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sroveggian

Libri di testo e lettura digitale: a che punto siamo? - 4 views

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    L'articolo è stato scritto nel 2016 da Andrea Nardi, docente presso il Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell'Università degli Studi di Firenze. L'articolo introduce il tema dell'utilizzo nelle scuole dei libri di testo digitali. Parte da una definizione, non ancora univoca, di testi on line, libri elettronici e libri di testo elettronici. Si evidenzia che le ricerche sulla lettura digitale hanno finora fornito risultati discordanti. Le tecniche di brain imaging hanno mostrato che la lettura digitale attiva percorsi neurali diversi rispetto alla lettura su carta, contando sulle caratteristiche di plasticità del cervello. Il testo digitale richiede capacità di multitasking ed un carico cognitivo maggiori rispetto al testo cartaceo; almeno nei novizi andrebbe supportato con l'affiancamento di una persona esperta, soprattutto in merito all'utilizzo delle sue funzioni interattive. Le ricerche si concentrano anche sull'aspetto ergonomico dei supporti testuali che contribuirebbero ad integrare l'esperienza di lettura. La lettura digitale richiede, quindi, lo sviluppo di una gamma più ampia di competenze rispetto alla lettura cartacea. Le conclusioni suggeriscono che, alla luce di risultati di ricerca non ancora definitivi, sia opportuno agire con una certa cautela nei confronti dell'utilizzo dei libri di testo digitali, tenendo conto delle loro potenzialità ma anche del loro grado di complessità.
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
mcoletta1

L'impatto della rivoluzione digitale e delle nuove tecnologie della comunicazione - 7 views

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    Analizzando il tema della rivoluzione digitale nell'articolo si constata in primis che la scuola italiana è in ritardo rispetto ad altri paesi del mondo non per scarsa propensione della popolazione ma per reali GAP strutturali legati a scarsi e non coordinati investimenti. La realtà dei "nativi digitali" è il "materiale" su cui la didattica futura dovrà incentrarsi, nativo digitale sostiene Paolo Ferri è colui che non ha memoria del momento in cui internet è arrivato a casa, quindi i ragazzi nati dal 2000 in poi. Sono ragazzi che da sempre utilizzano mezzi di comunicazione eterogenei dagli schermi interattivi (tablet, smartphone, smart TV) ai tradizionali quaderni e libri per cui il codice alfabetico è uno dei codici utilizzabili e va di pari passo con le variabili visive (immagini fisse o in movimento) e sonore. Di fronte a questo scenario risulta evidente che la didattica tradizionale per assorbimento stratificato della scuola tradizionale risulta obsoleta: "da casa a scuola un percorso indietro di 30 anni". I nuovi scenari tecnologici consentono la messa in campo di nuovi paradigmi didattici che si avvalgono di varie strategie orientate al problem solving e spostano quindi l'ottica operativa verso l'apprendere mediante il fare. Le neuroscienze confermano queste differenze, gli studi sulla plasticità neuronale infatti mostrano che sono diverse le aree di attivazione in base al tipo di attività svolta (lettura su carta vs lettura su video, uso di videogames, ecc.) risulterà quindi inevitabile organizzare per i nativi digitali stili educativi sempre più in linea al loro differente stile di apprendimento (rispetto alle precedenti generazioni) dovuto alla molteplicità delle possibilità di input. Sarà da prediligere la modalità interattiva a quella meramente trasmissiva. Lo scenario ipotizzato in Italia è che intorno al 2025 si raggiungerà la condizione attuale degli USA .
gcolombini

Tecnologia digitale: i rischi, più o meno noti, per la società odierna - 1 views

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    Questo articolo ci porta a capire che siamo ancora lontani dalla conoscenza delle conseguenze che le nuove tecnologie hanno sulla nostra società. Nell'immediato si può intuire che la tecnologia ha permesso un evoluzione della nostra società in termini di sviluppo, conoscenza, comunicazione, evoluzione; dall'altra si riscontra una crescente dipendenza dalle tecnologie. I vari studi riportati in questo articolo riguardano gli effetti dei media digitali su varie capacità funzionali delle persone (attenzione,dipendenza,lettura,ecc) ma da tutto questo si evince che non sono i media in quanto tali ad assere negativi ma rimandano alla responsabilità delle persone nell'utilizzo qualitativo degli stessi e della conseguente necessità di un educazione all'utilizzo dei media, ad iniziare dai più giovani.
annamariacirino

