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denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
marcom1982

La media education a scuola: buone pratiche e strategie didattiche - 13 views

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    I nuovi media occupano gran parte del nostro tempo sociale e sono fortemente presenti, ed utilizzati, anche a scuola da bambini e adolescenti. Spesso e purtroppo, però, li utilizziamo in modo spropositato ed errato e ciò può avere gravi conseguenze per le persone e per la società. Ora più che mai è importante parlare delle nuove tecnologie: solo così sarà possibile conoscerle, comprenderle, per utilizzarle in modo consapevole, critico e cosciente. Ciò deve avvenire sia a scuola che in famiglia, allo stesso modo e nello stesso tempo, per educare i bambini e gli adolescenti alla cosiddetta Media Education. In questo articolo viene approfondita la Media Education tra formazione e scuola, offrendone un primo sguardo, un'introduzione, focalizzando l'attenzione sui suoi aspetti teorici.L'educazione ai media deve essere intesa come insegnamento di tipo trasversale, in quanto non vuole ottenere un posto a sé nel programma scolastico, questo è il punto predominante dell'articolo. La tecnologia deve essere un uso pratico, coinvolgente e diretto . I media possono, e devono, essere pensati come trasversali al programma, come elementi imprescindibili e come dimensione aggiuntiva, valorizzante e ispiratrice. I bambini sono continuamente esposti ed influenzati dalle informazioni che ottengono dalle nuove tecnologie e ciò può portare a conseguenze molto negative, anche al cyberbullismo. Educare bene alla tecnologia non favorendo l'indipendenza della stessa aiuta il bambino ad emergere e saper usare notevolmente i media come risorsa e non come opera distruttiva.
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    Giulia Piazza scrisse l'articolo in questione esaminando alcune possibili strategie didattiche da usare per proporre l'educazione dei media a scuola. Ci spiega perché è importante insegnare la media education a scuola e il ruolo delle influenze sociali nella comprensione del mondo e nella costruzione del senso di identità, così come l'importanza del prestare attenzione all'influenza che i bambini ottengono dalle nuove tecnologie. L'approccio pedagogico della media education valorizza alcuni principi per l'educazione quali l'apprendimento centrato sul bambino, l'apprendimento trasversale ecc. approccio dunque non autoritario, che favorisce la motivazione e aiuta i bambini a indagare e riflettere da soli. Ci spiega quali sono le buone pratiche dell'educazione ai media e l'importanza dell'argomento di analisi del testo e del contenuto, quali sono quindi le tecniche utili per insegnare i media tramite analisi testuale e di contenuto così da sviluppare una conoscenza della grammatica mediale. Vengono presi in esame anche il case study e la simulazione, quindi l'uso del gioco di ruolo e della sfida che agiscono sulla motivazione e sulla conoscenza proprio come l'aiuto dello studio di un caso specifico vada ad incoraggiare gli studenti a condurre ricerche approfondite. L'articolo inoltre sottolinea uno degli aspetti centrali e indispensabili della Media Education: la produzione, che comporta l'uso pratico, coinvolgente e diretto delle tecnologie, avendo un valore educativo importante in quanto va a garantire comprensione e critica del linguaggio mediale.
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    L'articolo discute l'importanza dell'educazione ai media nelle scuole. L'autore sostiene che i mezzi di comunicazione sono una parte fondamentale dell'ambiente culturale di ciascun individuo, compresi i bambini e gli adolescenti. Ciò significa che la media education è importante per aiutare i giovani a decostruire i testi mediali e a comprendere i valori trasmessi. Inoltre, l'articolo sostiene che l'educazione ai media valorizza alcuni principi fondamentali per l'educazione, come l'educazione alla cittadinanza e alla partecipazione attiva, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'articolo sottolinea che la media education promuove un esercizio critico da parte dei bambini, aiuta i bambini ad imparare a imparare e cerca di generare l'atteggiamento interrogativo, accompagnato dal dialogo e dal pensiero critico. L'autore conclude sostenendo che l'educazione ai media dovrebbe essere inclusa come curricolo trasversale a tutte le discipline di insegnamento, per incrementare e migliorare l'insegnamento e l'educazione. L'articolo fornisce alcune "buone pratiche" per la realizzazione dei percorsi di Media Education, come la costituzione di un gruppo docenti e la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori.
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    Il testo parla dell'importanza dell'insegnamento della Media Education per aiutare i bambini e gli adolescenti a comprendere i messaggi mediatici e sviluppare una comprensione critica dei media. L'approccio pedagogico della Media Education si basa su principi come l'educazione alla cittadinanza, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'educazione ai media deve essere sistematica e continua, e il curriculum dovrebbe essere considerato trasversale a tutte le discipline di insegnamento. Le buone pratiche dell'educazione ai media includono la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori, la definizione chiara dei tempi e degli spazi per le attività, la documentazione e la valutazione dell'esperienza, la condivisione con i genitori e la creazione di un prodotto di comunicazione da condividere con la comunità scolastica. L´ autrice infine descrive alcune tecniche utili per l'insegnamento dei media, come l'analisi del testo e del contenuto, il case study, la simulazione e la produzione.
federicopt

