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Libri di testo e lettura digitale: a che punto siamo? - 4 views

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    L'articolo è stato scritto nel 2016 da Andrea Nardi, docente presso il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze. L'articolo introduce il tema dell'utilizzo nelle scuole dei libri di testo digitali. Parte da una definizione, non ancora univoca, di testi on line, libri elettronici e libri di testo elettronici. Si evidenzia che le ricerche sulla lettura digitale hanno finora fornito risultati discordanti. Le tecniche di brain imaging hanno mostrato che la lettura digitale attiva percorsi neurali diversi rispetto alla lettura su carta, contando sulle caratteristiche di plasticità del cervello. Il testo digitale richiede capacità di multitasking ed un carico cognitivo maggiori rispetto al testo cartaceo; almeno nei novizi andrebbe supportato con l'affiancamento di una persona esperta, soprattutto in merito all'utilizzo delle sue funzioni interattive. Le ricerche si concentrano anche sull'aspetto ergonomico dei supporti testuali che contribuirebbero ad integrare l'esperienza di lettura. La lettura digitale richiede, quindi, lo sviluppo di una gamma più ampia di competenze rispetto alla lettura cartacea. Le conclusioni suggeriscono che, alla luce di risultati di ricerca non ancora definitivi, sia opportuno agire con una certa cautela nei confronti dell'utilizzo dei libri di testo digitali, tenendo conto delle loro potenzialità ma anche del loro grado di complessità.
alessiacambi

L'impatto dell'alfabetizzazione mediatica e informativa sull'acquisizione da parte degl... - 3 views

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    In questo articolo scritto da Reem M. Al Zou'bi Dr. si mette l'accento sull'importanza che ha al giorno d'oggi fornire una buona istruzione sull'alfabetizzazione mediatica ed informativa, per permettere a sempre più persone di riuscire a non cadere nelle notizie false che circolano con maggiore frequenza in rete. L'articolo riporta l'esempio della massiccia distribuzione di notizie false nel periodo storico appena vissuto, quello dell'espansione del COVID-19. Ad esempio gli utenti del social media hanno descritto metodi di prevenzioni e di cure nei confronti della malattia prive di fondamento scientifico e medico, sfruttando la paura degli utenti nei confronti della malattia. I risultati riportati in questo articolo dimostrano che lo studio della MIL ha un impatto positivo sull'acquisizione di conoscenze degli studenti, rendendo loro le competenze necessarie per rilevare le notizie false.
alex0078

Un approccio della media education sull'uso dell'intelligenza artificiale nell'istruzione - 5 views

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    Un articolo di maggio 2023 dove Buckingham si approccia all'utilizzo delle intelligenze artificiali nell'ambito dell'istruzione.Cita una lettera scritta da un gruppo di dirigenti scolastici pubblicata sul Times, dove questi mettono in guardia sui possibili rischi che software quali ChatGPT, la più conosciuta intelligenza artificiale del momento, possono rappresentare per l'istruzione.Nella lettera viene chiesto al governo che sia istituita al più presto una commissione indipendente che stabilisca cosa sia "bene" e cosa sia "male" nell'utilizzare le IA, il cui recente e sempre più veloce sviluppo viene descritto come "sconcertante" da Sir Anthony Seldon, scrittore e principale artefice della lettera. Buckingham spiega l'attuale ambito di utilizzo delle IA: generazione di immagini, motori di ricerca, piattaforme di condivisione di file e sistemi di recensione dei rivenditori.Cita la recente vittoria al Sony World Photography Awards di Boris Eldagsen che ha partecipato con un'immagine creata con un'intelligenza artificiale per portare all'attenzione il problema della difficoltà di "smascherare" contenuti creati con le IA. Continuando a parlare di ChatGPT, evidenzia che il plagio è da sempre esistito e per quanto esistano software online per rilevarlo, adesso diventa molto difficile se non impossibile smascherarlo.Parlando poi, di come crea i contenuti, mette in evidenza quanto "costi" in risorse ambientali far funzionare un tale software. In chiusura dell'articolo scrive come possa essere usata L'IA nell'insegnamento e cita Umberto Eco: "se vuoi usare i media per insegnare a qualcuno, devi prima insegnargli come capire i media. L'educazione ai media non riguarda principalmente l'insegnamento con o attraverso i media, ma l'insegnamento dei media: non deve essere confuso con i media educativi o la tecnologia educativa". L'istruzione ha sempre usato dei media,per esempio il libro, quindi starà agli insegnanti capire come utilizzare al meglio questa nuova tecnologia.
ninatos