Derrick de Kerchove e l'inconscio digitale - 6 views

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    In questo interessante articolo il sociologo e teorico della comunicazione Derrick de Kerchove definisce il concetto di "inconscio digitale" ossia come attraverso i social network la dimensione inconscia degli istinti e dei desideri di cui aveva parlato Freud che non si manifestano quindi a livello razionale, assuma una portata globale per la rapidita' attraverso cui l'individuo ha la possibilita' di accedere e raccogliere a livello cosciente una grande quantita' di dati. Attraverso la Rete vengono trasportate e condivise le emozioni, le esperienze, le opinioni che si trasmettono da persona a persona orientando in modo nuovo la lettura della realta' quotidiana e modificando le percezioni. Il web ha creato quella che de Kerchove chiama la "massa interattiva" costituita dalle connessioni tra tanti individui che non sono piu' silenziosi ma che hanno acquisito una coscienza sociale e che chiedono maggiore responsabilita' al potere che dovra' tenere conto del momento storico particolare, di questa "rivoluzione " che l'autore paragona a quella francese. In definitiva cio' che' interessera' davvero l'individuo digitale del futuro sara' la salute delll'ambiente e la sua salvaguardia che diventera' cosi' l'oggetto della ritrovata unione dell'umanita'.
dodomartini

Comunicazione digitale e nuovi media: una sfida per l'educazione. - 4 views

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    Interessante articolo di Teresa Doni, docente di Teorie Sociali della Comunicazione e Animazione della Cultura e della Comunicazione presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell'Università Pontificia Salesiana, che ripercorre la storia della Media Education in Italia e nel mondo, per poi immaginare una New Media Education, in grado di confrontarsi e dialogare con la cultura digitale delle giovani generazioni.
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    AUTORE: TERESA DONI - Docente di Teorie Sociali della Comunicazione e Animazione della Cultura e della Comunicazione presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell'Università Pontificia Salesiana di Roma. FONTE: "Rassegna CNOS 1/2015 * - Pagg. 185-196" [*CNOS-FAP / Centro Nazionale Opere Salesiane - Formazione e Aggiornamento Professionale. Erogazione servizi al lavoro. Autorizzato dal Ministero del Lavoro Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali] QUALITÀ DELLA FONTE: Primaria A - -. Sito di una Fondazione (autorevole) che riproduce un capitolo molto interessante e completo, ma estratto da un lavoro più vasto, del quale non sono citati in modo compiuto i dati per identificarlo (13doni_Cinema 22/06/15 ??) AUTOREVOLEZZA della fonte: Primaria (Docente universitaria) - ONG affermata. Bibliografia: completa. STRUTTURA: Abstact in italiano e in inglese. Scrittura scorrevole. Impostazione scientifica / universitaria. CONTENUTO: Breve storia della Media Education in Italia e nel mondo; illustrando i suoi contenuti e la sua ragion d'essere prospetta una definizione di una New Media Education, utile per confronto e dialogo con la cultura digitale delle giovani generazioni.
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    Articolo interessante "storico del 2015" dove l'autrice la Professoressa Teresa Doni, ripercorreremo in breve il suo CV :docente presso la Facoltà di Scienze della comunicazione sociale e la Facoltà di Teologia dell'UniversitàPontificia Salesiana e presso la Facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università san Tommaso (Angelicum) di Roma. Affronta con approfondimenti i cinquant'anni dalla Media-Education alla New-Education, descrivendo molto brevemente anche l'esperienza Italiana della Media Education . In grado di confrontarsi e dialogare con la cultura delle nuove generazioni sopratutto per i nativi digitali con fonti attendibili e bibliografia. Producendo informazione di qualità a sostegno e la conoscenza dei MEDIA-EDUCATION. Vi auguro una buona lettura.
mariagraziano

Media Education a scuola: perché è importante insegnare i media a scuola - 7 views

