Skip to main content

Home/ Media Education/ Group items tagged ansia

Rss Feed Group items tagged

antoniolionti

Giovani, ansia e social media: uno sguardo al mondo adolescenziale e all'utilizzo dei s... - 3 views

  •  
    In questo contributo pubblicato su "Culture digitali" si vuol porre l'attenzione su un tema che tocca da vicino i giovani e l'utilizzo dei social media. In particolare si sottolineano le conseguenze di questo rapporto costante con i social media; i dati emersi da ricerche in ambito clinico come quella condotta dalla psicologa clinica Lindsey Giller del Child Mind Institute specializzata in disturbi dell'umore nei giovani, mostrano un trend in crescita per quanto riguarda disturbi d'ansia sociale, insicurezza e scarsa autostima; il continuo confronto con i pari e i meccanismi che si innescano da questa costante connessione virtuale sono elemento di stress, che se sottovalutato può tramutarsi in forme di dipendenza. Non mancano gli aspetti positivi dei social media che facilitano il relazionarsi tra i giovani, soprattutto per coloro che hanno difficoltà nel socializzare e per i gruppi marginalizzati. Un corretto utilizzo dei social media è la nuova sfida da affrontare per le nuove generazioni, che però necessitano di una formazione attraverso progetti di Media Education che possano fornire loro una comprensione critica dei media, intesi non solo come strumenti, ma come linguaggio e cultura.
itroisi

Nomofobia: caratteristiche della sindrome da disconessione - 3 views

  •  
    Questo articolo tratta della Nomofobia o Sindrome da disconnessione dovuta alla iperconnessione. Il termine "nomofobia" significa letteralmente "no mobile phobia", ovvero la paura incontrollata (fobia) di non avere accesso alle rete di telefonia mobile. Chi soffre di nomofobia non riesce a stare più di dieci minuti senza verificare le notifiche e può addirittura pensare che stia squillando il telefonino anche quando non è così. Si tratta di una paura di nuova generazione: quella di non avere il cellulare a portata di mano, di non poter chiamare o ricevere telefonate, o comunicare con gli amici attraverso i social network. Nella persona nomofobica si innesca un meccanismo di dipendenza del tutto simile a quello della tossicodipendenza. Negli ultimi anni sono stati condotti numerosi studi in varie parti del mondo per comprendere meglio il fenomeno. Anche in Italia sono state condotte delle ricerche anche se esigue; quella meritevole di nota è stata condotta nel 2014 da Nicola Luigi Bragazzi e Giovanni Del Puente, studiosi dell'università di Genova, che avevano proposto di inserire la nomofobia nel DSM-V come Disturbo di ansia. In base a tale ricerca è emerso che la nomofobia sarebbe caratterizzata da ansia, disagio, nervosismo e angoscia causati dall'essere fuori contatto con un telefono cellulare o un computer. Questa fobia ha due facce: da una parte può essere utilizzata come "un guscio protettivo o uno scudo" in modo impulsivo, dall'altro "come mezzo per evitare la comunicazione sociale". Dunque la nomofobia comporta una paura sproporzionata di rimanere fuori dal contatto di rete mobile, al punto di sperimentare sintomi fisici come quelli dell'attacco di panico (tremori, vertigini, sudorazione, tachicardia, ecc....). Altre ricerche invece hanno maggiormente sottolineato nella Sindrome da disconnessione la presenza di sintomi tipici delle nuove dipendenze patologiche (dipendenze senza sostanza) e non quelle della fobia. Secondo alcuni studi soggetti a rischi
giorgiapastore