COVID-19, SOCIAL MEDIA E DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE - 1 views

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    I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono patologie psichiatriche caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da una eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme corporee. Il Disturbo Alimentare Evitante Restrittivo compare frequentemente nell'infanzia mentre L'Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata compaiono maggiormente con la crescita (adolescenza e prima età adulta). Come si evince da questo articolo aggiornato al 09/03/2023 a cura di Giulia Spina Unità Operativa di Pediatria Generale in collaborazione con Bambino Gesù Istituto per la Salute, uno studio della Società Italiana di Pediatria ha evidenziato come la pandemia da Covid-19 abbia incrementato lo sviluppo dei DCA in bambini ed adolescenti con il 78.4% negli accessi in pronto soccorso. Isolamento e distanziamento sociale hanno contribuito a trasformare i social media nelle uniche finestre sul mondo in cui i teenagers hanno visto proposti modelli di magrezza e bellezza inarrivabili, influenzando la percezione fisica e psicologica del singolo. Studi recenti hanno dimostrato come si siano diffusi in rete immagini e video pro-anoressia. La colpa è quindi unicamente dei social media? Sicuramente no ma certa è l'influenza che questi possono aver avuto su situazioni già delicate, rafforzando la fragilità di una salute mentale già precaria e aggravandone la sintomatologia.
lorenafonsatti

La media education a scuola: buone pratiche e strategie didattiche - 3 views

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    Articolo prodotto nell'anno 2019, dal contenuto attuale che evidenzia la necessità di introdurre all'interno del sistema scolastico primario la Media Education in un momento storico che raffigura una società governata in modo imperativo da una cultura mediale in continua evoluzione. L'articolo è stato scritto e pubblicato dalla Dott.ssa Giulia Piazza, specializzata in pedagogia della Formazione e Progettazione di Interventi Educativi e Formativi di sostegno all'Apprendimento e all'Insegnamento e co-fondatrice di un centro di consulenza e relativo blog informativo. Riassume le strategie didattiche che si renderebbero necessarie all'interno del sistema scolastico, al fine di indirizzare il bambino a diventare un agente critico nell'utilizzo dei media. Sottolinea quanto sia importante che una disciplina simile non venga riconosciuta come esclusiva, mentre invece dovrebbe essere considerata supportiva a quella in ambiente domestico. In un ambiente culturale come quello attuale, che vede i media come strumento quotidiano a disposizione di bambini, adolescenti ed adulti, si rende necessaria una corretta istruzione in merito alle eventuali conseguenze negative derivanti da un loro uso inconsapevole come l'influenza di un marketing aggressivo, il cyberbullismo o la presenta di identità fittizie. Inoltre, come spiega nell'articolo, una sana, costruttiva valorizzazione di quello che è il potenziale della Media Education, i valori sui quali si fonda, porterebbe a stimolare in ciascun utente consapevole la capacità di riflessione, di senso critico, la scoperta di un potenziale creativo che sia di supporto alla comunità di utenti. Indica le modalità ideali: vere e proprie strategie di intervento, dall'analisi profonda del testo e dei contenuti, alla simulazione in giochi di ruolo che coinvolga i bambini stessi. Una tecnica di approccio atta alla produzione pratica di contenuti funzionali e costruttivi da pubblicare in rete partendo dall'azione magg
a-ekwunife