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    La Media Education (o educazione ai media) è il processo d'insegnamento e apprendimento centrato sui media. La Media Literacy è saper leggere e scrivere i media. Questo articolo tratta di quanto sia importante l'insegnamento della Media Education nelle scuole in quanto come sosteneva D. Buckingham la M.E dovrebbe configurarsi come un metodo per esplorare la conoscenza, critico e creativo. Molte scuole creano un giornalino scolastico su cui poi verrà effettuata un'analisi fatta in classe e questo rappresenta un ottimo esempio di attività per costruire un progetto di media education. Anche se alcune scuole ancora non organizzano laboratori con editori ed esperti del settore che invece aiuterebbero moltissimo per una maggiore comprensione. L'insegnamento che viene fatto è di tipo trasversale in quanto può essere applicato sia alla letteratura quanto alla storia e alla scienza è importante inoltre insegnare ai bambini il ciclo delle notizie. Questo argomento riguarda tutte le età non solo i bambini ma anche adulti in quanto attraverso delle bufale presenti su diversi siti sono stati imbrogliati per questo è bene che questo insegnamento sia aperto a tutti, quindi non c'è miglior modo di insegnare già dall'infanzia ai bambini questo tipo di informazioni cosicché raggiungano anche i loro genitori. Quindi per concludere possiamo dire che quel pensiero critico-creativo obiettivo della media education deve essere insegnato con abilità ed ingegno.
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    Nell'era della generazione 3.0 diventa sempre più indispensabile inserire la media education in ambito scolastico. Puntare attraverso la scuola all'acquisizione di competenze mediali consente di avere già in età scolare maggiore consapevolezza e responsabilità nell'uso dei media sviluppando il senso critico verso tutte le informazioni con cui vengono in contatto.I messaggi mediali hanno sempre più capacità di influenzare il nostro pensiero e il nostro comportamento, basti vedere l' impatto e gli effetti psicologici delle cosidette bufale o fake news che assumono valenza sulla base del mezzo di comunicazione usato. Attraverso la media education i bambini possono essere educati a verificare le fonti, e la qualità dei contenuti per una corretta elaborazione dei messaggi. Apprendere lo stile comunicativo dei media consente non solo la giusta lettura ma consente di possedere adeguate competenze per crearne di nuovi in corrispondenza agli scopi.
vincenzopapillo

iGeneration: impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 5 views

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    A cura di Giulia Radice - Psicologa, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta in formazione - Psicoterapia Cognitiva e ricerca Milano - l'articolo, pubblicato su State of Mind il giornale delle scienze psicologiche, si concentra sulle iGeneration cioè su quelle generazioni nate fra l'80 e il 90 cresciuta insieme ad internet. L'autrice cita alcune ricerche sulla plasticità neurale, sull'impatto che l'utilizzo dei nuovi media potranno avere sull'attività cerebrale delle nuove generazioni. Aspetti positivi e negativi che coesistono ancora una volta quando si parla dell'utilizzo dei nuovi media sopratutto quando sono i più giovani a farlo. Si passa dalle evidenze di un sovraccarico in taluni casi della memoria di lavoro che impedisce il formarsi di connessioni neurali profonde e a lungo termine al miglioramento dell'attenzione e della memoria attraverso la fruizione di videogiochi. Buona lettura.
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    Generazione Z (iGeneration) è un termine che raccoglie gli individui nati dalla seconda metà del 900 fino al 2010, essi non usano internet ma lo vivono in modo attivo quotidianamente. L'articolo invita alla riflessione su quanto le nuove tecnologie stanno rivoluzionando positivamente e negativamente la nostra vita. Un aspetto considerato dall'autrice dell'articolo (Giulia Radice) è l'incapacità di riuscire a finire un compito senza prima guardare l'email, facebook o whatsapp. L'uso spropositato di internet è visto come una vera e propria dipendenza che con i suoi eccessivi stimoli modifica le connessioni cerebrali e mette a dura prova la plasticità neuronale. Tali informazioni sovraccaricano cognitivamente la memoria di lavoro impedendo la formazione di connessioni neurali profonde e a lungo termine, condizionando la presa di decisione. Prove scientifiche dimostrano aspetti positivi della tecnologia cui la capacità di alcuni videogiochi di aumentare le abilità visive, strategie migliori di problem solving, l'attenzione selettiva e la maggiore elaborazione dei dati. Se da un lato la tecnologia digitale non ci aiuta a riconoscere le nostre e le emozioni altrui causa ad esempio l'assenza di comunicazione non verbale dall'altro non si può non considerare la creazione di una nuova forma di alfabetizzazione, quella digitale (digital literacy) che consiste nella valutazione qualitativa e veritiera delle informazioni scovando ed eventuali manipolatori o ingannatori. Si può concludere affermando che il rapporto tra le nuove generazioni e le tecnologie digitali è circolare in quanto uno cambia in funzione dell'altro mentre la chiave per rendere positivo questo enorme cambiamento la si può trovare nell'insegnamento dell'uso della rete, rendendo l'uso di ciò moderato e consapevole.
anonymous