Instagram, il social della perfezione che ci rende infelici - 8 views

  •  
    Questo articolo dimostra come i social hanno portato numerosi cambiamenti nella vita di tutti i giorni e nelle interazioni sociali, specialmente dei più giovani. Instagram, in particolare, nasce come piattaforma su cui poter postare le proprie foto personali per il piacere di poterle condividere con gli altri. Tra i giovani, in particolare tra i "millenials" è il social più utilizzato. Il problema cardine del soprannominato "social della perfezione" è proprio la possibilità di postare foto perfettamente ritoccate e filtrate che possono alterare la percezione della realtà. Grazie ad un sondaggio fatto dalla Royal Society for Public Health (Rsph) su 1.500 giovani del Regno Unito, Instagram è risultato particolarmente negativo per i suoi effetti sulla qualità del sonno, sull'immagine del corpo e sul Fomo (Fears of missing out, ovvero la paura di essere tagliati fuori), quella che Novak definisce la paura di "non essere ok". Solo grazie ad uno studio longitudinale di medio-lungo termine si potrà stabilire quanto tutto questo sia correlato a un maggiore rischio di depressione e ansia dovuti alla paura di non sentirsi all'altezza e di non potersi permettere lo stile di vita ( nella maggior parte dei casi, finto) che osservano sul social. Per prevenire questi rischi è fondamentale il lavoro di esperti di Media Education già nei primi anni di scuola.
  •  
    Questo articolo ci porta a comprendere come i social network in particolare Instagram, social più utilizzato oggi giorno dei giovani, abbia sia aspetti positivi come: la socializzazione, il divertimento e la possibilità di autocelebrarsi ma anche molti negativi: privacy, geolocalizzazione e salute mentale. Prendiamo nello specifico la compromissione della salute mentale, Instagram porta ad ansia, depressione, ossessione, stress, poca autostima e scarso senso di soddisfazione personale considerando che tendiamo a confrontare la nostra vita con le vite "perfette" di celebrity e influencer e a mettere a paragone il nostro corpo con quello di modelli/e parzialmente ritoccati. Strumento preventivo: Media Education.
  •  
    Articolo interessante soprattutto nell'era dei social che stiamo vivendo, dove tutto viene vissuto in modo accellerato e amplificato e spesso fa perdere il senso anche alle cose semplici che non viviamo più a livello diretto ma viviamo maggiormente a livello virtuale, mi riferisco alle cose semplici che possono essere gli auguri di compleanno che vengono inviati attraverso le piattaforme social, ciò dimostra il fatto che stiamo perdendo sempre di più il contatto umano.Ciò preoccupa e non poco...
psico74

Video game addiction: sintomi e trattamento - 4 views

  •  
    La dipendenza da videogiochi (video game addiction o gaming disorder) riguarda un uso eccessivo o compulsivo degli stessi, che interferisce con la vita quotidiana dell'individuo: è un vero e proprio disturbo mentale, in quanto è stata inclusa nel DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione), alle pagine 921-924 della versione italiana edita da Raffaello Cortina Editore. L'articolo in oggetto, pubblicato il 22 ottobre 2019 dall'autorevole Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva con sede centrale a Firenze, specifica tuttavia che il passare diverso tempo a giocare non è una condizione sufficiente per parlare di vera e propria dipendenza, in quanto secondo il DSM-5 le situazioni clinicamente rilevanti sussistono in presenza di cinque (o più) criteri diagnostici specifici (si rimanda all'articolo). E' rilevante come la dipendenza da videogiochi possa essere accompagnata da altri disturbi come la depressione (che può comprendere una ideazione suicidaria), il disturbo da deficit dell'attenzione/iperattività (DDA/I) e i sintomi di ansia. L'articolo conclude affermando che attualmente non vi sono dati certi che attestino l'efficacia di particolari trattamenti in riferimento a questo disturbo mentale, ma poiché il gaming disorder si sovrappone a livello clinico e diagnostico con altre forme di dipendenza comportamentale, è corretto supporre che una psicoterapia di tipo cognitivo comportamentale possa essere di aiuto. Ritengo che la mancanza di dati sull'efficacia terapeutica sia dovuta al fatto che questo fenomeno non solo riguarda socialmente gli ultimi decenni, ma è anche stato ufficializzato come disturbo mentale solo a partire dal 2013 (anno di pubblicazione del DSM-5). Quindi la letteratura scientifica sull'argomento non è ancora corposa, ma mi auguro che si sviluppi ulteriormente in quanto questo disturbo riguarda soprattutto le fasce più giovani, che presentano una identità in fieri
chiaraognibene

Gli effetti negativi dei social network: depressione, problemi psicologici e fisici - 1 views

  •  
    La nascita delle tecnologie digitali e dei social network ha portato numerosi vantaggi, come la possibilità di rimanere in contatto con persone lontane, e la nascita di nuove amicizie che danno anche la possibilità di conoscere nuove culture. Però è stato dimostrato che un' eccessivo utilizzo dei social network può causare disturbi dovuti da una sovraesposizione, quali depressione, ansia, stress… Questa sovraesposizione può causare una forte dipendenza dal digitale, spesso le persone si isolano dal mondo esterno, entrando in contatto con gli altri solo tramite i social network. Un altro degli effetti dei social network è la continua ricerca di autostima e approvazione da parte degli altri; si cerca sempre di dare sempre un' immagine di sé che possa soddisfare gli altri, mostrando i lati positivi e nascondendo le imperfezioni. L'innovazione tecnologica, però, può anche aiutare a diminuire questi effetti nocivi dovuti all'eccessivo utilizzo dei social network, ad esempio tramite app che monitorano la nostra permanenza, o che aiutano a gestire lo stress e gli stati di ansia.
angelamediaedu