Chi sono gli "hikikomori" in Italia - Il Post - 6 views

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    ITALIA MERCOLEDÌ 13 OTTOBRE 2021 Chi sono gli "hikikomori" in Italia Cioè le persone che interrompono i contatti col mondo esterno e vivono in ritiro sociale: è un fenomeno presente da tempo ma finora poco studiato di Susanna Baggio In Italia negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso dei cosiddetti "hikikomori", ovvero persone che abbandonano progressivamente le attività scolastiche, extrascolastiche o lavorative per ritirarsi in isolamento nella loro casa o nella loro stanza per periodi prolungati di tempo, indicativamente da sei mesi fino a diversi anni. Le persone che vivono in ritiro sociale volontario rinunciano a poco a poco alle relazioni con chi aveva fatto parte della loro vita, talvolta anche con i familiari, e spesso occupano il tempo impegnandosi in varie attività su internet, per esempio tenendosi in contatto gli uni con gli altri su forum e chat o guardando film e serie tv. Questo fenomeno è stato individuato dapprima in Giappone, dove è diventato una questione sociale di rilievo, ma da almeno una quindicina d'anni è piuttosto presente anche in Italia, dove però è ancora molto poco studiato. Gli hikikomori sono stati spesso definiti "eremiti dei tempi moderni" e la loro situazione può dipendere da moltissimi fattori diversi. Il loro non è un disturbo riconosciuto a livello scientifico e va distinto anche dalle diverse psicopatologie alle quali può comunque essere collegato, come la depressione o la dipendenza da internet. È stato osservato perlopiù in società fortemente competitive e coinvolge soprattutto adolescenti e giovani adulti, motivo per cui negli ultimi anni hanno cominciato a interessarsene anche le scuole e le istituzioni. Un po' di storia Il termine hikikomori fu utilizzato per la prima volta nel 1998 dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che fuse i verbi "hiku" e "komoru", cioè ritirarsi e stare in disparte. Saito coniò questo termine per descrivere tutte quelle persone a
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    In questo articolo, Susanna Baggio affronta la tematica nata in Giappone e che si sta progressivamente diffondendo anche in Italia( al momento poco conosciuta e studiata). Tale sindrome, si esplica nell'isolamento e ritiro sociale che fa rinchiudere e isolare gli adolescenti e giovani adulti nella propria camera. L'autrice cerca di approfondire le varie sfaccettature del fenomeno, riportando dettagliatamente le varie opinioni di esperti. Questo tipo di problematica, a mio avviso, non va sottovalutata perché spesso è anche difficile affrontarla con chi ne è affetto, come riportato anche nell'articolo stesso in quanto loro rifiutano di farsi aiutare, negando addirittura di averla. Senza dubbio l'avvento della pandemia da covid19, ha accentuato tutto questo e non ha aiutato l'interazione tra genitori e figli, rendendo difficile il contenimento e l'argine del fenomeno stesso. A mio parere, per contrastare il fenomeno, bisognerebbe avere un costante dialogo in famiglia, non prendendo la tecnologia come baby sitter dei propri figli ma tenendo un dialogo costante con loro mantenendo un rapporto attivo, non si può criminalizzarle i soggetti ma bisogna avere un rapporto empatico e canali sempre aperti con loro, ricordiamoci che la tecnologia e le macchine, sono buone scoperte se semplificano la vita e aiutano l'essere umano. Le macchine, però, non devono e non dovranno mai sostituirsi all'empatia e alla bellezza delle relazioni e rapporti umani.
antonellasip

Social media literacy protects against the negative impact of exposure to appearance id... - 1 views

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    Questo studio analizza l'impatto dei social media sulla soddisfazione sul proprio corpo in giovani donne e uomini. Si tratta di uno studio sperimentale pubblicato sulla rivista scientifica "Body Image" del 2018. Lo studio ha incluso 187 donne e 187 uomini tra i 18 e 30 anni. Ai partecipanti sono stati somministrati diversi strumenti, tra cui il VAS, per la valutazione della soddisfazione/percezione del proprio corpo, il SML (social media literacy), un test per valutare il livello di media literacy, che analizza il pensiero critico e lo scetticismo nei confronti dei media, e il SATAQ per analizzare il grado di approvazione e interiorizzazione degli ideali di bellezza. Il gruppo sperimentale è stato esposto a stimoli visivi di pubblicità sull'alcol con protagoniste celebrità che incarnano l'ideale di bellezza attuale. Dai risultati emerge che le donne con bassi livelli di social media literacy (calcolata con il SML) hanno avuto una diminuzione significativa della soddisfazione sul proprio corpo dopo l'esposizione, al contrario delle donne con alti livelli di social media literacy. Tale effetto protettivo non è stato registrato negli uomini. Da questo studio, dunque, emerge che la media literacy può rappresentare un fattore protettivo all'esposizione dei social media commerciali. Questo risultato è coerente con studi precedenti sui media tradizionali che hanno rilevato che alti livelli di alfabetizzazione mediatica, in particolare il pensiero critico, sono in grado di moderare l'effetto negativo dell'esposizione a immagini che mostrano ideali di bellezza stereotipata. In conclusione, questi risultati mettono in luce l'importanza di implementare strategie di intervento di alfabetizzazione ai social media in un'ottica preventiva, per contrastare i problemi di immagine corporea negli adolescenti e i conseguenti disturbi alimentari, derivanti dal sempre crescente uso dei social media.
mariagraziano

La Media Education nelle scuole, ecco perchè è importante - MIUR Istruzione - 20 views