I giovani: i bisogni di una generazione fragile - 3 views

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    L'articolo presenta una riflessione sul 'La causa principale con cui i giovani finiscono il loro tempo'. Il suicidio! Dice che maggiormente sono gli incidenti stradali: spiega che almeno il 20% (statisticamente) degli incidenti stradali sono suicidi mascherati. Viene accennato l'importanza di riportare il concetto: 'il risparmio giovanile', che, come dice, si ruoti attorno a queste due parole; Desiderio e Futuro. La riflessione finale e' che il desiderio lega al soggetto, ad ognuno di noi, e quell'io attuale si lega ad un io ideale attraverso un progetto: un progetto che avviene nel tempo.
danielapanucci

Nuove forme di violenza nei social media - 2 views

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    L'articolo, della professoressa Anna Grazia Lopez dell'università di Foggia, denuncia il tema della violenza online. Vittime di questo fenomeno sono principalmente soggetti di sesso femminile e adolescenti, che si trovano a combattere contro giudizi stereotipati legati al corpo a discapito di una personale realizzazione identitaria. Questa problematica si riscontra attraverso i social network, piattaforme sempre più utilizzate anche da un pubblico maggiormente giovane, dato il facile accesso ai dispositivi tecnologici. Si evidenzia quanto sia urgente definire e sostenere un piano educativo rispetto la costruzione della body image, con lo scopo di tutelare la vulnerabilità degli utenti più sensibili. Azioni come like e commenti, che siano positivi o negativi, possono essere determinanti a definire una personale consapevolezza fisica che influenzi la salute mentale. La media education si propone di far apprendere alle giovani donne gli strumenti di resistenza all'oggettivazione del corpo e sostenere la propria autostima.
inesgio

MEDIA, ETHICAL NORMS AND MEDIA LITERACY EDUCATION | Ljajić | Facta Universita... - 4 views

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    L'articolo tratta la tematica legate alle norme etiche relative ai nuovi media e alla necessità forte di applicare una educazione ai media e promuoverne l'alfabetizzazione. Il punto di vista dell'articolo è estremamente interessante, ricalca sicuramente tutti quelli che sono dubbi e complessità affrontate dalla "sfida etica" ai nuovi media. Lo affronta sia da un punto di vista giornalistico e dunque dalla necessità di creare delle linee guida basate sul rispetto della proprietà intellettuale, dell'identità, alla moralità, alla competenza e al buon senso proprio perchè come abbiamo visto il veloce avvento dei media e la loro diffusione non ha permesso uno sviluppo altrettanto veloce di quelle norme che ne permettessero un utilizzo sicuro e anche facilitato. Da Habemas, Klippers, Giles fino a White abbiamo un excursus di analisi e ricerche che basandosi sulla necessità profonda di avere linee guida precise e chiare che possano indirizzare non solo gli enti e lo stato ma anche il singolo cittadino esposto e più "fragile" alla potenza di canale mediatico che è utilizzato anche dallo Stato, come in passato, come strumento di propaganda e diffusione di concetti precisi, ove più egualitari ove meno (ad esempio nei reggimi autoritari dove si attua censura e propaganda politica). In linea di massima, l'alfabetizazione digitale è l'unica soluzione praticabile e possibile che permetta llo sviluppo di quello spirito critico del singolo che gli permetta di discriminare sia in termini di notizie (fake news ecc) sia in termini di maggiore consapevolezza nell'utilizzo dei nuovi media anche in un ottica più sicura per se stessi e per gli altri. Evitando le derive anche patologiche a cui ci sta abituando proprio l'informazione mediatica e permettere un utilizzo sano e ottimale. Iniziare quindi nelle scuole permettendo proprio ai bambini, i più fragili, di sviluppare quella competenza critica sin dall'infanzia che non li renda manipolabili è soggetti pass
rmarraffa72

Disinformazione: perché la vera chiave di contrasto è la democrazia digitale ... - 11 views