Revisione studi sulla relazione social media, bambini- adolescenti, depressione, cyberb... - 2 views

  •  
    L'articolo Pubblicato da Cambridge University Press per conto del Royal College of Psychiatrists  nel 2023 tratta la revisione di diversi studi (trasversali ed alcuni longitudinali) attuati per indagare la relazione tra l'utilizzo dei social media da parte di bambini adolescenti giovani adulti e lo sviluppo di fenomeni come psicopatologia, depressione, ansia, disturbi comportamentali, cyberbullismo, sexting eccetera. Parte dalla considerazione che i social media e le tecnologie in genere stiano rimodellando la comunicazione e la salute e con l'obiettivo di aiutare i fornitori ad educare i pazienti adolescenti giovani adulti e le famiglie su come interagire con i social media. Gli autori: Donald M. Hilty[, Dorothy Stubbe, Alastair J. McKean, Pamela E. Hoffman, Isheeta Zalpuri,Myo T. Myint, Shashank V. Joshi, Murat Pakyureke, Su-Ting T. Li    ,con questa ricerca, si sono posti i seguenti obiettivi: individuare le correlazione tra uso social media dei giovani e gli effetti positivi /negativi rispetto depressione ansia Promuovere sfide cliniche rispetto ai fenomeni di sexting suicidio e cyberbullismo individuare la relazione tra media comportamento e benessere in termini di salute Sottolineare gli studi finora condotti, gli studi potenziali da condurre, i potenziali ambiti non trattati, i nuovi sviluppi nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale per individuare prevenire rischi di suicidio Questi studi, hanno considerato quattro fasce di età: utilizzo dei social media dipenderebbe da come vengono utilizzati i media e dal tempo di fruizione attuato. 
luciaiantorno95

E' possibile restare 'umani' in un mondo tecnologico? - Il Fatto Quotidiano - 2 views

  •  
    Nella società odierna la rete e i social network sono diventati indispensabili. Ma cosa accade alla nostra capacità di elaborare le informazioni e al modo in cui ci relazioniamo? Siamo consapevoli che esiste la sindrome da dipendenza da internet che può rivelarsi molto dannoso soprattutto per gli adolescenti. In questa patologia vi è una scarsa capacità di controllo degli impulsi. E' stata inoltre scoperta un ulteriore sindrome denominata "tecnostress", un disturbo legato all'uso massivo e stratificato delle nuove tecnologie. Questo provoca secondo la Onlus netdipedenza ansia, attacchi di panico, calo della concentrazione, disturbi gastrointestinali depressione, tuttavia possono comparire alterazioni comportamentali e l'isolamento relazionale. Siamo continuamente distratti da messaggi, notifiche e vibrazioni. Quando il nostro smartphone non è a portata di mano diventiamo ansiosi. L'ansia modifica i nostri parametri biologici fondamentali: pressione sanguigna, battito cardiaco, respirazione. Quando lo stimolo si cronicizza, ci si può ammalare. Uno psicologo statunitense è stato il primo a studiare la sensazione "allucinatoria" che il telefono stia squillando nella nostra borsa.
cristinaviggiani

DIPENDENZA DA SMARTPHONE- GLI SMARTPHONE COME L'OPPIO - 3 views

  •  
    In questo articolo si parla di una realtà di cui ormai siamo schiavi: gli smartphone. Difficile da ammettere, ma al giorno d'oggi gli smartphone, i social, le notifiche e tutto ciò che gira intorno a questi elementi sono diventati come una vera e propria droga. E come dal una droga ne scaturisce una forte dipendenza. Si tratta di un fenomeno sempre più frequente soprattutto nei giovani, anche se negli ultimi anni la dipendenza da smartphone e internet è cresciuta anche in età adulta. Non si tratta più solamente di mantenersi in contatto con chi è lontano, o di scambiarsi qualche like sui social… gli smartphone sono diventati parte della nostra quotidianità 24h su 24h. lo portiamo con noi quando usciamo,quando siamo al bar, quando pranziamo,quando facciamo una vacanza, quando siamo a casa e addirittura, quando siamo con gli amici o con la nostra famiglia. Hanno costruito una vera e propria barriera invisibile che ci tiene lontani dal comunicare con chi abbiamo di fronte. Studi scientifici hanno dimostrato che chi fa un uso spropositato di questa tecnologia è maggiormente soggetto a soffrire di depressione, ansia e attacchi di panico. Le notifiche? Le notifiche, secondo alcuni studi, attivano gli stessi percorsi neuronali che si attivavano una volta quando vi era un pericolo imminente. Ad ogni suono o vibrazione proveniente dal nostro smartphone, i nostri neuroni si attivano nello stesso identico modo. La soluzione? Sembra strano, ma proprio come accade per il fumo e per l'uso di sostanze stupefacenti, la soluzione è una e non è semplice… ossia disintossicarsi. Magari usando queste scatoline sempre meno, controllare le notifiche solo in alcuni momenti, lasciare il nostro telefono nella borsa mentre siamo a cena con gli amici… e così via. Il percorso è difficile, ma non impossibile.
ludovica1993