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    I media fanno parte della nostra società. Capire come "leggere" le notizie veicolate dai media e come interagirci è una competenza fondamentale, In particolare l'avvento del così detto Web 2.0, dei social network ha creato grandi occasioni di comunicazione.
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    Nell'articolo viene evidenziata l'importanza della Media Education come materia di insegnamento che dovrebbe trovare grande spazio nelle scuole non solo per quanto riguarda i "new media" ma tutti i media. La Media Education, nasce e si sviluppa allo scopo di fornire ai ragazzi tutti gli strumenti idonei a comprendere meglio le dinamiche e i messaggi offerti dai media e a rielaborarli autonomamente, in maniera critica. La fruizione di internet in modo praticamente illimitato consente infinite potenzialità di apprendimento e sperimentazione ma anche dei rischi connessi ad un uso "superficiale di strumenti potentissimi"; sopratutto gli adolescenti (nativi digitali) sono sottoposti ai rischi maggiori dovuti ad una grande abitudine e dimestichezza con i dispositivi ma che se non guidata e formata opportunamente può provocare seri danni, si pensi solo per fare qualche esempio al Cyber bullismo. La Media Education, se applicata ad internet, può essere d'aiuto per muoversi meglio in rete (da google a Facebook), tanti sono i consigli che potrebbero essere dati ai ragazzi, ma anche a genitori e docenti che dovrebbero essere opportunamente formati per affrontare questi cambiamenti. Insegnare ai ragazzi a gestire meglio il rapporto con i social costituisce uno dei punti cruciali della materia, considerato il ruolo preponderante che questi canali hanno assunto nella quotidianità di molti adolescenti: ad esempio educare e formare su "cosa e come postare" o a riconoscere le "fake news". Una buona competenza mediale (media literacy) è ciò che questa disciplina intende offrire ai propri allievi. L'articolo riassume quali competenze mediali un media educator dovrebbe contribuire a trasmettere.
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    l'educazione svolge una funzione essenziale e che la scuola debba essere all'avanguardia nelle competenze e nelle conoscenze dei nuovi strumenti digitali. La neccesita di imparare ed educare a districarsi tra i vari linguaggi dei media ed imparare ad approcciarli in maniera corretta. Sviluppare negli studenti la capacità di comprendere i diversi media e le varie tipologie di messaggi, utilizzarli correttamente, saper interpretare in maniera critica il messaggio, essere in grado di generare un messaggio e quindi usare in maniera propositiva i media. La neccesita della prevenzione dello sviluppo del cyberbullismo e la dipendenza e varie patalogie come nomofobia
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    In questo articolo viene definito bene il concetto di Media Education e il ruolo che dovrebbe avere nelle scuole allo scopo di fornire ai ragazzi tutti gli strumenti idonei a comprendere meglio le dinamiche e i messaggi offerti dai media e a rielaborarli autonomamente, in maniera critica. Anche se si tratta di un articolo del 2017 si evidenziano punti importanti quali le modalità di utilizzo di tali mezzi e la necessità di educare sia i ragazzi, utenti finali, che chi ha la funzione di tutore di questi, quindi genitori, scuola ecc… Attraverso lo studio ed il trasferimento d'informazioni ai ragazzi i docenti potranno insegnare a questi a gestire meglio il rapporto con i social e far comprendere che questo rappresenta una dei punti cruciali della materia, considerato il ruolo preponderante che questi canali hanno assunto nella quotidianità di molti adolescenti (educare e formare su "cosa e come postare" o a riconoscere le "fake news" per esempio). Saper discernere le notizie, filtrarle e comprendere quali informazioni e fonti siano più autorevoli di altre. Altro messaggio importante che vuole essere da monito a tutti, politici, ministero, dirigenti scolastici, è che la scuola non può rimanere indietro su queste tematiche ed è fondamentale pensare a percorsi per i docenti e genitori di adolescenti e pre-adolescenti.
anonymous

social media e comportamenti sessuali - 7 views

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    Questo studio ha esaminato come i social network influenzano i comportamenti sessuali degli studenti universitari in Nigeria, paese dove povertà e corruzione rendono la questione ancora più seria. Il comportamento sessuale a rischio tra i giovani è una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica in tutto il mondo. Questo studio è stato condotto adottando il metodo di ricerca dell'indagine e ha utilizzato 7 università distribuite in cinque stati nel sud-est della Nigeria; affonda le sue basi teoriche nel "determinismo tecnologico" che vede nel progresso tecnologico l'unica causa delle trasformazioni della nostra società. La varietà dei contenuti disponibili su Internet oggi è praticamente illimitato e sostituisce, includendoli, quelli che prima erano considerati "mass media" come film, giornali, cinema. Sulla base dei risultati, questo studio si è concluso confermando l'esposizione dei giovani a una notevole quantità di contenuti sessuali sui social media. Questa esposizione influenza i loro pensieri psicologici e atteggiamenti nei confronti del sesso e li predispone a comportamenti sessuali a rischio che hanno gravi conseguenze: doppi appuntamenti, flirt, lesbismo e altri orientamenti sessuali. Si rende quindi necessario un processo educativo tra gli studenti universitari per aiutarli a comprendere vantaggi e svantaggi dell'esposizione costante ai siti di social media e riuscire ad adottare misure normative per monitorare e regolare i contenuti condivisi sulle diverse piattaforme.
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    L'articolo affronta il tema dei comportamenti sessuali a rischio tra i giovani, in particolare nei Paesi del terzo mondo come la Nigeria. Lo studio esamina la letteratura che collega l'uso dei social network ai comportamenti sessuali degli adolescenti e discute i tipi di contenuti che si possono trovare sulle piattaforme dei social media, compresi i comportamenti devianti e le attività antisociali. Nello studio di Kalunta-Crumpton (2017) è stato evidenziato come i giovani nigeriani siano esposti a numerosi contenuti sessuali e comportamenti devianti attraverso vari media, sia tradizionali che digitali. ed esamina gli effetti non voluti di tale esposizione, rivedendo le nuove iniziative mediatiche volte a migliorare la salute degli adolescenti. Vengono discusse anche le teorie degli effetti dei media sui giovani e presentate prove empiriche della relazione tra i media tradizionali e le attitudini e i comportamenti sessuali degli adolescenti. Infine i ricercatori raccomandano alla direzione scolastica, il governo e le organizzazioni non governative di condurre campagne di sensibilizzazione per educare gli studenti sui vantaggi e gli svantaggi di una costante esposizione ai siti di social media e consiglia al governo di adottare misure normative per monitorare e regolare i contenuti condivisi sulle piattaforme di social media.
giannib71

The Social Dilemma - Film documentario completo in streaming ITA Download - PeerTube It... - 4 views