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    L'articolo, di Marco Giacobazzi (Agenda Digitale.eu) pone un focus sulla necessità di democrazia digitale e media education, come chiave di contrasto alla disinformazione: solo un approccio sistemico, che tenga conto di tutte le dimensioni dell'ecosistema mediale (tecnologica, semiotica e politica) può offrire un'analisi sulla disinformazione, libera da determinismi, soluzionismi e paternalismi. Alla crescita della dipendenza dalle tecnologie dell'infosfera non corrisponde una eguale distribuzione delle competenze digitali nei cittadini e di accesso alle informazioni, ottenibili intervenendo anche politicamente sulla società con attività di regolazione, e superando così i limiti di un approccio individualista all'alfabetizzazione, promosso dalla sola media literacy, che, facendo leva su valutazioni di tipo costi-benefici, scaricherebbe sugli individui la responsabilità della propria educazione mediale. Perché l'uguaglianza non sia solo formale, ma anche sostanziale, bisogna educare alla complessità del mondo mediale, all'interno del più ampio framework della Media Education, per aumentare la comprensione condivisa, e allo stesso tempo è necessario l'intervento delle istituzioni, all'interno di un quadro tecnopolitico di digitalizzazione della vita sociale che permetta di superare quei meccanismi identitari, emersi dalla logica degli algoritmi, che, attraverso clickbait e inserzioni pubblicitarie, rispondono a interessi economici e non democratici.
frapoly1512

Why do people share fake news? Associations between the dark side of social media use a... - 5 views

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    L'articolo affronta l'impatto dei social media come possibile veicolo di fake news sulla credibilità del marchio. Le aziende utilizzano i social media come strumento per le loro campagne di marketing e ne estendono l'uso anche oltre il marketing con l'obiettivo di guidare l'innovazione. La letteratura esistente mette in luce però anche un lato oscuro dei social media online, il caso Barilla, i tweet di Elon Musk e il caso Volkswagen dimostrano come le aziende e i marchi possano risentire dei commenti negativi sui social media. Molte ricerche dimostrano che le reazioni dei consumatori esposti ai problemi del marchio sui social media sono più negative rispetto a quelle esposte attraverso i media tradizionali; la diffusione di voci e problemi totalmente inventati può far sentire le aziende completamente impotenti, poiché tali situazioni sono al di fuori del loro controllo. Emblematico il caso avvenuto nel 2016, che ha coinvolto Pepsi, sono state fatte minacce di boicottaggio dell'azienda americana per una dichiarazione virale, completamente inventata nei social media, che discuteva dell'ostilità mostrata dal CEO di PepsiCo ai sostenitori di Trump. La diffusione di fake news diventa una preoccupazione sempre più grave alla luce del fatto che qualsiasi notizia, vera o falsa, può diffondersi a macchia d'olio nei social media online e diventare virale molto rapidamente, intaccando l'immagine dell'azienda.
federicha

Educazione alla democrazia nel secolo dei social media - 4 views

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    Il saggio dei tre studiosi, Knowles, Camicia e Nelson, prende in analisi la dinamicità dei nuovi social media, proponendo sfide e opportunità, con particolare attenzione alla vita civile. Le piattaforme social sono strade potenti per la diffusione dei messaggi politici, che richiamano i giovani a prendere nuove decisioni riguardo la pubblicazione di certi contenuti. Gli autori prendono inoltre in considerazione l'importanza dell'alfabetizzazione mediatica critica, dove l'insegnante sostiene nei suoi allievi una più affinata sensibilità per esempio riguardo agli sviluppi della ricerca dell'alternativa sulle piattaforme social. Altra questione importante é l'analisi delle fonti e la funzione degli algoritmi, i quali non ci espongono volutamente alla diversità e secondo alcuni studi riportati nel testo, possono influenzare il nostro umore. Sulle piattaforme social possono facilmente crearsi posizioni estreme; é stata inoltre rilevata una correlazione tra partecipazione on line e impegno politico. Infine é interessante come gli insegnanti potrebbero ripensare le loro lezioni per supportare gli studenti in questo 'nuovo mondo' sempre più connesso, evidenziando come i social media possano essere strumento di mobilitazione, per esplorare e valutare criticamente gruppi di interesse e non.
letiziafer