Effetti collaterali dannosi della Tecnologia - 7 views

  •  
    Fondamenti teorici massivi, vantaggi nel contesto formativo, percorsi, uso delle nuove medialità nel contesto lavorativo e sociale, progetti di apprendimento, processi di revisione, analisi e feedback, miglioramento delle proprie competenze; tutto ciò è proposto come elemento" didattico" tra le competizioni che si esprimono nel variegato mondo di internet e dei media correlati. Questi sono ritenuti indispensabili nel campo dell'economia, del lavoro e del moderno sviluppo sociale (casa, famiglia, scuola, ricreativo, pubblicistico ecc..) Nel nostro mondo dominato dall'uso di super tecnologie e "divorato" dalle conseguenze che queste determinano, si conoscono da anni i relativi sintomi del "tecnostress": variazioni neurobiologiche interferenti con le capacità di intercomunicazione dei nostri neuroni, con produzione di malesseri quali ansia, ossessioni, incidenza funzionale sui vari organi bersaglio, espressioni psicosomatiche, attacchi di panico, alterazioni del comportamento, isolamento relazionale. La necessità e l'uso spasmodico e inevitabile di questi enormi flussi di informazioni e di stimoli ora praticamente insostituibili, determinano un'ovvia, seppur NON voluta o creduta, tendenza alla dipendenza con tutte le variabili che ne conseguono. Ricerche in campo scientifico e psicologico tentano di definirne i confini etici, evidenziandone i possibili danni estesi a tutto il mondo informatico e dei nuovi media, che vanno dai comuni social network ai più sofisticati metodi che ruotano nell'infinito universo di internet, nel quale vortice veniamo travolti ed involti nonostante i dimostrati pericoli e gli effetti sulle nostre ancora fragili e vulnerabili reattività emotive e capacità relazionali e di difesa. Su questa scia hanno quindi ragione di innescarsi altre importantissime problematiche emergenti nel contesto sociale e mondiale, le quali proprio attraverso queste tracce, trovano terreno fertile per esprimersi nei loro aspetti più gravi e lesivi su org
  •  
    su organismi in fase di sviluppo. Queste problematiche riguardano il cyberbullismo, lo stalking informatico, ed altre forme di attacco alla persona, purtroppo non poche volte costellate da nefasti epiloghi. Lo studio scientifico e psicologico volto alla ricerca di una salute più dovuta, già ci indirizza verso scelte più moderate e consapevoli, che possono conferire all'umanità una giusta crescita psicologica in ogni ambito, invece di cedere alle apparenti indispensabilità delle attuali imposizioni tecnologiche.
sarracino

media education e scuola - 1 views

  •  
    Nella metà dell'ottocento " alfabetizzazione" voleva significare saper scrivere il proprio nome e cognome; circa 50 anni fa l'UNESCO ha considerato alfabetizzazione la capacità di leggere e scrivere un breve testo del proprio vissuto. Oggi alfabetizzazione è un processo sempre più esteso ed implica la conoscenza di una seconda lingua, scrivere non solo con carta e penna ma anche con lo strumento informatico e si avvale sempre più di tutte le forme digitali di letto-scrittura. I media hanno modificato il nostro stile di vita ,coinvolgono l'intera dimensione umana dagli affetti alla salute dal lavoro alla socialità e sono facilmente accessibili; si affiancano alle tradizionali agenzie fanno parte del nostro mondo, della nostra cultura per questo vanno studiati e dunque abbiamo " l'educazione ai media" : media education . I media sono considerati come "strumenti" utili alla didattica, ad esempio per la visione di filmati nelle aule; per collegamenti internet mediante anche LIM , (lavagne multimediali ) presenti in aula; ma sono studiati anche come "veri e propri oggetti culturali ", dunque "educare ai media " implica il coinvolgimento del mondo delle comunicazioni, ad esempio comprendere le modalità tecniche della produzione di un telegiornale oppure come funziona una pubblicità. L'ingresso dei media education nelle classi ha prodotto diversi effetti. Gli alunni delle scuole dell'infanzia e primaria passano da stati di eccitazione a stati di ansia se devono attivarsi per interagire, gli alunni delle scuole secondarie hanno la possibilità di aperture di nuovi orizzonti, possono accedere ai saperi velocemente e in qualsiasi luogo e soprattutto con semplici modalità. Gli insegnanti devono , a mio parere, essere in grado di presentare i media, sia nella considerazione di strumenti ma soprattutto nell"educazione ai media ", in modo competente e motivante. Gli insegnanti soprattutto non più giovanissimi dovrebbero avere la
  •  
    (chiedo scusa errore "tecnico" ) ....continuo.... Gli insegnanti soprattutto non più giovanissimi dovrebbero avere la possibilità di seguire una formazione per poter insegnare ad educare ai media, poiché spesso accade che nelle nostre scuole o non ci sono gli strumenti ( mancanza di fondi) oppure il corpo docente non possiede le abilità necessarie per insegnare in modo interattivo.
boschero