La narrazione che diventa digitale -excursus teorico ed applicazioni educative - 8 views

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    La narrazione diventa una via privilegiata per integrare nella didattica le tecnologie digitali e aiutare gli studenti a sviluppare quelle competenze che li rendono consapevoli della cultura partecipativa che caratterizza l'età dei nuovi media e della comunicazione transmediale. Probabilmente non saremo attorno a un fuoco, ma ascolteremo ancora con emozione una storia che inizia con: "C'era una volta..."
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    È proprio vero che anche la lettura che abbiamo vissuto noi da bambini si è evoluta con il contesto, soprattutto l'avvento della comunicazione multimediale, ha cambiato il modo di narrare le storie. Ogni epoca segna un evoluzione, pur salvaguardando ciò che ha contraddistinto il passato, c'era una volta...manterrà anche nell'era del web, l'aspetto emozionale dell'era della narrazione con il libro. Grazie
xhensinatafani

Media education e fake news: la necessità di formazione per sviluppare consap... - 10 views

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    L'autrice Sara Zampieri mette in relazione la penetrazione del mondo multimediale nelle nostre vite quotidiane, e in special modo in quelle dei bambini, con la variabile della consapevolezza circa la veridicità di tutta l'informazione disponibile nei new media. La pervasività dei new media, infatti, ha fatto delle fake news (sempre esistite) un vero e proprio fenomeno comunicativo, rispetto al quale l'autrice illustra il cosiddetto "esagono delle fake news" proposto da Altinier e Pira. Il fenomeno fake news richiede, quindi, un aumento della consapevolezza da parte degli utenti dei new media. Questa consapevolezza può crescere soltanto con la diffusione di quelle che Dieter Baacke definisce competenze mediali: - lettura consapevole dei contenuti - conoscenza dei principali sistemi di comunicazione - miglioramento della capacità ricettiva - capacità di elaborare nuovi messaggi offrendo il proprio apporto come creatori di informazione Anche il MIUR si rifà esplicitamente alle indicazioni di Baacke nel raccomandare l'integrazione della formazione scolastica con le competenze mediali.
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    La società odierna è digitale, viviamo in un epoca in qui siamo costantemente collegati e c'è la necessità di appartenere ad una rete ecco perché è importante attuare progetti di media education e per capire le motivazioni che ci sono dietro alla divulgazione elevata delle fake news. L'identità di ogni individuo al giorno d'oggi è frammentata in molteplici alter ego che convivono su diverse dimensioni, quello virtuale, quello mentale e quella fisica. Le fake news sono inventate ad Hoc e distorte prima di essere pubblicate come vere. Avendo il reale potere di influenzare l'opinione della società cambiando il giudizio dei singoli nei confronti di aziende, politici e istituzioni, è possibile definire le fake news come un vero e proprio mezzo di comunicazione. Per questo motivo è fondamentale studiare le caratteristiche di questo fenomeno, le media education sono delle attività educative e didattiche che hanno la finalità di informare i giovani e sviluppare in loro una natura critica circa l'utilizzo dei media. E' importante fare attività di formazione di media education poiché si vive in un società mediale costantemente connessi, sia in ambito lavorativo che scolastico ma anche sociale. Questo fenomeno spiega anche perché le attività didattiche di media education sono in diffusione. E' evidente come la consapevolezza dei mezzi con i quali ci si approccia costantemente ogni giorno, dei linguaggi che utilizzano per comunicare e della cultura che comportano è raggiungibile solo attraverso un percorso educativo che sia mirato e programmato ad hoc. L'impegno morale di ogni comunicatore e di ogni educatore quello di comunicare sempre in modo etico e costruttivo, con il fine di trasmettere un valore educativo. Oggi è normale vivere in rete e in digitale ma è anche una cosa inevitabile per questo servono dei percorsi che ci formino ed è necessaria un educazione ai media approfondita per formarsi al meglio per poter vivere in questa dimensione.
franam