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    Il film esamina la diffusione dei social media e il danno che essi causano alla società, concentrandosi particolarmente sullo sfruttamento e sulla manipolazione degli utenti, attraverso l'utilizzo di tecniche come il data mining e la vendita dei dati personali. The social dilemma approfondisce alcuni aspetti dei social media: la dipendenza che provocano, in particolare nei più giovani, l'uso in politica, il contributo alla diffusione di teorie complottistiche, gli effetti sulla salute mentale. Il documentario presenta allo spettatore, attraverso una serie di interviste, un ritratto dei social media e delle problematiche che causano, sostenendo che siano una minaccia, ma il documentario non prevede solamente l'argomentazione di antitesi riguardanti l'uso dei social media, ma molto spesso si parla di Internet in generale. Il primo problema è il fatto che miliardi di persone vengono influenzate da pochi cervelli che stanno dietro alle aziende come Facebook, Google e Twitter. Il secondo problema è quello della dipendenza dai social. Gli intervistati spiegano che il creare una sorta di dipendenza verso i social è una caratteristica voluta e non un errore. La manipolazione del comportamento umano a scopo di lucro è di primaria importanza per le aziende e ciò viene attuato grazie allo scorrimento infinito e alle notifiche push, che mantengono gli utenti costantemente impegnati. I consigli personalizzati forniti da questi siti aiutano non solo a prevedere le azioni svolte dagli utenti, ma anche a influenzarle, rendendo gli utenti delle facili prede per inserzionisti pubblicitari o propagandisti Il documentario si muove in parallelo su due filoni: quello razionale delle interviste con figure di rilievo nella creazione dei social media: ex dipendenti, dirigenti e altri professionisti delle principali aziende tecnologiche. Gli intervistati descrivono le proprie esperienze di lavoro all'interno del mondo dei social, affermando che la nascita dei social è avvenuta per mi
lauracavazzini

Effetti dei social media sugli utenti: dal cyberbullismo all'utilità per scop... - 8 views

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    L'articolo evidenzia la relazione tra l'uso dei Socia Madia nelle nostre vite e come essi siano in grado di cambiare la nostra percezione del mondo in termini emotivi, che talvolta sfociano in patologie associate come ansia e depressione. Leggendo l'articolo ci si pone la domanda "fino a che punto questi spazi virtuali possono influenzare la nostra vita?" L'articolo continua soffermandosi sulle tesi di diversi ricercatori, in particolare il dottor B. Primack afferma : «I social sono spazi virtuali ma producono emozioni reali» dove gli utenti ne sono gli attori. La Royal Society descrive infatti come i Social siano in grado di condizionare la salute mentale degli utenti. Coloro che fanno un uso attivo dei social network hanno pertanto la tendenza a "filtrare " la propria vita , la quale pubblicamente appare sempre particolarmente positiva. Ci sono state diverse campagne che, negli anni, anno cercato di svestire i social di questa tendenza alla positivita' e perfezione, sottolineando il fatto che "la vita perfetta non esiste". Ma quali sono le conseguenze di questa ricerca della perfezione? Studi hanno evidenziato particolari atteggiamenti legati ad essa come : la propensione a paragonare la propria vita a quella degli altri contatti, una compromissione dell'autostima, con conseguente depressione , una correlazione tra le scarse ore di sonno e la compulsiva "fear of missing out" ovvero il bisogno di controllare il social per non perdersi qualcosa. Ma cosa spinge le persone ad affezionarsi al mondo dei social? Secondo il Professore M. Delgado, il soggetto ritrova nella notifica dello smartphone un sensi di gratificazione che comporta "riconoscimento sociale". Gli input dei social, detti "Like" potrebbero innescare delle dinamiche che favorirebbero il rilascio di dopamina un neurotrasmettitore complesso che risult
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    Ho trovato questo articolo molto interessante e di grande attualità. Il tema principale è relativo all'utilizzo dei media, con particolare focus sui social media. La ricchezza dell'articolo sta nel fatto di illustrare i rischi relativi all'uso, o per meglio dire, abuso, ma anche gli aspetti positivi che derivano dal loro utilizzo. Leggendo tra le righe, è così possibile comprendere l'immenso potenziale e ricchezza insita nei nuovi media, che se utilizzati in modo corretto, sono fonte di cultura e divertimento. Da qui, è naturale comprendere quanto sia importante l'insegnamento dei media, soprattutto a livello scolastico, andando ad istruire bambini e ragazzi, ovvero quelle categorie che ne sono più attratte. ma anche più esposte ai diversi rischi. E' importante che i giovani imparino a farsi domande e riflettere sui media di cui usufruiscono affinché ne abbiano una profonda comprensione.
antoniolionti

Giovani, ansia e social media: uno sguardo al mondo adolescenziale e all'utilizzo dei s... - 3 views

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    In questo contributo pubblicato su "Culture digitali" si vuol porre l'attenzione su un tema che tocca da vicino i giovani e l'utilizzo dei social media. In particolare si sottolineano le conseguenze di questo rapporto costante con i social media; i dati emersi da ricerche in ambito clinico come quella condotta dalla psicologa clinica Lindsey Giller del Child Mind Institute specializzata in disturbi dell'umore nei giovani, mostrano un trend in crescita per quanto riguarda disturbi d'ansia sociale, insicurezza e scarsa autostima; il continuo confronto con i pari e i meccanismi che si innescano da questa costante connessione virtuale sono elemento di stress, che se sottovalutato può tramutarsi in forme di dipendenza. Non mancano gli aspetti positivi dei social media che facilitano il relazionarsi tra i giovani, soprattutto per coloro che hanno difficoltà nel socializzare e per i gruppi marginalizzati. Un corretto utilizzo dei social media è la nuova sfida da affrontare per le nuove generazioni, che però necessitano di una formazione attraverso progetti di Media Education che possano fornire loro una comprensione critica dei media, intesi non solo come strumenti, ma come linguaggio e cultura.
desolina71