L'uso dei social network nelle scuole come strumento di alfabetizzazione e apprendimento - 14 views

  •  
    Se per anni gli studi sull'utilizzo dei social media si sono concentrati principalmente sui pericoli e le conseguenze disadattive legate ad un loro eccessivo uso (ridotta attenzione, dipendenza, ansia, esclusione sociale, tra le altre), oggi l'interesse si sposta sempre più sull'utilità in campo educativo. Un recente studio sovietico (2021) si è proposto di indagare le possibilità dell'utilizzo dei social media come strumento per migliorare l'alfabetizzazione digitale e facilitare l'apprendimento. L'indagine è stata condotta su 268 studenti di due scuole medie di Mosca divisi in gruppo di controllo e sperimentale. Gli studenti sono stati incoraggiati a utilizzare autonomamente i social network per risolvere problemi educativi e migliorare le loro conoscenze. Basandosi su test di performance e rendimento scolastico, i risultati hanno mostrato nel gruppo sperimentale un notevole miglioramento dei voti e anche un cambiamento di "prospettiva": il social network non veniva visto più solo come mezzo di intrattenimento e socializzazione, ma anche come strumento cognitivo e collaborativo. Gli ottimi risultati hanno indotto i ricercatori a concludere che è auspicabile, sotto la supervisione e il supporto di un insegnante preparato, l'introduzione e l'utilizzo dei social media nei programmi scolastici come veri e propri strumenti cognitivi per accedere alle informazioni e sviluppare l'alfabetizzazione digitale. La ricerca ha altresì rilevato che esistono due fattori ambientali che influenzano drasticamente il comportamento degli utenti nei social media: il livello di istruzione e lo stato socio-economico della famiglia: non per tutti l'accessibilità alle nuove tecnologie è scontata.
anonymous

Gli influencer dei teenager, ecco chi sono - Teen - ANSA.it - 5 views

  •  
    L'influencer è una persona che grazie alla propria popolarità è in grado di influenzare le opinioni e gli atteggiamenti degli altri attraverso i social network. I loro seguaci sono soprattutto ragazzi di età inferiore ai 18 anni, con il desiderio più grande di seguire il loro stesso percorso, ovvero di diventare ricchi, famosi e popolari, facendo un lavoro divertente e che apparentemente non costi impegno e fatica. Infatti uno dei tratti caratteristici di tutti gli influenzar è la trasmissione della perfezione, diffusa attraverso immagini di vita ideale, oppure canoni di bellezza a volte irraggiungibili. Avendo un pubblico molto giovane, ciò che trasmettono può provocare effetti negativi sulla loro autostima o produrre disturbi di natura psicologica, come distorsione della visione del proprio corpo, ansia, depressione, fino a cercare soluzioni drastiche a problemi spesso inesistenti. Tuttavia esistono anche influencer che hanno un impatto positivo sui giovani, ispirandoli e diventando portavoce di messaggi incoraggianti. La relazione che si instaura tra influencer e followers è senza distanze: tanto da diventare amici. Molti seguaci arrivano a confidarsi, a parlare dei problemi più intimi. Rispetto al passato i nuovi idoli non sono distaccati, ma diventano parte integrante dei seguaci. Nell'età adolescenziale è giusto avere dei punti di riferimento e degli ideali da seguire, però bisogna avere una consapevolezza nello scegliere queste fonti d'inspirazione. In questo possono essere d'aiuto i genitori, che devono monitorare e filtrare i contenuti dei video degli influencer seguiti dai figli.
sounddj210392