Nuove sfide della media education nell'era digitale, analisi critica e produzione creat... - 5 views

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    Gianna Cappello, insegnante di sociologia della comunicazione, dell'educazione e dei processi culturali presso l'Università di Palermo e cofondatore e presidente del MED, l'Associazione Italiana per l'Educazione ai Media e alla Comunicazione, ha scritto un articolo per la "rivista di storia dell'educazione" in cui parla delle nuove sfide della media education nell'era digitale. Il testo sottolinea l'importanza dei media nella vita dei minori, affermando che il consumo dei media gioca un ruolo fondamentale nella costruzione della loro identità e socialità. Si afferma che l'educazione formale deve riconoscere questa dimensione per evitare di allontanarsi sempre di più dalla realtà vissuta dai ragazzi al di fuori della scuola. Si propone l'introduzione della media education per ridurre questo divario, combinando l'analisi critica con la produzione creativa degli studenti. L'obiettivo è consentire loro di esplorare i piaceri derivanti dai media, affrontando allo stesso tempo criticamente il loro ruolo di consumatori e cittadini nella cultura contemporanea. La media education si basa su competenze di lettura critica dei media e sulla partecipazione attiva nella società mediatica. Infine, si afferma che la media education dovrebbe combinare l'analisi critica con la produzione creativa, tenendo conto delle complesse questioni legate all'identità, alla socialità, al gusto e al piacere che i media sollevano per i minori.
lfracassi

NUOVA DIDATTICA - Nuovi media e partecipazione della conoscenza accademica - 4 views

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    Si fa riferimento ad un sito progettato da docenti universitari che hanno creato una nuova modalità di partecipare la conoscenza. Il progetto è curato da Pier Cesare Rivoltella e Pier Giuseppe Rossi e presenta tre manuali: "Agire didattico", "Agire Valutativo", "Agire Educativo". Non è ancora del tutto completato, ma gran parte dei contenuti è presente. Il sito è organizzato come un ipertesto in cui cercare significati e approfondire temi. Sono presenti riferimenti sia bibliografici che sitografici e collegamenti a teorie, autori, studi attorno agli argomenti della didattica e de. Il passaggio dal testo cartaceo al testo digitale aveva costituito semplicemente l'utilizzo di un nuovo strumento: il lettore di dbook in grado di permettere la lettura, nel senso di sfogliare le pagine virtuali. Su questo sito invece troviamo una diversa modalità per cui ogni testo è accompagnato da un indice dove poter selezionare anche specifici temi o capitoli grazie al collegamento ipertestuale. Ogni capitolo contiene la mappa dove esplorare tutti gli aspetti e degli approfondimenti che rimandano ad articoli. Ogni testo è corredato da bibliografia e, se esiste, sitografia. Faccio per esempio riferimento al capitolo "Le tecnologie dell'educazione" del manuale "L'agire didattico". Il capitolo è di Floriana Falcinelli http://nuovadidattica.lascuolaconvoi.it/agire-didattico/4-le-tecnologie-delleducazione/ Il sito prevede inoltre la possibilità di avere a disposizione alcuni strumenti utili allo studio: APPROFONDIMENTI E ATTIVITA', TEORIE, PSICO-PEDAGOGISTI, RIFERIMENTI NORMATIVI (si riferiscono alla scuola italiana), GLOSSARIO. Ogni psicopedagogista è accompagnato da un articolo di presentazione, una bibliografia e una sitografia che rimanda a lavori o siti degli autori in lingua originale (per Novak viene fatto rimando alla suo "costruire mappe concettuali" sul sito di cmap; alla pagina di Ausbel possimo trovare il link ad un sito dedicato al
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    Ogni psicopedagogista è accompagnato da un articolo di presentazione, una bibliografia e una sitografia che rimanda a lavori o siti degli autori in lingua originale (per Novak viene fatto rimando alla suo "costruire mappe concettuali" sul sito di cmap; alla pagina di Ausbel possimo trovare il link ad un sito dedicato al suo lavoro). Visitare questo sito è una esperienza diretta dell'evoluzione dei media e delle opportunità che la rete può offrire anche in campo accademico. Può servire come punto di partenza per approfondire temi legati all'educazione, alla didattica, alla valutazione, dentro i quali non manca la media education. E' un luogo adatto per una ricerca bibliografica e sitografica rispetto ai temi di interesse.
fabiogibaldo