Tik Tok e disturbo da deficit di attenzione/iperattività: uno studio trasvers... - 4 views

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    L'articolo di Anthony Yeung, psichiatra del Canada, indaga circa la qualità dei video pubblicati su Tik Tok relativi al disturbo ADHD, e di quanto questi producono sempre più consapevolezza e, al contempo, disinformazione sull'ADHD, problema che risulta anche comune ad altri ambiti di salute, come ad esempio il diabete, l'acne e la chirurgia estetica. Da questo studio trasversale è emerso che tra i 100 video più visualizzati in piattaforma sull'ADHD, solo il 21% è utile, il 27% è esperienza personale dell'utente e il 52% è fuorviante (dal contenuto semplice e riduzionista). La disinformazione porta di conseguenza ad accrescere ansie e ad una maggiore richiesta di assistenza sanitaria per fare diagnosi. In sintesi, questo studio dimostra che i video, seppur fuorvianti sull'ADHD, vengono ampiamente diffusi su Tik Tok. I video utili e di qualità superiore caricati dai medici potrebbero essere un valido aiuto per correggere la disinformazione.
Roberta Pinelli

Media Education ed esercitazioni audiovisive - 5 views

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    Deborah Bandini è una media educator operatrice televisiva, e si occupa di corsi di formazione ed eventi culturali. In questo articolo ci spiega il significato del termine ME e la funzione che la scuola dovrebbe avere al riguardo. Ci spiega come si dovrebbe insegnare il linguaggio dei media nelle scuole. Si mira ad accrescere le competenze comunicative dei ragazzi relativamente al linguaggio dei media sviluppando le tecniche necessarie alla produzione. L'obiettivo che si pone l' associazione è quello di formare un giovane alfabetizzato sul linguaggio dei media e capace di leggerli criticamente, un soggetto attivo, creatore di sempre nuove forme di comunicazione. I media hanno un potere ideologico e ci mostrano che la realtà può essere manipolata. La didattica dei media in Italia non è istituzionalizzata e il metodo di insegnamento della materia è interdisciplinare, anche se solo pochi docenti ne sono coinvolti e pertanto occorrerebbe la presenza di uno specialista della materia. La Bandini cita inoltre l'approccio all'audiovisivo, il cinema e la televisione con laboratori di filmakking.
franam

Nuove sfide della media education nell'era digitale, analisi critica e produzione creat... - 5 views

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    Gianna Cappello, insegnante di sociologia della comunicazione, dell'educazione e dei processi culturali presso l'Università di Palermo e cofondatore e presidente del MED, l'Associazione Italiana per l'Educazione ai Media e alla Comunicazione, ha scritto un articolo per la "rivista di storia dell'educazione" in cui parla delle nuove sfide della media education nell'era digitale. Il testo sottolinea l'importanza dei media nella vita dei minori, affermando che il consumo dei media gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della loro identità e socialità. Si afferma che l'educazione formale deve riconoscere questa dimensione per evitare di allontanarsi sempre di più dalla realtà vissuta dai ragazzi al di fuori della scuola. Si propone l'introduzione della media education per ridurre questo divario, combinando l'analisi critica con la produzione creativa degli studenti. L'obiettivo è consentire loro di esplorare i piaceri derivanti dai media, affrontando allo stesso tempo criticamente il loro ruolo di consumatori e cittadini nella cultura contemporanea. La media education si basa su competenze di lettura critica dei media e sulla partecipazione attiva nella società mediatica. Infine, si afferma che la media education dovrebbe combinare l'analisi critica con la produzione creativa, tenendo conto delle complesse questioni legate all'identità, alla socialità, al gusto e al piacere che i media sollevano per i minori.
nuovavita66