Social Media e Schermo Cambiano il Cervello? - 10 views

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    Grazie Desi della condivisione di questo articolo. Trovo molto interessante che stiano cercando di definire un documento interdisciplinare con le opinioni di esperti in diverse discipline
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    La scelta dell'articolo nasce da uno spunto di riflessione legato alla mia esperienza lavorativa come docente, tra i banchi di scuola ho potuto vedere l'evoluzione e il condizionamento che i media e successivamente i social media hanno avuto negli alunni i quali nel corso del tempo hanno manifestato problematiche soprattutto relative all'aspetto sociale, cognitivo ed emotivo e non ultimo attentivo, in parte ciò dagli studi scientifici viene attribuito anche all'uso, ma oserei dire talvolta mal uso e abuso dei mezzi digitali. Da decenni schermi televisivi, social media, era digitale influenzano l'interpretazione umana, la percezione, l'attribuzione di significati, ma negli ultimi anni in maniera ancora più massiccia e pressante. È curioso il dato emerso nell'articolo "Social media e schermo cambiano il cervello?" a cura Derrick de Kerckhove e altri studiosi dei media digitali. In tanti sottolineano il fatto che da più parti si lamenta la ridotta capacità di attenzione e l'influenza nei processi di memoria da parte nei giovani che utilizzano in maniera eccessiva dell'informazione digitale, ciò è sentito anche e soprattutto negli ambienti educativi, essendo l'attenzione un'abilità indispensabile per l'apprendimento ciò preoccupa non poco gli educatori. Dall'incontro a Roma fra i più grandi studiosi della scienza dei media emerge il bisogno di educare sempre più consapevolmente le persone all'uso dei media attraverso un lavoro di regole d'uso e di corretta informazione.
veliadauria

Media Education- Sensibilizzare all'uso consapevole dei mezzi di comunicazione - 3 views

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    Slides tratte dalla conferenza "Meeting DV & 12.0" del 14 Aprile 2018 a Roma
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    Tali slides che spiegano quanto detto durante la conferenza "Meeting DV & 12.0" svoltasi a Roma il 14 Aprile 2018 introducono alla Media Education superando il malinteso ad essa associato facendo una distinzione tra l'Educazione ai Media e l' Educazione con i Media. Descrive cos'è un medium e cio' che la Media Education produce,ovvero, la Media Literacy. che, non rispecchia affatto una competenza digitale. La Media Literacy viene trattata nell'ambito dell'Unione Europea e viene spiegato di quali competenze si serve tale prodotto della Media Education ed individua le professioni a cui prepara. Spiegano come hanno cambiato il nostro modo di vivere dando una nuova forma al nostro intrattenimento e modificando il nostro modo di acquisire cultura. Ci si concentra anche sulla dimensione sociale abbracciando il tema dei social network. Successivamente, viene affrontata la problematica della diffidenza verso l'utilizzo della Media Education, in quanto, tale strategia,per molti, non riguarda un'educazione ai media, ma con i media e poi perchè essa non fa altro che veicolare messaggi commerciali ed estetici. Ci si preoccupa inoltre della valutazione del percorso con la Media Education.
frapoly1512

Why do people share fake news? Associations between the dark side of social media use a... - 5 views

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    L'articolo affronta l'impatto dei social media come possibile veicolo di fake news sulla credibilità del marchio. Le aziende utilizzano i social media come strumento per le loro campagne di marketing e ne estendono l'uso anche oltre il marketing con l'obiettivo di guidare l'innovazione. La letteratura esistente mette in luce però anche un lato oscuro dei social media online, il caso Barilla, i tweet di Elon Musk e il caso Volkswagen dimostrano come le aziende e i marchi possano risentire dei commenti negativi sui social media. Molte ricerche dimostrano che le reazioni dei consumatori esposti ai problemi del marchio sui social media sono più negative rispetto a quelle esposte attraverso i media tradizionali; la diffusione di voci e problemi totalmente inventati può far sentire le aziende completamente impotenti, poiché tali situazioni sono al di fuori del loro controllo. Emblematico il caso avvenuto nel 2016, che ha coinvolto Pepsi, sono state fatte minacce di boicottaggio dell'azienda americana per una dichiarazione virale, completamente inventata nei social media, che discuteva dell'ostilità mostrata dal CEO di PepsiCo ai sostenitori di Trump. La diffusione di fake news diventa una preoccupazione sempre più grave alla luce del fatto che qualsiasi notizia, vera o falsa, può diffondersi a macchia d'olio nei social media online e diventare virale molto rapidamente, intaccando l'immagine dell'azienda.
patriziamercuri

Overuse of Social Media Affects the Mental Health of Adolescents and Early Youth - 4 views