Paper, Pen and Phone: un esempio di progetto didattico e di Media Education. - 3 views

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    Il progetto educativo PPP (Pen, Paper and Phone) è un esempio di didattica improntata agli assunti teorici della Media Education e dell'Apprendimento Significativo. Si tratta di un insieme di pratiche il cui fine è quello di abilitare gli studenti allo sviluppo di new media literacies e digital literacies, attraverso il "potenziamento" di literacies tradizionali, riconosciute come presenti ma "attenuate" nei "nativi digitali" in genere: lettura, scrittura, ricerca di informazioni, analisi critica dei testi mediali. La comprensione critica e concettuale è funzionale a tale scopo: gli argomenti prescelti per lo studio e la ricerca da parte degli studenti, sono concepiti come "strumenti", veri e propri pretesti per fornire opportunità di sviluppo di un set di abilità sociali e competenze culturali che predispongono ad un "lifelong learning" e, in ultima analisi, alla piena partecipazione alla Cittadinanza Digitale, democratica e attiva. Gli insegnanti sfruttano la congenialità con i media (nella fattispecie smart phones), utilizzati o meglio vissuti dagli studenti sempre più come "sistema dei media" e vero e proprio "ambiente di vita", al fine di predisporre ambienti di apprendimento informale e cooperativo. Gli autori del progetto muovono dalla consapevolezza che la semplice didattica fondata sull'impiego di media elettronici e digitali, come meri supporti didattici, conduca a forme di apprendimento superficiale e meccanico, se non sostenuta da un protocollo di lavoro ad hoc e da un adeguato apparato teorico e metodologico di ricerca. Da qui lo sviluppo di una propria Metodologia di ricerca didattica e l'individuazione di obiettivi e strategie valutative (mappatura concettuale) per poter misurare l'efficacia dell'intervento.
lcotronei

TANDEM: pedalare insieme verso una co-educazione ai Media. - 3 views

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    L'ambiente familiare è il luogo in cui i bambini iniziano a muovere i primi passi nel mondo digitale: i genitori sono infatti i primi educatori che un bambino incontra nel proprio percorso di crescita ed e hanno il compito di esplorare questo nuovo mondo insieme ai loro bambini, fornendo le competenze per sviluppare delle adeguate chiavi di lettura dei media. E' perciò fondamentale, in quanto portatori di una missione educativa comune, collaborare con le altre istituzioni educative, quali le scuole. Le famiglie devono avere la possibilità di confrontarsi tra/con loro, poichè oggi i bambini utilizzano i media digitali a scuola come a casa. Tandem ha sviluppato dei percorsi pedagogici con lo scopo di abbattere le frontiere scuola-famiglia in virtù di una co-educazione ai media digitali, tenendo conto sia delle specifiche diversità ed esigenze dei vari modelli familiari sia valorizzando le competenze di entrambe le parti.
nicolebenini

Hikikomori e tecnologie digitali: educare, non privare | Hikikomori Italia | Associazi... - 2 views