I DIRITTI DEL NATIVO DIGITALE - 4 views

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    Sempre più video di sensibilizzazione cercano di mettere in guardia bambini e famiglie rispetto ai pericoli delle tecnologie della comunicazione, in particolare di internet. Il Centro Studi Erickson ha voluto valorizzare un approccio innovativo, proposto dall'autrice del video, dott.ssa Maria Maura, che disegna letteralmente la tematica in una prospettiva diversa: quali sono i diritti dei bambini nati e cresciuti nell'Era Digitale? Nasce quindi un decalogo, disegnato e vocalizzato da un bambino, montato completamente grazie a un tablet, che rappresenta 10 importanti principi che tutti i genitori, gli educatori e gli insegnanti dovrebbero sempre tenere presenti. Il video è stato patrocinato dall'Autorità Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza proprio con lo scopo di poter essere un veicolo di sensibilizzazione e una rapida guida rispetto a queste attualissime tematiche. Bisogna integrare "vecchio" e "nuovo", carta, matita, terra e pittura, ma anche non rinunciare ad App incredibili e alla possibilità di fare un video in modo facile e veloce, di scrivere una mail, di parlare in videochiamata con un'amico dall'altra parte del mondo...Ecco qui una proposta di Decalogo sui: I DIRITTI DEL NATIVO DIGITALE 1. Diritto ad accedere a carta, matita, mouse e touch-screen. 2. Diritto a non essere lasciato solo davanti ad uno schermo. 3. Diritto ad essere tutelato dagli abusi e alla protezione delle informazioni personali. 4. Diritto ad usare in modo critico e creativo le tecnologie senza farsi usare da esse. 5. Diritto ad avere amici veri nella realtà e contatti selezionati on-line. 6. Diritto all'uso di tutti i cinque sensi, la vista non basta. 7. Diritto a sporcarsi le mani e a lavarle prima di toccare un touch- screen. 8. Diritto ad essere guidato con calma, per orientarsi nei complessi intrecci della rete. 9. Diritto ad essere connesso alle cose migliori che la rete e i media possono offrire. 10. Diritto ad avere qualcuno che dica quando è ora di spegnere lo schermo.
pinop70

Ripensare l'alfabetizzazione digitale: l'educazione ai media nell'era del capitalismo d... - 6 views

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    In questo articolo David Buckingham spiega chiaramente il ruolo chiave della media education rispetto alle dinamiche estremamente pervasive dei nuovi media. Bisogna necessariamente andare oltre la visione binaria rischi VS opportunità e analizzare in maniera più analitica la questione nella sua interezza. Il web 2.0 con l'interattività ha inglobato sempre un numero maggiore di utenti. Società come Facebook e Google annoverano miliardi di utenti, diventando a tutti gli effetti venditori di informazioni e dati sensibili cosiddetto "capitalismo digitale". L'idea che la rete potesse rappresentare un'opportunità di sviluppo democratico e culturale si è rivelata un cavallo di troia, i rischi di un effetto contrario sono elevatissimi e incalcolabili. I governi e gli esperti di educazione si concentrano ancora superficialmente rispetto a quelle che possono essere definite terapie tampone, cioè difendersi dai sintomi senza curare la malattia mentre bisognerebbe salvaguardare il pensiero critico.
nicolesantucci

Il Sexting - 3 views

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    Questo articolo, scritto da Francesco Currò, psicologo clinico, esplora come nell' era di internet le interazioni siano mediate dalla tecnologia, inclusa la sfera della sessualità. Numerosi studi hanno evidenziato che le comunicazioni e le abitudini di tipo sessuale online derivano da messaggi sessualmente espliciti che osservano nei vai media e che avrebbero il ruolo di mediare tra l'idea di se e l' intensità delle auto-presentazioni non senso sessuale. Le identità degli adolescenti sono influenzate dai media con cui interagiscono e la condivisione di materiali sessualmente espliciti delineano il loro self concept. Il sexting, consiste nell' invio e nella ricezione di materiali sessualmente espliciti tramite smartphone, studi evidenziano che la frequenza aumenta col crescere dell' età e che c'è una differenza di genere( utilizzato maggiormente dal genere maschile).L'articolo ne descrive motivazioni e conseguenze, arrivando alla conclusione che per affrontare questo fenomeno ,andrebbero istituiti efficienti programmi di prevenzione per i giovani, i quali dovrebbero puntare all' insegnamento di abilità sociali e relazionali, come il cambio di prospettiva e la regolazione emozionale.
uberbe