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    Il risultato di una ricerca apparso su The International Journal of Indian Psichology nel 2016 mostra come il tema dell'uso eccessivo dei Social Media e delle sue conseguenze sulla salute mentale degli adolescenti sia un tema diffuso a livello mondiale, anche in paesi come l'India dove ci sono forti influenze culturali e condizionamenti famigliari. La premessa importante è che la natura dei Social Media di per sé non crea problematiche particolari, anzi, possiamo constatare come un uso appropriato di tali mezzi possa aiutare a costruire ponti per superare difficoltà e inuguaglianze, a rafforzare o creare relazioni, cultura partecipativa e auto-stima, ad aumentare il senso di auto efficacia condividendo i propri potenziali e talenti. Con l'uso eccessivo, invece, la situazione si trasforma in dipendenza, in scarsa, se non nulla, partecipazione alla vita sociale reale con le conseguenti difficoltà relazionali a casa, a scuola e tra i pari. In casi estremi, ma non rari, si arriva al cyber bullismo, alla persecuzione sulla base di rumours, all'usurpazione di identità, ad una comunicazione violenta (hate speech) e altre patologie mentali e sociali. Un uso eccessivo dei media soprattutto durante la notte può portare a problemi di insonnia, d'ansia e di depressione in quanto i giovani si investono emozionalmente sui Social Media. Hanno inoltre maggiore bisogno di dormire degli adulti. Ciò può compromettere un armonioso sviluppo emotivo e sociale perché la maggior parte del tempo viene vissuto in un ambiente virtuale. La facilità di condivisione di foto o propositi non calibrati non consente lo sviluppo dell'empatia e del reale ascolto di sé e degli altri, ciò che conta sono i like, il numero di commenti ricevuti e non l'impatto che i propositi esternati può avere nella vita reale presente e futura dei vari partecipanti. Un altro aspetto importante è la privacy e questo articolo sottolinea come sia possibile che l'impatto di una rottura sentime
anonymous

I Social Network e i cambiamenti nel cervello. Pericolo o Evoluzione? - 6 views

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    La scelta dell'articolo nasce dalla continua sensibilizzazione verso le conseguenze dell'esposizione esagerata e senza controllo all'uso dei social network, dagli studi emerge che l'esposizione massiccia verso questi media digitali produrrebbe cambiamenti nei circuiti cerebrali riducendo attenzione, interagendo negativamente sulle emozioni e sulle relazioni che risultano essere vissute in modo sempre più virtuale e sempre meno reale. Nell'articolo si mette in evidenza che il cervello dei giovani è danneggiato perché non viene più impegnato in attività nelle quali gli uomini si sono impegnati per millenni, in quanto tutto oramai viene mediato da internet, tutto è di facile e immediato accesso, senza bisogno di grande impegno e utilizzo di strategie attive e partecipative della persona. Pur considerando media e social media mezzi che possono favorire positivamente processi di apprendimento e di educazione, ritengo che lo sviluppo e l'apprendimento non possano prescindere dall'interazione sociale che solo i rapporti reali possono garantire. È vero che le epoche di cambiamento segnano nel loro passaggio sempre perplessità e difficoltà di accettazione, così come avvenne nel passaggio dall'oralità alla scrittura che qualcosa ha tolto ma tanto ha concesso, sicuramente non si può fermare il progresso e l'evoluzione dei media, ma si può intervenire sulla buona educazione all'uso di questi mezzi, attraverso una maggiore consapevolezza e capacità critica. L'articolo si conclude con uno spunto di riflessione importante, riferito al fatto che i social non sono per forza responsabili di una regressione nel funzionamento del cervello dei giovani, ma potrebbero anche migliorarne il funzionamento, ancora questo non lo possiamo sapere in quanto gli studi sono ancora aperti.
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    Esatto, come ci sono evidenze scientifiche che la #tecnologia della scrittura ha stimolato l'evoluzione della #coscienza nella mente bicamerale degli esseri umani, probabilmente i Social Network porteranno a nuove #evoluzioni. Bibliografia Jaynes, J. (2000). The origin of consciousness in the breakdown of the bicameral mind. Houghton Mifflin Harcourt. Kuijsten, M. (Ed.). (2013). Reflections on the dawn of consciousness: Julian Jaynes's bicameral mind theory revisited. Julian Jaynes Society. Kuijsten, M. (2016). Gods, Voices, and the Bicameral Mind. Wile, L. (2018). The Jaynes Legacy: Shining New Light Through the Cracks of the Bicameral Mind. Andrews UK Limited. Cavanna, A. E., & Nani, A. (2019). Were Babylonians Self-Conscious?. Elenco evidenze a supporto della teoria di Julian Jaynes (1920-1997) https://www.julianjaynes.org/supporting-evidence.php
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    Nell'articolo di Francesca Fiore, riportato sul sito "State of Mind" ( Il giornale delle scienze psicologiche), viene affrontato un tema molto importante, in cui esamina i cambiamenti che porterebbero i Social Network nei giovani, riducendo la loro attenzione e facendoli regredire verso uno "Stadio infantile". L'autrice dell'articolo, fa riferimento ad un articolo della Greenfield in cui risponde a delle domande riguardanti il "Vivere online". La Greenfield parla degli effetti negativi che i nuovi media sono in grado di produrre, quest'ultimi generano difatti profondi cambiamenti nel cervello dei giovani come ad esempio una riduzione dell'attenzione, incoraggiando così la gratificazione istantanea e azzerando le relazioni umane reali. Diversi studi confermano che i nuovi strumenti multimediali sono una delle preoccupazioni più grandi di genitori e insegnanti, i quali notano che la dipendenza creata da questi strumenti, tende ad eliminare la comunicazione e le relazioni interpersonali, creando delle realtà virtuali (Come Facebook o Twitter) in cui gli adolescenti instaurano una vita parallela e a cui purtroppo dedicano la maggior parte del loro tempo. Sempre la Greenfield afferma che la ripetuta esposizione ai nuovi media porterebbe ad un vero e proprio "rewiring" (Ricablaggio) delle connessioni cerebrali, dando vita così a nuove connessioni tra aree cerebrali diverse. L'articolo si focalizza principalmente sulla regressione che queste tecnologie porterebbero, sul come le persone dipendenti dai media si comportano come i bambini piccoli che sono attratti da rumori e luci brillanti, perché quest'ultimi sono dotati di scarse capacità attentive e intellettive. Sui vari Social Network si è attratti da curiosità o esibizionismo, mentre quando si parla di agonismo virtuale, ci si riferisce ai video games. Gli psicologi confermano che la tecnologia cambia il modo in cui ragioniamo, è emerso che gli adolescenti passano al computer piÃ
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    L'articolo descrive le interazioni fra i social e la struttura del cervello ponendo l'accento su come sia fondamentale l'educazione all'uso di tali strumenti specialmente in età giovanile. Uno spunto, ben documentato, di riflessione su un tema attuale.
dodomartini