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    Il post scritto il 19 settembre 2019 dallo psicologo Marco Crepaldi, presidente e fondatore dell'associazione Hikikomori Italia, si sofferma sulle relazioni esistenti tra il fenomeno sociale delle persone che attuano un ritiro sociale (noto come Hikikomori), e le tecnologie digitali mediatiche. In particolare l'autore motiva come sia inappropriato considerare la tecnologia digitale mediatica (internet, videogiochi, ecc.) e la dipendenza ad internet come cause dirette che portano all'isolamento della persona, in quanto negli anni e nei luoghi che per primi hanno visto l'insorgenza del fenomeno (Giappone, anni '80), i nuovi media digitali non si erano ancora diffusi in modo pervasivo. Argomenta invece come l'uso e abuso di questi ultimi possa esser considerato come: a) acceleratore della diffusione del fenomeno Hikikomori; b) sua possibile conseguenza. Nella conclusione, l'autore sostiene che un approccio terapeutico che mira ad una drastica eliminazione delle nuove tecnologie mediatiche, se può esser giustificato in situazioni di dipendenze estreme e nel breve termine, nel lungo termine non è opportuno. Più che promuoverne la rimozione, occorre infatti a suo avviso insegnare a padroneggiare tale universo per massimizzarne gli aspetti positivi e minimizzare quelli negativi. La posizione argomentata si collega al paradigma attuale di media education, che non demonizza più le tecnologie mediatiche, né ha il fine di proteggere le persone dai nuovi media, bensì di renderle maggiormente consapevoli, di formarle perché siano in grado di prendere autonomamente e coscientemente le proprie decisioni.
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    Per un inquadramento più specifico sul fenomeno Hikikomori, sintomi e diagnosi, possibili cause, possibili cure e considerazioni sul successo degli approcci descritti in letteratura, si suggerisce la lettura dell'intervista "Hikikomori. Sintomi, cause e trattamenti", effettuata ad un psichiatra e ad una psicologa e pubblicata sul sito: www.ospedalemarialuigia.it, il 30 luglio 2019.
adelaide nucera

Analisi critica vs. produzione creativa. Le nuove sfide della media education nell'era ... - 10 views

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    Negli ultimi decenni la funzione socializzante svolta dalle agenzie educative tradizionali (in primis, scuola e famiglia) è stata messa in discussione da altre, più informali (e spesso più efficaci) agenzie: il gruppo dei pari, le sub-culture, le organizzazioni politiche, i movimenti sociali e soprattutto i media. In particolare per la scuola, il successo dei media ha sollevato una serie di riflessioni sui processi educativi nella società contemporanea Primo: i media attivano forme di apprendimento che - a differenza del tradizionale apprendimento alfabetico - interpellano intelligenze multiple e multisensoriali . Secondo: i media mettono in discussione l'idea stessa di ciò che significa oggi essere «istruiti» in quanto richiedono nuove forme di alfabetizzazione che vanno ben oltre il tradizionale saper leggere e scrivere, Terzo: la media education implica lo sviluppo di competenze di «lettura» e «scrittura» dei media, aspira cioè a sviluppare sia la comprensione critica dei media sia la partecipazione attiva in una società altamente mediatizzata. Quarto: la media education sfida apertamente la retorica tecno-utopica, spesso dominante nei discorsi dei politici, degli insegnanti, dei professionisti/imprenditori dei media, secondo la quale le tecnologie digitali «rivoluzioneranno» la scuola.
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    L'intento di questo articolo è quello di avvicinare la didattica al mondo dei giovani. Si evidenzia come la " media education" può ridurre il gap tra la vita quotidiana dei ragazzi impregnata dall'utilizzo dei nuovi media e l'educazione formale che spesso non riconosce l'importanza che i media hanno e il ruolo che rivestono. Per far si che ciò avvenga gli studenti devono poter creare, esplorare e vivere esperienze mediali piacevoli e nel contempo sviluppare un senso critico verso l'utilizzo dei media.
irissalvadori

I videogiochi aiutano l'apprendimento - 2 views

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    L'articolo parla di come i videogiochi possano diventare strumenti per l'apprendimento e di come si possano utilizzare anche nelle scuole. Vengono messi in luce solo gli aspetti positivi, dato che i videogiochi solitamente vengono visti in un'accezione negativa, futile. Invece, dopo questa lettura si evince quanto sia importare integrare il divertimento con l'educazione, prova ne sia che favorisca: la motivazione, il problem solving, la cooperazione, adottare altri e nuovi punti di vista, inoltre sono in grado di sviluppare anche il pensiero critico. Che poi, si è soliti pensare che gli utilizzatori siano i bambini/ragazzi, invece, dal rapporto dell'AESVI risulta che anche gli adulti ne facciano un largo uso. L'articolo, inoltre, fornisce un nuovo lessico inerente alla sfera dei videogame.
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