View of THE CONCEPT OF MEDIA COMPETENCE OF THE FUTURE INFORMATICS TEACHER AND THE METHO... - 1 views

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    Questo articolo di I.M. Rasulov, D.X. Makhkamova e N.O. Nishanbekvov descrive le sfide dell'era dell'informazione globale, in cui i media hanno assunto un'influenza sempre più rilevante. Per questo è necessaria un'educazione ai media, la media education, per poter sviluppare capacità di analisi e comprensione critica, saper determinare le fonti, interpretare i messaggi dei media ma anche come crearli e distribuirli a dei target specifici, in altre parole recezione e produzione. Lo scopo della media education è di educare ma anche di proteggere i giovani da attacchi distruttivi. Il risultato della media education è la media literacy o media competence, termini già usati largamente in altri paesi. Chi svilupperà media competence avrà caratteristiche specifiche: sforzo nell'ottenere nuove informazioni, competenze personali e nel mondo dei media, trovare attivamente materiali necessari, essere in contatto costante con i media, svolgere brillanti attività con essi come crearli, distribuirli ecc., e in generale sviluppare competenze socio-culturali.
simonagalli

Digital Media Used in Education: The Influence on Cyberbullying Behaviors among Youth S... - 3 views

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    Il testo presenta uno studio condotto su studenti utenti di media digitali, esaminando l'uso di questi strumenti e gli eventuali effetti negativi legati a fenomeni come il cyberbullismo, il cyberharassment e il cyberstalking. Pur essendo i media digitali utilizzati per molteplici scopi positivi, l'analisi evidenzia l'importanza di considerare anche le possibili conseguenze negative sulla salute psicologica degli studenti. L'indagine si concentra sulle istituzioni del Medio Oriente, un'area che finora ha ricevuto poca attenzione in questo ambito di ricerca. I risultati mostrano che quasi la metà dei partecipanti ha sperimentato episodi di molestie, stalking o bullismo attraverso diverse piattaforme digitali. Grazie al modello proposto, amministratori scolastici e decisori potranno adottare misure per ridurre tali fenomeni e migliorare l'esperienza d'uso dei media media digitali.
aissela

Esperienze di inclusione di bambini e giovani nell'educazione ai Media - 4 views

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    Questo articolo esplora come il concetto di inclusione può essere affrontato nell'educazione dei bambini e dei giovani sui media. Negli ultimi anni l'agenda dell'educazione ai media si è concentrata sulla progettazione di programmi per responsabilizzare e includere gli emarginati sociali. L'educazione ai media deve insegnare ai discenti ad arrivare a scelte informate, critiche, coerenti con i propri valori e che gli permettano di prendere posizione contro gli stereotipi negativi verso le diversità. Questa libertà consente agli studenti di sentirsi inclusi nella loro esperienze educative. Utilizzando un approccio di studio di casi multipli, in questo articolo vengono presentati tre casi in cui i programmi di educazione ai media sono stati forniti a studenti nella Repubblica ceca. Il primo caso è un programma volto a coltivare l'alfabetizzazione mediatica degli studenti e incoraggiare la loro partecipazione civica. Il secondo caso è un programma che promuove la cooperazione dei bambini con i loro coetanei con i media in una società diversificata. Il terzo è un programma di educazione ai media basato sull'autoriflessione guidata degli studenti sulle loro esperienze con i media. Nonostante le numerose differenze che presentano questi approcci alla promozione dell'inclusività, emerge che ciascuno di essi ha il potenziale per contribuire alla creazione di una società più inclusiva che rispetta la diversità.
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