Nuove Dipendenze Comportamentali: la Cyberdipendenza - Psicologia - 3 views

  •  
    In questo articolo,a cura della redazione di State of Mind,viene presentato ai lettori il problema della cyberdipendenza,ovvero : la dipendenza fisica da internet e dai suoi derivati.L'Internet Addiction Disorder (AID) è un disturbo classificato come vera e propria dipendenza al pari delle dipendenze da sostanze stupefacenti e dall'alcool. Le vittime di questa patologia,ancora sconosciuta a molti,miete sempre più vittime fra gli adolescenti : è stato calcolato che,su un campione di 1523 bambini il 68% c.a ne è risultato dipendente (età compresa fra i 12 e i 18 anni). Dobbiamo la scoperta di questo fenomeno,agli studi compiuti da Ivan Goldberg il quale : nel 1995,propose di inserire l'AID fra le dipendenze cliniche del DSM-IV. Durante gli studi,compiuti su soggetti affetti da AID, sono stati riscontrate 3 sintomatologie ricorrenti che preannunciano l'insorgenza della patologia : La Tolleranza ( il bisogno,sempre maggiore,di rimanere connessi ), l'Astinenza ( ansia,agitazione,pensieri ossessivi e movimenti involontari simili alla"digitazione"della tastiera ) e Menomazione Sociale ( l'abuso di internet provoca l'annullamento della vita sociale reale e la nascita di una vita sociale virtuale ). Fra le diverse dipendenze da internet troviamo : l'Information-Overload ( la dipendenza dalla ricerca spasmodica di informazioni su internet ), la Cybersexual-Addiction (la dipendenza dal materiale pornografico) e la Computer-Addiction ( la dipendenza dai videogame onlline). Nella vita quotidiana,internet è sempre più presente : e-mail,socialnetwork,videogame etc. Le domande che dovremmo porci sono le seguenti : << Quanto l'uso di internet ci influenza la vita di tutti i giorni? Internet è diventato parte integrante della nostra vita o si è sostituita a quest'ultima? >>.
sarabenedetti

Studio italiano sugli effetti dell'astinenza dai media su studenti universitari | ... - 5 views

  •  
    L'articolo tratta di una ricerca eseguita dal Prof. R. Stella (Dipartimento FISPPA, Università di Padova) che consiste nello studio del comportamento di giovani universitari privatisi volontariamente dell'uso dei media per un tempo che va da 3 giorni a 1 settimana. I risultati confermano studi precedenti, anche di 30 anni, dimostrando che l'attaccamento dei giovani ai media non è cambiato, anzi oggi è maggiore poiché attraverso i media digitali viene gestita gran parte della vita sociale. Infatti, per questo motivo, il tempo speso su di essi non può essere considerato perso. Esiste allora un'ambivalenza che riguarda la costante negoziazione tra perdite e guadagni nell'uso dei media. Dallo studio emerge una risposta duale relativa alla privazione dell'utilizzo dei media: da una parte ci sono segni di una 'dipendenza', data per scontata dagli stessi studenti fin dall'inizio dell'esperimento, che produce ansia, depressione, 'vuoto'; dall'altra alcuni studenti testimoniano maggior concentrazione, libertà di movimento ed esplorazione delle proprie capacità di agency. Tutto ciò è dovuto a una presa di coscienza che produce forme diverse di consapevolezza. In conclusione il Prof. Stella suggerisce di proporre esperimenti di astinenza come attività comprese nel curriculum scolastico con lo scopo di offrire agli studenti un'opportunità per misurarsi con i rischi e le responsabilità che il web impone e aumentare così la consapevolezza e il pensiero critico. Questo perché l'attaccamento ai media vecchi e nuovi o la 'dipendenza' varia a seconda dell'educazione ricevuta, sottolineando così l'importanza della Media Education.
federicopt