Comunicazione digitale e nuovi media: una sfida per l'educazione. - 4 views

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    Interessante articolo di Teresa Doni, docente di Teorie Sociali della Comunicazione e Animazione della Cultura e della Comunicazione presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell'Università Pontificia Salesiana, che ripercorre la storia della Media Education in Italia e nel mondo, per poi immaginare una New Media Education, in grado di confrontarsi e dialogare con la cultura digitale delle giovani generazioni.
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    AUTORE: TERESA DONI - Docente di Teorie Sociali della Comunicazione e Animazione della Cultura e della Comunicazione presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell'Università Pontificia Salesiana di Roma. FONTE: "Rassegna CNOS 1/2015 * - Pagg. 185-196" [*CNOS-FAP / Centro Nazionale Opere Salesiane - Formazione e Aggiornamento Professionale. Erogazione servizi al lavoro. Autorizzato dal Ministero del Lavoro Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali] QUALITÀ DELLA FONTE: Primaria A - -. Sito di una Fondazione (autorevole) che riproduce un capitolo molto interessante e completo, ma estratto da un lavoro più vasto, del quale non sono citati in modo compiuto i dati per identificarlo (13doni_Cinema 22/06/15 ??) AUTOREVOLEZZA della fonte: Primaria (Docente universitaria) - ONG affermata. Bibliografia: completa. STRUTTURA: Abstact in italiano e in inglese. Scrittura scorrevole. Impostazione scientifica / universitaria. CONTENUTO: Breve storia della Media Education in Italia e nel mondo; illustrando i suoi contenuti e la sua ragion d'essere prospetta una definizione di una New Media Education, utile per confronto e dialogo con la cultura digitale delle giovani generazioni.
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    Articolo interessante "storico del 2015" dove l'autrice la Professoressa Teresa Doni, ripercorreremo in breve il suo CV :docente presso la Facoltà di Scienze della comunicazione sociale e la Facoltà di Teologia dell'UniversitàPontificia Salesiana e presso la Facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università san Tommaso (Angelicum) di Roma. Affronta con approfondimenti i cinquant'anni dalla Media-Education alla New-Education, descrivendo molto brevemente anche l'esperienza Italiana della Media Education . In grado di confrontarsi e dialogare con la cultura delle nuove generazioni sopratutto per i nativi digitali con fonti attendibili e bibliografia. Producendo informazione di qualità a sostegno e la conoscenza dei MEDIA-EDUCATION. Vi auguro una buona lettura.
stassik

LE TRASFORMAZIONI DELL'INTIMITÀ TRA DIS-UMANIZZAZIONE E SOCIAL MEDIA - 10 views

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    La riorganizzazione della distinzione fra sfera pubblica e sfera privata cui corrisponde una nuova cultura dell'intimità a cui assistiamo oggi è il tema principale dell'articolo "Le trasformazioni dell'umanità tra dis-umanizzaione e social media" a cura di Simona Perfetti e Rosario Ponziano, due collaboratori del Dipartimento di Lingue e Scienze dell'educazione di Università della Calabria per la rivista ufficiale del MED (Associazione italiana per la Media Education). Stiamo assistendo alla crescente dis-umanizzazione nei rapporti sociali e spesso si tende a dare la colpa di questo processo ai social media. A cosa ci riferiamo quando parliamo di dis-umanizzazione dei rapporti sociali? La ricerca della risposta parte dalla distinzione tra umano e dis-umano, facendo un'analisi approfondita delle capacità di provare emozioni e sentimenti e loro importanza nella vita sociale. L'abitudine di mostrare pubblicamente sentimenti, emozioni, stati d'animo, con la diffusione del web ha subito trasformazioni provocando uno slittamento di confini del rapporto fra pubblico e privato: l'intimità della sfera privata viene meno e lo spazio pubblico diventa luogo narrativo ed emozionale. Manifestare pubblicamente le proprie emozioni, false o autentiche che siano, sembra essere diventato l'unico modo per manifestare il proprio esserci a sé stessi e agli altri: mi emoziono dunque esisto pubblicamente. Con l'avvento dei social media, si verifica una sorta di drammatizzazione di circostanze ed eventi già di per sé drammatici; i media in generale, si soffermano su immagini particolarmente violente, spingendo l'individuo alla ricerca delle emozioni sempre più forti. Nella vita offline le persone violente ci sono tanto quanto nella vita online; la crescente dis-umanizzazione nei rapporti sociali esiste a prescindere dai social media e se i social media hanno un ruolo (o se vogliamo una responsabilità) è semplicemente amplificarne la portata.
anonymous

Social Media Literacy in Crisis Context: Fake News Consumption during COVID-19 Lockdown - 1 views

