rapporti specificamente scolastici, ma lo scopo dell'educazione scolastica deve essere quello di assicurare la continuità dell'educazione."
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