Chi sono gli "hikikomori" in Italia - Il Post - 6 views

  •  
    ITALIA MERCOLEDÌ 13 OTTOBRE 2021 Chi sono gli "hikikomori" in Italia Cioè le persone che interrompono i contatti col mondo esterno e vivono in ritiro sociale: è un fenomeno presente da tempo ma finora poco studiato di Susanna Baggio In Italia negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso dei cosiddetti "hikikomori", ovvero persone che abbandonano progressivamente le attività scolastiche, extrascolastiche o lavorative per ritirarsi in isolamento nella loro casa o nella loro stanza per periodi prolungati di tempo, indicativamente da sei mesi fino a diversi anni. Le persone che vivono in ritiro sociale volontario rinunciano a poco a poco alle relazioni con chi aveva fatto parte della loro vita, talvolta anche con i familiari, e spesso occupano il tempo impegnandosi in varie attività su internet, per esempio tenendosi in contatto gli uni con gli altri su forum e chat o guardando film e serie tv. Questo fenomeno è stato individuato dapprima in Giappone, dove è diventato una questione sociale di rilievo, ma da almeno una quindicina d'anni è piuttosto presente anche in Italia, dove però è ancora molto poco studiato. Gli hikikomori sono stati spesso definiti "eremiti dei tempi moderni" e la loro situazione può dipendere da moltissimi fattori diversi. Il loro non è un disturbo riconosciuto a livello scientifico e va distinto anche dalle diverse psicopatologie alle quali può comunque essere collegato, come la depressione o la dipendenza da internet. È stato osservato perlopiù in società fortemente competitive e coinvolge soprattutto adolescenti e giovani adulti, motivo per cui negli ultimi anni hanno cominciato a interessarsene anche le scuole e le istituzioni. Un po' di storia Il termine hikikomori fu utilizzato per la prima volta nel 1998 dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che fuse i verbi "hiku" e "komoru", cioè ritirarsi e stare in disparte. Saito coniò questo termine per descrivere tutte quelle persone a
  •  
    In questo articolo, Susanna Baggio affronta la tematica nata in Giappone e che si sta progressivamente diffondendo anche in Italia( al momento poco conosciuta e studiata). Tale sindrome, si esplica nell'isolamento e ritiro sociale che fa rinchiudere e isolare gli adolescenti e giovani adulti nella propria camera. L'autrice cerca di approfondire le varie sfaccettature del fenomeno, riportando dettagliatamente le varie opinioni di esperti. Questo tipo di problematica, a mio avviso, non va sottovalutata perché spesso è anche difficile affrontarla con chi ne è affetto, come riportato anche nell'articolo stesso in quanto loro rifiutano di farsi aiutare, negando addirittura di averla. Senza dubbio l'avvento della pandemia da covid19, ha accentuato tutto questo e non ha aiutato l'interazione tra genitori e figli, rendendo difficile il contenimento e l'argine del fenomeno stesso. A mio parere, per contrastare il fenomeno, bisognerebbe avere un costante dialogo in famiglia, non prendendo la tecnologia come baby sitter dei propri figli ma tenendo un dialogo costante con loro mantenendo un rapporto attivo, non si può criminalizzarle i soggetti ma bisogna avere un rapporto empatico e canali sempre aperti con loro, ricordiamoci che la tecnologia e le macchine, sono buone scoperte se semplificano la vita e aiutano l'essere umano. Le macchine, però, non devono e non dovranno mai sostituirsi all'empatia e alla bellezza delle relazioni e rapporti umani.
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

  •  
    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
  •  
    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
mariannasulpry

Sexting e adolescenza: processo di maturazione sessuale o cattivo utilizzo dei media di... - 4 views

  •  
    Nell'epoca della digitalizzazione sta diventando sempre più frequente il tema dei rischi e dei benefici dei media digitali. Nell'articolo le autrici Katalin Parti, Cheryl E Sanders e Elizabeth Kandel Englander affrontano il tema del sexting durante la preadolescenza e l'adolescenza, evidenziando come tale fenomeno possa condurre a cattive conseguenze sulla salute mentale dei giovani adulti. La condivisione di contenuti sessuali attraverso l'uso dei media sta diventando una pratica sempre più frequente negli ultimi anni, diverse ricerche hanno infatti dimostrato che si sta incrementando tra gli adolescenti l'invio e la ricezione di materiali sessuali, soprattutto tra gli adolescenti delle scuole superiori rispetto ai preadolescenti delle scuole medie. Il sexting è stato descritto come una naturale conseguenza e parte del processo di maturazione sessuale, allora perché è importante ridurlo? L'utilizzo di questa sessualità digitalizzata potrebbe sfociare in abusi quali ricatti, vendetta ad una conseguente rottura di una relazione oppure inoltro delle immagini per vantarsi con i coetanei. A ricevere materiali sessuali sembrano essere più i ragazzi rispetto alle ragazze, le quali si sentono pressate nel dover inviare immagini sessuali ai propri ragazzi per paura di essere lasciate. Le conseguenze sono reazioni emotive negative quali imbarazzo e paura, gli studi hanno infatti dimostrato che la messa in atto di tale comportamento può portare ad ansia, depressione e pensieri di suicidio. Il fatto che il fenomeno del sexting possa iniziare in una fase della vita molto giovane, già dal periodo delle scuole medie, evidenzia quanto sia importante la prevenzione attraverso la media education associata ad una buona educazione sessuale.
lauracavazzini