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    L'evoluzione esponenziale e graduale delle fake news e la frequenza di utilizzo, i rischi connessi per la democrazia, l'affidabilità di notizie nei media di pubblico utilizzo, hanno aumentato la necessità di intraprendere ricerche accademiche sulle fake news inserite in questo articolo. Questo studio si concentra su un corpus di 186 persone (essenz.giovani) raggiunte con sondaggio online. Mentre si cerca di comprendere il grado di proliferazione delle fake news in un contesto di crisi epidemica, questa ricerca indaga sulla dipendenza delle persone dai social media durante il loro periodo di "confinamento". L'uso dei social media è un meccanismo che aiuta a ridurre lo stress e la solitudine delle persone confinate durante le grandi crisi. È anche uno spazio di espressione aperto che consente alle persone di rimanere costantemente in contatto con i loro cari. Il suo utilizzo è cresciuto in modo da indurre alcuni utenti a utilizzarlo come canale di consumo e diffusione delle informazioni e questo studio ha dimostrato che i social media sono un vero mezzo di democratizzazione dell'informazione e che il consumo di false notizie attraverso queste piattaforme aumenta notevolmente nei contesti di crisi. La Social Media Literacy (SML) può essere un particolare insieme di abilità pratiche, intellettuali ed emotive richieste agli utenti dei social media per creare contenuti o rilevare post di notizie false, che va oltre la comprensione in un contesto di crisi pandemica di COVID-19. Lo studio dimostra che le persone con un livello più alto di stress in quarantena adottano reazioni spontanee irrazionali nel condividere informazioni false, senza prestare molta attenzione alla loro accuratezza, approntando un approccio meno critico e analitico. In un contesto di crisi globale, fattori socio-emotivi e psicologici giocano un ruolo significativo nella propagazione di fake news, facilitando di fatto la diffusione attraverso le piattaforme dei social media.
bordigoni

Guida alla valutazione di un programma di educazione ai social media - 18 views

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    Trovo interessante la guida (scaricabile dopo la compilazione del form a cui si accede dal link sopra) perché partendo dai dati emersi da una ricerca sull'uso dei social media nelle imprese (che evidenza un notevole divario tra quello che le imprese si aspettano che i loro dipendenti sappiano e ciò che sanno realmente sui social media), propone un impianto di programma di formazione personalizzabile sui social media basato su: la gestione dei clienti e del mercato, l'uso dei social media, lo sviluppo della leadership. In particolare trovo interessante questa guida perché considera sia l'aspetto dell'addestramento ai social media che l'educazione afferente gli aspetti del mercato e del governo dell'impresa attraverso la lettura delle dinamiche emergenti e di come queste possono essere gestite con la "nuova" tecnologia. La guida inzia con "Empower your Workforce" a sottolineare la finalità principale del programma di educazione. Tutto questo a conferma di quanto viene evidenziato all'interno del ns. corso di studi. La guida è stata pubblicata da Hootsuite, un'impresa leader nel settore dei sistemi di analisi e gestione dei social network; la ricerca citata è stata realizzata da altimeter, società leader nelle ricerca e nella consulenza strategica sulle tecnologie "disruptive".
claudiab1973

I social media: una potenziale causa e un trattamento per i disturbi alimentari - 2 views

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    In questa recente ricerca, pubblicata l'11 luglio 2022, è stata esaminata la letteratura presente sulla relazione tra disturbi alimentari e social media in un campione di ragazzi di età compresa tra i 13 e i 18 anni con e senza disturbi alimentari. Sono stati esaminati 8 articoli che descrivono gli esperimenti condotti da vari studiosi al fine di trovare le evidenze dell'influenza negativa dei social media sugli adolescenti in particolare nel campo dei disturbi alimentari. Gli esperimenti descritti negli articoli mostrano che i social media hanno una relazione diretta con i disturbi alimentari tra gli adolescenti, che i commenti alle fotografie postate sono un fattore che ha una forte influenza su di loro; l'abitudine di postare fotografie porta infatti all'insorgenza di un qualche sintomo di disturbo alimentare. È stato dimostrato come i social media portino a dare troppa importanza al proprio corpo facendo sviluppare problemi psicologici e mentali. Alcuni di questi esperimenti hanno indagato anche i fattori che influenzano la guarigione e si è visto che i fattori cognitivi comportamentali e sociali sono correlati con la capacità di recupero dei pazienti. Si è quindi ritenuto efficace un utilizzo dei social media nella futura progettazione del trattamento dei disturbi alimentari. La conclusione della ricerca è stata che i social media possono essere una potenziale causa dell'insorgenza dei disturbi alimentari, è importante però considerare il limite della ricerca che è rivolto ad una popolazione di ragazzi adolescenti e potrebbe non adattarsi agli adulti. L'altro dato importante è che i social media possono essere anche una soluzione efficace per risolvere i problemi legati ai disturbi alimentari.
beatricefocardi

Smartphone and social media use contributed to individual tendencies towards social med... - 2 views

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    Questo articolo riprende un'estratto dal manuale " Addictive Behaviors" a cura di Davide Marengo ,Matteo Angelo Fabris, Claudio Longobardi e Michele Settanni. Che hanno voluto evidenziare come l'uso degli smartphone e dei social media negli adolescenti italiani, sia peggiorato durante la pandemia di Covid-19 e su come l'istruzione a distanza abbia incrementato ancora di più a una dipendenza dai social media e quali in particolare. Secondo la teoria della compensazione sociale (Valkenburg, Schouten, & Peter, 2005), quando gli adolescenti percepiscono la loro realtà come socialmente deludente , possono ripararsi dietro ai social media come alternativa per mantenere e formare nuovi legami sociali (Badenes-Ribera et al. , 2019, O'Day e Heimberg, 2021). Quindi se da una parte internet accorcia le distanze e riduce la solitudine dall'altra il rischio di dipendenza dai social media si trova dietro l'angolo. Uno studio ha condotto un'esperimento su un campione da 765 adolescenti italiani tra maschi e femmine , che hanno riferito di utilizzare lo smartphone in particolare le piattaforme : Instagram , Snapchat , Telegram , Youtube ,WhatsApp, Tik Tok , Twitter. I risultati hanno riportato che tutti i soggetti che usufruiscono solamente delle piattaforme : WhatsApp, Youtube hanno una minore dipendenza dai social , rispetto ai coetanei che utilizzano piattaforme come : Instagram, Twitter, rivelandosi i più forti predittori della dipendenza dai social media seguiti poi da Facebook e Tik Tok. Concludendo che però l'applicazione più avvincente di tutte durante la pandemia è stata Tik Tok ,mettendo senza dubbio in ombra altre app popolari con offerte visive simili.
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