Effetti dei social media sugli utenti: dal cyberbullismo all'utilità per scop... - 8 views

  •  
    L'articolo evidenzia la relazione tra l'uso dei Socia Madia nelle nostre vite e come essi siano in grado di cambiare la nostra percezione del mondo in termini emotivi, che talvolta sfociano in patologie associate come ansia e depressione. Leggendo l'articolo ci si pone la domanda "fino a che punto questi spazi virtuali possono influenzare la nostra vita?" L'articolo continua soffermandosi sulle tesi di diversi ricercatori, in particolare il dottor B. Primack afferma : «I social sono spazi virtuali ma producono emozioni reali» dove gli utenti ne sono gli attori. La Royal Society descrive infatti come i Social siano in grado di condizionare la salute mentale degli utenti. Coloro che fanno un uso attivo dei social network hanno pertanto la tendenza a "filtrare " la propria vita , la quale pubblicamente appare sempre particolarmente positiva. Ci sono state diverse campagne che, negli anni, anno cercato di svestire i social di questa tendenza alla positivita' e perfezione, sottolineando il fatto che "la vita perfetta non esiste". Ma quali sono le conseguenze di questa ricerca della perfezione? Studi hanno evidenziato particolari atteggiamenti legati ad essa come : la propensione a paragonare la propria vita a quella degli altri contatti, una compromissione dell'autostima, con conseguente depressione , una correlazione tra le scarse ore di sonno e la compulsiva "fear of missing out" ovvero il bisogno di controllare il social per non perdersi qualcosa. Ma cosa spinge le persone ad affezionarsi al mondo dei social? Secondo il Professore M. Delgado, il soggetto ritrova nella notifica dello smartphone un sensi di gratificazione che comporta "riconoscimento sociale". Gli input dei social, detti "Like" potrebbero innescare delle dinamiche che favorirebbero il rilascio di dopamina un neurotrasmettitore complesso che risult
  •  
    Ho trovato questo articolo molto interessante e di grande attualità. Il tema principale è relativo all'utilizzo dei media, con particolare focus sui social media. La ricchezza dell'articolo sta nel fatto di illustrare i rischi relativi all'uso, o per meglio dire, abuso, ma anche gli aspetti positivi che derivano dal loro utilizzo. Leggendo tra le righe, è così possibile comprendere l'immenso potenziale e ricchezza insita nei nuovi media, che se utilizzati in modo corretto, sono fonte di cultura e divertimento. Da qui, è naturale comprendere quanto sia importante l'insegnamento dei media, soprattutto a livello scolastico, andando ad istruire bambini e ragazzi, ovvero quelle categorie che ne sono più attratte. ma anche più esposte ai diversi rischi. E' importante che i giovani imparino a farsi domande e riflettere sui media di cui usufruiscono affinché ne abbiano una profonda comprensione.
mbasso

Social Media and Youth Mental Health - 0 views

  •  
    Il testo riporta un avviso pubblicato dalla Surgeon General, che richiama l'attenzione del popolo americano su un problema urgente di salute pubblica, esprimendo crescenti preoccupazioni sugli effetti dei social media sulla salute mentale dei giovani. Nel testo viene richiamata l'attenzione sul rischio insito nel rendere disponibili piattaforme progettate per adulti, in modo "non supervisionato", a bambini e adolescenti. Uno studio longitudinale su adolescenti statunitensi di età compresa tra 12 e 15 anni (n=6.595), ha evidenziato una correlazione tra un uso dei social media superiore a 3 ore al giorno da parte di adolescenti ed effetti dannosi sulla salute mentale, inclusi sintomi di depressione e ansia. Un piccolo studio, inoltre, effettuato su giovani in età universitaria, ha rilevato che limitare l'uso dei social media a 30 minuti al giorno per tre settimane ha prodotto miglioramenti significativi in termini di gravità della depressione. L'avviso della Surgeon General richiama l'attenzione anche sull'influenza nefasta esercitata da contenuti estremi e inappropriati, diffusi da piattaforme troppo facilmente accessibili da bambini e adolescenti. Alcuni casi di suicidio sono stati infatti collegati a contenuti pubblicati sui social media, istiganti all'autolesionismo e all'assunzione di rischi. Questi studi hanno anche evidenziato che mostrare questi contenuti può anche avere l'effetto di normalizzare comportamenti aberranti, anche attraverso la formazione di patti suicidi e la pubblicazione di modelli di autolesionismo da seguire per gli altri
1 - 19 of 19
Showing 20 items per page